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0b3a0449-d587-4640-9a6d-1db70fff2bf1 | 2,004 | it | Fatti:
Fatti:
A. Mediante tre decisioni datate 3 aprile 2001 la Cassa di compensazione del Cantone Ticino ha determinato i contributi personali AVS/AI/IPG dovuti dall'arch. B._ in qualità di indipendente per il periodo dal 1° luglio 1997 al 31 dicembre 2000. Ai fini del calcolo dei contributi, è stato preso a base un reddito aziendale di fr. 35'000.-, dedotto dalla tassazione 1999/2000.
A. Mediante tre decisioni datate 3 aprile 2001 la Cassa di compensazione del Cantone Ticino ha determinato i contributi personali AVS/AI/IPG dovuti dall'arch. B._ in qualità di indipendente per il periodo dal 1° luglio 1997 al 31 dicembre 2000. Ai fini del calcolo dei contributi, è stato preso a base un reddito aziendale di fr. 35'000.-, dedotto dalla tassazione 1999/2000.
B. B._ ha deferito le decisioni amministrative con ricorso al Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino contestando il reddito aziendale ritenuto dalla Cassa di compensazione.
Dopo aver invano chiesto all'insorgente di trasmettere eventuali documenti giustificativi, il primo giudice ha respinto il ricorso per giudizio 14 gennaio 2002, riservata essendo comunque una rettifica dei contributi conformemente all'<ref-law> nel tenore vigente nel caso in esame.
Dopo aver invano chiesto all'insorgente di trasmettere eventuali documenti giustificativi, il primo giudice ha respinto il ricorso per giudizio 14 gennaio 2002, riservata essendo comunque una rettifica dei contributi conformemente all'<ref-law> nel tenore vigente nel caso in esame.
C. B._ interpone ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale delle assicurazioni. A sostegno del gravame produce nuova documentazione che a suo dire non aveva potuto essere presentata già in sede cantonale.
Mentre la Cassa di compensazione propone la reiezione del gravame, l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali rinuncia a determinarsi. | Diritto:
Diritto:
1. Pur essendo entrata in vigore il 1° gennaio 2003, la legge federale sulla parte generale del diritto delle assicurazioni sociali (LPGA) del 6 ottobre 2000 non risulta applicabile in concreto, il giudice delle assicurazioni sociali non potendo tenere conto di modifiche di legge e di fatto subentrate successivamente al momento determinante della decisione amministrativa in lite (<ref-ruling> consid. 1, 121 V 366 consid. 1b).
1. Pur essendo entrata in vigore il 1° gennaio 2003, la legge federale sulla parte generale del diritto delle assicurazioni sociali (LPGA) del 6 ottobre 2000 non risulta applicabile in concreto, il giudice delle assicurazioni sociali non potendo tenere conto di modifiche di legge e di fatto subentrate successivamente al momento determinante della decisione amministrativa in lite (<ref-ruling> consid. 1, 121 V 366 consid. 1b).
2. 2.1 Qualora, come in concreto, la lite non verta sull'assegnazione o il rifiuto di prestazioni assicurative, il Tribunale federale delle assicurazioni deve limitarsi ad esaminare se il giudizio di primo grado abbia violato il diritto federale, compreso l'eccesso o l'abuso del potere d'apprezzamento, oppure se l'accertamento dei fatti sia manifestamente inesatto, incompleto od avvenuto violando norme essenziali di procedura (art. 132 OG in relazione con gli art. 104 lett. a e b e 105 cpv. 2 OG).
2.2 Quando il potere d'esame del Tribunale federale delle assicurazioni avviene nei limiti dell'art. 105 cpv. 2 OG, la possibilità di allegare fatti nuovi o di far valere nuovi mezzi di prova è molto ridotta. In particolare, sono ammissibili solo quei mezzi di prova che l'istanza inferiore avrebbe dovuto assumere d'ufficio e la cui omissione è costitutiva di violazione di norme procedurali essenziali (<ref-ruling> consid. 1c, 120 V 485 consid. 1b con riferimenti).
A maggior ragione le parti non possono invocare davanti al Tribunale federale delle assicurazioni fatti nuovi, che sarebbero state in grado di presentare - o che incombeva loro di far valere, in virtù del dovere di collaborazione all'istruzione della causa - già davanti alla giurisdizione inferiore. Allegazioni tardive non permettono di qualificare siccome incompleti o inesatti giusta l'art. 105 cpv. 2 OG gli accertamenti di fatto operati dai primi giudici (<ref-ruling> consid. 1c, 102 Ib 127).
A maggior ragione le parti non possono invocare davanti al Tribunale federale delle assicurazioni fatti nuovi, che sarebbero state in grado di presentare - o che incombeva loro di far valere, in virtù del dovere di collaborazione all'istruzione della causa - già davanti alla giurisdizione inferiore. Allegazioni tardive non permettono di qualificare siccome incompleti o inesatti giusta l'art. 105 cpv. 2 OG gli accertamenti di fatto operati dai primi giudici (<ref-ruling> consid. 1c, 102 Ib 127).
3. 3.1 In concreto il ricorrente non spiega perché l'autorità cantonale sia incorsa in una violazione del diritto federale, né egli adduce che il primo giudice avrebbe ecceduto o abusato del proprio potere di apprezzamento. Egli si limita ad opporsi al giudizio di primo grado e a produrre nuova documentazione che a suo dire non aveva potuto essere presentata già in sede cantonale.
In base alla giurisprudenza sopra esposta, i documenti in questione - del resto già sollecitati dal primo giudice - sono inammissibili in questa sede, poiché prodotti tardivamente. Senza il minimo dubbio, in effetti, gli elementi in essi contenuti, per quanto riferiti al periodo contributivo decisivo decorso sino alla fine di dicembre del 2000, sarebbero stati ottenibili, su richiesta, dalle autorità competenti in materia di assicurazione contro la disoccupazione ben prima della resa del giudizio cantonale querelato del 14 gennaio 2002.
3.2 Nella fattispecie la Corte cantonale ha correttamente applicato le norme di diritto, nel tenore vigente nel caso in esame, concernenti la fissazione e determinazione dei contributi prelevati sul reddito proveniente da un'attività indipendente. Ricordato in particolare come ai sensi dell'<ref-law> le indicazioni fornite dalle autorità fiscali cantonali siano vincolanti per le casse di compensazione, essa, come pure in precedenza l'amministrazione, giustamente si è attenuta, in mancanza di prove contrarie, alla comunicazione 26 marzo 2001, confermata il successivo 12 luglio, dell'Ufficio tassazioni, secondo cui il reddito annuo medio aziendale del ricorrente ritenuto ai fini fiscali per il 1997 e 1998 era di fr. 35'000.-.
Esattamente il primo giudice ha poi rilevato, infine, che se, più tardi, dalla tassazione 2001/2002, non fosse emerso alcun reddito aziendale negli anni di computo 1999/2000, la Cassa di compensazione, dopo aver esperito i necessari accertamenti presso le autorità fiscali, avrebbe provveduto a restituire la differenza di contributi, come lo prevedeva l'<ref-law> nel tenore vigente fino al 31 dicembre 2000, applicabile in concreto in virtù del cpv. 1 delle disposizioni finali della modifica dell'OAVS del 1° marzo 2000.
Esattamente il primo giudice ha poi rilevato, infine, che se, più tardi, dalla tassazione 2001/2002, non fosse emerso alcun reddito aziendale negli anni di computo 1999/2000, la Cassa di compensazione, dopo aver esperito i necessari accertamenti presso le autorità fiscali, avrebbe provveduto a restituire la differenza di contributi, come lo prevedeva l'<ref-law> nel tenore vigente fino al 31 dicembre 2000, applicabile in concreto in virtù del cpv. 1 delle disposizioni finali della modifica dell'OAVS del 1° marzo 2000.
4. Dato quanto precede il giudizio cantonale querelato merita tutela. | Per questi motivi, il Tribunale federale delle assicurazioni pronuncia:
Per questi motivi, il Tribunale federale delle assicurazioni pronuncia:
1. Il ricorso di diritto amministrativo è respinto.
1. Il ricorso di diritto amministrativo è respinto.
2. Le spese giudiziarie, fissate in fr. 700.-, sono poste a carico del ricorrente e saranno compensate con le garanzie prestate da quest'ultimo.
2. Le spese giudiziarie, fissate in fr. 700.-, sono poste a carico del ricorrente e saranno compensate con le garanzie prestate da quest'ultimo.
3. La presente sentenza sarà intimata alle parti, al Tribunale cantonale delle assicurazioni, Lugano, e all'Ufficio federale delle assicurazioni sociali. | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | ['9cae69c1-7cd4-42e0-ac04-c497804a56fb', 'aedf8057-bf87-4575-b1da-2b663053ea0a', '54d367bf-fb67-4c34-855b-46c2bdad7c64'] |
0b3a860a-8704-4a99-8731-ff5acefe7262 | 2,001 | de | Überbauungsordnung "Umfahrungsstrasse Kieswerk Funtenen", hat sich ergeben:
A.- Am 29. April 1998 stellte der Gemeinderat der Einwohnergemeinde Meiringen beim Regierungsstatthalteramt des Amtsbezirks Oberhasli das Gesuch um Erstellung einer neuen Umfahrungsstrasse zum Kieswerk Funtenen mit Einfahrt in die Brünigstrasse auf den in der Landwirtschaftszone gelegenen Parzellen Nr. 106, 165, 221 und 1568. Das Baugesuch umfasste gleichzeitig ein Gesuch zum Bauen in Waldnähe nach der Waldgesetzgebung und um Bewilligung einer Ausnahme nach Art. 24 des Raumplanungsgesetzes des Bundes vom 22. Juni 1979 (RPG; SR 700). Im Vorprüfungsbericht vom 25. Juni 1998 stellte das Amt für Gemeinden und Raumordnung des Kantons Bern in Aussicht, dass das Bauvorhaben in der Form der Überbauungsordnung genehmigt werden könne. Dagegen erhoben unter anderem T._, Eigentümerin der Parzelle Nr. 1780, und M._, Eigentümer der Parzelle Nr. 1453, Einsprache.
Am 10. September 1998 beschloss die Gemeindeversammlung der Einwohnergemeinde Meiringen die Überbauungsordnung "Umfahrungsstrasse Kieswerk Funtenen". Mit Verfügung vom 1. Juni 1999 genehmigte das Amt für Gemeinden und Raumordnung die Überbauungsordnung und erteilte für das Bauvorhaben eine Gesamtbewilligung, welche unter anderem eine Ausnahmebewilligung für Bauten in Waldesnähe betreffend das Strassenstück auf Parzelle Nr. 106 bis zu einem Abstand von null Metern enthielt. Die Einsprache von T._ und M._ wies das Amt ab, soweit es darauf eintrat.
Gegen den Genehmigungs- und Gesamtentscheid führten T._ und M._ Verwaltungsbeschwerde bei der Justiz-, Gemeinde- und Kirchendirektion des Kantons Bern.
Diese wies die Einsprache mit Entscheid vom 9. Dezember 1999 ab. Die dagegen erhobene Verwaltungsgerichtsbeschwerde wies das Verwaltungsgericht des Kantons Bern mit Urteil vom 5. Oktober 2000 ab, soweit es darauf eintrat.
B.- Mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde vom 13. November 2000 fechten T._ und M._ den Entscheid des Verwaltungsgerichts beim Bundesgericht an. Sie beantragen, der angefochtene Entscheid sei aufzuheben, die Überbauungsordnung "neue Umfahrungsstrasse zum Kieswerk Funtenen, Teilstück Briggacher und Einfahrt Brünigstrasse" sei nicht zu genehmigen, und dem Baugesuch der Einwohnergemeinde Meiringen für den Neubau der Umfahrungsstrasse sei der Bauabschlag zu erteilen. Zudem ersuchen sie um aufschiebende Wirkung ihrer Beschwerde.
C.- Die Einwohnergemeinde Meiringen schliesst auf Abweisung der Beschwerde. Das Verwaltungsgericht beantragt, die Beschwerde sei abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden könne. Das Bundesamt für Umwelt, Wald und Landschaft (BUWAL) führt unter Verzicht auf einen konkreten Antrag aus, eine offensichtlich bundesrechtswidrige Anwendung der kantonalen Ausnahmegründe liege nicht vor, weshalb es sich als Bundesaufsichtsbehörde zu keinen Einwendungen veranlasst sehe.
D.- Mit Verfügung vom 18. Dezember 2000 stellte der Präsident der I. öffentlichrechtlichen Abteilung fest, dass der angefochtenen Überbauungsordnung und der Gesamtbewilligung bis zu deren Rechtskraft keine Wirksamkeit zukommt und das Gesuch um Anordnung vorsorglicher Massnahmen gegenstandslos ist. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1.- Das Bundesgericht prüft von Amtes wegen und mit freier Kognition, ob und inwieweit auf ein Rechtsmittel einzutreten ist (<ref-ruling> E. 1a S. 290 mit Hinweisen).
a) Die Beschwerdeführer rügen im bundesgerichtlichen Verfahren, das Bauvorhaben unterschreite den gesetzlichen Waldabstand in unzulässiger Weise. Nach Art. 17 Abs. 1 des Bundesgesetzes über den Wald vom 4. Oktober 1991 (WaG; SR 921. 0) sind Bauten und Anlagen in Waldesnähe nur zulässig, wenn sie die Erhaltung, Pflege und Nutzung des Waldes nicht beeinträchtigen. Soll - wie im vorliegenden Fall - die Baute direkt am Waldrand ohne jeglichen Waldabstand errichtet werden, so stellt sich die Frage, ob das Projekt mit dem bundesrechtlichen Walderhaltungsgebot gemäss <ref-law> vereinbar ist. Eine Verletzung dieses Gebotes ist - wie dies die Beschwerdeführer getan haben - mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde geltend zu machen (<ref-ruling> E. 3a S. 321 f.; Urteil des Bundesgerichts vom 19. September 1997, in ZBl 99/1998 S. 445 E. 1b)
b) Es ist unbestritten, dass die vom Amt für Gemeinden und Raumordnung genehmigte und von den Beschwerdeführern angefochtene Überbauungsordnung der Einwohnergemeinde Meiringen als Baubewilligung für die Umfahrungsstrasse gilt. Zu prüfen ist, ob die Beschwerdeführer zur Rüge der Verletzung von <ref-law> legitimiert sind (Art. 103 lit. a OG). Das Verwaltungsgericht führt dazu aus, die Beschwerdeführer würden sich - anders als im kantonalen Beschwerdeverfahren - nicht mehr gegen die Verwirklichung der Umfahrungsstrasse an sich wenden, sondern nur noch die Einhaltung des Waldabstandes fordern. Es sei nicht ersichtlich, welchen Nutzen sie aus einem grösseren Waldabstand ziehen könnten. Ob auf die Beschwerde einzutreten sei, erscheine daher zweifelhaft.
Nach Art. 103 lit. a OG ist zur Erhebung einer Verwaltungsgerichtsbeschwerde legitimiert, wer durch den angefochtenen Entscheid berührt ist und ein schutzwürdiges Interesse an seiner Aufhebung oder Änderung hat. Dieses Interesse kann rechtlicher oder auch bloss tatsächlicher Natur sein und braucht mit dem Interesse, das durch die vom Beschwerdeführer als verletzt bezeichneten Normen geschützt wird, nicht übereinzustimmen. Immerhin wird verlangt, dass ein Beschwerdeführer durch den angefochtenen Entscheid stärker als jedermann betroffen ist und in einer besonderen, beachtenswerten, nahen Beziehung zur Streitsache steht. Ein schutzwürdiges Interesse liegt vor, wenn die tatsächliche oder rechtliche Situation des Beschwerdeführers durch den Ausgang des Verfahrens beeinflusst werden kann. Diese Anforderungen sollen die Popularbeschwerde ausschliessen (<ref-ruling> E. 2a S. 177 f.; <ref-ruling> E. 4b S. 386; <ref-ruling> E. 2a; <ref-ruling> E. 1b, je mit Hinweisen).
Aus den Akten ergibt sich, dass die Grundstücke der beiden Beschwerdeführer - getrennt durch den Hüsenbach - in unmittelbarer Nachbarschaft zu den Parzellen liegen, auf denen die Umfahrungsstrasse realisiert werden soll. Nach den zutreffenden Erwägungen des Verwaltungsgerichts im angefochtenen Entscheid sind die Beschwerdeführer in schutzwürdigen Interessen betroffen und damit insbesondere auch befugt, öffentliche Interessen wie dasjenige der Walderhaltung anzurufen.
Daran vermag sich auch dadurch nichts zu ändern, dass sie im bundesgerichtlichen Verfahren einzig noch die Einhaltung des Waldabstands fordern. Ihre Grundstücke befinden sich in unmittelbarer Nähe zur geplanten Umfahrungsstrasse und der dortigen Waldfläche. Die besondere, beachtenswerte, nahe Beziehung zur Streitsache ist damit gegeben (Urteil des Bundesgerichts vom 19. September 1997, in ZBl 99/1998 S. 445 E. 1c; <ref-ruling> E. 5b S. 174; Aldo Zaugg, Kommentar zum Baugesetz des Kantons Bern vom 9. Juni 1985, 2. Auflage, Bern 1995, Art. 35/35a N. 17 S. 291). Nachbarbeschwerden zählen zu den typischen Tatbeständen von Drittbeschwerden, auf welche grundsätzlich einzutreten ist (<ref-ruling> E. 5b S. 174; Fritz Gygi, Bundesverwaltungsrechtspflege,
2. Auflage, Bern 1983, S. 158 Ziff. 4.3.1). Der praktische Nutzen, der für die Beschwerdelegitimation vorausgesetzt wird, kann in der Abwendung eines materiellen oder ideellen Nachteils bestehen, den die erfolgreiche Beschwerde den Rechtssuchenden bringen würde. Dabei genügt irgendein wirtschaftliches oder ideelles Interesse, wie etwa der Wunsch, die freie Aussicht zu erhalten oder keinen zusätzlichen Lärm ertragen zu müssen (Peter Karlen, in: Prozessieren vor Bundesgericht,
2. Auflage, Basel 1998, Hrsg. Thomas Geiser/ Peter Münch, N. 3.36 S. 101 f.). Als Nachbarn haben die Beschwerdeführer ein zumindest ideelles Interesse an der Walderhaltung, die sie durch die unmittelbar am Waldrand geplante Strasse gefährdet sehen. Sie sind demnach zur Verwaltungsgerichtsbeschwerde legitimiert. Auf die im Übrigen frist- und formgerecht erhobene Beschwerde ist somit einzutreten.
2.- a) Die Beschwerdeführer machen geltend, durch die für das Strassenprojekt gewährte Ausnahme eines auf null Meter herabgesetzten Waldabstands werde <ref-law> verletzt. Selbst nach den Erwägungen des Verwaltungsgerichts seien Eingriffe in den Wurzelbereich nicht vollständig auszuschliessen, und die Waldpartie würde zudem durch die mit der Strassenbenützung verbundenen Immissionen unmittelbar tangiert. Es lasse sich demnach nicht von der Hand weisen, dass das betroffene Waldareal durch den Strassenbau und die damit verbundene Nutzung beeinträchtigt werde. Die umstrittene Überbauungsordnung könne daher nicht genehmigt werden und die gestützt darauf erlassene Baubewilligung sei aufzuheben.
b) Die Kantone schreiben nach <ref-law> einen angemessenen Mindestabstand der Bauten und Anlagen zum Wald vor und berücksichtigen dabei die Lage und die zu erwartende Höhe des Bestandes. Damit soll dem Gebot gemäss <ref-law> Rechnung getragen werden, dass Bauten und Anlagen in Waldesnähe nur zulässig sind, wenn sie die Erhaltung, Pflege und Nutzung des Waldes nicht beeinträchtigen, also keine negativen Auswirkungen auf die Erfüllung der Funktionen des jeweiligen Waldes im Sinne von <ref-law> zeitigen (Peter M. Keller, Rechtliche Aspekte der neuen Waldgesetzgebung in: AJP 2/93 S. 150 lit. E).
Der Kanton Bern hat in Ausübung seiner Vollzugskompetenz (<ref-law>) für die in der kantonalen Waldverordnung bezeichneten Bauten und Anlagen einen Abstand zum Wald von mindestens 30 m vorgeschrieben (Art. 25 Abs. 1 des kantonalen Waldgesetzes vom 5. Mai 1997 [KWaG; BSG 921. 11]).
Liegen besondere Verhältnisse vor, können Ausnahmen bewilligt werden (Art. 26 Abs. 1 und 2 KWaG). Einen auch bei Erteilung einer Ausnahmebewilligung einzuhaltenden minimalen Waldabstand schreibt das kantonale Recht nicht vor. Der Bund hat - wie der Vernehmlassung des BUWAL zu entnehmen ist - diese kantonalen Ausführungsbestimmungen zum eidgenössischen Waldgesetz genehmigt.
c) <ref-law>, nach dem die Kantone einen angemessenen Waldabstand der Bauten und Anlagen zum Waldrand vorzuschreiben haben, soll sicherstellen, dass die Erhaltung, Pflege und Nutzung des Waldes durch Bauten und Anlagen in Waldesnähe gemäss Abs. 1 dieser Bestimmung nicht beeinträchtigt werden. Die Zielsetzung liegt darin, den Wald vor natürlicher oder menschlicher Zerstörung zu bewahren. Zudem soll der Waldabstand eine zweckmässige Bewirtschaftung und Erschliessung des Waldes ermöglichen, den Wald vor Feuer schützen, sowie dem hohen ökologischen Wert des Waldrands Rechnung tragen (BBl 1988 III 198; Dieter Hünerwadel, Stand und Entwicklung der kantonalen Regelung des Bauabstandes gegenüber Wald, in ZBl 78/1977 S. 337). Waldränder sind sowohl wegen ihres landschaftlichen, biologischen und ästhetischen Wertes als auch angesichts ihrer vermehrten Gefährdung besonders zu schützen. Zu erhalten ist nicht allein die Quantität, sondern auch die Qualität des Waldes. Der Waldrand ist für die Qualität des Waldes wesentlich (<ref-ruling> E. 4c/aa S. 409). Angemessen ist der Mindestabstand der Bauten und Anlagen vom Waldrand, wenn er den Schutz dieser im öffentlichen Interesse liegenden Zwecke gewährleistet, welche durch eine zu enge Nachbarschaft von Bauten und Anlagen zum Wald beeinträchtigt wären. <ref-law> wurde im Wesentlichen aus der Forstpolizeiverordnung (Art. 29) übernommen (BBl 1988 III S. 198). Dazu hielt das Bundesgericht in einem unveröffentlichten Urteil vom 4. Juli 1991 i.S. R. in E. 8b fest, dass eine Beeinträchtigung bereits vorliegt, wenn eine oder mehrere der gesetzlich vorgeschriebenen Schutzfunktionen des Waldes ernsthaft gefährdet erscheinen und eine solche Beeinträchtigung mit Wahrscheinlichkeit zu erwarten ist.
Eine aktuelle und konkrete Gefährdung braucht nicht vorzuliegen.
Die Festsetzung des Waldabstands unter Berücksichtigung all dieser Kriterien hängt stark von den konkreten Verhältnissen im Einzelfall ab (Peter M. Keller, a.a.O. S. 150, lit. E; Stefan M. Jaissle, Der dynamische Waldbegriff und die Raumplanung, Zürich 1994, S. 240 ff. mit Hinweisen).
d) Nach Art. 104 lit. a OG kann mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde die Verletzung von Bundesrecht einschliesslich Überschreitung oder Missbrauch des Ermessens gerügt werden. Eine Kontrolle der Angemessenheit fällt hingegen abgesehen von hier nicht zutreffenden Ausnahmen ausser Betracht (Art. 104 lit. c OG). Ob die Vorinstanzen mit der Erteilung der Ausnahmebewilligung die Walderhaltung beeinträchtigt haben, ist in erster Linie eine Rechtsfrage, welche das Bundesgericht grundsätzlich frei und umfassend überprüft.
Bei der Anwendung unbestimmter Rechtsbegriffe anerkennt das Bundesgericht jedoch in konstanter Rechtsprechung einen gewissen Beurteilungsspielraum der Vorinstanzen. Das zeigt sich namentlich darin, dass es bei der Würdigung örtlicher Verhältnisse, zu deren Beurteilung die Vorinstanzen über bessere Kenntnisse verfügen, Zurückhaltung übt (<ref-ruling> E. 2b S. 265; <ref-ruling> E. 3d S. 490). Bei der Überprüfung von Ermessensentscheiden ist das Bundesgericht an die Schranke von Art. 104 lit. a OG gebunden. Desgleichen hat es bei der Würdigung technischer Fragen, deren Beurteilung durch die zuständige Instanz im Grenzbereich zwischen Rechtsanwendung und Ermessensbetätigung liegt, Zurückhaltung walten zu lassen. In diesen Fällen hat das Bundesgericht primär zu prüfen, ob die für den Entscheid wesentlichen Gesichtspunkte beurteilt und die erforderlichen Abklärungen sorgfältig und umfassend vorgenommen wurden (<ref-ruling> E. 4c S. 47; <ref-ruling> E. 1e/bb S. 384; <ref-ruling> E. 4 S. 293; <ref-ruling> E. 3 S. 135 f.).
e) Das Amt für Gemeinden und Raumordnung hat sich bei seinem Genehmigungs- und Gesamtentscheid vom 1. Juni 1999 auf verschiedene Amtsberichte von Fachstellen abgestützt und die Bewilligung unter der Bedingung erteilt, dass der Waldrand nicht zurückgehauen wird und keine Deponien auf dem Waldareal errichtet werden. Zudem hat es den Waldabstand von null Meter derart definiert, dass die neue Strasse inklusive Ausweichstelle einen Abstand von mindestens 3 m zu den Randbäumen und - sträuchern einzuhalten hat (Waldrand = Stockmitte + 3 m). Das BUWAL stellt dazu in seiner Vernehmlassung an das Bundesgericht fest, dass damit der Waldrand grosszügig gemessen werde. In seinem vom Verwaltungsgericht eingeforderten Amtsbericht vom 6. April 2000 führt die Waldabteilung Oberland Ost des Amtes für Wald des Kantons Bern aus, der Einfluss von Strassen im Waldabstandsbereich auf den Wald sei bedeutend geringer als der von Hochbauten. Während für Wohnbauten in günstiger Lage zum Wald Waldabstände unter 15 m im Allgemeinen nicht bewilligt würden, sei ein minimaler Waldabstand von 2 m für Erschliessungsstrassen üblich.
Das fragliche Strassenprojekt liege im ebenen Gebiet.
Im Gegensatz zu Hanglagen seien daher die Aushubarbeiten minimal und die Wurzelverletzung geringer. Zudem bestehe ein grosser Teil des fraglichen Waldrandes aus Sträuchern, deren Wurzeln meist weniger weit reichten als die von hochstämmigen Bäumen. Ein Waldabstand von null Meter sei in diesem Fall insbesondere auch in Anbetracht der im Kanton Bern geltenden Definition des Waldrandes verantwortbar. Das Amt kommt zum Schluss, dass durch den Strassenbau die Erhaltung des Waldes nicht gefährdet und auch die Schutz- und Nutzfunktionen des Waldes nicht beeinträchtigt werden. Auch das Naturschutzinspektorat des Kantons Bern hat in seiner Stellungnahme vom 11. Juni 1998 dem Bauvorhaben unter der Voraussetzung zugestimmt, dass verschiedene Bedingungen, wie ein Waldabstand von drei Metern, eingehalten werden.
f) Das Verwaltungsgericht hat sich bei seinem Entscheid auf die Stellungnahmen dieser Fachstellen abgestützt.
Die Beurteilung der Waldverträglichkeit nach verschiedenen Schutzzwecken setzt spezifisches Fachwissen voraus, das weitgehend auch (wald-) technische Belange zum Gegenstand hat. Das für die Bewilligung zuständige Amt für Gemeinden und Raumordnung hat sich bei der Beurteilung technischer Fragen im Grenzbereich zwischen Rechtsanwendung und Ermessensbetätigung bewegt. Dabei hat es die besonderen Aspekte des Einzelfalles gestützt auf Berichte von fachspezifischen Amtsstellen umfassend gewürdigt. Im Vordergrund stand hierbei der Amtsbericht des kantonalen Amtes für Wald. Dieses ist zum Ergebnis gelangt, dass die Schutzfunktionen des Waldes aufgrund der Definition des Waldrands und der Auflagen für den Strassenbau weder gefährdet noch beeinträchtigt werden.
Dieser fachtechnische Sachverstand ist zu respektieren, was nur eine zurückhaltende Prüfung erlaubt (unveröffentlichtes Urteil des Bundesgerichts vom 4. Juli 1991 i.S. R., E. 8d). Hinzu kommt, dass die verschiedenen Fachstellen einen Augenschein vorgenommen haben und sie daher auch über die bei der Würdigung der speziellen örtlichen Verhältnisse erforderlichen Kenntnisse verfügen. Ihnen ist somit ein gewisser Beurteilungsspielraum zu gewähren. In diesem Rahmen ist keine Bundesrechtsverletzung im Sinne von Art. 104 lit. a OG zu erblicken. Die Beschwerdeführer verkennen, dass den Erwägungen des Verwaltungsgerichts nichts anderes zu entnehmen ist. Auch wenn dieses festgestellt hat, dass das Waldareal bei einem Abstand bis zu null Meter durch den Strassenbau und die damit verbundene Nutzung berührt wird, so hat es darin in Übereinstimmung mit den Fachstellen zu Recht noch keine Gefährdung oder Beeinträchtigung des Walderhaltungsgebotes im Sinne von <ref-law> erblickt.
Die von den Beschwerdeführern dagegen erhobenen Einwände erweisen sich demnach als unbegründet.
3.- Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde ist somit abzuweisen.
Bei diesem Ausgang des Verfahrens tragen die Beschwerdeführer die Gerichtskosten (Art. 156 Abs. 1 OG). Eine Parteientschädigung an die nicht anwaltlich vertretene Einwohnergemeinde Meiringen entfällt gestützt auf Art. 159 Abs. 2 OG. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.- Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
2.- Die Gerichtsgebühr von Fr. 2'500.-- wird den Beschwerdeführern auferlegt.
3.- Dieses Urteil wird den Beschwerdeführern, der Einwohnergemeinde Meiringen, der Justiz-, Gemeinde- und Kirchendirektion und dem Verwaltungsgericht des Kantons Bern, Verwaltungsrechtliche Abteilung, sowie dem Bundesamt für Umwelt, Wald und Landschaft schriftlich mitgeteilt.
_
Lausanne, 10. April 2001
Im Namen der I. öffentlichrechtlichen Abteilung
des SCHWEIZERISCHEN BUNDESGERICHTS
Der Präsident:
Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['5d8b7434-5b51-43b0-8324-fbe5370d1206', '584a961b-1e9c-4643-806c-f7f1fe92fcd2', '91078623-1c91-41f1-b002-cf0fb2798aef', '09b5bc1e-74bd-45e5-8e41-fd6d74646320', 'f92d342b-dfc7-4fc6-8e21-639a967161b5', 'f9cb24c8-2315-4485-a9e2-8422b84c97ec', '534a9b74-a968-43a5-b890-639e65fdb6ce', '534a9b74-a968-43a5-b890-639e65fdb6ce', 'adb3fc3c-2c0a-4a05-bd5d-fc4a3999510c', 'e5657ab8-e717-41ad-9683-35d5fbfbc4aa', '61eda447-1f94-4200-aa84-64a724a06073', 'e44f030d-2cce-4b57-aa89-9f69c32027e0', 'c41ead29-b2f5-42e2-9b36-9983d7282e11', '3e4eacab-64d5-4c1c-b522-f2c5a6bb3b36', 'efa1f634-d61f-404f-b9ab-5265c0382c05'] | ['9d892065-4b76-4f06-a9f8-7c8b52938497', '67340b84-5afe-4556-9f31-6ac660655acd', '6e7ca096-c9d5-4d5b-a78a-dddbe5879677'] |
0b3b51b1-3c8b-40dd-822c-c1451dc9bb2c | 2,001 | de | Schätzung des Schadens), hat sich ergeben:
A.- M.A._ und R.A._ sind Eigentümer eines Chalets in X._. Am 31. Dezember 1998 verursachten die Kinder der damaligen Mieterin durch Zünden einer Tischbombe oder Rakete Sachschaden am Täfer eines Zimmers im Dachstock.
Am 7. April 1999 wurde der Schaden durch die Eigentümer der Nidwaldner Sachversicherung (nachfolgend: Sachversicherung) schliesslich gemeldet. Es erfolgten verschiedene Besichtigungen, und am 17. Juni 1999 erklärte sich die Sachversicherung bereit, einen Schadensbetrag von insgesamt Fr. 11'800.-- für Gebäude- und Mobiliarschaden (Fr. 9'600.-- bzw. Fr. 2'200.--) zu übernehmen. Es war vorgesehen, das lackierte Täfer durch Abwaschen instand zu setzen. M.A._ und R.A._ akzeptierten am 2. Juli 1999 den Vorschlag (mit einer kleinen Anpassung in Höhe von Fr. 500.--, in welche die Versicherung einwilligte). Am 8. Juli 1999 widerriefen die Eigentümer jedoch die Abmachung mit der Begründung, der Rauch sei in das Täfer und den Dachbalken eingedrungen, weshalb der Schaden nur durch Abschmirgeln behoben werden könne.
B.- Mit Verfügung vom 12. Juli 1999 bestätigte die Sachversicherung ihre Schadensschätzung. Gleichzeitig wurde eine entsprechende Schadenabrechnung in Höhe von Fr. 12'300.-- vorgenommen und die Schlusszahlung im Betrage von Fr. 10'100.-- überwiesen. Am 13. Juli 1999 fand eine erneute Besichtigung in der Werkstatt des Eigentümers statt.
M.A._ und R.A._ erhoben am 30. Juli 1999 gegen die Verfügung der Sachversicherung vom 12. Juni 1999 Einsprache und machten zur Schadensbehebung Gesamtkosten in Höhe von Fr. 26'570.-- geltend. Die Versicherung teilte den Eigentümern darauf mit Schreiben vom 2. August 1999 mit, da neue Mängel geltend gemacht würden, dürften bis zur Schadensfeststellung keine Arbeiten vorgenommen werden.
In der Folge musste die Versicherung feststellen, dass bereits verschiedene Arbeiten ausgeführt worden waren.
Sie berief sich deshalb auf Art. 69 Abs. 2 des Gesetzes über die Nidwaldner Gebäude- und Mobiliarversicherung (SachVG), wonach der Versicherer berechtigt ist, die Versicherungsleistung zu kürzen, wenn der Versicherte seine Pflichten verletzt, und wies die Einsprache ab. Die Eigentümer beschwerten sich dagegen erfolglos bei der Nidwaldner Sachversicherungs-Schätzungs-Beschwerdekommission und sodann beim Verwaltungsgericht des Kantons Nidwalden.
C.- Mit staatsrechtlicher Beschwerde vom 7. Juni 2001 wegen Verletzung des Willkürverbots und wegen Verstoss gegen Treu und Glauben beantragen M.A._ und R.A._, das Urteil des Verwaltungsgerichts des Kantons Nidwalden vom 11. Dezember 2000 (versandt am 8. Mai 2001) aufzuheben.
Die Nidwaldner Sachversicherung schliesst auf Abweisung der staatsrechtlichen Beschwerde. Das Verwaltungsgericht des Kantons Nidwalden hat auf Vernehmlassung verzichtet. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1.- a) Das angefochtene Urteil ist ein letztinstanzlicher kantonaler Endentscheid, gegen den auch im Bund kein anderes Rechtsmittel zur Verfügung steht. Die staatsrechtliche Beschwerde ist somit zulässig (Art. 84 Abs. 2, Art. 86 Abs. 1 OG). Die Beschwerdeführer, deren zusätzliche Forderung abgelehnt wurde, sind zur staatsrechtlichen Beschwerde legitimiert (Art. 88 OG). Auf die Beschwerde ist einzutreten.
b) Nach Art. 90 Abs. 1 lit. b OG muss die Beschwerdeschrift die wesentlichen Tatsachen und eine kurz gefasste Darstellung darüber enthalten, welche verfassungsmässigen Rechte bzw. welche Rechtssätze und inwiefern sie durch den angefochtenen Erlass oder Entscheid verletzt worden sind.
Das Bundesgericht prüft nur klar und detailliert erhobene und, soweit möglich, belegte Rügen (BGE 127 71 E. 1c S. 76; <ref-ruling> E. 1c S. 73). Auf bloss allgemein gehaltene, appellatorische Kritik tritt es nicht ein (<ref-ruling> E. b).
Die Beschwerdeschrift genügt den Anforderungen an die Begründung nur teilweise.
2.- Die Beschwerdeführer machen geltend, die Annahme der Vorinstanz, die Schadensfeststellung sei noch nicht abgeschlossen gewesen, beruhe auf einem willkürlich festgestellten Sachverhalt. Weiter rügen sie einen Verstoss gegen Treu und Glauben und eine willkürliche Anwendung und Auslegung von Art. 69 SachVG und § 57 SachVV.
a) Art. 69 SachVG bestimmt, dass bevor der Schaden ermittelt ist, am beschädigten Objekt keine Veränderung vorgenommen werden darf, welche die Feststellung des Schadens oder seine Ursachen erschweren könnte, es sei denn, dass die Veränderung zur Verhütung weiteren Schadens oder aus Sicherheitsgründen von den zuständigen Organen angeordnet wird (Abs. 1). Verletzt der Versicherte seine Pflicht, kann die Anstalt die Entschädigung kürzen oder ablehnen (Abs. 2).
Weiter wird in der Vollziehungsverordnung zum obgenannten Gesetz (§ 57 SachVV) präzisiert, dass Veränderungen am Schadenobjekt vor der Ermittlung des Schadens nur durch Beamte der Anstalt beziehungsweise des Amtes für Feuerschutz bewilligt oder angeordnet werden dürfen.
b) Gemäss <ref-law> hat jede Person Anspruch darauf, von den staatlichen Organen ohne Willkür behandelt zu werden. Willkürlich ist ein Entscheid nicht schon dann, wenn eine andere Lösung ebenfalls vertretbar erscheint oder gar vorzuziehen wäre, sondern erst dann, wenn er offensichtlich unhaltbar ist, zur tatsächlichen Situation in klarem Widerspruch steht, eine Norm oder einen unumstrittenen Rechtsgrundsatz krass verletzt oder in stossender Weise dem Gerechtigkeitsgedanken zuwiderläuft (<ref-ruling> E. 2b S. 56, mit Hinweisen).
c) Entgegen der Auffassung der Beschwerdeführer konnte die Schadensfeststellung nicht mit den augenscheinlichen Begutachtungen vom 7. April und 16. Juni 1999 als abgeschlossen betrachtet werden. Am 8. Juli 1999 widerriefen die Beschwerdeführer die am 2. Juli 1999 akzeptierte Abmachung und machten neu geltend, Russ sei ins Holzwerk eingedrungen und der Schaden könne daher nicht - wie vorgesehen - durch Abwaschen behoben werden. Die Versicherung stimmte der Auswechslung des Täfers in ihrer Verfügung vom 12. Juli 1999 zwar zu, und am 13. Juli 1999 fand eine Begutachtung durch einen Schadeninspektor der Sachversicherung in der Schreinerwerkstatt des Beschwerdeführers 1 statt. Was bei jener Besichtigung vereinbart wurde, ist vorliegend indessen nicht entscheidend. Das Verwaltungsgericht durfte daher davon absehen, den Schadeninspektor als Zeugen einzuvernehmen. Wesentlich ist nämlich, dass die Beschwerdeführer am 30. Juli 1999 gegen die Verfügung der Sachversicherung vom 12. Juli 1999 Einsprache erhoben und zur Schadenbehebung Gesamtkosten von Fr. 26'570.-- geltend gemacht hatten. Darauf teilte die Sachversicherung den Eigentümern mit Schreiben vom 2. August 1999 zu Recht und unmissverständlich mit, da nun weitere Unklarheiten bestünden, seien diese vorerst zu klären, bevor mit der Behebung des Schadens begonnen werden könne. Nachdem die Beschwerdeführer nach der Einigung auf die Schadenhöhe von Fr. 10'100.-- betreffend Gebäudeschaden neue Mängel und Forderungen geltend machten, konnten sie sich nicht darauf berufen, der Schaden sei bereits festgestellt worden. Die Sachversicherung musste unter diesen Umständen die Möglichkeit haben, den Sachverhalt erneut abzuklären, um die zusätzlichen Forderungen der Beschwerdeführer prüfen zu können.
Von Willkür kann in diesem Zusammenhang keine Rede sein.
Die Beschwerdeführer rügen, die Sachversicherung setze sich mit dem Schreiben vom 2. August 1999 in Widerspruch zu früheren Aussagen des Schadeninspektors und verstosse gegen Treu und Glauben. Sie verkennen dabei, dass ihre nachträgliche Einsprache gegen die Verfügung der Sachversicherung und ihre neuen Beanstandungen, welche die den früheren Aussagen zu Grunde liegenden Feststellungen in Frage stellten, Anlass zum Schreiben vom 2. August 1999 gegeben hatten. Sie behaupten zwar, im Zeitpunkt des Empfangs des fraglichen Schreibens bereits Dispositionen getroffen zu haben, die nicht ohne erheblichen Nachteil rückgängig gemacht werden konnten. Worin diese Dispositionen bestanden, legen sie indessen nicht dar und ist nicht ersichtlich.
Den Akten ist zu entnehmen, dass die Offerte des Malers am 28. Juli 1999 erstellt wurde; die Rechnungen des Elektrikers und des Malers datieren vom 25. August bzw. 31. August 1999.
Es ist daher anzunehmen - auch die Beschwerdeführer machen nichts Gegenteiliges geltend -, dass die Arbeiten bei Empfang des Schreibens vom 2. August 1999 noch nicht ausgeführt waren. Pflicht der Beschwerdeführer war es, mit der Schadenbehebung zuzuwarten bzw. diese zu stoppen. Allenfalls stand ihnen offen, die Sachversicherung um Feststellung des Schadens innert entsprechend kurzer Frist zu ersuchen.
Indem die Beschwerdeführer trotz ausdrücklicher Aufforderung, das Objekt nicht zu verändern, den Schaden vor der endgültigen Sachverhaltsabklärung beheben liessen, haben sie die dem Versicherten obliegende Pflicht gemäss Art. 69 SachVG verletzt. Inwiefern eine willkürliche Auslegung und Anwendung der massgeblichen kantonalen Gesetzesbestimmungen vorliegen soll, ist weder rechtsgenüglich dargelegt noch ersichtlich.
d) Zusammenfassend ergibt sich, dass das angefochtene Urteil des Verwaltungsgerichts des Kantons Nidwalden weder das Willkürverbot verletzt noch gegen den Grundsatz von Treu und Glauben verstösst.
3.- a) Die staatsrechtliche Beschwerde erweist sich als unbegründet und ist abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden kann.
b) Dem Ausgang des Verfahrens entsprechend werden die Beschwerdeführer kostenpflichtig (Art. 156 Abs. 1 und 7 in Verbindung mit Art. 153 und Art. 153a OG). Die Nidwaldner Sachversicherung hat keinen Anspruch auf Parteientschädigung (Art. 159 Abs. 2 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.- Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen soweit darauf einzutreten ist.
2.- Die Gerichtsgebühr von Fr. 2'000.-- wird den Beschwerdeführern unter Solidarhaft auferlegt.
3.- Dieses Urteil wird den Beschwerdeführern, der Nidwaldner Sachversicherung sowie dem Verwaltungsgericht des Kantons Nidwalden (Verwaltungsabteilung) schriftlich mitgeteilt.
_
Lausanne, 9. Oktober 2001
Im Namen der II. öffentlichrechtlichen Abteilung
des SCHWEIZERISCHEN BUNDESGERICHTS
Der Präsident:
Die Gerichtsschreiberin: | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['e338d168-255c-4dae-bd20-4281ccf8a1f1', '13e8f9c0-21c2-42cd-a66d-d96f8280164d', 'c57d9644-e5bf-4e6f-bba0-24e0dec2f504'] | ['53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf'] |
0b3d20d1-db71-4838-8787-ae11ffbcae85 | 2,000 | de | A.- Im September 1996 ersuchten A._ die Inva-
lidenversicherung u.a. um "Pflegebeiträge an hilflose
Minderjährige" für ihren seit seiner Geburt am 22. April
1994 an multiplen Gebrechen leidenden Sohn R._. Nach
Einholung eines Berichts beim Hausarzt Dr. med. G._,
Spezialarzt FMH für Kinder und Jugendliche, und nach Ab-
klärung der Verhältnisse an Ort und Stelle sprach die IV-
Stelle des Kantons Zürich mit Verfügung vom 15. Mai 1997
dem Versicherten für die Zeit ab 1. April 1996 bis längs-
tens 30. April 2012 (18. Altersjahr) einen Pflegebeitrag
für eine Hilflosigkeit mittleren Grades zu. Dieser Ver-
waltungsakt blieb unangefochten.
Mit Schreiben vom 2. September 1997 beantragte
A._ eine höhere Entschädigung, da R._ zwi-
schenzeitlich schwer hilfsbedürftig geworden sei. Auf Grund
der Stellungnahme des Dr. med. G._ (Bericht vom
25. September 1997) wies die IV-Stelle das Gesuch nach
Durchführung des Vorbescheidverfahrens u.a. mit der Be-
gründung ab, der Hausarzt mache keine neuen, nicht schon
aktenkundigen Angaben (Verfügung vom 28. Oktober 1997).
B.- Die von Dr. med. G._ namens und auftrags
der Eltern von R._ hiegegen erhobene Beschwerde wies
das Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich nach
zweifachem Schriftenwechsel mit Entscheid vom 14. September
1999 ab.
C.- A._ lässt durch Dr. med. G._ Verwal-
tungsgerichtsbeschwerde führen und zur Hauptsache die Zu-
sprechung eines Pflegebeitrages für schwere Hilflosigkeit
spätestens ab dem Alter von drei Jahren beantragen.
Die IV-Stelle verzichtet auf eine Stellungnahme und
einen bestimmten Antrag zur Verwaltungsgerichtsbeschwerde.
Das Bundesamt für Sozialversicherung hat sich nicht ver-
nehmen lassen. | Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
1.- In formeller Hinsicht wird dem kantonalen Sozial-
versicherungsgericht eine unzulässige Rechtsverzögerung
vorgeworfen, "da dieser Fall in unverantwortlich langer
Weise dahingezogen wurde". Auf diese Rüge ist mangels eines
schutzwürdigen aktuellen und praktischen Feststellungs-
interesses nicht einzutreten (Art. 103 lit. a in Verbindung
mit Art. 132 OG; vgl. SVR 1998 UV Nr. 11 S. 32 Erw. 5a und
b mit Hinweisen auf Rechtsprechung und Lehre).
2.- Im angefochtenen Entscheid werden die Rechtsgrund-
lagen für die Beurteilung des Anspruchs Minderjähriger auf
Pflegebeiträge entsprechend dem Grad ihrer Hilflosigkeit
(<ref-law> in Verbindung mit <ref-law>
und <ref-law> sowie <ref-law> in der bis
31. Dezember 1997 gültig gewesenen Fassung; <ref-ruling> f.
Erw. a und ZAK 1989 S. 171 f. Erw. 2a und b) zutreffend
dargelegt. Richtig sind auch die Ausführungen zur Revision
des Pflegebeitrages nach Massgabe der sinngemäss anwend-
baren <ref-law> und <ref-law> (<ref-ruling>). Da-
rauf wird verwiesen. Zu ergänzen ist, dass die gesetzliche
Ordnung und die Natur der Sache der Verwaltung bei der Wür-
digung der Umstände des Einzelfalles für die Ermittlung des
Grades der Hilflosigkeit einen weiten Ermessensspielraum
belassen, sofern der massgebende Sachverhalt rechtsgenüg-
lich abgeklärt worden ist (<ref-ruling> Erw. a, 98 V 25
Erw. 2 mit Hinweisen).
3.- Gemäss Bericht der Kinderklinik des Spitals
Y._, Abteilung Wachstum und Entwicklung, vom
3. Januar 1997 besteht bei R._ eine schwere Enzepha-
lopathie und Mikrozephalie bei zunehmender Tetraspastizität
und ausgeprägter Rumpfhypotonie sowie ein Kryptorchismus
beidseits. Im Weitern liegt ein Strabismus convergens mono-
lateralis rechts vor (Bericht Frau Dr. med. F._,
Augenärztin FMH, vom 24. Mai 1996). Auf Grund der Erhebun-
gen ihres Abklärungsdienstes an Ort und Stelle (Berichte
vom 18. Februar und 25. April 1997) stufte die IV-Stelle
die Hilflosigkeit R._'s als mittelschwer ein und
erliess am 15. Mai 1997 eine entsprechende Verfügung.
Es ist unbestritten und wird auch durch den Bericht
des Dr. med. G._ vom 25. September 1997 belegt, dass
die Verhältnisse bis zu diesem Zeitpunkt keine wesentliche
Änderung erfahren hatten und insofern die Voraussetzungen
für die Anpassung (materielle Revision) des Pflegebeitrages
unter Annahme einer nunmehr schweren Hilflosigkeit bei Er-
lass der zweiten Verfügung am 28. Oktober 1997 nicht er-
füllt waren. Es bestehen im Übrigen keine Anhaltspunkte,
dass die IV-Stelle das Gesuch vom 2. September 1997, wel-
ches damit begründet wurde, R._ sei "zwischenzeit-
lich schwer hilfsbedürftig geworden", auch unter wieder-
erwägungsrechtlichem Gesichtswinkel geprüft hat (vgl. BGE
122 V 368 Erw. 3, 117 V 8).
4.- Das kantonale Gericht hat unter materiell revi-
sionsrechtlichem Gesichtswinkel richtig auch geprüft, ob
"durch das zunehmende Alter" der Grad der Hilflosigkeit
anders als ursprünglich zu beurteilen ist. Denn nach der
Rechtsprechung ist für die Bemessung der Hilflosigkeit in
erster Linie der Mehraufwand an Hilfeleistung und persön-
licher Überwachung im Vergleich zu einem nicht invaliden
Minderjährigen gleichen Alters massgebend. Dabei ist der
Grad der Hilflosigkeit nicht nur rein quantitativ nach dem
notwendigen Zeitaufwand der Pflege und Überwachung zu er-
mitteln, sondern es sind auch die Art der Betreuung sowie
der Umfang der Mehrkosten gebührend zu würdigen (BGE 113 V
19 Erw. a und ZAK 1989 S. 172 Erw. 2b).
a) Die Vorinstanz hat den Revisionsgrund der relati-
ven, an der Entwicklung eines gleichaltrigen gesunden Kin-
des gemessenen Änderung im Sinne der Erhöhung und/oder In-
tensivierung des Pflege-, Betreuungs- und Überwachungsauf-
wandes im vorliegenden Fall verneint. Zwar mache ein sol-
ches Kind im Alter zwischen drei und dreieinhalb Jahren in
seiner Entwicklung einige massgebliche Fortschritte. Diese
seien aber nicht derart, dass es bereits in sämtlichen all-
täglichen Lebensverrichtungen nicht mehr auf regelmässige
und erhebliche Hilfe Dritter angewiesen wäre. Jedenfalls
aber benötige auch ein durchschnittlich entwickeltes gesun-
des dreieinhalbjähriges Kind noch der dauernden persönli-
chen Überwachung. Darin unterscheide es sich nicht von
einem behinderten Kind, auch wenn die Art der Überwachung
bei gesunden und bei behinderten Kindern mitunter verschie-
den ausgestattet sein möge. Allein aus diesem Grund könne
der Versicherte auch im Revisionszeitpunkt nicht als
schwergradig hilflos betrachtet werden.
b) Es kann offen gelassen werden, ob der von der IV-
Stelle ursprünglich (noch) nicht als rechtserheblich ein-
gestufte Mehraufwand in den Bereichen Körperpflege und Not-
durftverrichtung ein halbes Jahr später anders zu würdigen
ist. Dabei wird nicht verkannt, dass, wie in der Verwal-
tungsgerichtsbeschwerde insoweit richtig ausgeführt wird,
"sich die Schere zwischen einem schwerstbehinderten Kind
und einem gesunden Kind in diesem Alter jeden Monat sicht-
bar mehr öffnet". Selbst wenn R._ (spätestens) bei
Erlass der Verfügung vom 28. Oktober 1997, mit dreieinhalb
Jahren also, in Bezug auf die erwähnten beiden alltäglichen
Lebensverrichtungen im Vergleich mit einem gleichaltrigen
gesunden Kind als invaliditätsbedingt hilflos zu betrachten
wäre, genügte dies für die Bejahung schwerer Hilflosigkeit
im Sinne von <ref-law> nicht. Denn entgegen der
offenbaren Auffassung des Dr. med. G._ und auch im
Unterschied zur Rechtslage bei volljährigen Versicherten
(vgl. <ref-ruling> und ZAK 1990 S. 46 Erw. 2c) kommt dem
Gesichtspunkt der Überwachungsbedürftigkeit für die Bemes-
sung des Hilflosigkeitsgrades bei Minderjährigen eine grös-
sere Bedeutung zu (vgl. Erw. 4 Ingress hievor). In diesem
Sinne führte das Eidgenössische Versicherungsgericht im
Falle eines schwer gelähmten, epileptischen und erblindeten
Buben anknüpfend an die Tatsache, dass dieser "meistens
apathisch im Bett" liegt, aus (vgl. ZAK 1970 S. 490 f.
Erw. 2a) : "Daher ist ständige persönliche Überwachung des
Knaben nicht notwendig, sondern es sind periodische Kon-
trollen angezeigt. Bei dieser Bewegungsarmut und Apathie
dürfte der zur Zeit des Erlasses der angefochtenen Verfü-
gung fünfjährige Knabe die Mutter unter dem Gesichtspunkt
der blossen Überwachung weniger beanspruchen als ein gesun-
des Kind im gleichen Alter. Dagegen ist zweifellos die
Betreuung und Pflege dieses gebrechlichen Kindes hinsicht-
lich der notwendigen Lebensverrichtungen, namentlich bei
der Körperpflege, der Nahrungsaufnahme und der Besorgung
der Notdurft, bedeutend zeitraubender als bei einem gesun-
den gleichaltrigen Kind. Dabei ist besonders auch an den
Zeitaufwand für das tägliche Turnen, für die Arztbesuche
und die Pflegeberatung zu denken." Mit der weiteren Begrün-
dung, dass die Betreuungskosten nicht als ausserordentlich
hoch anzusehen seien und auch keine Aufwendungen für stän-
diges Pflegepersonal entstünden, widersprach das Eidgenös-
sische Versicherungsgericht der damaligen Vorinstanz, wel-
che eine Hilflosigkeit schweren Grades bejaht hatte, und
anerkannte, wie zuvor die Verwaltung, lediglich eine mit-
telschwere Hilflosigkeit. Hinzuweisen ist sodann auf den in
ZAK 1989 S. 170 beurteilten Fall der C.H., eines (im Verfü-
gungszeitpunkt) zweieinhalbjährigen Mädchens mit schwersten
auf eine Hirnschädigung zurückzuführenden Behinderungen
(spastische Tetraparese mit Rumpfhypotonie, psychomotori-
scher Entwicklungsrückstand und zerebrale Bewegungsstörung
sowie Epilepsie). Hier bejahte das Eidgenössische Versiche-
rungsgericht bei feststehender Hilfsbedürftigkeit in allen
sechs alltäglichen Lebensverrichtungen auch die Notwendig-
keit einer im Vergleich zu einem gleichaltrigen gesunden
Kind verstärkten Überwachung, weil sich "C.H. (...) durch
ihre starke Reflextätigkeit in eine Zwangsstellung manöv-
rieren kann, welche den Schluckvorgang blockiert, was zum
Erbrechen und damit zu einer Erstickungsgefahr führen kann"
(ZAK 1989 S. 174 Erw. 3b).
Vorliegend ist ein derartiger erhöhter Überwachungs-
aufwand nicht aktenkundig. Wenn in diesem Zusammenhang in
der Verwaltungsgerichtsbeschwerde erstmals vorgebracht
wird, R._ habe, wenn er nicht dauernd beschäftigt
werde, eine grosse Tendenz, sich in seine rechte Hand zu
beissen, was schon zu blutigen, zum Teil eitrigen Wunden
geführt habe, finden sich weder in den ärztlichen Berich-
ten, insbesondere nicht in demjenigen von Dr. med.
G._ vom 25. September 1997, noch in den Berichten
des Abklärungsdienstes der IV-Stelle vom 18. Februar und
25. April 1997 entsprechende Hinweise. Es ist daher be-
weisrechtlich davon auszugehen, dass diese neue Tatsachen-
behauptung die Zeit nach Verfügungserlass betrifft und
somit hier nicht zu berücksichtigen ist (<ref-ruling>
Erw. 1b mit Hinweisen).
c) Die vorstehenden Ausführungen zeigen, dass nicht
ein für allemal, auch nicht im Sinne einer Regel, abstrakt
gesagt werden kann, ab welchem Alter ein schwer (st) behin-
dertes Kind spätestens als in schwerem Grade hilflos zu
betrachten ist. Die gegenteilige offenbar von Dr. med.
G._ geteilte Auffassung liefe auf eine im Gesetz
nicht vorgesehene und auch grundsätzlich unzulässige
antizipierte Festlegung des Hilflosigkeitsgrades hinaus
(vgl. <ref-ruling> Erw. 2b; vgl. auch ZAK 1989 S. 173
Erw. 3a). Vielmehr hat die Beurteilung der Hilflosigkeit
- im Vergleich mit einem gleichaltrigen gesunden Kind -
immer auf Grund der konkreten Umstände des Einzelfalles,
insbesondere unter Berücksichtigung des invaliditätsbe-
dingten, objektiv notwendigen Aufwands für die Überwachung
des behinderten Kindes (in diesem Sinne schon ZAK 1970
S. 286 unten und S. 490 Erw. 1c) zu erfolgen. Damit ist
schliesslich auch der auf rechtsgleiche Behandlung zielende
Einwand entkräftet, dass zwei ebenso schwer handicapierten
Kindern ein Pflegebeitrag für schwere Hilflosigkeit zuge-
sprochen worden sei.
d) Nach dem Gesagten ist der angefochtene Entscheid
rechtens. | Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
I.Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen, so-
weit darauf einzutreten ist.
II.Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
III.Dieses Urteil wird den Parteien, dem Sozialversiche-
rungsgericht des Kantons Zürich, der Ausgleichskasse
des Kantons Zürich und dem Bundesamt für Sozialver-
sicherung zugestellt.
Luzern, 19. Januar 2000
Im Namen des
Eidgenössischen Versicherungsgerichts
Der Präsident der III. Kammer:
Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['d800d061-07b0-4327-be2e-595fb4b734ed', '0346025c-ed95-4ae4-ab54-fa3170da65ed'] | ['fc8edf4f-12ae-4845-936a-f3a15d9c38ba', '9f26d259-d6e6-4bfa-99b5-f8fded5667bc', 'dfe4a079-8090-463c-84d3-b72b354fdc7b', 'acdde36c-bac5-42bb-a53b-e4ff90fbfaab', 'a52eeb9a-ff9f-4ef7-a13a-735d5e1dc1f0', '18eb66aa-f83a-4e6a-8422-39b4549f7f1a'] |
0b3d4e5a-d0e3-421e-8a6d-ff069c608755 | 2,009 | de | Sachverhalt:
A. Am 22. Januar 2001 stellte das Verwaltungsgericht des Kantons Zürich eine besoldungsmässige Diskriminierung der beim Kanton Zürich angestellten Krankenpflegenden gegenüber den kantonalen Polizisten fest. Daraufhin gelangten verschiedene Berufsorganisationen aus dem Gesundheitsbereich an die Stadt Zürich. Sie machten geltend, auch die Einreihung der städtischen Krankenpflegenden und weiterer Berufe im Gesundheitswesen sei diskriminierend und verlangten Lohnnachzahlungen für die letzten fünf Jahre.
Nachdem die Stadt Zürich die Begehren abgewiesen hatte, gelangten die Berufsorganisationen an den Bezirksrat Zürich. Dieser hiess den Rekurs teilweise gut und stellte fest, dass die Entlöhnung der Krankenpflegenden, Unterrichtsassistenten und Kliniklehrer in der Zeit vom 1. Januar 1997 bis zum 30. Juni 2002 gegen <ref-law> und Art. 3 Abs. 1 und 2 des Bundesgesetzes vom 24. März 1995 über die Gleichstellung von Frau und Mann (Gleichstellungsgesetz [GlG; SR 151.1]) verstossen habe. Er hielt eine Anhebung um je zwei Besoldungsklassen für geboten, um eine diskriminierende Entlöhnung zu vermeiden.
Mit Entscheid vom 20. Dezember 2006 bestätigte das Verwaltungsgericht den bezirksrätlichen Entscheid im Wesentlichen. Es hielt allerdings fest, dass die Lohndiskriminierung in dem Umfang beseitigt worden sei, als den Betroffenen vom 1. Juli 2001 bis 30. Juni 2002 Zulagen ausbezahlt worden seien. Das Bundesgericht wies die dagegen erhobenen Beschwerden ab (Urteil 2A.97 und 98/2007 vom 20. November 2007).
B. Auf den 1. Juli 2002 setzte der Stadtrat von Zürich die Verordnung über das Arbeitsverhältnis des städtischen Personals vom 28. November 2001 (Personalrecht; PR) sowie die entsprechenden Ausführungsbestimmungen vom 27. März 2002 (AB PR) in Kraft. Damit führte die Stadt Zürich ein neues Lohnsystem ein, das unter anderem im Pflegebereich zu besser entlöhnten Einreihungen führte.
Nach dem neuen Besoldungssystem richtet sich der Lohn der städtischen Angestellten im Wesentlichen nach dem Schwierigkeitsgrad der Funktion, der nutzbaren Erfahrung und dem Leistungsbeitrag (Art. 47 PR). Jede Stelle ist aufgrund der betreffenden Funktionsumschreibung einer von 18 Funktionsstufen (FS 1-18) zuzuordnen (Art. 48 ff. PR). Jeder Funktionsstufe wird gemäss einer Lohnskala ein Jahreslohn als Mittelwert zugeordnet, wobei sich die konkreten Löhne der Angestellten innerhalb eines von diesem Mittelwert abhängigen Lohnbands bewegen. Die Bandbreite des Lohnbands beträgt +/-5 %, ausgehend vom Mittelwert (Art. 52 PR). Die Zunahme an nutzbarer Erfahrung führt innerhalb einer Funktionsstufe in 15 Schritten zu einem Lohnanstieg von höchstens 22.5 % (Art. 52 Abs. 3 PR).
C. X._ arbeitet seit 1973 im Stadtspital Triemli, zunächst als Krankenschwester und seit 1990 als Stationsleiterin. Bis zum 30. Juni 2002 erzielte sie ein monatliches Einkommen von Fr. 7'033.55 (Grundlohn Fr. 6'479.70 + Zulage Fr. 553.85; alle Angaben zum Monatslohn sind in 13tel des Jahresgehalts angegeben).
Mit Schreiben vom 10. Juni 2002 wurde ihr mitgeteilt, dass sie in die Funktionskette 305, Funktionsstufe 9, angerechnete nutzbare Erfahrung 12 Jahre, Lage im Lohnband 95 % eingereiht werde, was einem Monatslohn von Fr. 7'805.45 und einer Lohnerhöhung von 10.97 % entspreche.
Nach Durchführung eines Abklärungs- und Überprüfungsgesprächs verfügte der Direktor des Stadtspitals Triemli am 14. April 2003 die Einreihung in die Funktionsstufe 10, angerechnete nutzbare Erfahrung 4 Jahre, Lage im Lohnband 96.84 %. Dies entsprach einem Monatslohn von Fr. 7999.45.
X._ verlangte fristgemäss eine Begründung, welche mit Verfügung vom 23. Juli 2003 erfolgte. Darin wurde die nutzbare Erfahrung auf 5 Jahre und die Lage im Lohnband auf 95 % korrigiert. Daraus resultierte eine Lohnerhöhung von 12.98 % auf monatlich Fr. 7'946.30. Eine dagegen erhobene Einsprache wies der Stadtrat von Zürich am 8. Februar 2006 ab.
D. Mit Rekurs an den Bezirksrat Zürich verlangte X._ per 1. Juli 2002 die Einreihung in Funktionsstufe 11, unter Anrechnung einer nutzbaren Erfahrung von 12 Jahren; zudem sei die Lage im Lohnband auf 100 % festzulegen. Am 30. August 2007 hiess der Bezirksrat den Rekurs teilweise gut und wies die Sache zu neuer Entscheidung an die Stadt Zürich zurück, um X._ nach Vorliegen eines rechtskräftigen Entscheids bezüglich ihres Lohns im alten Lohnsystem nochmals per 1. Juli 2002 ins neue Lohnsystem überzuleiten. Aus den Erwägungen ergibt sich, dass die Anträge auf Einreihung in Funktionsstufe 11 und eine höhere Platzierung im Lohnband abgewiesen wurden; die Rückweisung erfolgte zur Neufestsetzung der anrechenbaren Erfahrung.
E. Gegen diesen Beschluss gelangte X._ am 4. Oktober 2007 an das Verwaltungsgericht des Kantons Zürich. Sie wandte sich gegen die Rückweisung der Angelegenheit durch den Bezirksrat und beantragte, sie sei in die Funktionsstufe 10, nutzbare Erfahrung 11 Jahre, Lage im Lohnband 100 %, einzureihen.
Am 11. Juni 2008 hiess das Verwaltungsgericht die Beschwerde insoweit gut, als die angeordnete Rückweisung an die Stadt Zürich aufgehoben wurde. Im Übrigen wies es die Beschwerde ab. Es wies den Rekurs auch bezüglich der angerechneten nutzbaren Erfahrung ab und bestätigte die Verfügung des Direktors des Stadtspitals Triemli vom 23. Juli 2003 betreffend die Einreihung der Beschwerdeführerin per 1. Juli 2002.
F. Dagegen hat X._ am 25. Juli 2008 Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten und eventualiter subsidiäre Verfassungsbeschwerde an das Bundesgericht erhoben. Sie beantragt, Ziff. 1 und 4 des angefochtenen Entscheids seien aufzuheben und sie sei ab dem 1. Juli 2002 in die Funktionsstufe 10, nutzbare Erfahrung 11 Jahre, Lage im Lohnband 100 %, einzureihen.
Das Verwaltungsgericht hat auf eine Vernehmlassung verzichtet. Die Stadt Zürich beantragt Abweisung der Beschwerde. Das Eidgenössische Büro für die Gleichstellung von Frau und Mann (EBG) schliesst auf Gutheissung der Beschwerde.
Mit Eingaben vom 10. und 11. Dezember 2008 haben sich die Parteien zur Vernehmlassung des EBG geäussert. Die Beschwerdeführerin hat gleichzeitig auf die Vernehmlassung der Stadt Zürich repliziert. | Erwägungen:
1. Angefochten ist ein kantonal letztinstanzlicher Endentscheid betreffend die Überleitung der Beschwerdeführerin in das neue Lohnsystem der Stadt Zürich. Es handelt sich um eine vermögensrechtliche Streitigkeit auf dem Gebiet der öffentlich-rechtlichen Arbeitsverhältnisse. Das Verwaltungsgericht hat den Streitwert auf Fr. 71'000.-- beziffert, unter Berücksichtigung der streitigen Lohndifferenz (Fr. 1'067.-- monatlich) und des Termins der nächstmöglichen Auflösung des Dienstverhältnisses Ende Januar 2008 (Zeitraum von 67 Monaten). Die Streitwertgrenze gemäss <ref-law> ist somit überschritten.
Da auch alle übrigen Sachurteilsvoraussetzungen vorliegen, ist auf die Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten einzutreten.
2. Streitig ist zunächst, ob die Beschwerdeführerin auf die Lage 95 % im Lohnband überführt werden durfte oder Anspruch auf eine Platzierung auf 100 % des Lohnbands hat.
2.1 Das Verwaltungsgericht ging davon aus, dass der Anfangslohn gemäss Art. 62 Abs. 2 AB PR (in der am 1. Juli 2002 geltenden Fassung) grundsätzlich auf dem Mittelwertsverlauf der Funktionsstufe, also auf 100 %, liegt. Ein Anfangslohn unter dem Mittelwertsverlauf der Funktionsstufe könne nur festgelegt werden, soweit noch nicht alle an die Funktion gestellten Anforderungen erfüllt seien (Art. 62 Abs. 4 AB PR). Erfolge die Überführung bisheriger Angestellten zur Vermeidung von grösseren Lohnerhöhungen auf 95 % im Lohnband, so ergebe sich - bei gleicher Qualifikation - die unerträgliche Konstellation, dass der Lohn einer neu eintretenden Angestellten bei gleicher Qualifikation auf 100 % zu liegen kommen müsse. In der Festlegung auf 95 % liege deshalb eine Kürzungsmassnahme bzw. eine Etappierung des Lohnanstiegs, die nach Art. 89 Abs. 3 Satz 2 PR (in der am 1. Juli 2002 geltenden Fassung) nur zulässig sei, wenn der bisherige Lohn deutlich vom ermittelten Lohn abweicht. Gestützt auf diese Bestimmung dürfe der nach neuem Recht ermittelte Lohn nur soweit abgesenkt werden, dass kein deutlicher Unterschied mehr zum bisherigen Lohn vorliege. Nach der verwaltungsgerichtlichen Praxis sei hierfür bei Berufen mit Aufholbedarf eine Lohndifferenz von mindestens 10 % erforderlich, während bei Berufen ohne Aufholbedarf (sog. "unechte Aufholer") eine Lohndifferenz von 5 % genüge.
Laut Überleitungsverfügung vom 23. Juli 2003 sei der Beschwerdeführerin gegenüber der altrechtlichen Besoldung (mit Zulagen) eine Lohnerhöhung von 12.98 % gewährt worden; ohne Berücksichtigung der Zulagen belaufe sich der Ausgangslohn auf monatlich Fr. 6'479.70. Gegenüber diesem Betrag bedeute das ab 1. Juli 2002 bezahlte Salär von monatlich Fr. 7'946.30 eine Erhöhung um 22.6 %. Diese Lohnerhöhung liege somit deutlich über der in einem ersten Schritt minimal zu gewährenden Lohnerhöhung von 10 %. Das Verwaltungsgericht bestätigte daher die Überleitungsverfügung vom 23. Juli 2003.
2.2 Die Beschwerdeführerin macht geltend, dass die Überführung auf der Basis des bisherigen Lohns bzw. auf 95 % Lage im Lohnband überwiegend die vor der Besoldungsrevision tief eingereihten Angehörigen von weiblich identifizierten Berufen betreffe und als indirekte Diskriminierung nach dem Geschlecht i.S.v. <ref-law> zu würdigen sei. Diese könne nur dadurch beseitigt werden, dass die Aufholenden auf 100 % Lage im Lohnband platziert werden.
Die zu tiefe Einreihung sei nicht schrittweise behoben worden; insbesondere sei auch bei der auf den 1. Juli 2007 in Kraft getretenen neuen Besoldungsrevision aufgrund der alten Löhne überführt worden. In diesem Zusammenhang rügt die Beschwerdeführerin die Sachverhaltsfeststellung des Verwaltungsgerichts als offensichtlich unrichtig, wonach die Stadt Zürich die Löhne stufenweise in das neue System hineinführe.
2.3 Die Stadt Zürich bestreitet das Vorliegen einer indirekten Diskriminierung. Der Anteil der Mitarbeitenden pro Geschlecht, die auf 95 % übergeleitet worden seien, bewege sich in der Grössenordnung von 31.7 % bei den Männern und 44 % bei den Frauen (ohne Berücksichtigung der sogenannten unechten Aufholenden, d.h. der Angehörigen typisch männlicher Berufe, die einzig wegen systemwidriger Kettenverschiebungen zu Aufholenden geworden seien). Die Stadt habe mehrfach zugesichert, dass für die Überführung an den alten nicht diskriminierenden Lohn angeknüpft werde. Müssten die Beschwerdeführerin und mit ihr alle Angehörigen der Pflegeberufe auf eine Lage im Lohnband von 100 % überführt werden, würden sie deutlich besser behandelt als zahlreiche Mitarbeitende im Bereich Allgemeine Verwaltung und Führung, Informatik, Ärztinnen, Sozialarbeiterinnen oder Reinigungspersonal mit Lage im Lohnband 95 %.
Die Stadt verweist darauf, dass neben der einmaligen Anhebung auf 96 % im Jahre 2003 weitere Lohnmassnahmen getroffen bzw. bereits bekannt gegeben worden seien, die dazu führten, dass im Jahr 2010 beinahe alle Mitarbeitenden die ihrer Leistung entsprechende Lage im Lohnband erreicht haben werden.
Sowohl die Beschwerdeführerin als auch die Stadt Zürich verweisen auf ihre Ausführungen in den Verfahren 1C_54-68/2008, die ebenfalls die Überleitung von Angehörigen der Pflegeberufe per 1. Juli 2002 in das neue Lohnsystem der Stadt Zürich, insbesondere die Platzierung auf 95 % des Lohnbands, betreffen.
2.4 Diese Verfahren sind zwischenzeitlich mit Urteilen vom 3. März 2009 (1C_54/ und 68/2008) und vom 5. Mai 2009 (1C_56, 58, 60 und 62/2008) abgeschlossen worden (vgl. zudem Urteil 1C_414/2008 vom 14. Mai 2009). Das Bundesgericht hiess die Beschwerden der Stadt Zürich wegen Verletzung der Gemeindeautonomie gut, weil die Überleitung in das neue Lohnsystem nach dem klaren Wortlaut der Übergangsbestimmungen und dem Willen des Gesetzgebers auf der Basis des bisherigen Jahreslohns erfolgen sollte. Die Einstufung auf 95 % des Lohnbands der jeweiligen Funktionsstufe stelle keine Kürzungsmassnahme i.S.v. Art. 89 Abs. 3 Satz 2 PR dar, und sei deshalb nicht erst dann zulässig, wenn der altrechtliche Lohn deutlich vom ermittelten Lohn nach der Verordnung abweiche. Vielmehr sollte die Überleitung grundsätzlich zu keinen Lohnerhöhungen führen, von den Fällen abgesehen, in denen der altrechtliche Lohn unterhalb des Minimums des neuen Lohnbands (95 %) lag (Urteil 1C_54/2008 vom 3. März 2009 E. 4).
Das Bundesgericht entschied, dass die gegenteilige Auslegung des Verwaltungsgerichts auch aus verfassungsrechtlichen Gründen nicht geboten sei. Insbesondere stelle eine frankenmässige Überführung nach der bundesgerichtlichen Praxis keine indirekte Diskriminierung nach dem Geschlecht dar, wenn an den altrechtlichen diskriminierungsfreien Lohn angeknüpft werde (Urteil 1C_54/2008 vom 3. März 2009 E. 5.4 und 5.5 mit Hinweisen). Dies sei gewährleistet, nachdem die Stadt Zürich in allen Verfahren die Verpflichtung anerkannt habe, die Betroffenen mindestens auf den nicht-diskriminierenden Lohn gemäss Entscheid des Zürcher Verwaltungsgerichts vom 20. Dezember 2006 (Anhebung des altrechtlichen Lohns um 2 Lohnklassen) überzuleiten. Unerheblich sei in diesem Zusammenhang, ob die Angestellten einen Anspruch auf Nachzahlung des altrechtlichen diskriminierungsfreien Lohns für die Vergangenheit haben: Für die Überleitung in das neue Lohnsystem müsse jedenfalls an den diskriminierungsfreien Altlohn angeknüpft werden, dessen Höhe in allen bisher beurteilten Fällen unstreitig war.
Die lohnmässige Schlechterstellung von übergeleiteten gegenüber neu eintretenden Angestellten mit gleicher Erfahrung hielt das Bundesgericht zumindest für eine gewisse Übergangszeit für verfassungsrechtlich haltbar. Insofern sei es nicht von verfassungswegen geboten, alle bisherigen Angestellten schon zum Zeitpunkt der Überleitung am 1. Juli 2002 auf 100 % des Lohnbands überzuleiten bzw. ihnen Anspruch auf eine 5- bzw. 10-prozentige Lohnerhöhung zuzusprechen (Urteil 1C_54/2008 vom 3. März 2009 E. 6.4). Da nur die Überleitungsverfügung Streitgegenstand war, musste das Bundesgericht nicht prüfen, ob die zwischenzeitlich erfolgten Lohnmassnahmen vor dem Gleichheitsgebot standhalten.
Das Bundesgericht konnte in der Platzierung auf 95 % im Lohnband auch keine verfassungswidrige Ungleichbehandlung der Krankenpflegenden gegenüber anderen, nach der verwaltungsgerichtlichen Rechtsprechung übergeleiteten Berufsgruppen erkennen (Urteil 1C_54/2008 vom 3. März 2009, E. 7.1 und E. 7.2).
Auf die Begründung des zitierten Urteils, das der Rechtsvertreterin der Beschwerdeführerin zugestellt wurde und auch auf Internet zugänglich ist, wird verwiesen.
2.5 Aus dieser Rechtsprechung ergibt sich für den vorliegenden Fall, dass die Platzierung der Beschwerdeführerin auf 95 % des nach den neurechtlichen Bestimmungen massgeblichen Lohnbands nicht zu beanstanden ist, weil der sich daraus ergebende Lohn über dem altrechtlichen diskriminierungsfreien Lohn liegt.
Das Verwaltungsgericht hat festgehalten, dass zur Beseitigung der Diskriminierung eine Erhöhung des altrechtlichen Lohns (ohne Zulagen) von monatlich rund Fr. 6'480.-- um 2 Lohnklassen, d.h. um 8 %, auf rund Fr. 7'000.-- geboten gewesen sei; dies wird von der Beschwerdeführerin nicht bestritten. Die Diskriminierung wurde somit bereits durch die seit 1. Januar 2002 gewährte monatliche Zulage von Fr. 554.-- ausgeglichen. Gemäss Überleitungsverfügung wurde dieser nicht-diskriminierende Lohn (samt Zulagen) um knapp 13 % auf monatlich Fr. 7'946.-- angehoben. Damit liegt der Lohn gemäss Überleitungsverfügung deutlich über dem diskriminierungsfreien Altlohn.
Gegenstand des vorliegenden Verfahrens ist nur die Überleitungsverfügung. Die Verfassungsmässigkeit der seither getroffenen (oder unterlassenen) Lohnmassnahmen ist daher nicht zu prüfen. Auf die diesbezügliche Sachverhaltsrüge der Beschwerdeführerin ist deshalb nicht einzutreten.
3. Noch nicht zu beurteilen hatte das Bundesgericht die Kürzung der anrechenbaren nutzbaren Erfahrung.
3.1 Unstreitig hätte die Beschwerdeführerin nach der für die Überleitung der städtischen Angestellten verwendeten Formel Anspruch auf Anrechnung von 11 Jahren nutzbarer Erfahrung. Daraus ergäbe sich (bei Platzierung auf 95 % des Lohnbands) nach den von den Parteien nicht bestrittenen Berechnungen des Bezirksrats ein Jahreslohn von Fr. 110'648.-- bzw. ein Monatslohn von Fr. 8'511.38. Dies würde zu einer Lohnerhöhung gegenüber dem bisherigen Lohn (mit Zulagen) von rund 21 % führen. Durch die Kürzung der nutzbaren Erfahrung von 11 auf 5 Jahren wurde der neue Lohn auf jährlich Fr. 103'302.-- bzw. monatlich 7'946.30 reduziert, was einer Lohnerhöhung von 12.98 % entspricht.
3.2 Diese Kürzung stützt sich auf Art. 89 Abs. 3 PR (unter Berücksichtigung der Umnummerierung gemäss Gemeinderatsbeschluss vom 27. Februar 2002) und Ziff. 3 des Stadtratsbeschlusses Nr. 828 vom 12. Juni 2002. Diese Bestimmungen lauten:
Art. 89 Übergangsbestimmungen
[...]
3. Der Stadtrat regelt die Überleitung der Angestellten ins Lohnsystem gemäss dieser Verordnung. Er trifft Massnahmen zur Lohnanpassung bei denjenigen Angestellten, deren bisheriger Lohn deutlich vom ermittelten Lohn gemäss dieser Verordnung abweicht. Insbesondere kann er die Löhne dieser Angestellten schrittweise erhöhen bzw. senken und Ausnahmeregelungen bei den jährlichen Lohnanpassungen gemäss Art. 56 vorsehen.
[...]
Stadtratsbeschluss Nr. 828 vom 12. Juni 2002
3. Gestützt auf Art. 89 Abs. 3 nPR werden, zusätzlich zu den Übergangsbestimmungen des Personalrechts und den Ausführungsbestimmungen, die folgenden übergangsrechtlichen Vollzugsbestimmungen zur Überleitung erlassen:
Der aufgrund der Funktionsstufenzuordnung und der angerechneten nutzbaren Erfahrung ermittelte individuelle Überleitungslohn darf im Einzelfall zu keiner unverhältnismässigen, in dieser Form nicht beabsichtigten Lohnerhöhung führen. Überleitungen, die diesem Erfordernis nicht entsprechen, werden entsprechend korrigiert. Solche Ergebniskorrekturen stützen sich auf Art. 89 Abs. 3 PR. Sie gehen insbesondere Art. 187 AB PR vor und erfolgen in erster Linie bei der angerechneten nutzbaren Erfahrung.
3.3 Das Verwaltungsgericht führte im angefochtenen Entscheid seine Rechtsprechung zur Überführung vom alten zum neuen Lohnsystem der Stadt Zürich fort. Danach sind Kürzungsmassnahmen nach Art. 89 Abs. 3 Satz 2 PR bzw. Ziff. 3 des Stadtratsbeschlusses Nr. 828 nur zulässig, wenn der bisherige Lohn deutlich vom ermittelten Lohn abweicht. Gestützt auf diese Bestimmung dürfe der nach neuem Recht ermittelte Lohn nur soweit abgesenkt werden, dass kein deutlicher Unterschied mehr zum bisherigen Lohn vorliege.
In einem Urteil vom 26. Januar 2005 betreffend Kundenberater eines öffentlichen Transportbetriebs (PB.2004.00054 E. 2.5 und 2.6) hielt das Verwaltungsgericht hierfür eine Lohndifferenz von mindestens 5 % für erforderlich, unter Berücksichtigung der Tatsache, dass es sich bei den Kundenberatern um sog. "unechte Aufholer" handle, d.h. eine Berufsgruppe, die in eine Funktionsstufe gelangt sei, die über den Resultaten der Arbeitsbewertung liege.
Anders beurteilte es die Lage bei "echten Aufholern", d.h. vorwiegend weiblich identifizierten Tätigkeiten, die aufgrund einer höheren Bewertung ihrer Arbeitstätigkeit höher eingereiht wurden. Die Verbesserung der internen Lohngerechtigkeit und somit die Besserstellung der sogenannten aufholenden Berufe sei eine Zielsetzung der Besoldungsrevision gewesen; von ihr profitierten insbesondere Personen aus dem Gesundheits- und Sozialbereich. Würden diese Personen gleich behandelt wie die unechten Aufholer, d.h. würde die mit dem Inkrafttreten des neuen Personalrechts verbundene Lohnerhöhung ebenso stark gekürzt bzw. etappiert, so wirke sich dies diskriminierend im Sinne des Gleichstellungsgesetzes aus. Die formal geschlechtsneutrale Regelung, wonach der neue Lohn erst nach Jahren greife, treffe die Angehörigen weiblich besetzter Berufe mit grossem, durch den Wert ihrer Arbeit bedingtem Aufholbedarf weit härter als die unechten Aufholer. Bei solchen Personen seien daher Korrekturen erst zulässig, wenn das neue Besoldungsrecht eine Lohnerhöhung von über 10 % ergebe (Urteile betreffend Hortleiterinnen vom 8. September 2006 PB.2005.00060 E. 4 und PB.2005.00059 E. 3).
Ausgangspunkt hierfür sei - so das Verwaltungsgericht - der altrechtliche Lohn ohne die gemäss Stadtratsbeschluss vom 21. November 2001 geleisteten Zulagen. Mit diesen sei der Aufholbedarf des Pflegepersonals bereits teilweise abgegolten worden; würden diese Zulagen für die Berechnung des neuen Lohns mitberücksichtigt, würde der Aufholbedarf zweimal berücksichtigt. Ebenso unberücksichtigt bleibe die nachträgliche Erhöhung des altrechtlichen Lohns wegen Diskriminierung: Eine festgestellte Diskriminierung würde lediglich den angenommenen Aufholbedarf (teilweise) manifestieren, würde indessen nicht etwa den Umfang des Aufholbedarfs begrenzen, denn ein Aufholbedarf könne auch dort bestehen, wo die Lohnhöhe im Vergleich zum Arbeitswert zwar tief sei, jedoch die gesetzlichen Voraussetzungen für die Annahme einer Diskriminierung noch nicht erfüllt seien.
Im vorliegenden Fall sei der Beschwerdeführerin gegenüber der altrechtlichen Besoldung (mit Zulagen) eine Lohnerhöhung von 12.98 % gewährt worden; ohne Berücksichtigung der Zulagen bedeute das ab 1. Juli 2002 bezahlte Salär von monatlich Fr. 7'946.30 eine Erhöhung um 22.6 %. Diese Lohnerhöhung liege deutlich über der in einem ersten Schritt minimal zu gewährenden Lohnerhöhung von 10 %. Das Verwaltungsgericht bestätigte daher die in der Überleitungsverfügung erfolgte Kürzung der nutzbaren Erfahrung von 11 auf 5 Jahre und hob insoweit den Rekursentscheid des Bezirksrats auf, der die Sache diesbezüglich zu neuer Beurteilung an die Stadt zurückgewiesen hatte.
4. Die Beschwerdeführerin rügt in erster Linie eine Diskriminierung i.S.v. <ref-law> und <ref-law>.
4.1 Sie macht geltend, die vom Verwaltungsgericht vertretene Beschränkung der Lohnerhöhung auf 10 % bei den aufholenden typisch weiblichen Berufen sei willkürlich und diskriminierend, nachdem selbst Funktionen ohne Aufholbedarf (sog. unechte Aufholer) eine Lohnerhöhung von 5 % zugesprochen worden sei. Damit sei der Aufholbedarf der echten Aufholenden effektiv auf 5 % reduziert worden, was sich gegenüber den neutral oder männlich identifizierten Berufen als diskriminierend i.S.v. <ref-law> erweise.
Die Kürzung der Lohnerhöhung führe zu dem stossenden, nicht haltbaren Resultat, dass die Beschwerdeführerin einen Lohn erhalte, welcher - unter Berücksichtigung der korrekt berechneten nutzbaren Erfahrung - nicht der Funktionsstufe 10, sondern der Funktionsstufe 9 entspreche. Somit dienten die von der Stadt angewandten Überführungsregeln dazu, das Resultat der Arbeitsbewertung, welches die Einreihung in Funktionsstufe 10 gebiete, zu umgehen. Dies zeige auch die Prozessgeschichte: Die Beschwerdeführerin sei zunächst (nicht ihrer Funktion entsprechend) in die Funktionsstufe 9 eingereiht worden. Dies sei dann rückgängig gemacht worden; dafür sei die nutzbare Erfahrung soweit gekürzt worden, dass ihr Lohn sogar noch unter den Lohn nach Funktionsstufe 9 zu liegen gekommen sei.
4.2 Das EBG betont in seiner Vernehmlassung, dass die Überführung von einem alten in ein neues Lohnsystem eine hoch komplexe Angelegenheit sei. Aus Sicht des Gleichstellungsgesetzes dürfe sie nicht dazu führen, dass typische Frauenberufe weiterhin oder neu im Vergleich zu neutralen oder männlichen Funktionen zu tiefe Löhne erzielen. Eine zuvor bestehende Lohndiskriminierung dürfe nicht fortgeschrieben werden und es dürfe auch nicht zu einer neuen Diskriminierung kommen.
Das neue Lohnsystem der Stadt Zürich sei mit dem Anspruch eingeführt worden, die bisher zu tief eingereihten typischen Frauenberufe angemessen zu entlöhnen; weitere Vorgaben seien die grundsätzliche Kostenneutralität des Wechsels und eine gewisse Besitzstandswahrung gewesen. Letztere Vorgaben liessen sich jedoch nicht mit einer diskriminierungsfreien Überführung vereinbaren, denn die bessere Entlöhnung der aufholenden Berufe bewirke eine Kostensteigerung, und die Besitzstandswahrung komme den Berufen zugute, die bisher gut bezahlt worden seien.
Es sei daher für alle sogenannten Frauenberufe problematisch, wenn die Überführung am altrechtlichen Lohn anknüpfe und dieser den Effekt des neuen Lohnsystems bremse. Die Forderung des verfassungsmässigen Anspruchs auf gleichen Lohn für gleichwertige Arbeit verlange mehr als nur eine kleine Nachbesserung; geschuldet sei der nicht-diskriminierende Lohn, basierend auf dem Arbeitswert, welcher der Funktion zugeschrieben werde. Wenn unter dem alten Lohnsystem typischen Frauenberufen zu tiefe Löhne bezahlt wurden, dann treffe die formal geschlechtsneutrale Regelung, wonach der neue Lohn erst nach Jahren greife, die Angehörigen weiblich besetzter Berufe härter als die unechten Aufholer. Für sogenannt typische Frauenberufe müssten daher bei der Überführung in ein neues Lohnsystem besondere Regeln eingeführt werden. Falls die Überführung auch gestützt auf den bisherigen Lohn errechnet werde, müsse für typische Frauenberufe der diskriminierungsfrei ermittelte Arbeitswert massgeblich sein.
Das EBG hält den Ansatz des Verwaltungsgerichts, wonach aufholende Frauenberufe formell nicht völlig gleich zu behandeln seien wie unechte Aufholer, für richtig. Willkürlich erscheine jedoch die gerichtliche Festsetzung auf 5 % bzw. 10 % Lohnerhöhung, die weder im Rahmen des Lohnsystems noch sonst wie von der Stadt Zürich so festgelegt worden sei.
Zudem müsse gewährleistet werden, dass auch im neuen Lohnsystem gleichwertige Tätigkeiten gleich entlöhnt werden, wie im vorliegenden Fall die als gleichwertig anerkannten Tätigkeiten der Stadtpolizisten und der Krankenpflegenden. Dies sei nicht der Fall, wenn beide Tätigkeiten zwar in dieselbe Lohnklasse eingereiht werden, diese jedoch breite Bänder (+/- 5 %) zuliessen und zudem die anrechenbaren Erfahrungsjahre verschieden angepasst werden könnten, womit der Effekt des neuen Lohnsystems verzerrt werde. Die Arbeitnehmerin habe Anspruch auf einen nicht-diskriminierenden Lohn. Die korrekte Einreihung müsse auch entsprechende Auswirkungen auf das der Arbeitnehmerin ausbezahlte Geld haben. Es reiche nicht aus, zwar eine höhere Einreihung vorzunehmen, aber die daraus folgende lohnerhöhende Wirkung mittels geringerer Anrechnung der Erfahrungsjahre zu reduzieren. Hierfür verweist das EBG auf BGE 2A.48/2002 vom 14. August 2002 (E. 2.4.1).
4.3 Im zitierten Entscheid ging es um die Berechnung des nachzuzahlenden Lohns der Zürcher Handarbeitslehrerinnen, nachdem rechtskräftig festgestellt worden war, dass deren Einreihung in die Lohnklasse 17 diskriminierend war und sie eine Klasse besser eingereiht werden mussten. In diesem Zusammenhang, d.h. bei der Ermittlung des diskriminierungsfreien Lohns, hielt das Bundesgericht fest, dass nicht an die per 1. Juli 1991 anwendbare Überführungsregelung angeknüpft werden dürfe, wonach die Überführung vom alten in das neue (ab 1. Juli 1991) geltende Besoldungssystem für alle ausgehend vom frankenmässigen bisherigen Lohn erfolge: Zwar sei diese Überführungsregelung an sich nicht diskriminierend, wenn sie innerhalb eines Systems angewendet werde, das selbst diskriminierungsfrei sei. Gehe es aber um die Korrektur einer ursprünglich falsch vorgenommenen Einteilung in eine Lohnklasse, so sei für die damit verbundene Einreihung in eine Gehaltsstufe (innerhalb der korrekten Lohnklasse) diese Übergangsregelung untauglich: Sie führe, da sie an den frankenmässigen altrechtlichen Lohn anknüpfe, die bestehende altrechtliche Diskriminierung weiter.
Diese Rechtsprechung bedeutet, dass keine Kürzungen bei der Ermittlung des altrechtlichen diskriminierungsfreien Lohns der Beschwerdeführerin vorgenommen werden dürfen. Vielmehr muss der altrechtliche Lohn (unter Berücksichtigung der damals richtigen Erfahrungsstufe) um 2 Lohnklassen erhöht werden; die Einreihung in eine höhere Lohnklasse darf nicht durch die Kürzung der nutzbaren Erfahrung kompensiert werden, weil ansonsten die Diskriminierung im Ergebnis nicht behoben wird (Urteil 2A.48/2002 vom 14. August 2002 E. 2.4.1 - 2.4.4). Im vorliegenden Fall ist jedoch unstreitig, dass der neue Lohn der Beschwerdeführerin gemäss Überleitungsverfügung deutlich über ihrem alten diskrimierungsfreien Lohn liegt. Insoweit wird die frühere, im alten Lohnsystem bestehende Diskriminierung, namentlich gegenüber den Polizisten, nicht fortgeführt.
Erfahren die Angestellten der Pflegeberufe dagegen durch die neue Arbeitsbewertung eine über den Ausgleich der Diskriminierung hinausgehende Aufwertung, so ist es nach der bundesgerichtlichen Rechtsprechung zulässig, die dadurch bewirkten Lohnerhöhungen nicht auf einmal, sondern schrittweise zu gewähren, indem für die Überleitung an den altrechtlichen (diskrimierungsfreien) Lohn angeknüpft wird. Sofern auch den Polizisten durch die neue Arbeitsbewertung ebenfalls eine Aufwertung erfahren haben sollten, unterliegen sie denselben Überleitungsregeln wie die Pflegenden (Einreihung auf weniger als 100 % im Lohnband und evtl. Kürzung der nutzbaren Erfahrung). Falls dies dagegen nicht der Fall ist, behalten sie zunächst ihren bisherigen Lohn (Einordnung bei 100 %; keine Kürzung der nutzbaren Erfahrung), haben aber für die Zukunft beschränkte Lohnentwicklungsmöglichkeiten. Die Benachteilung bei der Überführungsregelung ist somit die Konsequenz einer Bevorzugung bei der Besoldungsrevision und stellt nach der bundesgerichtlichen Rechtsprechung grundsätzlich keine Diskriminierung dar (<ref-ruling> E. 8.2 S. 410 f. mit Hinweisen). Die Beschwerdeführerin macht nicht geltend, dass die Polizisten bei der Anwendung der Überleitungsregeln privilegiert worden seien, insbesondere dass ihnen vergleichbare Lohnerhöhungen ohne Kürzung der anrechenbaren Erfahrung gewährt worden seien.
5. Weiter zu prüfen ist, ob die Kürzung der anrechenbaren Erfahrung sich ohne Willkür auf Ziff. 3 des Stadtratsbeschlusses Nr. 828 vom 12. Juni 2002 i.V.m. Art. 89 Abs. 3 PR stützen kann.
5.1 Die Beschwerdeführerin macht geltend, der Stadtratsbeschluss sehe Kürzungen der anrechenbaren Erfahrung vor, wenn der ermittelte individuelle Überleitungslohn zu unverhältnismässigen, in dieser Form nicht beabsichtigten Lohnerhöhungen führe. Die Lohnerhöhung bei den Pflegenden sei jedoch - im Gegensatz zu derjenigen der unechten Aufholenden - vom Gesetzgeber beabsichtigt gewesen. Es sei auch nicht nachvollziehbar, weshalb die Lohnerhöhung, die sich bei korrekter Berechnung der anrechenbaren Erfahrung der Beschwerdeführerin ergebe (27 % bei Platzierung auf 100 % des Lohnbands bzw. 21 % bei Platzierung auf 95 % im Lohnband) unverhältnismässig sein solle.
Willkürlich sei überdies die Praxis des Verwaltungsgerichts, für die Berechnung der Lohnerhöhung auf den alten Lohn ohne Zulagen abzustellen. Richtigerweise sei als Ausgangslohn vom alten Lohn mit den dem Pflege- und Therapiepersonal gewährten Zulagen auszugehen. Dies ergebe sich aus Art. 187 Abs. 3 AB PR, wonach die Überleitung auf der Grundlage des bisherigen Jahreslohns unter Berücksichtigung der wegfallenden Zulagen zu erfolgen habe. An diese Bestimmung habe sich die Stadt bei allen anderen Berufsgruppen gehalten. Es sei willkürlich, diskriminierend und verletze das Rechtsgleichheitsgebot, nur beim Gesundheitspersonal andere Regeln anzuwenden.
5.2 Art. 89 Abs. 3 PR ermächtigt den Stadtrat, Massnahmen zur Lohnanpassung bei denjenigen Angestellten zu treffen, deren bisheriger Lohn deutlich vom ermittelten Lohn gemäss neuem Besoldungsrecht abweicht. Diese Bestimmung wurde in Ziff. 3 Stadtratsbeschluss Nr. 828 dahingehend präzisiert, dass der individuelle Überleitungslohn nicht zu unverhältnismässigen, in dieser Form nicht beabsichtigten Lohnerhöhungen führen dürfe, und dass die Kürzung in erster Linie bei der angerechneten nutzbaren Erfahrung erfolge.
Hierzu findet sich im Stadtratsbeschluss folgende Erwägung:
3. Erlass zusätzlicher finanzieller Rahmenbedingungen
Gemäss Art. 52 des neuen Personalrechts beträgt die Bandbreite jedes Lohnbandes +/- 5 Prozent, und die nutzbare Erfahrung wird mit höchstens 22,5 Prozent innerhalb vom 15 Jahren berücksichtigt. Beantragt waren vom Stadtrat ursprünglich Lohnbänder von +/- 10 Prozent für Kader und von +/- 5 % für Nicht-Kader, während die nutzbare Erfahrung mit 15 Prozent anzurechnen gewesen wäre. Die vom Gemeinderat vorgenommene Änderung führte in Kombination mit der Anhebung des Mindestlohnes auf Fr. 44'000.-- (Fr. 44'400.-- einschliesslich Teuerung ab 1. Januar 2002) und mit einigen Korrekturen bei den Funktionsketten bei der Überleitung teilweise zu Ergebnissen, welche in dieser Form nicht beabsichtigt waren. Es ergaben sich auch bei Funktionen, welche nicht zu den Aufholenden gehören, zum Teil unangemessen grosse Lohnerhöhungen, die in ihrer Gesamtheit auch die durch den Gemeinderat gesetzte Budgetlimite sprengen würden. Der Stadtrat sieht sich deshalb gezwungen, neben den bereits bestehenden Übergangsregelungen im Personalrecht und in den Ausführungsbestimmungen zusätzliche finanzielle Rahmenbedingungen zu setzen. Überall dort, wo unangemessene, in dieser Form nicht beabsichtigte Lohnerhöhungen eintreten, sind Korrekturen - in erster Linie bei der angerechneten nutzbaren Erfahrung - vorzunehmen.
Kürzungsmassnahmen wurden vom Stadtrat einerseits vorgenommen, um Lohnerhöhungen bei sog. "unechten Aufholern" zu reduzieren, d.h. bei Personen, die - gemessen an der Arbeitsbewertung - einer zu hohen Funktionsgruppe zugeteilt worden waren.
Kürzungen der anrechenbaren Erfahrung wurden aber auch bei "echten Aufholern" vorgenommen, wo das neue Besoldungssystem zu besonders grossen Lohnerhöhungen führte, welche die finanziellen Rahmenbedingungen der Überleitung zu sprengen drohten. Wie der Stadtrat in seinem Einspracheentscheid ausgeführt hat, legten die Departemente jeweils die maximale gesamte Lohnsumme fest. Für das Pflege- und Therapiepersonal lautete die Vorgabe des Gesundheits- und Umweltdepartements, die gesamte Lohnsumme dürfe um höchstens 8 % ansteigen. Zudem sei nach den Anweisungen des Vorstehers zu beachten gewesen, dass der vorhandene Aufholbedarf in der Regel beim Kader höher sei als beim übrigen Personal. Bei der Interpretation des verbleibenden Spielraums seien die Dienstabteilungen angehalten worden, besonders den Faktor der Lohngerechtigkeit innerhalb eines Arbeitsbereichs oder Teams zu berücksichtigen.
5.3 Wie die Erwägungen zu Ziff. 3 Stadtratsbeschluss Nr. 828 zeigen, reagierte der Stadtrat mit dieser übergangsrechtlichen Bestimmung nicht nur auf die vom Gemeinderat vorgenommenen Änderungen der Funktionsketten. Vielmehr befürchtete er, dass die Besoldungsrevision auch aufgrund weiterer Änderungen (beim Lohnband, der nutzbaren Erfahrung und dem Mindestlohn) finanziell aus dem Ruder laufen werde. Insofern erscheint es nicht willkürlich, gestützt auf diese Bestimmung auch Kürzungen der anrechenbaren Erfahrung bei "echten Aufholern" vorzunehmen, die durch die Besoldungsrevision eine besonders grosse Lohnerhöhung erhalten haben. Diese Interpretation ist auch mit Art. 89 Abs. 3 PR vereinbar, der den Stadtrat zu Lohnanpassungen bei Angestellten ermächtigt, deren bisheriger Lohn "deutlich" vom ermittelten Lohn gemäss neuem Besoldungsrecht abweicht, unabhängig davon, worauf dieser Lohnunterschied zurückzuführen ist.
Bei der Beschwerdeführerin hätte die Überleitung in das neue Lohnsystem (trotz Platzierung auf 95 % des Lohnbands) zu einer Lohnerhöhung von rund 21 % geführt. Es erscheint nicht willkürlich, darin eine "deutliche", angesichts der finanziellen Vorgaben "unverhältnismässige" Lohnerhöhung zu erblicken.
Trotz der Kürzung verblieb der Beschwerdeführerin eine Lohnerhöhung von rund 13 % gegenüber ihrem bisherigen Lohn samt Zulagen. Dies erscheint jedenfalls im Ergebnis nicht willkürlich. Es kann daher offen bleiben, ob die Praxis des Verwaltungsgerichts haltbar ist, wonach die Lohnerhöhung bis auf 10 % des altrechtlichen Lohns ohne Berücksichtigung der den Gesundheitsberufen zuvor entrichteten Zulagen gekürzt werden dürfte.
5.4 Schliesslich ist auch kein Rechtsmissbrauch seitens der Stadt Zürich erkennbar. Die Kürzung der anrechenbaren Erfahrung diente nicht dazu, die Ergebnisse der Arbeitsbewertung der Beschwerdeführerin zu umgehen, sondern sollte die Finanzierbarkeit des neuen Besoldungssystems für alle städtischen Angestellten sicherstellen. Dies hat auch das Verwaltungsgericht - zumindest sinngemäss - zum Ausdruck gebracht, weshalb es den Anspruch der Beschwerdeführerin auf rechtliches Gehör nicht verletzt hat.
6. Die Beschwerdeführerin rügt weiter die Verletzung des allgemeinen Rechtsgleichheitsgebots.
Sie legt allerdings nicht dar, inwiefern sie schlechter behandelt worden sei als andere Personen (der Pflegeberufe oder anderer Berufsgruppen) in vergleichbarer Situation.
Die ihr gewährte Lohnerhöhung von 13 % (ausgehend von ihrem alten Lohn mit Zulagen) liegt auch deutlich höher als die den "unechten Aufholern" belassenen Lohnerhöhungen von 5 %. Insofern wurde - im Rahmen der finanziellen Möglichkeiten - dem unterschiedlichen Aufholbedarf der Pflegeberufe als "echte Aufholer" einerseits und der "unechten Aufholern" andererseits Rechnung getragen. Zwar mag es fragwürdig erscheinen, dass Berufsgruppen ohne Aufholbedarf überhaupt eine Lohnsteigerung erfahren haben. Dies war jedoch eine Folge der vom Gemeinderat vorgenommenen "Kettenverschiebungen" (vgl. dazu Urteil 1C_54/2008 vom 3. März 2009 E. 7.1), die durch individuelle Korrekturmassnahmen des Stadtrats nicht vollständig rückgängig gemacht werden konnten.
Nach dem Gesagten ist keine Verletzung des allgemeinen Rechtsgleichheitsgebots erkennbar.
7. Schliesslich beantragt die Beschwerdeführerin eine Korrektur des vorinstanzlichen Kostenentscheids hinsichtlich der Parteientschädigung: Sie habe vor Verwaltungsgericht teilweise obsiegt, insoweit als die Rückweisung der Sache an die Stadt aufgehoben worden sei. Es sei daher willkürlich gewesen, die Parteikosten wettzuschlagen, nachdem die Stadt Zürich gemäss der verwaltungsgerichtlichen Praxis ohnehin keinen Anspruch auf eine Parteientschädigung gehabt habe.
Gemäss § 17 Abs. 2 des Zürcher Verwaltungsrechtspflegegesetzes vom 24. Mai 1959 (VRG/ZH) kann die unterliegende Partei oder Amtsstelle zu einer Entschädigung für die Umtriebe der Gegenseite verpflichtet werden. Das Verwaltungsgericht ging davon aus, dass die Stadt Zürich überwiegend obsiegt habe und deshalb nicht entschädigungspflichtig sei. Diese Betrachtung erscheint jedenfalls nicht willkürlich: Das Verwaltungsgericht hat die Überleitungsverfügung der Stadt vollständig bestätigt. Es gibt auch keine Hinweise dafür, dass die Stadt die (vom Bezirksrat angeordnete und vom Verwaltungsgericht aufgehobene) Rückweisung nutzen wollte, um die angefochtene Verfügung zulasten der Beschwerdeführerin abzuändern (vgl. dazu Vernehmlassung der Stadt an das Verwaltungsgericht, S. 2 unten). Die Beschwerdeführerin hat daher in einem formalen Punkt von untergeordneter Bedeutung obsiegt, weshalb die Zusprechung einer Parteientschädigung nicht zwingend erscheint.
8. Nach dem Gesagten ist die Beschwerde abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist. Bei diesem Ausgang des Verfahrens trägt die Beschwerdeführerin die Gerichtskosten (Art. 65 Abs. 4 lit. b und Art. 66 Abs. 1 BGG). Die Stadt Zürich obsiegt in ihrem amtlichen Wirkungskreis und hat daher keinen Anspruch auf eine Parteientschädigung (<ref-law>; <ref-ruling> E. 7 S. 119). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 800.-- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Es werden keine Parteientschädigungen zugesprochen.
4. Dieses Urteil wird der Beschwerdeführerin, der Stadt Zürich, dem Verwaltungsgericht des Kantons Zürich, 4. Abteilung, 4. Kammer, und dem Eidgenössischen Büro für die Gleichstellung von Frau und Mann schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 17. Juli 2009
Im Namen der I. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin:
Féraud Gerber | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['af81b901-bc0f-42b6-8ee1-93bb45b1f547', '64f2305e-6e3b-41de-8cf6-935fdbb73ece'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'cc34f7b5-eab5-42ab-97d3-7875e91d4521', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'c8808c2b-7fc2-41d0-af94-1aeb860b0c62', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'a6367c7d-aa9e-4bdd-9d2a-7332c9f35397'] |
0b3ed3e0-7a5b-421b-be24-4b178e49a676 | 2,008 | de | Sachverhalt:
A. Die Ehegatten A._ und B.C._ gründeten 1992 die D._ Ltd. (nachfolgend D._). Im Jahre 2000 lernten sie auf den Karibikinseln Turks und Caicos X._ kennen und beauftragten sie ein Jahr später mit der Vermögensverwaltung der D._. X._ verfügte dazu unter anderem über das Bankkonto Nr. 000000.000 in Saas-Fee. In der Folge verwendete sie die ihr anvertrauten Gelder zu einem erheblichen Teil wider dem abgeschlossenen "Nominee Agreement", indem sie namhafte Beträge für persönliche Bedürfnisse abzweigte. Dazu verschob sie wiederholt Guthaben der Bankkonten auf eigene Konten. Ferner benutzte sie das ihr überlassene Vermögen als Sicherheit, um Bankkredite zu erlangen, welche sie anschliessend nicht zurückbezahlte. Zusammengefasst übertrug die D._ X._ USD 1'000'000.--. Diese zahlte lediglich USD 86'417.34 zurück. Die restlichen USD 913'583.66 eignete sie sich an oder verbrauchte sie für sich und ihr nahestehende Drittpersonen. Die Zentrale Staatsanwaltschaft des Kantons Wallis beschuldigte X._ mit Überweisungsbeschluss vom 6. Februar 2006 unter anderem der Veruntreuung, eventuell des Betrugs. Daraufhin stellte sich die E._ Associates - Nachfolgegesellschaft der D._ - als Zivilpartei.
B. Das Kreisgericht Oberwallis für den Bezirk Visp sprach X._ mit Urteil vom 8. November 2006 der mehrfachen Veruntreuung gemäss <ref-law> schuldig und verurteilte sie zu einer Gefängnisstrafe von 20 Monaten. Sämtliche Parteien erhoben dagegen Berufung. Das Kantonsgericht Wallis, Strafgerichtshof I, bestätigte mit Urteil vom 8. April 2008 in teilweiser Gutheissung der Berufungen den Schuld- und Strafpunkt.
C. Mit Beschwerde in Strafsachen beantragt X._, das Urteil des Kantonsgerichts Wallis sei aufzuheben, und sie sei mit einer Freiheitsstrafe von 12 Monaten bedingt zu bestrafen. | Erwägungen:
1. Die Beschwerdeführerin rügt die Verletzung von Bundesrecht im Zusammenhang mit der Strafzumessung. Zunächst wendet sie sich gegen das Strafmass (<ref-law>).
1.1 Die Vorinstanz geht zutreffend von der Anwendbarkeit des neuen Rechts aus (vgl. <ref-law> und angefochtenes Urteil E. 1e S. 11 f.). Der auf den 1. Januar 2007 in Kraft getretene Allgemeine Teil des Strafgesetzbuches hat die bisherigen Strafzumessungsgrundsätze in <ref-law> beibehalten. Das Bundesgericht hat die Grundsätze und die an sie gestellten Anforderungen wiederholt dargelegt. Darauf kann hier verwiesen werden (<ref-ruling> E. 2.1 S. 19 f. mit Hinweisen auf das bisherige Recht).
1.2 Die Vorinstanz verweist bei der Strafzumessung auf die erstinstanzlichen Ausführungen. Die erste Instanz berücksichtigte als "leicht" strafmindernd das Teilgeständnis, während sie keinerlei Strafmilderungsgründe sah. Straferhöhend hielt sie der Beschwerdeführerin ein schweres Verschulden entgegen, da sie mehrere Veruntreuungen mit einem Deliktsbetrag von Fr. 500'000.-- begangen, rücksichtslos und über einen längeren Zeitraum gehandelt und sich mit ihrem deliktischen Verhalten einen luxuriösen Lebenswandel finanziert habe. "In erheblichem Mass straferhöhend" berücksichtigte sie, dass die Beschwerdeführerin den Verkaufserlös der mit den veruntreuten Geldern erworbenen Wohnungen nicht an die Ehegatten C._ (nachfolgend Geschädigten) zurückerstattete und damit jeglichen Willen zur Wiedergutmachung habe vermissen lassen. Ergänzend zu diesen erstinstanzlichen Ausführungen hält die Vorinstanz im Einzelnen fest, das professionelle Vorgehen der Beschwerdeführerin - das überwiesene Geld als Sicherheit für einen Kredit zu verpfänden - sei straferhöhend zu werten. Zur Deliktsumme führt die Vorinstanz aus, die teilweise Rückzahlung seitens der Beschwerdeführerin betreffe Gelder, welche die D._ auf ein Konto in den USA einbezahlt habe und folglich einen Straftatbestand, für den die schweizerischen Gerichtsbehörden nicht zuständig seien. Deshalb sei die Rückzahlung nicht von der Deliktsumme abzuziehen. Weiter sei das Vorgehen der Geschädigten zwar leichtsinnig gewesen, die Beschwerdeführerin habe jedoch deren Vertrauen skrupellos missbraucht, was besonders verwerflich sei. Die Vertrauensseligkeit der Geschädigten sei deshalb weder strafmindernd noch straferhöhend zu werten. Das von der Beschwerdeführerin hinterlegte ärztliche Gutachten komme zum Schluss, dass diese eine aufrichtige und vertrauenswürdige Person und deshalb zu dem ihr vorgeworfenen strafbaren Verhalten nicht fähig sei. Der Psychiater beschreibe nicht, wie und mit welchen Grundlagen er seine überraschende Prognose erstellt habe. Die Vorinstanz geht davon aus, dass es sich um eine Gefälligkeitsexpertise handelt, welche nicht strafmindernd zu berücksichtigen ist. Das Geständnis der Beschwerdeführerin sei angesichts der erdrückenden Beweislage nur zurückhaltend strafmindernd zu berücksichtigen. Auch das Nachtatverhalten der Beschwerdeführerin zieht die Vorinstanz nicht zu deren Gunsten in Erwägung, weil sie davon ausgeht, dass diese den Schaden freiwillig nicht mehr gutmachen werde. Die Beschwerdeführerin habe nach mehreren Hausverkäufen den Erlös nicht dazu benutzt, die Schulden gegenüber den Geschädigten abzubezahlen, sondern das Geld auf ein Bankkonto in die Turks and Caicos verschoben. Weiter sei für das Vorliegen von Vorstrafen entscheidend, ob der Täter eine strafbare Vortat begangen habe, und nicht, ob er dazu auch verurteilt worden sei. Dabei dürften auch ausländische Vorstrafen berücksichtigt werden. Da bewiesen sei, dass die Beschwerdeführerin vor den in der Schweiz abgeurteilten Delikten im Ausland strafbare Handlungen vollzogen habe, sei ihr keine Strafminderung wegen fehlender Vorstrafen zuzubilligen (angefochtenes Urteil E. 5c S. 31 ff.).
1.3 Die Beschwerdeführerin bringt vor, die Vorinstanz berücksichtige die Vorstrafenlosigkeit, das Geständnis und das kooperative Verhalten während der Strafuntersuchung zu wenig strafmindernd und verletze damit ihr Ermessen. Auch habe sie die Folgen der unbedingten Freiheitsstrafe nicht gewürdigt. Die Vorinstanz würdige die Zumessungsgründe falsch und handle dementsprechend bundesrechtswidrig. Zum Geständnis wendet die Beschwerdeführerin ein, die Vorinstanz werte dieses als prozesstaktisches Aussageverhalten. Sie - die Beschwerdeführerin - habe aber bereits in ihrer ersten polizeilichen Einvernahme am Tag der Verhaftung und noch vor der untersuchungsrichterlichen Hafteröffnung den Sachverhalt vollumfänglich zugegeben. Dank ihren Aussagen über die Bezüge der Konti in der Schweiz und über die Bankbezüge und Geldflüsse im Ausland habe die Polizei das Geldflussdiagramm erstellen können. Weiter bringt sie vor, die Vorinstanz berufe sich betreffend die Vorstrafen auf Handlungen im Ausland. Diese seien jedoch einerseits vornehmlich durch ihr Aussageverhalten geklärt worden, andererseits sei noch keine Strafuntersuchung eingeleitet worden. Bei der Strafzumessung seien weiter die persönlichen Beziehungen zwischen dem Täter und dem Opfer und damit das fahrlässige Verhalten der Geschädigten zu berücksichtigen. Diese hätten sie als unerfahrene Treuhänderin zwecks Umgehung von neuen Steuerbestimmungen ausgewählt und von den Vollmachten viel zu spät Gebrauch gemacht. Weiter würden die Wirkungen der Untersuchungshaft nicht berücksichtigt. Sie sei durch die fünf Monate dauernde Haft psychisch und physisch angeschlagen gewesen und ein strafrechtlich relevantes Verhalten nach der Haftentlassung liege nicht vor. Beim Nachtatverhalten berücksichtige die Vorinstanz die Rückzahlung von USD 86'4217.84 auf ein Konto in den USA nicht. Dabei handle es sich aber um ein Verhalten gegenüber den Geschädigten, weshalb es zu würdigen sei. Des Weiteren gehe die Vorinstanz davon aus, dass sie - die Beschwerdeführerin - den Schaden freiwillig nicht mehr wieder gutmachen würde. Die Vorinstanz vernachlässige die Wohnung in Saas-Fee, deren Verwertung durch die Geschädigten mittels Grundbuchsperre verhindert werde, so dass ein allfälliger Erlös nicht an jene bezahlt werden könne. Schliesslich lasse die Vorinstanz dem ärztlichen Gutachten kein Beweiswert zukommen, obschon dieses lege artis erstellt worden sei.
1.4 Das Gericht misst die Strafe nach dem Verschulden des Täters zu (<ref-law>). Der Begriff des Verschuldens bezieht sich auf den gesamten Unrechts- und Schuldgehalt der Straftat (<ref-ruling> E. 5.3.3 S. 11 mit Hinweis) und ist damit das wesentliche Strafzumessungskriterium (<ref-ruling> E. 2a S. 103). Die Vorinstanz bewertet das Verschulden der Beschwerdeführerin aus mehreren Gründen als schwer. Gestützt darauf berücksichtigt sie verschiedene Strafzumessungsfaktoren straferhöhend und lediglich das Geständnis leicht strafmindernd. Demnach erscheint bei einer theoretisch möglichen Höchststrafe von siebeneinhalb Jahren die ausgesprochene Freiheitsstrafe von 20 Monaten - welche sich im untersten Drittel des Strafrahmens bewegt - als der Tat und dem Verschulden angemessen. Auch was die Beschwerdeführerin gegen die einzelnen Strafzumessungsfaktoren vorbringt, erweist sich als unbegründet. So führt die Vorinstanz hinsichtlich dem Vorleben der Beschwerdeführerin zu Recht aus, dass ausländische und noch nicht abgeurteilte Vorstrafen berücksichtigt werden dürfen. Entscheidend ist, dass der Täter eine grundsätzlich strafbare Vortat begangen hat (vgl. HANS Wiprächtiger, Basler Kommentar Strafrecht I, 2. Aufl. 2007, <ref-law> N 102 und N 104). Die Beziehung zwischen der Beschwerdeführerin und den Geschädigten wertet die Vorinstanz weder straferhöhend noch strafmindernd, da die Geschädigten zwar tatsächlich leichtsinnig gehandelt hätten, die Beschwerdeführerin aber das Vertrauensverhältnis ausgenützt habe. Damit hält sich die Vorinstanz an die Literatur, welche bezüglich der Beziehungen zwischen Täter und Opfer von einer Ambivalenz der Strafzumessungstatsachen spricht, da sie straferhöhend oder strafmindernd wirken können (vgl. Wiprächtiger, a.a.O., N 84). Weiter durfte die Vorinstanz das Geständnis nur leicht strafmindernd werten. Ein Geständnis kann bei der Analyse des Nachtatverhaltens zugunsten des Täters einbezogen werden, wenn es auf Einsicht in das begangene Unrecht oder auf Reue schliessen lässt (vgl. <ref-ruling> E. 2d/cc S. 205). Das Verhalten der Beschwerdeführerin - insbesondere der fehlende Ersatz des Schadens - lässt nicht auf Einsicht oder Reue schliessen. Die Vorinstanz durfte dabei die Rückzahlung des relativ mässigen Betrages vernachlässigen. Schliesslich ist die von der Beschwerdeführerin vorgebrachte Wirkung der Untersuchungshaft im Rahmen der Legalprognose (Art. 42 f. StGB) zu prüfen (vgl. E. 2.4 hiernach). Auch das erwähnte ärztliche Gutachten betrifft nicht die Strafzumessung an sich, sondern die Beweiswürdigung der Vorinstanz. Die Beschwerdeführerin begründet jedoch nicht, inwiefern diese Bundesrecht verletzt (<ref-law>), so dass darauf nicht einzutreten ist.
Zusammengefasst ist festzuhalten, dass die Vorinstanz alle wesentlichen Strafzumessungsfaktoren berücksichtigt und in nicht zu beanstandender Weise gewichtet. Die ausgesprochene Strafe liegt durchaus im Rahmen ihres Ermessens, weshalb eine Verletzung von <ref-law> zu verneinen ist.
2. Weiter rügt die Beschwerdeführerin die Verweigerung des bedingten Strafvollzugs.
2.1 Das Gericht schiebt den Vollzug einer Geldstrafe, von gemeinnütziger Arbeit oder einer Freiheitsstrafe von mindestens sechs Monaten und höchstens zwei Jahren in der Regel auf, wenn eine unbedingte Strafe nicht notwendig erscheint, um den Täter von der Begehung weiterer Verbrechen oder Vergehen abzuhalten (<ref-law>). In subjektiver Hinsicht hat das Gericht für die Gewährung des bedingten Strafvollzuges wie bisher eine Prognose über das zukünftige Verhalten des Täters zu stellen. Die vom Bundesgericht entwickelten Prognosekriterien bleiben weiterhin massgebend (vgl. <ref-ruling> E. 4.2 und 4.2.1 S. 5 mit Hinweisen). Die Anforderungen an die Prognose der Legalbewährung für den Strafaufschub liegen unter neuem Recht allerdings etwas tiefer. Während nach dem alten Recht für die Gewährung des bedingten Strafvollzugs eine günstige Prognose erforderlich war, genügt nach dem neuen Recht das Fehlen einer ungünstigen Prognose. Die Gewährung des bedingten Strafaufschubs setzt mit anderen Worten nicht die positive Erwartung voraus, der Täter werde sich bewähren, sondern es genügt die Abwesenheit der Befürchtung, dass er es nicht tun werde. Der Strafaufschub ist deshalb die Regel, von der grundsätzlich nur bei ungünstiger Prognose abgewichen werden darf. Er hat im breiten Mittelfeld der Ungewissheit den Vorrang (<ref-ruling> E. 7.3 S. 117 mit Hinweisen).
2.2 Die Vorinstanz hält zum sozialen Umfeld der Beschwerdeführerin fest, diese lebe in keiner gefestigten Familienbande, welche sich stabilisierend auf sie auswirken könne. Ihr derzeitiger Aufenthaltsort sei unbekannt, und ihre Lebensverhältnisse und ihre berufliche Situation in diesem Sinne unstet. Sollte sie weiterhin im Immobilenbereich tätig sei, bestünde die Gefahr, dass ihr erneut grössere Geldsummen anvertraut würden, welche sie für sich verwenden würde. Ihre Hemmschwelle sei aufgrund ihrer guten finanziellen Situation äusserst niedrig gewesen und die Dauer und Anzahl deliktischer Verhaltensweisen sowie der hohe Deliktsbetrag würden von einer erheblichen kriminellen Energie zeugen, selbst wenn sie nicht vorbestraft sei. Das Festhalten an Schutzbehauptungen, das Vorlegen eines unglaubwürdigen ärztlichen Gutachtens und der persönliche Gebrauch der entwendeten Gelder würden gegen jegliche Reue oder Einsicht sprechen. So habe sie sogar nach mehrmonatiger Untersuchungshaft die veruntreuten Gelder nach einem Häuserverkauf auf die Turks and Caicos verschoben, statt den angerichteten Schaden wenigstens teilweise wieder gutzumachen. Insgesamt falle die Legalprognose eindeutig ungünstig aus. Deshalb fehle es an der subjektiven Voraussetzung zur Gewährung des bedingten Strafvollzuges. Namentlich die wirkungslose Untersuchungshaft schliesse aus, dass sich die Beschwerdeführerin durch einen blossen Teilvollzug künftig von der Begehung weiterer Verbrechen oder Vergehen werde abhalten lassen, weshalb auch der teilbedingte Strafvollzug zu verweigern sei (angefochtenes Urteil E. 6b S. 41 ff.).
2.3 Die Beschwerdeführerin wendet sich gegen die Auffassung der Vorinstanz, wonach ihre Lebensverhältnisse und ihre berufliche Situation unstet seien. Es sei nicht bewiesen, dass sie bei einer Tätigkeit als Immobilienmaklerin erneut mit grösseren Geldsummen direkt in Kontakt geraten würde. Auch ohne feste Bleibe sei eine legale Erwerbstätigkeit möglich. Insofern die Vorinstanz strafbare Verhalten im Ausland für die Begründung der erheblichen kriminellen Energie einbeziehe, verletze sie ihr Ermessen. Zudem sei zu beachten, dass das sorglose Verhalten der Geschädigten die Tathandlungen erleichterten, was eine erhebliche kriminelle Energie ausschliesse. Die Vorinstanz habe bereits bei der Strafzumessung beachtet, dass die veruntreuten Gelder nicht zur Wiedergutmachung verwendet wurden. Sie verletze Bundesrecht, wenn sie bei der Prognose dasselbe Verhalten nochmals würdige. Insgesamt räume die Vorinstanz der fehlenden Familienbande, des Fehlens einer geregelten legalen Erwerbstätigkeit, sowie insbesondere dem Verhalten nach der Haftentlassung eine vorrangige Bedeutung zu und vernachlässige die fehlende strafrechtliche Vorbelastung. Völlig unbeachtet bleibe das psychiatrische Gutachten, gemäss welchem kein Anlass für einen Rückfall bestehe.
2.4 Die Vorinstanz hält sich an die vom Bundesgericht entwickelten Prognosekriterien und nimmt eine Gesamtwürdigung aller wesentlichen Umstände vor. Entgegen dem Einwand der Beschwerdeführerin entsprechen diese Kriterien teilweise jenen bei der Strafzumessung nach <ref-law>, weshalb die Vorinstanz den persönlichen Gebrauch der Gelder zu Recht bei der Prognosestellung nochmals berücksichtigt. Von der erheblichen kriminellen Energie und den fehlenden sozialen Bindungen der Beschwerdeführerin schliesst sie auf eine Rückfallgefahr. Weiter führt die Vorinstanz aus, inwiefern das Verhalten der Beschwerdeführerin - insbesondere die fehlende Warnwirkung der mehrmonatigen Untersuchungshaft - gegen jegliche Reue oder Einsicht spricht. Zusammengefasst ist der Begründung der Vorinstanz zu entnehmen, wieso sie trotz fehlender Vorstrafen auf ein erhebliches Rückfallrisiko schliesst. Weil die subjektive Voraussetzung der begründeten Aussicht auf Bewährung sowohl für den bedingten als auch den teilbedingten Strafvollzug gilt (vgl. <ref-ruling> E. 5.3.1 S. 10 mit Hinweisen), verweigert sie zutreffend auch den teilweisen Strafaufschub. Die Rüge der Beschwerdeführerin erweist sich als unbegründet.
3. Nach dem Gesagten ist die Beschwerde abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist. Bei diesem Ausgang des Verfahrens sind die Gerichtskosten der Beschwerdeführerin aufzuerlegen (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 2'000.-- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Kantonsgericht Wallis, Strafgerichtshof I, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 24. November 2008
Im Namen der Strafrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin:
Schneider Binz | CH_BGer_011 | Federation | null | null | null | null | nan | ['7460ed20-6d04-4447-82c9-43ea04f054d4', '3e6423c3-5e16-481c-9471-1e2fe9b12466', 'ac529cf5-d8b8-4737-aa4b-07232e1babd9', 'c9e9ee21-2151-4df2-a0b5-8b024ef0241c', '3e6423c3-5e16-481c-9471-1e2fe9b12466', '0dc0823a-b328-4131-b48a-98339854cf80', '3e6423c3-5e16-481c-9471-1e2fe9b12466'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78'] |
0b3f2dc0-11dd-4b4c-a3b5-e918f6973371 | 2,000 | de | A.- E._, geboren 1920, gestorben am 18. Dezember 1999, litt während mehrerer Jahre vor ihrem Tod an einem demenziellen Syndrom vom Alzheimer-Typ mit zunehmender Verwirrtheit und war deshalb auf Pflegeleistungen angewiesen. Diese wurden in erster Linie von ihrem Ehemann, G._, und zwei von ihm angestellten Pflegerinnen, A._ und B._, erbracht. Nachdem die Visana, bei welcher E._ obligatorisch für Krankenpflege versichert war, ab 1. Januar 1999 Kosten für die Leistungen der beiden genannten Pflegerinnen (im Umfang von 114, 3 Stunden pro Quartal à Fr. 22.-) übernommen hatte, teilte sie der Versicherten am 6. Mai 1999 mit, dass ab
1. Juli 1999 das "Personal einer Spitexorganisation zu beanspruchen" sei. Nach längerem Briefwechsel mit dem Ehemann der Versicherten verfügte die Visana am 22. September 1999, dass sie "ab 01.07.1999 keine Leistungen mehr an die Pflege durch Frau A._ und Frau B._" vergüte, weil diese keine ausgebildeten Krankenschwestern und auch nicht für eine zugelassene Spitex-Organisation tätig seien.
An dieser Verfügung hielt die Visana mit Einspracheentscheid vom 19. November 1999 fest.
B.- Das Verwaltungsgericht des Kantons Bern wies die hiegegen erhobene Beschwerde mit Entscheid vom 17. März 2000 ab.
C.- G._ führt Verwaltungsgerichtsbeschwerde, sinngemäss mit dem Rechtsbegehren, in Aufhebung des vorinstanzlichen Entscheids und des Einspracheentscheids vom 19. November 1999 sei die Visana zur Beteiligung an den Kosten für die von A._ und B._ geleistete Hauspflege zu verpflichten.
Sowohl die Visana als auch das Bundesamt für Sozialversicherung (BSV) schliessen auf Abweisung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde. | Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
1.- Im Rahmen der obligatorischen Krankenpflegeversicherung können nur Kosten für Massnahmen vergütet werden, die von zugelassenen Leistungserbringern durchgeführt werden (<ref-law>). Wie das Eidgenössische Versicherungsgericht im zur Publikation vorgesehenen Urteil W. vom 20. Juli 2000 (K 29/00) festgestellt hat, verstösst es nicht gegen Bundesrecht, wenn die Leistungspflicht der Krankenversicherer bei Hauspflege auf zugelassene Krankenschwestern und Krankenpfleger sowie Organisationen der Krankenpflege und Hilfe zu Hause beschränkt wird (<ref-law> in Verbindung mit Art. 49 und 51 KVV; vgl. auch <ref-law>). Krankenschwestern und Krankenpfleger haben nach <ref-law> nachzuweisen, (a) das Diplom einer Schule für Gesundheits- und Krankenpflege, welche von einer von den Kantonen gemeinsam bezeichneten Stelle, die für eine einheitliche Praxis und Qualität im ganzen Land sorgt, anerkannt worden ist, oder ein von dieser Stelle als gleichwertig anerkanntes Diplom und (b) eine zweijährige praktische Tätigkeit bei einer Krankenschwester oder einem Krankenpfleger, die nach der KVV zugelassen sind, oder in einem Spital oder einer Organisation der Krankenpflege und Hilfe zu Hause unter der Leitung einer Krankenschwester oder eines Krankenpflegers, welche die Zulassungsvoraussetzungen der KVV erfüllen. Die Umschreibung der Zulassungsbedingungen hält sich im Rahmen der dem Verordnungsgeber zustehenden weiten Gestaltungsfreiheit (vgl. zum KUVG: <ref-ruling> Erw. 5) und dient dem mit der Zulassungsordnung angestrebten Zweck einer einheitlichen Praxis und Qualitätssicherung in der Krankenpflege.
2.- Die im vorliegenden Fall eingesetzten Pflegerinnen erfüllen die Zulassungsbedingungen nicht. A._ hat lediglich einen 60-stündigen Pflegerinnen-Kurs des Schweizerischen Roten Kreuzes und B._ eine Teilausbildung an der Städtischen Krankenpflegeschule X._ (Zeugnis mit Zwischenabschluss) absolviert. Beide Pflegerinnen verfügen unbestrittenermassen weder über ein Diplom im Sinne von <ref-law> noch über eine zweijährige praktische Ausbildung im Sinne von lit. b der genannten Verordnungsbestimmung. Sie sind auch nicht für eine gemäss <ref-law> zugelassene Spitex-Organisation tätig (zumindest waren sie dies nicht mit Bezug auf die vorliegend streitigen Hauspflegeleistungen). Vielmehr hat die Spitex-Organisation Y._ eine Beschäftigung der beiden Pflegerinnen ausdrücklich abgelehnt, weil sie kein zusätzliches Personal benötige (Schreiben an den Beschwerdeführer vom 8. Juli 1999). Die Verweigerung der beantragten Hauspflegeleistungen durch die Visana erfolgte damit zu Recht, woran auch die Vorbringen in der Verwaltungsgerichtsbeschwerde nichts zu ändern vermögen. Aus dem Titel von <ref-law> ("Im allgemeinen") lässt sich entgegen der Meinung des Beschwerdeführers nicht ableiten, dass Ausnahmen von den Zulassungsvoraussetzungen zulässig sind; es wird damit lediglich gesagt, dass <ref-law> die allgemeinen Zulassungserfordernisse umschreibt, während die <ref-law> die für die einzelnen Gruppen von Leistungserbringern geltenden besondern Zulassungsvoraussetzungen regeln. Es genügt sodann nicht, dass für die streitige Hauspflege eine ärztliche Anordnung vorliegt. Eine solche bildet nach Art. 24 in Verbindung mit Art. 25 Abs. 2 lit. a Ziff. 3 KVG zwar eine Voraussetzung der Leistungspflicht, ersetzt die erforderliche Zulassung des Leistungserbringers jedoch nicht. Schliesslich vermag der Umstand, dass die Kosten für die eingesetzten Pflegerinnen unter dem Spitex-Tarif liegen, keine Leistungspflicht zu begründen. Zu einem andern Ergebnis führt insbesondere auch die Austauschbefugnis nicht, weil sie nicht dazu dienen darf, Nichtpflichtleistungen durch Pflichtleistungen zu ersetzen (erwähntes Urteil W. vom 20. Juli 2000, K 29/00). | Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
I.Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
II.Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
III. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Verwaltungsgericht des Kantons Bern, Sozialversicherungsrechtliche Abteilung, und dem Bundesamt für Sozialversicherung
zugestellt.
Luzern, 5. September 2000
Im Namen des
Eidgenössischen Versicherungsgerichts
Der Vorsitzende der II. Kammer:
Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | ['ba7738c1-a8a9-4aa5-be61-0a017018f0de', '4fce8cf8-6ec5-4c71-8eb8-df9b43bf6971', 'eb45c000-82aa-491b-ae39-b84d02eb9eb1', 'e5c590b5-9b0a-400e-8fc2-f62461ed889e', 'ad9fc709-869a-45ca-97a8-1cd48f3d782b', 'd57f49bd-e412-4fd5-8970-e933342d1535', '8d08c873-e2c0-4e52-a739-1b985bb086d2', '39c6fe9d-017f-49ab-9edf-a2e9704b1f19', '6f969d22-7db8-4b05-976b-fc38c201de88'] |
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Faits:
A. Zurich Compagnie d'Assurances sur la Vie (ci-après: Zurich Assurances) est propriétaire des parcelles nos 2025 et 2032 du registre foncier de Lausanne, sises à l'avenue des Oiseaux 4 et 2 à Lausanne. La Commune de Lausanne (ci-après: la Commune) est quant à elle propriétaire de la parcelle n° 2026, sise à la rue de la Borde 51 à 57bis / rue des Crêtes à Lausanne.
José-Louis Truan est architecte au sein de José-Louis Truan SA. Il est le père spirituel d'un projet de logements subventionnés à la rue de la Borde 51 à 57bis à Lausanne. La Commune avait initialement proposé ce projet à la société coopérative Colosa. Celle-ci l'avait refusé notamment parce qu'il existait un rapport géologique faisant état d'un terrain délicat, si bien que la construction d'un immeuble à logements subventionnés aurait coûté trop cher.
Le rapport géologique en question était un rapport établi le 31 octobre 1986 par Jean-François Nicod, Sert ingénieurs-conseils SA, qui présentait les résultats d'une expertise géotechnique réalisée à la demande de l'Atelier d'architecture de Lully sur les terrains sis à la rue de la Borde 53 à 57bis à Lausanne, en vue de définir les conditions du sol et d'en déduire des recommandations pour la construction d'immeubles d'habitation et de garages. Il en ressortait notamment que le terrassement en partie haute du terrain sous le mur de soutènement existant pouvait conduire à de graves difficultés à cause de la présence des remblais et de la moraine argileuse, et que les bords de l'excavation devraient être soutenus par un système de paroi ancrée dans la molasse gréseuse.
Le rapport géologique en question était un rapport établi le 31 octobre 1986 par Jean-François Nicod, Sert ingénieurs-conseils SA, qui présentait les résultats d'une expertise géotechnique réalisée à la demande de l'Atelier d'architecture de Lully sur les terrains sis à la rue de la Borde 53 à 57bis à Lausanne, en vue de définir les conditions du sol et d'en déduire des recommandations pour la construction d'immeubles d'habitation et de garages. Il en ressortait notamment que le terrassement en partie haute du terrain sous le mur de soutènement existant pouvait conduire à de graves difficultés à cause de la présence des remblais et de la moraine argileuse, et que les bords de l'excavation devraient être soutenus par un système de paroi ancrée dans la molasse gréseuse.
B. Cité-Joie (ci-après: la Coopérative) est une société coopérative dont le but est l'étude et la construction de logements à loyers modestes. Intéressée par le projet de logements subventionnés précité, elle a entamé des discussions avec la Commune en mars 1993.
Le 3 janvier 1995, la Coopérative et José-Louis Truan SA ont conclu un contrat d'architecte portant notamment sur l'examen, la mise à l'enquête, les soumissions, les adjudications et la direction des travaux de construction des immeubles sur la parcelle en cause. José-Louis Truan SA a informé la Coopérative du rapport géotechnique de Sert ingénieurs-conseils SA du 31 octobre 1986, rapport que la Commune de Lausanne ne pouvait ignorer.
Le 17 octobre 1995, Mario Fellrath, bureau d'ingénieur civil, a conclu avec la Coopérative un contrat portant sur le projet et la direction, y compris le contrôle de l'exécution, des travaux préparatoires, des terrassements et de la structure du bâtiment sis à la rue des Crêtes.
Par acte authentique du 7 janvier 1997, la Commune et la Coopérative ont convenu de constituer sur la parcelle n° 2026 un droit de superficie en faveur de la Coopérative pour les deux immeubles qu'elle projetait d'y édifier (l'un sur la rue de la Borde et l'autre sur la rue des Crêtes) avec l'appui financier des pouvoirs publics. L'art. 14 al. 3 de ce contrat disposait que la Commune n'assumait aucune garantie quant à la nature du sol.
Par acte authentique du 7 janvier 1997, la Commune et la Coopérative ont convenu de constituer sur la parcelle n° 2026 un droit de superficie en faveur de la Coopérative pour les deux immeubles qu'elle projetait d'y édifier (l'un sur la rue de la Borde et l'autre sur la rue des Crêtes) avec l'appui financier des pouvoirs publics. L'art. 14 al. 3 de ce contrat disposait que la Commune n'assumait aucune garantie quant à la nature du sol.
C. Les travaux d'excavation ont débuté en janvier 1997. Alors que les travaux de terrassement étaient exécutés sous la direction de Mario Fellrath et José-Louis Truan, les premiers mouvements de terrain ont eu lieu. À la mi-mars 1997, un remblayage d'urgence de 1'500 m3 a été exécuté en raison de mouvements de terrain très importants.
Le 8 avril 1997, Zurich Assurances a établi un rapport photographique dont il ressort qu'un décollement affecte son terrain et que des ancrages permanents ont été fixés au sous-sol de ses parcelles nos 2025 et 2032. Les ancrages ont été posés par la Coopérative et ses mandataires.
Zurich Assurances a demandé et obtenu, auprès du Président du Tribunal civil du district de Lausanne, un constat d'urgence ainsi que des mesures préprovisionnelles et provisionnelles ordonnant à la Coopérative de cesser tous les travaux autres que ceux de consolidation.
Après que le Président du Tribunal civil du district de Lausanne eut pris acte d'un accord intervenu entre les parties sur les mesures provisionnelles et constaté la caducité de celles-ci, les travaux de construction de la rue de la Borde 51 à 57bis ont pu reprendre au début du mois de novembre 1997. Ils ont été achevés en 1999.
Après que le Président du Tribunal civil du district de Lausanne eut pris acte d'un accord intervenu entre les parties sur les mesures provisionnelles et constaté la caducité de celles-ci, les travaux de construction de la rue de la Borde 51 à 57bis ont pu reprendre au début du mois de novembre 1997. Ils ont été achevés en 1999.
D. Le 14 novembre 1997, Zurich Assurances a ouvert action devant la Cour civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud contre la Coopérative et la Commune, en concluant au paiement par celles-ci, solidairement entre elles ou chacune pour la part que Justice dirait, du montant de 200'000 fr. plus intérêts à 5% l'an dès le jour de la demande. La Coopérative a conclu au rejet de la demande. La Commune a conclu principalement au rejet de la demande et subsidiairement à ce que la Coopérative soit tenue de la relever de toute condamnation. La Coopérative a conclu au rejet des conclusions récursoires de la Commune. En cours d'instance, la demanderesse a augmenté ses conclusions à 305'000 fr. plus intérêts.
Les parties ont admis que les événements de 1997 avaient démontré que Mario Fellrath avait sous-estimé la nature du sol, et surtout du sous-sol de la parcelle litigieuse. Elles ont admis que ce faisant, Mario Fellrath avait agi contrairement aux règles de l'art et que cet élément était en rapport de causalité naturelle et adéquate avec les dommages occasionnés aux immeubles de la demanderesse.
La Cour civile a ordonné une expertise judiciaire, dont il ressort en substance que les parcelles nos 2025 et 2032 ont subi ensemble une moins-value de 160'000 fr. en raison de la présence des ancrages permanents et que le coût de la remise en état des aménagements extérieurs endommagés peut être évalué à 145'000 fr., TVA incluse.
La Cour civile a ordonné une expertise judiciaire, dont il ressort en substance que les parcelles nos 2025 et 2032 ont subi ensemble une moins-value de 160'000 fr. en raison de la présence des ancrages permanents et que le coût de la remise en état des aménagements extérieurs endommagés peut être évalué à 145'000 fr., TVA incluse.
E. Par jugement du 6 octobre 2004, la Cour civile a condamné les défenderesses, solidairement entre elles, à payer à la demanderesse la somme de 305'000 fr. avec intérêt à 5% l'an dès le 12 décembre 1997 (I). Elle a en outre dit que la Coopérative était tenue de relever la Commune de tout montant versé en paiement de la somme ainsi allouée ainsi que des dépens mis à sa charge (II), et a statué sur les frais et dépens (III à VI). La motivation en droit de ce jugement est en substance la suivante :
E.a Selon l'<ref-law>, celui qui est atteint ou menacé d'un dommage parce qu'un propriétaire excède son droit peut actionner ce propriétaire pour qu'il remette les choses en l'état ou prenne des mesures en vue d'écarter le danger, sans préjudice de tous dommages-intérêts. Cette disposition prévoit ainsi, outre les actions défensives, l'action en dommages-intérêts. La qualité pour agir appartient à celui qui, notamment en qualité de propriétaire, est entravé ou atteint dans l'utilisation, la jouissance ou l'exploitation de son fonds.
La qualité pour défendre à l'action en dommages-intérêts appartient au propriétaire du fonds d'où proviennent les immissions. Elle appartient également au titulaire d'un droit réel limité ou d'un droit personnel sur ce fonds. En particulier, le superficiaire est tenu comme un propriétaire des dommages causés au fonds voisin par un exercice excessif de son droit. Lorsque le titulaire d'un droit réel limité ou d'un droit personnel peut être recherché, il convient cependant d'examiner d'après les circonstances concrètes si le demandeur peut également diriger son action contre le propriétaire, parce que celui-ci a contribué à causer le dommage; une telle contribution doit en principe être admise dès que le fonds a été mis à disposition en vue d'un certain usage, dont est ensuite résultée l'atteinte.
En l'espèce, la demanderesse, propriétaire des parcelles nos 2025 et 2032 qui sont voisines de la parcelle en construction d'où proviennent les immissions, peut agir à la fois contre la Coopérative, qui est titulaire d'un droit de superficie octroyé dans le but d'y construire des immeubles comprenant des appartements à loyer modéré, et contre la Commune, qui, en mettant à disposition son bien-fonds dans ce but, pourrait avoir contribué à causer le dommage.
E.b L'<ref-law> institue une responsabilité causale du propriétaire et des bénéficiaires de droits réels limités, qui répondent en outre des actes de toute personne qui utilise avec leur accord le fonds en question. La réparation du dommage est subordonnée à trois conditions : un excès dans l'utilisation du fonds d'où proviennent les immissions - qui constituent les conséquences indirectes de cette utilisation sur le fonds voisin -, une atteinte aux droits du voisin et un rapport de causalité naturelle et adéquate entre l'excès et l'atteinte. L'excès doit se produire sur un autre fonds et consister dans la violation des règles de voisinage au sens des <ref-law>. L'<ref-law> est concrétisé notamment par l'<ref-law>, aux termes duquel le propriétaire qui fait des fouilles ou des constructions ne doit pas nuire à ses voisins en ébranlant leur terrain, en l'exposant à un dommage ou en compromettant les ouvrages qui s'y trouvent.
En l'espèce, il ne fait pas de doute que les mouvements de terrain qui ont affecté les biens-fonds de la demanderesse à la suite des travaux d'excavation et de terrassement sur la parcelle n° 2026 constituent des immissions excessives, qui sont une conséquence indirecte de la construction entreprise par la Coopérative sur cette parcelle. Il n'est pas contestable que cette atteinte indirecte a entraîné un dommage. Le rapport d'expertise fait état d'un dommage de 145'000 fr. pour la remise en état des aménagements extérieurs, et il n'existe aucun motif valable de s'en écarter.
E.c S'agissant des ancrages fixés sur les biens-fonds de la demanderesse, ils constituent une atteinte directe à sa propriété, dont la réparation doit être examinée à la lumière des conditions de la responsabilité aquilienne. Cependant, l'<ref-law> prévoit que si quelqu'un ne peut se préserver ou préserver autrui d'un dommage imminent ou d'un danger présent qu'en portant atteinte à la propriété d'un tiers, celui-ci est tenu de souffrir cette atteinte, pourvu qu'elle soit de peu d'importance en comparaison du dommage ou du danger qu'il s'agit de prévenir (al. 1); le propriétaire peut, s'il a subi un préjudice, réclamer une indemnité équitable (al. 2).
En l'espèce, la fixation des ancrages constitue une mesure urgente et appropriée afin de préserver l'intégrité matérielle des immeubles de la demanderesse et surtout l'intégrité physique de leurs occupants. Cette mesure a permis de stabiliser le terrain et d'éviter un dommage plus grave. La demanderesse doit par conséquent souffrir cette atteinte à son droit de propriété, mais elle peut prétendre à une indemnité. L'expert a évalué le préjudice de la demanderesse à 160'000 fr. au titre de la moins-value affectant ses parcelles nos 2025 et 2032 en raison de la présence des quatre ancrages permanents dans le sous-sol de celles-ci, et il n'y a pas lieu de réduire ce montant au sens des art. 43 et 44 CO.
E.d La responsabilité des défenderesses pour le dommage causé à la demanderesse est solidaire au sens de l'<ref-law>. Les défenderesses répondent en effet du dommage, qu'elles ont provoqué en agissant de concert dans le cadre de l'octroi d'un droit de superficie, en vertu des mêmes causes de responsabilité.
E.e S'agissant des conclusions récursoires prises par la Commune contre la Coopérative, le juge use librement de son pouvoir d'examen, s'agissant de deux responsabilités causales. Toutefois, le contrat de superficie conclu par les défenderesses contient à son art. 14 al. 3 une clause d'exclusion quant à la nature du sol. Les dispositions légales concernant la garantie dans la vente d'immeubles peuvent s'appliquer par analogie à un contrat prévoyant un droit de superficie distinct et permanent, qui constitue un immeuble au sens de l'<ref-law>. Toutefois, comme ces dispositions ne sont pas impératives, les parties sont libres de prévoir une clause d'exclusion de garantie, comme elles l'ont fait en l'espèce. Une telle clause est valable si elle renferme exactement la volonté des parties et ne constitue pas une simple clause de style. La détermination de la portée d'une clause excluant ou limitant la responsabilité ressortit à l'interprétation du contrat.
Dans le cas présent, la clause prévue à l'art. 14 du contrat de superficie est claire et énoncée en termes simples. Elle se rapporte spécialement à la nature du sol, excluant toute garantie en raison des conséquences dues à cet élément. Elle vient compléter l'alinéa précédent de l'art. 14 qui prévoit plus généralement que "[l]e terrain objet du droit de superficie, est mis à disposition dans son état le jour de la signature du présent acte, favorisé et grevé des servitudes actives et passives alors inscrites au Registre foncier". Il s'ensuit que la clause litigieuse n'est manifestement pas une clause de style et que la volonté réelle des parties au contrat de superficie était sans aucun doute de libérer la Commune de toute responsabilité relative aux conséquences que pouvait engendrer la nature délicate du sol. En tous les cas, c'est bien là le sens que chacune des défenderesses pouvait et devait raisonnablement prêter à cette déclaration de volonté. C'est ainsi à tort que la Coopérative prétend avoir été victime de dol en ce sens que la Commune aurait inséré cette clause d'exclusion de garantie en lui cachant la véritable nature du sol. Il est en effet établi que José-Louis Truan SA avait connaissance du rapport géotechnique de Sert ingénieurs-conseils SA du 31 octobre 1986 faisant état d'un terrain difficile de la parcelle en cause et que José-Louis Truan en avait informé la Coopérative.
Cela étant, les conclusions récursoires prises par la Commune contre la Coopérative doivent être admises.
La Coopérative a déposé un recours en réforme au Tribunal fédéral contre le jugement de la Cour civile du 6 octobre 2004. Elle a conclu avec suite de frais et dépens à sa réforme en ce sens que les conclusions de la demande soient rejetées, subsidiairement que l'action récursoire de la Commune soit rejetée; à titre plus subsdiaire, elle a conclu à l'annulation du jugement attaqué.
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La Commune a elle aussi déposé un recours en réforme au Tribunal fédéral contre le jugement de la Cour civile du 6 octobre 2004. Elle a conclu avec suite de frais et dépens à sa réforme en ce sens que les conclusions de la demande soient rejetées.
Parallèlement, la Coopérative et la Commune ont chacune formé un recours en nullité auprès de la Chambre des recours du Tribunal cantonal du canton de Vaud contre le jugement de la Cour civile. Par ordonnances du 8 février 2005, le Président de la cour de céans a suspendu l'instruction des recours en réforme jusqu'à droit connu sur les recours en nullité cantonaux pendants devant la Chambre des recours. Par arrêt du 20 avril 2005, celle-ci a rejeté les recours en nullité.
La Coopérative ayant annoncé son intention de persister dans ses moyens par le dépôt d'un recours de droit public au Tribunal fédéral lorsque les considérants de l'arrêt du 20 avril 2005 précité lui seraient parvenus, le Président de la cour de céans, par ordonnances du 26 mai 2005, a suspendu l'instruction des recours en réforme jusqu'à droit connu sur les éventuels recours de droit public des défenderesses contre l'arrêt du 20 avril 2005 de la Chambre des recours du Tribunal cantonal du canton de Vaud (sous réserve de dérogation à la règle générale de l'art. 57 al. 5 OJ), respectivement jusqu'à ce que les délais pour interjeter un recours de droit public contre cet arrêt soient arrivés à échéance sans avoir été utilisés.
La Coopérative ayant annoncé son intention de persister dans ses moyens par le dépôt d'un recours de droit public au Tribunal fédéral lorsque les considérants de l'arrêt du 20 avril 2005 précité lui seraient parvenus, le Président de la cour de céans, par ordonnances du 26 mai 2005, a suspendu l'instruction des recours en réforme jusqu'à droit connu sur les éventuels recours de droit public des défenderesses contre l'arrêt du 20 avril 2005 de la Chambre des recours du Tribunal cantonal du canton de Vaud (sous réserve de dérogation à la règle générale de l'art. 57 al. 5 OJ), respectivement jusqu'à ce que les délais pour interjeter un recours de droit public contre cet arrêt soient arrivés à échéance sans avoir été utilisés.
F. En temps utile, la Coopérative a interjeté un recours de droit public contre l'arrêt de la Chambre des recours du 20 avril 2005, en concluant à son annulation. Il n'a pas été requis d'observations sur le recours de droit public. | Le Tribunal fédéral considère en droit:
Le Tribunal fédéral considère en droit:
1. Conformément à la règle de l'art. 57 al. 5 OJ, il convient d'examiner en premier lieu le recours de droit public. Formé en temps utile (art. 89 al. 1 OJ), pour violation de droits constitutionnels des citoyens (art. 84 al. 1 let. a OJ), contre une décision finale (cf. art. 87 OJ) prise en dernière instance cantonale (art. 86 al. 1 OJ), ce recours est en principe recevable.
1. Conformément à la règle de l'art. 57 al. 5 OJ, il convient d'examiner en premier lieu le recours de droit public. Formé en temps utile (art. 89 al. 1 OJ), pour violation de droits constitutionnels des citoyens (art. 84 al. 1 let. a OJ), contre une décision finale (cf. art. 87 OJ) prise en dernière instance cantonale (art. 86 al. 1 OJ), ce recours est en principe recevable.
2. 2.1 La Chambre des recours était saisie d'un grief par lequel la recourante reprochait à la Cour civile d'avoir procédé à une appréciation arbitraire des preuves pour avoir écarté de manière systématique les témoignages de Corinne Anne Favre Perreaud (présidente du conseil d'administration de la recourante) et de Jean-Marie Terrapon (secrétaire du conseil d'administration de la recourante) dans la mesure où ils n'étaient pas corroborés par d'autres éléments probants. Elle a considéré qu'il n'y avait nul arbitraire à écarter certaines dépositions, ou à ne les retenir que très restrictivement, lorsque les témoins en question avaient non seulement des liens étroits et personnels avec l'une des parties, au point de connaître la procédure, mais encore pouvaient avoir un intérêt, direct ou indirect, à l'issue du procès en leur qualité d'administrateurs de la société en cause.
La Chambre des recours a ensuite examiné le grief par lequel la recourante reprochait à la Cour civile d'être tombée dans l'arbitraire, ainsi que d'avoir violé l'égalité de traitement entre les parties, pour avoir retenu la déposition de l'architecte José-Louis Truan sur le fait que ce témoin avait informé la recourante du rapport géologique établi le 31 octobre 1986 par Sert ingénieurs-conseils SA, nonobstant que celui-ci eût lui aussi un intérêt à l'issue du procès. Elle a considéré que la Cour civile n'était pas tenue d'indiquer les raisons pour lesquelles elle retenait les dires de José-Louis Truan (<ref-law>/VD a contrario) et que, les témoignages étant pesés chacun pour lui-même et non pas comptés, la recourante ne pouvait rien tirer du principe de l'égalité de traitement en matière d'appréciation des témoignages par le juge; nonobstant que l'architecte Truan fût concerné par le litige, il n'était pas arbitraire de la part de la Cour civile de retenir son témoignage sur le point de fait précité.
2.2 Dans son recours de droit public, la recourante fait grief à la Chambre des recours d'avoir appliqué "deux poids, deux mesures", en écartant d'une part les dépositions des témoins Favre Perreaud et Terrapon parce qu'ils avaient un intérêt, direct ou indirect, à l'issue du procès, tout en retenant d'autre part la déposition de l'architecte Truan, lors même que celui-ci avait un intérêt direct à l'issue du procès puisqu'il est recherché en responsabilité par la recourante dans un autre procès pendant devant la Cour civile. Or le témoin Truan avait évidemment intérêt à déclarer qu'il avait informé la recourante, par ses organes, du rapport de Sert ingénieurs-conseils SA; en effet, réputée être au courant de la nature du terrain, la Coopérative n'aurait plus pu s'en prendre à son mandataire, ni à la Commune. La recourante soutient que la Cour civile a ainsi retenu en sa défaveur un fait important, sur la seule base du témoignage de l'architecte Truan et bien que celui-ci eût un intérêt décisif au litige, alors qu'elle a écarté les dépositions des témoins Favre Perreaud et Terrapon au motif que ces derniers avaient un intérêt à l'issue du procès.
2.3 Contrairement à ce que soutient la recourante, le fait que la Cour civile ait écarté les dépositions des témoins Favre Perreaud et Terrapon - ou plutôt ne les ait retenues que très restrictivement - parce que ces témoins, en leur qualité d'administrateurs de la recourante, avaient des liens étroits et personnels avec celle-ci et pouvaient avoir un intérêt (direct ou indirect) à l'issue du procès, n'impliquait pas qu'il fallût pareillement écarter, de manière générale, la déposition du témoin Truan. En effet, ce dernier, contrairement aux précités, n'est pas un organe d'une partie au présent litige et n'a pas de liens étroits et personnels avec une partie au présent litige. Il n'a pas non plus en soi d'intérêt à ce que le présent litige soit tranché au détriment de la recourante, ce qui se serait opposé à ce que sa déposition pût de manière générale faire foi en défaveur de celle-ci.
Cela étant, il n'y avait rien d'insoutenable à prendre en considération le témoignage de l'architecte Truan en appréciant la force probante de ses déclarations au regard de l'ensemble des circonstances pertinentes. S'agissant spécifiquement de la question de savoir si la recourante avait eu connaissance par José-Louis Truan SA du rapport de Sert ingénieurs-conseils SA, comme l'alléguait la Commune dans sa réponse (allégué 293), il n'apparaît pas arbitraire de ne pas écarter la déposition du témoin Truan du seul fait que celui-ci peut avoir un intérêt, dans un autre contexte, à confirmer qu'il a bien informé la recourante de ce rapport. La Cour civile pouvait au contraire apprécier la force probante et la fiabilité de cette déclaration au regard de toutes les circonstances pertinentes, notamment la manière dont il a répondu sur tous les points (18 allégués) qui ont fait l'objet de son audition. Sur le vu des éléments soumis au Tribunal fédéral, la façon dont elle l'a fait, à laquelle la Chambre des recours n'a rien trouvé à redire, échappe au grief d'arbitraire.
2.4 Comme elle l'avait déjà fait devant la Chambre des recours, la recourante soutient qu'une trentaine d'allégués de sa réponse et de sa duplique auraient dû figurer dans l'état de fait du jugement de la Cour civile, dès lors qu'ils étaient confirmés par les témoins Favre Perreaud et Terrapon; ne pas avoir retenu ces allégués l'aurait empêchée d'invoquer avec succès, du moins d'étayer, sa thèse selon laquelle elle aurait été victime de dol de la part de la Commune (cf. lettre E.e supra).
La Chambre des recours a exposé de manière circonstanciée, sur près de 5 pages, pourquoi la Cour civile pouvait sans arbitraire ne pas retenir les allégués en question. Or dans son recours de droit public, la recourante se borne, de manière purement appellatoire, à affirmer derechef que les allégués en question auraient dû être retenus; elle ne discute nullement la motivation détaillée de l'arrêt de la Chambre des recours sur ce point, mais procède comme elle le ferait dans le cadre d'un appel dirigé contre le jugement de première instance. Une telle argumentation ne satisfait manifestement pas aux exigences posées à la motivation du recours de droit public par l'art. 90 al. 1 let. b OJ (<ref-ruling> consid. 7a p. 312; <ref-ruling> consid. 4b; <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> et la jurisprudence citée) et se révèle ainsi irrecevable (<ref-ruling> consid. 4d; <ref-ruling> consid. 2c; <ref-ruling> consid. 2b).
La Chambre des recours a exposé de manière circonstanciée, sur près de 5 pages, pourquoi la Cour civile pouvait sans arbitraire ne pas retenir les allégués en question. Or dans son recours de droit public, la recourante se borne, de manière purement appellatoire, à affirmer derechef que les allégués en question auraient dû être retenus; elle ne discute nullement la motivation détaillée de l'arrêt de la Chambre des recours sur ce point, mais procède comme elle le ferait dans le cadre d'un appel dirigé contre le jugement de première instance. Une telle argumentation ne satisfait manifestement pas aux exigences posées à la motivation du recours de droit public par l'art. 90 al. 1 let. b OJ (<ref-ruling> consid. 7a p. 312; <ref-ruling> consid. 4b; <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> et la jurisprudence citée) et se révèle ainsi irrecevable (<ref-ruling> consid. 4d; <ref-ruling> consid. 2c; <ref-ruling> consid. 2b).
3. 3.1 La recourante reproche aux juges cantonaux d'avoir violé son droit d'être entendu, tel que garanti par l'art. 29 al. 2 Cst., pour avoir failli à leur devoir de motiver leur décision d'écarter le grief dirigé contre la constatation que la clause d'exclusion de garantie quant à la nature du sol contenue à l'art. 14 al. 3 du contrat de superficie (cf. lettre E.e supra) correspondait à la réelle et commune intention des parties. Ce serait en outre arbitrairement, selon elle, que la Chambre des recours a admis que la volonté réelle et commune des parties était d'exempter la Commune de sa responsabilité par le bais de l'art. 14 al. 3 du contrat de superficie.
3.2 Selon la jurisprudence, le droit d'être entendu, tel qu'il est garanti par l'art. 29 al. 2 Cst., implique notamment l'obligation pour le juge de motiver ses décisions, afin que le justiciable puisse les comprendre et exercer ses droits de recours à bon escient; le juge doit ainsi mentionner, au moins brièvement, les motifs qui l'ont guidé et sur lesquels il a fondé sa décision, de manière à ce que l'intéressé puisse se rendre compte de la portée de celle-ci et l'attaquer en connaissance de cause, mais aussi à ce que l'autorité de recours puisse contrôler l'application du droit; le juge n'a toutefois pas l'obligation d'exposer et de discuter tous les faits, moyens de preuve et griefs invoqués par les parties, mais peut au contraire se limiter à ceux qui, sans arbitraire, apparaissent pertinents (<ref-ruling> consid. 3.2; <ref-ruling> consid. 2b; <ref-ruling> consid. 2c et les arrêts cités).
3.3 En l'espèce, la Chambre des recours a dûment traité les griefs de la recourante, puisqu'après avoir rappelé la motivation du jugement de première instance sur le point litigieux, elle a considéré que la volonté des parties de libérer la défenderesse de toute responsabilité quant à la nature du sol pouvait être retenue sans arbitraire sur la base de l'ensemble des faits établis; elle a en effet exposé que l'argumentation de la recourante à cet égard se limitait à une simple affirmation, voire à des questions laissées sans réponse. Il ne saurait dès lors être question à cet égard d'une violation de l'art. 29 al. 2 Cst. Quant au grief d'arbitraire soulevé par la recourante, il est purement appellatoire, la recourante se bornant à soutenir à nouveau sa propre thèse en procédant par affirmations péremptoires et questions sans réponse. À cet égard, le recours se révèle ainsi irrecevable (cf. consid. 2.4 in fine supra).
3.3 En l'espèce, la Chambre des recours a dûment traité les griefs de la recourante, puisqu'après avoir rappelé la motivation du jugement de première instance sur le point litigieux, elle a considéré que la volonté des parties de libérer la défenderesse de toute responsabilité quant à la nature du sol pouvait être retenue sans arbitraire sur la base de l'ensemble des faits établis; elle a en effet exposé que l'argumentation de la recourante à cet égard se limitait à une simple affirmation, voire à des questions laissées sans réponse. Il ne saurait dès lors être question à cet égard d'une violation de l'art. 29 al. 2 Cst. Quant au grief d'arbitraire soulevé par la recourante, il est purement appellatoire, la recourante se bornant à soutenir à nouveau sa propre thèse en procédant par affirmations péremptoires et questions sans réponse. À cet égard, le recours se révèle ainsi irrecevable (cf. consid. 2.4 in fine supra).
4. 4.1 La recourante reproche enfin aux juges cantonaux d'avoir violé son droit d'être entendu, au sens rappelé plus haut (cf. consid. 3.2 supra), pour avoir considéré, s'agissant des griefs ciblés sur l'expertise judiciaire (cf. lettre D in fine supra), que la Cour civile n'avait pas à indiquer les raisons pour lesquelles elle tenait ces griefs pour dénués de fondement, et qu'elle aurait même été en droit de ne faire état ni desdits griefs ni de leur caractère considéré comme sans fondement, dès lors que la libre appréciation des preuves (<ref-law>/VD) excluait l'obligation pour le juge de donner les motifs de sa conviction, sous réserve des cas prévus à l'<ref-law>/VD. La recourante relève que si cela était vrai, il faudrait alors constater que l'<ref-law>/VD violerait l'art. 29 al. 2 Cst. et l'obligation de motiver qui en découle.
4.2 Les affirmations précitées de la Chambre des recours sont assurément difficilement conciliables avec la jurisprudence relative à l'art. 29 al. 2 Cst., que les juges cantonaux ont eux-même rappelée immédiatement auparavant dans leur arrêt. Il convient toutefois de ne ne pas s'arrêter à cette formulation malheureuse. En effet, il appert que la Chambre des recours n'en a pas moins dûment vérifié la motivation du jugement de première instance, pour constater que celle-ci était claire et suffisante et qu'elle permettait du reste à la Coopérative - de même qu'à la Commune - de l'attaquer en la critiquant de manière détaillée. Dans ces conditions, on ne saurait parler de violation de l'art. 29 al. 2 Cst.
4.3 La Chambre des recours a par ailleurs examiné les griefs d'arbitraire soulevés par la recourante à l'encontre de l'expertise judiciaire. Après avoir résumé ces griefs, elle a exposé que l'expert fixait les montants des dommages, à la page 7 de son rapport, en se référant aux diverses annexes, qui constituaient en quelque sorte le corps de l'expertise; il s'agissait là d'un rapport qui n'avait rien de sommaire et qui était motivé de manière détaillée par les annexes qui en faisaient partie intégrante, de sorte qu'il n'était nullement arbitraire de la part de la Cour civile de tenir cette expertise pour probante et de suivre ses conclusions.
Dans son recours de droit public, la recourante, sans discuter cette motivation, reproche à la Chambre des recours d'être tombée dans le même travers que la Cour civile pour s'être fiée sans aucun esprit critique à un rapport d'expertise "lacunaire et non convaincant". Ce sont cependant les griefs de la recourante qui se révèlent peu convaincants. Ainsi, tant pour le poste de 145'000 fr. (frais de remise en état des aménagements extérieurs endommagés) que pour celui de 160'000 fr. (indemnité pour la moins-value liée à la présence d'ancrages permanents), la recourante reproche à l'expert d'avoir évalué lui-même le montant du dommage, sans se fonder sur "un document neutre et objectif émanant d'un tiers professionnel en la matière". Elle ne démontre toutefois en rien pourquoi l'expert, choisi pour ses connaissances spéciales lui permettant de certifier l'existence et la quotité du dommage allégué (cf. <ref-law>/VD), aurait dû faire appel à d'autres experts pour étayer ses conclusions. Quant à l'argument selon lequel le principe même d'un dommage lié à la présence d'ancrages ne pouvait pas être retenu, dès lors qu'il n'était pas établi que la présence desdits ancrages portait atteinte à la propriété de la demanderesse en l'entravant dans ses possibilités d'utiliser et d'exploiter son bien-fonds, il ne porte pas sur l'appréciation des preuves, mais sur l'application du droit. Or celle-ci doit être critiquée non par la voie du recours de droit public, qui se révèle irrecevable à cet égard, mais par celle du recours en réforme, ce que la recourante a d'ailleurs fait. La question sera donc examinée dans le cadre du recours en réforme.
Dans son recours de droit public, la recourante, sans discuter cette motivation, reproche à la Chambre des recours d'être tombée dans le même travers que la Cour civile pour s'être fiée sans aucun esprit critique à un rapport d'expertise "lacunaire et non convaincant". Ce sont cependant les griefs de la recourante qui se révèlent peu convaincants. Ainsi, tant pour le poste de 145'000 fr. (frais de remise en état des aménagements extérieurs endommagés) que pour celui de 160'000 fr. (indemnité pour la moins-value liée à la présence d'ancrages permanents), la recourante reproche à l'expert d'avoir évalué lui-même le montant du dommage, sans se fonder sur "un document neutre et objectif émanant d'un tiers professionnel en la matière". Elle ne démontre toutefois en rien pourquoi l'expert, choisi pour ses connaissances spéciales lui permettant de certifier l'existence et la quotité du dommage allégué (cf. <ref-law>/VD), aurait dû faire appel à d'autres experts pour étayer ses conclusions. Quant à l'argument selon lequel le principe même d'un dommage lié à la présence d'ancrages ne pouvait pas être retenu, dès lors qu'il n'était pas établi que la présence desdits ancrages portait atteinte à la propriété de la demanderesse en l'entravant dans ses possibilités d'utiliser et d'exploiter son bien-fonds, il ne porte pas sur l'appréciation des preuves, mais sur l'application du droit. Or celle-ci doit être critiquée non par la voie du recours de droit public, qui se révèle irrecevable à cet égard, mais par celle du recours en réforme, ce que la recourante a d'ailleurs fait. La question sera donc examinée dans le cadre du recours en réforme.
5. Il résulte de ce qui précède que le recours de droit public, mal fondé en tant qu'il est recevable, doit être rejeté dans cette même mesure. La recourante, qui succombe, supportera les frais judiciaires (art. 156 al. 1 OJ). Il n'y a en revanche pas lieu d'allouer de dépens, puisque les intimées n'ont pas été invitées à répondre au recours et n'ont en conséquence pas assumé de frais en relation avec la procédure devant le Tribunal fédéral (art. 159 al. 1 et 2 OJ; Poudret/Sandoz-Monod, Commentaire de la loi fédérale d'organisation judiciaire, vol. V, 1992, n. 2 ad art. 159 OJ). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
1. Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
2. Un émolument judiciaire de 7'000 fr. est mis à la charge de la recourante.
2. Un émolument judiciaire de 7'000 fr. est mis à la charge de la recourante.
3. Le présent arrêt est communiqué en copie aux mandataires des parties et à la Cour civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud.
Lausanne, le 31 août 2006
Au nom de la IIe Cour civile
du Tribunal fédéral suisse
Le président: Le greffier: | CH_BGer_005 | Federation | 127 | 24 | 337 | civil_law | nan | ['921938d2-55a0-4bd7-8ae2-5b634ac5c72a', '7edfd2f5-2051-4da3-82f9-f5e4a9d260f1', '1b013cc4-21db-4ed8-80e5-e19d4efad758', '13e8f9c0-21c2-42cd-a66d-d96f8280164d', '36ae8c49-d82a-4a51-a50a-0fa7b462a92a', 'b348b9fc-70d8-40e3-8a7c-4df64bebde76', '7d9a6045-addb-446a-9d63-1ad9e75aa48a', 'dfc45b7d-63d0-469c-82fe-24447df15c30', '219f39d2-a9b0-491b-bbfa-b0757b4bb738', '539e155f-ac44-4271-ac73-929952733166'] | ['92e21fc6-cd07-4426-9420-21985e4a980a', '0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', '3f3369fd-4067-4b2e-a129-a9675f22092b', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', 'd229e7e2-9b68-42e8-a3f9-329fc9a7a86e', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
0b409ff2-46e5-4c6e-9bd1-06f2152f81a6 | 2,014 | fr | Faits:
A.
Depuis juin 2012, le Ministère public du canton de Genève (ci-après: le Ministère public) instruit une enquête pour abus de confiance, escroquerie et gestion déloyale, notamment à l'encontre de B._, à la suite d'une plainte pénale déposée à son encontre le 24 juin 2012.
Le 5 décembre 2013, le Ministère public a adressé un ordre de dépôt à la banque X._ (ci-après: la banque) concernant les documents d'ouverture de compte et les relevés des transactions pour la période du 1 er janvier 2004 au 31 décembre 2012 relatifs au compte ouvert au nom de "Z._" auprès de cet établissement, compte dont le titulaire est l'étude d'avocats C._, au sein de laquelle A._ est associé.
Le 16 décembre 2013, le Ministère public a informé A._ de la réception, à la suite d'un ordre de dépôt, de plusieurs avis de transferts de fonds effectués depuis le compte de la société D._ sur le compte "Y._" précité: il lui a demandé s'il souhaitait la mise sous scellés de ces documents. Le 17 décembre 2013, A._ a demandé la mise sous scellés des documents bancaires en question, relevant qu'il ne voyait pas de quoi il s'agissait et n'arrivait pas à comprendre le lien qu'il pourrait y avoir entre lesdits documents et la procédure pénale dirigée contre B._. Le 18 décembre 2013, le Ministère public a mis sous scellés les documents transmis par la banque, soit une lettre de la banque X._ du 12 décembre 2013 mentionnant des ordres de transferts effectués par le débit de la relation enregistrée au nom de D._ et constatant que la relation bancaire "Y._" n'est pas maintenue auprès de cet établissement mais auprès du Crédit Suisse ainsi que la photocopie de douze avis de débits concernant le compte de D._ en faveur du compte "Y._" pour la période du 16 mai 2007 au 13 décembre 2007.
B.
Le 19 décembre 2013, le Ministère public a requis la levée des scellés auprès du Tribunal des mesures de contrainte du canton de Genève (Tmc).
Par ordonnance du 8 janvier 2014, le Ministère public a limité la consultation du dossier par A._ aux pièces bancaires mises sous scellés et à la demande de levée de scellés du 19 décembre 2013 (<ref-law>).
Le 10 janvier 2014, le Tmc a procédé à l'ouverture des pièces mises sous scellés, en présence de A._ et a auditionné celui-ci. Le 15 janvier 2014, A._ a présenté des déterminations complémentaires et conclu au rejet de la demande de levée de scellés. Par ordonnance du 15 janvier 2014, le Tmc a autorisé la levée des scellés et la restitution au Ministère public de la documentation issue de l'ordre de dépôt adressé à la banque X._ le 5 décembre 2013. Il a cependant précisé que le procès-verbal de l'audition du 10 janvier 2014 et les observations du conseil de Me A._ du 15 janvier 2014 restaient en possession du Tmc et n'étaient pas consultables, sous réserve des magistrats du Tmc, de la Chambre pénale de recours de la Cour de justice du canton de Genève et du Tribunal fédéral.
C.
Agissant par la voie du recours en matière pénale, Me A._ demande au Tribunal fédéral d'annuler l'ordonnance du Tmc du 15 janvier 2014 et de rejeter la demande de levée des scellés du Ministère public. Il se plaint en particulier d'une violation de l'obligation de motiver (art. 29 al. 2 Cst.).
Le Tmc et le Ministère public renoncent à formuler des observations et maintiennent les termes de l'ordonnance attaquée.
Par ordonnance du 28 février 2014, le Président de la Ire Cour de droit public a admis la requête d'effet suspensif présentée par le recourant. | Considérant en droit:
1.
Conformément à l'art. 248 al. 3 du Code de procédure pénale suisse du 5 octobre 2007 (CPP; RS 312.0), le Tmc statue définitivement sur la demande de levée des scellés. Le recours en matière pénale au Tribunal fédéral est ainsi directement ouvert (<ref-law>).
1.1. L'ordonnance attaquée ne met pas un terme à la procédure pénale ouverte à l'encontre des prévenus et doit dès lors être qualifiée de décision incidente. Cependant, pour le recourant, qui n'est pas prévenu, la décision de levée des scellés met fin à la procédure en ce qui le concerne, de sorte qu'elle constitue une décision partielle au sens de l'<ref-law> (arrêts 1B_314/2013 du 9 janvier 2014 consid. 1.2 et 1B_206/2007 du 7 janvier 2008 consid. 3.3).
1.2. Le recourant intervient dans la procédure en tant que tiers touché par un acte de procédure au sens de l'art. 105 al. 1 let. f CPP. Il a pris part à la procédure de levée des scellés devant l'autorité précédente (<ref-law>). Comme associé au sein de l'étude d'avocats titulaire de la relation bancaire dont la documentation a été mise sous scellés, il dispose d'un intérêt juridiquement protégé à la modification ou à l'annulation de l'ordonnance attaquée qui lève lesdits scellés (<ref-law> et 382 al. 1 CPP).
1.3. Pour le surplus, le recours a été déposé en temps utile (<ref-law>) et les conclusions présentées sont recevables (<ref-law>). La procédure relative à une demande de levée des scellés ne saurait être assimilée à une procédure de mesures provisionnelles au sens de l'<ref-law> et le recourant n'est donc pas limité dans ses griefs, qui peuvent se rapporter au droit fédéral, constitutionnel et/ou international (art. 95 let. a et b LTF). Il y a donc lieu d'entrer en matière.
2.
Le recourant a admis avoir agi en tant qu'intermédiaire financier et ne conteste pas que les documents bancaires saisis ne sont pas protégés par le secret professionnel de l'avocat. Il soutient en revanche que la documentation mise sous scellés est sans lien avec les infractions dénoncées. Il reproche à l'instance précédente de ne pas avoir analysé si les conditions de la perquisition et celles de la levée de scellés étaient réalisées, notamment si les soupçons d'une infraction d'abus de confiance ou d'escroquerie étaient suffisants et si les documents saisis étaient pertinents pour l'instruction en cours. Il se plaint d'une violation de son droit d'être entendu (art. 29 al. 2 Cst.), faisant valoir un accès insuffisant au dossier et une motivation insuffisante de la décision attaquée. Il fait aussi valoir une application arbitraire (art. 9 Cst.) de l'<ref-law>.
2.1. Si le droit d'être entendu (art. 29 al. 2 Cst.) comprend notamment le droit pour l'intéressé de prendre connaissance du dossier avant le prononcé d'une décision (<ref-ruling> consid. 6.3.1 p. 418; <ref-ruling> consid. 2.2 p. 190), le recourant ne motive pas son grief de manière conforme aux exigences posées par l'<ref-law> et, en matière de droits constitutionnels, par l'<ref-law> (<ref-ruling> consid. 1.4 p. 176 et les arrêts cités). En effet, il n'indique pas quelles constatations de l'ordonnance attaquée seraient fondées sur des pièces qui ne figureraient pas dans le dossier de procédure de levée des scellés, auquel il a eu accès. Il a de surcroît indiqué au Tmc avoir eu accès à la plainte pénale déposée contre le prévenu. Pour le reste, il n'a pas recouru contre l'ordonnance du Ministère public du 8 janvier 2014 lui donnant un accès partiel du dossier (<ref-law>). Enfin, il ne peut reprocher au Tmc d'avoir violé son droit de consulter le dossier, dans la mesure où il n'appartient pas à cette autorité de statuer sur la consultation du dossier (cf. notamment l'<ref-law>) ou sur un éventuel refus du Ministère public à ce sujet (<ref-law>). En conséquence, le grief d'accès insuffisant au dossier doit être écarté.
2.2. La jurisprudence a aussi déduit du droit d'être entendu le devoir pour le juge de motiver sa décision, afin que le justiciable puisse la comprendre, la contester utilement s'il y a lieu et exercer son droit de recours à bon escient. Pour répondre à ces exigences, le juge doit mentionner, au moins brièvement, les motifs qui l'ont guidé et sur lesquels il a fondé sa décision, de manière à ce que l'intéressé puisse se rendre compte de la portée de celle-ci et l'attaquer en connaissance de cause. Il n'a toutefois pas l'obligation d'exposer et de discuter tous les faits, moyens de preuve et griefs invoqués par les parties, mais peut au contraire se limiter à l'examen des questions décisives pour l'issue du litige (<ref-ruling> consid. 5.1 p. 237).
2.2.1. Pour que le Tribunal fédéral soit en mesure de vérifier si le droit fédéral a été correctement appliqué en relation avec les questions soulevées, il est nécessaire que le jugement de l'instance précédente fasse clairement ressortir les motifs déterminants de fait et de droit (<ref-law>). Il résulte de cette norme que les décisions attaquées doivent indiquer clairement les faits qui sont établis et les déductions juridiques qui sont tirées de l'état de fait déterminant (<ref-ruling> consid. 8.2 et les références citées). Savoir quels sont les faits déterminants revêt une importance particulière dans la mesure où le Tribunal fédéral est en principe lié par ceux arrêtés par l'instance précédente en vertu de l'<ref-law>. Un état de fait insuffisant empêche l'application des règles de droit pertinentes à la cause. Un tel manquement constitue donc une violation du droit que le Tribunal fédéral peut constater d'office (cf. <ref-ruling> consid. 8.2 précité).
2.2.2. En l'espèce, la décision attaquée ordonne la levée des scellés, en retenant uniquement qu'il ne peut être exclu que "les crédits intervenus sur la période pénale des faits dénoncés par les plaignants soient bien en lien avec les faits instruits par le Ministère public, faits pouvant être constitutifs d'infractions contre le patrimoine". Elle ne précise en aucune manière quels sont ces "faits instruits par le Ministère public". Elle n'expose pas quels sont les soupçons de l'existence d'une infraction d'escroquerie ou d'abus de confiance. Elle ne décrit pas non plus quel est le lien entre les documents saisis et l'instruction pénale ouverte en juin 2012, en particulier quelles sont les relations entre l'avocat recourant, la société D._ et le prévenu. Or, la personne visée par la mise sous scellés peut non seulement faire valoir un droit de refuser de déposer ou de témoigner en raison d'un secret professionnel, mais également avancer d'autres motifs (<ref-law>), par exemple l'absence de pertinence des informations dans le contexte de la procédure (Message du Conseil fédéral relatif à l'unification du droit de la procédure pénale du 21 décembre 2005, FF 2006 p. 1221). Saisi d'une demande de levée de scellés, le Tmc devait donc examiner, sous l'angle de la vraisemblance, d'une part s'il existe des soupçons suffisants d'une infraction et d'autre part si les documents présentent apparemment une pertinence pour l'instruction en cours (cf. art. 197 al. 1 let. b-d CPP; arrêt 1B_322/2013 du 20 décembre 2013 consid. 3.1). Cela s'impose d'autant plus en l'espèce que le recourant a soulevé ces points dans ses déterminations.
La décision entreprise ne contient pas d'état de fait exposant brièvement la procédure en cours et décrivant les liens entre l'avocat recourant, le prévenu et la société D._; elle ne donne pas non plus de renseignements qui permettraient de justifier la mesure litigieuse; enfin, et surtout, elle est dépourvue de motivation topique. Le Tribunal fédéral se trouve dès lors dans l'impossibilité de vérifier si les conditions de la levée des scellés sont réalisées. Cette absence de motivation ne satisfait ainsi pas aux exigences minimales des art. 29 al. 2 Cst. et 112 al. 1 let. b LTF.
2.3. Lorsque le Tribunal fédéral constate que la procédure de levée des scellés n'est pas conforme aux garanties constitutionnelles ou conventionnelles en cause, il n'en résulte pas que la demande de levée des scellés doit être rejetée (cf. <ref-ruling> consid. 3b p. 64; <ref-ruling> consid. 5g p. 308). Tel est le cas en particulier lorsque, comme en l'espèce, la décision attaquée est partiellement annulée pour des raisons formelles liées à l'absence d'une motivation suffisante et que l'existence de motifs fondés de lever les scellés n'est pas d'emblée exclue. La conclusion prise en ce sens par le recourant doit donc être rejetée. Pour rétablir une situation conforme au droit, il appartiendra donc au Tmc de statuer à nouveau sur la demande de levée des scellés, à bref délai (<ref-law>) et dans le respect des garanties découlant des art. 29 al. 2 Cst. et 112 al. 1 LTF.
3.
Le recours doit par conséquent être partiellement admis pour ce motif d'ordre formel. Il appartiendra au Tmc de statuer à nouveau sur la demande de levée des scellés.
Il n'y a pas lieu de percevoir de frais judiciaires (<ref-law>). C'est à bon droit que le recourant, qui agit en son nom propre, ne réclame pas de dépens (art. 68 al. 1 et 2 LTF; <ref-ruling> consid. 4 p. 446). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1.
Le recours est admis partiellement. L'ordonnance attaquée est annulée et la cause est renvoyée au Tmc pour nouvelle décision dans le sens des considérants. La mesure de mise sous scellés est maintenue jusqu'à la nouvelle décision du Tmc.
2.
Il n'est pas perçu de frais judiciaires.
3.
Le présent arrêt est communiqué au recourant, au Ministère public et au Tribunal des mesures de contrainte du Tribunal pénal du canton de Genève.
Lausanne, le 4 avril 2014
Au nom de la Ire Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Fonjallaz
La Greffière: Tornay Schaller | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['a800d606-c86d-4415-8dfd-8fa0f167bfe4', '8439ec3c-de56-4e4b-bfa5-d41a28ebcce7', '41a2aa3e-08af-4489-9bbd-6148bc0d7e47', 'b1ada977-c35a-4b6f-bc4d-46e84223723d', '24e1a3ef-3058-4e2d-b9ae-d5e3792af6b0', '24e1a3ef-3058-4e2d-b9ae-d5e3792af6b0', 'f368f713-ab34-4372-9865-d69902d5fe4d', 'd8a20686-67e3-4730-906c-90cd123a8226', '8aec5e1f-e631-4ace-a29d-a325b30de611'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'c0730338-7fbb-4486-9e57-201f62440bc0', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '09200a94-c90a-48da-a4db-840a951e3cec', '629b13cd-cf95-4caf-b21d-8e8c9a7dcffa'] |
0b40a32c-8d06-4954-bd2e-c7809faf26bc | 2,006 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Der 1962 geborene S._ war zuletzt als Bauarbeiter in der Firma B._ tätig. Am 8. Mai 2001 meldete er sich unter Hinweis auf Rückenbeschwerden bei der Invalidenversicherung zum Leistungsbezug an. Die IV-Stelle Schwyz klärte die erwerblichen und medizinischen Verhältnisse ab. Dabei holte sie unter anderem die Berichte des Hausarztes Dr. med. M._ vom 22. Juni 2001, des Sozialpsychiatrischen Dienstes Y._ vom 26. Juli 2001, der Universitätsklinik A._ vom 31. Dezember 2001, verschiedene Berichte der Klinik Z._ sowie das Gutachten der Medizinischen Abklärungsstelle (MEDAS) vom 11. November 2003 ein. Mit Verfügung vom 30. Januar 2004 verneinte sie bei einem Invaliditätsgrad von 32 % einen Rentenanspruch. Daran hielt sie mit Einspracheentscheid vom 25. Oktober 2004 fest.
A. Der 1962 geborene S._ war zuletzt als Bauarbeiter in der Firma B._ tätig. Am 8. Mai 2001 meldete er sich unter Hinweis auf Rückenbeschwerden bei der Invalidenversicherung zum Leistungsbezug an. Die IV-Stelle Schwyz klärte die erwerblichen und medizinischen Verhältnisse ab. Dabei holte sie unter anderem die Berichte des Hausarztes Dr. med. M._ vom 22. Juni 2001, des Sozialpsychiatrischen Dienstes Y._ vom 26. Juli 2001, der Universitätsklinik A._ vom 31. Dezember 2001, verschiedene Berichte der Klinik Z._ sowie das Gutachten der Medizinischen Abklärungsstelle (MEDAS) vom 11. November 2003 ein. Mit Verfügung vom 30. Januar 2004 verneinte sie bei einem Invaliditätsgrad von 32 % einen Rentenanspruch. Daran hielt sie mit Einspracheentscheid vom 25. Oktober 2004 fest.
B. Das Verwaltungsgericht des Kantons Schwyz hiess mit Entscheid vom 9. März 2005 die dagegen erhobene Beschwerde im Sinne der Erwägungen gut und wies die Sache an die IV-Stelle zurück. S._ wies sie an, die im MEDAS-Gutachten als wichtig und dringend indizierten Behandlungen durchzuführen. Für den Fall, dass er innert 30 Tagen seit Rechtskraft des Entscheids mit den Therapien nicht beginnt, wurde ihm im Sinne von <ref-law> die Verweigerung von Rentenleistungen angedroht. Nach Durchführung der Eingliederungsmassnahmen habe die Verwaltung über das Rentenbegehren erneut zu entscheiden. Dem Versicherten wurde eine Parteientschädigung von Fr. 600.- zugesprochen.
B. Das Verwaltungsgericht des Kantons Schwyz hiess mit Entscheid vom 9. März 2005 die dagegen erhobene Beschwerde im Sinne der Erwägungen gut und wies die Sache an die IV-Stelle zurück. S._ wies sie an, die im MEDAS-Gutachten als wichtig und dringend indizierten Behandlungen durchzuführen. Für den Fall, dass er innert 30 Tagen seit Rechtskraft des Entscheids mit den Therapien nicht beginnt, wurde ihm im Sinne von <ref-law> die Verweigerung von Rentenleistungen angedroht. Nach Durchführung der Eingliederungsmassnahmen habe die Verwaltung über das Rentenbegehren erneut zu entscheiden. Dem Versicherten wurde eine Parteientschädigung von Fr. 600.- zugesprochen.
C. Mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde lässt S._ beantragen, der vorinstanzliche Entscheid sei aufzuheben, und es sei ihm mit Wirkung ab 1. März 2002 eine unbefristete ganze Invalidenrente zuzusprechen. Eventuell sei ihm ab 1. März 2002 eine befristete Rente zuzusprechen; subeventualiter sei die Sache an die IV-Stelle zurückzuweisen, damit diese in medizinischer Hinsicht ergänzende Abklärungen vornehme und hernach über den Rentenanspruch neu befinde, oder es sei die Sache an die Vorinstanz zu neuem Entscheid zurückzuweisen. Für das erstinstanzliche Verfahren sei ihm eine volle Parteientschädigung zuzusprechen.
Das Verwaltungsgericht des Kantons Schwyz und die IV-Stelle schliessen auf Abweisung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde. Das Bundesamt für Sozialversicherung verzichtet auf eine Vernehmlassung.
Das Verwaltungsgericht des Kantons Schwyz und die IV-Stelle schliessen auf Abweisung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde. Das Bundesamt für Sozialversicherung verzichtet auf eine Vernehmlassung.
D. Am 16. September 2005 lässt S._ die Berichte des Sozialpsychiatrischen Dienstes Y._ vom 18. Juli 2005 und der Klinik D._ vom 8. September 2005 nachreichen. Am 3. Januar 2006 gibt er zudem den Bericht des Sozialpsychiatrischen Dienstes Y._ vom 13. Dezember 2005 zu den Akten. | Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
1. 1.1 Streitig ist, ob dem Beschwerdeführer aufgrund des Sachverhalts, wie er sich bis zum Erlass des rechtsprechungsgemäss die zeitliche Grenze der gerichtlichen Überprüfungsbefugnis bildenden (<ref-ruling> Erw. 1.2 mit Hinweisen) Einspracheentscheides vom 25. Oktober 2004 entwickelt hat, Rentenleistungen zustehen.
1.2 Da keine laufenden Leistungen im Sinne der übergangsrechtlichen Ausnahmebestimmung von Art. 82 Abs. 1 des auf den 1. Januar 2003 in Kraft getretenen ATSG, sondern Dauerleistungen im Streit liegen, über welche noch nicht rechtskräftig verfügt worden ist, beurteilt sich die streitige Frage nach den allgemeinen intertemporalrechtlichen Grunsätzen, und zwar für die Zeit bis 31. Dezember 2002 im Lichte der bisherigen Rechtslage und ab diesem Zeitpunkt nach den neuen Normen des ATSG und dessen Ausführungsverordnungen (<ref-ruling>). Ebenfalls Anwendung finden die seit 1. Januar 2004 geltenden Änderungen des IVG vom 21. März 2003 (vgl. insbesondere auch die Schluss- und Übergangsbestimmungen lit. d-f) und der IVV vom 21. Mai 2003 (4. IV-Revision) sowie die damit einhergehenden Anpassungen des ATSG.
1.3 Im vorinstanzlichen Entscheid wurden die für die Beurteilung massgeblichen Bestimmungen und Grundsätze zutreffend dargelegt. Darauf wird verwiesen. Zu ergänzen ist, dass es sich bei den in Art. 3-13 ATSG enthaltenen Legaldefinitionen in aller Regel um eine formellgesetzliche Fassung der höchstrichterlichen Rechtsprechung zu den entsprechenden Begriffen vor In-Kraft-Treten des ATSG handelt und sich inhaltlich damit, insbesondere in Bezug auf die Bestimmungen zur Arbeitsunfähigkeit (Art. 6), Erwerbsunfähigkeit (Art. 7) und Invalidität (Art. 8), keine Änderung ergibt. Die dazu entwickelte Rechtsprechung kann folglich übernommen und weitergeführt werden (<ref-ruling> ff. Erw. 3.1, 3.2 und 3.3). Hieran ändert der Umstand, dass der bisherige Begriff der Krankheit in <ref-law> ("Krankheit ist jede Beeinträchtigung der körperlichen oder geistigen Gesundheit ...") - und mithin auch die entsprechende Formulierung in den Art. 6, 7 und 8 Abs. 2 sowie 3 ATSG - im Zuge der 4. IV-Revision auf den 1. Januar 2004 um den psychischen Gesundheitsschaden erweitert worden ist ("Krankheit ist jede Beeinträchtigung der körperlichen, geistigen oder psychischen Gesundheit ..."), nichts, diente die entsprechende Anpassung doch lediglich der formellen Bereinigung der festen Verwaltungs- und Gerichtspraxis zum Krankheitsbegriff (BBl 2001 3224 f., 3263 f., 3281 und 3299; in HAVE 2005 S. 241 zusammengefasstes Urteil M. vom 8. Juni 2005, I 552/04, Erw. 1.2; Urteil M. vom 28. Februar 2005, I 380/04, Erw. 3.2). Auch <ref-law> bewirkt, wie in <ref-ruling> f. Erw. 3.4 dargelegt wird, keine Modifizierung der bisherigen Judikatur zur Invaliditätsbemessung bei erwerbstätigen Versicherten, welche weiterhin nach der allgemeinen Methode des Einkommensvergleichs vorzunehmen ist (<ref-ruling> Erw. 1, 104 V 136 f. Erw. 2a und b).
1.3 Im vorinstanzlichen Entscheid wurden die für die Beurteilung massgeblichen Bestimmungen und Grundsätze zutreffend dargelegt. Darauf wird verwiesen. Zu ergänzen ist, dass es sich bei den in Art. 3-13 ATSG enthaltenen Legaldefinitionen in aller Regel um eine formellgesetzliche Fassung der höchstrichterlichen Rechtsprechung zu den entsprechenden Begriffen vor In-Kraft-Treten des ATSG handelt und sich inhaltlich damit, insbesondere in Bezug auf die Bestimmungen zur Arbeitsunfähigkeit (Art. 6), Erwerbsunfähigkeit (Art. 7) und Invalidität (Art. 8), keine Änderung ergibt. Die dazu entwickelte Rechtsprechung kann folglich übernommen und weitergeführt werden (<ref-ruling> ff. Erw. 3.1, 3.2 und 3.3). Hieran ändert der Umstand, dass der bisherige Begriff der Krankheit in <ref-law> ("Krankheit ist jede Beeinträchtigung der körperlichen oder geistigen Gesundheit ...") - und mithin auch die entsprechende Formulierung in den Art. 6, 7 und 8 Abs. 2 sowie 3 ATSG - im Zuge der 4. IV-Revision auf den 1. Januar 2004 um den psychischen Gesundheitsschaden erweitert worden ist ("Krankheit ist jede Beeinträchtigung der körperlichen, geistigen oder psychischen Gesundheit ..."), nichts, diente die entsprechende Anpassung doch lediglich der formellen Bereinigung der festen Verwaltungs- und Gerichtspraxis zum Krankheitsbegriff (BBl 2001 3224 f., 3263 f., 3281 und 3299; in HAVE 2005 S. 241 zusammengefasstes Urteil M. vom 8. Juni 2005, I 552/04, Erw. 1.2; Urteil M. vom 28. Februar 2005, I 380/04, Erw. 3.2). Auch <ref-law> bewirkt, wie in <ref-ruling> f. Erw. 3.4 dargelegt wird, keine Modifizierung der bisherigen Judikatur zur Invaliditätsbemessung bei erwerbstätigen Versicherten, welche weiterhin nach der allgemeinen Methode des Einkommensvergleichs vorzunehmen ist (<ref-ruling> Erw. 1, 104 V 136 f. Erw. 2a und b).
2. 2.1 Das kantonale Gericht hat erwogen, gemäss dem von der MEDAS eingeholten psychiatrischen Konsilium des Dr. med. F._ vom 8. Oktober 2003 könne die aufgrund einer angstbetonten Schmerzverarbeitungsstörung im Sinne einer ängstlich-depressiven Anpassungsstörung mit hoch regressivem Coping, low-dose Opiatabhängigkeit sowie Schmerzmittelabusus auf 70 % geschätzte Arbeitsunfähigkeit möglicherweise mittels medizinischer Massnahmen verbessert werden. Dabei gehe es insbesondere darum, das für die Arbeitsunfähigkeit ursächliche, hochregressive Coping durch intensive Psychotherapie zu durchbrechen. Gemäss Dr. med. F._ gehe es darum, ein Krankheitsmodell zu erarbeiten, das für den Versicherten einsichtig sei und ihn wieder handlungsfähig mache. Eine solche Therapie sei dem Versicherten durchaus zumutbar und von ihm unter dem Aspekt der Schadenminderungspflicht und dem Grundsatz "Eingliederung vor Rente" auch zu verlangen. Zudem seien aus medizinischer Sicht ein stationärer Entzug der aktuellen Schmerzmittel und eine psychotherapeutische Behandlung erforderlich. Da es sich dabei um medizinische Massnahmen zur Behandlung des Leidens an sich und nicht um medizinische Massnahmen im Sinne von <ref-law> handle, gingen diese allerdings nicht zu Lasten der Invalidenversicherung. Die Vorinstanz verpflichtete den Beschwerdeführer, die genannten Therapien innert 30 Tagen nach Rechtskraft des Entscheids in Angriff zu nehmen. Für den Unterlassungsfall drohte sie ihm gestützt auf <ref-law> die Verweigerung von Rentenleistungen an. Die IV-Stelle wies sie an, über die Rentenfrage nach Durchführung der Eingliederungsmassnahmen neu zu befinden. Den eventualiter geltend gemachten Anspruch auf eine befristete Invalidenrente verneinte das kantonale Gericht mit der Begründung, ein Rentenanspruch bestehe so lange nicht, als von Eingliederungsmassnahmen eine rentenbeeinflussende Änderung erwartet werden könne.
2.2 Der Beschwerdeführer macht demgegenüber geltend, die Voraussetzungen für eine Rentenverweigerung bis zum Erlass des vorinstanzlichen Entscheids seien bereits deshalb nicht gegeben, weil bisher kein Mahn- und Bedenkzeitverfahren durchgeführt worden sei. Zudem habe er selber bereits verschiedene Versuche unternommen, um seinen Gesundheitszustand zu verbessern. Diesen sei indessen kein Erfolg beschieden gewesen, weshalb andere Ärzte den von Dr. med. F._ gemachten Vorschlägen gegenüber kritisch eingestellt seien. Die Therapierbarkeit einer psychischen Störung hindere ausserdem die Entstehung des Rentenanspruchs nicht. Gestützt auf das Gutachten der MEDAS stehe ihm ab März 2002 eine ganze Invalidenrente zu. Schliesslich rügt der Versicherte eine Verletzung des rechtlichen Gehörs, welche er darin begründet sieht, dass der Einspracheentscheid vom 25. Oktober 2004 sich nicht zum Antrag auf Ausrichtung einer befristeten Rente äussert und die Vorinstanz zu diesem formellen Einwand nicht Stellung genommen hat, was zur Aufhebung des kantonalen Entscheids führe.
2.2 Der Beschwerdeführer macht demgegenüber geltend, die Voraussetzungen für eine Rentenverweigerung bis zum Erlass des vorinstanzlichen Entscheids seien bereits deshalb nicht gegeben, weil bisher kein Mahn- und Bedenkzeitverfahren durchgeführt worden sei. Zudem habe er selber bereits verschiedene Versuche unternommen, um seinen Gesundheitszustand zu verbessern. Diesen sei indessen kein Erfolg beschieden gewesen, weshalb andere Ärzte den von Dr. med. F._ gemachten Vorschlägen gegenüber kritisch eingestellt seien. Die Therapierbarkeit einer psychischen Störung hindere ausserdem die Entstehung des Rentenanspruchs nicht. Gestützt auf das Gutachten der MEDAS stehe ihm ab März 2002 eine ganze Invalidenrente zu. Schliesslich rügt der Versicherte eine Verletzung des rechtlichen Gehörs, welche er darin begründet sieht, dass der Einspracheentscheid vom 25. Oktober 2004 sich nicht zum Antrag auf Ausrichtung einer befristeten Rente äussert und die Vorinstanz zu diesem formellen Einwand nicht Stellung genommen hat, was zur Aufhebung des kantonalen Entscheids führe.
3. 3.1 Nach dem Grundsatz der Selbsteingliederung (<ref-ruling> Erw. 4a) hat die versicherte Person von sich aus das ihr Zumutbare zur Verbesserung der Erwerbsfähigkeit beizutragen, in erster Linie durch Ausschöpfung sämtlicher medizinischer Behandlungs- und weiterer therapeutischer Möglichkeiten (<ref-ruling> Erw. 4b/cc). Entzieht oder widersetzt sich eine versicherte Person einer zumutbaren Behandlung oder Eingliederung ins Erwerbsleben, die eine wesentliche Verbesserung der Erwerbsfähigkeit oder eine neue Erwerbsmöglichkeit verspricht, oder trägt sie nicht aus eigenem Antrieb das ihr Zumutbare dazu bei, so können ihr gemäss <ref-law> die Leistungen vorübergehend oder dauernd gekürzt oder verweigert werden. Sie muss vorher schriftlich gemahnt und auf die Rechtsfolgen hingewiesen werden; ihr ist eine angemessene Bedenkzeit einzuräumen. Behandlungs- oder Eingliederungsmassnahmen, die eine Gefahr für Leben und Gesundheit darstellen, sind nicht zumutbar. Nimmt die versicherte Person die Schadenminderungspflicht im Rahmen des ihr objektiv und subjektiv Zumutbaren wahr, indem sie beispielsweise vom verfügbaren psychotherapeutischen Angebot Gebrauch macht, und wird dadurch eine voraussichtlich dauernde Verbesserung des Gesundheitszustandes und damit der Arbeits- und Erwerbsfähigkeit erreicht, stellt dies gegebenenfalls einen Revisionsgrund im Sinne von <ref-law> dar (vgl. <ref-ruling> Erw. 4b/cc).
3.2 Nach der Rechtsprechung ist dann, wenn ein medizinisches Gutachten die versicherte Person als arbeitsunfähig erklärt, aber gleichzeitig festhält, dass nach durchgeführter erfolgreicher Eingliederung wieder eine deutlich bessere Arbeitsfähigkeit erreichbar sein sollte, der Anspruch auf eine Rente für die zurückliegende Zeit so lange nicht ausgeschlossen, als die bestehende Erwerbsunfähigkeit nicht (oder noch nicht) mit geeigneten Eingliederungsmassnahmen tatsächlich behoben oder in einer für den Rentenanspruch erheblichen Weise verringert werden konnte. Der gleiche Grundsatz hat auch hinsichtlich der Massnahmen der Selbsteingliederung zu gelten, so lange solche noch nicht durchgeführt sind und noch keine Aufforderung zur Mitwirkung im Sinne von <ref-law> (in Kraft gestanden bis 31. Dezember 2002; vgl. nunmehr <ref-law>) erfolgt ist (in <ref-ruling> nicht publizierte Erw. 5a, vgl. aber AHI 1997 S. 41).
3.3 Gemäss <ref-ruling> kommt es auf die Behandelbarkeit eines psychischen Leidens (zumindest im Bereich der Invalidenversicherung) nicht an. In diesem Urteil hat das Eidgenössische Versicherungsgericht erwogen, die Therapierbarkeit einer psychischen Störung, für sich allein betrachtet, sage nichts über deren invalidisierenden Charakter aus. Für die Entscheidung des Anspruchs auf eine Invalidenrente sei immer und einzig vorausgesetzt, dass während eines Jahres (ohne wesentlichen Unterbruch) eine mindestens 40 %ige Arbeitsunfähigkeit nach <ref-law> bestanden habe und eine anspruchsbegründende Erwerbsunfähigkeit gemäss Art. 28 Abs. 1 bis Abs. 1ter IVG sowie <ref-law> oder <ref-law> in Verbindung mit <ref-law> und Art. 27 f. IVV weiterhin bestehe. Dies bedeute keineswegs, dass eine fachärztlich festgestellte psychische Krankheit ohne weiteres gleichbedeutend mit dem Vorliegen einer Invalidität sei. In jedem Einzelfall müsse eine Beeinträchtigung der Erwerbsfähigkeit unabhängig von der Diagnose und grundsätzlich unbesehen der Ätiologie ausgewiesen und in ihrem Ausmass bestimmt sein. Entscheidend sei die nach einem weit gehend objektivierbaren Massstab zu erfolgende Beurteilung, ob und inwiefern der versicherten Person trotz ihres Leidens die Verwertung ihrer Restarbeitsfähigkeit auf dem ihr nach ihren Fähigkeiten offen stehenden ausgeglichenen Arbeitsmarkt noch sozial-praktisch zumutbar und für die Gesellschaft tragbar sei (<ref-ruling> Erw. 4c). An dieser Rechtsprechung ist auch unter der Geltung des ATSG festzuhalten, da Art. 6-8 ATSG am Krankheits- und Zumutbarkeitsbegriff nichts geändert haben (vgl. Erw. 1.3 hievor).
3.4 Die Vorinstanz hätte demnach mit dem Entscheid über die Gewährung einer Invalidenrente nicht zuwarten dürfen, bis die von ihr verlangten medizinischen Massnahmen möglicherweise den Gesundheitszustand verbessert haben. Sie hat im angefochtenen Entscheid somit fälschlicherweise nicht geprüft, ob ein Rentenanspruch des Beschwerdeführers besteht. Die Verwaltung ist dieser Frage nachgegangen und zum Schluss gekommen, dass keine rentenbegründende Erwerbsunfähigkeit vorliege. Die Sache ist deshalb an das kantonale Gericht zurückzuweisen, damit es die verfügte Ablehnung einer Invalidenrente auf ihre Rechtmässigkeit hin überprüfe. Auf die in der Verwaltungsgerichtsbeschwerde aufgeworfene Frage einer Verletzung des rechtlichen Gehörs ist bei dieser Verfahrenserledigung nicht näher einzugehen. Es erübrigt sich auch eine Stellungnahme zu den vom Versicherten nachträglich eingereichten medizinischen Unterlagen. Da zudem die vorinstanzlich zugesprochene Parteientschädigung aufzuheben ist, wird der Antrag des Beschwerdeführers auf Zusprechung einer höheren Parteientschädigung gegenstandslos. | Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
1. In Gutheissung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird der Entscheid des Verwaltungsgerichts des Kantons Schwyz vom 9. März 2005 aufgehoben, und es wird die Sache an die Vorinstanz zurückgewiesen, damit sie über die Beschwerde gegen den Einspracheentscheid vom 25. Oktober 2004 betreffend Ablehnung einer Invalidenrente entscheide.
1. In Gutheissung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird der Entscheid des Verwaltungsgerichts des Kantons Schwyz vom 9. März 2005 aufgehoben, und es wird die Sache an die Vorinstanz zurückgewiesen, damit sie über die Beschwerde gegen den Einspracheentscheid vom 25. Oktober 2004 betreffend Ablehnung einer Invalidenrente entscheide.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Die Beschwerdegegnerin hat dem Beschwerdeführer für das Verfahren vor dem Eidgenössischen Versicherungsgericht eine Parteientschädigung von Fr. 2500.- (einschliesslich Mehrwertsteuer) zu bezahlen.
3. Die Beschwerdegegnerin hat dem Beschwerdeführer für das Verfahren vor dem Eidgenössischen Versicherungsgericht eine Parteientschädigung von Fr. 2500.- (einschliesslich Mehrwertsteuer) zu bezahlen.
4. Dieses Urteil wird den Parteien, der Ausgleichskasse des Schweizerischen Baumeisterverbandes, Zürich, dem Verwaltungsgericht des Kantons Schwyz und dem Bundesamt für Sozialversicherung zugestellt.
Luzern, 31. März 2006
Im Namen des Eidgenössischen Versicherungsgerichts
Der Präsident der IV. Kammer: Die Gerichtsschreiberin: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['b2c076be-ebed-4a99-be36-86017bc689db', 'c5f98ae2-739c-4261-bdbb-7da29eea1e0e', '42b07545-5a84-4607-9cb0-f8b2f43af705'] | ['04bf6369-99cb-41fa-8aff-413679bc8c18', 'dfe4a079-8090-463c-84d3-b72b354fdc7b', '9f26d259-d6e6-4bfa-99b5-f8fded5667bc', '70d82e7f-fc70-45d6-b607-cd4654badc02', 'ea2f453b-fc14-40f4-81ea-83272acf5c89', '18eb66aa-f83a-4e6a-8422-39b4549f7f1a'] |
0b40fe26-8ebf-4524-be6f-37eef6c19ba7 | 2,008 | it | Fatti:
Fatti:
A. Entrato in Svizzera all'inizio del 2002 A.A._, cittadino peruviano, vi si è sposato il 2 maggio 2002 con B.A._, cittadina svizzera. Per tal motivo è stato posto al beneficio di un permesso di dimora annuale, in seguito regolarmente rinnovato. Il 1° giugno 2005 ha informato l'autorità di polizia degli stranieri che assieme alla moglie si erano trasferiti da Paradiso a Pallazzo presso l'appartamento di una loro amica e il 5 aprile 2006, quando ha chiesto il rinnovo del proprio permesso di dimora, le ha comunicato che dal 15 gennaio 2006 viveva separato dalla consorte, la quale aveva locato un appartamento a Lugano-Cassarate.
Sentiti separatamente il 23 maggio e il 6 luglio 2006 dalla polizia cantonale sulla loro situazione matrimoniale, i coniugi A._ hanno entrambi ammesso di vivere separati. La moglie ha dichiarato di riservarsi una fase di riflessione riguardo al suo avvenire coniugale, mentre il marito ha auspicato un rapido ripristino della comunione domestica. Con scritto del 30 agosto 2006 i coniugi A._ hanno informato l'autorità di polizia degli stranieri che erano tornati a vivere insieme nell'appartamento di Pazzallo.
Sentiti separatamente il 23 maggio e il 6 luglio 2006 dalla polizia cantonale sulla loro situazione matrimoniale, i coniugi A._ hanno entrambi ammesso di vivere separati. La moglie ha dichiarato di riservarsi una fase di riflessione riguardo al suo avvenire coniugale, mentre il marito ha auspicato un rapido ripristino della comunione domestica. Con scritto del 30 agosto 2006 i coniugi A._ hanno informato l'autorità di polizia degli stranieri che erano tornati a vivere insieme nell'appartamento di Pazzallo.
B. Con decisione del 1° settembre 2006 la Sezione dei permessi e dell'immigrazione del Cantone Ticino ha rifiutato di rinnovare il permesso di dimora di A.A._ e gli ha fissato un termine per lasciare il territorio cantonale. Ha rilevato, in sintesi, che siccome i coniugi non convivevano più e che un'imminente ripresa della vita coniugale non era per il momento prevista il permesso sollecitato, il quale era stato rilasciato solo in ragione del matrimonio, aveva perso il senso d'essere.
La decisione è stata confermata su ricorso dapprima dal Consiglio di Stato del Cantone Ticino, il 15 maggio 2007, il quale ha altresì rilevato che i coniugi si erano nuovamente separati nel marzo 2007 quando la moglie era andata a vivere con il suo nuovo compagno, e poi dal Tribunale cantonale amministrativo, con sentenza del 2 luglio 2007.
La decisione è stata confermata su ricorso dapprima dal Consiglio di Stato del Cantone Ticino, il 15 maggio 2007, il quale ha altresì rilevato che i coniugi si erano nuovamente separati nel marzo 2007 quando la moglie era andata a vivere con il suo nuovo compagno, e poi dal Tribunale cantonale amministrativo, con sentenza del 2 luglio 2007.
C. Il 20 agosto 2007 A.A._ ha presentato dinanzi al Tribunale federale un ricorso in materia di diritto pubblico, con cui chiede che la sentenza cantonale sia annullata e che gli venga rilasciato un permesso di dimora annuale. Censura in sostanza la violazione degli art. 7 LDDS e 8 CEDU, del principio della proporzionalità nonché un accertamento arbitrario dei fatti.
Chiamati ad esprimersi, il Tribunale amministrativo si riconferma nelle motivazioni e nelle conclusioni della propria sentenza, a cui si allinea anche l'Ufficio federale della migrazione, mentre il Consiglio di Sato si rimette al giudizio di questo Tribunale.
Chiamati ad esprimersi, il Tribunale amministrativo si riconferma nelle motivazioni e nelle conclusioni della propria sentenza, a cui si allinea anche l'Ufficio federale della migrazione, mentre il Consiglio di Sato si rimette al giudizio di questo Tribunale.
D. Con decreto presidenziale del 22 agosto 2007 è stato concesso effetto sospensivo al ricorso. | Diritto:
Diritto:
1. Il Tribunale federale esamina d'ufficio e con piena cognizione la sua competenza (<ref-law>), rispettivamente l'ammissibilità dei gravami che gli vengono sottoposti (<ref-ruling> consid. 2 con riferimenti).
1. Il Tribunale federale esamina d'ufficio e con piena cognizione la sua competenza (<ref-law>), rispettivamente l'ammissibilità dei gravami che gli vengono sottoposti (<ref-ruling> consid. 2 con riferimenti).
2. 2.1 Giusta l'art. 83 lett. c n. 2 LTF, il ricorso in materia di diritto pubblico è inammissibile contro le decisioni in materia di diritto degli stranieri concernenti i permessi o autorizzazioni al cui ottenimento né il diritto federale né il diritto internazionale conferiscono un diritto.
Secondo l'art. 7 cpv. 1 prima frase LDDS, applicabile alla presente fattispecie (cfr. consid. 3.1), il coniuge straniero di un cittadino svizzero ha diritto al rilascio e alla proroga del permesso di dimora. Ai fini dell'ammissibilità del presente ricorso è quindi determinante soltanto la questione se, formalmente, vi sia matrimonio (cfr. <ref-ruling> consid. 1b). Infatti, sapere se il menzionato diritto sussista ancora o sia invece decaduto in virtù delle eccezioni o delle restrizioni che discendono dall'art. 7 cpv. 2 LDDS e dall'abuso di diritto è un problema di merito, no di ammissibilità (<ref-ruling> consid. 1.1.2 e rinvii). In concreto il ricorrente è tuttora sposato con una cittadina svizzera: il gravame è quindi ricevibile dal profilo dell'art. 83 lett. c cifra 2 LTF.
2.2 Visto quanto precede, la questione di sapere se il gravame sia ammissibile anche dal profilo dell'art. 8 CEDU (sui relativi requisiti, cfr. <ref-ruling> consid. 3.1; <ref-ruling> consid. 5.3.1, 215 consid. 4.1), a cui il ricorrente fa pure riferimento, può restare indecisa, potendo questa Corte entrare nel merito del medesimo già in virtù dei motivi che precedono.
2.3 Il Tribunale federale fonda la sua sentenza sui fatti accertati dall'autorità inferiore (<ref-law>). Può rettificare o completare d'ufficio l'accertamento dei fatti dell'autorità inferiore se è stato svolto in modo manifestamente inesatto o in violazione del diritto ai sensi dell'<ref-law> (<ref-law>; cfr. pure l'<ref-law>). Inoltre, giusta l'<ref-law>, possono essere addotti nuovi fatti e nuovi mezzi di prova soltanto se ne dà motivo la decisione dell'autorità inferiore.
Il ricorrente ha allegato al proprio ricorso due attestazioni comunali rilasciate dopo l'emanazione del giudizio impugnato: le stesse sono quindi inammissibili e vanno pertanto estromesse dagli atti di causa.
Il ricorrente ha allegato al proprio ricorso due attestazioni comunali rilasciate dopo l'emanazione del giudizio impugnato: le stesse sono quindi inammissibili e vanno pertanto estromesse dagli atti di causa.
3. 3.1 La legge federale del 26 marzo 1931 concernente la dimora e il domicilio degli stranieri (LDDS) è stata abrogata con l'entrata in vigore, il 1° gennaio 2008, della legge federale del 16 dicembre 2005 sugli stranieri (LStr; RS 142.20; cfr. cifra I dell'Allegato all'art. 125 LStr). Secondo l'art. 126 LStr, alle domande presentate prima dell'entrata in vigore della nuova legge permane applicabile il diritto previgente. L'istanza di rinnovo del permesso di dimora è stata formulata il 5 aprile 2006; in concreto si applica pertanto ancora la LDDS.
3.2 Giusta l'art. 7 cpv. 1 prima frase LDDS, il coniuge straniero di un cittadino svizzero ha diritto al rilascio e alla proroga del permesso di dimora. Questo diritto si estingue, tra l'altro, se il matrimonio è stato contratto per eludere le prescrizioni in materia di dimora e di domicilio degli stranieri (cpv. 2) oppure in caso di abuso di diritto (<ref-ruling> consid. 4.1). Vi è abuso di diritto allorquando il coniuge straniero di un cittadino svizzero si richiama ad un matrimonio che sussiste solo a livello formale, unicamente per ottenere il rilascio o il rinnovo di un permesso di soggiorno: un simile scopo non risulta in effetti tra quelli contemplati dalla norma in questione, per cui sfugge a qualsiasi tutela sul piano giuridico. Il matrimonio sussiste solo formalmente quando vi è una rottura definitiva dell'unione coniugale, ossia quando non vi è più alcuna possibilità di riconciliazione; le cause e i motivi all'origine di questa rottura non sono determinanti (<ref-ruling> consid. 4.2).
3.3 Dalla sentenza impugnata emerge che i coniugi A._, sposatisi il 2 maggio 2002, si sono separati una prima volta il 15 gennaio 2006 e, tornati a vivere assieme alla fine di agosto del 2006, si sono nuovamente separati all'inizio di marzo del 2007, quando la moglie è andata a vivere con il nuovo compagno. Interrogata in proposito il 28 marzo 2007 dalla polizia cantonale, quest'ultima, oltre a confermare la situazione, ha ugualmente dichiarato che per lei non vi era più alcuna speranza di un'eventuale riconciliazione. Invitato a determinarsi al riguardo, il ricorrente, con osservazioni del 20 aprile 2007, ha riconosciuto che il suo matrimonio traversava una grave crisi, affermando nel contempo che sperava ancora in una riconciliazione. Sulla base dell'inserto di causa questi fatti non appaiono essere stati accertati in modo manifestamente inesatto o in violazione del diritto ai sensi dell'<ref-law> e sono quindi vincolanti per questa Corte (<ref-law>). Orbene, riguardo a queste constatazioni, di cui risulta che, salvo una parentesi di sei mesi da fine agosto 2006 ad inizio marzo 2007, la separazione della coppia dura ormai da più di un anno e mezzo, il ricorrente non dimostra né fornisce la prova che vi sia la possibilità o perlomeno la volontà di entrambi i coniugi di una ripresa della vita comune. In queste condizioni, è quindi chiaro che tra i coniugi non sussiste più una vera e propria relazione sentimentale. Di conseguenza, è dunque senza incorrere nella violazione del diritto federale che la Corte ticinese è giunta alla conclusione che il ricorrente, abusando dei diritti che gli derivano dall'art. 7 cpv. 1 prima frase LDDS, si richiama ad un matrimonio esistente soltanto sulla carta unicamente per potere fruire dell'autorizzazione a soggiornare in Svizzera. Al riguardo va aggiunto che, come già spiegato da questa Corte (<ref-ruling> consid. 3.3; <ref-ruling> consid. 5d), scopo dell'art. 7 LDDS è di permettere ed assicurare giuridicamente la vita comune in Svizzera, cioè la convivenza con il coniuge svizzero domiciliato in Svizzera, non invece il soggiorno in Svizzera del coniuge straniero con un domicilio separato, tanto più se una ripresa effettiva della convivenza non sembra presa in considerazione. In caso contrario, il mantenimento del matrimonio servirebbe unicamente ad assicurare al coniuge straniero la continuazione del soggiorno in Svizzera, ciò che costituisce proprio un abuso di diritto. Va poi rammentato che, per prassi costante (<ref-ruling> consid. 3.4; <ref-ruling> consid. 4d), i motivi che hanno condotto alla separazione non sono determinanti. Per esaminare la questione dell'abuso di diritto nell'ambito dell'art. 7 LDDS è decisivo unicamente il quesito di sapere se entrambi i coniugi siano intenzionati a riprendere la vita comune. Ciò che non è il caso in concreto. Infine, per quanto concerne le pratiche relative ad un'eventuale procedura di divorzio, il ricorrente non deve rimanere in Svizzera, in quanto può farsi rappresentare da un mandante oppure effettuare dei soggiorni turistici nel nostro Paese (sentenza 2C_156/2007 del 30 luglio 2007, consid. 4.2 in fine).
3.4 Per il resto, si può rinviare ai pertinenti considerandi della sentenza contestata (art. 109 cpv. 3 seconda frase LTF), segnatamente per quanto concerne la proporzionalità del provvedimento contestato e l'art. 8 CEDU (cfr. sentenza cantonale pag. 7 e 8).
3.4 Per il resto, si può rinviare ai pertinenti considerandi della sentenza contestata (art. 109 cpv. 3 seconda frase LTF), segnatamente per quanto concerne la proporzionalità del provvedimento contestato e l'art. 8 CEDU (cfr. sentenza cantonale pag. 7 e 8).
4. 4.1 Per i motivi illustrati, il gravame si avvera pertanto manifestamente infondato. La causa va decisa secondo la procedura dell'<ref-law>.
4.2 Le spese seguono la soccombenza (<ref-law>). Non si concedono ripetibili ad autorità vincenti (<ref-law>). | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1. Il ricorso è respinto.
1. Il ricorso è respinto.
2. Le spese giudiziarie di fr. 2'000.-- sono poste a carico del ricorrente.
2. Le spese giudiziarie di fr. 2'000.-- sono poste a carico del ricorrente.
3. Comunicazione alla patrocinatrice del ricorrente, al Consiglio di Stato e al Tribunale amministrativo del Cantone Ticino, nonché all'Ufficio federale della migrazione. | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['0a64bcb5-b2fc-4b86-a298-ac1183e7b448', '0ff856b7-5799-4bad-969d-0bb6694a9426', '144511bd-82bf-4d31-91e6-eb8f88c52ec9', '0ee9916c-611f-4467-b022-542170057ea4', '0c1ed909-f221-4a67-b1f2-b01c95fe7b8b', 'bb0e3b42-6d5d-4197-9286-4d823cb305f4', 'a0fafc51-8aff-4c63-aa03-14c00f83d874', '144511bd-82bf-4d31-91e6-eb8f88c52ec9', 'c15d493c-69d2-4bcd-b954-46d87f8cbaef', '144511bd-82bf-4d31-91e6-eb8f88c52ec9', 'c15d493c-69d2-4bcd-b954-46d87f8cbaef'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
0b410408-55fc-4e5d-a05b-b6396e6b493d | 2,005 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Die 1970 geborene S._ ist seit 19. April 1988 als Fachspezialistin bei der U._ AG tätig und auf Grund dieses Arbeitsverhältnisses bei der Schweizerischen National-Versicherungs-Gesellschaft (nachfolgend: National) obligatorisch gegen Unfälle versichert. Am 14. Januar 2000 kam sie in Dunk Island (Australien) beim Schwimmen im Meer mit einer Qualle in Berührung, was zu Atmungsproblemen, Herz- und Gliederschmerzen führte. Die Unfallversicherung übernahm die nachfolgende Heilbehandlung, welche am 20. März 2000 abgeschlossen wurde, und gewährte die entsprechenden Taggelder.
Die Versicherte begab sich am 16. Januar 2001 aufgrund diverser allergischer Beschwerden erneut in Behandlung. Zur Abklärung ihrer Leistungspflicht holte die National verschiedene medizinische Unterlagen ein, insbesondere einen Bericht des Dr. med. I._, Spezialarzt FMH für Dermatologie und Venerologie, speziell Andrologie, (vom 15. Juni 2001) und einen Bericht des Prof. Dr. med. W._, leitender Arzt der Allergiestation der Dermatologischen Klinik des Spitals X._ (vom 6. Mai 2002). Nach ergänzenden Rückfragen bei Prof. Dr. med. W._ stellte die Versicherung mit Verfügung vom 12. Mai 2003 fest, dass die Wahrscheinlichkeit eines Zusammenhangs zwischen den am 14. Januar 2000 erlittenen Quallenverletzungen und den asthmatischen Beschwerden weniger als 50 % betrage und verneinte die diesbezügliche Leistungspflicht. Auf Einsprache hin hielt sie an ihrem Standpunkt fest (Einspracheentscheid vom 2. September 2003).
Die Versicherte begab sich am 16. Januar 2001 aufgrund diverser allergischer Beschwerden erneut in Behandlung. Zur Abklärung ihrer Leistungspflicht holte die National verschiedene medizinische Unterlagen ein, insbesondere einen Bericht des Dr. med. I._, Spezialarzt FMH für Dermatologie und Venerologie, speziell Andrologie, (vom 15. Juni 2001) und einen Bericht des Prof. Dr. med. W._, leitender Arzt der Allergiestation der Dermatologischen Klinik des Spitals X._ (vom 6. Mai 2002). Nach ergänzenden Rückfragen bei Prof. Dr. med. W._ stellte die Versicherung mit Verfügung vom 12. Mai 2003 fest, dass die Wahrscheinlichkeit eines Zusammenhangs zwischen den am 14. Januar 2000 erlittenen Quallenverletzungen und den asthmatischen Beschwerden weniger als 50 % betrage und verneinte die diesbezügliche Leistungspflicht. Auf Einsprache hin hielt sie an ihrem Standpunkt fest (Einspracheentscheid vom 2. September 2003).
B. Die dagegen erhobene Beschwerde wies das Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich ab (Entscheid vom 29. April 2004).
B. Die dagegen erhobene Beschwerde wies das Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich ab (Entscheid vom 29. April 2004).
C. Mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde lässt S._ erneut beantragen, in Aufhebung des angefochtenen Entscheides sei die Unfallversicherung zu verpflichten, die vollen Leistungen zu erbringen. Zudem seien sämtliche Akten des Universitätsspitals beizuziehen und es sei ein Obergutachten anzuordnen.
Während die National auf Abweisung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde schliesst, verzichtet das Bundesamt für Gesundheit auf eine Vernehmlassung. | Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
1. Gemäss Art. 128 OG beurteilt das Eidgenössische Versicherungsgericht letztinstanzlich Verwaltungsgerichtsbeschwerden gegen Verfügungen im Sinne von Art. 97, 98 lit. b-h und 98a OG auf dem Gebiet der Sozialversicherung. Im verwaltungsgerichtlichen Beschwerdeverfahren sind grundsätzlich nur Rechtsverhältnisse zu überprüfen bzw. zu beurteilen, zu denen die zuständige Verwaltungsbehörde vorgängig verbindlich - in Form einer Verfügung - Stellung genommen hat. Insoweit bestimmt die Verfügung den beschwerdeweise weiterziehbaren Anfechtungsgegenstand. Umgekehrt fehlt es an einem Anfechtungsgegenstand und somit an einer Sachurteilsvoraussetzung, wenn und insoweit keine Verfügung ergangen ist (<ref-ruling> Erw. 1a, 119 Ib 36 Erw. 1b, je mit Hinweisen).
Gegenstand der angefochtenen Verfügung und des Einspracheentscheides bildet einzig die Kausalität zwischen der Quallenberührung und dem Asthmaleiden der Beschwerdeführerin. Was die mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde geltend gemachten weiteren gesundheitlichen Beschwerden, wie Herzrasen, Kopfschmerzen oder Histaminintoleranz anbelangt, ist festzustellen, dass dazu bislang keine Verfügung ergangen ist. Damit fehlt es diesbezüglich an einem Anfechtungsgegenstand und mithin an einer Sachurteilsvoraussetzung, womit darauf nicht eingetreten werden kann.
Gegenstand der angefochtenen Verfügung und des Einspracheentscheides bildet einzig die Kausalität zwischen der Quallenberührung und dem Asthmaleiden der Beschwerdeführerin. Was die mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde geltend gemachten weiteren gesundheitlichen Beschwerden, wie Herzrasen, Kopfschmerzen oder Histaminintoleranz anbelangt, ist festzustellen, dass dazu bislang keine Verfügung ergangen ist. Damit fehlt es diesbezüglich an einem Anfechtungsgegenstand und mithin an einer Sachurteilsvoraussetzung, womit darauf nicht eingetreten werden kann.
2. Das kantonale Gericht hat die Bestimmungen und Grundsätze über den für die Leistungspflicht des obligatorischen Unfallversicherers vorausgesetzten natürlichen Kausalzusammenhang zwischen Unfallereignis und eingetretenem Schaden (<ref-ruling> Erw. 1, 118 V 289 Erw. 1b, je mit Hinweisen; vgl. auch <ref-ruling> Erw. 3.1 mit Hinweisen) sowie zu den für den Beweiswert von Arztberichten und medizinischen Gutachten massgebenden Anforderungen (<ref-ruling> Erw. 3a, 122 V 160 Erw.1c) zutreffend dargelegt. Richtig wiedergegeben hat die Vorinstanz auch das im Sozialversicherungsrecht geltende Prinzip des Beweisgrades der überwiegenden Wahrscheinlichkeit (vgl. auch <ref-ruling> Erw. 3.1, 126 V 360 Erw. 5b, 125 V 195 Erw. 2, je mit Hinweisen) sowie die Rechtsprechung zur Anwendung der Beweislastregeln im sozialversicherungsrechtlichen Verwaltungs- und Verwaltungsgerichtsverfahren (<ref-ruling> Erw. 3b mit Hinweisen). Darauf wird verwiesen.
2. Das kantonale Gericht hat die Bestimmungen und Grundsätze über den für die Leistungspflicht des obligatorischen Unfallversicherers vorausgesetzten natürlichen Kausalzusammenhang zwischen Unfallereignis und eingetretenem Schaden (<ref-ruling> Erw. 1, 118 V 289 Erw. 1b, je mit Hinweisen; vgl. auch <ref-ruling> Erw. 3.1 mit Hinweisen) sowie zu den für den Beweiswert von Arztberichten und medizinischen Gutachten massgebenden Anforderungen (<ref-ruling> Erw. 3a, 122 V 160 Erw.1c) zutreffend dargelegt. Richtig wiedergegeben hat die Vorinstanz auch das im Sozialversicherungsrecht geltende Prinzip des Beweisgrades der überwiegenden Wahrscheinlichkeit (vgl. auch <ref-ruling> Erw. 3.1, 126 V 360 Erw. 5b, 125 V 195 Erw. 2, je mit Hinweisen) sowie die Rechtsprechung zur Anwendung der Beweislastregeln im sozialversicherungsrechtlichen Verwaltungs- und Verwaltungsgerichtsverfahren (<ref-ruling> Erw. 3b mit Hinweisen). Darauf wird verwiesen.
3. Strittig und zu prüfen ist hier einzig, ob die geltend gemachten Asthmabeschwerden mit überwiegender Wahrscheinlichkeit auf die Quallenberührung vom 14. Januar 2000 zurückzuführen sind, während die ebenfalls diagnostizierte Urtikaria anerkanntermassen kausal zu diesem Ereignis ist.
3. Strittig und zu prüfen ist hier einzig, ob die geltend gemachten Asthmabeschwerden mit überwiegender Wahrscheinlichkeit auf die Quallenberührung vom 14. Januar 2000 zurückzuführen sind, während die ebenfalls diagnostizierte Urtikaria anerkanntermassen kausal zu diesem Ereignis ist.
4. 4.1 Die Vorinstanz hat im einlässlich begründeten Entscheid nach zutreffender Würdigung der medizinischen Akten insbesondere gestützt auf die Berichte der Klinik X._ (vom 6. Mai 2002, 23. Januar 2003 und 8. April 2003) erkannt, dass die Asthmaerkrankung der Beschwerdeführerin nicht mit dem im Sozialversicherungsrecht üblichen Beweisgrad der überwiegenden Wahrscheinlichkeit auf das Ereignis vom 14. Januar 2000 zurückzuführen ist und mithin der erforderliche natürliche Kausalzusammenhang nicht besteht. Dies ist nicht zu beanstanden. Entgegen den Vorbringen in der Verwaltungsgerichtsbeschwerde sind die medizinischen Berichte des Spitals X._ nicht mangelhaft, sondern entsprechen durchaus den höchstrichterlichen Anforderungen an den Beweiswert ärztlicher Berichte (<ref-ruling> Erw. 3a, 122 V 160 Erw. 1c). Sie sind für die hier streitigen Belange umfassend (unter Berücksichtigung der medizinischen Literatur über Quallenbisse erstellt), beruhen auf allseitigen Untersuchungen, berücksichtigen die geklagten Beschwerden, sind in Kenntnis der Vorakten abgegeben worden und sind in der Darlegung der medizinischen Situation einleuchtend. Die Ausführungen von Prof. Dr. med. W._ sind schlüssig und nachvollziehbar begründet und erfolgten unter Einholung von entsprechenden Erkundigungen bei australischen und neuseeländischen Experten. Angesichts der aktenkundigen wissenschaftlichen Defizite zum fraglichen Problemkreis ist nicht zu ersehen, wie ein anderer Spezialist schlüssig zu einem abweichenden Ergebnis gelangen könnte. Mit der Vorinstanz erübrigt sich daher die Einholung eines Obergutachtens, da hievon keine entscheidrelevanten neuen Ergebnisse zu erwarten sind (antizipierte Beweiswürdigung; <ref-ruling> Erw. 4b; SVR 2001 IV Nr. 10 S. 28 Erw. 4 mit Hinweisen).
4.2 Sämtliche Einwendungen in der Verwaltungsgerichtsbeschwerde vermögen an diesem Ergebnis nichts zu ändern. Insbesondere hat Prof. Dr. med. W._ entgegen den Ausführungen der Beschwerdeführerin nie mit Bestimmtheit festgehalten, dass die Asthmabeschwerden Folge der Quallenverletzung seien. Im Bericht vom 6. Mai 2002 bejahte er eine Kausalität lediglich betreffend die Urtikaria, liess sich jedoch bezüglich die asthmoiden Beschwerden auf keine Kausalitätsbeurteilung ein. Nachdem er im Bericht vom 23. Januar 2003 wegen des anamnestisch angegebenen zeitlichen Zusammenhangs aus allergologischer Sicht eine Auslösung von asthmatischen Beschwerden noch als "durchaus möglich" bezeichnete, gab er auf explizite Nachfrage der Beschwerdegegnerin mit Schreiben vom 8. April 2003 an, nach erneuter Durchsicht des Gutachtens und der Akten sei er der Auffassung, dass mit Wahrscheinlichkeit (weniger als 50 %) kein Zusammenhang zwischen dem Persistieren der asthmatischen Beschwerden und der Quallenverletzung bestehe. Von einem überwiegend wahrscheinlichen Zusammenhang ist in den gesamten Unterlagen nirgends die Rede. Inwiefern die Beschwerdeführerin in den Ausführungen des Experten einen Wiederspruch ausmachen will, ist mit Verweis auf die zutreffenden Ausführungen der Vorinstanz überdies nicht ersichtlich. Aus dem Umstand, dass der Experte am Schluss des Schreibens dem Unfallversicherer empfiehlt, die Leistungspflicht hinsichtlich der Asthma-Symptomatik bis zum 26. April 2002 anzuerkennen, kann nichts Gegenteiliges abgeleitet werden. Aufgrund der gesamten Aktenlage steht mit der Vorinstanz fest, dass ein natürlicher Kausalzusammenhang nicht mit dem Beweisgrad der überwiegenden Wahrscheinlichkeit erstellt ist.
4.2 Sämtliche Einwendungen in der Verwaltungsgerichtsbeschwerde vermögen an diesem Ergebnis nichts zu ändern. Insbesondere hat Prof. Dr. med. W._ entgegen den Ausführungen der Beschwerdeführerin nie mit Bestimmtheit festgehalten, dass die Asthmabeschwerden Folge der Quallenverletzung seien. Im Bericht vom 6. Mai 2002 bejahte er eine Kausalität lediglich betreffend die Urtikaria, liess sich jedoch bezüglich die asthmoiden Beschwerden auf keine Kausalitätsbeurteilung ein. Nachdem er im Bericht vom 23. Januar 2003 wegen des anamnestisch angegebenen zeitlichen Zusammenhangs aus allergologischer Sicht eine Auslösung von asthmatischen Beschwerden noch als "durchaus möglich" bezeichnete, gab er auf explizite Nachfrage der Beschwerdegegnerin mit Schreiben vom 8. April 2003 an, nach erneuter Durchsicht des Gutachtens und der Akten sei er der Auffassung, dass mit Wahrscheinlichkeit (weniger als 50 %) kein Zusammenhang zwischen dem Persistieren der asthmatischen Beschwerden und der Quallenverletzung bestehe. Von einem überwiegend wahrscheinlichen Zusammenhang ist in den gesamten Unterlagen nirgends die Rede. Inwiefern die Beschwerdeführerin in den Ausführungen des Experten einen Wiederspruch ausmachen will, ist mit Verweis auf die zutreffenden Ausführungen der Vorinstanz überdies nicht ersichtlich. Aus dem Umstand, dass der Experte am Schluss des Schreibens dem Unfallversicherer empfiehlt, die Leistungspflicht hinsichtlich der Asthma-Symptomatik bis zum 26. April 2002 anzuerkennen, kann nichts Gegenteiliges abgeleitet werden. Aufgrund der gesamten Aktenlage steht mit der Vorinstanz fest, dass ein natürlicher Kausalzusammenhang nicht mit dem Beweisgrad der überwiegenden Wahrscheinlichkeit erstellt ist.
5. Das Verfahren ist kostenlos (Art. 134 OG). Als mit öffentlich-rechtlichen Aufgaben betraute Organisation hat die National keinen Anspruch auf eine Parteientschädigung (Art. 135 in Verbindung mit Art. 159 Abs. 2 OG; <ref-ruling> Erw. 10, 118 V 169 Erw. 7, 117 V 349 Erw. 8). | Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Es werden weder Gerichtskosten erhoben noch Parteientschädigungen zugesprochen.
2. Es werden weder Gerichtskosten erhoben noch Parteientschädigungen zugesprochen.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich und dem Bundesamt für Gesundheit (BAG) zugestellt.
Luzern, 14. März 2005
Im Namen des Eidgenössischen Versicherungsgerichts
Die Präsidentin der III. Kammer: Die Gerichtsschreiberin: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | [] |
0b445961-baed-4ac7-b5c5-efebfaca2d8a | 2,012 | de | Sachverhalt:
A. X._ und Z._ sind die nicht verheirateten Eltern von Y._ (geb. 2002; deutsche Staatsangehörige). Die Mutter ist alleinige Inhaberin der elterlichen Sorge; sie hat zwischenzeitlich ihren jetzigen Ehemann Z._ geheiratet.
B. Am 10. März 2011 hatte X._ beim Amtsgericht Lünen (Deutschland) die Übertragung der elterlichen Sorge beantragt (Verfahren AZ 11 F 86/11). Mit Urteil vom 7. Juni 2011 hob das Amtsgericht Lünen eine im Rahmen des Sorgerechtsprozesses erlassene einstweilige Anordnung vom 27. Mai 2011 auf, mit der es die Obhut über Y._ dem Jugendamt A._ übertragen hatte, und wies den Antrag des Jugendamts A._ auf Entziehung der elterlichen Sorge der Kindesmutter ab. Am 27. Juni 2011 zog Z._ mit ihrem Ehemann und ihrer Tochter von A._ in die Schweiz. Mit einstweiliger Anordnung vom 1. Juli 2011 entzog das Amtsgericht Lünen der Mutter wiederum vorläufig die elterliche Sorge für Y._ und ordnete "insoweit" die Vormundschaft an; zum Vormund wurde das Jugendamt A._ bestellt. Zur Begründung führte das Amtsgericht aus, es bestehe Anlass zur Annahme, dass die Mutter ohne Wissen des Vaters und ohne Rücksichtnahme auf die Bindungen des Kindes Y._ ins Ausland verbracht habe und das Kind auf diese Art und Weise der zu erwartenden Sorgerechtsentscheidung im Verfahren 11 F 86/11 zu entziehen versuche. Auf Antrag des Jugendamts A._ ergänzte das Amtsgericht am 11. August 2011 diese Anordnung und verpflichtete Z._, ihre Tochter an das Jugendamt A._ oder an die zuständigen Behörden in der Schweiz herauszugeben.
C. Mit Eingabe vom 18. Juli 2011 gelangte die Stadt A._ (Jugendamt) über den Rechtshilfeweg an das Bezirksgericht Münchwilen und ersuchte darum, die einstweilige Anordnung des Amtsgerichts Lünen vom 1. Juli und 11. August 2011 betreffend Sorgerechtsentzug und Herausgabe des Kindes (s. Bst. A) anzuerkennen und zu vollstrecken. Nachdem er beim Vormundschaftsamt B._ einen Bericht über das Wohlergehen bzw. über eine allfällige Gefährdung des Kindes eingeholt, die Mutter zur Stellungnahme eingeladen und Y._ persönlich angehört hatte, wies der Einzelrichter des Bezirksgerichts Münchwilen das Begehren um Vollstreckung des Urteils des Amtsgerichts Lünen mit Entscheid vom 18. November 2011 ab.
D. Am 8. Dezember 2011 erhob der Kindsvater X._, der im bezirksrichterlichen Verfahren als "Verfahrensbeteiligter" aufgeführt worden war, Beschwerde und beantragte dem Obergericht des Kantons Thurgau, dem Antrag der Stadt A._ zu entsprechen. Das Obergericht wies die Beschwerde ab; der Entscheid vom 15. Februar 2012 wurde von X._ am 16. April 2012 in Empfang genommen.
E. Mit Beschwerde vom 23. April 2012 gelangt X._ (fortan Beschwerdeführer) an das Bundesgericht. Er beantragt, den Entscheid des Obergerichts des Kantons Thurgau aufzuheben und dem Antrag der Stadt A._ vom 18. Juli 2011 zu entsprechen.
Das Bundesgericht hat die kantonalen Akten eingeholt. Ein Schriftenwechsel wurde nicht angeordnet. Trotzdem reichte Z._ (fortan Beschwerdegegnerin) nach erfolgter Zustellung der Beschwerde unaufgefordert eine Stellungnahme ein, in welcher sie beantragt, die Beschwerde "abzulehnen". Das Schreiben vom 15. Mai 2012 wurde dem Beschwerdeführer zugestellt. Dieser liess sich mit Eingabe vom 14. Juni 2012 seinerseits vernehmen. Am 23. Juli 2012 erfolgte eine weitere Zuschrift der Beschwerdegegnerin. | Erwägungen:
1. 1.1 Das Bundesgericht überprüft von Amtes wegen und mit freier Kognition, ob eine Beschwerde zulässig ist (<ref-ruling> E. 1 S. 216; <ref-ruling> E. 1 S. 117, je mit Hinweisen).
1.2 Die rechtzeitig (Art. 100 BGG) eingereichte Beschwerde richtet sich gegen den Endentscheid (Art. 90 BGG) einer letzten kantonalen Instanz (Art. 75 BGG), der die Vollstreckung eines ausländischen Entscheids über den Entzug der elterlichen Sorge und Obhut (Art. 72 Abs. 2 lit. b Ziff. 1 BGG), also eine nicht vermögensrechtliche Angelegenheit zum Gegenstand hat.
1.3 Zur Beschwerde in Zivilsachen ist nur berechtigt, wer durch den angefochtenen Entscheid besonders berührt ist und ein schutzwürdiges Interesse an dessen Aufhebung oder Änderung hat (Art. 76 Abs. 1 lit. b BGG); das Interesse kann rechtlicher oder bloss tatsächlicher Natur sein, vorausgesetzt, es ist schutzwürdig (Urteil 5A_185/ 2011 vom 5. September 2011 E. 1.3). Die einstweilige Anordnung vom 1. Juli und 11. August 2011, mit der die Stadt A._ der Beschwerdegegnerin die elterliche Sorge über Y._ vorläufig entzog, das Kind unter die Vormundschaft des Jugendamts A._ stellte und die Herausgabe des Kindes anordnete, erging im Rahmen des Hauptverfahrens, in welchem der Beschwerdeführer als Kindesvater um die Übertragung der elterlichen Sorge von der Beschwerdegegnerin auf ihn streitet (s. Sachverhalt Bst. B). Unter diesen Umständen ist auch der Beschwerdeführer als Vater und als Partei im Hauptverfahren durch den angefochtenen Entscheid besonders berührt; er hat ein schutzwürdiges Interesse an der Anerkennung und Vollstreckung des deutschen Urteils.
1.4 Der streitige Entscheid des Amtsgerichts Lünen betrifft eine "einstweilige Anordnungssache" nach deutschem Recht; er erfolgte "wegen der Dringlichkeit ohne vorherige Anhörung". Seiner Natur nach ist der anzuerkennende und zu vollstreckende Entscheid somit eine superprovisorische Massnahme, wie sie auch das schweizerische Zivilprozessrecht in Art. 265 ZPO kennt. Nun tritt das Bundesgericht zwar auf Rechtsmittel gegen Entscheide über superprovisorische Massnahmen grundsätzlich nicht ein, weil es in solchen Fällen an der Beschwerdevoraussetzung der Ausschöpfung des Instanzenzuges mangelt (<ref-ruling> E. 1.2 S. 418 mit Hinweisen). Im vorliegenden Fall steht jedoch kein Entscheid über eine superprovisorische Massnahme zur Diskussion. Gegenstand des angefochtenen Entscheides ist vielmehr die Anerkennung und Vollstreckbarerklärung eines ausländischen Entscheids. Hierzu hat vor dem zuständigen Schweizer Gericht ein selbständiges Exequaturverfahren stattgefunden. Die Beschwerde in Zivilsachen ist somit auch unter diesem Blickwinkel zulässig.
1.5 Nach der Rechtsprechung ist ein selbständiger Exequaturentscheid keine vorsorgliche Massnahme im Sinne von Art. 98 BGG, unabhängig davon, ob der ausländische Entscheid einstweiligen Charakter hat oder nicht (<ref-ruling> E. 1.3 S. 672 f.). Gegen den angefochtenen Entscheid sind somit die allgemeinen Beschwerdegründe zuzulassen. Mit der Beschwerde in Zivilsachen kann also u.a. die Verletzung von Bundesrecht einschliesslich des Bundesverfassungsrechts sowie von Völkerrecht gerügt werden (Art. 95 lit. a und b BGG). In diesem Bereich wendet das Bundesgericht das Recht von Amtes wegen an (Art. 106 Abs. 1 BGG) und prüft mit freier Kognition, ob der angefochtene Entscheid Recht verletzt. Dagegen ist es an den festgestellten Sachverhalt grundsätzlich gebunden (Art. 105 Abs. 1 BGG). Diesbezüglich kann einzig vorgebracht werden, er sei offensichtlich unrichtig festgestellt worden (Art. 97 Abs. 1 BGG), wobei "offensichtlich unrichtig" mit "willkürlich" gleichzusetzen ist (Botschaft, BBl 2001 IV 4338; <ref-ruling> E. 1.2.2 S. 252; <ref-ruling> E. 7.1 S. 398), oder er beruhe auf einer anderen Rechtsverletzung im Sinn von Art. 95 BGG (z.B. Art. 29 Abs. 2 BV oder Art. 8 ZGB). In der Beschwerde ist überdies darzutun, inwiefern die Behebung der vorerwähnten Mängel für den Ausgang des Verfahrens entscheidend sein kann (Art. 97 Abs. 1 BGG; <ref-ruling> E. 2.2.2 S. 22).
1.6 Nach Art. 42 Abs. 2 BGG ist in der Begründung in gedrängter Form darzulegen, inwiefern der angefochtene Akt Recht verletzt. Die Begründung muss in der Beschwerde selbst enthalten sein. Blosse Verweise auf die den Vorinstanzen eingereichten Rechtsschriften genügen den Anforderungen von Art. 42 Abs. 2 BGG nicht (Urteil 5A_512/2007 vom 17. April 2008 E. 1.5 mit Hinweisen, nicht publ. in: <ref-ruling>). Daran ändert sich nichts, wenn der Beschwerdeführer seine Eingabe an das Obergericht vom 8. Dezember 2011 "inhaltlich auch hier zum Vortrag" macht. Die darin enthaltenen verwiesenen Vorbringen bleiben unbeachtlich (vgl. Urteil 5A_386/2008 vom 6. April 2009 E. 1).
2. 2.1 Die Stadt A._ stützte ihr Anerkennungs- und Vollstreckungsbegehren primär auf das Haager Übereinkommen vom 19. Oktober 1996 über die Zuständigkeit, das anzuwendende Recht, die Anerkennung, Vollstreckung und Zusammenarbeit auf dem Gebiet der elterlichen Verantwortung und der Massnahmen zum Schutz von Kindern (Haager Kindesschutzübereinkommen, HKsÜ; SR 0.211.231.011) und in zweiter Linie auf das Europäische Übereinkommen vom 20. Mai 1980 über die Anerkennung und Vollstreckung von Entscheidungen über das Sorgerecht für Kinder und die Wiederherstellung des Sorgerechts (Europäisches Sorgerechtsübereinkommen, ESÜ; SR 0.211.230.01). Das Obergericht erwog, das HKsÜ sei hinsichtlich der involvierten Länder Deutschland und Schweiz später in Kraft getreten als das ESÜ. Nachdem keiner dieser beiden völkerrechtlichen Verträge die Anwendung einer anderen internationalen Übereinkunft zwischen dem Ursprungsstaat und dem ersuchten Staat ausschliesse, dürfte das jüngere HKsÜ gegenüber dem älteren ESÜ den Vorrang geniessen. Angesichts des Verfahrensausgangs könne die Frage aber offengelassen werden; immerhin drücke das HKsÜ adäquater die heutige Auffassung der Haager Konferenz und der Staatengemeinschaft zum Kindeswohl aus. Entsprechend dem Antrag der Stadt A._ sei die Anerkennung und Vollstreckung des Beschlusses des Amtsgerichts Lünen vom 1. Juli und 11. August 2011 in Anwendung des HKsÜ und, falls dieses Übereinkommen nicht zum Ziel führe, gestützt auf das ESÜ zu prüfen.
2.2 Richtig ist, dass beide erwähnten Übereinkommen die Anwendung eines anderen Staatsvertrages zulassen: So schliesst das ESÜ nicht aus, dass eine andere internationale Übereinkunft zwischen dem Ursprungsstaat und dem ersuchten Staat oder das nichtvertragliche Recht des ersuchten Staates angewendet wird, um die Anerkennung oder Vollstreckung einer Entscheidung zu erwirken (Art. 19 ESÜ). Und das HKsÜ lässt internationale Übereinkünfte unberührt, denen Vertragsstaaten als Vertragsparteien angehören und die Bestimmungen über die in diesem Übereinkommen geregelten Angelegenheiten enthalten, sofern die durch eine solche Übereinkunft gebundenen Staaten keine gegenteilige Erklärung abgeben (Art. 52 Abs. 1 HKsÜ). Eine solche Erklärung haben zu Lasten des ESÜ weder Deutschland noch die Schweiz abgegeben. Bestimmen aber beide Staatsverträge, dass sie mit einem anderen (später bzw. früher geschlossenen) Vertrag nicht als unvereinbar anzusehen sind, so sind grundsätzlich beide Übereinkommen nebeneinander anwendbar, ohne dass ein Übereinkommen gegenüber dem anderen von sich aus den Vorrang genösse (vgl. KRAH, Das Haager Kinderschutzübereinkommen, Frankfurt a. M. et al. 2004, S. 103; JAMETTI-GREINER, in: Ingeborg Schwenzer [Hrsg.], Familienrechtskommentar Scheidung, 2. A., Bern 2011, N 114 zum Anhang IPR; BUCHER, in: Commentaire Romand, Loi sur le droit international privé - Convention de Lugano, Basel 2011, N 96 zu Art. 85 IPRG).
2.3 Für den Fall, dass nicht alle Vertragsparteien eines früheren Vertrages - hier des ESÜ - zu den Vertragsparteien eines späteren - hier des HKsÜ - gehören, bestimmt Art. 30 Abs. 4 lit. a des Wiener Übereinkommens vom 23. Mai 1969 über das Recht der Verträge (SR 0.111), dass zwischen den Staaten, die Vertragsparteien beider Verträge sind, Absatz 3 desselben Artikels Anwendung findet. Dieser Vorschrift zufolge ist dann, wenn ein früherer und ein späterer völkerrechtlicher Vertrag zwischen den gleichen Vertragsparteien nebeneinander anwendbar sind, der frühere Vertrag nur insoweit anzuwenden, als er mit dem späteren Vertrag vereinbar ist. Die Norm fusst auf der Überlegung, dass Staaten, die eine bereits staatsvertraglich geregelte Materie mittels einer neuen Übereinkunft anders regeln wollen, damit auch ihre Absicht zum Ausdruck bringen, die Rechte und Pflichten aus dem früheren völkerrechtlichen Vertrag durch die neu geschaffenen Regeln zu ersetzen (s. PAOLILLO, in: CORTEN/KLEIN, Les conventions de Vienne sur le droit des traités, Commentaire article par article, Bd. II, Brüssel 2006, N 41 zu Art. 30 des Wiener Vertragsrechtsübereinkommens von 1969; vgl. auch Conclusions des travaux du Groupe d'étude de La fragmentation du droit international: difficultés découlant de la diversification et de l'expansion du droit international, angenommen im Jahr 2006 durch die Commission du droit international der Vereinten Nationen, Rz. 24 ff., in: Annuaire de la Commission du droit international, 2006, Bd. II [2]).
Bezogen auf den vorliegenden Fall folgt aus Art. 30 Abs. 3 des Wiener Vertragsrechtsübereinkommens zunächst, dass der Schweizer Richter einem deutschen Entscheid, den er nach dem Haager Kindesschutzübereinkommen anerkennen und vollstrecken muss, die Anerkennung und Vollstreckung nicht mit der Begründung verweigern darf, das Europäische Sorgerechtsübereinkommen stehe dem entgegen. Diese Beurteilung der Rechtslage steht nicht nur im Einklang mit dem erläuternden Bericht zum ESÜ, dem zufolge dieses Übereinkommen gegenüber anderen staatsvertraglichen oder landesrechtlichen Vorschriften zurücktritt, welche die Anerkennung und Vollstreckung erleichtern (Erläuternder Bericht zum ESÜ, Rz. 75, in: BT-Drs 11/5314, S. 67). Sie harmoniert auch mit der in der Lehre geäusserten Ansicht, die Durchsetzung einer Sorgerechtsentscheidung nach dem Haager Kindesschutzübereinkommen bringe gegenüber einer solchen nach dem ESÜ erhebliche Erleichterungen (KRAH, a.a.O.) bzw. das Europäische Sorgerechtsübereinkommen werde mit dem moderneren HKsÜ "noch weiter zurückgedrängt" (so JAMETTI GREINER, a.a.O.). Gleichermassen folgt aus Art. 30 Abs. 3 des Wiener Vertragsrechtsübereinkommens aber auch der (Umkehr-)Schluss, dass der Schweizer Richter einen deutschen Entscheid, dem er die Anerkennung und Vollstreckung gestützt auf das HKsÜ aus einem bestimmten Grund versagen muss, jedenfalls nicht mit der Begründung anerkennen und vollstrecken darf, das ESÜ verbiete die Anerkennung und Vollstreckung aus diesem gleichen Grund nicht. Denn dies käme einer Umgehung von Vorgaben des späteren Staatsvertrages gleich, mit denen der frühere Vertrag eben im Sinne von Art. 30 Abs. 3 der Wiener Vertragsrechtskonvention nicht vereinbar ist.
3. Der Beschwerdeführer stellt die Anwendbarkeit des Haager Kindesschutzübereinkommens und des Europäischen Sorgerechtsübereinkommens nicht in Frage. Er bestreitet aber, dass der Beschluss des Amtsgerichts Lünen vom 1. Juli und 11. August 2011 gestützt darauf nicht vollstreckbar sein soll.
3.1 Mit Bezug auf das Haager Kindesschutzübereinkommen führt das Obergericht aus, gemäss Art. 23 Abs. 2 lit. a HKsÜ könne die Anerkennung und Vollstreckung verweigert werden, wenn die Massnahme von einer Behörde getroffen wurde, die nicht nach Art. 5 ff. HKsÜ zuständig war. Laut Art. 5 Abs. 1 HKsÜ seien die Behörden des Vertragsstaats, in dem das Kind seinen gewöhnlichen Aufenthalt hat, zuständig, Massnahmen zum Schutz der Person oder des Vermögens des Kindes zu treffen. Vorbehältlich von Art. 7 HKsÜ seien bei einem Wechsel des persönlichen Aufenthalts des Kindes in einen anderen Vertragsstaat nach Art. 5 Abs. 2 HKsÜ die Behörden des Staates des neuen gewöhnlichen Aufenthalts zuständig; eine Festsetzung des Gerichtsstands (perpetuatio fori) gebe es im Verhältnis unter den Konventionsstaaten nicht.
Bezüglich des konkreten Falls und unter Hinweis auf den Beschluss des Amtsgerichts Lünen vom 7. Juni 2011 (s. Sachverhalt Bst. B) hält das Obergericht fest, das Amtsgericht Lünen habe seine (erste) einstweilige Anordnung am 7. Juni 2011 aufgehoben und den Antrag des Jugendamts auf Entziehung der elterlichen Sorge abgewiesen gehabt (s. Sachverhalt Bst. B), weshalb die Beschwerdegegnerin als alleinige Sorgerechtsinhaberin grundsätzlich berechtigt gewesen sei, mit Y._ in die Schweiz zu reisen und in C._ einen neuen Wohnsitz und damit einen gewöhnlichen Aufenthalt im Sinne von Art. 5 HKsÜ zu begründen. Dies gelte "umso mehr", als der Beschwerdeführer gemäss einer aktenkundigen "Einverständniserklärung" vom 26. Juni 2011 vom Umzug in Kenntnis gesetzt worden sei, diesbezüglich ausführliche Gespräche geführt habe und damit "im vollsten Umfang" einverstanden gewesen sei. Y._ und die Beschwerdegegnerin hätten beabsichtigt und würden beabsichtigen, in der Schweiz zu bleiben; sie hätten sich bei den Behörden angemeldet, und Y._ besuche in C._ die Schule. All diese Umstände sprächen für die Begründung eines gewöhnlichen Aufenthalts im Sinne von Art. 5 HKsÜ in der Schweiz. Damit sei das Amtsgericht Lünen nicht mehr zuständig gewesen, allfällige vorsorgliche Massnahmen zum Schutz des Kindes zu verfügen und die Beschlüsse vom 1. Juli und 11. August 2011 zu fällen. Wegen fehlender Zuständigkeit der erlassenden Behörde sei das Begehren deshalb in Anwendung von Art. 26 Abs. 3 i.V.m. Art. 23 Abs. 2 lit. a HKsÜ abzuweisen.
3.2 In diesem Zusammenhang beanstandet der Beschwerdeführer, die Vorinstanz habe sich im Wesentlichen auf die Einverständniserklärung gestützt, obwohl ihr bekannt gewesen sei, dass er die Echtheit dieser Urkunde bestritten habe. Weil der Inhalt dieser Erklärung unwahr und ein solches Dokument von ihm nie unterzeichnet worden sei, habe er in Deutschland Strafanzeige wegen Urkundenfälschung gestellt. Das Ermittlungsverfahren sei im Rahmen eines Rechtshilfeersuchens an die Generalstaatsanwaltschaft in D._ übersandt worden. Soweit der Beschwerdeführer dem Obergericht damit vorwerfen will, es habe den Sachverhalt unvollständig festgestellt oder die Beweise willkürlich gewürdigt, tut er jedenfalls nicht dar, inwiefern die Behebung des Mangels für den Ausgang des Verfahrens entscheidend sein könnte, das Obergericht die Begründung eines gewöhnlichen Aufenthalts des Kindes in der Schweiz nach Art. 5 HKsÜ also allein deshalb hätte verneinen müssen, weil er die Echtheit der Einverständniserklärung bestritten hatte. Das Gesagte gilt sinngemäss für die Behauptung, die Beschwerdegegnerin habe Y._ in Deutschland weder an der Schule noch in der Stadt A._ abgemeldet und es fehle an konkreten Feststellungen darüber, wann Y._ in der Schule und bei der Einwohnerkontrolle in der Schweiz angemeldet wurde. Inwiefern es für die Begründung eines gewöhnlichen Aufenthalts im Sinne von Art. 5 HKsÜ auf die Ab- und Anmeldung bei der Einwohnerbehörde bzw. auf den Zeitpunkt dieser Vorgänge ankäme, zeigt der Beschwerdeführer nicht auf und ist auch nicht ersichtlich. Vielmehr wurde anlässlich der Arbeiten am Haager Kindesschutzübereinkommen bewusst darauf verzichtet, den gewöhnlichen Aufenthalt des Minderjährigen mit konkreten positiven oder negativen Kriterien zu umschreiben - gerade weil diese Kriterien zwar als Indizien für einen bestimmten Aufenthaltsort in Frage kommen, ihr Vorhandensein oder Fehlen im Einzelfall aber dennoch keine zwingenden Schlüsse auf einen bestimmten gewöhnlichen Aufenthalt zulässt (vgl. LAGARDE, Rapport explicatif, in: Conférence de La Haye de droit international privé, Actes et documents de la Dix-huitième session, Bd. II, S. 552, Rz. 40; SCHWANDER, Das Haager Kindesschutzübereinkommen 1996 [HKsÜ], in: ZVW 2009, S. 12 f.; KRAH, a.a.O., S. 143 ff.).
3.3 Im Ergebnis vermag der Beschwerdeführer mit seinen Vorbringen die Erkenntnis des Obergerichts, dass der Beschluss des Amtsgerichts Lünen vom 1. Juli und 11. August 2011 gestützt auf das Haager Kindesschutzübereinkommen nicht anerkannt und vollstreckt werden kann, nicht ins Wanken zu bringen.
4. 4.1 Entsprechend dem ursprünglichen Antrag der Stadt A._ hat das Obergericht das Anerkennungs- und Vollstreckungsbegehren auch unter dem Blickwinkel des Europäischen Sorgerechtsübereinkommens geprüft. Zur Hauptsache hält es fest, nach Art. 13 Abs. 1 lit. d ESÜ habe der Antragsteller, der nicht nur die Anerkennung, sondern auch die Vollstreckung einer Sorgerechtsentscheidung verlange, ein Schriftstück vorzulegen, aus dem sich ergibt, dass die Entscheidung nach dem Recht des Ursprungsstaats vollstreckbar ist. Im vorliegenden Fall liege ein solches Schriftstück aber nicht im Recht. Nachdem sich auch den Beschlüssen selbst nicht entnehmen lasse, dass sie rechtskräftig und vollstreckbar sind, komme eine Vollstreckung gemäss ESÜ nicht in Frage. Im Übrigen verweist das Obergericht auch noch auf Art. 10 Abs. 1 lit. b ESÜ, wonach im Falle eines nicht unzulässigen Verbringens des Kindes in den ersuchten Staat die Anerkennung und Vollstreckung versagt werden kann, "wenn aufgrund der Verhältnisse die Wirkungen der ursprünglichen Entscheidung offensichtlich nicht mehr dem Wohl des Kindes entsprächen". Das Obergericht kommt zum Schluss, der Entscheid des Amtsgerichts Lünen entspreche zur Zeit nicht dem Wohl des Kindes. Dies hätten die Abklärungen des Bezirksgerichts und insbesondere die Befragung des Kindes ergeben. Eine Gefährdung des Kindes in der Schweiz habe nicht festgestellt werden können; im Gegenteil fühle sich Y._ in ihrer neuen Umgebung wohl, habe sich in der Schule und in der Nachbarschaft eingelebt und könne sich eine Rückkehr nach Deutschland nicht vorstellen. Angesichts der Einverständniserklärung des Vaters sei zudem nicht glaubhaft, dass die Mutter und Y._ Deutschland überstürzt verlassen hätten.
4.2 Wie es sich mit diesen Anerkennungs- und Vollstreckungsvoraussetzungen gemäss ESÜ im Einzelnen verhält, kann grundsätzlich offenbleiben: Selbst wenn ein Schriftstück im Sinne von Art. 13 Abs. 1 lit. d ESÜ tatsächlich im Recht läge und der Versagungsgrund nach Art. 10 Abs. 1 lit. b ESÜ nicht gegeben wäre, könnte der Beschluss des Amtsgerichts Lünen vom 1. Juli und 11. August 2011 nach dem in Erwägung 2.3 Ausgeführten in der Schweiz jedenfalls nicht mit der Begründung anerkannt werden, der Versagungsgrund nach Art. 10 Abs. 1 lit. c ESÜ sei nicht gegeben, obwohl Y._ im fraglichen Zeitpunkt keinen Aufenthalt mehr in A._ hatte, käme dies im Ergebnis doch einer Umgehung des Versagungsgrundes nach Art. 23 Abs. 2 lit. a HKsÜ gleich.
4.3 Lediglich der guten Ordnung halber sei festgehalten, dass das, was der Beschwerdeführer im Zusammenhang mit dem Europäischen Sorgerechtsübereinkommen vorbringt, den angefochtenen Entscheid ohnehin nicht zu erschüttern vermöchte.
4.3.1 Unbehelflich ist zunächst der Einwand, aus den anwendbaren deutschen Vorschriften ergebe sich, dass der Beschluss des Amtsgerichts Lünen mit Bekanntgabe an die Beteiligten wirksam geworden sei; mangels eines zulässigen Rechtsmittels sei die Rechtskraft sofort eingetreten. Denn massgeblich und für das Bundesgericht verbindlich (s. E. 1.4) ist die vorinstanzliche tatsächliche Feststellung, dass es an einem Schriftstück im Sinne von Art. 13 Abs. 1 lit. d ESÜ fehlt und der zu vollstreckende Beschluss selbst keinen Aufschluss über seine Rechtskraft und Vollstreckbarkeit gibt. Diese Feststellung lässt sich mit dem erwähnten Einwand nicht als offensichtlich unrichtig oder willkürlich ausweisen. Im Übrigen sei dem Beschwerdeführer in Erinnerung gerufen, dass der Sinn der in Art. 13 Abs. 1 lit. d ESÜ enthaltenen formellen Anforderung gerade darin besteht, der Behörde, die um Vollstreckung einer ausländischen Entscheidung ersucht wird (Erläuternder Bericht zum ESÜ, Rz. 64, in: BT-Drs 11/5314, S. 66) und mit dem Prozessrecht des Ursprungsstaates nicht vertraut ist, diesbezügliche Nachforschungen zu ersparen.
4.3.2 Auch gegen die vorinstanzliche Erkenntnis, der Entschied des Amtsgerichts Lünen entspreche im Sinne von Art. 10 Abs. 1 lit. b ESÜ nicht mehr dem Wohl des Kindes, vermag der Beschwerdeführer nichts auszurichten. Mit der vagen, unsubstantiierten Annahme, Y._ habe in der Schweiz erhebliche, ihrem Wohl entgegenstehende Probleme, kann es nicht gelingen, die erwähnten vorinstanzlichen Feststellungen in Zweifel zu ziehen, ebenso wenig mit der Behauptung, die Beschwerdegegnerin verweigere noch immer den Umgang zwischen Y._ und dem Beschwerdeführer und habe auf ein anwaltliches Schreiben nicht reagiert. Um mit einer Sachverhaltsrüge vor Bundesgericht durchzudringen, genügt es nicht, vor Bundesgericht einen von der Vorinstanz abweichenden Sachverhalt zu behaupten. Vielmehr kann das Bundesgericht Vorbringen bezüglich eines Sachverhaltes, der von den Feststellungen im angefochtenen Entscheid abweicht, nur berücksichtigen, wenn die rechtssuchende Partei im Einzelnen darlegt, inwiefern diese Feststellungen willkürlich bzw. unter Verletzung einer verfahrensrechtlichen Verfassungsvorschrift zustande gekommen sind (BGE <ref-ruling> E. 1.4.3 S. 255 und E. 1.4). Soweit sich der Beschwerdeführer auch in diesem Kontext daran stört, dass sich das Obergericht auf die (von ihm bestrittene) Einverständniserklärung stützt, kann auf das in Erwägung 3.2 Gesagte verwiesen werden.
5. Gestützt auf die vorstehenden Erwägungen ist die Beschwerde abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden kann. Es muss also dabei bleiben, dass dem Begehren um Anerkennung und Vollstreckung des Beschlusses des Amtsgerichts Lünen vom 1. Juli und 11. August 2011 kein Erfolg beschieden ist. Angesichts der besonderen Umstände verzichtet das Bundesgericht darauf, Gerichtskosten zu erheben (Art. 66 Abs. 1 Satz 2 BGG). Der anwaltlich nicht vertretenen Beschwerdegegnerin, die sich unaufgefordert zur Sache geäussert hat (s. Sachverhalt Bst. D), ist kein entschädigungspflichtiger Aufwand entstanden. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, der Stadt A._, Jugendamt, und dem Obergericht des Kantons Thurgau schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 15. August 2012
Im Namen der II. zivilrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Die Präsidentin: Hohl
Der Gerichtsschreiber: V. Monn | CH_BGer_005 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['f76ce1c0-a63f-4287-b2c9-5576e3d6bec1', '4e0a1f02-2290-4fc3-a1d2-e130fcc45ee8', '89ad793f-1ebb-4f9a-bd8c-ed42b77d0b79', '9790ebef-1eee-4192-b574-005c4cd37ad1', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', 'a2fb4e0c-fb3d-4a92-bddb-e457e075224b', 'a9642909-01e8-443f-9ff4-775391e3ec4a', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1'] | [] |
0b4575df-90fd-4a34-a168-1765513bdd8d | 2,008 | fr | Vu:
l'ordonnance présidentielle du 9 novembre 2007, rejetant la demande d'assistance judiciaire du recourant et invitant ce dernier à verser une avance de frais de 1'500 fr. dans un délai de dix jours, conformément à l'<ref-law>;
l'ordonnance présidentielle du 10 décembre 2007, accordant au recourant un délai supplémentaire de cinq jours pour payer l'avance de frais, conformément à l'<ref-law>
l'avis de la Caisse du Tribunal fédéral du 17 janvier 2008, constatant que l'avance de frais n'a été ni payée ni créditée sur son compte postal et qu'aucune attestation de débit d'un compte postal ou bancaire correspondant au montant exigé n'a été fournie dans les 10 jours dès l'échéance du délai supplémentaire; | considérant:
que l'avance de frais n'ayant pas été versée dans le délai imparti (<ref-law>), le recours doit être déclaré irrecevable (<ref-law>), aux frais de son auteur (<ref-law>); | par ces motifs, vu l'<ref-law>, le Président prononce:
1. Le recours est irrecevable.
2. Les frais judiciaires, arrêtés à 500 fr., sont mis à la charge du recourant.
3. Le présent arrêt est communiqué aux parties et à la Chambre des révisions civiles et pénales du Tribunal cantonal du canton de Vaud.
Lausanne, le 21 janvier 2008
Au nom de la IIe Cour de droit civil
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Le Greffier: | CH_BGer_005 | Federation | 127 | 24 | 339 | civil_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
0b482d82-5edd-498a-9e86-8721479e311f | 2,004 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. A.X._ wurde am 8. April 2004 vom Bezirksgericht Lenzburg der mehrfachen sexuellen Handlungen mit Kindern gemäss <ref-law> schuldig gesprochen und zu einer Gefängnisstrafe von 10 Monaten unter Gewährung des bedingten Strafvollzugs verurteilt. Das Gericht hielt es für erwiesen, dass der Angeklagte seinen Sohn B.X._ (geboren am 22. März 1987) im Zeitraum 1994 - 2000 einmal an dessen Penis berührt und damit herumgespielt habe, ihn zweimal am Gesäss und einmal am Brustkorb gestreichelt und ihm insgesamt über dreissigmal Zungenküsse gegeben habe.
A. A.X._ wurde am 8. April 2004 vom Bezirksgericht Lenzburg der mehrfachen sexuellen Handlungen mit Kindern gemäss <ref-law> schuldig gesprochen und zu einer Gefängnisstrafe von 10 Monaten unter Gewährung des bedingten Strafvollzugs verurteilt. Das Gericht hielt es für erwiesen, dass der Angeklagte seinen Sohn B.X._ (geboren am 22. März 1987) im Zeitraum 1994 - 2000 einmal an dessen Penis berührt und damit herumgespielt habe, ihn zweimal am Gesäss und einmal am Brustkorb gestreichelt und ihm insgesamt über dreissigmal Zungenküsse gegeben habe.
B. Gegen dieses Urteil erhob A.X._ Berufung an das Obergericht des Kantons Aargau. Dieses wies die Berufung am 2. September 2004 ab.
B. Gegen dieses Urteil erhob A.X._ Berufung an das Obergericht des Kantons Aargau. Dieses wies die Berufung am 2. September 2004 ab.
C. Gegen das Urteil des Obergerichts führt A.X._ staatsrechtliche Beschwerde ans Bundesgericht. Er beantragt, das obergerichtliche Urteil sei aufzuheben und die Sache sei zu seiner Freisprechung an die Vorinstanz zurückzuweisen.
C. Gegen das Urteil des Obergerichts führt A.X._ staatsrechtliche Beschwerde ans Bundesgericht. Er beantragt, das obergerichtliche Urteil sei aufzuheben und die Sache sei zu seiner Freisprechung an die Vorinstanz zurückzuweisen.
D. Die Staatsanwaltschaft und das Obergericht des Kantons Aargau haben auf eine Vernehmlassung verzichtet. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Angefochten ist ein kantonal letztinstanzlicher Endentscheid des Aargauer Obergerichts, gegen den die staatsrechtliche Beschwerde wegen Verletzung verfassungsmässiger Rechte offen steht (Art. 84 Abs. 1 lit. a und Abs. 2, Art. 86 Abs. 1 OG; Art. 269 Abs. 2 BStP). Da alle Sachurteilsvoraussetzungen vorliegen, ist auf die Beschwerde einzutreten.
1. Angefochten ist ein kantonal letztinstanzlicher Endentscheid des Aargauer Obergerichts, gegen den die staatsrechtliche Beschwerde wegen Verletzung verfassungsmässiger Rechte offen steht (Art. 84 Abs. 1 lit. a und Abs. 2, Art. 86 Abs. 1 OG; Art. 269 Abs. 2 BStP). Da alle Sachurteilsvoraussetzungen vorliegen, ist auf die Beschwerde einzutreten.
2. Der Beschwerdeführer rügt, die kantonalen Gerichte hätten die Beweise willkürlich gewürdigt und den Grundsatz "in dubio pro reo" verletzt.
2.1 <ref-law> gewährleistet den Anspruch darauf, von den staatlichen Organen ohne Willkür behandelt zu werden. Auf dem Gebiet der Beweiswürdigung steht den kantonalen Instanzen ein weiter Ermessensspielraum zu. Willkür in der Beweiswürdigung liegt vor, wenn die Behörde in ihrem Entscheid von Tatsachen ausgeht, die mit der tatsächlichen Situation in klarem Widerspruch stehen oder auf einem offenkundigen Fehler beruhen. Dabei genügt es nicht, wenn sich der angefochtene Entscheid lediglich in der Begründung als unhaltbar erweist; eine Aufhebung rechtfertigt sich erst, wenn er auch im Ergebnis verfassungswidrig ist (<ref-ruling> E. 2a S. 41; <ref-ruling> E. 2a S. 88, je mit Hinweisen).
2.2 Der aus der Unschuldsvermutung (<ref-law> und Art. 6 Ziff. 2 EMRK) abgeleitete Grundsatz "in dubio pro reo" besagt, dass sich der Strafrichter nicht von einem für den Angeklagten ungünstigen Sachverhalt überzeugt erklären darf, wenn bei objektiver Betrachtung erhebliche und nicht zu unterdrückende Zweifel bestehen, ob sich der Sachverhalt so verwirklicht hat. Die Maxime ist verletzt, wenn der Strafrichter an der Schuld des Angeklagten hätte zweifeln müssen. Dabei sind bloss abstrakte und theoretische Zweifel nicht massgebend, weil solche immer möglich sind und absolute Gewissheit nicht verlangt werden kann. Das Bundesgericht legt sich bei der Würdigung des Beweisergebnisses Zurückhaltung auf. Es greift mit anderen Worten nur ein, wenn der Sachrichter den Angeklagten verurteilte, obgleich bei objektiver Würdigung des ganzen Beweisergebnisses offensichtlich erhebliche und schlechterdings nicht zu unterdrückende Zweifel an dessen Schuld fortbestanden (<ref-ruling> E. 2c und d S. 37 f.).
2.2 Der aus der Unschuldsvermutung (<ref-law> und Art. 6 Ziff. 2 EMRK) abgeleitete Grundsatz "in dubio pro reo" besagt, dass sich der Strafrichter nicht von einem für den Angeklagten ungünstigen Sachverhalt überzeugt erklären darf, wenn bei objektiver Betrachtung erhebliche und nicht zu unterdrückende Zweifel bestehen, ob sich der Sachverhalt so verwirklicht hat. Die Maxime ist verletzt, wenn der Strafrichter an der Schuld des Angeklagten hätte zweifeln müssen. Dabei sind bloss abstrakte und theoretische Zweifel nicht massgebend, weil solche immer möglich sind und absolute Gewissheit nicht verlangt werden kann. Das Bundesgericht legt sich bei der Würdigung des Beweisergebnisses Zurückhaltung auf. Es greift mit anderen Worten nur ein, wenn der Sachrichter den Angeklagten verurteilte, obgleich bei objektiver Würdigung des ganzen Beweisergebnisses offensichtlich erhebliche und schlechterdings nicht zu unterdrückende Zweifel an dessen Schuld fortbestanden (<ref-ruling> E. 2c und d S. 37 f.).
3. Zunächst ist zu prüfen, ob das Obergericht bei der Beweiswürdigung in Willkür verfiel.
3.1 Der Beschwerdeführer rügt zunächst, es sei offensichtlich widersprüchlich, wenn das Obergericht ausführe, die Glaubwürdigkeit des Sohns B.X._ sei gering, und trotzdem - ohne Beizug eines Gutachters - zum Schluss komme, die Aussagen des Sohns seien glaubhaft.
Das Obergericht unterschied zwischen der allgemeinen, personenbezogenen Glaubhaftigkeit des Zeugen und der aussagebezogenen Glaubhaftigkeit. Die allgemeine Glaubhaftigkeit bilde lediglich den Randbereich der Aussageanalyse und sei keineswegs alleiniges oder überwiegendes Kriterium für die Überprüfung des Realitätsgehalts einer Aussage. Im Vordergrund stehe vielmehr die Glaubhaftigkeit der konkreten Aussage, die aufgrund einer inhaltlichen Analyse, insbesondere anhand so genannter Realkennzeichen, zu prüfen sei.
In der aussagepsychologischen Literatur ist streitig, ob überhaupt am Konzept einer allgemeinen Glaubwürdigkeit festzuhalten sei (so z.B. Mario Gmür, Das psychiatrische Glaubwürdigkeitsgutachten, Kriminalistik 2000, S. 128) oder ob es bei der Beurteilung der Zeugenaussage nur auf die spezielle Glaubwürdigkeit, d.h. die Beurteilung der Glaubhaftigkeit der auf ein bestimmtes Geschehen bezogenen Aussage, ankomme (Günter Köhnken, Die Beurteilung der Glaubhaftigkeit von Kinderaussagen, in: Marianne Heer/Renate Pfister-Liechti, Das Kind im Straf- und Zivilprozess, Bern 2002, S. 12; Arnulf Möller/Philipp Maier, Grenzen und Möglichkeiten von Glaubwürdigkeitsbegutachtungen im Strafprozess, SJZ 96/2000 S. 250). Konsens herrscht jedoch darüber, dass die inhaltliche Analyse der Aussage und nicht die allgemeine Persönlichkeit des Zeugen im Zentrum der Abklärung des Wahrheitsgehalts von Zeugenaussagen steht (Volker Dittmann, Zur Glaubhaftigkeit von Zeugenaussagen, plädoyer 1997 S. 32 f.; Günter Köhnken, a.a.O., S. 15 ff.; derselbe, Methodik der Glaubwürdigkeitsbegutachtung, in: Jörg M. Fegert (Hrsg.), Begutachtung sexuell missbrauchter Kinder, Neuwied 2001, S. 33 ff.; Markus Hug, Glaubhaftigkeitsgutachten bei Sexualdelikten mit Kindern, ZStR 2000, S. 36); dies entspricht auch der bundesgerichtlichen Rechtsprechung (<ref-ruling> E. 5 S. 58; <ref-ruling> E. 2 S. 85 f.).
Insofern ist es nicht von vornherein widersprüchlich oder gar willkürlich, wenn das Gericht im Einzelfall der Aussage eines Zeugen glaubt, weil sie Realkennzeichen aufweist, obwohl der Zeuge in der Vergangenheit oftmals gelogen hat, strafrechtlich vorbelastet ist und ein gespanntes Verhältnis zum Angeklagten hat. Diese Umstände, die für das Vorliegen einer Falschbezichtigung sprechen können, müssen selbstverständlich bei der Bewertung der Aussage mitberücksichtigt werden; sie sind jedoch für sich allein nicht ausschlaggebend.
Dies gilt auch dann, wenn kein aussagepsychologisches Gutachten eingeholt worden ist. Das Obergericht nahm an, dass keine besonderen Umstände vorlägen, welche die Anordnung eines Glaubwürdigkeitsgutachtens erfordern würden (angefochtener Entscheid S. 21 oben); der Beschwerdeführer macht in seiner Beschwerdeschrift nicht geltend, diese Begründung sei willkürlich oder verletze seinen Anspruch auf rechtliches Gehör. Dann aber musste das Gericht die Glaubhaftigkeit der Zeugenaussagen selbst beurteilen, ohne von vornherein auf ein bestimmtes Beweisergebnis festgelegt zu sein.
3.2 Der Beschwerdeführer macht geltend, es sei willkürlich und reine Spekulation anzunehmen, sein Sohn hätte bei bewusst falschen Anschuldigungen von massiveren Übergriffen erzählt. Das Thema "sexuelle Übergriffe" sei in den letzten Jahren häufig in Presse, Film und Fernsehen thematisiert worden; es sei deshalb durchaus möglich, dass sich B.X._ eine solche Sendung zum Vorbild für seine Anschuldigungen genommen und sich gar nicht überlegt habe, den Vater stärker zu belasten, weil schon die in der Sendung gezeigten Handlungen zur Verurteilung des Täters geführt hätten.
Im vorliegenden Fall nahm das Obergericht an, die vom Sohn geschilderten sexuellen Handlungen des Vaters seien relativ harmloser Art; der Sohn hätte, um die Sache aufzubauschen, von viel massiveren Übergriffen erzählen können, die in den Kontext gepasst hätten. Positiv für den Beschwerdeführer sei auch die Aussage des Sohns, dass er sich mittels der Ausrede, die Toilette aufsuchen zu müssen, meist vom Vater habe entfernen dürfen. Zu erwähnen sei auch die Aussage des Sohns, wonach sein Vater nie ein erregtes Glied gehabt habe. Das Obergericht verwies hierzu auf die Erwägung der Vorinstanz, es wäre für den Zeugen ein Leichtes gewesen zu behaupten, der Beschwerdeführer habe jeweils eine Erektion aufgewiesen; dies hätte auch in das Konzept einer erfundenen Geschichte gepasst.
Diese Ausführungen lassen keine Willkür erkennen: In der Tat handelt es sich bei den dem Beschwerdeführer vorgeworfenen sexuellen Handlungen nicht um besonders schwerwiegende Vergehen; teilweise (Streicheln der Brust) weisen sie für sich allein betrachtet gar keinen Sexualbezug auf. Handlungen dieser Art stehen auch nicht im Mittelpunkt des Medieninteresses, weshalb die Vermutung der Verteidigung, der Sohn habe sich eine Reportage über den sexuellen Missbrauch von Kindern zum Vorbild für seine Anschuldigungen genommen, eher unwahrscheinlich erscheint. Dieser These widerspricht auch die Aussage B.X._s, er habe bei seinem Vater nie eine Erektion gesehen: Sie entspricht nicht dem gängigen Bild der sexuellen Handlung und spricht deshalb für ein reales Erlebnis.
3.3 Das Obergericht berücksichtigte zu Ungunsten des Beschwerdeführers, dass dieser an der Verhandlung vor dem Bezirksgericht Lenzburg relativ genaue Erinnerungen an die von seinem Sohn geschilderten Vorfälle gehabt habe, an die er sich zuvor, bei seiner polizeilichen Befragung, kaum mehr hatte erinnern können.
Dies erachtet der Beschwerdeführer als willkürlich: Anlässlich der polizeilichen Befragung sei er mit den Vorwürfen erstmals konfrontiert worden; insofern sei es nicht erstaunlich, dass er sich zunächst an die Vorfälle nicht oder nur vage habe erinnern können. Anschliessend habe er sich intensiv damit beschäftigt. Sein Sohn B.X._ sei ein geschickter Lügner, der seine Geschichten in einem ihm bekannten Umfeld ansiedle, um die Aussagen möglichst glaubhaft zu machen.
Das Obergericht hielt in seinen Erwägungen fest, dass sich der Beschwerdeführer anlässlich der polizeilichen Befragungen kaum mehr an den ersten und zweiten Vorfall zu erinnern vermochte; er habe jedoch erklärt, sich stets bekleidet zu seinem Sohn ins Bett gelegt zu haben. Vor dem Bezirksgericht, rund 16 Monate später, habe er dagegen konkrete Ausführungen zu den Tatvorwürfen gemacht und angegeben, bei den fraglichen Vorfällen (Ziff.1 und 2 der Anklageschrift) nackt gewesen zu sein. Die spätere, relativ genaue Erinnerung überrasche, handle es sich doch nach der Version des Beschwerdeführers um belanglose, beinahe alltägliche Vorfälle, welche erfahrungsgemäss leicht in Vergessenheit geraten. Einen Hinweis verdiene auch der Widerspruch bezüglich der Frage der Bekleidung.
Diese Ausführungen lassen keine Willkür erkennen. Hätte es sich beim ersten Vorfall 1994/1995 (Anklage Ziff. 1), wie der Beschwerdeführer bei seiner polizeilichen Befragung aussagte, um eine gewöhnliche Aussprache des Beschwerdeführers mit seinem Sohn gehandelt, so wäre es in der Tat erstaunlich, dass sich der Beschwerdeführer im Jahre 2004, etwa zehn Jahre später, so detailliert an die damalige Unterredung, seine Position auf dem Bett des Sohns (er habe sich unbekleidet quer auf die Bettdecke gelegt und die Beine über das Bett baumeln lassen) und den abschliessenden Kuss erinnern konnte, auch wenn er sich zwischenzeitlich, unter dem Eindruck des Strafverfahrens, intensiver mit den Vorwürfen des Sohns auseinander gesetzt hatte.
3.4 Als willkürlich rügt der Beschwerdeführer ferner die obergerichtliche Würdigung der Aussagen seiner Tochter C.X._ als Indiz für die Richtigkeit der Anschuldigungen des Sohnes. C.X._ habe ausgesagt, es sei schon vorgekommen, dass sie sich unangenehm gefühlt habe, wenn der Vater früher zu ihr gekommen sei. Sie habe aber über dieses Thema nicht weiter sprechen wollen. Es sei deshalb nicht angängig, darüber zu spekulieren, was sie genau damit gemeint haben könnte.
Zunächst ist festzuhalten, dass die Aussage eines Angehörigen, die dieser in Kenntnis seines Zeugnisverweigerungsrechts gemacht hat, verwertbar bleibt, auch wenn dieser später von seinem Zeugnisverweigerungsrecht Gebrauch macht (vgl. § 100 Abs. 3 Satz 2 der Aargauer Strafprozessordnung vom 11. November 1958).
Die Aussage der Tochter C.X._ muss im Kontext der gesamten Einvernahme vom 16. November 2002 gesehen werden: C.X._ wurde kurz über die Anschuldigungen ihres Bruders gegen den Vater informiert und anschliessend gefragt: "Hat dich dein Vater jemals an Orten angefasst, an denen es dir unangenehm war?". Daraufhin antwortete C.X._: "Es ist schon vorgekommen, dass ich mich unangenehm fühlte, wenn mein Vater früher zu mir kam. Ich möchte darüber aber nicht sprechen". Auf Nachfrage präzisierte sie, dies sei "so in der 5. oder in der 6. Klasse gewesen". Auf die Frage: "Hat er dich auch schon geküsst, dass es dir unangenehm war?" antwortete sie: "Ja. Er hat mir schon Zungenküsse gegeben. Ich habe dann aber immer die Lippen geschlossen behalten. Er konnte die Zunge nicht in meinen Mund stecken". Anschliessend sagte C.X._ aus, ihre Mutter wisse von den Vorfällen, weitere unangenehme Dinge seien nicht passiert.
Die Schlussfolgerung des Obergerichts, es sei erstellt, dass der Beschwerdeführer auch seiner Tochter durch die Abgabe von Zungenküssen zu nahe gekommen sei, ist damit keineswegs Spekulation, sondern wird durch die Aussage der Tochter belegt, wonach es sich bei den "unangenehmen" Vorfällen um (versuchte) Zungenküsse gehandelt habe. Auch die Bewertung dieser Tatsache als Indiz für die Richtigkeit der Aussage des Sohns B.X._, der ebenfalls von Zungenküssen seines Vaters berichtete, ist keinesfalls willkürlich.
3.5 Der Umstand, dass B.X._ auch anderen Personen - seiner Mutter, seinem Götti und einer Kollegin der Mutter - von den Übergriffen seines Vaters erzählt hatte, wertete das Obergericht ebenfalls als Indiz für die Glaubhaftigkeit seiner Aussagen. Der Beschwerdeführer hält dies für willkürlich, weil notorische Lügner ihre Lügen häufig weiter erzählten, um sich auf diese Weise "Zeugen" zu beschaffen, die ihre Lügen bestätigen könnten.
Im vorliegenden Fall ist jedoch zu berücksichtigen, dass zumindest die Gespräche mit der Mutter und deren Arbeitskollegin zeitlich weit zurückliegen: Sie fanden drei oder vier Jahre vor der ersten polizeilichen Aussage des Sohns statt (vgl. polizeiliche Einvernahme der Mutter, Untersuchungsakten AS 20). Die Annahme, der Sohn B.X._ habe die falschen Anschuldigungen gegen seinen Vater, die er am 19. August 2002 erstmals bei der Polizei zu Protokoll gab, von so langer Hand geplant, erscheint realitätsfremd. Das Obergericht durfte die Erzählungen B.X._s gegenüber Dritten als Ausdruck der Aussagekonstanz und damit als Indiz für die Glaubhaftigkeit seiner Aussage werten.
3.6 Insgesamt erweist sich die Rüge der willkürlichen Beweiswürdigung als unbegründet.
3.6 Insgesamt erweist sich die Rüge der willkürlichen Beweiswürdigung als unbegründet.
4. Schliesslich bleibt zu prüfen, ob der Schuldspruch der verfassungsrechtlichen Prüfung mit Blick auf den Grundsatz in dubio pro reo standhält (E. 2.2 oben).
4.1 Der Beschwerdeführer macht geltend, es lägen zwei unterschiedliche Darstellungen vor: seine und diejenige seines Sohns B.X._. Das Obergericht habe beide Versionen als grundsätzlich möglich und denkbar bezeichnet. Wenn aber mehrere Varianten eines Tatablaufs möglich seien, bestünden a priori Zweifel.
Die Zweifel würden vorliegend durch die Tatsache verstärkt, dass sein Sohn B.X._ ein notorischer Lügner und Delinquent sei, der in massivem Ausmass Drogen konsumiert habe, und zwar offenbar wahllos Cannabis, Alkohol, Amphetamine, Kokain und Heroin. Es sei bekannt, dass ein derartiger Drogenkonsum zu Bewusstseinsstörungen und -veränderungen führen könne.
Zweifel erwecke auch die Aussage B.X._s, sein Vater sei bei den angeblichen Übergriffen nie sexuell erregt gewesen: Weshalb hätte der Beschwerdeführer dann solche Übergriffe begehen sollen, wenn er dabei keine sexuelle Erregung gespürt habe? Nicht glaubhaft sei auch die Aussage des Sohns, er habe den Vater bestohlen, um sich für die sexuellen Handlungen zu rächen. Das Obergericht übersehe offenbar, dass B.X._ auch seine Schwester C.X._ und eine Vielzahl ihm unbekannter Menschen bestohlen habe.
4.2 Die Feststellung des Obergerichts, es bestünden zwei entgegengesetzte Darstellungen, wobei beide geschilderten Abläufe grundsätzlich möglich und denkbar seien, war lediglich der Ausgangspunkt seiner Beweiswürdigung.
Anschliessend nahm das Obergericht eine inhaltliche Analyse der Aussagen von B.X._ vor und stellte zahlreiche Realkennzeichen fest: Die Angaben seien stimmig und detailreich; die Kernhandlung sei mit bestimmten zeitlichen und örtlichen Gegebenheiten verwoben; es würden eigene Empfindungen bei den Berührungen des Vaters wie auch nebensächliche Einzelheiten wiedergegeben. Sodann betonte das Obergericht das Vorhandensein ungewöhnlicher, aber durchaus realistischer Einzelheiten, beispielsweise, dass sich der Sohn mit der Ausrede, die Toilette aufsuchen zu müssen, meist vom Vater habe entfernen können, oder die Aussage, wonach der Vater nie ein erregtes Glied gehabt habe. Übertreibungen B.X._s seien nicht auszumachen.
B.X._ habe schon früher seiner Mutter, einer ihrer Kolleginnen sowie seinem Götti von den sexuellen Handlungen erzählt; die Kernpunkte seiner Aussagen habe er auch in der Videobefragung vom August 2002 bestätigt. Das zurückhaltende und z.T. widerstrebende Verhalten B.X._s bei der Videobefragung hielt das Obergericht für nachvollziehbar: Diesem sei die Erinnerung an die sexuellen Handlungen seines Vaters zuwider und er betrachte dieses Thema inzwischen als abgeschlossen. Zudem dürfte es ihm als sechzehnjährigem und damit in der Pubertät stehendem Jugendlichen peinlich gewesen sein, vor einer Frau derart intime Aussagen machen zu müssen.
Die Möglichkeit einer falschen Anschuldigung des Beschwerdeführers durch seinen Sohn zog das Obergericht durchaus in Betracht, ging aber davon aus, dass B.X._ massivere sexuelle Übergriffe geschildert hätte, wenn er seinen Vater tatsächlich zu Unrecht habe beschuldigen wollen. Die Glaubhaftigkeit der Aussagen B.X._s werde durch diverse andere Umständen bestätigt, namentlich die Widersprüche in den Aussagen des Beschwerdeführers, seine nachträgliche, überraschend genaue Erinnerung an die vom Sohn geschilderten Vorfälle, die Aussagen der Tochter C.X._ und die Äusserungen B.X._s gegenüber seiner Mutter, einer ihrer Kolleginnen und seinem Götti.
Im Ergebnis, nach Abschluss der Beweiswürdigung, hatte das Obergericht keine Zweifel an der Glaubhaftigkeit der Aussagen von B.X._ und qualifizierte die Version des Beschwerdeführers, er habe seinem Sohn lediglich die übliche väterliche Zuneigung zukommen lassen, als reine Schutzbehauptung (angefochtener Entscheid S. 20). Es folgte somit der Version des Sohns und erachtete die Version des Beschwerdeführers als widerlegt. Damit bestanden für das Obergericht, am Ende seiner Beweiswürdigung, nicht mehr zwei mögliche Versionen vom Tatverlauf, sondern nur noch eine einzige.
4.3 Soweit der Beschwerdeführer geltend macht, der Drogenkonsum des Sohns B.X._ habe zu Bewusstseinsstörungen und Bewusstseinsveränderungen führen können, trifft dies zwar generell zu. Allerdings begann der Betäubungsmittelkonsum nach den Feststellungen des Obergerichts erst im Jahre 2000, d.h. er spielte zumindest bei der Wahrnehmung der Vorfälle der Jahre 1994/95 (Anklage-Ziff. 1 und 2) noch keine Rolle. Auch das Einvernahmeprotokoll vom 19. August 2002 und die Videobefragung vom 7. August 2003 enthalten keine Hinweise auf eine drogenbedingte Bewusstseinsveränderung, wie das Obergericht zutreffend festgehalten hat. Dann aber ist nicht ersichtlich, inwiefern der Drogenkonsum die Glaubhaftigkeit des Zeugen im Hinblick auf die geschilderten sexuellen Handlungen seines Vaters beeinflusst haben soll.
4.4 Aus der Aussage des Sohns, er habe bei seinem Vater nie ein erregtes Glied gesehen, lässt sich - entgegen der Auffassung des Beschwerdeführers - nicht schliessen, dieser sei bei seinen angeblichen Übergriffen nie sexuell erregt gewesen. Der Sohn sagte im Gegenteil aus, sein Vater sei bei den Vorfällen aufgeregt gewesen; er habe mit seinen Händen gezittert, und zwar mehr als sonst üblich (Untersuchungsakten AS 6 und 8).
4.5 Als Beleg für die Unglaubhaftigkeit der Aussagen des Sohns führt der Beschwerdeführer an, dieser habe nicht nur seinen Vater, sondern auch seine Schwester und zahlreiche andere Personen bestohlen. Insofern könne seiner Aussage, er habe den Vater bestohlen, um sich für die sexuellen Handlungen zu rächen, nicht geglaubt werden. Es erscheint jedoch nicht ausgeschlossen, dass B.X._ andere Personen bestahl, um sich Geld - beispielsweise für Drogen - zu besorgen, für die Diebstähle gegenüber seinem Vater aber noch ein zusätzliches Motiv hatte, nämlich diesen zu schädigen. Ob diese Schädigungsabsicht eine Folge der sexuellen Handlungen des Beschwerdeführers war oder auf anderen Gründen beruhte (z.B. dem strengen Erziehungsstil), liess das Obergericht ausdrücklich offen.
4.6 Der Beschwerdeführer setzt sich nicht näher mit der Aussage seiner Tochter C.X._ auseinander. Dieser kommt jedoch besondere Bedeutung zu: C.X._ bestätigte, dass ihr Vater versucht habe, ihr Zungenküsse zu geben, als sie die 5. oder 6. Schulklasse besuchte, also etwa 11 oder 12 Jahre alt war. Diese Vorfälle wurden vom Beschwerdeführer grundsätzlich anerkannt. Somit steht fest, dass dieser - zumindest seiner Tochter gegenüber - die Grenze der üblichen väterlichen Zuneigung in Richtung sexuelle Handlung überschritten hat. Auch die Art der Handlung (Zungenküsse) entspricht dem vom Sohn geschilderten Vorgehen.
Der Beschwerdeführer hat im Übrigen eingeräumt, seinen Sohn nackt in dessen Bett aufgesucht zu haben und ihn auf den Mund geküsst zu haben; auch der Vorfall vom Mai 2000 wurde vom Beschwerdeführer grundsätzlich - mit Ausnahme des Streichelns am Gesäss und der Zungenküsse - bestätigt: Er habe seinen - mittlerweile 13jährigen Sohn - auf den Schoss genommen, ihn geküsst, gedrückt und die Brust gerieben. Schon dieses Verhalten kann, wie das Obergericht zutreffend dargelegt hat, kaum mehr als übliche Zuneigungsbekundung innerhalb eines Vater-Kind-Verhältnisses eingestuft werden.
4.7 Werden zusätzlich die vom Obergericht hervorgehobenen Realitätskennzeichen in den Aussagen des Sohns berücksichtigt, bestehen keine offensichtlich erhebliche und schlechterdings nicht zu unterdrückende Zweifel an der Schuld des Beschwerdeführers. Dessen Verurteilung durch das Obergericht verletzte deshalb nicht den Grundsatz "in dubio pro reo".
4.7 Werden zusätzlich die vom Obergericht hervorgehobenen Realitätskennzeichen in den Aussagen des Sohns berücksichtigt, bestehen keine offensichtlich erhebliche und schlechterdings nicht zu unterdrückende Zweifel an der Schuld des Beschwerdeführers. Dessen Verurteilung durch das Obergericht verletzte deshalb nicht den Grundsatz "in dubio pro reo".
5. Nach dem Gesagten ist die staatsrechtliche Beschwerde abzuweisen. Bei diesem Ausgang des Verfahrens trägt der Beschwerdeführer die Gerichtskosten (Art. 156 OG) und hat keinen Anspruch auf eine Parteientschädigung (Art. 159 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen.
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 3000.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 3000.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
3. Es wird keine Parteientschädigung zugesprochen.
3. Es wird keine Parteientschädigung zugesprochen.
4. Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer, der Staatsanwaltschaft und dem Obergericht des Kantons Aargau, 1. Strafkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 18. November 2004
Im Namen der I. öffentlichrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin: | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['1a963fda-89f1-47a9-9e0a-fa67415ecd45', '1f738568-2924-4329-b5df-0f1038ec6f15', '9660cb38-fdff-41a5-9955-724e26c56ec2', '066f9b3a-2f99-4146-8204-b7bca407a17e', 'd371f592-8f0f-48ce-8a5d-3e1d204b9472'] | ['561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78'] |
0b487636-4071-4e9f-93ea-31ac7880453a | 2,010 | fr | Faits:
A. Par deux ordonnances du 4 mai 2010, le Juge d'instruction de l'arrondissement de l'Est vaudois, au terme d'une enquête instruite, sur plaintes de X._ et de Y._, contre A._ et B._, a prononcé un non-lieu en faveur de ces derniers.
Saisie de recours des plaignants, le Tribunal d'accusation du Tribunal cantonal vaudois les a rejetés par deux arrêts du 7 juin 2010.
B. Ces arrêts retiennent, en résumé, ce qui suit.
B.a Le 3 août 2009, les époux X._ et Y._ ont chacun déposé plainte pénale contre A._ et B._. Ils expliquaient que, le 27 juillet précédent, ils avaient eu rendez-vous avec le propriétaire de leur appartement, B._, pour effectuer l'état des lieux et signer des documents. A cette occasion, A._, qui accompagnait B._, était entré dans l'appartement, sans y avoir été autorisé. Y._ était intervenue et avait été insultée par A._, qui lui avait saisi le bras et l'avait poussée contre le mur, avant de sortir de l'appartement. B._ les avait alors menacés, en leur disant qu'il valait mieux ne pas déposer plainte car ils ne savaient pas à qui ils avaient à faire.
B.b Le 25 février 2010, X._ et Y._ ont déclaré qu'ils retireraient leurs plaintes contre A._ et B._, si ces derniers prenaient l'engagement de ne plus les importuner et si A._ présentait ses excuses. Les prévenus ont satisfait à ces conditions.
B.c Considérant que les faits dénoncés étaient constitutifs d'infractions poursuivies sur plainte et que celles qui avaient été déposées avaient été retirées, le magistrat instructeur en a déduit qu'il y avait lieu de mettre fin à l'action pénale.
B.d Se fondant sur l'<ref-law>, le Tribunal d'accusation a estimé que, pour les infractions se poursuivant sur plainte, à savoir celles de voies de fait, d'injure, de menaces et de violation de domicile, le prononcé d'un non-lieu était justifié, le retrait des plaintes ayant entraîné l'extinction de l'action pénale. Autant que les plaignants soutenaient dans leurs recours que le comportement des prévenus était aussi constitutif d'agression au sens de l'<ref-law>, le prononcé d'un non-lieu se justifiait également. En effet, cette infraction impliquait la mort ou une lésion corporelle. Or, les douleurs et marques au bras gauche présentées par Y._, selon le constat médical du 28 juillet 2009 qu'elle avait produit, devaient être qualifiées de voies de fait.
C. X._ et Y._ forment chacun un recours en matière pénale au Tribunal fédéral. Articulant divers griefs et produisant une série de pièces, ils concluent implicitement à l'annulation des arrêts attaqués et à ce qu'il soit statué à nouveau, après reprise et complément d'instruction.
Des déterminations n'ont pas été recueillies. | Considérant en droit:
1. Les recours, dont le contenu est identique et dont chacun est signé par les deux recourants, sont dirigés contre deux arrêts, qui portent sur un même état de fait et dont la motivation est similaire. Il se justifie donc de joindre les causes et de les traiter dans un seul arrêt (cf. <ref-law>, applicable en vertu du renvoi de l'<ref-law>).
2. Il convient de rappeler préliminairement que le Tribunal fédéral n'est pas une juridiction d'appel, qui pourrait réexaminer librement la cause, en procédant à une nouvelle appréciation des preuves. Les recours qui lui sont adressés doivent satisfaire aux conditions fixées par le droit de procédure applicable, notamment par la loi sur le Tribunal fédéral (LTF; RS 173.110). A ce défaut, ils sont irrecevables, ce qui signifie que le Tribunal ne peut entrer en matière sur les griefs soulevés, c'est-à-dire les examiner au fond.
Lorsque, comme en l'espèce, le recours est dirigé contre une décision de non-lieu, celui qui se prétend lésé par les infractions qu'il a dénoncées ne peut l'attaquer inconditionnellement. Il est habilité à former un recours en matière pénale s'il revêt la qualité de victime, au sens de l'art. 81 al. 1 let. b ch. 5 LTF, qui correspond à cet égard à l'art. 1 al. 1 de la loi fédérale sur l'aide aux victimes d'infractions (LAVI; RS 312.5), par rapport à l'infraction litigieuse, c'est-à-dire s'il a subi, du fait de cette infraction, une atteinte directe à son intégrité physique, psychique ou sexuelle, ou s'il entre dans le cercle des personnes que l'<ref-law> assimile à la victime pour ce qui est de ses droits dans la procédure, ce qui est notamment le cas du conjoint de celle-ci; encore faut-il, le cas échéant, que la décision attaquée puisse avoir des effets sur le jugement de ses prétentions civiles. Il est également habilité à recourir en tant que plaignant, soit lorsque l'infraction litigieuse se poursuit sur plainte, mais seulement si la contestation porte sur le droit de porter plainte (cf. art. 81 al. 1 let. b ch. 6 LTF). Hormis ces cas, le lésé, alors désigné comme "simple lésé", ne peut recourir que pour invoquer la violation, équivalant à un déni de justice formel, des droits de partie à la procédure qui lui sont reconnus par le droit cantonal ou le droit constitutionnel. Cela exclut notamment qu'il se plaigne d'une fausse application de la loi pénale ou de la manière dont les faits ont été établis ou qu'il soulève tout autre grief qui revienne à remettre en cause, même indirectement, la décision attaquée sur le fond (cf. <ref-ruling> consid. 2 p. 229 ss).
Le Tribunal fédéral est un juge du droit. Il statue sur la base des faits retenus par l'autorité précédente (<ref-law>), dont il ne peut s'écarter que s'ils ont été établis de façon manifestement inexacte, c'est-à-dire arbitraire, ou en violation du droit au sens de l'<ref-law> (cf. art. 105 al. 2 et 97 al. 1 LTF). De jurisprudence constante, une décision n'est pas arbitraire du seul fait qu'elle apparaît discutable ou même critiquable; il faut qu'elle soit manifestement insoutenable ou, autrement dit, absolument inadmissible, et cela non seulement dans sa motivation mais dans son résultat (cf. <ref-ruling> consid. 1.3 p. 4/5; <ref-ruling> consid. 5.4 p. 148 et les arrêts cités).
Le recours doit être suffisamment motivé. Il doit indiquer en quoi la décision attaquée viole le droit (cf. <ref-law>). Les griefs de violation des droits fondamentaux sont soumis à des exigences de motivation accrues (cf. <ref-law>; <ref-ruling> consid. 1.4 p. 287). Cela vaut en particulier pour le grief d'arbitraire dans l'établissement des faits, qui revient à invoquer une violation de l'art. 9 Cst. S'il entend soulever un tel grief, le recourant ne peut se borner à critiquer simplement les faits retenus, en opposant sa propre appréciation des preuves à celle de l'autorité cantonale. Sous peine d'irrecevabilité, il doit, sur chacun des points contestés, démontrer, pièces à l'appui, que la décision attaquée est arbitraire, au sens défini par la jurisprudence.
Enfin, à moins de résulter de la décision attaquée, aucun fait nouveau ni preuve nouvelle, c'est-à-dire non soumis à l'autorité précédente, ne peut être présenté devant le Tribunal fédéral (<ref-law>).
3. La motivation des recourants s'apparente à une plaidoirie écrite, comportant un mélange de critiques, qu'il n'est pas aisé de distinguer et dont il est parfois difficile de saisir au juste la portée. Les griefs qu'ils paraissent soulever seront donc traités dans la mesure où ils peuvent être discernés et compris.
4. Les recourants semblent d'abord se plaindre de ce que l'infraction d'agression n'ait pas été retenue.
4.1 La recourante, en tant qu'elle prétend avoir subi des lésions corporelles à raison de l'infraction invoquée, et le recourant, en sa qualité de conjoint, revêtent, respectivement, la qualité de victime et de proche de la victime, au sens des art. 81 al. 1 let. b ch. 5 LTF et 1 al. 1 et 2 LAVI. Ils ne peuvent se voir reprocher de n'avoir pas pris de conclusions civiles, puisque la procédure n'a pas été menée jusqu'à un stade qui aurait permis de le faire. Certes, ils n'indiquent pas, comme il leur incombait en pareil cas, quelles prétentions civiles ils entendraient faire valoir et en quoi la décision attaquée pourrait avoir une incidence négative sur le jugement de celles-ci. La jurisprudence renonce toutefois à cette exigence, lorsque, compte tenu notamment de la nature de l'infraction dénoncée, on peut discerner d'emblée et sans ambiguïté quelles prétentions civiles pourraient être élevées et en quoi la décision attaquée est susceptible de les influencer négativement (<ref-ruling> consid. 1a p. 187 et les arrêts cités). Or, il est évident que le non-lieu prononcé par l'autorité cantonale en ce qui concerne l'infraction d'agression est de nature à influencer négativement le jugement des prétentions civiles, notamment en réparation du tort moral, qu'ils pourraient faire valoir contre les personnes mises en cause. Les recourants sont dès lors habilités à soulever le présent grief.
4.2 L'autorité cantonale a justifié son prononcé sur le point litigieux en considérant que l'une des conditions d'application de l'<ref-law>, à savoir que l'agression ait entraîné, pour la personne agressée ou pour un tiers, la mort ou une lésion corporelle au sens des art. 122 ou 123 CP, n'était pas réalisée. A l'appui, elle a exposé, en se fondant sur le constat médical du 28 juillet 2009 produit par la recourante, que les atteintes à l'intégrité physique invoquées devaient être qualifiées de voies de fait, et non de lésions corporelles. Elle a estimé que le cas s'apparentait à celui où des contusions sont occasionnées par le fait de saisir brutalement une personne par le bras pour la conduire de force dans la rue.
4.3 Comme la jurisprudence a eu l'occasion de le relever, la distinction entre lésions corporelles et voies de fait peut s'avérer délicate, notamment lorsque l'atteinte s'est limitée à des meurtrissures, des écorchures, des griffures ou des contusions. Ainsi, une éraflure au nez avec contusion a été considérée comme une voie de fait; de même une meurtrissure au bras et une douleur à la mâchoire sans contusion. En revanche, un coup de poing au visage donné avec une violence brutale propre à provoquer d'importantes meurtrissures, voire une fracture de la mâchoire, des dents ou de l'os nasal, a été qualifié de lésion corporelle; de même de nombreux coups de poing et de pied provoquant chez l'une des victimes des marques dans la région de l'?il et une meurtrissure de la lèvre inférieure et chez l'autre une meurtrissure de la mâchoire inférieure, une contusion des côtes, des écorchures de l'avant-bras et de la main. Dans les cas limites, il faut tenir compte de l'importance de la douleur provoquée, afin de déterminer s'il s'agit de lésions corporelles simples ou de voies de fait. Comme il s'agit de notions juridiques indéterminées, dont l'interprétation est étroitement liée à l'établissement des faits, le Tribunal fédéral s'impose une certaine retenue et ne s'écarte de l'interprétation faite par l'autorité cantonale que si cela s'avère nécessaire (<ref-ruling> consid. 1.3 p. 191/192; <ref-ruling> consid. 2a et les arrêts cités).
4.4 Du constat médical produit par la recourante, il ressort qu'examinée le soir du 27 juillet 2009, cette dernière a indiqué avoir été saisie par le bras gauche et bousculée contre le mur. Elle a signalé des douleurs dans l'épaule et le bras gauche et a présenté, à l'examen clinique, des marques rouges sur la partie supérieure du bras gauche, avec, à la palpation et à la mobilisation, des douleurs ne limitant pas la mobilité.
Sur le vu de ce constat et de la jurisprudence précitée, les atteintes invoquées par la recourante ont été qualifiées à juste titre de voies de fait, et non de lésions corporelles. La recourante, selon ses propres allégations, n'a pas été frappée, mais bousculée. Elle n'a souffert ni de meurtrissures, ni d'écorchures, ni de griffures. Environ trois heures après les faits, elle ne présentait guère que des rougeurs au membre supérieur gauche, avec quelque douleur n'entravant pas sa mobilité. Subséquemment, c'est sans violation du droit fédéral que l'autorité cantonale a exclu la réalisation de l'infraction d'agression. Partant, le grief doit être écarté.
5. Les recourants allèguent ensuite que, contrairement à ce qui a été retenu, l'un des mis en cause, B._, n'a pas satisfait aux conditions qu'ils avaient posées au retrait de leurs plaintes.
5.1 Ce grief revient à reprocher à l'autorité cantonale d'avoir admis que les plaintes avaient été valablement retirées, donc à invoquer une violation de l'<ref-law>, de sorte que les recourants sont habilités à le soulever sur la base de l'art. 81 al. 1 let. b ch. 6 LTF.
5.2 Des pièces auxquelles s'est référée l'autorité cantonale sur le point litigieux, il résulte que, lors d'une audition du 25 février 2010 par le juge d'instruction de A._, d'une part, et des recourants, d'autre part, ces derniers ont fait connaître leurs "conditions du retrait de plainte", à savoir que les mis en causes prennent tous deux l'engagement de ne plus les importuner et que l'un d'eux, soit A._, leur présente en outre des excuses. Il en ressort également - et cela n'est pas contesté - que A._ a satisfait à ces conditions. S'agissant de B._, dont il était uniquement exigé qu'il s'engage à ne plus importuner les recourants, il a été entendu le 19 mars 2010 à ce sujet par le juge d'instruction et, comme cela ressort du procès-verbal y relatif, a alors souscrit, "par gain de paix", à la condition ainsi posée. C'est donc à tort que les recourants affirment qu'il ne l'a pas fait.
5.3 Le droit fédéral ne soumet le retrait de plainte à aucune prescription de forme. En particulier, ce dernier ne suppose aucune déclaration expresse de volonté. Il faut, mais il suffit, que la volonté de retirer la plainte ait été exprimée de façon non équivoque (<ref-ruling> consid. 1 p. 170/171; <ref-ruling> consid. 3a p. 58; <ref-ruling> consid. 3 p. 149).
En l'espèce, les recourants ont clairement manifesté leur volonté de retirer leurs plaintes à l'encontre de B._ s'il prenait l'engagement de ne plus les importuner, ce qu'il a fait. Au demeurant, ils ne contestent pas avoir valablement retiré leurs plaintes à l'encontre de A._. Or, conformément à l'<ref-law>, le retrait de la plainte à l'égard de l'un des prévenus profite à tous les autres.
5.4 Sur le vu de ce qui précède, le grief doit être écarté.
6. Pour le surplus, les recourants formulent, de manière purement appellatoire, de multiples critiques, mélangées quasi inextricablement. Dans la mesure où, comme ils le font essentiellement, ils contestent simplement le contenu d'un rapport de police et les déclarations faites par les mis en cause lors de leur audition, leur recours est manifestement irrecevable. Outre qu'ils ne sont habilités à s'en prendre aux fais retenus que pour les infractions par rapport auxquelles ils revêtent la qualité de victime, respectivement de proche de la victime, ils ne font aucune démonstration, suffisante au regard des exigences de motivation de l'<ref-law>, d'arbitraire, au sens défini par la jurisprudence, dans l'établissement des faits (cf. consid. 2 ci-dessus), ni, au demeurant, d'autres atteintes à leurs droits constitutionnels.
7. Les recours doivent ainsi être rejetés dans la mesure où ils sont recevables.
Les frais seront mis, solidairement, à la charge des recourants, qui succombent (art. 66 al. 1 et 5 LTF). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Les causes 6B_624/2010 et 6B_625/2010 sont jointes.
2. Les recours sont rejetés dans la mesure où ils sont recevables.
3. Les frais judiciaires, arrêtés à 2000 fr., sont mis solidairement à la charge des recourants.
4. Le présent arrêt est communiqué aux parties et au Tribunal d'accusation du Tribunal cantonal du canton de Vaud.
Lausanne, le 16 novembre 2010
Au nom de la Cour de droit pénal
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: La Greffière:
Favre Angéloz | CH_BGer_011 | Federation | null | null | null | null | nan | ['fed1d787-81ba-402d-a60f-c8efb6deb5fa', 'c01784bc-4c8a-4e4f-9cab-f18d3f777cb2', '4c850f4c-dd43-49cd-8bda-54c7a0cc5680', '16fef75e-e8d5-4a51-8230-a9ca3676c8a9', '3a0fb8cf-e532-4282-9722-66d692609683', '91a175d5-dad6-4d7e-a0d3-4e620ab259af', 'b08bb36c-00ed-43b2-bcb9-6a8d60ae5cbd', 'c6542a91-d7ba-4d9d-a4d9-3a101381762e', 'db092a93-9ef6-4f4b-80f0-7d3c00182049', '2f51a840-a487-4574-9acb-7a35e9f07add'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '336b7cdb-60c8-4245-8326-72d72e747673', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', '361b88e3-36fb-4f94-9075-ce8e5294d186', '127464f4-f510-4b61-b011-9da5add9cc54', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78', 'bdc4c2eb-894e-449d-bcb0-559d2d4e5920', '84df0d29-74ed-47bf-9e88-07b73018d971', '7cf6dd99-1d0f-4313-bb12-75625e5b074b'] |
0b4894e7-b1e6-4902-b225-b5f4579b1411 | 2,014 | fr | Faits :
A.
A.X._, née en 1974, de nationalité italienne, et B.X._, né en 1948, ressortissant espagnol, se sont mariés le 7 juillet 2012 en Italie. Aucun enfant n'est issu de cette union. L'épouse a un fils, C._, né en 1998 d'une précédente relation.
Par prononcé de mesures protectrices de l'union conjugale du 23 janvier 2014, la Présidente du Tribunal civil de l'arrondissement de Lausanne a, notamment, mis à la charge du mari une contribution d'entretien en faveur de l'épouse d'un montant de 3'000 fr. par mois du 1er juin 2013 au 31 juillet 2014 et de 1'500 fr. par mois dès le 1er août 2014, sous déduction des sommes déjà versées.
B.
Chacun des conjoints a appelé de ce prononcé. L'épouse a conclu à ce que la contribution d'entretien soit fixée à 4'236 fr. par mois du 1er juin 2013 au 30 novembre 2013, 3'054 fr. par mois du 1er décembre 2013 au 31 décembre 2014 et 2'000 fr. par mois dès le 1er janvier 2015. Les conclusions du mari tendaient à ce qu'il ne soit pas tenu de verser une contribution d'entretien à l'épouse depuis le 1er juin 2013.
Par arrêt du 2 avril 2014, notifié le 2 juin suivant, la Juge déléguée de la Cour d'appel civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud a arrêté le montant de la contribution d'entretien à 1'350 fr. par mois du 1er juin 2013 au 31 décembre 2014, sous déduction des montants déjà versés à ce titre, aucune contribution n'étant due à partir de janvier 2015.
C.
Par acte du 3 juillet 2014, l'épouse exerce un recours en matière civile et un recours constitutionnel subsidiaire contre l'arrêt précité. Elle conclut à sa réforme en ce sens que la contribution d'entretien est fixée à 2'305 fr. par mois du 1er juin 2013 au 31 décembre 2014. A l'appui de son recours, elle soulève l'application arbitraire (art. 9 Cst.) des art. 163 et 176 al. 1 ch. 1 CC.
La recourante sollicite par ailleurs le bénéfice de l'assistance judiciaire.
Des observations n'ont pas été requises. | Considérant en droit :
1.
1.1. Contrairement à ce qu'affirme la recourante, elle n'a pas déposé deux recours dans un seul mémoire comme le lui permet l'<ref-law>. Elle n'a au contraire formé qu'un seul recours, intitulé à la fois recours en matière civile et recours constitutionnel subsidiaire (cf. arrêts 5A_759/2011 du 16 mars 2012 consid. 1.2; 5A_690/2011 du 10 janvier 2012 consid. 1.3). A lui seul, l'intitulé erroné d'un recours ne nuit cependant pas à son auteur, pour autant que les conditions de recevabilité du recours qui serait ouvert soient réunies (<ref-ruling> consid.1.2).
1.2.
1.2.1. Le prononcé de mesures protectrices de l'union conjugale (<ref-law>) est une décision finale (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 4) rendue en matière civile (<ref-law>). Comme le litige porte uniquement sur le montant de la contribution d'entretien, le recours a pour objet une affaire pécuniaire, de sorte que le recours en matière civile est ouvert pour autant que la valeur litigieuse atteigne 30'000 fr. (<ref-law>). Celle-ci est déterminée par les conclusions recevables restées litigieuses devant l'autorité précédente (<ref-law>) juste avant qu'elle prononce le jugement (cf. arrêts 2C_233/2009 du 17 juillet 2009 consid. 2.1; 5A_765/2008 du 29 juin 2009 consid. 1.2.1; 5A_563/2008 du 4 décembre 2008 consid. 1.1 et les auteurs cités dans cette dernière décision). En principe, peu importe ainsi ce que la juridiction cantonale a ensuite décidé et ce qui reste litigieux devant le Tribunal fédéral (arrêts 5A_99/2011 du 26 septembre 2011 consid. 1, non publié in <ref-ruling>; 5A_500/2009 du 19 novembre 2001 consid. 1; <ref-ruling> consid. 1, en application de l'art. 46 de l'ancienne loi d'organisation judiciaire [OJ]). Lorsque les demandes sont faites par voie d'appel principal ou joint, les valeurs respectives sont additionnées, sans égard à ce qu'a adjugé l'autorité cantonale ni à la valeur de la prétention de la partie qui agit devant le Tribunal fédéral. Fait exception le cas dans lequel une demande reconventionnelle est faite par le biais de l'appel joint; dans cette hypothèse, l'<ref-law> trouve application (arrêt 4A_629/2009 du 10 août 2010 consid. 1.2). Les prestations périodiques ont la valeur du capital qu'ils représentent. Si leur durée est indéterminée ou illimitée, le capital est formé par le montant annuel du revenu ou de la prestation, multiplié par vingt [...] (<ref-law>).
1.2.2. En l'occurrence, devant l'autorité d'appel, la recourante a requis le versement d'une contribution d'entretien mensuelle d'un montant de 4'236 fr. du 1er juin 2013 au 30 novembre 2013, 3'054 fr. du 1er décembre 2013 au 31 décembre 2014 et 2'000 fr. dès le 1er janvier 2015, dont à déduire les sommes déjà versées pour ce mois-là. Quant à l'intimé, il a conclu à la réforme de l'ordonnance de première instance en ce sens qu'il n'est pas tenu de verser une contribution d'entretien à l'épouse depuis le 1er juin 2013, celle-ci étant en outre tenue de verser, à titre de participation aux honoraires et débours de première instance de son conseil, la somme de 5'000 fr. Compte tenu des principes exposés ci-dessus (cf. supra consid. 1.2.1), la valeur litigieuse dépassait ainsi le seuil de 30'000 fr. (art. 51 al. 4 seconde phrase, 74 al. 1 let. b LTF). Il s'ensuit que le recours en matière civile est ouvert, si bien que le recours constitutionnel subsidiaire ne l'est pas (<ref-law>). L'acte déposé par la recourante sera donc traité comme un recours en matière civile.
1.3. Interjeté dans le délai (<ref-law>) et la forme (<ref-law>) prévus par la loi, contre une décision prise sur recours par un tribunal supérieur statuant en dernière instance (art. 75 al. 1 et 2 LTF), par une partie ayant qualité pour recourir (<ref-law>), le recours en matière civile est en principe recevable.
2.
2.1. Le fait que le recours soit traité comme un recours en matière civile, est non comme un recours constitutionnel subsidiaire, ne change rien à la cognition de la cour de céans, dès lors que les mesures protectrices de l'union conjugale sont considérées comme des mesures provisionnelles au sens de l'<ref-law> (<ref-ruling> consid. 1.1; <ref-ruling> consid. 5), partant que seule la violation des droits constitutionnels peut être soulevée.
2.2. Conformément à l'<ref-law>, le Tribunal fédéral n'examine la violation de droits fondamentaux - notion qui englobe les droits constitutionnels (<ref-ruling> consid. 2) - que si un tel moyen a été invoqué et motivé par le recourant, à savoir exposé de manière claire et détaillée («principe d'allégation»; <ref-ruling> consid. 2.2; <ref-ruling> consid. 2.2 et 349 consid. 3 et les références). La partie recourante doit ainsi indiquer quelle disposition constitutionnelle aurait été violée et démontrer, par une argumentation précise, en quoi consiste la violation (<ref-ruling> consid. 3; <ref-ruling> consid. 6). Les critiques de nature appellatoire sont irrecevables (<ref-ruling> consid. 10.1; <ref-ruling> consid. 2).
3.
Bien que les parties soient de nationalité italienne, respectivement espagnole, les tribunaux suisses sont compétents (<ref-law>) et le droit suisse est applicable (art. 48 al. 1 et 49 LDIP; art. 4 de la Convention de La Haye du 2 octobre 1973 sur la loi applicable aux obligations alimentaires [RS 0.211.213.01]). Ces points ne sont pas contestés.
4.
La recourante se plaint d'une application arbitraire des art. 163 et 176 al. 1 ch. 1 CC. Elle reproche à l'autorité cantonale d'avoir déterminé le revenu de l'intimé sur la base du bénéfice net moyen réalisé par l'entreprise de celui-ci en 2010, 2011 et 2012, au lieu de considérer exclusivement le bénéfice de la dernière année, comme l'exigerait selon elle la jurisprudence en cas d'augmentation (ou de diminution) constante des revenus.
4.1. Le revenu d'un indépendant est constitué par son bénéfice net. En cas de revenus fluctuants, pour obtenir un résultat fiable, il convient de tenir compte, en général, du bénéfice net moyen réalisé durant plusieurs années (dans la règle, les trois dernières). Ce n'est que lorsque les revenus diminuent ou augmentent de manière constante que le gain de l'année précédente est considéré comme le revenu décisif, qu'il convient de corriger en prenant en considération les amortissements extraordinaires, les réserves injustifiées et les achats privés (arrêt 5P.342/2001 du 20 décembre 2001 consid. 3a et les références; parmi plusieurs: arrêts 5A_973/2013 du 9 mai 2014 consid. 5.2.3; 5A_203/2009 du 27 août 2009 consid. 2.4, publié in FamPra.ch 2009 p. 1064 et les références). Lorsque les allégations sur le montant des revenus ne sont pas vraisemblables et que les pièces produites ne sont pas convaincantes - par exemple lorsque les comptes de résultat manquent -, les prélèvements privés constituent un indice permettant de déterminer le train de vie de l'intéressé, cet élément pouvant alors servir de référence pour fixer la contribution due. La détermination du revenu d'un indépendant peut en conséquence se faire en référence soit au bénéfice net, soit aux prélèvements privés, ces deux critères étant toutefois exclusifs l'un de l'autre (arrêts 5A_396/2013 du 26 février 2014 consid. 3.2.3; 5A_259/2012 du 14 novembre 2012 consid. 4).
4.2. L'arrêt attaqué retient que le mari exploite un garage en raison individuelle et que son bénéfice net s'est élevé à 19'286 fr. 70 en 2010, à 38'937 fr. 35 en 2011 et à 46'255 fr. 50 en 2012. Selon la Juge déléguée, sa comptabilité a été établie par une fiduciaire et l'examen prima facie de celle-ci ne laisse pas transparaître d'incohérence manifeste; par ailleurs, on ne pouvait cumuler les prélèvements effectués à titre personnel par l'intéressé et le bénéfice net perçu, ni tenir compte des revenus locatifs des immeubles qui avaient été intégrés dans la comptabilité du garage. En outre, il n'existait pas de disproportion entre le train de vie du mari et le résultat de son entreprise. Cette magistrate a dès lors considéré que le revenu de celui-ci devait être déterminé en fonction de son bénéfice annuel moyen pour les trois dernières années et qu'il pouvait être estimé à 2'900 fr. par mois ([19'286 fr. 70 + 38'937 fr. 35 + 46'255 fr. 50] / 36).
La recourante ne démontre pas que cette opinion serait insoutenable. L'arbitraire prohibé par l'art. 9 Cst. ne résulte pas du seul fait qu'une autre solution serait concevable, voire préférable; le Tribunal fédéral ne s'écarte de la décision attaquée que lorsqu'elle est manifestement insoutenable, qu'elle se trouve en contradiction claire avec la situation de fait, qu'elle viole gravement une norme ou un principe juridique indiscuté, ou encore lorsqu'elle heurte de manière choquante le sentiment de la justice et de l'équité. Une décision n'est pas arbitraire du seul fait qu'elle s'écarte de la jurisprudence du Tribunal fédéral, pour autant que la solution divergente puisse s'appuyer sur des motifs objectifs (<ref-ruling> consid. 2; <ref-ruling> consid. 7c; HOHL, Quelques lignes directrices de la jurisprudence du Tribunal fédéral en matière de fixation des contributions d'entretien, in Droit de la famille et nouvelle procédure, 2012, p. 99). Il ne suffit par ailleurs pas que la motivation de la décision querellée soit insoutenable; encore faut-il qu'elle se révèle arbitraire dans son résultat (<ref-ruling> consid. 2.1; <ref-ruling> consid. 6.1).
Se référant au dictionnaire «Larousse», la recourante expose que, durant les trois années prises en compte par l'autorité cantonale, les revenus de l'intimé n'ont pas fluctué, mais augmenté. En se méprenant sur une définition «des plus triviales», la Juge déléguée aurait ainsi méconnu un principe clairement établi par la jurisprudence en rapport avec l'application des art. 163 et 176 al. 1 ch. 1 CC, ce qui conduirait à un résultat choquant. Par ces allégations, la recourante n'établit pas encore que l'autorité précédente aurait fait preuve d'arbitraire en se fondant sur la moyenne des années 2010-2012: même si les revenus du mari ont progressé durant ces trois ans, il n'apparaît pas insoutenable de considérer, à ce stade, qu'il ne s'agit pas là d'une tendance claire et fondée plaidant en faveur d'une augmentation continue de revenus, qui empêcherait de se baser sur une moyenne (cf. arrêts 5A_203/2009 et 5P.342/2001 précités). Au demeurant, il ressort de l'arrêt entrepris que dans son appel, le mari a fait valoir que son revenu était constitué par le bénéfice moyen de ses exercices 2010-2012: or il n'apparaît pas, et la recourante ne le prétend pas, qu'elle aurait formulé d'objections à ce sujet, en sorte que la recevabilité de sa critique paraît douteuse (<ref-law>; arrêt 5A_216/2009 du 14 juillet 2009 consid. 3.2).
5.
En conclusion, le recours se révèle mal fondé et doit être rejeté, dans la mesure de sa recevabilité. La recourante, qui succombe, supportera par conséquent les frais judiciaires (<ref-law>). Ses conclusions étant d'emblée dénuées de chances de succès, sa requête d'assistance judiciaire ne saurait être agréée (<ref-law>). Il n'y a pas lieu d'allouer de dépens à l'intimé, qui n'a pas été invité à répondre. | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce :
1.
Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
2.
La requête d'assistance judiciaire de la recourante est rejetée.
3.
Les frais judiciaires, arrêtés à 1'500 fr., sont mis à la charge de la recourante.
4.
Le présent arrêt est communiqué aux parties et à la Juge déléguée de la Cour d'appel civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud.
Lausanne, le 17 septembre 2014
Au nom de la IIe Cour de droit civil
du Tribunal fédéral suisse
Le Président : von Werdt
La Greffière : Mairot | CH_BGer_005 | Federation | 127 | 24 | 329 | civil_law | nan | ['90921ada-9cca-4abf-ab44-4f0859fa8d04', '1c43eae5-4188-4cf7-a305-b73ab57600f5', 'f93158f4-d1fc-47f3-8e0a-ab4db676cb12', 'd5acad08-4ad6-4280-9603-bbe63158482d', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', '043750eb-c9a5-4a76-bdb5-35b08727c1c2', '070fda92-ebf1-43db-a3d2-ba17e346472e', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '44e4fd90-af4f-49c0-8509-66a8b5b5bc70', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', 'fd871ff7-f3f2-4444-b62a-1f7730b4e10a', '12fb2dcf-41e5-44eb-a2e8-e09f43253897', '0989b1a4-0f47-4656-9931-ddcf79683eb9', '618a8059-93b2-4f19-bca2-b900a76a98a6', '38edc1f7-cfc4-49e8-b5f8-9144b1b96d5c', 'f447c79f-a12c-4958-af48-41f355f392de'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '19fcc26a-ac69-4755-b553-e0d676a946ca', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', 'e9a0806c-281a-4695-9570-bc6116e83754', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'dbfc2d3d-1a70-4c2c-9921-3b74ac03e3aa', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
0b49181a-c2e2-4c6b-8b0c-def9f51d386c | 2,007 | de | Das Bundesgericht stellt fest und zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht stellt fest und zieht in Erwägung:
1. Das Sozialamt der Gemeinde X._ setzte am 25. August 2005 die an A._ auszurichtende wirtschaftliche Sozialhilfe ab 1. Oktober 2005 auf monatlich Fr. 412.30 fest; bis dahin hatte sie Fr. 620.-- betragen. Eine Einsprache und eine Verwaltungsbeschwerde an das Gesundheits- und Sozialdepartement des Kantons Luzern blieben erfolglos. Am 20. September 2006 wies das Verwaltungsgericht des Kantons Luzern die gegen den Departementsentscheid erhobene Beschwerde ab. A._ hat am 25. bzw. 26. Oktober 2006 hiergegen beim Bundesgericht staatsrechtliche Beschwerde eingereicht. Sie beantragt, das Urteil des Verwaltungsgerichts aufzuheben und die Sache an dieses zur Neubeurteilung gemäss diversen "Auflagen" zurückzuweisen; im Übrigen sei ihr die unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung zu gewähren. Am 11. Dezember 2006 hat der Abteilungspräsident das Gesuch der Beschwerdeführerin um aufschiebende Wirkung bzw. vorsorgliche Massnahmen abgewiesen. Das Verwaltungsgericht beantragt Abweisung der Beschwerde. Das Gesundheits- und Sozialdepartement hat auf eine Stellungnahme in der Hauptsache verzichtet.
1. Das Sozialamt der Gemeinde X._ setzte am 25. August 2005 die an A._ auszurichtende wirtschaftliche Sozialhilfe ab 1. Oktober 2005 auf monatlich Fr. 412.30 fest; bis dahin hatte sie Fr. 620.-- betragen. Eine Einsprache und eine Verwaltungsbeschwerde an das Gesundheits- und Sozialdepartement des Kantons Luzern blieben erfolglos. Am 20. September 2006 wies das Verwaltungsgericht des Kantons Luzern die gegen den Departementsentscheid erhobene Beschwerde ab. A._ hat am 25. bzw. 26. Oktober 2006 hiergegen beim Bundesgericht staatsrechtliche Beschwerde eingereicht. Sie beantragt, das Urteil des Verwaltungsgerichts aufzuheben und die Sache an dieses zur Neubeurteilung gemäss diversen "Auflagen" zurückzuweisen; im Übrigen sei ihr die unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung zu gewähren. Am 11. Dezember 2006 hat der Abteilungspräsident das Gesuch der Beschwerdeführerin um aufschiebende Wirkung bzw. vorsorgliche Massnahmen abgewiesen. Das Verwaltungsgericht beantragt Abweisung der Beschwerde. Das Gesundheits- und Sozialdepartement hat auf eine Stellungnahme in der Hauptsache verzichtet.
2. Die Eingabe erweist sich als offensichtlich unbegründet, soweit sie überhaupt zulässig ist, und kann im vereinfachten Verfahren nach Art. 36a OG erledigt werden.
2.1 Auf die Beschwerde kann zum Vornherein nicht eingetreten werden, soweit mit ihr mehr als die Aufhebung des angefochtenen Entscheids verlangt wird (kassatorische Natur der staatsrechtlichen Beschwerde; vgl. <ref-ruling> E. 1.5 S. 71; <ref-ruling> E. 2c S. 5); das trifft insbesondere auch auf die mit der Rückweisung zu verbindenden "Auflagen" in Ziff. 2 des Rechtsbegehrens zu. Nicht einzutreten ist sodann auf Rügen, die neu sind, bzw. auf Fragen, die nicht Gegenstand des kantonalen Verfahrens gebildet haben; unzulässig sind ferner neue tatsächliche Behauptungen (vgl. <ref-ruling> E. 3 S. 57, mit Hinweisen).
2.2 Der angefochtene Entscheid ist entgegen der Ansicht der Beschwerdeführerin hinreichend begründet. Er genügt in dieser Beziehung klarerweise den verfassungsrechtlichen Anforderungen (vgl. <ref-ruling> E. 3.2 S. 236, mit Hinweisen). Es bestand insbesondere kein Anlass, Ausführungen dazu zu machen, "wie hoch oder tief die Grenze zur Bettelexistenz in Franken und Rappen angesetzt ist".
2.3 Inwiefern das Verwaltungsgericht das rechtliche Gehör der Beschwerdeführerin verletzt haben soll, legt diese nicht substantiiert dar (vgl. Art. 90 Abs. 1 lit. b OG zur Beschwerdebegründung). Eine allfällige Gehörsverletzung wäre im verwaltungsgerichtlichen Verfahren geheilt worden (vgl. <ref-ruling> E. 2.2.3 S. 135, mit Hinweis). Im Übrigen hat das Verwaltungsgericht nicht übersehen, dass das monatliche Einkommen des Sohnes B._ nach der Darstellung der Beschwerdeführerin zwischen Fr. 4'500.-- und Fr. 2'500.-- schwanke. Die Behauptung, er sei "betreibungsrechtlich erfasst" und müsse dem Betreibungsamt monatlich einen Lohnanteil abliefern, ist neu (vgl. E. 2.1) und überdies auch nicht belegt.
2.4 Das Legalitätsprinzip ist entgegen der Auffassung der Beschwerdeführerin kein eigenständiges verfassungsmässiges Recht, dessen Verletzung mit staatsrechtlicher Beschwerde gerügt werden kann (vgl. <ref-ruling> E. 2.1 S. 162 f., mit Hinweisen). Im Übrigen übersieht sie, dass § 30 Abs. 2 des kantonalen Sozialhilfegesetzes vom 24. Oktober 1989 hinsichtlich der Bemessung der Sozialhilfe ausdrücklich auf die Empfehlungen der Schweizerischen Konferenz für Sozialhilfe (SKOS) verweist, diese somit in das kantonale Gesetzesrecht integriert. Der von der Beschwerdeführerin erwähnte § 13a der kantonalen Sozialhilfeverordnung vom 13. Juli 1990 befasst sich sodann mit der Integrationszulage für Nichterwerbstätige und hat mit der Frage der Bemessung des Grundbedarfs nichts zu tun. Abgesehen davon war dessen Höhe im kantonalen Verfahren gar nicht streitig. Es kann aber immerhin darauf hingewiesen werden, dass der den Berechnungen der kantonalen Behörden zugundeliegende Betrag (Fr. 1'786.-- für einen dreiköpfigen Haushalt) mit den Richtlinien der SKOS für die Ausgestaltung und Bemessung der Sozialhilfe (Ausgabe 2005; SKOS-Richtlinien; Ziff. B.2.2) übereinstimmt. Dass der Bedarf eines dreiköpfigen Haushalts geringer ist als derjenige von drei Einzelhaushalten, entspricht im Übrigen der allgemeinen Lebenserfahrung.
2.4 Das Legalitätsprinzip ist entgegen der Auffassung der Beschwerdeführerin kein eigenständiges verfassungsmässiges Recht, dessen Verletzung mit staatsrechtlicher Beschwerde gerügt werden kann (vgl. <ref-ruling> E. 2.1 S. 162 f., mit Hinweisen). Im Übrigen übersieht sie, dass § 30 Abs. 2 des kantonalen Sozialhilfegesetzes vom 24. Oktober 1989 hinsichtlich der Bemessung der Sozialhilfe ausdrücklich auf die Empfehlungen der Schweizerischen Konferenz für Sozialhilfe (SKOS) verweist, diese somit in das kantonale Gesetzesrecht integriert. Der von der Beschwerdeführerin erwähnte § 13a der kantonalen Sozialhilfeverordnung vom 13. Juli 1990 befasst sich sodann mit der Integrationszulage für Nichterwerbstätige und hat mit der Frage der Bemessung des Grundbedarfs nichts zu tun. Abgesehen davon war dessen Höhe im kantonalen Verfahren gar nicht streitig. Es kann aber immerhin darauf hingewiesen werden, dass der den Berechnungen der kantonalen Behörden zugundeliegende Betrag (Fr. 1'786.-- für einen dreiköpfigen Haushalt) mit den Richtlinien der SKOS für die Ausgestaltung und Bemessung der Sozialhilfe (Ausgabe 2005; SKOS-Richtlinien; Ziff. B.2.2) übereinstimmt. Dass der Bedarf eines dreiköpfigen Haushalts geringer ist als derjenige von drei Einzelhaushalten, entspricht im Übrigen der allgemeinen Lebenserfahrung.
2.5 2.5.1 Die Beschwerdeführerin lebt mit ihren zwei Söhnen zusammen, von denen der eine bereits erwerbstätig ist. Das Verwaltungsgericht geht davon aus, dass eine unterstützungsbedürftige Person, die in einer familienähnlichen Gemeinschaft für eine oder mehrere nicht unterstützte Personen den Haushalt führe, Anspruch auf eine Entschädigung für Haushaltführung habe, die ihr als Einkommen anzurechnen sei. Es sei nicht zu beanstanden, wenn das Sozialamt diese Entschädigung auf Fr. 750.-- pro Monat festgesetzt habe, nachdem der Sohn gemäss den Abklärungen des Sozialvorstehers monatlich Fr. 4'000.-- bis Fr. 4'500.--, nach den Angaben der Beschwerdeführerin mindestens Fr. 2'500.-- verdiene und nicht geltend gemacht werde, er arbeite im Haushalt mit. Der Beschwerdeführerin sei zuzumuten, diesen Betrag von ihrem berufstätigen Sohn einzufordern.
2.5.2 Diese Erwägung ist weder willkürlich (Art. 9 BV; vgl. zum Willkürbegriff z.B. <ref-ruling> E. 5.1 S. 17, mit Hinweisen) noch verstösst sie gegen das Rechtsgleichheitsgebot (Art. 8 Abs. 1 BV; siehe dazu etwa <ref-ruling> E. 4.1 S. 74). Sie beruht auf den SKOS-Richtlinien (Ziff. F.5.2; vgl. auch Urteil 2P.48/2004 vom 26. Februar 2004, E. 2.2.1 u. 2.4), die nach dem Gesagten im Kanton Luzern massgebend sind und in denen dieser Grundsatz der Anrechnung einer Entschädigung für die Haushaltführung ausdrücklich vorgesehen ist. Der Vergleich der Beschwerdeführerin mit dem "Hausfrauenlohn" geht an der Sache vorbei: Ehegatten, die einen gemeinsamen Haushalt führen, werden anders als familienähnliche Gemeinschaften (vgl. SKOS-Richtlinien Ziff. F.5.1; siehe zu den Konkubinatspaaren: <ref-ruling> E. 3.2 S. 4 ff.; Urteile 2P.218/2003 vom 12. Januar 2004, E. 3; 2P.386/1997 vom 24. August 1998, E. 3c) unterstützungsrechtlich als Einheit betrachtet, so dass das Einkommen des berufstätigen Ehegatten bei der Ermittlung des sozialen Existenzminimums grundsätzlich voll anzurechnen ist. Umgekehrt bilden Eltern, die mit ihren erwachsenen Kindern zusammenleben, keine Unterstützungseinheit; deshalb rechtfertigt es sich durchaus, sie - wie beispielsweise zusammenwohnende Geschwister - unterstützungsrechtlich als familienähnliche Gemeinschaft zu behandeln und wie bei solchen gegebenenfalls eine Entschädigung für die Haushaltführung anzurechnen (vgl. auch <ref-ruling> E. 4b S. 247). Mit der Höhe des angerechneten Betrags setzt sich die Beschwerdeführerin nicht auseinander. Ob und allenfalls wie Haushaltentschädigungen steuerrechtlich Rechnung zu tragen ist, bildet im Übrigen nicht Gegenstand des vorliegenden Verfahrens.
2.6 Die Rügen der Beschwerdeführerin in Bezug auf die Verletzung des Anspruchs auf Hilfe in Notlagen (Art. 12 BV) bzw. auf Achtung des Familienlebens (Art. 13 Abs. 1 BV) sind mindestens teilweise neu. Insoweit kann darauf nicht eingetreten werden (E. 2.1). Im Übrigen sind sie ohnehin unbegründet: Wird davon ausgegangen, dass es der Beschwerdeführerin zuzumuten ist, von ihrem Sohn die Haushaltentschädigung einzuverlangen, und dass dieser über das zur Bezahlung einer solchen Entschädigung erforderliche Einkommen verfügt, fällt eine Verletzung von Art. 12 BV, der sowieso nur einen Minimalanspruch garantiert (vgl. <ref-ruling> E. 3.1 S. 172; <ref-ruling> E. 4.1 S. 74 f., je mit Hinweisen), zum Vornherein ausser Betracht. Dass die Beschwerdeführerin indirekt dazu gezwungen wird, die Entschädigung einzufordern, verstösst auch nicht gegen Art. 13 Abs. 1 BV (vgl. <ref-ruling> E. 2d S. 340). Aus dieser Bestimmung lässt sich nicht ableiten, dass ein volljähriger, erwerbstätiger Sohn einen Anspruch darauf hat, gratis bei seinen Eltern wohnen zu dürfen.
2.6 Die Rügen der Beschwerdeführerin in Bezug auf die Verletzung des Anspruchs auf Hilfe in Notlagen (Art. 12 BV) bzw. auf Achtung des Familienlebens (Art. 13 Abs. 1 BV) sind mindestens teilweise neu. Insoweit kann darauf nicht eingetreten werden (E. 2.1). Im Übrigen sind sie ohnehin unbegründet: Wird davon ausgegangen, dass es der Beschwerdeführerin zuzumuten ist, von ihrem Sohn die Haushaltentschädigung einzuverlangen, und dass dieser über das zur Bezahlung einer solchen Entschädigung erforderliche Einkommen verfügt, fällt eine Verletzung von Art. 12 BV, der sowieso nur einen Minimalanspruch garantiert (vgl. <ref-ruling> E. 3.1 S. 172; <ref-ruling> E. 4.1 S. 74 f., je mit Hinweisen), zum Vornherein ausser Betracht. Dass die Beschwerdeführerin indirekt dazu gezwungen wird, die Entschädigung einzufordern, verstösst auch nicht gegen Art. 13 Abs. 1 BV (vgl. <ref-ruling> E. 2d S. 340). Aus dieser Bestimmung lässt sich nicht ableiten, dass ein volljähriger, erwerbstätiger Sohn einen Anspruch darauf hat, gratis bei seinen Eltern wohnen zu dürfen.
3. Die staatsrechtliche Beschwerde ist demnach abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist. Da die Begehren zum Vornherein aussichtslos erschienen, ist das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung (Art. 152 OG) ebenfalls abzuweisen. Bei diesem Verfahrensausgang sind der unterliegenden Beschwerdeführerin die Kosten aufzuerlegen, bei deren Bemessung aber auf ihre beschränkten finanziellen Verhältnisse Rücksicht genommen werden kann (Art. 153, 153a und 156 Abs. 1 OG). Parteientschädigungen sind keine geschuldet (vgl. Art. 159 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht
im Verfahren nach Art. 36a OG:
im Verfahren nach Art. 36a OG:
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung wird abgewiesen.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung wird abgewiesen.
3. Die Gerichtsgebühr von Fr. 300.-- wird der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Die Gerichtsgebühr von Fr. 300.-- wird der Beschwerdeführerin auferlegt.
4. Dieses Urteil wird der Beschwerdeführerin, dem Gemeinderat X._, dem Gesundheits- und Sozialdepartement sowie dem Verwaltungsgericht des Kantons Luzern schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 12. Februar 2007
Im Namen der II. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['397f63d6-2400-46c4-941c-815caad1567c', 'c3b84dd0-c767-4159-81e3-c5ce32cb3944', '066f9b3a-2f99-4146-8204-b7bca407a17e', 'dfc45b7d-63d0-469c-82fe-24447df15c30', '84288845-3c85-4f6e-ba7e-ed4817f3fc1d', '811d9e84-ebd9-4cf9-bf1a-39720e032388', '25c5354e-c207-45ce-93a5-802f9ac30227', '397f63d6-2400-46c4-941c-815caad1567c', 'eb7e86b0-dd12-4028-a952-622669a1ac37', '095e7313-eede-451f-a68c-98eafb4d3aad', '1509079f-d4f5-438f-9452-259cf60c5834', '77fd7e0c-5efa-4c72-a86b-0c87eb12370c', 'eecf6b08-65ab-4d53-8e63-a892b3507254'] | [] |
|
0b496c64-cb6a-44bc-a1d0-63eedbd8f595 | 2,005 | de | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. X._, Staatsangehöriger von Kamerun, reiste anfangs Mai 1999 als Tourist in die Schweiz ein. Am 11. Mai 1999 stellte seine in der Schweiz eingebürgerte Mutter für ihn ein Familiennachzugsgesuch. Dem Gesuch lag ein kamerunischer Geburtsschein bei, welcher bescheinigt, dass X._ am ... 1984 in Kamerun geboren sei. Gestützt darauf wurde diesem am 9. Juli 1999 in (sinngemässer) Anwendung von Art. 17 Abs. 2 Satz 3 ANAG die Niederlassungsbewilligung erteilt.
Nachdem das Migrationsamt des Kantons Zürich von einem im Rahmen eines gegen X._ durchgeführten Strafverfahrens erstellten Altersgutachten Kenntnis erhalten hatte, welches den Schluss nahelegte, dass dieser älter war als in der Geburtsurkunde ausgewiesen, widerrief es mit Verfügung vom 13. Mai 2003 die Niederlassungsbewilligung. Ein dagegen erhobener Rekurs an den Regierungsrat des Kantons Zürich blieb erfolglos, und am 17. November 2004 wies das Verwaltungsgericht des Kantons Zürich die gegen den regierungsrätlichen Beschluss vom 7. Juli 2004 erhobene Beschwerde ab.
Mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde vom 24. Dezember 2004 beantragt X._ dem Bundesgericht, den Entscheid des Verwaltungsgerichts aufzuheben und die Direktion für Soziales und Sicherheit des Kantons Zürich anzuweisen, auf einen Widerruf der Niederlassungsbewilligung zu verzichten.
Es ist weder ein Schriftenwechsel noch sind andere Instruktionsmassnahmen angeordnet worden. Das Urteil ergeht im vereinfachten Verfahren (Art. 36a OG).
Es ist weder ein Schriftenwechsel noch sind andere Instruktionsmassnahmen angeordnet worden. Das Urteil ergeht im vereinfachten Verfahren (Art. 36a OG).
2. 2.1 Gemäss Art. 9 Abs. 4 lit. a ANAG kann die Niederlassungsbewilligung widerrufen werden, wenn der Ausländer sie durch falsche Angaben oder wissentliches Verschweigen wesentlicher Tatsachen erschlichen hat. Der Widerruf setzt voraus, dass der Betroffene wissentlich falsche Angaben gemacht oder wesentliche Tatsachen verschwiegen hat, in der Absicht, gestützt darauf die Niederlassungsbewilligung zu erhalten (<ref-ruling> E. 3b S. 475 f.).
Dabei ist Art. 3 Abs. 2 ANAG von Bedeutung, welcher den Ausländer verpflichtet, der Behörde über alles, was für den Bewilligungsentscheid massgebend sein kann, wahrheitsgetreu Auskunft zu geben. Wesentlich sind nicht nur solche Tatsachen, nach denen die Fremdenpolizei im Hinblick auf die Bewilligungserteilung bzw. -erneuerung ausdrücklich gefragt hat, sondern auch solche, von denen der Gesuchsteller wissen muss, dass sie für den Bewilligungsentscheid relevant sind. Von der Pflicht zu wahrheitsgetreuer bzw. vollständiger Auskunftserteilung ist der Ausländer selbst dann nicht befreit, wenn die Ausländerrechtsbehörde die fragliche Tatsache selbst hätte ermitteln können. Die Auskunftspflicht trifft gegebenenfalls nicht nur den Ausländer, welcher in den Genuss der Bewilligung kommen soll; die Bewilligung kann auch gestützt auf das Verhalten einer Person widerrufen werden, zu welcher der Ausländer in einer für das Erteilen der Bewilligung erheblichen Beziehung steht, sofern sie im Bewilligungsverfahren massgeblich in Erscheinung getreten ist, so etwa, wenn sie das Gesuch eingereicht hat (vgl. <ref-ruling> E. 3d S. 477).
Nicht erforderlich für einen Bewilligungswiderruf ist, dass die Bewilligung bei richtigen und vollständigen Angaben notwendigerweise zu verweigern gewesen wäre. Das Vorliegen eines Widerrufsgrunds führt andererseits nicht zwingend dazu, dass die Bewilligung auch tatsächlich zu widerrufen ist. Beim Widerrufsentscheid muss den besonderen Umständen des Einzelfalles angemessen Rechnung getragen werden (zum Ganzen <ref-ruling> E. 3 und 4 S. 375 ff.; s. im Übrigen die Zusammenfassung der Rechtsprechung zu Art. 9 Abs. 4 lit. a ANAG in den Urteilen 2A.485/2003 vom 20. Februar 2004 E. 2.1 und 2A.551/2003 vom 21. November 2003 E. 2, je mit Hinweisen).
Nicht erforderlich für einen Bewilligungswiderruf ist, dass die Bewilligung bei richtigen und vollständigen Angaben notwendigerweise zu verweigern gewesen wäre. Das Vorliegen eines Widerrufsgrunds führt andererseits nicht zwingend dazu, dass die Bewilligung auch tatsächlich zu widerrufen ist. Beim Widerrufsentscheid muss den besonderen Umständen des Einzelfalles angemessen Rechnung getragen werden (zum Ganzen <ref-ruling> E. 3 und 4 S. 375 ff.; s. im Übrigen die Zusammenfassung der Rechtsprechung zu Art. 9 Abs. 4 lit. a ANAG in den Urteilen 2A.485/2003 vom 20. Februar 2004 E. 2.1 und 2A.551/2003 vom 21. November 2003 E. 2, je mit Hinweisen).
2.2 2.2.1 Die Niederlassungsbewilligung ist dem Beschwerdeführer gestützt auf Art. 17 Abs. 2 Satz 3 ANAG erteilt worden. Danach haben ledige Kinder unter 18 Jahren Anspruch auf Einbezug in die Niederlassungsbewilligung ihrer Eltern, wenn sie mit diesen zusammen wohnen. In analoger Anwendung dieser Bestimmung haben noch nicht 18jährige Kinder von Eltern bzw. eines Elternteils mit Schweizer Bürgerrecht Anspruch auf Erteilung der Niederlassungsbewilligung. Erster Anknüpfungspunkt für die Bewilligungserteilung ist das Alter. Kinder, die zum Zeitpunkt der Gesuchseinreichung bereits 18 Jahre sind, haben keinen Bewilligungsanspruch. Auch bei Kindern, die das 18. Altersjahr noch nicht erreicht haben, ist eine genaue Altersangabe für den Bewilligungsentscheid wichtig. Dies insbesondere bei nachträglichem Familiennachzug zu einem in der Schweiz lebenden Elternteil, der vom andern Elternteil getrennt lebt. Voraussetzung ist diesfalls, dass triftige Gründe für die Einreise des Kindes in die Schweiz nach zuvor langjähriger Trennung vorliegen, wobei umso höhere Anforderungen zu stellen sind, je näher das Alter des Kindes an der Grenze von 18 Jahren liegt (<ref-ruling> E. 3.1.3 S. 14 f.; <ref-ruling> E. 3b und E. 4a S. 333).
Dass die im Bewilligungsverfahren gemachten Altersangaben, die nach Auffassung der kantonalen Behörden im vorliegenden Fall falsch sind, eine wesentliche Tatsache darstellen, darf bei nachzugswilligen Personen als bekannt vorausgesetzt werden. Dafür, dass es sich bei der Mutter des Beschwerdeführers, die das Nachzugsgesuch für ihn gestellt hat, anders verhalten würde, gibt es keine Anzeichen. Sollte die Altersangabe falsch gewesen sein, müsste, sofern die Vorlage des inhaltlich unrichtigen Ausweises nicht ohnehin unmittelbar als Falschaussage zu werten wäre, jedenfalls von einem wissentlichen Verschweigen einer wesentlichen Tatsache ausgegangen werden.
2.2.2 Die Feststellung des Verwaltungsgerichts, dass der Beschwerdeführer früher als am 22. Juni 1984 geboren sei, ist tatsächlicher Natur und mithin für das Bundesgericht verbindlich, sofern sie sich nicht als offensichtlich unrichtig erweist oder die diesbezüglichen Ermittlungen nicht unvollständig oder unter Verletzung wesentlicher Verfahrensbestimmungen vorgenommen worden sind (Art. 105 Abs. 2 OG).
Das Verwaltungsgericht hat in E. 4 seines Entscheids, worauf verwiesen werden kann (vgl. Art. 36a Abs. 3 OG), ausführlich und einleuchtend dargelegt, warum der Beschwerdeführer deutlich älter als gemäss Angaben in der Geburtsurkunde sein müsse. Es hat sich mit der Bedeutung der durchgeführten Untersuchungen auseinandergesetzt (E. 4.1) und zusätzliche Indizien berücksichtigt (E. 4.2). Ferner hat es in antizipierter Beweiswürdigung nachvollziehbar aufgezeigt, warum aus einer Überprüfung der Geburtsurkunde keine massgeblichen Erkenntnisse gewonnen werden könnten (E. 4.3). Seine Sachverhaltsermittlung lässt sich, zumindest unter dem Gesichtswinkel von Art. 105 Abs. 2 OG, auch in Berücksichtigung sämtlicher Ausführungen in der Beschwerdeschrift, nicht beanstanden.
2.2.3 Der Umstand, dass die Behörden im Bewilligungsverfahren absichtlich über eine wesentliche Tatsache getäuscht worden sind, rechtfertigt vorliegend den Bewilligungswiderruf. Diese Massnahme hält angesichts der Tatsache, dass der Beschwerdeführer erst als Erwachsener in die Schweiz eingereist ist und noch nicht besonders lange hier weilt, wobei er während seiner Anwesenheit in erheblichem Masse straffällig geworden ist und den Ausweisungsgrund von Art. 10 Abs. 1 lit. a ANAG gesetzt hat, vor dem Verhältnismässigkeitsgebot stand. Unerheblich ist dabei, dass die vom Strafrichter verhängte Landesverweisung nur bedingt ausgesprochen worden ist, kann doch die Niederlassungsbewilligung gemäss Art. 9 Abs. 4 lit. a ANAG selbst dann widerrufen werden, wenn kein Verbrechen oder Vergehen begangen worden ist (vgl. im Übrigen zum Verhältnis zwischen Ausländerrecht und Strafrecht <ref-ruling> E. 3.2 S. 216 f.).
2.3 Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde erweist sich in jeder Hinsicht als offensichtlich unbegründet und ist dementsprechend abzuweisen.
2.4 Der Beschwerdeführer hat für das bundesgerichtliche Verfahren um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung ersucht. Wie die vorstehenden Erwägungen zeigen, erweist sich die Beschwerde als aussichtslos; das Gesuch ist schon darum abzuweisen (Art. 152 OG). Damit sind die bundesgerichtlichen Kosten, entsprechend dem Verfahrensausgang, dem Beschwerdeführer aufzuerlegen (Art. 156 in Verbindung mit Art. 153 und 153a OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht
im Verfahren nach Art. 36a OG:
im Verfahren nach Art. 36a OG:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung wird abgewiesen.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung wird abgewiesen.
3. Die Gerichtsgebühr von Fr. 1'500.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
3. Die Gerichtsgebühr von Fr. 1'500.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
4. Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer, dem Regierungsrat und dem Verwaltungsgericht des Kantons Zürich sowie dem Bundesamt für Migration schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 27. Januar 2005
Im Namen der II. öffentlichrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['484313bb-88ec-4939-947e-e17ac04e1e43', '484313bb-88ec-4939-947e-e17ac04e1e43', '484313bb-88ec-4939-947e-e17ac04e1e43', '8a704e0f-4104-402a-b309-f27b912d8209', 'd11fc642-6f3a-4cd7-b413-0744b36b30c8', '2d680e5c-7cfe-43e2-b482-7d6bee4d02d8'] | [] |
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Faits:
A. S._, né en 1950, travaillait comme ouvrier pour le compte de l'entreprise X._ SA. Dès le 24 février 1998, le prénommé s'est retrouvé en incapacité de travail totale en raison d'un épuisement somatique global avec troubles vitaminiques massifs. Le 2 septembre 1998, il a présenté une demande de prestations de l'assurance-invalidité, tendant à l'octroi d'une rente.
Procédant à l'instruction de la cause, l'Office de l'assurance-invalidité pour le canton de Vaud (ci-après : l'office AI) a requis l'avis de la doctoresse V._, médecin-traitant de l'assuré (rapport du 13 janvier 1999) et fait verser au dossier deux rapports d'expertise établis à l'intention de la Caisse-maladie suisse pour les industries du bois et du bâtiment et branches annexes (CMBB), assureur perte de gain en cas de maladie. Selon les docteurs F._, spécialiste en médecine interne, endocrinologie et diabétologie (rapport du 27 mai 1999), et M._, spécialiste en psychiatrie (rapport du 8 octobre 1999), l'assuré disposait d'une capacité de travail entière et était apte à reprendre une activité lucrative.
Dans un projet de décision du 20 janvier 2000, l'office AI a informé l'assuré qu'il entendait rejeter la demande de prestations. S._ a alors produit un rapport d'expertise du docteur O._, spécialiste en neurologie. Selon ce médecin, l'assuré souffrait d'un syndrome douloureux chronique de type fibromyalgique, de troubles de l'adaptation et de troubles fonctionnels à l'examen somatique; la capacité résiduelle de travail s'élevait à 50 % (rapport du 2 août 2000).
Par décision du 2 novembre 2000, l'office AI a rejeté la demande de prestations, motif pris que l'assuré ne présentait aucune atteinte à la santé qui pouvait justifier une incapacité de travail.
Par décision du 2 novembre 2000, l'office AI a rejeté la demande de prestations, motif pris que l'assuré ne présentait aucune atteinte à la santé qui pouvait justifier une incapacité de travail.
B. Saisi d'un recours de S._ contre cette décision, le Tribunal des assurances du canton de Vaud a chargé la doctoresse D._ d'une expertise psychiatrique. Dans son rapport rendu le 28 novembre 2002, ce médecin a fait état d'un trouble douloureux somatoforme persistant, d'un épisode dépressif moyen et d'un état de stress post-traumatique. Ces affections entraînaient une incapacité de travail de 70 % depuis le 28 avril 1998 et de 100 % depuis août 1999.
Par jugement du 29 avril 2004, notifié le 10 novembre suivant, la juridiction cantonale a admis le recours et accordé à l'assuré une rente entière d'invalidité à partir du 1er avril 1999.
Par jugement du 29 avril 2004, notifié le 10 novembre suivant, la juridiction cantonale a admis le recours et accordé à l'assuré une rente entière d'invalidité à partir du 1er avril 1999.
C. L'office AI interjette recours de droit administratif contre ce jugement, dont il demande l'annulation.
S._ conclut au rejet du recours, tandis que l'Office fédéral des assurances sociales en propose l'admission. | Considérant en droit:
Considérant en droit:
1. Le litige porte sur le droit de l'assuré à une rente de l'assurance-invalidité, singulièrement sur le taux d'invalidité à la base de cette prestation.
1.1 La loi fédérale sur la partie générale du droit des assurances sociales du 6 octobre 2000 (LPGA), entrée en vigueur le 1er janvier 2003, de même que les dispositions de la novelle du 21 mars 2003 modifiant la LAI (4ème révision), entrée en vigueur le 1er janvier 2004, ne sont pas applicables au présent litige, dès lors que le juge des assurances sociales n'a pas à prendre en considération les modifications du droit ou de l'état de fait postérieures à la date déterminante de la décision litigieuse du 2 novembre 2000 (<ref-ruling> consid. 1.2 et les références).
1.2 Le jugement entrepris expose correctement les dispositions légales et les principes jurisprudentiels applicables au cas, notamment en ce qui concerne la notion d'invalidité et son évaluation, ainsi que la valeur probante des rapports et expertises médicaux, de sorte qu'il suffit d'y renvoyer.
Il y a lieu d'ajouter qu'en principe, le juge ne s'écarte pas sans motifs impératifs des conclusions d'une expertise médicale judiciaire, la tâche de l'expert étant précisément de mettre ses connaissances spéciales à la disposition de la justice afin de l'éclairer sur les aspects médicaux d'un état de fait donné. Selon la jurisprudence, peut constituer une raison de s'écarter d'une expertise judiciaire le fait que celle-ci contient des contradictions, ou qu'une surexpertise ordonnée par le tribunal en infirme les conclusions de manière convaincante. En outre, lorsque d'autres spécialistes émettent des opinions contraires aptes à mettre sérieusement en doute la pertinence des déductions de l'expert, on ne peut exclure, selon les cas, une interprétation divergente des conclusions de ce dernier par le juge ou, au besoin, une instruction complémentaire sous la forme d'une nouvelle expertise médicale (<ref-ruling> consid. 3b/aa et les références).
Il y a lieu d'ajouter qu'en principe, le juge ne s'écarte pas sans motifs impératifs des conclusions d'une expertise médicale judiciaire, la tâche de l'expert étant précisément de mettre ses connaissances spéciales à la disposition de la justice afin de l'éclairer sur les aspects médicaux d'un état de fait donné. Selon la jurisprudence, peut constituer une raison de s'écarter d'une expertise judiciaire le fait que celle-ci contient des contradictions, ou qu'une surexpertise ordonnée par le tribunal en infirme les conclusions de manière convaincante. En outre, lorsque d'autres spécialistes émettent des opinions contraires aptes à mettre sérieusement en doute la pertinence des déductions de l'expert, on ne peut exclure, selon les cas, une interprétation divergente des conclusions de ce dernier par le juge ou, au besoin, une instruction complémentaire sous la forme d'une nouvelle expertise médicale (<ref-ruling> consid. 3b/aa et les références).
1.3 Les atteintes à la santé psychique peuvent, comme les atteintes physiques, entraîner une invalidité au sens de l'<ref-law> en liaison avec l'<ref-law>. On ne considère pas comme des conséquences d'un état psychique maladif, donc pas comme des affections à prendre en charge par l'assurance-invalidité, les diminutions de la capacité de gain que l'assuré pourrait empêcher en faisant preuve de bonne volonté; la mesure de ce qui est exigible doit être déterminée aussi objectivement que possible (<ref-ruling>; VSI 2001 p. 224 consid. 2b et les références; cf. aussi <ref-ruling> consid. 4c in fine).
La reconnaissance de l'existence d'une atteinte à la santé psychique, soit aussi de troubles somatoformes douloureux persistants, suppose d'abord la présence d'un diagnostic émanant d'un expert (psychiatre) et s'appuyant lege artis sur les critères d'un système de classification reconnu (<ref-ruling> ss consid. 5.3 et consid. 6). Comme pour toutes les autres atteintes à la santé psychique, le diagnostic de troubles somatoformes douloureux persistants ne constitue pas encore une base suffisante pour conclure à une invalidité. Au contraire, il existe une présomption que les troubles somatoformes douloureux ou leurs effets peuvent être surmontés par un effort de volonté raisonnablement exigible. Le caractère non exigible de la réintégration dans le processus de travail peut résulter de facteurs déterminés qui, par leur intensité et leur constance, rendent la personne incapable de fournir cet effort de volonté. Dans un tel cas, en effet, l'assuré ne dispose pas des ressources nécessaires pour vaincre ses douleurs. La question de savoir si ces circonstances exceptionnelles sont réunies doit être tranchée de cas en cas à la lumière de différents critères. Au premier plan figure la présence d'une comorbidité psychiatrique importante par sa gravité, son acuité et sa durée. D'autres critères peuvent être déterminants. Ce sera le cas des affections corporelles chroniques, d'un processus maladif s'étendant sur plusieurs années sans rémission durable (symptomatologie inchangée ou progressive), d'une perte d'intégration sociale dans toutes les manifestations de la vie, d'un état psychique cristallisé, sans évolution possible au plan thérapeutique, résultant d'un processus défectueux de résolution du conflit, mais apportant un soulagement du point de vue psychique (profit primaire tiré de la maladie, fuite dans la maladie), de l'échec de traitements ambulatoires ou stationnaires conformes aux règles de l'art (même avec différents types de traitement), cela en dépit de l'attitude coopérative de la personne assurée (<ref-ruling>). Plus ces critères se manifestent et imprègnent les constatations médicales, moins on admettra l'exigibilité d'un effort de volonté (Meyer-Blaser, Der Rechtsbegriff der Arbeitsunfähigkeit und seine Bedeutung in der Sozialversicherung, in: Schmerz und Arbeitsunfähigkeit, St. Gall 2003, p. 77).
Si les limitations liées à l'exercice d'une activité résultent d'une exagération des symptômes ou d'une constellation semblable, on conclura, en règle ordinaire, à l'absence d'une atteinte à la santé ouvrant le droit à des prestations d'assurance. Au nombre des situations envisagées figurent la discordance entre les douleurs décrites et le comportement observé, l'allégation d'intenses douleurs dont les caractéristiques demeurent vagues, l'absence de demande de soins, les grandes divergences entre les informations fournies par le patient et celles ressortant de l'anamnèse, le fait que des plaintes très démonstratives laissent insensible l'expert, ainsi que l'allégation de lourds handicaps malgré un environnement psychosocial intact (voir Kopp/Willi/Klipstein, Im Graubereich zwischen Körper, Psyche und sozialen Schwierigkeiten, in: Schweizerische Medizinische Wochenschrift 1997, p. 1434, avec référence à une étude approfondie de Winckler et Foerster; voir sur l'ensemble du sujet <ref-ruling>).
Si les limitations liées à l'exercice d'une activité résultent d'une exagération des symptômes ou d'une constellation semblable, on conclura, en règle ordinaire, à l'absence d'une atteinte à la santé ouvrant le droit à des prestations d'assurance. Au nombre des situations envisagées figurent la discordance entre les douleurs décrites et le comportement observé, l'allégation d'intenses douleurs dont les caractéristiques demeurent vagues, l'absence de demande de soins, les grandes divergences entre les informations fournies par le patient et celles ressortant de l'anamnèse, le fait que des plaintes très démonstratives laissent insensible l'expert, ainsi que l'allégation de lourds handicaps malgré un environnement psychosocial intact (voir Kopp/Willi/Klipstein, Im Graubereich zwischen Körper, Psyche und sozialen Schwierigkeiten, in: Schweizerische Medizinische Wochenschrift 1997, p. 1434, avec référence à une étude approfondie de Winckler et Foerster; voir sur l'ensemble du sujet <ref-ruling>).
2. En l'espèce, il ressort de la documentation médicale versée au dossier que l'assuré ne souffre d'aucune atteinte somatique susceptible, par elle-même, d'entraîner une incapacité de travail et de gain d'une certaine importance. Au contraire, les différents médecins consultés reconnaissent que le tableau clinique est dominé par un trouble somatoforme. Il n'y a par conséquent pas lieu de retenir l'opinion, isolée, du docteur O._ qui estimait la capacité de travail de l'assuré réduite à 50 % en raison d'une affection somatique (syndrome douloureux de type fibromyalgique). Il s'agit dès lors d'examiner si l'assuré présente une atteinte à la santé psychique à caractère invalidant.
2. En l'espèce, il ressort de la documentation médicale versée au dossier que l'assuré ne souffre d'aucune atteinte somatique susceptible, par elle-même, d'entraîner une incapacité de travail et de gain d'une certaine importance. Au contraire, les différents médecins consultés reconnaissent que le tableau clinique est dominé par un trouble somatoforme. Il n'y a par conséquent pas lieu de retenir l'opinion, isolée, du docteur O._ qui estimait la capacité de travail de l'assuré réduite à 50 % en raison d'une affection somatique (syndrome douloureux de type fibromyalgique). Il s'agit dès lors d'examiner si l'assuré présente une atteinte à la santé psychique à caractère invalidant.
3. 3.1 Se fondant sur le rapport d'expertise du 28 novembre 2002 de la doctoresse D._, les premiers juges ont considéré que la présence d'affections psychiques avérées - état dépressif moyen et état de stress post-traumatique - entraînait une incapacité de travail de 70 % depuis le 28 avril 1998 et de 100 % à partir du mois d'août 1998, laquelle justifiait l'octroi d'une rente entière d'invalidité dès le 1er avril 1999.
Selon la doctoresse D._, l'assuré souffrait d'un trouble douloureux somatoforme persistant (F 45.4), d'un épisode dépressif moyen (F 32.1) et d'un état de stress post-traumatique (F 43.1), chacune de ces affections pouvant à elle seule induire une incapacité de travail totale. A l'appui du diagnostic de trouble somatoforme douloureux, l'expert a expliqué que dans le contexte culturel de l'assuré, les conflits intra-psychiques ne devaient surtout pas s'exprimer en paroles, mais à travers le corps, de sorte que les seules plaintes exprimées étaient d'ordre somatique. Pourtant, aucun de ces conflits n'était en l'espèce réellement grave ou incurable, mais ils perturbaient néanmoins gravement la vie professionnelle et les activités quotidiennes. En raison d'un état de tristesse, des troubles du sommeil, une baisse de l'appétit avec perte de 11 kg, une anhédonie, une baisse de l'estime de soi, un sentiment de culpabilité, ainsi que des troubles de la mémoire et de la concentration, l'assuré présentait également les signes d'un épisode dépressif, dont l'intensité pouvait être qualifiée de moyenne, vu l'absence d'envies suicidaires. Dans ce contexte, le tremblement de terre, auquel avait été confronté l'assuré durant ses vacances en Turquie au mois d'août 1999, avait trouvé un terrain fragilisé, propice à l'installation d'un syndrome de stress post-traumatique, toujours actif actuellement.
3.2 Contrairement à ce qu'ont estimé les premiers juges, l'expertise de la doctoresse D._ ne saurait constituer une base suffisante pour conclure à une incapacité partielle, puis totale de travailler. Certes a-t-elle expliqué que l'assuré ne pouvait plus assumer aucune activité en raison des troubles de la concentration et de la mémoire, ainsi que des angoisses de mort et des flashbacks qui envahissaient son quotidien et empêchaient la réalisation des tâches domestiques mêmes les plus simples (réponse à la question n° 6 posée par l'office AI à l'expert). Au regard des conditions posées par la jurisprudence (<ref-ruling> consid. 3a; voir également Meyer-Blaser, Das medizinische Gutachten aus sozialversicherungsrechtlicher Sicht, in Siegel/Fischer [éd.], Die neurologische Begutachtung, Schweizerisches medico-legales Handbuch, tome 1, Zurich 2004, p. 96 ss), une telle motivation demeure toutefois insuffisante. Une expertise ne saurait se limiter, comme en l'espèce, à l'exposé des diagnostics retenus, à leur justification clinique et à une motivation de quelques lignes à peine. Il y a lieu au contraire de se montrer exigeant quant à la motivation qui doit figurer dans un rapport d'expertise, en particulier lorsque l'expert met en évidence des facteurs limitatifs de nature psychique à la capacité de travail d'un assuré. Les conclusions auxquelles parvient finalement l'expert doivent être le résultat d'une discussion détaillée et approfondie, qui s'appuie sur des considérations médicales, et non des jugements de valeur ou des éléments étrangers à l'invalidité (notamment des facteurs psychosociaux et socioculturels). Celle-ci doit faire ressortir de manière claire et convaincante les raisons pour lesquelles les troubles diagnostiqués sont de nature à fonder un pronostic défavorable en ce qui concerne l'exigibilité de la poursuite, ou de la reprise, d'une activité lucrative par l'assuré, la mesure de ce qui est exigible devant être déterminée aussi objectivement que possible.
En l'occurrence, l'expertise ne permet pas d'expliquer pourquoi le trouble somatoforme douloureux ne pourrait pas être surmonté par un effort de volonté raisonnablement exigible, d'autant plus que les conflits intra-psychiques à l'origine de cette affection ne seraient pas, selon l'expert, réellement graves ou incurables. Malgré le caractère non contestable de l'existence des signes cliniques d'un état de stress post-traumatique, l'expertise demeure silencieuse sur la fréquence et l'acuité des troubles ressentis, ainsi que sur l'incidence de cette affection sur la capacité de travail de l'assuré dans les activités qui s'offrent à lui sur un marché du travail équilibré. Font également défaut des données précises sur la vie sociale de l'assuré avant et après 1998 (niveau d'intégration, vie familiale, cercle d'amis) et les traitements médicaux suivis depuis qu'il a cessé de travailler.
Au regard de ces insuffisances, les premiers juges ne pouvait conférer pleine valeur probante aux conclusions de la doctoresse D._.
Au regard de ces insuffisances, les premiers juges ne pouvait conférer pleine valeur probante aux conclusions de la doctoresse D._.
4. Dans un rapport d'expertise du 8 octobre 1999, le docteur M._ a estimé que l'assuré ne présentait pas d'incapacité de travail fondée sur des motifs psychiques. Il n'a, en particulier, pas retenu le diagnostic de syndrome douloureux somatoforme persistant. Il a expliqué que la mauvaise intégration de l'assuré en Suisse pouvait, certes, avoir un lien avec ses souffrances. Pourtant, dans la mesure où l'immigration était un choix de vie volontaire, on ne pouvait y trouver une explication suffisante pour justifier une détresse psychique particulièrement intense. Aucun élément clinique ne permettait d'affirmer que les douleurs dont se plaignait l'assuré survenaient dans un contexte de conflits émotionnels et de problèmes psychosociaux suffisamment importants pour être considérés comme la cause essentielle du trouble; le contexte de vie était difficile, mais assumable. Mis à part les troubles invoqués dans le cadre du syndrome somatoforme douloureux persistant, l'assuré ne présentait pas de trouble psychique à caractère invalidant, tel qu'un trouble de la personnalité ou un trouble dépressif.
Au moment où cette expertise a été réalisée, soit en septembre 1999, il apparaît que l'assuré ne souffrait pas d'une atteinte à la santé psychique à caractère invalidant; en particulier, il ne présentait aucun signe clinique d'un état de stress post-traumatique. L'expertise, dont il n'y a pas lieu de remettre en cause la valeur probante, ne permet toutefois pas de se prononcer en connaissance de cause sur le droit à une rente d'invalidité pour la période postérieure à sa réalisation. Au regard des diagnostics posés par la doctoresse D._, il apparaît en effet que l'état psychique de l'assuré s'est décompensé dans une mesure qu'il s'agit encore de clarifier.
Au moment où cette expertise a été réalisée, soit en septembre 1999, il apparaît que l'assuré ne souffrait pas d'une atteinte à la santé psychique à caractère invalidant; en particulier, il ne présentait aucun signe clinique d'un état de stress post-traumatique. L'expertise, dont il n'y a pas lieu de remettre en cause la valeur probante, ne permet toutefois pas de se prononcer en connaissance de cause sur le droit à une rente d'invalidité pour la période postérieure à sa réalisation. Au regard des diagnostics posés par la doctoresse D._, il apparaît en effet que l'état psychique de l'assuré s'est décompensé dans une mesure qu'il s'agit encore de clarifier.
5. Il convient dès lors, afin de pouvoir se déterminer de manière convaincante sur l'invalidité de l'assuré, de recueillir de nouvelles informations médicales pour apprécier les effets des différentes pathologies psychiatriques relevées par la doctoresse D._ sur la capacité de travail de l'assuré et en évaluer le caractère invalidant. A cet égard, il y a lieu de préciser qu'au vu du diagnostic médical posé - trouble douloureux somatoforme persistant, état dépressif moyen, état de stress post-traumatique -, il incombera à l'expert médical qui sera appelé à se prononcer de fournir aux juges tous les éléments permettant à ceux-ci de déterminer avec précision l'incidence des troubles somatoformes douloureux sur la capacité de travail de l'assuré, eu égard aux critères dégagés par la jurisprudence pour admettre à titre exceptionnel le caractère non exigible d'un effort de volonté en vue de surmonter la douleur et de la réintégration dans un processus de travail.
Partant, il y a lieu de renvoyer la cause au Tribunal des assurances du canton de Vaud.
Partant, il y a lieu de renvoyer la cause au Tribunal des assurances du canton de Vaud.
6. La décision litigieuse ayant pour objet l'octroi ou le refus de prestations d'assurance, la procédure est gratuite (art. 134 OJ).
L'intimé, qui n'obtient pas gain de cause, ne saurait prétendre une indemnité de dépens pour l'instance fédérale (art. 159 al. 1 en corrélation avec l'art. 135 OJ). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral des assurances prononce:
Par ces motifs, le Tribunal fédéral des assurances prononce:
1. Le recours est admis en ce sens que le jugement du 29 avril 2004 est annulé, la cause étant renvoyée à l'autorité judiciaire précédente pour complément d'instruction au sens des considérants et nouveau jugement.
1. Le recours est admis en ce sens que le jugement du 29 avril 2004 est annulé, la cause étant renvoyée à l'autorité judiciaire précédente pour complément d'instruction au sens des considérants et nouveau jugement.
2. Il n'est pas perçu de frais de justice.
2. Il n'est pas perçu de frais de justice.
3. Le présent arrêt sera communiqué aux parties, au Tribunal des assurances du canton de Vaud et à l'Office fédéral des assurances sociales.
Lucerne, le 8 novembre 2005
Au nom du Tribunal fédéral des assurances
La Présidente de la IIIe Chambre: Le Greffier: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['4fa5acb4-2fff-4edc-a977-644f8652d4a4', '2ca3b556-97e0-4af8-8e50-91211a93c7dd', '4e4b22e8-e0f6-4327-b842-9acb3deeb62c'] | ['04bf6369-99cb-41fa-8aff-413679bc8c18', 'dfe4a079-8090-463c-84d3-b72b354fdc7b', '9f26d259-d6e6-4bfa-99b5-f8fded5667bc', '70d82e7f-fc70-45d6-b607-cd4654badc02', 'ea2f453b-fc14-40f4-81ea-83272acf5c89', '18eb66aa-f83a-4e6a-8422-39b4549f7f1a'] |
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Sachverhalt:
A. Die Schulanlage Allenmoos befindet sich auf einem lang gestreckten Grundstück, das südlich vom Schürbungert, nördlich von der Allenmoos-Strasse und östlich von der Ringstrasse eingefasst ist.
Mit Beschluss vom 26. März 2002 bewilligte die Bausektion der Stadt Zürich das Projekt Neubau Schulhaus Allenmoos II für die Heilpädagogische Schule und den C-Klassen Stützpunkt sowie für einen Parkplatz im Freien mit 23 Plätzen beim bestehenden Schulhaus Allenmoos I. Das nicht mehr benutzte Kleinschulhaus Allenmoos II soll einem Neubau weichen. Das neue Schulhaus Allenmoos II samt Parkierung wird hauptsächlich vom Schürbungert, d.h. von Süden, her erschlossen. Wegen des südseitigen Geländeversatzes sollen jedoch Anlieferung, Feuerwehrzufahrt und Taxizufahrt für körperlich behinderte Kinder von der Ringstrasse her zu den nordseitigen Zugängen des neuen Schulhauses erfolgen.
Mit Beschluss vom 26. März 2002 bewilligte die Bausektion der Stadt Zürich das Projekt Neubau Schulhaus Allenmoos II für die Heilpädagogische Schule und den C-Klassen Stützpunkt sowie für einen Parkplatz im Freien mit 23 Plätzen beim bestehenden Schulhaus Allenmoos I. Das nicht mehr benutzte Kleinschulhaus Allenmoos II soll einem Neubau weichen. Das neue Schulhaus Allenmoos II samt Parkierung wird hauptsächlich vom Schürbungert, d.h. von Süden, her erschlossen. Wegen des südseitigen Geländeversatzes sollen jedoch Anlieferung, Feuerwehrzufahrt und Taxizufahrt für körperlich behinderte Kinder von der Ringstrasse her zu den nordseitigen Zugängen des neuen Schulhauses erfolgen.
B. Gegen die Baubewilligung erhoben das Ehepaar A._ sowie weitere Personen Rekurs an die Baurekurskommission I des Kantons Zürich. Am 27. September 2002 hob die Baurekurskommission die Baubewilligung auf, weil die nordöstliche Zufahrt das der Freihaltezone zugewiesene Grundstück Kat.-Nr. OE2885 und den der Freihaltezone C zugewiesenen Bereich des Grundstücks Kat.-Nr. UN4083 beanspruche. Der Bau einer Zufahrtsstrasse sei in der Freihaltezone nicht zonenkonform und es könne hierfür auch keine Ausnahmebewilligung erteilt werden.
Dagegen führte der Stadtrat Zürich Beschwerde beim Verwaltungsgericht Zürich, 1. Abteilung. Dieses Verfahren wurde sistiert und ist noch hängig.
Dagegen führte der Stadtrat Zürich Beschwerde beim Verwaltungsgericht Zürich, 1. Abteilung. Dieses Verfahren wurde sistiert und ist noch hängig.
C. Daraufhin beantragte der Stadtrat dem Gemeinderat von Zürich, das für die Erschliessung des neuen Schulhauses Allenmoos II über die Ringstrasse benötigte Land sei von der Freihaltezone der daran anschliessenden Zone für öffentliche Bauten (Oe4F) zuzuweisen. Dies wurde vom Gemeinderat am 22. Oktober 2003 so beschlossen; der Entscheid wurde am 9. Januar 2004 im Amtsblatt publiziert.
C. Daraufhin beantragte der Stadtrat dem Gemeinderat von Zürich, das für die Erschliessung des neuen Schulhauses Allenmoos II über die Ringstrasse benötigte Land sei von der Freihaltezone der daran anschliessenden Zone für öffentliche Bauten (Oe4F) zuzuweisen. Dies wurde vom Gemeinderat am 22. Oktober 2003 so beschlossen; der Entscheid wurde am 9. Januar 2004 im Amtsblatt publiziert.
D. Dagegen erhoben das Ehepaar A._ sowie weitere Personen Rekurs bei der Baurekurskommission I. Diese führte am 2. September 2004 einen Augenschein durch und wies den Rekurs am 29. Oktober 2004 ab, soweit sie darauf eintrat.
D. Dagegen erhoben das Ehepaar A._ sowie weitere Personen Rekurs bei der Baurekurskommission I. Diese führte am 2. September 2004 einen Augenschein durch und wies den Rekurs am 29. Oktober 2004 ab, soweit sie darauf eintrat.
E. Gegen den Rekursentscheid erhoben die Rekurrenten Beschwerde an das Verwaltungsgericht des Kantons Zürich. Die 3. Kammer der 3. Abteilung des Verwaltungsgerichts wies die Beschwerde am 23. Juni 2005 ab.
E. Gegen den Rekursentscheid erhoben die Rekurrenten Beschwerde an das Verwaltungsgericht des Kantons Zürich. Die 3. Kammer der 3. Abteilung des Verwaltungsgerichts wies die Beschwerde am 23. Juni 2005 ab.
F. Gegen den verwaltungsgerichtlichen Entscheid erheben das Ehepaar A._ und die weiteren im Rubrum genannten Personen Verwaltungsgerichtsbeschwerde ans Bundesgericht. Sie rügen eine Umgehung von Art. 24 RPG und beantragen, der angefochtene Entscheid sei aufzuheben und die Akten seien zu neuem Entscheid an die Vorinstanz zurückzuweisen. In verfahrensrechtlicher Hinsicht beantragen die Beschwerdeführer u.a. die Gewährung der aufschiebenden Wirkung und die Durchführung eines Augenscheins.
F. Gegen den verwaltungsgerichtlichen Entscheid erheben das Ehepaar A._ und die weiteren im Rubrum genannten Personen Verwaltungsgerichtsbeschwerde ans Bundesgericht. Sie rügen eine Umgehung von Art. 24 RPG und beantragen, der angefochtene Entscheid sei aufzuheben und die Akten seien zu neuem Entscheid an die Vorinstanz zurückzuweisen. In verfahrensrechtlicher Hinsicht beantragen die Beschwerdeführer u.a. die Gewährung der aufschiebenden Wirkung und die Durchführung eines Augenscheins.
G. Das Verwaltungsgericht und der Stadtrat Zürich beantragen, die Beschwerde sei abzuweisen, soweit darauf einzutreten sei. Das Bundesamt für Raumentwicklung hat auf eine Vernehmlassung verzichtet.
G. Das Verwaltungsgericht und der Stadtrat Zürich beantragen, die Beschwerde sei abzuweisen, soweit darauf einzutreten sei. Das Bundesamt für Raumentwicklung hat auf eine Vernehmlassung verzichtet.
H. In ihrer Replik vom 13. März 2006 halten die Beschwerdeführer an ihren Anträgen fest.
H. In ihrer Replik vom 13. März 2006 halten die Beschwerdeführer an ihren Anträgen fest.
I. Mit Verfügung vom 20. Oktober 2005 wurde der Beschwerde die aufschiebenden Wirkung erteilt. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Nutzungspläne unterliegen grundsätzlich der staatsrechtlichen Beschwerde ans Bundesgericht (Art. 34 Abs. 3 des Bundesgesetzes vom 22. Juni 1979 über die Raumplanung [RPG; SR 700]). Zum Zuge kommt die Verwaltungsgerichtsbeschwerde indes gegen Entscheide über Bewilligungen im Sinne von Art. 24 RPG (Art. 34 Abs. 1 RPG). Im vorliegenden Fall ist daher die Verwaltungsgerichtsbeschwerde zulässig, soweit die Beschwerdeführer eine Umgehung von Art. 24 RPG geltend machen (<ref-ruling> E. 1b und c S. 291; nicht publ. E. 1b von <ref-ruling>).
1.1 Die Beschwerdeführer sind Eigentümer bzw. Mieter von Grundstücken an der Ringstrasse. Zumindest die Grundstücke von Ehepaar C._ sowie von D._ befinden sich in unmittelbarer Nähe des streitbetroffenen Projekts. Jedenfalls diese Beschwerdeführer sind daher mehr als jedermann von der angefochtenen Umzonung betroffen und zur Beschwerde legitimiert (Art. 103 lit. a OG). Es kann daher offen bleiben, inwiefern auch die übrigen Beschwerdeführer zur Beschwerde befugt sind.
Da alle anderen Sachurteilsvoraussetzungen vorliegen, ist auf die Verwaltungsgerichtsbeschwerde grundsätzlich einzutreten.
1.2 Soweit die Beschwerdeführer jedoch geltend machen, die Umzonung verletze Art. 21 Abs. 2 RPG, weil sich die Verhältnisse seit der letzten Revision der Bau- und Zonenordnung der Stadt Zürich (BZO) nicht wesentlich geändert hätten, kann diese Rüge nur im Verfahren der staatsrechtlichen Beschwerde wegen Verletzung verfassungsmässiger Rechte überprüft werden (Art. 34 Abs. 3 RPG; vgl. Entscheid 1A.139/1998 vom 8. April 1999 E. 1c zu einem ähnlichen Fall).
Für die staatsrechtliche Beschwerde beurteilt sich die Legitimation nach Art. 88 OG. Nach der Praxis des Bundesgerichts ist der Eigentümer einer benachbarten Liegenschaft zur Anfechtung eines Nutzungsplans mit staatsrechtlicher Beschwerde nur befugt, wenn er geltend macht, die Planfestsetzungen verletzten ihn in seinen verfassungsmässigen Rechten, weil dadurch Normen, die auch seinem Schutz dienten, aufgehoben oder geändert worden seien, oder weil sie die Nutzung seiner Liegenschaft beschränkten (<ref-ruling> E. 1b S. 364 f. mit Hinweisen). Dagegen ist der Nachbar nicht befugt, die Verletzung von Bestimmungen zu rügen, die ausschliesslich den Schutz allgemeiner öffentlicher Interessen bezwecken.
Die in Art. 21 Abs. 2 RPG vorgesehene Möglichkeit der Anpassung von Zonenplänen bei erheblicher Veränderung der Verhältnisse wurde im öffentlichen Interesse erlassen und bezweckt nicht, die an das Plangebiet anstossenden Eigentümer in ihrem Interesse am Bestand des Planes zu schützen (<ref-ruling> E. 2a S. 332). Auch die durch die Umzonung aufgehobene bzw. verkleinerte Freihaltezone dient der Erholung der Bevölkerung, der Trennung und Gliederung von Bauzonen und der Bewahrung von Natur- und Heimatschutzobjekten (§ 61 Abs. 1 und 2 des Zürcher Planungs- und Baugesetzes vom 7. September 1975 [PBG]), d.h. ausschliesslich öffentlichen Zwecken. Schliesslich kann die Legitimation der Beschwerdeführer auch nicht mit den zu erwartenden Immissionen der Zufahrtsstrasse begründet werden, die nur für wenige Fahrten am Tag benutzt werden wird (vgl. unten, E. 2.5 a.E.).
Auf die diesbezügliche Rüge ist daher nicht einzutreten.
1.3 Der rechtserhebliche Sachverhalt ergibt sich mit hinreichender Klarheit aus den kantonalen Akten, die neben Plänen und einem Augenscheinprotokoll auch Fotografien enthalten. Auf die Durchführung des beantragten Augenscheins kann daher verzichtet werden.
1.3 Der rechtserhebliche Sachverhalt ergibt sich mit hinreichender Klarheit aus den kantonalen Akten, die neben Plänen und einem Augenscheinprotokoll auch Fotografien enthalten. Auf die Durchführung des beantragten Augenscheins kann daher verzichtet werden.
2. Zu prüfen ist, ob eine Umgehung von Art. 24 RPG vorliegt.
2.1 Die streitbetroffenen Grundstücke waren bisher der Freihaltezone (Kat.-Nr. OE2885) und der Freihaltezone Typ C für Sport- und Badeanlagen (Teil des Grundstücks Kat.-Nr. UN4083) zugeteilt. Sie sollen neu in die Zone für öffentliche Bauten Oe4F zu liegen kommen.
Die Freihaltezone Typ C ist, wie die Beschwerdeführer selbst einräumen, als Spezialbauzone zu betrachten, weshalb eine Umgehung von Art. 24 RPG von vornherein ausscheidet.
Fraglich ist dagegen, ob die allgemeine Freihaltezone eine Nichtbauzone darstellt, die in den Anwendungsbereich von Art. 24 RPG fällt. Dies verneinte die Baurekurskommission in ihrem Entscheid vom 27. September 2002: Sie war der Auffassung, es handle sich um eine innenliegende Freihaltezone, d.h. eine Freihaltezone im Siedlungsgebiet, mit der Folge, dass Ausnahmebewilligungen dem kantonalen Recht unterliegen und Art. 24 RPG nicht zur Anwendung komme (E. 6a S. 10, mit Hinweis auf <ref-ruling> ff.).
Die Beschwerdeführer sind dagegen der Auffassung, die allgemeine Freihaltezone sei eine Schutzzone i.S.v. Art. 17 RPG, auf welche die Vorschriften für Bauten ausserhalb der Bauzonen Anwendung fänden. Das Verwaltungsgericht hat sich zu dieser Frage nicht geäussert; immerhin lassen seine Ausführungen zu Art. 24 RPG (E. 2.3 S. 9) darauf schliessen, dass es von einer Nichtbauzone ausging. Auch die Stadt Zürich zieht in ihrer Vernehmlassung die Anwendbarkeit von Art. 24 RPG nicht in Zweifel.
Die Frage kann offen bleiben, wenn sich die Rüge der Umgehung von Art. 24 RPG schon aus anderen Gründen als unbegründet erweist.
2.2 Die Stadt Zürich war der Auffassung, die nördliche Zufahrt zum neuen Schulhaus könne im Wege der Ausnahmebewilligung bewilligt werden: Es bestehe bereits ein Fussweg mit Hartbelag von der Ringstrasse zum bisherigen Kleinschulhaus Allenmoos II, der Bestandesschutz geniesse. Die projektierte nördliche Zufahrt sei nur minimal breiter und könne deshalb als teilweise Änderung bzw. Erweiterung einer bestehenden Anlage bewilligt werden.
Dem widersprach die Baurekurskommission in ihrem Entscheid vom 27. September 2002: Die geplante Erschliessung sei von ihrem Umfang her klar als Neuerstellung zu qualifizieren; mangels Standortgebundenheit könne sie nicht bewilligt werden. Auch das Verwaltungsgericht ging im vorliegend angefochtenen Entscheid davon aus, dass die Voraussetzungen für eine Ausnahmebewilligung nicht erfüllt seien (E. 2.3 S. 9).
Soweit die Beschwerdeführer dies unter Hinweis auf die noch vor der 1. Abteilung des Verwaltungsgerichts hängige Beschwerde gegen den Entscheid der Baurekurskommission vom 27. September 2002 in Zweifel ziehen, untergraben sie ihre eigene Rechtsposition: Lägen die Voraussetzungen für eine Ausnahmebewilligung nach Art. 24 oder Art. 24c RPG vor, so ist keine Umgehung dieser Bestimmungen ersichtlich (vgl. <ref-ruling> E. 2c S. 394 oben).
2.3 Sollen Bauten oder Anlagen ausserhalb der Bauzonen erstellt werden, so bedürfen sie grundsätzlich einer Ausnahmebewilligung gemäss Art. 24 RPG. Handelt es sich indes um planungspflichtige Vorhaben, setzt dies eine Änderung des Zonenplanes voraus und kann der Weg der Ausnahmebewilligung nicht beschritten werden (vgl. <ref-ruling> E. 5 S. 212, mit Hinweisen). Ist das Bauvorhaben nicht planungspflichtig, so darf hierfür nach neuerer Rechtsprechung ebenfalls eine Erweiterung der Bauzone vorgenommen und von der Standortgebundenheit der geplanten Baute abgesehen werden, sofern die projektbedingte Zonenplan-Änderung den Zielen und Grundsätzen der Nutzungsplanung gemäss RPG entspricht. Ist dies der Fall, so ist sie rechtmässig und stellt keine Umgehung von Art. 24 RPG dar, auch wenn eine Ausnahmebewilligung für das Bauvorhaben mangels Standortgebundenheit im Sinne von Art. 24 Abs. 1 RPG ausgeschlossen wäre. Eine Umgehung von Art. 24 RPG ist nur dann anzunehmen, wenn mit der fraglichen Planungsmassnahme eine unzulässige Kleinbauzone geschaffen wird (<ref-ruling> E. 6e S. 248 mit Hinweisen) oder wenn sie sonst auf einer sachlich nicht vertretbaren Abwägung der berührten räumlichen Interessen beruht (<ref-ruling> E. 2c S. 394).
Die hier umgezonten Grundstücke sind von Bauzonen umgeben; durch die Umzonung wird die bereits bestehende Zone für öffentliche Bauten lediglich nach Norden erweitert. Insofern wird keine isolierte Kleinbauzone geschaffen. Zu prüfen ist daher, ob die Umzonung auf einer sachlich vertretbaren Abwägung der berührten räumlichen Interessen beruht.
2.4 Die Beschwerdeführer machen geltend, dass der Grüngürtelbereich von der Berninastrasse bis zum Irchelpark im hier fraglichen Abschnitt planerisch völlig unmotiviert aufgehoben und als Zufahrt für den motorisierten Verkehr freigegeben werde. Dies widerspreche dem Gebot der haushälterischen Bodennutzung; zudem werde auch die Qualität der umliegenden Siedlungen und Grundstücke verschlechtert. Die kommunalen und kantonalen Behörden hätten das Interesse an der Erhaltung des schon über 70 Jahre bestehenden Grüngürtels nicht gewürdigt und damit auf eine Interessenabwägung verzichtet.
Für die Erschliessung des neuen Schulgebäudes genügt ihres Erachtens die vorgesehene Haupterschliessung im Süden, vom Schürbungert her. Diese könne behindertengerecht ausgestaltet werden. Die blosse Tatsache, dass das Siegerprojekt des Wettbewerbs eine zusätzliche Zufahrt im Norden von der Ringstrasse aus vorsehe, genüge nicht, um die Umzonung zu rechtfertigen.
Die Feststellung der Vorinstanz, dass es lediglich um den Ausbau einer bereits bestehenden Zufahrt gehe, treffe nicht zu; es bestehe bisher lediglich ein 2 - 2.5 m breiter Fussweg. Die Zone für öffentliche Bauten lasse im Übrigen nicht nur die Errichtung der projektierten Zufahrt, sondern auch viergeschossiger öffentlicher Hochbauten zu. Die von der Stadt vergleichsweise angebotenen Baueinschränkungen des Privatrechts seien für die Beurteilung der festgesetzten Planungsmassnahme unerheblich; im Übrigen könnten sie im Enteignungswege aufgehoben werden.
Schliesslich halten die Beschwerdeführer den Standort Allenmoos II für eine heilpädagogische Schule aufgrund des Gefälles für ungeeignet.
2.5 Die streitige Einzonung soll die Zufahrt zum neuen Schulhaus Allenmoos II von der Ringstrasse ermöglichen, insbesondere um gehbehinderten Kindern den Eintritt ins Schulhaus ohne Überwindung von Steigungen und Treppen zu ermöglichen. Soweit die Beschwerdeführer geltend machen, in der Zone für öffentliche Bauten könnten viergeschossige Bauten errichtet werden, trifft dies zwar theoretisch zu; praktisch kann eine solche Nutzung jedoch aufgrund der Form und Lage der Grundstücke und des projektierten Schulgebäudes Allenmoos II ausgeschlossen werden. Die Stadt hat denn auch angeboten, ein Verbot von Hochbauten auf der von der strittigen Zonierung betroffenen Fläche mit einer Grunddienstbarkeit zugunsten der Beschwerdeführer grundbuchlich zu sichern. Hierfür kann auf die entsprechenden Erwägungen des Verwaltungsgerichts (E. 4.2.2) verwiesen werden.
Wie bereits die Baurekurskommission dargelegt hatte (Entscheid vom 29. Oktober 2004 E. 8c S. 21 f.) und das Verwaltungsgericht bestätigt hat (E. 4.3 S. 18), besteht ein gewichtiges öffentliches Interesse am Bau des heilpädagogischen Schulhauses Allenmoos II. Die von den Beschwerdeführern gegen die Geeignetheit des Standortes geltend gemachten Bedenken vermögen nicht zu überzeugen, zumal nur ein kleiner Teil der Schulkinder gehbehindert ist, während die übrigen Schüler den Schulweg selbständig zu Fuss oder mit den öffentlichen Verkehrsmitteln zurücklegen können. Der Standort ist mit drei in der Nähe befindlichen Tramstationen gut mit dem öffentlichen Verkehr erschlossen.
Die Stadt Zürich hat aufgrund der Einwände der Anwohner Erschliessungsvarianten abklären lassen (vgl. Bericht Umgebung, Variantenvergleich Erschliessung, vom 13. März 2003; Suter/von Känel/Wild, Vergleich von drei Erschliessungsvarianten für das Gebiet Allenmoos vom 20. März 2004); dabei schnitt die gewählte Erschliessung ("Variante Nord") eindeutig am besten ab. Diese Erschliessung wurde nicht nur im Siegerprojekt, sondern auch in fast allen anderen Projekten des Wettbewerbs vorgesehen (vgl. Öffentlicher Projektwettbewerb im selektiven Verfahren, Bericht des Preisgerichts, August 2000).
Müsste das neue Schulgebäude auch für behinderte Kinder vom Schürbungert her erschlossen werden, wie dies den Beschwerdeführern vorschwebt, müsste eine Zufahrt über das Gelände des Schulhauses Allenmoos I bis auf das ca. 6.5 m höher gelegene Schulhaus Allenmoos II geschaffen werden. Dies würde die Umgebung der beiden Schulhäuser mit ihrem Baumbestand erheblich beeinträchtigen und die den Schülern zur Verfügung stehenden Pausen- und Spielflächen einschränken. Zudem würde eine solche Lösung erheblich mehr Grünfläche beanspruchen als die Erschliessung über die Ringstrasse (vgl. Bericht Umgebung, Variantenvergleich Erschliessung, vom 13. März 2003). Dabei ist zu berücksichtigen, dass die in der Zone für öffentliche Bauten Oe4F gelegenen Gebiete nicht nur der Erfüllung von Schulbedürfnissen, sondern auch, und zwar gleichermassen, der Quartierversorgung mit Freiflächen dienen (so ausdrücklich Art. 24a Abs. 2 BZO). Insofern gehören auch sie zum Grüngürtel, für dessen Erhaltung die Beschwerdeführer eintreten.
Die projektierte Zufahrt verläuft im Bereich des heute schon bestehenden, asphaltierten Fusswegs. Dieser soll durch eine 4 - 5 m breite Zufahrt mit einem 1 m breiten Trottoir ersetzt werden. Hierfür müssen zwar einige Bäume gefällt werden; das ganze Areal des Schulhauses Allenmoos II soll jedoch als gepflegter Quartierpark angelegt und die zu fällenden Bäume so weit wie möglich ersetzt werden (vgl. Bausektionsbeschluss vom 26. März 2002 Erw. f S. 3 oben). Es gibt keinen Grund, an der Realisierung dieses Vorhabens zu zweifeln, das auch im Interesse einer guten Gestaltung der Schulumgebung liegt. Insgesamt ist der Eingriff in den bestehenden Grüngürtel deshalb, wie die kommunalen und kantonalen Instanzen zu Recht angenommen haben, relativ gering.
Dabei kann offen bleiben, ob der Grüngürtel insgesamt oder in Teilen ein Natur- und Heimatschutzobjekt darstellt, wie dies die Beschwerdeführer behaupten. Diese legen nicht dar, inwiefern speziell der von der Umzonung betroffene Bereich eine wertvolle Park- und Gartenanlage darstellt oder schützenswerte Baum- und Heckenbestände enthält, die durch den Bau der projektierten Zufahrt zerstört würden.
Der auf der nördlichen Zufahrt vorgesehene Verkehr beschränkt sich auf Anlieferungen sowie auf 12 bis 16 Taxifahrten pro Tag, da Kleinbusse und Sammeltaxis eingesetzt werden sollen. Insofern sind keine nennenswerten Immissionen für die benachbarten Grundstücke zu erwarten; von einer Verschlechterung der Siedlungsqualität kann keine Rede sein.
2.6 Nach dem Gesagten beruht die umstrittene Nutzungsplanänderung auf einer sachlich vertretbaren Abwägung der berührten räumlichen Interessen und widerspricht nicht den Zielen und Grundsätzen der Nutzungsplanung gemäss RPG. Sie stellt deshalb keine Umgehung von Art. 24 RPG dar, sofern diese Bestimmung auf die vorliegenden Freihaltezonen überhaupt anwendbar sein sollte.
2.6 Nach dem Gesagten beruht die umstrittene Nutzungsplanänderung auf einer sachlich vertretbaren Abwägung der berührten räumlichen Interessen und widerspricht nicht den Zielen und Grundsätzen der Nutzungsplanung gemäss RPG. Sie stellt deshalb keine Umgehung von Art. 24 RPG dar, sofern diese Bestimmung auf die vorliegenden Freihaltezonen überhaupt anwendbar sein sollte.
3. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde erweist sich somit als unbegründet, soweit darauf einzutreten ist. Bei diesem Ausgang des Verfahrens tragen die Beschwerdeführer die Gerichtskosten (Art. 156 OG). Die Stadt Zürich hat als obsiegende Behörde keinen Anspruch auf eine Parteientschädigung (Art. 159 Abs. 2 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 5'000.-- wird den Beschwerdeführern auferlegt.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 5'000.-- wird den Beschwerdeführern auferlegt.
3. Es werden keine Parteientschädigungen zugesprochen.
3. Es werden keine Parteientschädigungen zugesprochen.
4. Dieses Urteil wird den Beschwerdeführern, der Stadt Zürich und dem Verwaltungsgericht des Kantons Zürich, 3. Abteilung, 3. Kammer, sowie dem Bundesamt für Raumentwicklung schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 31. März 2006
Im Namen der I. öffentlichrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin: | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['5d8b7434-5b51-43b0-8324-fbe5370d1206', '91776b5c-eaeb-4d8e-8d58-11ba1dec1e23', '83a5079c-9841-4b15-b5c3-02a20c2115ac', '33f82726-9e78-487d-9d21-09656c3021d3', '7c0ad362-12e1-4ee9-96ac-5568bb23b925', '91776b5c-eaeb-4d8e-8d58-11ba1dec1e23', 'bb75259c-2cee-4526-af7a-56078cf92888', 'e9df39a6-7e5e-4328-a2cf-aa639f101626', '91776b5c-eaeb-4d8e-8d58-11ba1dec1e23'] | [] |
0b4bcbe7-6e92-463d-aa7e-5eccb3a9540a | 2,013 | de | Sachverhalt:
A. Die Staatsanwaltschaft Zürich-Limmat führt gegen X._ eine Strafuntersuchung wegen mehrfacher Schändung im Sinn von Art. 191 StGB. Sie verdächtigt ihn, sich in seiner Funktion als als Anästhesiepfleger an verschiedenen Patientinnen sexuell vergangen zu haben, als sie sich nach einer Operation im Aufwachraum befanden und nicht in der Lage waren, sich gegen seine Übergriffe zur Wehr zu setzen. X._ wurde am 14. September 2011 festgenommen und am 16. September 2011 in Untersuchungshaft versetzt.
Am 1. November 2012 verlängerte das Zwangsmassnahmengericht die Untersuchungshaft gegen X._ bis zum 31. Januar 2013.
Am 3. Dezember 2012 wies das Obergericht des Kantons Zürich die Beschwerde von X._ gegen die Haftverlängerung ab. Es erwog, dieser sei der ihm vorgeworfenen Straftaten dringend verdächtig, und es bestehe Fluchtgefahr. Mildere Ersatzmassnahmen - etwa eine Schriftensperre - könnten die Fluchtgefahr nicht ausreichend bannen, und die Weiterführung der Haft sei verhältnismässig.
B. Mit Beschwerde in Strafsachen beantragt X._, diesen Entscheid des Obergerichts aufzuheben und ihn, eventuell unter Anordnung von geeigneten Ersatzmassnahmen, umgehend aus der Haft zu entlassen. Subeventuell sei der Entscheid des Obergerichts aufzuheben und die Sache an die Vorinstanz zurückzuweisen. Ausserdem ersucht er um unentgeltliche Prozessführung und Verbeiständung.
C. Das Obergericht und die Staatsanwaltschaft verzichten auf Vernehmlassung. | Erwägungen:
1. Angefochten ist der kantonal letztinstanzliche Haftentscheid des Obergerichts. Dagegen ist die Beschwerde in Strafsachen nach den Art. 78 ff. BGG gegeben. Der Antrag auf Aufhebung des angefochtenen Entscheids und Haftentlassung ist zulässig (<ref-ruling> E. 1). Der Beschwerdeführer ist durch die Verweigerung der Haftentlassung in seinen rechtlich geschützten Interessen betroffen und damit zur Beschwerde befugt (Art. 81 Abs. 1 BGG). Er macht die Verletzung von Bundesrecht geltend, was zulässig ist (Art. 95 lit. a BGG). Die weiteren Sachurteilsvoraussetzungen geben zu keinen Bemerkungen Anlass, sodass auf die Beschwerde einzutreten ist.
2. Untersuchungshaft kann unter anderem angeordnet werden, wenn ein dringender Tatverdacht in Bezug auf ein Verbrechen sowie Fluchtgefahr besteht (Art. 221 Abs. 1 StPO).
Für die Annahme von Fluchtgefahr genügt nach der Rechtsprechung des Bundesgerichts die Höhe der zu erwartenden Freiheitsstrafe für sich allein nicht. Eine solche darf nicht schon angenommen werden, wenn die Möglichkeit der Flucht in abstrakter Weise besteht. Vielmehr müssen konkrete Gründe dargetan werden, die eine Flucht nicht nur als möglich, sondern als wahrscheinlich erscheinen lassen. Die Höhe der zu erwartenden Freiheitsstrafe kann immer nur neben anderen, eine Flucht begünstigenden Tatsachen herangezogen werden (<ref-ruling> E. 3a; <ref-ruling> E. 4a; <ref-ruling> E. 3; <ref-ruling> E. 6).
3. 3.1 Der Beschwerdeführer wird von 11 Frauen unabhängig voneinander beschuldigt, sich an ihnen sexuell vergangen zu haben. Damit ist der dringende Tatverdacht in Bezug auf die mehrfache Begehung eines Verbrechens (Art. 191 i.V.m. Art. 10 Abs. 2 StGB) offensichtlich erstellt, und zwar gleichgültig darum, ob die Frauen von sich aus zur Polizei gingen oder sich auf ein von der Staatsanwaltschaft an verschiedene vom Beschwerdeführer betreute Patientinnen gerichtetes Schreiben hin meldeten. Abgesehen davon, dass sich die Zahl der gegen den Beschwerdeführer geführten Verfahren um vier verringerte, hat sich in Bezug auf den Tatverdacht seit dem ersten in dieser Sache ergangenen Entscheid des Bundesgerichts 1B_126+146/2012 vom 28. März 2012 nichts Wesentliches geändert.
3.2 Das Gleiche gilt in Bezug auf das Bestehen von Fluchtgefahr. Einerseits droht dem Beschwerdeführer eine empfindliche Freiheitsstrafe. Der obere Strafrahmen für mehrfache Schändung liegt bei 15 Jahren (Art. 191 i.V.m. Art. 49 Abs. 1 StGB). Das abgekürzte Verfahren, welches die Staatsanwaltschaft offenbar anstrebte, lässt Freiheitsstrafen bis zu fünf Jahren zu (Art. 358 Abs. 2 StPO), und die Einschätzung der Staatsanwaltschaft in ihrer Vernehmlassung ans Obergericht vom 16. November 2012, dem Beschwerdeführer drohe eine Strafe von deutlich über 2 Jahren, erscheint keineswegs als von vornherein unvertretbar. Zudem muss er zusätzlich mit einem Berufsverbot im Sinn von Art. 67 StGB rechnen, was sein berufliches Fortkommen in der Schweiz stark behindern würde. Die strafrechtlichen Folgen, mit denen der kroatisch-schweizerische Doppelbürger für den Fall einer Verurteilung zu rechnen hat, stellen einen starken Anreiz für eine Flucht in seine ursprüngliche Heimat dar; dort wäre er vor einer weiteren Strafverfolgung sicher, da Kroatien eigene Staatsangehörige nicht ausliefert. Der Beschwerdeführer behauptet zwar, dass sich dies nach dem bevorstehenden EU-Beitritt von Kroatien ändern würde. Das erscheint indessen höchst zweifelhaft und steht jedenfalls nicht fest. Die Vorinstanz hat somit kein Bundesrecht verletzt, indem sie Fluchtgefahr bejahte.
Mildere Ersatzmassnahmen im Sinn von Art. 237 StPO wie eine Schriftensperre, die Leistung einer Kaution oder die Auferlegung einer Meldepflicht etc. sind nicht geeignet, den Beschwerdeführer zuverlässig an einer Flucht hindern, auch wenn sie kumuliert ausgesprochen würden. Sie könnten wohl höchstens dazu beitragen, dass eine allfällige Flucht frühzeitig entdeckt würde. Aus dem Umstand, dass es in andern Fällen unter anderen Voraussetzungen als ausreichend erachtet wurde, dem Betroffenen den Aufenthaltsort vorzuschreiben und die Einhaltung dieser Auflage durch eine sogenannte elektronische Fussfessel zu kontrollieren, um eine Flucht zu verhindern, lässt sich keineswegs ableiten, dass der Beschwerdeführer durch die Fortsetzung der Haft in menschenrechtswidriger Weise diskriminiert würde.
3.3 Der Beschwerdeführer wurde am 14. September 2011 verhaftet und wird sich bei Ablauf der hier angefochtenen Haftverlängerung am 31. Januar 2013 rund 15 1⁄2 Monate in Haft befunden haben. Diese Haftdauer rückt noch nicht in grosse Nähe der für den Fall einer Verurteilung zu erwartenden Strafe, und es gibt auch keine Anhaltspunkte dafür, dass das Verfahren nicht mit der gebotenen Beschleunigung vorangetrieben würde, will doch die Staatsanwaltschaft nach dem im Januar 2013 erwarteten Eingang eines Gutachtens umgehend Anklage erheben. Die Fortführung der Haft unter dem Gesichtspunkt der Verhältnismässigkeit ist in zeitlicher Hinsicht zurzeit noch nicht zu beanstanden.
4. Die Beschwerde ist demnach abzuweisen. Damit wird der Beschwerdeführer an sich kostenpflichtig (Art. 66 Abs. 1 BGG). Er hat indessen ein Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung gestellt, welches gutzuheissen ist, da die Beschwerde nicht von vornherein aussichtslos war und die Bedürftigkeit des Beschwerdeführers ausgewiesen scheint (Art. 64 Abs. 1 und 2 BGG).
Der vom Rechtsvertreter des Beschwerdeführers in Rechnung gestellte Aufwand von 27 Stunden erweist sich allerdings als unangemessen hoch. Das ergibt sich bereits daraus, dass auf den ersten 25 von insgesamt 47 Seiten der Beschwerdeschrift die Verfahrensgeschichte aus Sicht des Beschwerdeführers dargestellt wird und die eigentliche, vom Bundesgericht zu beurteilende und damit für den Ausgang des Verfahrens allein relevante Kritik am angefochtenen Entscheid erst ab S. 26 ff. vorgetragen wird. Die Entschädigung wird daher pauschal auf Fr. 1'500.-- festgesetzt. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung wird gutgeheissen:
2.1 Es werden keine Kosten erhoben.
2.2 Rechtsanwalt Mischa Mensik, wird für das bundesgerichtliche Verfahren als amtlicher Verteidiger eingesetzt und mit Fr. 1'500.-- aus der Bundesgerichtskasse entschädigt.
3. Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer, der Staatsanwaltschaft Zürich-Limmat und dem Obergericht des Kantons Zürich, III. Strafkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 23. Januar 2013
Im Namen der I. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Fonjallaz
Der Gerichtsschreiber: Störi | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['d3d454e1-4726-4725-a0bd-2601bd4c6055', '031e2d94-0d78-4099-b7a7-a6917cc50e49', '72345401-674c-40c8-afe8-0e4d65e70cec', 'c2568663-11f7-4e91-a23e-61db824f7973', '64d8f12f-5fee-4b67-9b78-993c88599fa5'] | [] |
0b4cacc0-1439-40ad-8c0a-2127dc6ab7ca | 2,013 | de | Sachverhalt:
A. Z._ (geb. 1958) und X._ (geb. 1959) haben am xxxx 1982 geheiratet. Die Ehe blieb kinderlos. Per 1. Januar 2008 trennten sich die Eheleute. Mit Verfügung vom 26. Februar 2008 genehmigte die Eheschutzrichterin am Bezirksgericht Hinwil eine Eheschutzvereinbarung. Darin verpflichtete sich X._, seiner Frau ab 1. Januar 2008 monatliche Unterhaltsbeiträge von Fr. 2'300.-- zu bezahlen.
B. Am 27. Januar 2010 stellten die Eheleute beim Bezirksgericht Hinwil ein gemeinsames Scheidungsbegehren. Mit Urteil vom 29. November 2011 sprach der Einzelrichter die Scheidung aus, genehmigte eine Teilkonvention und verurteilte X._, soweit vor Bundesgericht noch relevant, seiner geschiedenen Frau bis zu deren ordentlichem Pensionierungsalter einen monatlichen indexierten Unterhaltsbeitrag von Fr. 2'730.-- zu bezahlen.
C. C.a Gegen dieses Urteil legte X._ am 20. Februar 2012 beim Obergericht des Kantons Zürich Berufung ein. Er stellte das Begehren, den nachehelichen Unterhalt auf Fr. 750.-- pro Monat festzusetzen. Als vorsorgliche Massnahme beantragte er, die vom Eheschutzrichter verfügten Unterhaltsbeiträge (Bst. A) auf monatlich Fr. 980.-- zu reduzieren. Z._ erhob am 18. April 2012 Anschlussberufung und verlangte eine Erhöhung des nachehelichen Unterhalts auf Fr. 3'466.--. Für den Fall, dass sie ihre gegenwärtige Stelle binnen zweier Jahre seit Rechtskraft des Urteils verliere und keine gleichwertige Anstellung finde, seien die Alimente auf Fr. 4'945.-- zu bestimmen; für den Fall, dass sie in der Folge ausgesteuert werde, auf Fr. 5'996.--. Überdies stellte sie ihrerseits ein Massnahmebegehren.
C.b Mit Urteil vom 27. August 2012 verpflichtete das Obergericht des Kantons Zürich X._ in teilweiser Gutheissung der Anschlussberufung, Z._ bis zum Erreichen ihres ordentlichen Pensionierungsalters im Jahr 2022 indexierte Unterhaltsbeiträge von monatlich Fr. 3'200.-- zu bezahlen. Der Betrag setzt sich im Wesentlichen aus einem Beitrag an den laufenden Lebensunterhalt von Fr. 2'647.-- und einem solchen an die Altersvorsorge von Fr. 475.-- zusammen. Die Summe von Fr. 3'122.-- rundete das Obergericht unter Berücksichtigung der Differenz in der steuerlichen Belastung der Parteien auf. Mit Beschluss vom gleichen Tag änderte es überdies die am 26. Februar 2008 von der Eheschutzrichterin genehmigte Vereinbarung (Bst. A) ab und verurteilte X._, seiner geschiedenen Frau mit Wirkung ab 21. April 2012 indexierte Alimente von monatlich Fr. 3'100.-- zu bezahlen.
D. Mit Beschwerde in Zivilsachen vom 1. Oktober 2012 gelangt X._ (Beschwerdeführer) an das Bundesgericht. In der Hauptsache beantragt er, das Scheidungsurteil aufzuheben und die Sache zur Neubeurteilung an das Obergericht zurückzuweisen (Ziffer 1). Eventuell sei der nacheheliche Unterhalt auf Fr. 1'325.--, eventuell auf Fr. 1'375.-- festzusetzen (Ziffer 2). Als weiteren Eventualantrag stellt er das Begehren, die erstinstanzlichen Kosten den Parteien je zur Hälfte aufzuerlegen (Ziffer 3). In der gleichen Rechtsschrift verlangt er, auch den obergerichtlichen Massnahmebeschluss aufzuheben und die Sache zur Neubeurteilung an das Obergericht zurückzuweisen (Ziffer 1). Eventuell seien die vorsorglich geschuldeten Alimente auf monatlich Fr. 1'600.-- zu reduzieren (Ziffer 2).
Es wurden die Akten, jedoch keine Vernehmlassungen eingeholt.
Die Beschwerde in Zivilsachen gegen die vorsorglichen Massnahmen für die Dauer des Scheidungsverfahrens hat das Bundesgericht in das Verfahren 5A_725/2012 verwiesen. | Erwägungen:
1. 1.1 Angefochten sind die Fr. 30'000.-- übersteigenden vermögensrechtlichen Folgen eines kantonal letztinstanzlichen Ehescheidungsurteils. Die Beschwerde in Zivilsachen ist zulässig (Art. 72 Abs. 1, 74 Abs. 1 lit. b, 75 Abs. 1 und 90 BGG).
1.2 Im ordentlichen Beschwerdeverfahren sind vor Bundesgericht in rechtlicher Hinsicht alle Rügen gemäss Art. 95 f. BGG zulässig. Das Bundesgericht wendet das Recht in diesem Bereich von Amtes wegen an (Art. 106 Abs. 1 BGG). Es prüft behauptete Rechtsverletzungen (Art. 42 Abs. 2 BGG) an sich mit freier Kognition. Allerdings dreht sich der Rechtsstreit einzig um die Unterhaltsfestsetzung. Diesbezüglich ist der Richter in verschiedener Hinsicht auf sein Ermessen verwiesen (Art. 4 ZGB; <ref-ruling> E. 3a S. 141 mit Hinweisen). Bei der Überprüfung solcher Entscheide auferlegt sich das Bundesgericht Zurückhaltung. Es schreitet nur ein, wenn die kantonale Instanz grundlos von in Lehre und Rechtsprechung anerkannten Grundsätzen abgewichen ist, wenn sie Gesichtspunkte berücksichtigt hat, die keine Rolle hätten spielen dürfen, oder wenn sie umgekehrt rechtserhebliche Umstände ausser Acht gelassen hat. Aufzuheben und zu korrigieren sind ausserdem Ermessensentscheide, die sich als im Ergebnis offensichtlich unbillig, als in stossender Weise ungerecht erweisen (<ref-ruling> E. 2c/aa S. 162; <ref-ruling> E. 4.2 S. 15; <ref-ruling> E. 1 S. 99).
1.3 An den vorinstanzlich festgestellten Sachverhalt ist das Bundesgericht grundsätzlich gebunden (Art. 105 Abs. 1 BGG). Der Beschwerdeführer kann nur vorbringen, der Sachverhalt sei offensichtlich unrichtig festgestellt worden (Art. 97 Abs. 1 BGG), wobei "offensichtlich unrichtig" mit "willkürlich" gleichzusetzen ist (Botschaft, BBl 2001 IV 4338; <ref-ruling> E. 1.2.2 S. 252; <ref-ruling> E. 7.1 S. 398), oder er beruhe auf einer anderen Rechtsverletzung im Sinn von Art. 95 BGG (z.B. Art. 29 Abs. 2 BV oder Art. 8 ZGB). Der Beschwerdeführer muss ausserdem aufzeigen, inwiefern die Behebung der vorerwähnten Mängel für den Ausgang des Verfahrens entscheidend sein kann (Art. 97 Abs. 1 BGG; <ref-ruling> E. 2.2.2 S. 22). Für all diese Elemente gilt das strenge Rügeprinzip (Art. 106 Abs. 2 BGG; <ref-ruling> E. 1.4.2 S. 255). Das bedeutet, dass das Bundesgericht nur klar und detailliert erhobene und soweit möglich belegte Rügen prüft, während es auf ungenügend begründete Rügen und rein appellatorische Kritik am angefochtenen Entscheid nicht eintritt. Wird die Verletzung des Willkürverbots gerügt, reicht es sodann nicht aus, die Lage aus Sicht des Beschwerdeführers darzulegen und den davon abweichenden angefochtenen Entscheid als willkürlich zu bezeichnen. Vielmehr ist im Einzelnen darzulegen, inwiefern das kantonale Gericht willkürlich entschieden haben soll und der angefochtene Entscheid deshalb an einem qualifizierten und offensichtlichen Mangel leidet (<ref-ruling> E. 2.2 S. 246).
2. Der Streit dreht sich zunächst um das Erwerbseinkommen des Beschwerdeführers.
2.1 Dem angefochtenen Entscheid zufolge verdient der Beschwerdeführer seit April 2012 monatlich Fr. 9'080.-- (brutto) bzw. Fr. 7'674.-- (netto). Das Obergericht hält fest, aus dem Arbeitsvertrag ergebe sich zudem ein Rechtsanspruch auf einen Bonus "mindestens in der Höhe eines 13. Monatslohnes". Unter Berücksichtigung der Sozialabzüge resultiere unter Einschluss eines 13. Monatsgehalts ein aktuelles Mindestnettoeinkommen von Fr. 8'394.--. Ein weitergehender Bonus sei von der Arbeitsleistung und dem Geschäftsergebnis abhängig. In den Jahren 2008 bis 2010 sei ein jährlicher Bonus in der Grössenordnung von zwei Monatslöhnen ausbezahlt worden. Mit Blick auf die konjunkturzyklische Branche, in welcher der Beschwerdeführer tätig sei, beurteilt das Obergericht die Wahrscheinlichkeit als intakt, dass dem Beschwerdeführer auch in naher Zukunft wieder Boni in der bisherigen Höhe ausgerichtet werden. Daher sei mit der ersten Instanz von einem Nettoerwerbseinkommen von Fr. 8'940.-- auszugehen, zumal die Differenz - übers Jahr gerechnet - weniger als einen Monatslohn ausmache. Die Anrechnung eines Bonus rechtfertige sich auch deshalb, weil der Beschwerdeführer die Abänderung der Alimente nach Art. 129 Abs. 1 ZGB verlangen könne, falls ein den 13. Monatslohn übersteigender Bonus längerfristig ausbleibe, während die Beschwerdegegnerin keine Erhöhungsmöglichkeit habe. Unter Berücksichtigung des unbestritten gebliebenen Vermögensertrags von Fr. 500.-- geht das Obergericht im Ergebnis von monatlichen Nettoeinkünften in der Höhe von Fr. 9'440.-- aus.
2.1 Dem angefochtenen Entscheid zufolge verdient der Beschwerdeführer seit April 2012 monatlich Fr. 9'080.-- (brutto) bzw. Fr. 7'674.-- (netto). Das Obergericht hält fest, aus dem Arbeitsvertrag ergebe sich zudem ein Rechtsanspruch auf einen Bonus "mindestens in der Höhe eines 13. Monatslohnes". Unter Berücksichtigung der Sozialabzüge resultiere unter Einschluss eines 13. Monatsgehalts ein aktuelles Mindestnettoeinkommen von Fr. 8'394.--. Ein weitergehender Bonus sei von der Arbeitsleistung und dem Geschäftsergebnis abhängig. In den Jahren 2008 bis 2010 sei ein jährlicher Bonus in der Grössenordnung von zwei Monatslöhnen ausbezahlt worden. Mit Blick auf die konjunkturzyklische Branche, in welcher der Beschwerdeführer tätig sei, beurteilt das Obergericht die Wahrscheinlichkeit als intakt, dass dem Beschwerdeführer auch in naher Zukunft wieder Boni in der bisherigen Höhe ausgerichtet werden. Daher sei mit der ersten Instanz von einem Nettoerwerbseinkommen von Fr. 8'940.-- auszugehen, zumal die Differenz - übers Jahr gerechnet - weniger als einen Monatslohn ausmache. Die Anrechnung eines Bonus rechtfertige sich auch deshalb, weil der Beschwerdeführer die Abänderung der Alimente nach Art. 129 Abs. 1 ZGB verlangen könne, falls ein den 13. Monatslohn übersteigender Bonus längerfristig ausbleibe, während die Beschwerdegegnerin keine Erhöhungsmöglichkeit habe. Unter Berücksichtigung des unbestritten gebliebenen Vermögensertrags von Fr. 500.-- geht das Obergericht im Ergebnis von monatlichen Nettoeinkünften in der Höhe von Fr. 9'440.-- aus.
2.2 2.2.1 Der Beschwerdeführer macht vorab geltend, gemäss Arbeitsvertrag habe er keinen Anspruch auf einen 13. Monatslohn. Dass ihm als "Mindestbonus" jährlich ein zusätzlicher, mithin ein dreizehnter Monatslohn zusteht, stellt er damit jedoch nicht in Abrede. Ob dieser Lohnbestandteil, der sich im Übrigen klar aus dem Arbeitsvertrag ergibt, nun als 13. Monatslohn oder als Bonus von mindestens einem Monatsgehalt bezeichnet wird, ist nicht von Belang. Der Einwand erweist sich als unbehelflich.
2.2.2 Weiter stellt sich der Beschwerdeführer auf den Standpunkt, die Boni von brutto Fr. 18'845.-- (2008) bzw. Fr. 19'222.-- (2009 und 2010) jeweils zusätzlich zum Mindestbonus erhalten zu haben. Indem das Obergericht vom durchschnittlichen Bonus der Jahre 2008 bis 2010 zuerst den Mindestbonus in Abzug bringe, gehe es "von einem offensichtlich falschen Sachverhalt" aus. Die vorinstanzliche Rechnung ist indes eine andere: Das Obergericht prüft, wie viel der Beschwerdeführer über seine zwölf Monatsnettogehälter von Fr. 7'674.-- bzw. total Fr. 92'088.-- hinaus in Zukunft an Bonuszahlungen erzielen müsste, um das erstinstanzlich errechnete Nettoeinkommen von Fr. 8'940.-- pro Monat bzw. Fr. 107'280.-- pro Jahr zu erreichen. Nachdem im Sinne des Mindestbonus Anspruch auf einen 13. Monatslohn von rund Fr. 8'350.-- besteht (E. 2.2.1), ist es folgerichtig, wenn das Obergericht diesen festen Lohnbestandteil an die Differenz von rund Fr. 15'200.-- (Fr. 107'280 ./. Fr. 92'088.--) anrechnet, woraus ein Restbetrag von Fr. 6'850.-- pro Jahr bzw. Fr. 571.-- pro Monat resultiert. Soweit sich der Beschwerdeführer darauf beruft, es würden ihm auch unter Berücksichtigung des Mindestbonus die ganzen Fr. 15'200.-- "fehlen", vermag er damit nichts zu seinem Vorteil auszurichten.
2.2.3 Der Beschwerdeführer wehrt sich auch gegen die vorinstanzliche Erkenntnis, wonach es "durchaus realistisch" sei, dass er auch in Zukunft einen Bonus erzielen werde. Nachdem er in den Jahren 2005 bis 2011 nur in drei Jahren mehr als den Mindestbonus erhalten habe, sei diese Annahme des Obergerichts willkürlich. Der Bonus sei "freiwillig und auch bei besserer Wirtschaftslage nicht gesichert". Der Beschwerdeführer verlangt, den Bonus entweder separat zu behandeln und bei Auszahlung unter den Parteien aufzuteilen oder auf den Durchschnitt mehrerer Jahre abzustellen. Tatsächlich belaufen sich die Bonuszahlungen, die der Beschwerdeführer seinen eigenen Ausführungen zufolge in den Jahren 2008, 2009 und 2010 zusätzlich zum Mindestbonus tatsächlich erhalten hat, auf insgesamt Fr. 57'289.-- (E. 2.2.2). Gerechnet auf die Zeit seit der erstmöglichen Bonusauszahlung im Jahr 2005 entspricht dies einem jährlichen Durchschnitt von rund Fr. 7'100.--, und zwar selbst dann, wenn man auch noch das Jahr 2012 berücksichtigt, in welchem der Bonus ebenfalls ausgeblieben sein soll. Unter diesen Umständen kann von Willkür keine Rede sein, wenn das Obergericht im Ergebnis eine jährliche Bonuszahlung in der Höhe des oben erwähnten Restbetrages von Fr. 6'850.-- berücksichtigt.
2.2.4 Als "falsch" bezeichnet der Beschwerdeführer schliesslich den Hinweis des Obergerichts darauf, dass sich die Anrechnung des Bonus auch angesichts der Abänderungsmöglichkeit rechtfertige. Da der Differenzbetrag von Fr. 6'850.-- lediglich sieben Prozent der Gesamtlohnsumme ausmache, würde eine Abänderungsklage an der Voraussetzung der Wesentlichkeit scheitern. Wie es sich damit verhält, kann offen bleiben. Nachdem der Beschwerdeführer unter dem Titel des Bonus den Durchschnitt mehrerer Jahre berücksichtigt haben will und sich der vorinstanzlich angerechnete Betrag im Rahmen dessen bewegt, was ihm sein Arbeitgeber seit seinem Stellenantritt überhaupt je durchschnittlich an Boni ausbezahlt hat, kommt dem Hinweis des Obergerichts auf Art. 129 Abs. 1 ZGB keine eigenständige Bedeutung mehr zu.
2.3 Nach dem Gesagten ist an der vorinstanzlichen Ermittlung des Einkommens des Beschwerdeführers nichts auszusetzen. Soweit der Beschwerdeführer seine weitere Kritik auf die seiner Meinung nach falsche Einkommensermittelung stützt, ist darauf nicht einzutreten.
3. Streitig ist weiter die Art und Weise, wie das Obergericht den Unterhaltsanspruch der Beschwerdegegnerin ermittelt.
3.1 Das Obergericht stellt fest, die Parteien hätten im Jahr 2007, unmittelbar vor Einleitung des Eheschutzverfahrens, über gemeinsame Einkünfte von monatlich Fr. 10'238.-- verfügt (gemeinsames Jahresnettoeinkommen nach Abzug der Altersvorsorge [1. und 2. Säule] von Fr. 121'504.-- sowie jährlicher Vermögensertrag von Fr. 1'355.--). Von diesem Betrag subtrahiert das Obergericht eine Sparquote (Fr. 1'821.--), die Wohnkosten (Fr. 1'090.--) sowie die gemeinsamen Steuern (Fr. 935.--). Daraus resultiere ein monatlicher Verbrauch von Fr. 6'392.-- (total) bzw. von Fr. 3'196.-- (pro Person). Ausgehend von der Überlegung, dass die allgemeinen Lebenshaltungskosten einer Person in einem Einpersonenhaushalt rund 140 Prozent der Kosten für einen Ehepartner in einem Zweipersonenhaushalt ausmachen, errechnet das Obergericht einen Betrag von Fr. 4'474.-- zur Deckung der weiteren Bedürfnisse der Beschwerdeführerin. Diesen Betrag vergleicht das Obergericht mit dem Betrag von Fr. 4'020.--, der sich aus der Addition des errechneten Unterhaltsbeitrags (Fr. 3'200.--) und der - teilweise hypothetischen - eigenen Einkünfte der Beschwerdegegnerin (Fr. 4'250.--) abzüglich ihrer Wohnkosten (Fr. 1'620.--), ihrer Steuern (Fr. 860.--) und ihrer Altersvorsorge (Fr. 950.--) ergibt. Das Obergericht hält fest, der errechnete Unterhaltsbeitrag übersteige den zuletzt gelebten ehelichen Standard nicht; anderseits bestehe auch kein Anlass für eine Erhöhung der Unterhaltsbeiträge, ansonsten der gebührende Unterhalt des Beschwerdeführers überproportional eingeschränkt würde.
3.2 Vorab ist der Beschwerdeführer daran zu erinnern, dass er den Anforderungen an die Beschwerdebegründung (Art. 42 Abs. 2 BGG; vgl. Urteil 4A_22/2008 vom 10. April 2008 E. 1 mit Hinweisen) nicht genügt, wenn er die vorinstanzliche Unterhaltsberechnung einfach dadurch kritisiert, dass er ohne weitere Erklärungen, geschweige denn Sachverhaltsrügen auf Zahlen abstellt, die im angefochtenen Entscheid keine Stütze finden. Darauf sowie auf die entsprechenden Folgerungen ist nicht einzutreten. Ebenso wenig reicht es aus, über den ganzen Schriftsatz verstreut bei jedem Thema gebetsmühlenartig eine Verletzung von Art. 125 ZGB zu rügen, ohne im Einzelnen aufzuzeigen, worin die Verletzung der angerufenen Norm liegt.
3.3 In der Sache wendet der Beschwerdeführer zunächst ein, das Obergericht habe es willkürlich unterlassen, vor der Anwendung der erwähnten 140 Prozent-Regel die Berufskosten sowie die Krankenkassenbeiträge der Beschwerdegegnerin in Abzug zu bringen. Diese Beträge würden sich im Falle des Wechsels von einem Einpersonen- zu einem Zweipersonenhaushalt nämlich nicht auch erhöhen, sondern gleich bleiben. Der Beschwerdeführer übersieht, dass es sich bei der von ihm kritisierten vorinstanzlichen Rechnung lediglich um eine Kontrollrechnung handelt, anhand derer das Obergericht prüft, ob der ermittelte Unterhaltsbeitrag von Fr. 3'200.-- es der Beschwerdegegnerin ermöglicht, den bisher gelebten Lebensstandard weiterzuführen. Stattdessen stützt er seine eigenen Berechnungen auf Zahlen, die im angefochtenen Entscheid keine Stütze finden (z.B. betreffend die Berufsauslagen), ohne aber diesbezüglich eine qualifizierte Sachverhaltsrüge zu erheben. Auf diese Vorbringen kann deshalb nicht eingetreten werden. Im Übrigen handelt es sich bei der vorinstanzlichen Kontrollrechnung um eine Gesamtbetrachtung, die nicht voraussetzt, dass sämtliche Bedarfspositionen infolge der Trennung um 40 Prozent ansteigen.
3.4 Die vorigen Ausführungen gelten sinngemäss für den Vorwurf, das Obergericht rechne bei seiner Kontrollrechnung die aktuellen Mietkosten von Fr. 1'620.-- hinzu und ermögliche der Beschwerdegegnerin damit, "nachträglich ihren Bedarf unterhaltswirksam [zu] erhöhen". Der Beschwerdeführer beruft sich darauf, dass diese Bedarfsposition mit der Ermittlung des Lebensstandards zuzüglich der trennungsbedingten Mehrkosten bereits berücksichtigt worden sei, denn darin seien die ursprünglichen Wohnkosten von Fr. 1'090.-- enthalten. Damit vermengt er wiederum die in Erwägung 3.1 wiedergegebenen zwei Rechnungen des Obergerichts. Von einer Verletzung von Art. 125 ZGB kann nicht die Rede sein.
3.5 Der Beschwerdeführer macht auch geltend, die monatliche Steuerbelastung der Beschwerdegegnerin belaufe sich künftig auf Fr. 490.-- pro Monat, eventuell auf Fr. 557.--. Er stützt sich dabei auf provisorische Steuerberechnungen, die er mit Hilfe der Internetseite des Zürcher Steueramts erstellt hat. Mit den entsprechenden Berechnungen des Obergerichts, die zu einer Gesamtsteuerbelastung der Beschwerdegegnerin von monatlich Fr. 860.-- führen, setzt sich der Beschwerdeführer jedoch nicht auseinander. Anstatt aufzuzeigen, inwiefern der vorinstanzlich ermittelte Betrag fehlerhaft sein soll, begnügt er sich mit blossen Gegenbehauptungen. Darauf ist ebenso wenig einzutreten wie auf die Korrekturen, die sich daraus in seinen Kalkulationen ergeben (s. E. 1.3).
3.6 Der Beschwerdeführer wehrt sich dagegen, dass das Obergericht im monatlichen Bedarf der Beschwerdegegnerin unter dem Titel der Altersvorsorge einen Betrag von Fr. 950.-- berücksichtigt und ihm die Hälfte davon (Fr. 475.--) zur Bezahlung auferlegt (s. Sachverhalt Bst. C.b).
3.6.1 Zum einen meint der Beschwerdeführer, die Beschwerdegegnerin sei mit dem Einkommen von Fr. 4'250.-- in der Lage, für ihre Vorsorge selbst aufzukommen. Wie er zu dieser Erkenntnis kommt, lässt sich anhand seiner wenig verständlichen Ausführungen jedoch nicht nachvollziehen, zumal er im gleichen Atemzug ausführt, der Bedarf der Beschwerdegegnerin belaufe sich exklusive Steuern und Vorsorgebeitrag auf Fr. 4'953.--. Für den Fall, dass er mit diesem Einwand nicht gehört werden sollte, addiert der Beschwerdeführer in einem "Eventualstandpunkt" zum zuletzt erwähnten Betrag eine Steuerbelastung von Fr. 557.--. Von der Summe zieht er das Einkommen der Beschwerdegegnerin ab und kommt so zu einer Differenz von Fr. 1'260.-- (Fr. 4'953.-- + Fr. 557.-- ./. Fr. 4'250.--), auf deren Grundlage er einen Vorsorgeunterhalt von Fr. 452.-- errechnet. Auch damit vermag sich der Beschwerdeführer nicht zu behelfen, denn warum sich die Steuerbelastung der Beschwerdegegnerin auf lediglich Fr. 557.-- und nicht - wie vom Obergericht ermittelt - Fr. 860.-- belaufen soll, zeigt er nicht auf (E. 3.5).
3.6.2 Weiter rügt der Beschwerdeführer, die vorinstanzliche Berechnung des Vorsorgeunterhalts sei "ohnehin falsch" und verletze Art. 125 ZGB.
3.6.2.1 Das Obergericht will den Vorsorgeunterhalt nach den Vorgaben von <ref-ruling> errechnen. Danach ist die Lebenshaltung, auf deren Fortführung der unterhaltsberechtigte Ehegatte grundsätzlich Anspruch hat, in ein fiktives Bruttoeinkommen umzurechnen. Darauf sind die Arbeitgeber- und Arbeitnehmerbeiträge zu berechnen, die zusammen, erweitert um eine allfällige Steuerbelastung, den Vorsorgeunterhalt ergeben (BGE a.a.O., E. 4.4 S. 160 f.). Im Lichte dieser Rechtsprechung erweist sich die vorinstanzliche Berechnungsweise in der Tat als fehlerhaft, und zwar in vierfacher Hinsicht: Erstens rechnet das Obergericht den gebührenden Unterhalt der Beschwerdegegnerin nicht in seiner Gesamtheit in ein fiktives Bruttoeinkommen um, sondern zieht vom Betrag von Fr. 6'897.-- zunächst das (hypothetische) Nettoerwerbseinkommen von Fr. 3'750.-- und die Vermögenserträge von Fr. 500.-- ab, woraus ein "Nettounterhaltsbedarf" von Fr. 2'647.-- resultiert. Damit übergeht das Obergericht, dass der Beschwerdegegnerin auch ihre eigenen Beiträge an die AHV und die berufliche Vorsorge in Rechnung zu stellen sind, soweit sie über ein eigenes Erwerbseinkommen verfügt bzw. ihr ein hypothetisches Erwerbseinkommen anzurechnen ist. Diese Beiträge sind in der Berechnung in Abzug zu bringen (Urteil 5A_210/2008 vom 14. November 2008 E. 7.3, nicht publ. in: <ref-ruling>). Zweitens berücksichtigt das Obergericht bei der Umrechnung in das fiktive Bruttoeinkommen lediglich die Lohnabzüge für die AHV und für die berufliche Vorsorge. Dabei verkennt es, dass die AHV-Beiträge und jedenfalls im obligatorischen Bereich auch die Abzüge für die berufliche Vorsorge auf der Basis desjenigen Bruttoeinkommens zu berechnen sind, das alle Sozialversicherungsabzüge einschliesst. Dazu zählen auch die Abzüge für die Invaliden- und Arbeitslosenversicherung, für die Erwerbsersatzordnung sowie für die obligatorische Berufsunfallversicherung. Drittens setzt das Obergericht bei der Ermittlung des fiktiven Bruttoeinkommens den Bedarf der Beschwerdegegnerin mit 73.6 % ein. Dieser Wert beruht auf der Annahme, es seien sowohl die Arbeitnehmer- als auch die Arbeitgeberbeiträge von insgesamt 26.4 % (8.4 % AHV + 18 % BVG) aufzurechnen. Für die Unterscheidung zwischen Netto- und Bruttoeinkommen sind indessen lediglich die vom Arbeitnehmer entrichteten Beiträge von Bedeutung; was der Arbeitgeber aus seiner eigenen Tasche an die Sozialversicherungen seines Arbeitnehmers zu bezahlen hat, ist nicht von Belang. Bei der Ermittlung des Vorsorgeunterhalts sind vom fiktiven Bruttoeinkommen freilich sowohl die Arbeitnehmer- als auch die Arbeitgeberbeiträge abzuziehen, denn für die Finanzierung der Vorsorge kommt es auf die gesamten Beiträge an. Viertens schliesslich ist für die Berechnung der Beiträge an die berufliche Vorsorge sowohl vom fiktiven Bruttoeinkommen als auch vom Erwerbseinkommen der Beschwerdegegnerin der Koordinationsbetrag gemäss Art. 8 Abs. 1 BVG abzuziehen. Auch diesem Umstand trägt der angefochtene Entscheid nicht Rechnung.
3.6.2.2 Berücksichtigt man, dass ein Arbeitnehmer rund 13 % seines Bruttoeinkommens für Beiträge an die verschiedenen Versicherungs- und Vorsorgewerke verwenden muss (Urteil 5A_210/2008 vom 14. November 2008 E. 7.2, nicht publ. in: <ref-ruling>) und dass der Koordinationsabzug für das Jahr 2012 Fr. 24'360.-- bzw. Fr. 2'030.-- (pro Monat) betrug (Art. 8 Abs. 1 BVG in der bis zum 31. Dezember 2012 gültigen Fassung), so ergibt sich auf der Grundlage der Zahlen, die dem angefochtenen Entscheid zugrunde liegen (gebührender Unterhalt: Fr. 6'897.--; hypothetisches Erwerbseinkommen der Beschwerdegegnerin: Fr. 3'750.--; Vermögenserträge der Beschwerdegegnerin: Fr. 500.--; AHV-Abzug: 8.4 %; BVG-Abzug: 18 %), und der Berechnungsweise, die das Bundesgericht in <ref-ruling> anwendet, ein Vorsorgeunterhalt von Fr. 954.95 pro Monat. Davon weicht das vorinstanzlichen Ergebnis von Fr. 949.-- nur unwesentlich ab, obwohl die Berechnungsweise des Obergerichts in verschiedener Hinsicht an Fehlern krankt (E. 3.6.2.1).
3.6.2.3 Nun hegt der Beschwerdeführer mit Bezug auf den AHV-Vorsorgeunterhalt aber den Verdacht, das Obergericht spreche der Beschwerdegegnerin mehr Vorsorgeunterhalt zu, als zur Ausrichtung einer vollen Altersrente nötig sei. Diese Befürchtung ist unbegründet. Denn beim Einkommen von Fr. 83'520.--, das nach der Meinung des Beschwerdeführers "maximal rentenbildend" ist, handelt es sich um das durchschnittliche Jahreseinkommen im Sinne von Art. 29quater ff. AHVG, das im Jahr 2012 für die Gewährung einer ordentlichen vollen Altersrente in der damaligen Maximalhöhe von Fr. 2'320.-- mindestens erforderlich war (Art. 29 Abs. 2 lit. a, Art. 34 Abs. 3-5 AHVG in der bis zum 31. Dezember 2012 gültigen Fassung). Wie hoch das entsprechende durchschnittliche Jahreseinkommen im Zeitpunkt des ordentlichen Altersrücktritts der Beschwerdegegnerin - voraussichtlich im Jahr 2022 - sein wird, ist ungewiss. Überdies können in Zukunft entrichtete AHV-Beiträge auch dann rentenbildend sein, wenn das künftig erzielte Einkommen das dereinst massgebende durchschnittliche Jahreseinkommen überschreitet - es sei denn, die Beschwerdegegnerin hätte schon bis anhin so viel an beitragspflichtigen Einkommen erzielt, dass der Durchschnitt davon - über die ganze Beitragsdauer gerechnet - bereits jetzt das voraussichtliche durchschnittliche Jahreseinkommen des Jahres 2022 erreicht oder übersteigt. Das behauptet der Beschwerdeführer aber nicht und ist auch nicht ersichtlich.
3.6.2.4 Was die berufliche Vorsorge angeht, wirft der Beschwerdeführer dem Obergericht vor, mit dem zugesprochenen Vorsorgeunterhalt sei die Beschwerdegegnerin über das gesetzliche Obligatorium hinaus versichert. Dies gehe nicht an, weil auch er selbst bei der Pensionskasse nur mit dem gesetzlichen Obligatorium versichert sei. Letztere Behauptung findet im angefochtenen Entscheid indes keine Stütze. Auch in seinen Eingaben an das Obergericht trug der Beschwerdeführer nichts Entsprechendes vor, obwohl das Bezirksgericht ausdrücklich festgehalten hatte, auch er sei über dem obligatorischen Minimum versichert. Das Vorbringen ist vor Bundesgericht mithin neu im Sinne von Art. 99 Abs. 1 BGG. Inwiefern erst der angefochtene Entscheid dazu Anlass gibt, tut der Beschwerdeführer nicht dar, so dass darauf keine Rücksicht zu nehmen ist (vgl. BGE <ref-ruling> E. 3 S. 395). Im Übrigen spricht das Obergericht der Beschwerdegegnerin "wegen der dadurch entstehenden Reduktion des hälftig zu teilenden Freibetrages" im Ergebnis lediglich die Hälfte des errechneten Vorsorgeunterhalts zu. Der Betrag von ca. Fr. 325.--, der auf die berufliche Vorsorge entfällt (Fr. 475.-- x 18 % / 26.4 %), erreicht selbst unter Hinzurechnung des auf den Eigenverdienst der Beschwerdegegnerin entfallenden BVG-Beitrags von rund Fr. 410.-- (18 % des um den Koordinationsbetrag reduzierten Bruttoeinkommens) nicht den Beitrag von Fr. 887.--, der bei einem Beitragsatz von 18 % für die Versicherung des Obligatoriums erforderlich wäre ([Fr. 83'520.-- ./. Fr. 24'360.--] / 12 x 18 %).
3.6.3 Nach dem Gesagten vermag der Beschwerdeführer mit seinen Einwänden nichts zu seinen Gunsten auszurichten. Der angefochtene Entscheid hält jedenfalls im Ergebnis auch hinsichtlich des Vorsorgeunterhalts vor Bundesrecht stand. Immerhin gilt es zu bedenken, dass der auf die beschriebene Weise errechnete Vorsorgeunterhalt ohnehin auf einer Fiktion beruht. Denn was der Beschwerdeführer der Beschwerdegegnerin zu bezahlen hat, kann diese nicht zusätzlich in die Alters- und Hinterlassenenversicherung einzahlen, um ihren späteren Rentenanspruch zu optimieren. Da es bei der unterhaltsrechtlichen Altersvorsorge aber um die Beurteilung der künftigen, allenfalls nur beschränkt vorhersehbaren Entwicklung der Lebensverhältnisse geht, sind gewisse Vereinfachungen unumgänglich und auch zulässig. Der Vorsorgeunterhalt bleibt eine Ermessensfrage, die das Sachgericht unter Berücksichtigung sämtlicher Umstände des konkreten Einzelfalls nach Recht und Billigkeit zu beantworten hat (<ref-ruling> E. 4.4 S. 161).
3.7 Der Beschwerdeführer stört sich weiter daran, dass das Obergericht von einem höheren gebührenden Unterhalt ausgegangen sei als die Beschwerdegegnerin selbst. Diese Behauptung trifft nicht zu. Den vorinstanzlichen Berechnungen liegt ein gebührender Unterhalt von Fr. 6'897.-- zugrunde. Die Beschwerdegegnerin machte im vorinstanzlichen Verfahren - wie der Beschwerdeführer selbst schreibt - einen gebührenden Unterhalt von insgesamt Fr. 7'178.-- geltend. Der Beschwerdeführer vermengt die Zahlen der Beschwerdegegnerin einfach mit denjenigen des Obergerichts, indem er das vorinstanzlich errechnete Erwerbseinkommen der Beschwerdegegnerin vom gebührenden Unterhalt abzieht, den die Beschwerdegegnerin vor Obergericht geltend machte. Mit solcherlei sinnwidrigen Machinationen vermag er vor Bundesgericht nichts auszurichten. Unbehelflich ist im Übrigen auch der Einwand, das Obergericht spreche der Beschwerdegegnerin mehr zu, als diese selbst für sich beantragt habe. Der Dispositionsgrundsatz betrifft nur die Rechtsbegehren bzw. deren Anerkennung (vgl. Art. 58 ZPO). Der zugesprochene Unterhaltsbeitrag (Fr. 3'200.--) ist vom Antrag der Beschwerdegegnerin (Fr. 3'466.--) gedeckt.
3.8 In ähnlicher Weise beklagt sich der Beschwerdeführer darüber, dass die Beschwerdegegnerin gestützt auf den angefochtenen Entscheid insgesamt mehr Mittel zur Verfügung habe als noch aufgrund des Eheschutzentscheids aus dem Jahre 2008 - dies obwohl sie jetzt mehr verdiene und die trennungsbedingten Mehrkosten im Eheschutzverfahren bereits berücksichtigt worden waren. Auch diese Kritik geht fehl. Denn in seinen Kalkulationen blendet der Beschwerdeführer vollkommen aus, dass dem angefochtenen Entscheid auch hinsichtlich seines eigenen Einkommens ein im Vergleich zum Eheschutzverfahren um über zweieinhalbtausend Franken höherer Betrag zugrunde liegt. Im Übrigen könnte der Beschwerdeführer aus einer blossen Gegenüberstellung zu Verhältnissen, die vier Jahre zurückliegen, im vorliegenden Scheidungsprozess ohnehin nichts zu seinen Gunsten ableiten.
3.9 Schliesslich kreidet der Beschwerdeführer dem Obergericht an, es lasse ausser Acht, dass die Parteien zur monatlichen Sparquote von Fr. 1'821.-- vor der Trennung in unterschiedlichem Ausmass beitrugen. Ihre Einkommen hätten in etwa im Verhältnis von 75 % (Beschwerdeführer) zu 25 % (Beschwerdegegnerin) gestanden; aktuell betrage das Verhältnis der Einkommen 2/3 (Beschwerdeführer) zu 1/3 (Beschwerdegegnerin). Daraus folgert der Beschwerdeführer, die hälftige Teilung des Überschusses verstosse gegen Art. 125 ZGB. Allein die Tatsache, dass die Parteien vor ihrer Trennung unterschiedlich hohe Einkommen erzielten, muss indessen keineswegs zwingend bedeuten, dass sie auch in unterschiedlichem Ausmass zum Sparen beitrugen. Schon unter diesem Gesichtspunkt steht der Protest des Beschwerdeführers auf tönernen Füssen. Im Übrigen trifft es zwar zu, dass ein jeder Ehegatte "nach seinen Kräften" zum gebührenden Unterhalt der Familie beizutragen hat (Art. 163 Abs. 1 ZGB). Allerdings ist ein jeder Ehegatte auch über die Dauer der Ehe hinaus im Vertrauen auf den (Fort-)Bestand der wirtschaftlichen Einheit zu schützen, welche die Eheleute bilden - im vorliegenden Fall über fast dreissig Jahre. Angesichts dessen sowie des Umstands, dass auch keine Kinder zu betreuen sind, erweist sich die hälftige Teilung des Überschusses nicht als unangemessen.
3.10 Was seinen eigenen Bedarf angeht, beanstandet der Beschwerdeführer, die Vorinstanz habe ihm unter dem Titel der Steuern anstatt Fr. 750.-- "willkürlich" lediglich Fr. 633.-- pro Monat angerechnet. Der Betrag von Fr. 750.-- sei ausgewiesen und von der Beschwerdegegnerin anerkannt. Damit verstosse das Obergericht gegen Art. 125 ZGB sowie gegen den Dispositionsgrundsatz. Weiter stellt sich der Beschwerdeführer auf den Standpunkt, dass sich seine Steuerbelastung aufgrund der Änderung des Unterhaltsbeitrages neu auf Fr. 900.-- pro Monat belaufe. Bei alledem geht der Beschwerdeführer freilich von ganz anderen Grundannahmen aus als das Obergericht, legt er seinen Berechnungen doch ein steuerbares Einkommen von Fr. 67'400.-- zugrunde. Mit der vorinstanzlichen Erkenntnis, wonach sein steuerbares Einkommen Fr. 53'050.-- beträgt, setzt sich der Beschwerdeführer indessen nicht auseinander. Auch von einer Verletzung des Dispositionsgrundsatzes kann keine Rede sein, betrifft dieser doch lediglich die Anträge bzw. deren Anerkennung (Art. 58 ZPO; oben E. 3.7).
4. Nach dem Gesagten erweist sich die Beschwerde als unbegründet. Das Rechtsmittel ist abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden kann. Bei diesem Ausgang des Verfahrens kommt den Anträgen und dazugehörigen Ausführungen, die sich auf die Kosten- und Entschädigungsfolgen beziehen, keine eigenständige Bedeutung mehr zu. Der Beschwerdeführer hat für die Gerichtskosten aufzukommen (Art. 66 Abs. 1 BGG). Der Beschwerdegegnerin ist kein entschädigungspflichtiger Aufwand entstanden. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 3'000.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Zürich, I. Zivilkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 18. Februar 2013
Der Präsident: von Werdt
Der Gerichtsschreiber: V. Monn | CH_BGer_005 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['17e3b11f-a63c-4918-8bbf-0a4d49e95942', '932686de-310f-41ca-831d-b5c295ce0a18', '1aace314-8023-4495-a0cb-056e9b733552', '59c2f8b5-73cd-4c17-ac1d-23d78e002de5', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', 'a2fb4e0c-fb3d-4a92-bddb-e457e075224b', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '0e54a368-e673-4c18-ac65-db03b89ffe54', '0e54a368-e673-4c18-ac65-db03b89ffe54', '0e54a368-e673-4c18-ac65-db03b89ffe54', '0e54a368-e673-4c18-ac65-db03b89ffe54', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', '0e54a368-e673-4c18-ac65-db03b89ffe54'] | [] |
0b4d9b28-52bb-49c4-b7fa-ac18fca2a6ba | 2,010 | de | Nach Einsicht:
in die Verfassungsbeschwerde gegen den Entscheid vom 24. Februar 2010 des Kantonsgerichts St. Gallen, | In Erwägung:
dass der Beschwerdeführer mit Nachfristansetzung gemäss <ref-law> vom 18. März 2010 unter Androhung des Nichteintretens bei Säumnis aufgefordert worden ist, den (ihm mit Verfügung vom 3. März 2010 auferlegten, jedoch nicht eingegangenen) Kostenvorschuss von Fr. 1'000.-- innerhalb einer nicht erstreckbaren Nachfrist von 10 Tagen seit der (wegen Nichtabholens bei der Post) als am 26. März 2010 erfolgt geltenden Zustellung (<ref-law>) dem Bundesgericht in bar zu zahlen oder zu Gunsten der Bundesgerichtskasse (Postkonto 10-674-3) entweder an einem Schalter der Schweizerischen Post zu übergeben oder (bei Erteilung eines Zahlungsauftrags an die Post oder an eine Bank) einem in der Schweiz befindlichen Post- bzw. Bankkonto der Beschwerde führenden Partei oder ihres Vertreters zu belasten (<ref-law>) und ausserdem (bei Erteilung eines Zahlungsauftrags) der Bundesgerichtskasse innerhalb von 10 Tagen seit Ablauf der nicht erstreckbaren Nachfrist eine Bestätigung der Postfinance bzw. der Bank einzureichen, wonach der Vorschussbetrag fristgerecht dem Post- bzw. Bankkonto belastet worden ist,
dass der Beschwerdeführer den Kostenvorschuss auch innerhalb der Nachfrist weder bei der Bundesgerichtskasse in bar geleistet noch zu deren Gunsten an einem Postschalter übergeben und auch nicht den (für den Fall eines Zahlungsauftrags) ihm obliegenden Nachweis der rechtzeitigen Vorschussleistung durch Belastungsbestätigung erbracht hat, weshalb androhungsgemäss gestützt auf <ref-law> im Verfahren nach <ref-law> i.V.m. <ref-law> auf die Verfassungsbeschwerde nicht einzutreten ist und der Beschwerdeführer kostenpflichtig wird (<ref-law>), | erkennt die Präsidentin:
1. Auf die Verfassungsbeschwerde wird nicht eingetreten.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 400.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Kantonsgericht St. Gallen, Präsident der III. Zivilkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 29. April 2010
Im Namen der II. zivilrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Die Präsidentin: Der Gerichtsschreiber:
Hohl Füllemann | CH_BGer_005 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
0b4dd606-e270-4e72-9234-803dd318cf30 | 2,000 | fr | A.- G._ a travaillé comme chauffeur-livreur dès 1987. En juin 1993, souffrant de douleurs dorsales, il a demandé à bénéficier de prestations de l'assurance-invalidité. Les docteurs F._ et X._ ont notamment diagnostiqué des lombalgies chroniques sur
troubles statiques et dégénératifs modérés du rachis dorso-lombaire et un état anxieux chronique. L'assuré a alors suivi un stage d'observation professionnelle, qu'il a interrompu prématurément en raison de ses douleurs dorsales. Pour sa part, le docteur P._, son médecin traitant, était d'avis qu'aucune mesure professionnelle ne pourrait aboutir, en raison d'une surcharge psychologique indéniable, l'état dépressif de son patient étant au premier plan et entraînant une augmentation de ses lombalgies.
Le 22 mars 1996, l'Office de l'assurance-invalidité pour le canton de Vaud, retenant un taux d'invalidité de 42 %, a alloué à G._ une rente ordinaire pour couple. Par décision du 6 novembre 1997, cette rente a été adaptée, à la suite de l'entrée en vigueur de la 10ème révision de l'AVS et en raison du divorce de l'assuré, de sorte que G._ est au bénéfice d'une demi-rente pour cas pénible depuis le 1er avril 1997.
Entre-temps, le 5 septembre 1996, l'assuré avait déposé une nouvelle demande de prestations de l'assurance-invalidité. Selon le docteur P._, l'incapacité de travail était de 70 %. Par rapport à la situation qui prévalait en 1995, des céphalées persistantes sur cervicalgies étaient apparues et l'état général de son patient était aggravé par une situation financière et familiale difficile.
Chargé d'une expertise par l'office de l'assurance-invalidité, le docteur Y._, spécialiste en maladies rhumatismales, a constaté que l'importance des plaintes était sans relation avec les observations cliniques et radiologiques, et a conclu à une reprise du travail dans une activité ne nécessitant pas le port de lourdes charges.
Son diagnostic fait notamment état d'une majoration des symptômes physiques pour des raisons psychologiques, avec probable névrose de compensation.
Par décision du 1er avril 1998, l'office de l'assurance-invalidité a refusé de réviser la rente allouée à G._.
B.- L'assuré a recouru contre cette décision et requis la mise en oeuvre d'une expertise judiciaire. Il a été mis au bénéfice de l'assistance judiciaire pour la procédure cantonale. Par jugement incident du 29 décembre 1998, le Tribunal des assurances du canton de Vaud a rejeté la requête d'expertise judiciaire. Le 24 septembre 1999, il a rejeté le recours contre la décision de l'office de l'assurance-invalidité.
C.- G._ interjette recours de droit administratif, concluant, avec suite de dépens, à l'annulation du jugement cantonal et au renvoi de la cause au Tribunal des assurances du canton de Vaud pour la mise en oeuvre d'une nouvelle expertise. Il demande a être mis au bénéfice de l'assistance judiciaire. | Considérant en droit :
1.- Selon l'<ref-law>, si l'invalidité d'un bénéficiaire de rente se modifie de manière à influencer le droit à la rente, celle-ci est, pour l'avenir, augmentée, réduite ou supprimée.
a) L'office intimé et l'autorité cantonale de recours ont rejeté la demande de révision de la rente allouée au recourant, en se fondant pour l'essentiel sur l'expertise mise en oeuvre lors de la procédure administrative. Le recourant conteste la valeur probante de cette expertise.
Il remet en cause le refus, par les premiers juges, d'ordonner une expertise judiciaire. Ce grief, qui a déjà donné lieu à un jugement incident en procédure cantonale, peut encore être soulevé dans le recours contre la décision finale (Grisel, Traité de droit administratif, vol. II, 1984 Neuchâtel, p. 870).
b) S'agissant de l'appréciation de la valeur probante d'un rapport médical, il convient de déterminer si les points litigieux importants ont fait l'objet d'une étude fouillée, si le rapport se fonde sur des examens complets, s'il prend également en considération les plaintes exprimées, s'il a été établi en pleine connaissance du dossier (anamnèse), si la description des interférences médicales est claire et enfin si les conclusions de l'expert sont bien motivées (<ref-ruling> consid. 3a et les références).
Un rapport médical établi à la demande de l'assureur social peut être jugé suffisant. Toutefois, dans ce cas, l'appréciation anticipée des preuves est soumise à des exigences sévères. En cas de doute, même léger, sur le caractère pertinent ou complet des rapports médicaux figurant au dossier, le juge doit faire procéder lui-même à une expertise ou renvoyer la cause à l'assureur social pour instruction complémentaire (<ref-ruling> consid. 1d).
c) Dans le cas particulier, l'expert mandaté par l'intimé n'a pas constaté d'atteinte physique objective justifiant la révision de la rente allouée au recourant.
Sur ce point, l'expertise est convaincante; en particulier, contrairement à ce que suggère le recourant, elle ne donne pas l'impression d'un parti pris contre lui.
L'expert a mis en évidence la présence d'une atteinte d'ordre psychique. Au demeurant, une surcharge psychique et des troubles somatoformes avaient déjà été constatés par le médecin traitant du recourant et par d'autres praticiens (rapport d'expertise, page 4), au moment de la fixation de la rente initiale. Etablie par un spécialiste en maladies rhumatismales, l'expertise figurant au dossier ne porte pas sur l'évolution des atteintes en question. Or, leur influence sur la capacité de gain du recourant ne saurait être exclue sans plus ample examen.
Dans ces conditions, il convient de renvoyer la cause à l'intimé pour instruction complémentaire sur l'évolution des affections psychiques du recourant et leur influence sur sa capacité de gain.
2.- S'agissant d'un litige qui concerne l'octroi ou le refus de prestations d'assurance, la procédure est gratuite (art. 134 OJ). En outre, la partie qui obtient gain de cause a droit à des dépens (art. l35 en corrélation avec l'art. 159 OJ). La demande d'assistance judiciaire est dès lors sans objet. | Par ces motifs, le Tribunal fédéral des assurances
prononce :
I. Le recours est admis et le jugement du 24 septembre
1999 du Tribunal des assurances du canton de Vaud,
ainsi que la décision du 1er avril 1998 de l'Office de
l'assurance-invalidité du canton de Vaud, sont annulés.
II. La cause est renvoyée à l'office de l'assurance- invalidité pour instruction complémentaire au sens des considérants et nouvelle décision.
III. Il n'est pas perçu de frais de justice.
IV. L'office de l'assurance-invalidité versera au recourant une indemnité de dépens de 1500 fr. pour la procédure fédérale.
V. Le Tribunal des assurances du canton de Vaud statuera
sur les dépens et l'indemnité due à l'avocat d'office,
pour la procédure cantonale, au regard de l'issue du
procès de dernière instance.
VI. Le présent arrêt sera communiqué aux parties, au Tribunal des assurances du canton de Vaud et à l'Office fédéral des assurances sociales.
Lucerne, le 23 octobre 2000
Au nom du
Tribunal fédéral des assurances
Le Président de la IIIe Chambre :
Le Greffier : | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | ['dfe4a079-8090-463c-84d3-b72b354fdc7b', '18eb66aa-f83a-4e6a-8422-39b4549f7f1a', '9f26d259-d6e6-4bfa-99b5-f8fded5667bc'] |
0b4e911b-7b98-411f-a261-809cd5d9458a | 2,004 | fr | Faits :
Faits :
A. A.a Par décision sur opposition du 6 septembre 2001, la Caisse nationale suisse d'assurance en cas d'accidents (CNA) a reconnu à T._ le droit à une rente d'invalidité fondée sur un taux de 25 % avec effet dès le 1er juin 2001. L'assuré a recouru contre cette décision devant le Tribunal administratif du canton de Fribourg, où la procédure est actuellement pendante.
A.b Saisi d'une demande de prestations, l'Office AI du canton de Fribourg a reconnu, dans un prononcé du 16 octobre 2000, que T._ présentait un degré d'invalidité de 100 % qui lui ouvrait le droit à une rente entière dès le 1er septembre 1999.
Procédant à la révision du droit de T._ à la rente d'invalidité, l'Office AI, dans un projet de décision du 10 décembre 2001, l'a avisé qu'il présentait une incapacité de gain de 40 %. L'assuré a contesté toute amélioration de son état de santé et de sa capacité de gain et il a requis des investigations complémentaires. Le 15 mars 2002, l'Office AI l'a informé qu'il maintenait sa position. Se fondant sur un prononcé du 8 avril 2002 dans lequel il a retenu un taux d'invalidité de 40 %, il a, par décision du 15 avril 2002, alloué à T._ un quart de rente d'invalidité à partir du 1er juin 2002, assorti d'un quart de rente complémentaire pour son épouse et de trois quarts de rente pour enfants.
Procédant à la révision du droit de T._ à la rente d'invalidité, l'Office AI, dans un projet de décision du 10 décembre 2001, l'a avisé qu'il présentait une incapacité de gain de 40 %. L'assuré a contesté toute amélioration de son état de santé et de sa capacité de gain et il a requis des investigations complémentaires. Le 15 mars 2002, l'Office AI l'a informé qu'il maintenait sa position. Se fondant sur un prononcé du 8 avril 2002 dans lequel il a retenu un taux d'invalidité de 40 %, il a, par décision du 15 avril 2002, alloué à T._ un quart de rente d'invalidité à partir du 1er juin 2002, assorti d'un quart de rente complémentaire pour son épouse et de trois quarts de rente pour enfants.
B. La Caisse nationale suisse d'assurance en cas d'accidents a recouru contre cette décision devant la Cour des assurances sociales du Tribunal administratif du canton de Fribourg. Par décision présidentielle du 24 juin 2002, le recours a été déclaré irrecevable.
B. La Caisse nationale suisse d'assurance en cas d'accidents a recouru contre cette décision devant la Cour des assurances sociales du Tribunal administratif du canton de Fribourg. Par décision présidentielle du 24 juin 2002, le recours a été déclaré irrecevable.
C. La Caisse nationale suisse d'assurance en cas d'accidents interjette recours de droit administratif contre ce jugement dont elle demande l'annulation, la cause étant renvoyée à la juridiction cantonale pour jugement au fond.
L'Office AI et T._ ont conclu au rejet du recours, ce dernier sous suite de frais et dépens. A titre subsidiaire, il a sollicité le bénéfice de l'assistance judiciaire.
L'Office fédéral des assurances sociales n'a pas présenté d'observations. | Considérant en droit :
Considérant en droit :
1. Comme le litige ne concerne pas l'octroi ou le refus de prestations d'assurance, le pouvoir d'examen du tribunal est limité. Le recours ne peut porter que sur la violation du droit fédéral, y compris l'excès ou l'abus du pouvoir d'appréciation et la constatation des faits manifestement inexacte, incomplète ou contraire aux règles essentielles de procédure (art. 132 en corrélation avec les art. 104 let. a et b et 105 al. 2 OJ).
1. Comme le litige ne concerne pas l'octroi ou le refus de prestations d'assurance, le pouvoir d'examen du tribunal est limité. Le recours ne peut porter que sur la violation du droit fédéral, y compris l'excès ou l'abus du pouvoir d'appréciation et la constatation des faits manifestement inexacte, incomplète ou contraire aux règles essentielles de procédure (art. 132 en corrélation avec les art. 104 let. a et b et 105 al. 2 OJ).
2. 2.1 La loi fédérale sur la partie générale du droit des assurances sociales (LPGA), du 6 octobre 2000, qui est entrée en vigueur le 1er janvier 2003, dispose à l'art. 49 al. 4 - dont le texte correspond à celui de l'<ref-law> (<ref-ruling> s. consid. 4.2.2) - que l'assureur qui rend une décision touchant l'obligation d'un autre assureur d'allouer des prestations est tenu de lui en communiquer un exemplaire (1ère phrase). Cet autre assureur dispose des mêmes voies de droit que l'assuré (2ème phrase). Elle n'est cependant pas applicable en l'espèce dès lors que le juge des assurances sociales n'a pas à prendre en considération les modifications de droit postérieures à la date du jugement litigieux.
2.2 Aux termes de l'<ref-law> (dans sa teneur en vigueur jusqu'au 31 décembre 2002), le Conseil fédéral règle les relations de l'assurance-accidents avec les autres assurances sociales en ce qui concerne, en particulier, la détermination des obligations de chaque assurance en cas d'accident et de maladie concomitants (let. c) et le droit de recours des assureurs contre des décisions ressortissant au domaine d'une autre assurance sociale (let. d).
Le Conseil fédéral a fait usage de cette délégation de compétence en édictant l'<ref-law>, en vigueur jusqu'au 31 décembre 2002. Selon l'<ref-law>, lorsqu'un assureur-maladie ou une autre assurance sociale prend une décision touchant à l'obligation de l'autre assureur d'allouer des prestations, cette décision doit également être notifiée à cet autre assureur. Ce dernier dispose des mêmes voies de droit que l'assuré. Aux termes de l'<ref-law>, si une autre assurance sociale fait opposition ou forme un recours contre cette décision, l'opposition doit être notifiée à l'assuré par l'assureur qui a rendu la décision et le recours notifié à l'assuré par l'autorité de recours pour qu'il puisse se déterminer à ce sujet. L'assuré peut intervenir comme partie. Les jugements rendus déploient leurs effets également envers lui.
Par ces dispositions, le législateur s'est efforcé, d'une manière générale, de coordonner les assurances sociales pour éviter, notamment, la surindemnisation et faciliter les règlements de comptes lorsque deux institutions intéressées ne parviennent pas à se mettre d'accord (<ref-ruling> consid. 2, 115 V 425 consid. 1; Jean-Maurice Frésard, L'assurance-accidents obligatoire in : Schweizerisches Bundesverwaltungsrecht [SBVR], ch. 259 note 368).
Dans sa formulation en vigueur jusqu'au 31 décembre 1995, l'<ref-law> avait pour but, en assurant la coordination des prestations entre différents assureurs sociaux, de faire en sorte que la décision de l'assureur-accidents au sujet de ses prestations puisse s'imposer aux autres assureurs sociaux et que l'on évite ainsi des décisions contradictoires à propos du même accident. Pour y parvenir, les assureurs sociaux concernés se sont vu accorder les mêmes droits et moyens de recours que les parties. La formulation de l'<ref-law> en vigueur jusqu'au 31 décembre 2002 a été introduite en même temps que la LAMal, le texte de cette disposition étant au demeurant identique à celui de l'<ref-law>. Enoncée de manière plus claire, cette disposition ne modifie pas fondamentalement le système de l'intervention en procédure des autres assureurs concernés auxquels la décision de l'assureur-accidents pourra dès lors finalement s'imposer (<ref-ruling> s. consid. 2 déjà cité et les références).
2.3 En matière d'assurance-invalidité, la question de la communication des prononcés est réglée par les articles 75 (en vigueur jusqu'au 31 décembre 2002) et 76 RAI. Sous réserve des cas d'octroi de prestations sans décision (<ref-law>), tout acte administratif portant sur les droits ou sur les obligations d'un assuré doit être notifié sous la forme d'une décision écrite rendue par l'office AI (<ref-law>). Cette décision doit être notifiée, cas échéant, à l'assureur-accidents concerné ou à l'assurance militaire, s'ils allouent des prestations à l'assuré (art. 76 al. 1 let. e RAI, dans sa teneur en vigueur jusqu'au 31 décembre 2002).
2.3 En matière d'assurance-invalidité, la question de la communication des prononcés est réglée par les articles 75 (en vigueur jusqu'au 31 décembre 2002) et 76 RAI. Sous réserve des cas d'octroi de prestations sans décision (<ref-law>), tout acte administratif portant sur les droits ou sur les obligations d'un assuré doit être notifié sous la forme d'une décision écrite rendue par l'office AI (<ref-law>). Cette décision doit être notifiée, cas échéant, à l'assureur-accidents concerné ou à l'assurance militaire, s'ils allouent des prestations à l'assuré (art. 76 al. 1 let. e RAI, dans sa teneur en vigueur jusqu'au 31 décembre 2002).
3. Ainsi que le Tribunal fédéral des assurances l'a déclaré à maintes reprises, la notion d'invalidité est, en principe, identique en matière d'assurance-accidents, d'assurance militaire et d'assurance-invalidité. Dans ces trois domaines, elle représente la diminution permanente ou de longue durée, résultant d'une atteinte à la santé assurée, des possibilités de gain sur le marché du travail équilibré qui entre en ligne de compte pour l'assuré. La définition de l'invalidité est désormais inscrite dans la loi. Selon l'<ref-law>, est réputée invalidité l'incapacité de gain totale ou partielle qui est présumée permanente ou de longue durée.
En raison de l'uniformité de la notion d'invalidité, il convient d'éviter que pour une même atteinte à la santé, assurance-accidents, assurance militaire et assurance-invalidité n'aboutissent à des appréciations divergentes quant au taux d'invalidité. Cela n'a cependant pas pour conséquence de les libérer de l'obligation de procéder dans chaque cas et de manière indépendante à l'évaluation de l'invalidité. En aucune manière un assureur ne peut se contenter de reprendre simplement et sans plus ample examen le taux d'invalidité fixé par l'autre assureur car un effet obligatoire aussi étendu ne se justifierait pas.
D'un autre côté l'évaluation de l'invalidité par l'un de ces assureurs ne peut être effectuée en faisant totalement abstraction de la décision rendue par l'autre. A tout le moins, une évaluation entérinée par une décision entrée en force ne peut pas rester simplement ignorée. Elle doit au contraire être considérée comme un indice d'une appréciation fiable et, par voie de conséquence, prise en compte ultérieurement dans le processus de décision par le deuxième assureur.
L'assureur doit ainsi se laisser opposer la présomption de l'exactitude de l'évaluation de l'invalidité effectuée. Une appréciation divergente de celle-ci ne peut intervenir qu'à titre exceptionnel et seulement s'il existe des motifs suffisants. A cet égard, il ne suffit donc pas qu'une appréciation divergente soit soutenable, voire même équivalente. Peuvent en revanche constituer des motifs suffisants le fait qu'une telle évaluation repose sur une erreur de droit ou sur une appréciation insoutenable ou encore qu'elle résulte d'une simple transaction conclue avec l'assuré. A ces motifs de divergence déjà reconnus antérieurement par la jurisprudence, il faut ajouter des mesures d'instruction extrêmement limitées et superficielles, ainsi qu'une évaluation pas du tout convaincante ou entachée d'inobjectivité. Par exemple, la Cour de céans a considéré comme insoutenable une appréciation des organes de l'assurance-invalidité, au motif qu'elle s'écartait largement de l'évaluation de l'assureur-accidents, laquelle reposait sur des conclusions médicales convaincantes concernant la capacité de travail et l'activité exigible, ainsi que sur une comparaison des revenus correctement effectuée (<ref-ruling> consid. 2d; <ref-ruling> consid. 4a; voir aussi RAMA 2000 n° U 406 p. 402 s. consid. 3, 2001 n° U 410 p. 73 s. consid. 3).
L'assureur doit ainsi se laisser opposer la présomption de l'exactitude de l'évaluation de l'invalidité effectuée. Une appréciation divergente de celle-ci ne peut intervenir qu'à titre exceptionnel et seulement s'il existe des motifs suffisants. A cet égard, il ne suffit donc pas qu'une appréciation divergente soit soutenable, voire même équivalente. Peuvent en revanche constituer des motifs suffisants le fait qu'une telle évaluation repose sur une erreur de droit ou sur une appréciation insoutenable ou encore qu'elle résulte d'une simple transaction conclue avec l'assuré. A ces motifs de divergence déjà reconnus antérieurement par la jurisprudence, il faut ajouter des mesures d'instruction extrêmement limitées et superficielles, ainsi qu'une évaluation pas du tout convaincante ou entachée d'inobjectivité. Par exemple, la Cour de céans a considéré comme insoutenable une appréciation des organes de l'assurance-invalidité, au motif qu'elle s'écartait largement de l'évaluation de l'assureur-accidents, laquelle reposait sur des conclusions médicales convaincantes concernant la capacité de travail et l'activité exigible, ainsi que sur une comparaison des revenus correctement effectuée (<ref-ruling> consid. 2d; <ref-ruling> consid. 4a; voir aussi RAMA 2000 n° U 406 p. 402 s. consid. 3, 2001 n° U 410 p. 73 s. consid. 3).
4. 4.1 Le premier juge, dans sa décision du 24 juin 2002, a refusé d'entrer en matière sur le recours déposé par la CNA contre le prononcé de l'office AI au double motif que, d'une part, les règles de coordination en matière d'évaluation de l'invalidité ne fondent pas la qualité pour recourir de l'assureur-accidents dès lors que la décision de l'AI n'entraîne pas pour lui d'effets obligatoires à l'égard de son assuré. D'autre part, l'assureur-accidents ne peut invoquer un intérêt digne de protection à une application correcte du droit au sens de l'art. 103 let. a OJ.
Dans son recours, la CNA reproche à la juridiction cantonale une interprétation restrictive de l'<ref-law> au regard de la jurisprudence récente et soutient que les conditions qui lui confèrent la légitimation à recourir sont in casu données. Elle invoque également une violation de l'art. 103 let. a OJ, son intérêt digne de protection résidant dans le fait d'éviter un préjudice économique.
4.2 Les art. 75 et 76 RAI règlent la question de la communication des prononcés. Contrairement à ce qui est prévu à l'<ref-law>, il ne résulte pas des dispositions réglementaires précitées, à tout le moins expressément, que l'assureur social destinataire de la décision de l'AI est au bénéfice des mêmes voies de droit que l'assuré pour contester cette décision.
La situation procédurale n'est pas la même. Selon la délégation de compétence instituée à l'art. 104 let. d LAA, l'<ref-law> règle la relation de l'assurance-accidents avec les autres assurances sociales en ce qui concerne le droit de recours des assureurs contre des décisions ressortissant au domaine d'une autre assurance sociale (RAMA 2003 n° U 472 p. 44 consid. 2.2.2). Conformément à la jurisprudence relative à l'<ref-law>, l'assureur-accidents a une obligation générale de notifier sa décision à l'ensemble des autres assurances sociales touchées dans leur obligation d'allouer des prestations (<ref-ruling> consid. 4.2.1 et la référence).
Selon la ratio legis de l'<ref-law> (dans sa teneur en vigueur du 1er janvier 1996 au 31 décembre 2002, identique à celle de l'<ref-law> [<ref-ruling> consid. 2; RAMA 2003 n° U 472 p. 44 consid. 2.2.2]; à propos de l'art. 125 du projet OAMal, voir le commentaire de l'OFAS relatif aux règles de coordination), cette disposition réglementaire s'applique en cas de procédure négative, lorsque la décision ressortissant au domaine d'une autre assurance sociale touche l'obligation de l'autre assureur d'allouer des prestations. Ainsi, lorsque l'assureur-accidents refuse d'allouer des prestations ou met fin à celles-ci.
4.3 Dans un arrêt K. du 29 novembre 2002 (<ref-ruling>), le Tribunal fédéral des assurances, se fondant sur les exigences minimales en matière de fairness (à propos du principe de «Fairness» en procédure, voir <ref-ruling> consid. 4 et 122 V 163 s. consid. 2a et b; Peter Saladin, Das Verfassungsprinzip der Fairness : Die aus dem Gleichheitsprinzip abgeleiteten Verfassungsgrundsätze in Stabilité et dynamisme du droit dans la jurisprudence du Tribunal fédéral suisse, Bâle 1975, p. 41 s.), a jugé que l'office AI était tenu, au-delà du texte de l'<ref-law>, à notifier d'office une décision de rente à toutes les institutions de prévoyance intéressées. Il a considéré en particulier qu'au regard de ces principes constitutionnels, il n'était pas admissible qu'une institution de prévoyance soit totalement liée par la décision de l'AI en matière d'invalidité (principe, taux et début du droit), sous la seule réserve de son caractère manifestement insoutenable et doive ainsi se laisser imposer les conséquences de cette décision sans pouvoir participer à la procédure et sans même y être entendue. Il en a conclu que lorsqu'il n'est pas intégré à la procédure, l'assureur LPP qui dispose d'un droit de recours propre dans les procédures régies par la LAI, n'est pas lié par l'évaluation de l'invalidité à laquelle ont procédé les organes de l'assurance-invalidité (<ref-ruling> s. consid. 4.1 et 4.2.2).
Il ne se justifie pas d'interpréter les dispositions réglementaires du RAI et de l'OLAA à la lumière de la jurisprudence issue de cet arrêt. La décision de l'assurance-invalidité a effet obligatoire pour l'institution de prévoyance (en matière de prévoyance obligatoire) en ce qui concerne le principe de l'invalidité, le taux et le début de l'invalidité. En effet, ainsi que le relève Zünd (Enge Bindung der Vorsorgeeinrichtungen an die Feststellungen der IV-Organe in SZS 2001 p. 31 s.), le caractère manifestement insoutenable d'une décision de l'AI - qui correspond à la notion d'arbitraire - n'est pratiquement jamais réalisé, si bien que l'institution est liée par cette décision qui l'oblige directement à verser des prestations.
Il n'en va pas de même des effets de la décision de l'assurance-invalidité à l'égard de l'assurance-accidents, l'effet obligatoire ne se manifestant en réalité que de manière indirecte au premier motif déjà que, selon la jurisprudence issue de l'arrêt <ref-ruling>, des raisons sérieuses peuvent justifier de procéder à une évaluation divergente. Par ailleurs, les conditions d'octroi de prestations d'invalidité diffèrent entre ces deux assureurs (par exemple, le rôle de la causalité naturelle et adéquate dans l'assurance-accidents) si bien que la décision de l'assurance-invalidité ne touche pas en toute hypothèse, ni cas échéant dans la même mesure, à l'obligation de l'assureur-accidents d'allouer des prestations.
D'autre part, il résulte des conditions respectives de l'<ref-law> et de l'art. 19 al. 1 init. LAA que le moment de la décision pour l'une et l'autre assurance et, par voie de conséquence, les éléments permettant d'évaluer l'invalidité peuvent ex lege différer avec l'écoulement du temps. Dès lors, si l'on admettait que la décision de rente de l'office AI a effet obligatoire pour l'assurance-accidents, cela ne pourrait qu'inciter l'assureur à recourir de manière préventive contre cette décision.
Enfin, dans la balance des intérêts, l'intérêt de l'assuré à recourir contre la décision de l'office AI est prépondérant.
4.4 La condition posée à l'<ref-law>, selon laquelle la décision doit toucher l'obligation de l'autre assureur d'allouer des prestations, ne se confond pas avec l'exigence inscrite à l'art. 103 let. a OJ conférant à quiconque est atteint par la décision attaquée la qualité pour recourir s'il a un intérêt digne de protection à ce qu'elle soit annulée ou modifiée.
La CNA, comme tout assureur social, possède la qualité pour recourir en vertu de l'art. 103 let. c OJ (<ref-ruling> consid. 3b et la référence citée). Aux termes de cette disposition légale, a qualité pour recourir au Tribunal fédéral par la voie du recours de droit administratif toute autre personne, organisation ou autorité à laquelle la législation fédérale accorde le droit de recours.
Or, l'<ref-law> ne confère pas à l'assureur-accidents un droit de recours à l'encontre d'une décision de l'office AI fixant le droit à la rente, partant le degré d'invalidité. Cette décision, en effet, ne touche pas l'obligation de l'assureur-accidents d'allouer des prestations. On peut se demander ce qu'il en est sous l'angle de la LPGA, point qui demeurera toutefois indécis puisque, ratione temporis, l'<ref-law> n'est pas applicable. Par ailleurs, la question reste ouverte lorsque le deuxième assureur intervient à titre complémentaire.
Or, l'<ref-law> ne confère pas à l'assureur-accidents un droit de recours à l'encontre d'une décision de l'office AI fixant le droit à la rente, partant le degré d'invalidité. Cette décision, en effet, ne touche pas l'obligation de l'assureur-accidents d'allouer des prestations. On peut se demander ce qu'il en est sous l'angle de la LPGA, point qui demeurera toutefois indécis puisque, ratione temporis, l'<ref-law> n'est pas applicable. Par ailleurs, la question reste ouverte lorsque le deuxième assureur intervient à titre complémentaire.
5. 5.1 Dans l'arrêt <ref-ruling> consid. 2d, il est exposé que lorsque l'assureur social n'utilise pas la possibilité d'attaquer la décision d'un autre assureur, décision qui lui a régulièrement été notifiée, il doit en principe se laisser imposer cette décision.
5.2 Il y a lieu de préciser cette jurisprudence dans le sens que cette règle ne vaut pas à l'égard de l'assureur-accidents lorsque la décision est prise dans la procédure ouverte par l'assurance-invalidité.
Attendu que l'<ref-law> ne confère pas à l'assureur-accidents un droit de recours à l'encontre d'une décision de l'office AI fixant le droit à la rente, partant le degré d'invalidité, cette décision n'a pas d'effet obligatoire pour l'assureur-accidents. La règle selon laquelle l'assureur doit se laisser opposer la présomption de l'exactitude de l'évaluation de l'invalidité effectuée, de laquelle découle l'effet obligatoire relatif d'une décision entrée en force (consid. 3 ci-dessus), ne vaut donc pas à l'égard de l'assureur-accidents, lorsque la décision est prise dans la procédure ouverte par l'assurance-invalidité.
Attendu que l'<ref-law> ne confère pas à l'assureur-accidents un droit de recours à l'encontre d'une décision de l'office AI fixant le droit à la rente, partant le degré d'invalidité, cette décision n'a pas d'effet obligatoire pour l'assureur-accidents. La règle selon laquelle l'assureur doit se laisser opposer la présomption de l'exactitude de l'évaluation de l'invalidité effectuée, de laquelle découle l'effet obligatoire relatif d'une décision entrée en force (consid. 3 ci-dessus), ne vaut donc pas à l'égard de l'assureur-accidents, lorsque la décision est prise dans la procédure ouverte par l'assurance-invalidité.
6. A titre subsidiaire, la recourante invoque une violation de l'art. 103 let. a OJ.
6.1 Il est de jurisprudence que les principes relatifs à la qualité pour recourir devant le Tribunal fédéral déterminent également la recevabilité du recours devant l'autorité de première instance. En effet, en vertu de la force dérogatoire du droit fédéral et conformément au principe de l'unité de la procédure, la qualité pour agir devant les autorités administratives et juridictionnelles cantonales dont les décisions sont sujettes au recours de droit administratif ne peut être subordonnée à des conditions plus strictes que celles qui régissent la qualité pour recourir au sens de l'art. 103 let. a OJ et de l'<ref-law>, de même contenu (<ref-ruling> consid. 3 et les références).
6.2 Aux termes de l'art. 103 let. a OJ, a qualité pour recourir quiconque est atteint par la décision attaquée et a un intérêt digne de protection à ce qu'elle soit annulée ou modifiée. La jurisprudence considère comme intérêt digne de protection, au sens de cette disposition, tout intérêt pratique ou juridique à demander la modification ou l'annulation de la décision attaquée que peut faire valoir une personne atteinte par cette dernière. L'intérêt digne de protection consiste ainsi en l'utilité pratique que l'admission du recours apporterait au recourant ou, en d'autres termes, dans le fait d'éviter un préjudice de nature économique, idéale, matérielle ou autre que la décision attaquée lui occasionnerait (<ref-ruling> consid. 2b, 119 V 87 consid. 5b et les références; cf. aussi <ref-ruling> consid. 2b, 119 Ib 183 s. consid. 1c). L'intérêt doit être direct et concret; en particulier, la personne doit se trouver dans un rapport suffisamment étroit avec la décision; tel n'est pas le cas de celui qui n'est atteint que de manière indirecte ou médiate (<ref-ruling> consid. 4a, 124 V 397 consid. 2b et les références).
En l'espèce, ces conditions ne sont pas réalisées dès lors que la recourante n'a pas d'intérêt digne de protection direct et concret à l'annulation de la décision de l'assurance-invalidité. D'une part, l'intérêt juridique fait défaut parce qu'il n'y a pas pour l'assurance-accidents aggravation de ses obligations ou diminution de ses droits par l'effet de la décision de l'autre assureur. D'autre part, comme la décision de l'office AI fixant le droit à la rente, partant le degré d'invalidité, n'a pas d'effet obligatoire pour l'assureur-accidents, on ne saurait considérer qu'il y a préjudice de fait concret, susceptible d'atteindre directement la recourante.
En l'espèce, ces conditions ne sont pas réalisées dès lors que la recourante n'a pas d'intérêt digne de protection direct et concret à l'annulation de la décision de l'assurance-invalidité. D'une part, l'intérêt juridique fait défaut parce qu'il n'y a pas pour l'assurance-accidents aggravation de ses obligations ou diminution de ses droits par l'effet de la décision de l'autre assureur. D'autre part, comme la décision de l'office AI fixant le droit à la rente, partant le degré d'invalidité, n'a pas d'effet obligatoire pour l'assureur-accidents, on ne saurait considérer qu'il y a préjudice de fait concret, susceptible d'atteindre directement la recourante.
7. La procédure n'est pas gratuite, s'agissant d'un litige qui ne porte pas sur l'octroi ou le refus de prestations d'assurance (art. 134 OJ a contrario). La recourante, qui n'obtient pas gain de cause, supportera les frais de justice (art. 156 al. 1 en corrélation avec l'art. 135 OJ). Représenté par un avocat, T._, qui a conclu au rejet du recours, a droit à une indemnité de dépens pour l'instance fédérale (art. 159 OJ; SVR 1995 AVS n° 70 p. 214 consid. 6b). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral des assurances prononce:
Par ces motifs, le Tribunal fédéral des assurances prononce:
1. Le recours est rejeté.
1. Le recours est rejeté.
2. Les frais de justice, d'un montant de 500 fr., sont mis à la charge de la recourante.
2. Les frais de justice, d'un montant de 500 fr., sont mis à la charge de la recourante.
3. La recourante versera à T._ la somme de 1'500 fr. (y compris la taxe sur la valeur ajoutée) à titre de dépens pour l'instance fédérale.
3. La recourante versera à T._ la somme de 1'500 fr. (y compris la taxe sur la valeur ajoutée) à titre de dépens pour l'instance fédérale.
4. Le présent arrêt sera communiqué aux parties, à T._, au Tribunal administratif du canton de Fribourg, à la Caisse de compensation du canton de Fribourg et à l'Office fédéral des assurances sociales.
Lucerne, le 13 janvier 2004
Au nom du Tribunal fédéral des assurances
Le Président de la Ire Chambre: Le Greffier: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['2b81eae4-2020-4e54-a801-3975c8699b3e', 'b95b41e1-6e2f-47ac-8ba4-9652a0b5bf86', '2b81eae4-2020-4e54-a801-3975c8699b3e', '2b81eae4-2020-4e54-a801-3975c8699b3e'] | ['ba7738c1-a8a9-4aa5-be61-0a017018f0de', 'eb45c000-82aa-491b-ae39-b84d02eb9eb1', '70d82e7f-fc70-45d6-b607-cd4654badc02', 'c5fe4e71-5b3c-4c14-b088-c067ad8514ae', 'd130972d-1421-4918-836c-c4feaeefa0c4', '04bf6369-99cb-41fa-8aff-413679bc8c18', 'a52eeb9a-ff9f-4ef7-a13a-735d5e1dc1f0', 'b4ed4a33-6ca7-463b-8a41-417d856ab05b', 'fc8edf4f-12ae-4845-936a-f3a15d9c38ba', 'acdde36c-bac5-42bb-a53b-e4ff90fbfaab', 'dfe4a079-8090-463c-84d3-b72b354fdc7b', '9f26d259-d6e6-4bfa-99b5-f8fded5667bc', '021bf799-0045-47fc-b00e-31ee25fec591', '8d08c873-e2c0-4e52-a739-1b985bb086d2', 'f7225b9a-a2c3-4e24-a704-3d4a1b1389db', '6f2dfe04-c219-4098-a4e6-9b892444a986', '18eb66aa-f83a-4e6a-8422-39b4549f7f1a', 'b2f7d018-be34-4815-9195-b59ae8146fbd', 'b8b47e6c-f619-4f6a-9346-63266c4aa41a', 'ea2f453b-fc14-40f4-81ea-83272acf5c89', 'af0265d2-f759-4a21-86a3-978070b4d0f5'] |
0b4eb456-e397-4113-960c-cdc8b614ab83 | 2,007 | fr | Faits :
Faits :
A. Le 25 janvier 2004, cinq malfaiteurs armés se sont attaqués à l'entreprise T._ SA, à Marin. Ils ont capturé l'un des gardiens du site, employé de la société Protectas, après avoir pénétré, en cassant une vitre, dans l'annexe constituant la station d'épuration de l'usine. Ils se sont servis de cette personne comme guide pour entrer dans le bâtiment principal. Ils ont attaché un responsable commercial de l'entreprise et un autre gardien dans un vestiaire. Ils ont obtenu de leur premier prisonnier, qui en réalité faisait partie de l'équipe, la désactivation des systèmes d'alarme, puis la localisation du butin. Au moyen de deux véhicules volés, ils ont soustrait environ 700 kg d'or acheminés vers une destination inconnue.
A. Le 25 janvier 2004, cinq malfaiteurs armés se sont attaqués à l'entreprise T._ SA, à Marin. Ils ont capturé l'un des gardiens du site, employé de la société Protectas, après avoir pénétré, en cassant une vitre, dans l'annexe constituant la station d'épuration de l'usine. Ils se sont servis de cette personne comme guide pour entrer dans le bâtiment principal. Ils ont attaché un responsable commercial de l'entreprise et un autre gardien dans un vestiaire. Ils ont obtenu de leur premier prisonnier, qui en réalité faisait partie de l'équipe, la désactivation des systèmes d'alarme, puis la localisation du butin. Au moyen de deux véhicules volés, ils ont soustrait environ 700 kg d'or acheminés vers une destination inconnue.
B. Par jugement du 30 mars 2006, la Cour d'Assises du canton de Neuchâtel a notamment condamné X._, pour brigandage et infraction à la LArm, à 8 ans et un mois de réclusion, sous déduction de la détention préventive subie, cette peine étant complémentaire à celle prononcée par la Ière Cour pénale du Tribunal cantonal valaisan le 15 juillet 2005. Elle a également ordonné son expulsion du territoire suisse pour une durée complémentaire de deux ans, sans sursis.
B. Par jugement du 30 mars 2006, la Cour d'Assises du canton de Neuchâtel a notamment condamné X._, pour brigandage et infraction à la LArm, à 8 ans et un mois de réclusion, sous déduction de la détention préventive subie, cette peine étant complémentaire à celle prononcée par la Ière Cour pénale du Tribunal cantonal valaisan le 15 juillet 2005. Elle a également ordonné son expulsion du territoire suisse pour une durée complémentaire de deux ans, sans sursis.
C. Par arrêt du 11 juillet 2007, la Cour de cassation pénale du Tribunal cantonal neuchâtelois a notamment rejeté le recours de X._.
C. Par arrêt du 11 juillet 2007, la Cour de cassation pénale du Tribunal cantonal neuchâtelois a notamment rejeté le recours de X._.
D. Ce dernier dépose un recours en matière pénale. Il se plaint d'arbitraire et invoque une violation des art. 11, 63 et 140 ch. 3 CP. Il conclut à l'annulation de l'arrêt cantonal et requiert l'assistance judiciaire. | Le Tribunal fédéral considère en droit:
Le Tribunal fédéral considère en droit:
1. Le recours peut être formé notamment pour violation du droit fédéral (<ref-law>), y compris les droits constitutionnels. Le Tribunal fédéral ne sanctionne la violation de droits fondamentaux tels que la protection contre l'arbitraire que si ce moyen est invoqué et motivé par le recourant (<ref-law>). Les exigences de motivation de l'acte de recours correspondent à celles de l'art. 90 al. 1 let. b OJ. Le recourant doit ainsi démontrer par une argumentation précise que la décision attaquée se fonde sur une application de la loi ou une appréciation des preuves manifestement insoutenables. Le Tribunal fédéral n'entre pas en matière sur les critiques de nature appellatoire (<ref-ruling> consid. 6 p. 397).
1. Le recours peut être formé notamment pour violation du droit fédéral (<ref-law>), y compris les droits constitutionnels. Le Tribunal fédéral ne sanctionne la violation de droits fondamentaux tels que la protection contre l'arbitraire que si ce moyen est invoqué et motivé par le recourant (<ref-law>). Les exigences de motivation de l'acte de recours correspondent à celles de l'art. 90 al. 1 let. b OJ. Le recourant doit ainsi démontrer par une argumentation précise que la décision attaquée se fonde sur une application de la loi ou une appréciation des preuves manifestement insoutenables. Le Tribunal fédéral n'entre pas en matière sur les critiques de nature appellatoire (<ref-ruling> consid. 6 p. 397).
2. Invoquant l'arbitraire, le recourant reproche aux juges de lui avoir attribué un rôle titre dans le brigandage, alors qu'ils ne disposaient d'aucune preuve et nourrissaient même un très léger doute à cet égard. Il relève également son absence complète de maîtrise sur le butin, ce qui atteste du caractère secondaire de son intervention.
2.1 Selon la jurisprudence, il n'y a pas d'arbitraire, prohibé par l'art. 9 Cst., du seul fait qu'une décision apparaît discutable ou même critiquable. Il faut qu'elle soit manifestement insoutenable, non seulement quant à sa motivation mais encore dans son résultat (<ref-ruling> consid. 2 p. 61). Lorsque le recourant s'en prend à l'appréciation des preuves et à l'établissement des faits, la décision n'est arbitraire que si le juge n'a manifestement pas compris le sens et la portée d'un moyen de preuve, s'il a omis sans raison sérieuse de tenir compte d'un moyen important propre à modifier la décision attaquée ou encore si, sur la base des éléments recueillis, il a effectué des déductions insoutenables (<ref-ruling> consid. 2.1)
2.2 Selon les autorités cantonales, le recourant a joué un rôle essentiel dans l'organisation et la commission du brigandage. D'une part, il a recruté l'équipe de malfaiteurs; il a pris contact avec un truand suffisamment expérimenté pour diriger l'opération et organiser l'évasion, puis l'écoulement de l'or; il a hébergé les participants français probablement dès le 23 janvier au soir. D'autre part, il était sur les lieux au moment de la commission même du crime, ce que les juges ont admis en se basant sur plusieurs indices (cf. jugement p. 40 ss). Le fait que les autorités n'aient pu déterminer le rôle exact du recourant à Marin et que ce dernier n'ait vraisemblablement pas touché sa part du butin avant son arrestation ne permet pas d'exclure sa participation au brigandage, ni sa présence sur les lieux au vu des éléments retenus, lesquels ne sont d'ailleurs pas contestés par l'intéressé, conformément aux exigences légales (cf. supra consid. 1). La critique est dès lors rejetée dans la mesure où elle est recevable.
2.2 Selon les autorités cantonales, le recourant a joué un rôle essentiel dans l'organisation et la commission du brigandage. D'une part, il a recruté l'équipe de malfaiteurs; il a pris contact avec un truand suffisamment expérimenté pour diriger l'opération et organiser l'évasion, puis l'écoulement de l'or; il a hébergé les participants français probablement dès le 23 janvier au soir. D'autre part, il était sur les lieux au moment de la commission même du crime, ce que les juges ont admis en se basant sur plusieurs indices (cf. jugement p. 40 ss). Le fait que les autorités n'aient pu déterminer le rôle exact du recourant à Marin et que ce dernier n'ait vraisemblablement pas touché sa part du butin avant son arrestation ne permet pas d'exclure sa participation au brigandage, ni sa présence sur les lieux au vu des éléments retenus, lesquels ne sont d'ailleurs pas contestés par l'intéressé, conformément aux exigences légales (cf. supra consid. 1). La critique est dès lors rejetée dans la mesure où elle est recevable.
3. Le recourant conteste avoir agi de manière particulièrement dangereuse au sens de l'<ref-law>. Il soutient avoir limité les risques en élaborant un scénario minutieux et en faisant preuve d'un certain professionnalisme.
3.1 Selon l'<ref-law>, celui qui aura commis un vol en usant de violence à l'égard d'une personne, en la menaçant d'un danger imminent pour la vie ou l'intégrité corporelle ou en la mettant hors d'état de résister sera puni de la réclusion pour 10 ans au plus ou de l'emprisonnement pour 6 mois au moins. Selon le ch. 2 de cette disposition, le brigandage sera puni de la réclusion ou de l'emprisonnement pour un an au moins, si son auteur s'est muni d'une arme à feu ou d'une autre arme dangereuse. D'après le ch. 3, il sera puni de la réclusion pour 2 ans au moins si la façon d'agir de l'auteur dénote qu'il est particulièrement dangereux.
La notion du caractère particulièrement dangereux doit être interprétée restrictivement, puisque le sursis est exclu dans ce cas. Il faut que l'illicéité de l'acte et la culpabilité présentent une gravité sensiblement accrue par rapport au cas normal. Cette gravité accrue se détermine en fonction des circonstances concrètes. Entrent notamment en considération le professionnalisme de la préparation du brigandage et la façon particulièrement audacieuse, téméraire, perfide, astucieuse ou dépourvue de scrupules avec laquelle il a été commis. L'importance du butin escompté, les mesures d'ordre technique et d'organisation et les obstacles matériels ainsi que les scrupules à surmonter constituent des critères déterminants. La brutalité de l'auteur n'est cependant pas indispensable (<ref-ruling> consid. 1a; <ref-ruling> consid. 2d et e; cf. <ref-ruling>).
Le Tribunal fédéral a déjà admis, à plusieurs reprises, que l'auteur qui ne se borne pas à porter sur lui une arme à feu, mais qu'il l'utilise en l'exhibant pour intimider autrui, agit de manière particulièrement dangereuse (<ref-ruling>; <ref-ruling> consid. 3b; <ref-ruling> consid. 4b p. 424 s.; <ref-ruling> consid. 2d/bb).
3.2 Selon les constatations cantonales qui lient l'autorité de céans, les auteurs du brigandage portaient des armes chargées et les ont utilisées pour menacer l'un des gardiens, celui-ci ayant senti l'appui du métal derrière son oreille. De plus, les malfrats ont élaboré un scénario minutieux impliquant notamment un contact interne à l'entreprise pour désactiver les alarmes, des truands confirmés venant de l'étranger pour diriger l'opération et organiser l'évasion puis l'écoulement du butin, des rencontres préalables, des repérages du trajet et des vols de véhicules et de plaques d'immatriculation pour transporter le produit de leur brigandage. Ils ont ainsi agi avec un certain professionnalisme. Enfin, le butin escompté était important, puisqu'il portait sur plusieurs centaines de kilos d'or. Au regard de ces éléments, l'autorité cantonale n'a pas violé le droit fédéral en retenant l'application de l'<ref-law>, mais a au contraire suivi la jurisprudence précitée.
3.2 Selon les constatations cantonales qui lient l'autorité de céans, les auteurs du brigandage portaient des armes chargées et les ont utilisées pour menacer l'un des gardiens, celui-ci ayant senti l'appui du métal derrière son oreille. De plus, les malfrats ont élaboré un scénario minutieux impliquant notamment un contact interne à l'entreprise pour désactiver les alarmes, des truands confirmés venant de l'étranger pour diriger l'opération et organiser l'évasion puis l'écoulement du butin, des rencontres préalables, des repérages du trajet et des vols de véhicules et de plaques d'immatriculation pour transporter le produit de leur brigandage. Ils ont ainsi agi avec un certain professionnalisme. Enfin, le butin escompté était important, puisqu'il portait sur plusieurs centaines de kilos d'or. Au regard de ces éléments, l'autorité cantonale n'a pas violé le droit fédéral en retenant l'application de l'<ref-law>, mais a au contraire suivi la jurisprudence précitée.
4. Invoquant une violation de l'<ref-law>, le recourant reproche aux juges de s'être écartés des conclusions de l'expertise psychiatrique du 2 décembre 2004 et de pas avoir précisé le degré de diminution de responsabilité retenu.
4. Invoquant une violation de l'<ref-law>, le recourant reproche aux juges de s'être écartés des conclusions de l'expertise psychiatrique du 2 décembre 2004 et de pas avoir précisé le degré de diminution de responsabilité retenu.
4.1 4.1.1 La valeur d'une expertise et son interprétation par le juge relèvent de l'appréciation des preuves. En principe, le juge apprécie librement une expertise. Il ne peut toutefois s'en écarter sans motifs valables et sérieux, c'est-à-dire sans que des circonstances bien établies viennent en ébranler sérieusement la crédibilité, et il doit alors motiver sa décision sur ce point. Il est notamment admis que le juge s'écarte d'une expertise lorsque, dans son rapport, l'expert s'est contredit, lorsque, dans un rapport complémentaire, il s'est écarté de l'avis exprimé dans un premier rapport, lorsqu'une nouvelle expertise ordonnée aboutit à des conclusions différentes ou encore lorsqu'une expertise est fondée sur des pièces ou sur des témoignages dont la valeur probante ou le contenu sont appréciés différemment par le juge (<ref-ruling> consid. 5 p. 8; <ref-ruling> consid. 7b p. 226 s.).
Le Tribunal fédéral ne revoit les constatations de fait et l'appréciation des preuves, donc celle d'une expertise, que sous l'angle restreint de l'arbitraire (<ref-ruling> consid. 2a p. 41; <ref-ruling> consid. 4 p. 211).
4.1.2 Dans leur rapport du 2 décembre 2004, délivré à l'occasion d'une autre procédure, les experts ont relevé que le recourant présentait un trouble mixte de la personnalité avec des traits antisociaux et impulsifs. Ils ont conclu que ce trouble n'atténuait pas la faculté de l'intéressé d'apprécier le caractère illicite de ses actes, mais qu'en revanche, son côté impulsif l'empêchait d'apprécier pleinement les conséquences de ses actes.
Les juges ont constaté, dans le cas particulier, que le brigandage commis impliquait bien davantage de calcul et de froide résolution que d'impulsivité, de sorte que l'impact du trouble de la personnalité du recourant sur sa responsabilité pénale était relativement limité. Dès lors, ils n'ont retenu qu'une légère diminution de responsabilité à décharge de l'intéressé. Cette appréciation n'est pas arbitraire. En effet, selon l'expertise, seul le côté impulsif du recourant l'empêche d'apprécier pleinement les conséquences de ses actes. Son trouble de la personnalité se manifeste notamment par la satisfaction immédiate de ses désirs au mépris des normes, des règles, des contraintes sociales, par un abaissement du seuil de décharge de l'agressivité, y compris de la violence, par un manque de contrôle des impulsions, des accès de violence ou des comportements menaçants particulièrement lorsqu'il a l'impression que les représentants de l'autorité lui manquent respect. Or, comme le relève l'arrêt attaqué, le brigandage imputé au recourant ne relève pas d'une simple impulsion, ni d'une satisfaction immédiate des désirs personnels, ni d'un manque de contrôle. Il dénote bien plutôt une longue réflexion et une préparation précise et minutieuse. Partant, les juges cantonaux étaient fondés à admettre que l'impact du trouble de la personnalité du recourant sur sa responsabilité pénale était relativement limité.
Les juges ont constaté, dans le cas particulier, que le brigandage commis impliquait bien davantage de calcul et de froide résolution que d'impulsivité, de sorte que l'impact du trouble de la personnalité du recourant sur sa responsabilité pénale était relativement limité. Dès lors, ils n'ont retenu qu'une légère diminution de responsabilité à décharge de l'intéressé. Cette appréciation n'est pas arbitraire. En effet, selon l'expertise, seul le côté impulsif du recourant l'empêche d'apprécier pleinement les conséquences de ses actes. Son trouble de la personnalité se manifeste notamment par la satisfaction immédiate de ses désirs au mépris des normes, des règles, des contraintes sociales, par un abaissement du seuil de décharge de l'agressivité, y compris de la violence, par un manque de contrôle des impulsions, des accès de violence ou des comportements menaçants particulièrement lorsqu'il a l'impression que les représentants de l'autorité lui manquent respect. Or, comme le relève l'arrêt attaqué, le brigandage imputé au recourant ne relève pas d'une simple impulsion, ni d'une satisfaction immédiate des désirs personnels, ni d'un manque de contrôle. Il dénote bien plutôt une longue réflexion et une préparation précise et minutieuse. Partant, les juges cantonaux étaient fondés à admettre que l'impact du trouble de la personnalité du recourant sur sa responsabilité pénale était relativement limité.
4.2 4.2.1 Selon l'<ref-law>, le juge pourra atténuer librement la peine, si, par suite d'un trouble dans sa santé mentale ou dans sa conscience, ou par suite d'un développement mental incomplet, le délinquant, au moment d'agir, ne possédait pas pleinement la faculté d'apprécier le caractère illicite de son acte ou de se déterminer d'après cette appréciation. Lorsqu'il admet une responsabilité restreinte, le juge doit réduire la peine en conséquence, sans être tenu toutefois d'opérer une réduction linéaire (<ref-ruling> consid. 2c p. 51). Selon la jurisprudence, il ne s'agit pas d'appliquer un tarif ou une relation mathématique, mais de tirer des conséquences raisonnables de la situation. Une diminution légère, respectivement moyenne ou forte, de la responsabilité n'entraîne donc pas nécessairement une réduction de 25%, respectivement de 50% ou de 75%, de la peine. Toutefois, il doit exister une certaine corrélation entre la diminution de responsabilité constatée et ses conséquences sur la peine (<ref-ruling> consid. 6.2 p. 35).
Viole le droit fédéral, l'autorité cantonale qui, sans le justifier par une motivation suffisante, réduit la peine dans une mesure qui ne correspond pas à la diminution de responsabilité de l'accusé qu'elle a admise (<ref-ruling> consid. 6.2 p. 35 s.).
4.2.2 Les juges cantonaux ont retenu une responsabilité légèrement restreinte du recourant, ce qui correspond à une interprétation correcte de l'expertise. Ils n'ont certes pas exprimé le degré de cette diminution en pourcentage. Ils n'étaient toutefois pas tenus en vertu du droit fédéral de le faire (<ref-ruling> consid. 2a/aa p. 56). En particulier, une telle obligation ne résulte pas plus de l'<ref-law> que de l'<ref-law>. Au reste, rien n'indique que la peine n'aurait pas été réduite en proportion de la diminution de responsabilité retenue. Le contraire ne saurait notamment être déduit de la quotité de la peine prononcée (cf. infra consid. 5).
4.2.2 Les juges cantonaux ont retenu une responsabilité légèrement restreinte du recourant, ce qui correspond à une interprétation correcte de l'expertise. Ils n'ont certes pas exprimé le degré de cette diminution en pourcentage. Ils n'étaient toutefois pas tenus en vertu du droit fédéral de le faire (<ref-ruling> consid. 2a/aa p. 56). En particulier, une telle obligation ne résulte pas plus de l'<ref-law> que de l'<ref-law>. Au reste, rien n'indique que la peine n'aurait pas été réduite en proportion de la diminution de responsabilité retenue. Le contraire ne saurait notamment être déduit de la quotité de la peine prononcée (cf. infra consid. 5).
5. Invoquant une violation de l'<ref-law>, le recourant se plaint de la peine infligée.
5.1 Selon cette norme, le juge fixe la peine d'après la culpabilité du délinquant, en tenant compte des mobiles, des antécédents et de la situation personnelle de ce dernier. La loi n'énonce cependant pas de manière détaillée et exhaustive les éléments qui doivent être pris en considération, ni les conséquences exactes qu'il faut en tirer quant à la fixation de la peine. Elle laisse donc au juge un large pouvoir d'appréciation, de sorte que le Tribunal fédéral n'admettra un recours portant sur la quotité de la peine que si la sanction a été fixée en dehors du cadre légal, si elle est fondée sur des critères étrangers à l'<ref-law>, si les éléments d'appréciation prévus par cette disposition n'ont pas été pris en compte ou enfin si la peine apparaît exagérément sévère ou clémente au point que l'on doive parler d'un abus du pouvoir d'appréciation (<ref-ruling> consid. 6.1 p. 20 s.).
5.2 Le recourant relève une contradiction dans le fait de parler de grand banditisme tout en mettant sur le compte d'un heureux hasard le fait qu'aucune victime humaine sévère n'ait été déplorée.
Cette critique tombe à faux, la délinquance professionnelle en matière patrimoniale et l'élaboration de plans minutieux n'excluant pas la survenance éventuelle de victimes humaines.
5.3 Invoquant l'interdiction de la double prise en considération, le recourant reproche aux autorités cantonales d'avoir tenu compte, dans le cadre de la fixation de la peine, de l'importance du butin, du caractère méthodique et froidement délibéré de la réalisation du hold-up et du haut professionnalisme, alors que ces éléments ont déjà été retenus pour la qualification du brigandage.
5.3.1 Selon la jurisprudence, les circonstances qui conduisent à élever ou à diminuer le cadre de la peine ne doivent pas être prises en considération une seconde fois comme éléments aggravants ou atténuants dans le cadre modifié de la peine, sans quoi l'auteur pâtirait ou bénéficierait deux fois de la même circonstance. En revanche, le juge peut tenir compte dans la fixation de la peine de l'intensité de cette circonstance (<ref-ruling> consid. 2b/c p. 347 s.). En effet, le juge fixe la peine en fonction de la gravité de la faute qui doit être évaluée au regard des circonstances de l'infraction et de la personne de l'auteur.
5.3.2 L'autorité cantonale, arrivée au stade de la fixation de la peine, a constaté que l'infraction la plus grave, à savoir le brigandage aggravé, constituait le critère central d'appréciation. En évaluant la faute commise, elle a souligné que le hold-up relevait du grand banditisme au regard de l'importance du butin visé, de la durée de l'activité délictueuse, du caractère méthodique et froidement délibéré de l'attaque. Cette analyse ne viole en rien le droit fédéral, puisque la peine doit être fixée en fonction de la gravité de la faute. Du reste, dans le cadre légal fixé par le verdict, rien ne permet de penser que la peine a été aggravée deux fois en tenant compte des mêmes éléments.
5.4 Le recourant reproche aux juges de ne pas avoir décrit précisément son rôle dans la commission du brigandage.
Les autorités cantonales ont constaté que l'intéressé avait participé tant à l'organisation qu'à la commission de l'infraction (cf. supra consid. 2; jugement p. 45). Elles ont précisé que ce dernier faisait partie de l'équipe qui avait agi à Marin, tout en reconnaissant ne pouvoir définir plus exactement ce qu'il avait fait sur place. Ces constatations de fait sont toutefois suffisantes pour admettre la participation du recourant à l'exécution du brigandage et déterminer sa culpabilité. Le grief est dès lors infondé.
5.5 Le recourant fait grief aux juges de ne pas avoir précisé comment ils pondéraient les différents critères retenus, de ne pas avoir examiné ses mobiles et d'avoir utilisé une méthode de fixation de la peine étrangère au code pénal.
La Cour d'Assises a exposé, aux pages 49 ss de son jugement , de quels éléments elle tenait compte pour fixer la peine et son raisonnement permet de comprendre s'ils ont joué un rôle atténuant ou aggravant, étant au reste rappelé que le juge n'est pas tenu par le droit fédéral de préciser en pourcentages ou en chiffres l'importance qu'il accorde à chacun des facteurs pris en compte (<ref-ruling> consid. 3a p. 143). Elle a également relevé que les accusés visaient par leur attaque un important butin, constatant ainsi implicitement que leur mobile constituait à s'enrichir. Enfin, pour fixer la quotité des peines, elle a tout d'abord apprécié la culpabilité de chacun dans le brigandage, avant d'analyser les situations personnelles ainsi que les concours d'infractions et les antécédents des divers participants. Le fait qu'elle ait comparé la situation personnelle du recourant à celle de l'un de ses coaccusés ne viole pas le droit fédéral, les différentes peines infligées à des coauteurs devant être justifiées par une différence dans les circonstances personnelles (cf. <ref-ruling> consid. 2b p. 244 ss). Partant, les critiques soulevées sont vaines.
5.6 Compte tenu de l'ensemble des éléments exposés dans l'arrêt attaqué, la sanction infligée n'est pas à ce point sévère que l'autorité cantonale doive se voir reprocher un abus de son pouvoir d'appréciation. Partant, elle ne viole pas le droit fédéral.
5.6 Compte tenu de l'ensemble des éléments exposés dans l'arrêt attaqué, la sanction infligée n'est pas à ce point sévère que l'autorité cantonale doive se voir reprocher un abus de son pouvoir d'appréciation. Partant, elle ne viole pas le droit fédéral.
6. Sur le vu de ce qui précède, le recours doit être rejeté dans la mesure où il est recevable. Comme ses conclusions étaient vouées à l'échec, l'assistance judiciaire ne peut être accordée (<ref-law>) et le recourant, qui succombe, supportera les frais (<ref-law>), fixés en fonction de sa situation financière (<ref-law>). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
1. Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
2. La requête d'assistance judiciaire est rejetée.
2. La requête d'assistance judiciaire est rejetée.
3. Un émolument judiciaire de 1'600 fr. est mis à la charge du recourant.
3. Un émolument judiciaire de 1'600 fr. est mis à la charge du recourant.
4. Le présent arrêt est communiqué en copie aux mandataires des parties, au Ministère public du canton de Neuchâtel et à la Cour de cassation pénale du Tribunal cantonal du canton de Neuchâtel.
Lausanne, le 9 novembre 2007
Au nom de la Cour de droit pénal
du Tribunal fédéral suisse
Le président: La greffière: | CH_BGer_006 | Federation | null | null | null | penal_law | nan | ['7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', '0989b1a4-0f47-4656-9931-ddcf79683eb9', 'c985477b-8e83-4525-8e04-28850a2530e0', '0a01afa5-1057-4644-845f-946803cfb24f', 'cceb0354-9cad-4dcb-8636-4cb80e215cee', 'cb0dc7a3-baad-488c-a1a7-b03a8078298f', '61c95cb8-8518-4b9e-8add-929a6956e127', 'fe7789c8-8504-434a-a4ef-d496cc1810cb', '14d0c243-a67d-49f6-8647-d153b34ee67c', 'cceb0354-9cad-4dcb-8636-4cb80e215cee', 'f0787d48-1408-4faa-873a-de093d462496', 'b0cad301-79a0-4ab1-9338-c5986d9eea37', '1a963fda-89f1-47a9-9e0a-fa67415ecd45', '7eca9b06-8e9b-43ef-aa6b-aea13f7b045e', '2455bb07-2e69-41f3-abe3-6485c0b87997', '5113a309-b86e-4db1-97a0-92b030fae6c7', '5113a309-b86e-4db1-97a0-92b030fae6c7', 'd2959d34-8073-4cc3-ace0-8303355267c2', '5defda84-a78a-4b79-a463-7ecd8122fa4e', '975899a5-7775-4da8-91e2-b2d148645359', 'b5cdbdc7-a9c6-434a-bf0b-0ed1c17f2609', 'c9e9ee21-2151-4df2-a0b5-8b024ef0241c'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78'] |
0b4f94ba-655c-432a-b22b-01aa6643735c | 2,009 | de | Nach Einsicht
in die Beschwerde vom 1. Dezember 2008 (Poststempel) gegen den Entscheid des Verwaltungsgerichts des Kantons Zürich, 3. Abteilung, vom 9. Oktober 2008, | in Erwägung,
dass ein Rechtsmittel gemäss <ref-law> unter anderem die Begehren und deren Begründung mit Angabe der Beweismittel enthalten muss, wobei im Rahmen der Begründung in gedrängter Form darzulegen ist, inwiefern der angefochtene Entscheid Recht verletzt (<ref-law>); die Vorbringen müssen sachbezogen sein, damit aus der Beschwerdeschrift ersichtlich ist, in welchen Punkten und weshalb der angefochtene Entscheid beanstandet wird (vgl. <ref-ruling> E. 1.3 S. 452, 123 V 335 E. 1 S. 337 f. mit weiteren Hinweisen),
dass mit anderen Worten in der Beschwerdeschrift (entsprechend den altrechtlichen Begründungsanforderungen des Art. 55 Abs. 1 lit. c OG sowie des Art. 273 Abs. 1 BStP und des Art. 90 Abs. 1 OG: Botschaft vom 28. Februar 2001 zur Totalrevision der Bundesrechtspflege, BBl 2001 S. 4207 ff., Ziff. 4.1.2.4 zu Art. 39 Entwurf, S. 4294) auf die Erwägungen des angefochtenen Entscheids einzugehen und im Einzelnen aufzuzeigen ist, welche Vorschriften (Botschaft, a.a.O. Ziff. 2.2.4, S. 4232) und weshalb sie von der Vorinstanz verletzt worden sind (<ref-ruling> E. 3 S. 749; vgl. <ref-ruling> E. 2.3),
dass die Vorinstanz in Auseinandersetzung der Vorbringen der Parteien und Würdigung der Aktenlage zum Schluss gelangt ist, der Beschwerdeführerin sei seit September 2000 - wenn auch teilweise im Nachhinein - jeweils der volle Grundbedarf ausgerichtet worden; ebenso seien die Krankenkassenprämien erstattet und die Wohnkosten bzw. die variierenden Beträge für die Übernachtungskosten übernommen worden,
dass die Beschwerdeführerin zwar Gegenteiliges behauptet, ohne indessen hinreichend darzulegen, inwiefern die den Erwägungen der Vorinstanz zu Grunde liegende Sachverhaltsfeststellung im Sinne von <ref-law> unzutreffend und die darauf beruhenden Erwägungen rechtsfehlerhaft im Sinne von Art. 95 f. BGG sein sollen; allein das Anrufen der - allesamt über dem Grundbetrag liegenden - erfolgten Auszahlungen genügt nicht,
dass deshalb im vereinfachten Verfahren nach <ref-law> auf die Beschwerde nicht einzutreten ist und die Beschwerdeführerin nach Art. 66 Abs. 1 und 3 BGG kostenpflichtig wird, | erkennt der Präsident:
1. Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 300.- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Verwaltungsgericht des Kantons Zürich, 3. Abteilung, schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 26. Januar 2009
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber:
Ursprung Grünvogel | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['094d632f-d190-4bb5-9c50-3faa154e76c1', 'aae9dcf5-c90a-4a72-ba3b-8012ed41cdff', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
0b4fe43b-51b0-4bd7-a776-fb86a6a31cc6 | 2,009 | fr | Vu:
la lettre du 4 mai 2009 par laquelle La Caisse Vaudoise, Assurance maladie et accidents a déclaré retirer le recours interjeté le 26 mars 2009 (timbre postal) contre un jugement du Tribunal cantonal des assurances sociales de la République et canton de Genève du 18 février 2009, | considérant:
que la cause doit être rayée du rôle en application des art. 32 al. 2 et 71 LTF, en relation avec l'<ref-law>,
que les frais judiciaires, réduits, doivent être mis à la charge de la recourante (art. 66 al. 1, 2 et 3 LTF),
que le dépôt du recours n'a pas occasionné de frais à l'intimée, qui n'a pas été invitée à répondre, | par ces motifs, le Président ordonne:
1. La cause est radiée du rôle par suite de retrait du recours.
2. Les frais judiciaires, arrêtés à 200 fr., sont mis à la charge de la recourante.
3. La présente ordonnance est communiquée aux parties, au Tribunal cantonal des assurances sociales de la République et canton de Genève et à l'Office fédéral de la santé publique.
Lucerne, le 14 mai 2009
Au nom de la IIe Cour de droit social
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Le Greffier:
Meyer Wagner | CH_BGer_009 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | ['84df0d29-74ed-47bf-9e88-07b73018d971', '127464f4-f510-4b61-b011-9da5add9cc54', '336b7cdb-60c8-4245-8326-72d72e747673'] |
0b50d80d-af88-4876-98e7-a6c9486728f5 | 2,009 | it | Fatti:
A. A.a Lamentando le conseguenze di un infortunio subito agli arti inferiori nel 1991 nell'ambito di un'attività "Gioventù e Sport", G._, nato nel 1974, già attivo professionalmente come montatore di impianti sanitari e di riscaldamento, il 22 settembre 1997 ha presentato una domanda di prestazioni dell'assicurazione invalidità (AI). Nel frattempo, l'assicurazione militare ha posto l'interessato al beneficio di una riqualifica professionale come informatico, conclusasi con l'ottenimento del relativo attestato federale di capacità.
L'Ufficio AI del Cantone Ticino (UAI), con decisione del 9 settembre 2003, preso atto del successo della riqualifica professionale e accertato un grado di invalidità del 17%, manifestamente inferiore al minimo edittale del 40%, ha respinto la domanda di prestazioni AI.
A.b Accusando gli esiti di una frattura femorale con ulcera (dal 1996) e di una depressione (dal 2005), il 14 dicembre 2006 G._ ha formulato una seconda richiesta di prestazioni AI. Una perizia psichiatrica affidata al dott. B._ (del Centro peritale per le assicurazioni sociali) ha messo in evidenza un disturbo di personalità paranoide (ICD-10: F 60.0) e attestato un'incapacità lavorativa del 100% dal mese di dicembre 2005 a quello di luglio 2007. Dal 17 luglio 2007 (data della visita peritale) l'assicurato è per contro stato ritenuto pienamente abile al lavoro, dal profilo psichiatrico, nella sua attività di tecnico informatico che andava svolta in ambienti tolleranti, scarsamente competitivi e con ritmi tali da consentire pause o cambi di posizione in caso di dolore al ginocchio. Dal profilo somatico, considerati gli impedimenti a inginocchiarsi, a rimanere carponi o a trasportare materiale pesante da un locale all'altro, l'attività di tecnico informatico, così come era stata esercitata fino ad allora, è stata ritenuta totalmente inesigibile dal Servizio X._ e parzialmente inesigibile (50%) dal medico dell'assicurazione militare. Per la stessa attività, esercitabile in un contesto più sedentario, in cui occorreva analizzare i bisogni degli utenti, risolvere i problemi di funzionamento delle postazioni, fornire assistenza e consulenza agli utenti, collaborare con i gestori dei server e della rete, la capacità lavorativa è per contro stata fissata all'80%-100%. Per decisione del 25 febbraio 2008 l'UAI ha così accordato una rendita intera dal 1° dicembre 2006 (trascorso l'anno di carenza legale) al 31 ottobre 2007 (quando il miglioramento perdurava da ormai tre mesi).
B. Con giudizio del 21 aprile 2009 il Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino, statuendo per giudice unico, ha respinto il ricorso di G._, patrocinato dall'avv. Z._, contro la decisione dell'UAI.
C. Assistito da T._, l'assicurato è insorto il 19 maggio 2009 (timbro postale) al Tribunale federale, al quale chiede l'annullamento del giudizio cantonale e la concessione di una rendita AI in suo favore.
L'UAI propone la reiezione del gravame, mentre l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali ha rinunciato a determinarsi. | Diritto:
1. Oggetto del contendere è la soppressione del diritto alla rendita d'invalidità a partire dal 1° novembre 2007. In sostanza l'assicurato domanda che la stessa continui ad essergli versata poiché egli non sarebbe in grado di svolgere i compiti di tecnico informatico se non in condizioni del tutto particolari, difficilmente compatibili con le esigenze del mondo del lavoro.
2. 2.1 Il Tribunale federale esamina d'ufficio se e in che maniera un ricorso può essere esaminato nel merito (<ref-ruling> consid. 1.1 pag. 3; <ref-ruling> consid. 1 pag. 37).
2.2 Il ricorso contro una decisione, salvo casi particolari che non si verificano in concreto, deve essere depositato presso il Tribunale federale entro 30 giorni dalla notificazione del testo integrale della decisione (<ref-law>). La pronuncia impugnata, del 21 aprile 2009, è stata recapitata al precedente patrocinatore, avv. Z._, il 22 aprile 2009. Con lettera del medesimo giorno il legale comunicava alla Corte cantonale che egli aveva rinunciato nel frattempo a patrocinare il ricorrente e le ha rinviato l'originale del giudizio. Il 23 aprile 2009 il Tribunale cantonale delle assicurazioni ha trasmesso direttamente al ricorrente la decisione, affermando che "il termine di ricorso inizierà a decorrere dalla ricezione della presente". Il ricorso è stato consegnato all'indirizzo del Tribunale federale alla posta svizzera il 19 maggio 2009, sicché il ricorso è ampiamente tempestivo (<ref-law>), senza che occorra esaminare oltre il momento effettivo da cui è iniziato a decorrere il termine (<ref-law> e 71 LTF combinato con l'<ref-law>; <ref-ruling> consid. 3 pag. 182; cfr. anche sentenza 8C_210/2008 del 5 novembre 2008 consid. 3; KATHRIN AMSTUTZ/PETER ARNOLD, in Basler Kommentar zum Bundesgerichtsgesetz, n. 12 ad <ref-law>), se il ricorrente avrebbe potuto fondarsi in buona fede sull'indicazione della Corte cantonale (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 1.3.1 pag. 202 e seg.; da ultimo DTF 5A_814/2008 del 12 marzo 2008 consid. 1.2.2.2) oppure ancora se sarebbe stato dato un motivo di restituzione del termine (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 2 pag. 69 con riferimenti; cfr. anche sentenza 2C_98/2008 del 12 marzo 2008 consid. 3; AMSTUTZ/ARNOLD, op. cit., n. 5 e 6 ad <ref-law>).
2.3 Il ricorso presentato da una parte direttamente toccata dalla decisione e avente un interesse degno di protezione al suo annullamento o alla sua modifica (<ref-law>), diretto contro una decisione finale (<ref-law>) resa in una causa di diritto pubblico (<ref-law>) da un'autorità cantonale di ultima istanza (art. 86 cpv. 1 lett. d LTF combinato con l'<ref-law>), è di massima ammissibile anche perché non ricade sotto alcuna delle eccezioni menzionate all'<ref-law>.
2.4 Il ricorso in materia di diritto pubblico può essere presentato per violazione del diritto conformemente a quanto stabilito dagli art. 95 e 96 LTF. Il Tribunale federale applica d'ufficio il diritto (<ref-law>). Esso né è vincolato dagli argomenti sollevati nel ricorso né dai motivi addotti dall'autorità inferiore; può quindi accogliere un ricorso per motivi diversi da quelli invocati e respingerlo sulla base di una motivazione differente da quella posta a fondamento del giudizio impugnato (cfr. <ref-ruling> consid. 1.4.1 pag. 254; <ref-ruling> consid. 1.4 pag. 140). Nondimeno, secondo l'art. 42 cpv. 1 e 2 LTF il ricorso dev'essere motivato in modo sufficiente. Nei motivi occorre spiegare in modo conciso perché l'atto impugnato viola il diritto. Il Tribunale federale esamina in linea di principio solo le censure sollevate; esso non è tenuto a vagliare, come lo farebbe un'autorità di prima istanza, tutte le questioni giuridiche che si pongono, se queste ultime non sono più presentate nella sede federale.
2.5 In linea di principio, il Tribunale federale fonda il suo ragionamento giuridico sull'accertamento dei fatti svolto dall'autorità inferiore (<ref-law>); può scostarsene solo se è stato svolto in violazione del diritto ai sensi dell'<ref-law> o in modo manifestamente inesatto (<ref-law>). Occorre inoltre che l'eliminazione dell'asserito vizio possa influire in maniera determinante sull'esito della causa (<ref-law>). Spetta alla parte che propone una fattispecie diversa da quella contenuta nella pronuncia impugnata il compito di esporre in maniera circostanziata il motivo che la induce a ritenere adempiute queste condizioni (<ref-law>).
3. Nuovi fatti e nuovi mezzi di prova possono essere addotti soltanto se ne dà motivo la decisione dell'autorità inferiore (<ref-law>; cfr. anche <ref-ruling> consid. 3 pag. 57; <ref-ruling> consid. 6c pag. 357 e seg.). La memoria ricorsuale deve esporre le ragioni per cui questa condizione risulterebbe adempiuta (<ref-ruling> consid. 3 pag. 395). Le prove documentali devono inoltre essere prodotte di massima entro la scadenza del termine di ricorso o del termine eventualmente assegnato per la presentazione di un atto di replica (art. 42 cpv. 3 e 102 cpv. 3 LTF). È comunque esclusa l'allegazione di fatti accaduti dopo la data della pronuncia impugnata, così come di prove non ancora esistenti a tale momento (cosiddetti veri nova; <ref-ruling> consid. 1.2 pag. 4; cfr. anche <ref-ruling> consid. 2.1 pag. 343 seg.; <ref-ruling> consid. 2 pag. 497; <ref-ruling> consid. 1.2.1 pag. 150). Di conseguenza, il ricorrente non può riservarsi il diritto di fare valere ogni "sviluppo maggiore in fatto e in diritto in corso di procedura". Per quanto riguarda poi il rapporto del dott. D._ del 4 giugno 2009, dal momento che è posteriore alla resa del giudizio impugnato, esso costituisce un inammissibile nuovo mezzo di prova (cfr. anche ULRICH MEYER, in Basler Kommentar zum Bundesgerichtsgesetz, n. 43 ad <ref-law> ).
4. Il 1° gennaio 2008 è entrata in vigore la modifica del 6 ottobre 2006 della legge federale sull'assicurazione invalidità (LAI), di altre leggi federali nonché della legge federale sulla parte generale del diritto delle assicurazioni sociali (5a revisione dell'AI; RU 2007 5129 e segg.). Per la disamina del diritto a una rendita di invalidità eventualmente già insorto in precedenza occorre rifarsi alle regole generali del diritto intertemporale, secondo cui sono applicabili le disposizioni in vigore al momento della realizzazione dello stato di fatto che deve essere valutato giuridicamente o che produce conseguenze giuridiche (<ref-ruling> consid. 1 pag. 446 seg. con riferimento a <ref-ruling>). Ne discende che nel caso in esame si applicano le norme materiali in vigore fino al 31 dicembre 2007 per quanto attiene allo stato di fatto realizzatosi fino a tale data, mentre per il periodo dal 1° gennaio 2008 al 25 febbraio seguente, data della decisione impugnata, che delimita temporalmente il potere cognitivo del giudice delle assicurazioni sociali (<ref-ruling> consid. 3.1.1 pag. 220 con riferimenti), trovano applicazione le nuove norme. In concreto la questione non ha comunque particolare portata pratica, poiché la 5a revisione dell'AI non ha modificato in maniera sostanziale le disposizioni legali sulla valutazione del grado d'invalidità. La giurisprudenza fondata sulle norme precedenti mantiene pertanto la sua validità (cfr. sentenza 8C_76/2009 del 19 maggio 2009, consid. 2).
5. Nei considerandi dell'impugnata pronuncia, cui si rinvia, l'autorità giudiziaria cantonale ha già esposto le norme e i principi giurisprudenziali disciplinanti la materia, rammentando in particolare i presupposti e l'estensione del diritto alla rendita (<ref-law>), il metodo ordinario di confronto dei redditi per la determinazione del grado di invalidità di assicurati esercitanti un'attività lucrativa (<ref-law>), i compiti del medico ai fini di tale valutazione e il valore probatorio generalmente riconosciuto ai referti medici fatti allestire da un tribunale o dall'amministrazione conformemente alle regole di procedura applicabili (<ref-ruling> consid. 4 pag. 261, 351 consid. 3b/ee pag. 353; <ref-ruling> consid. 2; <ref-ruling> consid. 3c pag. 314; <ref-ruling> consid. 1 pag. 158). Alle considerazioni della pronuncia impugnata può inoltre essere prestata adesione anche nella misura in cui ha correttamente enunciato le condizioni e gli effetti temporali della riduzione o soppressione di una rendita in caso di prima assegnazione retroattiva decrescente o temporanea (sentenza del Tribunale federale delle assicurazioni I 297/03 del 3 maggio 2005, consid. 1 non pubblicato in <ref-ruling>, ma in SVR 2006 IV n. 14 pag. 51; cfr. pure <ref-ruling> consid. 3).
È infine opportuno ricordare che, mentre il medico è chiamato a porre un giudizio sullo stato di salute, a indicare in quale misura e in quali attività l'assicurato è incapace al lavoro come pure a fornire un importante elemento di giudizio per determinare quali lavori siano ancora ragionevolmente esigibili dall'assicurato, spetta al consulente professionale, avuto riguardo alle indicazioni sanitarie, valutare quali attività professionali siano concretamente ipotizzabili (<ref-ruling> consid. 4 pag. 261; <ref-ruling> consid. 2 pag. 134; <ref-ruling> consid. 3c pag. 314; <ref-ruling> consid. 1 pag. 158; cfr. anche sentenza 9C_635/2007 del 21 agosto 2008 consid. 3.3; MEYER-BLASER, Rechtsprechung des Bundesgerichts zum IVG, pag. 228 seg.).
6. Il Tribunale cantonale delle assicurazioni, dopo aver richiamato per l'aspetto psichiatrico la perizia del dott. B._ e per quello fisico (problematica al ginocchio) l'esposto del dott. L._ (chirurgo ortopedico incaricato dall'assicurazione militare di esprimere una propria valutazione specialistica), ha indicato nel dettaglio le limitazioni funzionali riscontrate a livello medico (Fatti; A.b). In seguito, ricordato come la questione relativa alle attività professionali concretamente realizzabili (alla luce delle risultanze mediche) fosse di competenza del consulente in integrazione professionale, si è confrontato con gli accertamenti dell'UAI relativi all'esigibilità dell'attività di tecnico informatico. Esaminandone poi, alla luce delle limitazioni funzionali rilevate a livello medico, il mansionario (consultabile al sito www.orientamento.ch), il giudice, preso anche atto della valutazione 9 novembre 2007 del responsabile del servizio informatico Y._ - presso il quale il ricorrente aveva effettuato un'esperienza lavorativa, invero negativa - secondo cui il sollevamento e il trasporto di materiali tra 6 e 10 kg sarebbero stati limitati nel tempo e la posizione inginocchiata assunta di rado, ha concluso che la capacità lavorativa andava stabilita nella misura di almeno l'80%. Donde la conferma della decisione amministrativa.
7. Il ricorrente critica il giudizio cantonale per non avere considerato o per lo meno per avere sottovalutato le limitazioni professionali correlate alla funzione di tecnico informatico che gli impedirebbero di svolgere talune mansioni. L'assicurato ricorda così che, per quanto indicato dal dott. B._, per lui sarebbe proponibile soltanto un ambiente di lavoro tollerante, scarsamente competitivo e con ritmi tali da consentire pause o cambi di posizione, condizioni difficilmente compatibili con il mondo del lavoro. Anche per questo motivo si renderebbe necessario il mantenimento della rendita AI.
8. 8.1 Per costante giurisprudenza, gli accertamenti dell'autorità cantonale in merito al danno alla salute, alla capacità lavorativa dell'assicurato e all'esigibilità di un'attività professionale - nella misura in cui quest'ultimo giudizio non si fonda sull'esperienza generale della vita - costituiscono questioni di fatto che possono essere riesaminate dal Tribunale federale solo in maniera molto ristretta (consid. 2.5; <ref-ruling> consid. 4.3 pag. 62; <ref-ruling> consid. 3.2 pag. 398).
8.2 Nel caso in esame, l'accertamento del giudice del merito secondo cui l'assicurato sarebbe in grado di svolgere l'attività appresa di tecnico informatico almeno nella misura dell'80% non lede alcuna norma del diritto federale, né risulta da un accertamento o da un apprezzamento delle prove manifestamente inesatto.
8.3 Il ricorrente, per un verso si richiama alla perizia del dott. L._, ma per l'altro dimentica che per l'attività di tecnico informatico in ambito di lavoro più sedentario lo stesso specialista aveva valutato la capacità lavorativa almeno all'80%. Ciò che trova del resto riscontro nella valutazione espressa dal segretario generale del servizio informatico Y._, il quale, rivolgendosi il 12 ottobre 2004 al precedente patrocinatore del ricorrente, aveva limitato al massimo al 20% del tempo lavorativo le mansioni di spostamento di apparecchiature informatiche o periferiche. Mal si comprende quindi come quest'accertamento possa dirsi manifestamente inesatto. Senza arbitrio peraltro la Corte cantonale poteva fondarsi sulla valutazione della consulente in integrazione professionale che era la persona più indicata per verificare quali attività fossero possibili alla luce delle indicazioni mediche e quindi anche per giudicare le possibilità di lavoro nella professione appresa tenuto conto delle indicazioni psichiatriche del dott. B._, il quale, giova ricordarlo, aveva attestato una piena capacità lavorativa dalla data delle sue consultazioni, sebbene in un ambiente che sollecitasse meno il carattere difficile del ricorrente.
8.4 Per il resto il ricorrente si confronta solo parzialmente e in maniera generica con i considerandi del giudizio cantonale, riproponendo spesso soltanto quanto già affermato in sede cantonale. Ciò non basta poiché occorre spiegare in maniera circostanziata perché esso sarebbe insostenibile (<ref-ruling> consid. 2.1 pag. 9; cfr. pure sentenza 9C_337/2007 del 12 giugno 2008, in RSAS 2008 pag. 568). In particolare, nel suo ricorso l'assicurato non rende in alcun modo oggettivamente verosimile che l'affermazione secondo cui l'attività di tecnico informatico sarebbe essenzialmente leggera, come sostanzialmente confermato dai responsabili del servizio informatico Y._ (segretario generale e responsabile del servizio informatico), sarebbe manifestamente inesatta. In simili condizioni non vi sono motivi preminenti per scostarsi dagli accertamenti del giudizio cantonale.
8.5 La Corte cantonale, accertando un'incapacità lavorativa limitata al 20% nella professione appresa e negando di conseguenza l'esistenza di un'invalidità di grado pensionabile, non ha così violato il diritto federale nel confermare la decisione dell'UAI che ha soppresso, dal 1° novembre 2007 (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 3), la rendita di invalidità.
9. Ne segue che il ricorso dev'essere respinto in quanto ammissibile. Le spese giudiziarie seguono la soccombenza (art. 66 cpv. 1 e 65 cpv. 4 lett. a LTF). | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1. Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è respinto.
2. Le spese giudiziarie di fr. 500.- sono poste a carico del ricorrente.
3. Comunicazione alle parti, al Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino e all'Ufficio federale delle assicurazioni sociali. | CH_BGer_009 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['fa6f4f8f-b797-4dfc-a3fc-85a20bb86175', 'badaf92a-e152-4f90-97bc-33b0d0a008c1', 'e0cfafcd-c385-4b2b-a1d5-5a1488b99c70', '446b6442-3da0-4eb7-a347-1d46fa54101d', 'ef0499a1-4bc8-41b9-ac0f-16b093972533', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', 'fe8a76b3-8b0f-4f27-a277-2d887140e7ab', '066f9b3a-2f99-4146-8204-b7bca407a17e', 'ec80664e-93e3-4096-b862-40b97c67a074', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', '1bd1c901-160a-4452-b1de-ad3eb301ddf7', 'd2cf4735-c68f-4c61-bdab-d140632ab542', 'd8015884-124a-4b68-9ab3-ed8f6a17ac0b', '144511bd-82bf-4d31-91e6-eb8f88c52ec9', 'b2c076be-ebed-4a99-be36-86017bc689db', 'b600c80b-c8e7-4fd9-97c8-1477e8aae5cc', 'a4cf97bb-cb0e-45bc-ac11-b701380502e9', '6d188d46-1a3f-4a8d-a210-0817211af5d7', 'eb8efb9b-c46a-4d09-ab36-135b50264f2a', '25ef4d6e-30e9-445f-ae27-dd3f5f76ee5d', 'a9c7cf92-64b5-442c-8054-d15fe388ad96', '571bdc08-03c6-4e78-94d9-387f6aea0118', '557f0839-67b4-49bf-a630-ab04d930fe8e', '6d188d46-1a3f-4a8d-a210-0817211af5d7', 'eb8efb9b-c46a-4d09-ab36-135b50264f2a', '25ef4d6e-30e9-445f-ae27-dd3f5f76ee5d', 'a9c7cf92-64b5-442c-8054-d15fe388ad96', '54df6482-97d7-47eb-afb1-1ccb9369cb89', 'd6200880-8937-44c6-a989-931698cc8433', 'c985477b-8e83-4525-8e04-28850a2530e0', '557f0839-67b4-49bf-a630-ab04d930fe8e'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'fc8edf4f-12ae-4845-936a-f3a15d9c38ba', '336b7cdb-60c8-4245-8326-72d72e747673', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'acdde36c-bac5-42bb-a53b-e4ff90fbfaab', '04bf6369-99cb-41fa-8aff-413679bc8c18', '127464f4-f510-4b61-b011-9da5add9cc54', 'a52eeb9a-ff9f-4ef7-a13a-735d5e1dc1f0', '70d82e7f-fc70-45d6-b607-cd4654badc02', 'dfe4a079-8090-463c-84d3-b72b354fdc7b', '9f26d259-d6e6-4bfa-99b5-f8fded5667bc', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '84df0d29-74ed-47bf-9e88-07b73018d971', 'ea2f453b-fc14-40f4-81ea-83272acf5c89', '18eb66aa-f83a-4e6a-8422-39b4549f7f1a'] |
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Sachverhalt:
A. Der aus der Republik Serbien (Kosovo) stammende X._, geb. 18. November 1976, reiste am 19. Juli 1999 als Asylbewerber in die Schweiz ein. Nach Abweisung seines Asylgesuchs kehrte er Ende 1999/Anfang 2000 in sein Heimatland zurück. Am 11. Februar 2004 heiratete X._ die über eine Jahresaufenthaltsbewilligung in der Schweiz verfügende portugiesische Staatsangehörige Y._, geb. 15. Januar 1968. Am 13. April 2004 erteilte die Fremdenpolizei des Kantons Graubünden, nachdem sie die Ehegatten aufgrund des Verdachtes einer Scheinehe einer getrennten Befragung unterzogen hatte, X._ im Rahmen des Familiennachzugs eine Jahresaufenthaltsbewilligung.
A. Der aus der Republik Serbien (Kosovo) stammende X._, geb. 18. November 1976, reiste am 19. Juli 1999 als Asylbewerber in die Schweiz ein. Nach Abweisung seines Asylgesuchs kehrte er Ende 1999/Anfang 2000 in sein Heimatland zurück. Am 11. Februar 2004 heiratete X._ die über eine Jahresaufenthaltsbewilligung in der Schweiz verfügende portugiesische Staatsangehörige Y._, geb. 15. Januar 1968. Am 13. April 2004 erteilte die Fremdenpolizei des Kantons Graubünden, nachdem sie die Ehegatten aufgrund des Verdachtes einer Scheinehe einer getrennten Befragung unterzogen hatte, X._ im Rahmen des Familiennachzugs eine Jahresaufenthaltsbewilligung.
B. Mit Verfügung vom 3. Oktober 2005 widerrief die Fremdenpolizei des Kantons Graubünden die Aufenthaltsbewilligung von X._ mit der Begründung, neuere Ermittlungen hätten ergeben, dass die Ehe zwischen ihm und Y._ nur geschlossen worden sei, um ihm eine Aufenthaltsbewilligung zu verschaffen. Eine von X._ dagegen beim Justiz-, Polizei- und Sanitätsdepartement des Kantons Graubünden erhobene Beschwerde blieb ohne Erfolg (Entscheid vom 2. Juni 2006).
Mit Urteil vom 19. September 2006 wies das Verwaltungsgericht des Kantons Graubünden (3. Kammer) den hiegegen gerichteten Rekurs von X._ ab.
Mit Urteil vom 19. September 2006 wies das Verwaltungsgericht des Kantons Graubünden (3. Kammer) den hiegegen gerichteten Rekurs von X._ ab.
C. Mit Eingabe vom 1./2. Dezember 2006 erhebt X._ beim Bundesgericht Verwaltungsgerichtsbeschwerde, mit der er beantragt, die Verfügung der kantonalen Fremdenpolizei vom 3. Oktober 2005 sowie das verwaltungsgerichtliche Urteil vom 19. September 2006 seien aufzuheben und es sei ihm die Jahresaufenthaltsbewilligung "zu belassen". Im Weiteren ersucht er um unentgeltliche Prozessführung für das Verfahren vor Bundesgericht.
Das Justiz-, Polizei- und Sanitätsdepartement des Kantons Graubünden beantragt, auf die Beschwerde nicht einzutreten, eventualiter diese abzuweisen. Das Verwaltungsgericht des Kantons Graubünden und das Bundesamt für Migration schliessen auf Abweisung der Beschwerde, soweit darauf einzutreten sei.
Das Justiz-, Polizei- und Sanitätsdepartement des Kantons Graubünden beantragt, auf die Beschwerde nicht einzutreten, eventualiter diese abzuweisen. Das Verwaltungsgericht des Kantons Graubünden und das Bundesamt für Migration schliessen auf Abweisung der Beschwerde, soweit darauf einzutreten sei.
D. Dem vom Beschwerdeführer gestellten Gesuch um aufschiebende Wirkung wurde mit Verfügung des Präsidenten der II. öffentlich-rechtlichen Abteilung vom 11. Januar 2007 entsprochen. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. 1.1 Das Bundesgesetz vom 17. Juni 2005 über das Bundesgericht (BGG; SR 173.110) ist am 1. Januar 2007 in Kraft getreten (AS 2006 1205, 1243). Da der angefochtene Entscheid vor diesem Zeitpunkt ergangen ist, richtet sich das Verfahren in Anwendung von <ref-law> noch nach den Bestimmungen des vormaligen Bundesgesetzes vom 16. Dezember 1943 über die Organisation der Bundesrechtspflege (OG).
1.2 Art. 100 Abs. 1 lit. b Ziff. 3 OG schliesst die Verwaltungsgerichtsbeschwerde auf dem Gebiete der Fremdenpolizei aus gegen die Erteilung oder Verweigerung von Bewilligungen, auf die das Bundesrecht keinen Anspruch einräumt. Gemäss Art. 4 des Bundesgesetzes vom 26. März 1931 über Aufenthalt und Niederlassung der Ausländer (ANAG; SR 142.20) entscheiden die zuständigen Behörden, im Rahmen der gesetzlichen Vorschriften und der Verträge mit dem Ausland, nach freiem Ermessen über die Bewilligung von Aufenthalt und Niederlassung. Es besteht damit grundsätzlich kein Anspruch auf Erteilung einer Aufenthaltsbewilligung, es sei denn, der Ausländer oder seine in der Schweiz lebenden Angehörigen könnten sich auf eine Sondernorm des Bundesrechts (einschliesslich Bundesverfassungsrecht) oder eines Staatsvertrages berufen (<ref-ruling> E. 1 Ingress S. 342 f.; <ref-ruling> E. 2.1 S. 284; <ref-ruling> E. 1.1.1 S. 148 mit Hinweisen).
Gegen Entscheide über den Widerruf einer Anwesenheitsbewilligung ist die Verwaltungsgerichtsbeschwerde an sich unabhängig davon zulässig, ob ein Anspruch auf Bewilligung besteht (vgl. Art. 101 lit. d OG; <ref-ruling> E. 2 S. 4 f.; vgl. auch <ref-ruling>; <ref-ruling>). Jedoch setzt die Beschwerdelegitimation gemäss Art. 103 lit. a OG regelmässig das Vorhandensein eines aktuellen praktischen Interesses an der Aufhebung des angefochtenen Entscheids voraus, welches in derartigen Konstellationen fehlt, wenn die gemäss Art. 9 Abs. 2 ANAG widerrufene Aufenthaltsbewilligung zum Zeitpunkt der Einreichung der Beschwerde vor Bundesgericht infolge Ablaufs der Bewilligungsfrist gemäss Art. 9 Abs. 1 lit. a ANAG ohnehin erloschen ist (vgl. Urteil 2A.473/2006 vom 24. Januar 2007, E. 2.2, mit Hinweisen). Letzteres ist vorliegend der Fall, weshalb es für die Zulässigkeit dieses Rechtsmittels auf die eingangs genannte Voraussetzung eines Rechtsanspruches auf die anbegehrte Aufenthaltsbewilligung ankommt.
1.3 Keine Rechtsansprüche auf Erteilung bzw. Erneuerung der streitigen Aufenthaltsbewilligung des Beschwerdeführers ergeben sich vorliegend aus Art. 17 Abs. 2 ANAG, war doch seine Ehefrau im Zeitpunkt der Eheschliessung lediglich im Besitze einer Aufenthaltsbewilligung. Offenbar hat sie auch heute noch keine Niederlassungsbewilligung, obwohl sie nach der Darlegung des Beschwerdeführers die Voraussetzungen hiefür erfüllen würde. Als aus Portugal stammende Arbeitnehmerin verfügt die Ehefrau jedoch aufgrund des Abkommens vom 21. Juni 1999 zwischen der Schweizerischen Eidgenossenschaft einerseits und der Europäischen Gemeinschaft und ihren Mitgliedstaaten andererseits über die Freizügigkeit (Freizügigkeitsabkommen, FZA; SR 0.142.112.681) über ein festes Anwesenheitsrecht. Der Beschwerdeführer kann sich mithin auf das in Art. 8 EMRK garantierte Recht auf Achtung des Familienlebens berufen, soweit die eheliche Beziehung tatsächlich gelebt wird (BGE <ref-ruling> E. 3.1 S. 285; <ref-ruling> E. 1d/aa S. 64 f., je mit Hinweisen). Da vorliegend die Existenz einer gelebten Beziehung nicht zum Vornherein ausgeschlossen, sondern gerade streitig ist, bestehen hinreichende Anhaltspunkte für einen möglichen Anwesenheitsanspruch aus Art. 8 EMRK, weshalb auf die Verwaltungsgerichtsbeschwerde insofern einzutreten ist.
Ob der Beschwerdeführer, welchem die Aufenthaltsbewilligung seinerzeit lediglich in Anwendung von Art. 38 f. der Verordnung vom 6. Oktober 1986 über die Begrenzung der Zahl der Ausländer (BVO; SR 823.21) erteilt wurde, als Ehegatte einer in der Schweiz als Arbeitnehmerin zugelassenen Angehörigen eines EG-Staates sich unmittelbar auf die den Familiennachzug regelnden Bestimmungen des Freizügigkeitsabkommens berufen kann (Art. 3 Anhang I FZA), wird sowohl im angefochtenen Urteil wie auch in der Vernehmlassung des kantonalen Justiz-, Polizei- und Sanitätsdepartements unter Hinweis auf <ref-ruling> bestritten. In jenem Entscheid hatte das Bundesgericht in Anlehnung an das Urteil des Gerichtshofes der Europäischen Gemeinschaften (EuGH) vom 23. September 2003 in der Rechtssache C-109/01, Secretary of State gegen Akrich, erkannt, dass sich der aus einem Nichtvertragsstaat des Freizügigkeitsabkommens stammende nachzuziehende Familienangehörige nur dann auf Art. 3 Anhang I FZA berufen kann, wenn er zuvor bereits in einem Vertragsstaat nach nationalem Recht ein Aufenthaltsrecht erworben hat (E. 3.6 des genannten BGE; vgl. auch <ref-ruling>37 E. 4.3 S. 147 f.). Die kantonalen Behörden stellen sich auf den Standpunkt, der (aus einem Drittstaat stammende) Beschwerdeführer habe nie gültig ein solches Aufenthaltsrecht erworben. Das trifft indessen nur bedingt zu: Zu den Vertragsstaaten des Freizügigkeitsabkommens gehört auch die Schweiz, und eine schweizerische Aufenthaltsbewilligung hat der Beschwerdeführer im Jahre 2004 erhalten. Auch wenn diese Bewilligung später widerrufen wurde, ist für die Frage des Eintretens auf das vorliegende Rechtsmittel von einem zumindest vorübergehend formell rechtmässigen Aufenthalt des Beschwerdeführers in einem Vertragsstaat und damit einem grundsätzlich vorhandenen Rechtsanspruch aus dem Freizügigkeitsabkommen auszugehen. Indessen stehen auch auf dieser Rechtsgrundlage beruhende Ansprüche gemäss der Rechtsprechung des Bundesgerichts unter dem Vorbehalt des Rechtsmissbrauches (<ref-ruling>13 E. 9 und 10 S. 129 ff.; Urteil 2A.94/2004 vom 6. August 2004, in: Pra 2005 Nr. 15 S. 102 ff., E. 3.1).
1.4 Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde ist gemäss Art. 98 lit. g OG zulässig gegen Verfügungen letzter kantonaler Instanzen. Angefochten werden kann im vorliegenden Verfahren daher einzig der Entscheid des Verwaltungsgerichts. Soweit der Beschwerdeführer auch die Aufhebung der Verfügung der kantonalen Fremdenpolizei verlangt, ist auf die Beschwerde nicht einzutreten (vgl. <ref-ruling> E. 1c S. 33; <ref-ruling> E. 1d S. 417, je mit Hinweis).
1.5 Mit der Verwaltungsgerichtsbeschwerde kann vorliegend die Verletzung von Bundesrecht, einschliesslich Überschreitung oder Missbrauch des Ermessens, sowie die unrichtige oder unvollständige Feststellung des rechtserheblichen Sachverhalts (Art. 104 lit. a und b OG), nicht jedoch die Unangemessenheit des angefochtenen Entscheids (vgl. Art. 104 lit. c OG) gerügt werden. Hat - wie hier - eine richterliche Behörde als Vorinstanz entschieden, ist das Bundesgericht an deren Sachverhaltsfeststellung gebunden, sofern diese nicht offensichtlich unrichtig, unvollständig oder unter Verletzung wesentlicher Verfahrensbestimmungen erfolgt ist (Art. 105 Abs. 2 OG). Damit wird die Möglichkeit, vor Bundesgericht neue Tatsachen vorzubringen und neue Beweismittel einzureichen, weitgehend eingeschränkt. Das Bundesgericht lässt diesfalls nur solche neuen Tatsachen und Beweismittel zu, welche die Vorinstanz von Amtes wegen hätte berücksichtigen müssen und deren Nichtbeachtung eine Verletzung wesentlicher Verfahrensvorschriften darstellt (<ref-ruling> E. 1c S. 99 f., 110 E. 2c S. 114; <ref-ruling> E. 1b S. 169; <ref-ruling> E. 2a S. 79 f.; Fritz Gygi, Bundesverwaltungsrechtspflege, 2. Aufl., Bern 1983, S. 286/287).
1.6 Das Bundesgericht wendet im Verfahren der Verwaltungsgerichtsbeschwerde das Bundesrecht von Amtes wegen an; es ist gemäss Art. 114 Abs. 1 OG an die von den Parteien vorgebrachten Begründungen nicht gebunden und kann die Beschwerde auch aus anderen als den geltend gemachten Gründen gutheissen oder abweisen (<ref-ruling> E. 3.4 S. 188; <ref-ruling> E. 1.2.2 S. 150 f., je mit Hinweisen).
1.6 Das Bundesgericht wendet im Verfahren der Verwaltungsgerichtsbeschwerde das Bundesrecht von Amtes wegen an; es ist gemäss Art. 114 Abs. 1 OG an die von den Parteien vorgebrachten Begründungen nicht gebunden und kann die Beschwerde auch aus anderen als den geltend gemachten Gründen gutheissen oder abweisen (<ref-ruling> E. 3.4 S. 188; <ref-ruling> E. 1.2.2 S. 150 f., je mit Hinweisen).
2. 2.1 Die kantonalen Behörden sind aufgrund ihrer Sachverhaltserhebung zum Schluss gekommen, der Beschwerdeführer habe seine portugiesische Ehefrau nur zwecks Erwirkung einer Aufenthaltsbewilligung geheiratet, ohne mit ihr eine wirkliche Ehe bzw. Lebensgemeinschaft führen zu wollen; es liege eine Scheinehe vor.
2.2 Dass eine Ehe nur (noch) formell und ohne Aussicht auf Wiederaufnahme einer ehelichen Gemeinschaft besteht, entzieht sich in der Regel einem direkten Beweis und ist oft bloss durch Indizien zu erstellen (BGE <ref-ruling> E. 2.3 S. 152; <ref-ruling> E. 5a S. 57). Feststellungen des kantonalen Richters über das Bestehen von solchen Hinweisen können äussere Gegebenheiten, aber auch innere psychische Vorgänge betreffen (Wille der Ehegatten). In beiden Fällen handelt es sich um tatsächliche Feststellungen (<ref-ruling> E. 2a S. 6; vgl. auch <ref-ruling> E. 2c S. 248), welche für das Bundesgericht verbindlich sind (oben E. 1.5). Frei zu prüfen ist dagegen die Rechtsfrage, ob die festgestellten Tatsachen (Indizien) darauf schliessen lassen, die Berufung auf die Ehe sei rechtsmissbräuchlich oder bezwecke die Umgehung fremdenpolizeilicher Vorschriften (BGE <ref-ruling> E. 2.3 S. 152).
2.3 Als Indizien für das Vorliegen einer Scheinehe führen die kantonalen Behörden einmal den Umstand an, dass die Ehegatten anlässlich der behördlichen Befragungen vom 29. März 2004 und vom 28. Juni 2005 auffällig häufig widersprüchliche Angaben gemacht hätten, vor allem bezüglich des Kennenlernens, der gegenseitigen Personendaten, der Umstände der Heirat sowie der ehelichen Finanzen. Bei der erstmaligen Einvernahme hätten sie ausserdem die gegenseitige Verwandtschaft nicht gekannt; dem Beschwerdeführer sei sogar der Name seiner Stieftochter unbekannt gewesen und seine Ehefrau habe weder das Geburtsdatum noch das Alter ihres Ehemannes korrekt angeben können. Auch wird auf den kurzen Zeitraum zwischen Kennenlernen und Heirat hingewiesen: Bis zum Sommer 2003 hätten der Beschwerdeführer und seine Ehefrau keinen bzw. keinen intensiven Kontakt gepflegt und sodann innert kürzester Zeit den Entschluss gefasst, die Ehe einzugehen, und diesen nur deswegen nicht umgehend in die Tat umzusetzen vermocht, weil die Zeit zu knapp gewesen sei, um alle Heiratsdokumente beizubringen. Nach der erneuten Einreise des Beschwerdeführers Mitte Januar 2004 sei die Ehe nach knapp einem Monat bereits geschlossen worden, was den Eindruck erwecke, die Ehegatten hätten um jeden Preis so schnell wie nur möglich heiraten wollen; dabei hätten sie sich mit Blick auf die Laufzeit des Besuchervisums ohne weiteres genügend Zeit lassen können, um sich besser kennen zu lernen. Von Bedeutung seien weiter die speziellen Wohnverhältnisse: Laut Befragung hätten beide Ehegatten zu Protokoll gegeben, gemeinsam in ihrer Wohnung in Chur zu leben. Die Ehefrau des Beschwerdeführers habe sich jedoch per 1. Juli 2004 (auf Aufforderung der kommunalen Behörden) in der Gemeinde Parpan angemeldet, wo sie eine Stelle im Gastgewerbe angenommen und ein Zimmer in der 4 1⁄2-Zimmer-Wohnung eines anderen Mannes bezogen habe, für welchen sie den Haushalt führe. Es sei erstellt, dass die Ehefrau des Beschwerdeführers mehrheitlich in Parpan wohne und übernachte, wogegen sie sich nur zwei- bis dreimal pro Woche in der ehelichen Wohnung in Chur aufhalte. Im Falle einer Liebesheirat wäre es der Ehefrau mit grosser Wahrscheinlichkeit möglich gewesen, eine Stelle in Chur zu finden; auch sei die Distanz (Chur-Lenzerheide), trotz allfälliger Arbeit zu Randzeiten, kein Hindernis für ein gemeinsames Wohnen. Weiter verbrächten die Eheleute kaum Freizeit miteinander. Die Ehefrau habe denn auch, befragt zur Wohnsituation, zu Protokoll gegeben, dass sie viel Zeit für sich selber brauche. Der Beschwerdeführer seinerseits habe sich bei seinem Vermieter nach einer grösseren Wohnung erkundigt mit der Begründung, seinen Eltern so den Nachzug aus Deutschland zu ermöglichen. Es sei für eine aus Liebe eingegangene Ehe ungewöhnlich, dass sich die Eheleute mehr mit sich selbst oder mit anderen Personen als mit dem eigenen Ehepartner beschäftigten. Aufgrund der Summe von Indizien werden der Verdacht, es liege eine Scheinehe vor, bestätigt.
2.4 Der Beschwerdeführer ficht diese rechtliche Würdigung sowie die ihr zugrunde liegenden Sachverhaltsfeststellungen an. Da die Ausführungen des Verwaltungsgerichts auf vertretbaren, nicht offensichtlich unrichtigen tatsächlichen Feststellungen beruhen, bleibt das Bundesgericht nach Massgabe von Art. 105 OG daran gebunden und sind neue Beweismittel, wie sie der Beschwerdeführer in verschiedener Hinsicht beantragt, unzulässig (oben E. 1.5). Auch ist nicht zu beanstanden, wenn die Vorinstanz in antizipierter Beweiswürdigung die vom Beschwerdeführer beantragte Einvernahme von Zeugen abgelehnt hat, da der Sachverhalt bereits als durch die ausführlichen Befragungen und polizeilichen Abklärungen rechtsgenüglich erstellt angesehen werden durfte.
Der Beschwerdeführer versucht, die im angefochtenen Urteil für das Vorliegen einer Scheinehe angeführten Indizien mit einer Reihe von Einwendungen zu entkräften. Es mag zutreffen, dass gewisse Annahmen und Schlussfolgerungen des Verwaltungsgerichts für sich allein nicht genügen, um auf eine Scheinehe schliessen zu können. Entscheidendes Indiz bildet jedoch vorliegend die Wohnsituation des Beschwerdeführers und seiner Ehefrau. Der Beschwerdeführer vermag auch in seiner Beschwerde nicht schlüssig zu erklären, wieso seine Ehefrau nicht in Chur selber bzw. an seinem Wohn- und Arbeitsort eine Stelle im Gastgewerbe annahm, sondern in einer Gaststätte in Parpan arbeitet, wo sie zusammen mit einem anderen Mann die Wohnung teilt und dessen Haushalt führt. Mit der Vorinstanz ist davon auszugehen, dass es der Ehefrau des Beschwerdeführers mit einer gewissen Wahrscheinlichkeit auch gelungen wäre, in der Region Chur eine Stelle im Service oder eine andere Anstellung zu finden, wenn sie sich entsprechend darum bemüht hätte. Im Übrigen hat das Ehepaar offenbar erst jüngst in Erwägung gezogen, dass der Beschwerdeführer seinerseits nach Parpan ziehen könnte, um seiner Ehefrau die Ausübung ihrer Erwerbstätigkeit zu ermöglichen, ohne in der übrigen Zeit auf ein eheliches Zusammenleben verzichten zu müssen. Wohl wäre in der gegebenen Situation verständlich, wenn die Ehefrau, welche (wie der Beschwerdeführer selber) über kein privates Motorfahrzeug verfügt und in ihrem Beruf häufig zu Randzeiten arbeiten muss, in denen Chur bzw. Parpan mit öffentlichen Verkehrsmitteln nicht zu erreichen sind, bisweilen in Parpan übernachtet und nicht täglich in die eheliche Wohnung in Chur zurückkehrt; doch lässt sich damit noch nicht begründen, wieso die Ehefrau die Wohnung eines anderen Mannes teilt und die Ehegatten auch ihre Freizeit praktisch nicht (mehr) zusammen verbringen. Dass sich die Ehefrau noch im Verlaufe des Jahres 2004 wieder in Chur anmeldete, spielt angesichts der formellen Natur des Schriftenwesens keine entscheidende Rolle. Die Annahme des Verwaltungsgerichts, es bestehe zwischen dem Beschwerdeführer und seiner Ehefrau keine echte, als Lebensgemeinschaft gewollte Ehe, lässt sich angesichts der objektiven Umstände nicht beanstanden. Bezeichnenderweise wurde die Beschwerde gegen den Widerruf der Aufenthaltsbewilligung allein vom Beschwerdeführer erhoben und nicht auch im Namen der Ehefrau, wie dies bei einer gelebten Beziehung an sich zu erwarten wäre. Die im Verfahren vor Bundesgericht abgegebene Erklärung der Ehefrau sowie ihr nachträglich beim Bundesgericht eingegangenes Schreiben vermögen an dieser Würdigung nichts zu ändern. Unerheblich ist schliesslich, dass ein gegen den Beschwerdeführer eröffnetes Strafverfahren wegen Tätlichkeit infolge Rückzugs des Strafantrags eingestellt wurde, hat doch das Verwaltungsgericht diesen Umstand als für sich allein für eine Wegweisung nicht ausreichend bezeichnet.
2.5 Nach dem Gesagten durfte das Verwaltungsgericht ohne Verletzung von Bundesrecht oder staatsvertraglicher Garantien (EMRK, FZA) annehmen, bei der Ehe des Beschwerdeführers handle es sich um eine Scheinehe, und aus diesem Grund seine Aufenthaltsbewilligung widerrufen bzw. die Verlängerung derselben verweigern.
2.5 Nach dem Gesagten durfte das Verwaltungsgericht ohne Verletzung von Bundesrecht oder staatsvertraglicher Garantien (EMRK, FZA) annehmen, bei der Ehe des Beschwerdeführers handle es sich um eine Scheinehe, und aus diesem Grund seine Aufenthaltsbewilligung widerrufen bzw. die Verlängerung derselben verweigern.
3. Nach dem Gesagten ist die Verwaltungsgerichtsbeschwerde, soweit darauf einzutreten ist, als unbegründet abzuweisen.
Der Beschwerdeführer hat für das bundesgerichtliche Verfahren um unentgeltliche Rechtspflege ersucht. Aufgrund des einlässlich begründeten Entscheids der Vorinstanz konnte nicht ernsthaft mit einer Gutheissung der Beschwerde gerechnet werden. Die gestellten Rechtsbegehren sind als zum Vornherein aussichtslos zu betrachten (Art. 152 OG); das Gesuch ist demzufolge abzuweisen. Entsprechend dem Ausgang sind die Kosten des bundesgerichtlichen Verfahrens dem Beschwerdeführer aufzuerlegen, wobei seiner wirtschaftlichen Situation bei der Festsetzung der Gerichtsgebühr Rechnung zu tragen ist (Art. 156 Abs. 1 in Verbindung mit Art. 153 und 153a OG). Auf die Zusprechung einer Parteientschädigung besteht kein Anspruch (Art. 159 Abs. 2 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Prozessführung wird abgewiesen.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Prozessführung wird abgewiesen.
3. Die Gerichtsgebühr von Fr. 1'000.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
3. Die Gerichtsgebühr von Fr. 1'000.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
4. Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer, dem Justiz-, Polizei- und Sanitätsdepartement Graubünden und dem Verwaltungsgericht des Kantons Graubünden, 3. Kammer, sowie dem Bundesamt für Migration schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 23. März 2007
Im Namen der II. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_002 | Federation | 59 | 11 | 194 | public_law | nan | ['0ee9916c-611f-4467-b022-542170057ea4', '144511bd-82bf-4d31-91e6-eb8f88c52ec9', '45bfc49b-0325-434e-85bc-7b37e75a694e', '2f4a76f6-1218-4064-ae24-1a75455d8c43', '7b9926da-17d6-4c9e-8214-351e2036f08d', '0ee9916c-611f-4467-b022-542170057ea4', 'e49b2c68-6fee-4d81-a8c8-ce35a9f374c7', '0040bdf8-6143-4052-86f8-e3bd230b4da0', '39c73df6-d460-49fc-986c-f7197f5f9240', 'a0fafc51-8aff-4c63-aa03-14c00f83d874', '399d16f8-b80d-48dc-a23e-ca71a6f0f5e8', '09298a1f-f03e-4cfa-82e4-bac34270773c', '4b274c6f-47a6-4173-a15e-be49646a4527', '4bcc1235-53da-42c9-832c-67361058a0e0', 'dc5a104f-6302-4ea8-9d75-2591840465cb', '144511bd-82bf-4d31-91e6-eb8f88c52ec9', '144511bd-82bf-4d31-91e6-eb8f88c52ec9', 'c15d493c-69d2-4bcd-b954-46d87f8cbaef', 'be0d29ef-bb88-4b7f-a6ed-932b4a957e43', 'f900adaa-fe27-48d4-bfa0-6102b6b09aba', '144511bd-82bf-4d31-91e6-eb8f88c52ec9'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
0b515384-e103-4b86-b583-1b6ce8a28d55 | 2,007 | fr | Le Président considère en fait et en droit: | Le Président considère en fait et en droit:
1. Par arrêt du 26 juin 2007, le Tribunal administratif du canton de Vaud a rejeté le recours formé par X._, ressortissant macédonien, né en 1975, contre le refus du Service de la population de prolonger son autorisation de séjour à la suite du décès de son épouse suisse, le 1er septembre 2005.
X._ forme auprès du Tribunal fédéral un recours en matière de droit public et un recours constitutionnel subsidiaire et conclut, avec suite de frais et dépens, à l'annulation de l'arrêt du Tribunal administratif du 26 juin 2007 et à la délivrance d'une autorisation de séjour, subsidiairement au renvoi de la cause à la juridiction cantonale pour nouvel arrêt dans le sens des considérants.
Par ordonnance présidentielle du 31 août 2007, la demande d'effet suspensif contenue dans le recours a été admise.
Par ordonnance présidentielle du 31 août 2007, la demande d'effet suspensif contenue dans le recours a été admise.
2. 2.1 D'après l'art. 83 lettre c ch. 2 LTF, le recours en matière de droit public est irrecevable contre les décisions en matière de droit des étrangers qui concernent une autorisation à laquelle ni le droit fédéral ni le droit international ne donnent droit.
Dans le cas particulier, le recourant ne saurait se prévaloir d'un droit à une autorisation de séjour fondée sur l'art. 7 de la loi fédérale sur le séjour et l'établissement (LSEE; RS 142.20), dès lors que son épouse de nationalité suisse est décédée environ un an et demi après son mariage (<ref-ruling> consid. 2 p. 18 ss). Pour le même motif, le recourant ne peut tirer aucun droit des art. 8 (protection de la vie familiale) et 12 (droit au mariage) CEDH, parce qu'il continue à entretenir des relations avec la fille de son épouse, née en 1993. Enfin, l'ordonnance du 6 octobre 1986 limitant le nombre des étrangers (OLE; RS 823.21) ne lui confère pas davantage de droit à une autorisation de séjour (<ref-ruling> consid. 2.2 p. 284 et les références citées). De telles autorisations, comme celles découlant des directives de l'Office fédéral des migrations, relèvent en effet du libre pouvoir d'appréciation dont dispose l'autorité cantonale en vertu de l'art. 4 LSEE, ce qui exclut la compétence du Tribunal fédéral (<ref-ruling> consid. 3.5 p. 155, jurisprudence développée dans le cadre de l'art. 100 al. 1 lettre b ch. 3 OJ, dont la teneur a été reprise par l'art. 83 lettre c ch. 2 LTF). Dès lors, le présent recours n'est pas recevable comme recours en matière de droit public.
2.2 La qualité pour former un recours constitutionnel subsidiaire est subordonnée à un intérêt juridique à l'annulation ou à la modification de la décision attaquée (<ref-law>). Le recourant ne saurait soulever le grief d'arbitraire (art. 9 Cst.), lorsque, comme en l'espèce, il ne peut pas se prévaloir d'une position juridique protégée (<ref-ruling> ss). Toutefois, le recourant qui n'a pas qualité pour agir au fond peut faire valoir la violation de ses droits de partie, équivalant à un déni de justice formel (<ref-ruling> consid. 6.2 p. 198/199), pour autant qu'il ne s'agisse pas de moyens ne pouvant être séparés du fond (continuation de la « Star Praxis », voir <ref-ruling> consid. 3c p. 312 s.).
En l'espèce, le recourant reproche au Tribunal administratif d'avoir refusé de l'entendre oralement, ainsi que les différents témoins qui devaient prouver ses allégations. Le droit d'être entendu découlant de l'art. 29 al. 2 Cst. ne comprend cependant pas le droit d'être entendu oralement (<ref-ruling> consid. 2.1 p. 428). Quant à la renonciation par le Tribunal administratif à l'audition de témoins, elle relève de l'appréciation anticipée des preuves que le recourant ne saurait remettre en cause dans le cadre du présent recours constitutionnel subsidiaire dès lors qu'elle porte sur des points indissociables de la décision au fond (<ref-ruling> consid. 2a/bb p. 160; cf. <ref-ruling> consid. 7b p. 94).
S'agissant du principe de la proportionnalité, dont la violation est invoquée par le recourant, bien qu'étant de rang constitutionnel, il ne constitue pas un droit constitutionnel ayant une portée propre (<ref-ruling> consid. 3.3 p. 99; <ref-ruling> consid. 5b p. 119).
2.3 Il s'ensuit que le recours est manifestement irrecevable (<ref-law>), tant comme recours en matière de droit public que comme recours constitutionnel subsidiaire. Il doit ainsi être traité selon la procédure simplifiée de l'<ref-law>, sans qu'il soit nécessaire d'ordonner un échange d'écritures.
Au vu de l'issue du recours, il y a lieu de mettre un émolument judiciaire à la charge du recourant (art. 66 al. 1 1ère phrase et <ref-law>). | Par ces motifs, vu l'<ref-law>, le Président prononce:
Par ces motifs, vu l'<ref-law>, le Président prononce:
1. Le recours est irrecevable.
1. Le recours est irrecevable.
2. Un émolument judiciaire de 1'000 fr. est mis à la charge du recourant.
2. Un émolument judiciaire de 1'000 fr. est mis à la charge du recourant.
3. La présent arrêt est communiqué en copie au mandataire du recourant, au Service de la population du canton de Vaud et au Tribunal administratif du canton de Vaud ainsi qu'à l'Office fédéral des migrations.
Lausanne, le 24 octobre 2007
Au nom de la IIe Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le président: La greffière: | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['8b103419-d274-488f-983b-f0d86d663926', '0ee9916c-611f-4467-b022-542170057ea4', '144511bd-82bf-4d31-91e6-eb8f88c52ec9', '0a64bcb5-b2fc-4b86-a298-ac1183e7b448', '0a64bcb5-b2fc-4b86-a298-ac1183e7b448', 'e018b16f-8495-4ada-8aaa-000f11dc4639', '38d0e144-c308-484e-97c5-f4b83c6cc061', '46b6d9a8-5793-4dc0-9adc-d011072c344d', 'ed7bf79d-4607-49b0-9fb9-1f0bb2ba97d7', 'f472ab77-e92a-49ab-b2e0-6193a0b82e4a', '953d016d-1d1f-4bd4-a784-fb6e8a82f011'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
0b51b1c3-8bba-4147-bb2a-1c579f606a99 | 2,000 | fr | A.- a) A diverses reprises, au cours des années 1994 et 1995, S._ a été incapable de travailler en qualité de manoeuvre de chantier en raison de lombalgies chroniques. La caisse maladie-accident PHILOS (la caisse) lui a alloué des indemnités journalières. Par décision du 15 décembre 1995, elle a mis fin au versement de ses prestations à partir du 21 décembre 1995, estimant que son assuré était apte à reprendre le travail à plein temps dès cette date.
Par jugement du 11 juin 1996, le Tribunal des assurances du canton de Vaud a annulé cette décision et renvoyé la cause à la caisse pour instruction complémentaire. Invité à se déterminer, le docteur A._, généraliste, n'a pas constaté d'anomalie orthopédique (rapport du 29 octobre 1996). Quant au docteur R._, psychiatre, il a diagnostiqué un processus de revendication dans le cadre d'une personnalité compensée, tout en précisant qu'il ne s'agissait pas d'un trouble somatoforme douloureux (rapport du 6 janvier 1997).
Par décision du 27 janvier 1997, confirmée le 23 juillet suivant à la suite d'une opposition, la caisse a maintenu son refus d'allouer ses prestations au-delà du 20 décembre 1995.
b) De son côté, l'Office de l'assurance-invalidité pour le canton de Vaud (l'Office AI) a rejeté, par décision du 11 juillet 1997, la demande de prestations dont S._ l'avait saisie le 17 avril 1996, au motif que le degré d'invalidité de l'assuré était inférieur à 40 %.
B.- S._ a recouru contre les décisions des 11 et 23 juillet 1997 devant le Tribunal des assurances du canton de Vaud, en concluant au versement d'indemnités journalières de l'assurance-maladie à compter du 21 décembre 1995, ainsi qu'à l'allocation d'une rente de l'assurance-invalidité.
Le 2 avril 1998, le Juge instructeur de ce Tribunal a prononcé la jonction des deux causes et décidé de faire procéder à une expertise psychiatrique de l'assuré. Saisi par la caisse et l'office AI qui s'opposaient à cette mesure d'instruction, le Tribunal des assurances les a déboutés, par jugement incident - entré en force - du 15 juillet 1998. Désigné comme expert, le docteur V._, psychiatre, a diagnostiqué des troubles de type syndrome douloureux somatoforme persistant, un état dépressif léger, une organisation prépsychotique de la personnalité et un syndrome de la douleur chronique sous forme de lombalgies. Il a nié la présence d'une névrose d'assurance (rapport du 7 juin 1999).
Par jugement du 1er décembre 1999, la juridiction cantonale a rejeté les deux recours.
C.- S._ interjette recours de droit administratif contre ce jugement dont il demande l'annulation, avec suite de dépens, en reprenant ses conclusions formulées en première instance.
Les intimés concluent tous deux implicitement au rejet du recours. L'Office fédéral des assurances sociales ne s'est pas déterminé. | Considérant en droit :
1.- Le litige porte sur le point de savoir si le recourant souffre de troubles psychiques limitant sa capacité de gain dans une mesure suffisante pour fonder son droit aux indemnités journalières de l'assurance-maladie et à une rente de l'assurance-invalidité.
2.- Dans un arrêt qu'elle a rendu le 19 janvier 2000, postérieurement au jugement attaqué, la Cour de céans a décrit les tâches de l'expert médical, lorsque celui-ci doit se prononcer sur le caractère invalidant de troubles somatoformes (VSI 2000 pp. 153-155 consid. 2) :
a) Parmi les atteintes à la santé psychique, qui peuvent, comme les atteintes physiques, provoquer une invalidité au sens de l'<ref-law>, on doit mentionner - à part les maladies mentales proprement dites - les anomalies psychiques qui équivalent à des maladies. On ne considère pas comme des conséquences d'un état psychique maladif, donc pas comme des affections à prendre en charge par l'assurance-invalidité, les diminutions de la capacité de gain que l'assuré pourrait empêcher en faisant preuve de bonne volonté; la mesure de ce qui est exigible doit être déterminée aussi objectivement que possible. Il faut donc établir si et dans quelle mesure un assuré peut, malgré son infirmité mentale, exercer une activité que le marché du travail lui offre, compte tenu de ses aptitudes. Le point déterminant est ici de savoir quelle activité peut raisonnablement être exigée dans son cas. Pour admettre l'existence d'une incapacité de gain causée par une atteinte à la santé mentale, il n'est donc pas décisif que l'assuré exerce une activité lucrative insuffisante; il faut bien plutôt se demander s'il y a lieu d'admettre que la mise à profit de sa capacité de travail ne peut, pratiquement, plus être raisonnablement exigée de lui, ou qu'elle serait même insupportable pour la société (<ref-ruling>; VSI 1996 p. 318 consid. 2a, p. 321 consid. 1a, p. 324 consid. 1a; RCC 1992 p. 182 consid. 2a et les références).
b) En principe, le juge ne s'écarte pas sans motifs impératifs des conclusions d'une expertise médicale judiciaire, la tâche de l'expert étant précisément de mettre ses connaissances spéciales à la disposition de la justice afin de l'éclairer sur les aspects médicaux d'un état de fait donné. Selon la jurisprudence, peut constituer une raison de s'écarter d'une expertise judiciaire le fait que celle-ci contient des contradictions, ou qu'une surexpertise ordonnée par le tribunal en infirme les conclusions de manière convaincante. En outre, lorsque d'autres spécialistes émettent des opinions contraires aptes à mettre sérieusement en doute la pertinence des déductions de l'expert, on ne peut exclure, selon les cas, une interprétation divergente des conclusions de ce dernier par le juge ou, au besoin, une instruction complémentaire sous la forme d'une nouvelle expertise médicale (<ref-ruling> consid. 1b, 112 V 32 sv. et les références). L'élément déterminant pour la valeur probante n'est en principe ni l'origine du moyen de preuve ni sa désignation, sous la forme d'un rapport ou d'une expertise, mais bel et bien son contenu (<ref-ruling> consid. 1c; Omlin, Die Invaliditätsbemessung in der obligatorischen Unfallversicherung p. 297 sv.; Morger, Unfallmedizinische Begutachtung in der SUVA, in RSAS 32/1988 p. 332 sv.).
c) En ce qui concerne, par ailleurs, la valeur probante d'un rapport médical, ce qui est déterminant c'est que les points litigieux importants aient fait l'objet d'une étude fouillée, que le rapport se fonde sur des examens complets, qu'il prenne également en considération les plaintes exprimées, qu'il ait été établi en pleine connaissance du dossier (anamnèse), que la description du contexte médical soit claire et enfin que les conclusions de l'expert soient bien motivées (<ref-ruling> consid. 1c et les références).
A ce titre, Meine souligne que l'expertise doit être fondée sur une documentation complète et des diagnostics précis, être concluante grâce à une discussion convaincante de la causalité, et apporter des réponses exhaustives et sans équivoque aux questions posées (Meine, L'expertise médicale en Suisse : satisfait-elle aux exigences de qualité actuelles ? in RSA 1999 p. 37 ss). Dans le même sens, Bühler expose qu'une expertise doit être complète quant aux faits retenus, à ses conclusions et aux réponses aux questions posées. Elle doit être compréhensible, concluante et ne pas trancher des points de droit (Bühler, Erwartungen des Richters an den Sachverständigen, in PJA 1999 p. 567 ss).
Se fondant sur la doctrine médicale récente, Mosimann a décrit en détail la tâche de l'expert médical, lorsque celui-ci doit se prononcer sur le caractère invalidant de troubles somatoformes. Selon cet auteur, sur le plan psychiatrique, l'expert doit poser un diagnostic dans le cadre d'une classification reconnue et se prononcer sur le degré de gravité de l'affection. Il doit évaluer le caractère exigible de la reprise par l'assuré d'une activité lucrative.
Ce pronostic tiendra compte de divers critères, tels une structure de la personnalité présentant des traits prémorbides, une comorbidité psychiatrique, des affections corporelles chroniques, une perte d'intégration sociale, un éventuel profit tiré de la maladie, le caractère chronique de celle-ci sans rémission durable, une durée de plusieurs années de la maladie avec des symptôme stables ou en évolution, l'échec de traitements conformes aux règles de l'art.
Le cumul des critères précités fonde un pronostic défavorable.
Enfin, l'expert doit s'exprimer sur le cadre psycho-social de la personne examinée. Au demeurant, la recommandation de refus d'une rente doit également reposer sur différents critères. Au nombre de ceux-ci figurent la divergence entre les douleurs décrites et le comportement observé, l'allégation d'intenses douleurs dont les caractéristiques demeurent vagues, l'absence de demande de soins, les grandes divergences entre les informations fournies par le patient et celles ressortant de l'anamnèse, le fait que des plaintes très démonstratives laissent insensible l'expert, ainsi que l'allégation de lourds handicaps malgré un environnement psycho-social intact (Mosimann, Somatoforme Störungen : Gerichte und (psychiatrische) Gutachten, RSAS 1999, p. 1 ss et 105 ss).
3.- a) En l'espèce, dans son jugement incident du 15 juillet 1998, le Tribunal des assurances du canton de Vaud a constaté que le recourant n'avait pas compris les questions que le docteur R._ lui avait posées, en raison de sa mauvaise connaissance de la langue française, l'expert n'ayant d'ailleurs pas cherché à élucider les apparentes contradictions de ses déclarations. En outre, le Tribunal a admis que les conclusions de ce médecin ne reposaient pas sur une analyse suffisamment motivée. Dès lors, la juridiction de recours a considéré que le rapport du docteur R._ du 6 janvier 1997 ne satisfaisait pas aux exigences que la jurisprudence a posées en matière de valeur probante des rapports médicaux (cf. <ref-ruling> consid. 3a et les références), de telle sorte que le Juge instructeur avait ordonné à bon droit la mise en oeuvre d'une expertise psychiatrique judiciaire.
Le jugement incident du 15 juillet 1998 est entré en force, si bien que le Tribunal des assurances était lié par les considérants de son jugement. Il paraît dès lors singulier qu'il se soit néanmoins fondé sur le rapport du docteur R._ pour fonder sa décision (consid. 4, in fine, p. 10 du jugement attaqué).
b) Quant à la manière dont l'expert V._ interprète le symptôme de la douleur, en tant que phénomène modifiant le psychisme d'une personne, les premiers juges ont considéré qu'elle ne constitue qu'une hypothèse, certes fort intéressante mais qui ne dépasse pas le degré de la possibilité, insuffisant pour admettre qu'il existe dans le cas du recourant une incapacité de travail et de gain justifiant l'octroi de prestations de ces deux assurances sociales (consid. 4, in fine, p. 10 du jugement attaqué).
Ce raisonnement est insoutenable. L'expertise du docteur V._ répond pleinement aux exigences de la jurisprudence précitée (consid. 2 ci-dessus). En conséquence, sur la base des conclusions de l'expert, le recourant a droit aux prestations des intimés en fonction d'une incapacité de travail et de gain de 70 %. Le dossier de la cause leur sera donc renvoyé afin qu'ils statuent l'un et l'autre sur les prestations d'assurance dues au recourant. | Par ces motifs, le Tribunal fédéral des assurances
prononce :
I. Le recours est admis en ce sens que le jugement du
Tribunal des assurances du canton de Vaud du 1er décembre
1999 et les décisions litigieuses des 23 juillet
1997 (PHILOS) et 11 juillet 1997 (OAI) sont
annulés.
II. La cause est renvoyée à la caisse-maladie PHILOS et à l'Office de l'assurance-invalidité pour le canton de Vaud pour qu'ils fixent les prestations auxquelles le
recourant a droit, conformément aux motifs.
III. Il n'est pas perçu de frais de justice.
IV. Les intimés verseront au recourant la somme de 2500 fr. à titre de dépens pour l'instance fédérale, par moitié chacun, solidairement entre eux.
V. Le Tribunal des assurances du canton de Vaud statuera
sur les dépens pour la procédure de première instance,
au regard de l'issue du procès de dernière instance.
VI. Le présent arrêt sera communiqué aux parties, au Tribunal des assurances du canton de Vaud et à l'Office fédéral des assurances sociales.
Lucerne, le 3 octobre 2000
Au nom du
Tribunal fédéral des assurances
Le Président de la IIIe Chambre :
p. le Greffier : | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['4fa5acb4-2fff-4edc-a977-644f8652d4a4'] | ['dfe4a079-8090-463c-84d3-b72b354fdc7b', '18eb66aa-f83a-4e6a-8422-39b4549f7f1a', '9f26d259-d6e6-4bfa-99b5-f8fded5667bc'] |
0b51d0d1-c0f7-4c4a-bfdd-a5c8e57c80fa | 2,011 | de | Sachverhalt:
A. Mit Verfügungen vom 16. März 2009 verneinte die IV-Stelle des Kantons Thurgau u.a. gestützt auf das Gutachten der Medizinischen Abklärungsstelle (MEDAS) vom 19. Februar 2009 den Anspruch der 1968 geboren T._ auf Eingliederungsmassnahmen beruflicher Art (Berufsberatung/Umschulung) und eine Rente.
Am 21. September 2010 meldete sich T._ erneut bei der Invalidenversicherung zum Leistungsbezug an. In der Folge reichte sie ein Schreiben des behandelnden Arztes Dr. med. K._, Psychiatrie und Psychotherapie FMH, Chefarzt Klinik X._, vom 1. November 2010 ein. Nach Stellungnahme des Dr. med. R._, Facharzt für Psychiatrie und Psychotherapie, vom regionalen ärztlichen Dienst (RAD) vom 17. Dezember 2010 trat die IV-Stelle mit Verfügung vom 20. Dezember 2010 mangels glaubhaft gemachter wesentlicher Änderung der tatsächlichen Verhältnisse seit der letzten Verfügung auf die Neuanmeldung nicht ein.
B. Die Beschwerde der T._ wies das Verwaltungsgericht des Kantons Thurgau als Versicherungsgericht mit Entscheid vom 23. März 2011 ab.
C. T._ lässt Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten führen mit dem Rechtsbegehren, der Entscheid vom 23. März 2011 sei aufzuheben und die IV-Stelle anzuweisen, auf ihr Leistungsbegehren einzutreten.
Das kantonale Gericht und die IV-Stelle beantragen die Abweisung der Beschwerde. Das Bundesamt für Sozialversicherungen hat auf eine Vernehmlassung verzichtet. | Erwägungen:
1. Prozessthema bildet, ob die IV-Stelle nach Verneinung des Anspruchs auf Eingliederungsmassnahmen beruflicher Art und eine Rente gemäss Verfügungen vom 16. März 2009 zu Recht nicht auf die Neuanmeldung vom 21. September 2010 eingetreten ist (Art. 87 Abs. 3 und 4 IVV; Urteil 9C_436/2007 vom 6. Dezember 2007 E. 2 mit Hinweisen).
2. 2.1 Wurde eine Rente wegen eines zu geringen Invaliditätsgrades verweigert, wird eine neue Anmeldung nur geprüft, wenn die gesuchstellende Person glaubhaft macht, dass sich der Grad der Invalidität in einer für den Anspruch erheblichen Weise geändert hat (Art. 87 Abs. 3 und 4 IVV). Ob eine im Sinne dieser Bestimmungen erhebliche Tatsachenänderung eingetreten ist, beurteilt sich durch Vergleich der Verhältnisse im Zeitpunkt der Neuanmeldung mit denjenigen bei Erlass der letzten, auf einer materiellen Prüfung des Rentenanspruchs mit rechtskonformer Sachverhaltsabklärung, Beweiswürdigung und Ermittlung des Invaliditätsgrades beruhenden Verfügung (<ref-ruling> E. 3.2.3 S. 75 ff.; vgl. auch <ref-ruling>).
2.1.1 Unter Glaubhaftmachen im Sinne von <ref-law> ist nicht der Beweis nach dem im Sozialversicherungsrecht allgemein massgebenden Grad der überwiegenden Wahrscheinlichkeit zu verstehen. Die Beweisanforderungen sind vielmehr herabgesetzt, indem nicht im Sinne eines vollen Beweises die Überzeugung der Verwaltung begründet zu werden braucht, dass seit der letzten, rechtskräftigen Entscheidung tatsächlich eine relevante Änderung eingetreten ist. Es genügt, dass für den geltend gemachten rechtserheblichen Sachumstand wenigstens gewisse Anhaltspunkte bestehen, auch wenn durchaus noch mit der Möglichkeit zu rechnen ist, bei eingehender Abklärung werde sich die behauptete Sachverhaltsänderung nicht erstellen lassen. Bei der Prüfung der Frage, ob die Vorbringen der versicherten Person glaubhaft sind, berücksichtigt die Verwaltung u.a., ob seit der rechtskräftigen Erledigung des letzten Leistungsgesuchs lediglich kurze oder schon längere Zeit vergangen ist; je nachdem sind an die Glaubhaftmachung einer Änderung des rechtserheblichen Sachverhalts höhere oder weniger hohe Anforderungen zu stellen (SVR 2003 IV Nr. 25 S. 76, I 238/02 E. 2.2; Urteil des Eidg. Versicherungsgerichts I 724/99 vom 5. Oktober 2001 E. 1c/aa, nicht publ. in: <ref-ruling>, aber in: SVR 2002 IV Nr. 10 S. 25; Urteil 9C_688/2007 vom 22. Januar 2008 E. 2.2).
2.1.2 Mit der Neuanmeldung ist die massgebliche Tatsachenänderung glaubhaft zu machen. Der Untersuchungsgrundsatz, wonach die IV-Stelle von Amtes wegen für die richtige und vollständige Abklärung des rechtserheblichen Sachverhalts zu sorgen hat (<ref-law>), spielt insoweit nicht. Die versicherte Person trifft somit in Bezug auf das Vorliegen einer glaubhaften Änderung der tatsächlichen Verhältnisse seit der letzten rechtskräftigen Leistungsverweigerung eine Beweisführungslast (Urteil des Eidg. Versicherungsgerichts I 281/06 vom 24. Juli 2006 E. 3.1). Legt sie ihrem Gesuch keine Beweismittel bei, hat ihr die IV-Stelle eine angemessene Frist anzusetzen, um solche einzureichen, verbunden mit dem Hinweis, dass ansonsten auf das erneute Leistungsbegehren nicht eingetreten werden könne. Bei Nichteintreten legt die Beschwerdeinstanz ihrer Überprüfung den Sachverhalt zu Grunde, wie er sich der Verwaltung bot (<ref-ruling> E. 5.2.5 S. 68).
2.2 Bei der Glaubhaftmachung (einer Tatsachenänderung im massgeblichen Vergleichszeitraum) als Beweismass geht es um eine frei überprüfbare Rechtsfrage (Urteil 9C_878/2007 vom 4. Juli 2008 E. 2.2). Ob der erforderliche Beweisgrad erreicht ist, stellt dagegen eine Tatfrage dar (vgl. <ref-ruling> E. 3b S. 222). Diesbezügliche Feststellungen des kantonalen Versicherungsgerichts sind somit für das Bundesgericht verbindlich, soweit sie nicht offensichtlich unrichtig sind oder auf einer Rechtsverletzung im Sinne von <ref-law> beruhen (Art. 105 Abs. 1 und 2 BGG; Urteil 9C_688/2007 vom 22. Januar 2008 E. 2.3).
3. Die Vorinstanz ist in Würdigung der Akten (MEDAS-Gutachten vom 19. Februar 2009, Berichte des behandelnden Psychiaters Dr. med. K._ vom 1. November 2010 und 27. August 2008, Stellungnahme des RAD-Psychiaters vom 17. Dezember 2010) zum Ergebnis gelangt, eine relevante Verschlechterung des Gesundheitszustandes mit Einfluss auf die Arbeitsfähigkeit sei nicht mit dem Beweisgrad der überwiegenden Wahrscheinlichkeit glaubhaft gemacht worden. Die IV-Stelle sei daher zu Recht nicht auf die eineinhalb Jahre nach der "Leistungsabweisung" eingereichte Neuanmeldung eingetreten.
4. 4.1 Die Beschwerdeführerin rügt, die Vorinstanz setze ein zu hohes Beweismass an, indem sie von ihr den Nachweis einer Verschlechterung des Gesundheitszustandes mit dem Beweisgrad der überwiegenden Wahrscheinlichkeit verlange.
4.1.1 Nach Auffassung der Vorinstanz können an die Glaubhaftmachung einer relevanten Verschlechterung des psychischen Gesundheitszustandes höhere Anforderungen gestellt werden. Zum einen sei bereits der invalidisierende Charakter der Diagnosen (leichte bis gelegentlich mittelgradige mit Schmerzen verbundene depressive Episode mit somatischen Symptomen, Verdacht auf eine beginnende somatoforme Schmerzstörung und Schmerzsyndrom gemäss dem MEDAS-Gutachten vom 16. Februar 2009, rezidivierende depressive Störung, gegenwärtig mittelgradige Episode mit somatischen Symptomen gemäss dem Bericht des behandelnden Arztes vom 1. November 2010) fraglich. Zum anderen sei die Neuanmeldung bereits eineinhalb Jahre nach Ablehnung des Leistungsbegehrens erfolgt. Diese Ausführungen sind als solche nicht bundesrechtswidrig.
Was die streitige Neuanmeldung anbelangt, ist die vorinstanzliche Feststellung, eine Verschlechterung des Gesundheitszustandes mit Einfluss auf die Arbeitsfähigkeit sei "nicht mit dem Beweisgrad der überwiegenden Wahrscheinlichkeit glaubhaft gemacht" worden, insofern missverständlich, als die Glaubhaftmachung entweder gegeben oder nicht gegeben ist; mit überwiegender Wahrscheinlichkeit hat sie nichts zu tun. Weiter könnte der Umstand, dass die Vorinstanz eine Verschlechterung des Gesundheitszustandes aufgrund des Berichts des behandelnden Psychiaters vom 1. November 2010 nicht als "ausgewiesen" bezeichnet hat, als Indiz für ein diesbezüglich zu hoch angesetztes Beweismass gewertet werden, wie in der Beschwerde vorgebracht wird. Ob aus den erwähnten Formulierungen zu schliessen ist, die Vorinstanz habe an die Glaubhaftmachung einer gesundheitlichen Verschlechterung überhöhte Anforderungen gestellt, ist fraglich. Dieser Punkt kann indessen offenbleiben.
4.1.2 Die Vorinstanz hat eine gesundheitliche Verschlechterung seit den Verfügungen vom 16. März 2009 auch deshalb verneint, weil Dr. med. K._ bereits in seinem Bericht vom 27. August 2008 eine mittelgradige depressive Episode diagnostiziert und eine dadurch bedingte Arbeitsunfähigkeit von 50 % angegeben habe. Die vom behandelnden Psychiater erwähnte Akzentuierung der depressiven Symptomatik änderte somit weder an der Diagnose noch an den Auswirkungen der Störung auf die Arbeitsfähigkeit etwas. Dieser Feststellung kommt umso mehr Gewicht zu, als gemäss MEDAS-Gutachten vom 19. Februar 2009 das klinisch-psychiatrische Bild weitgehend der Beschreibung des psychischen Zustandes durch den behandelnden Arzt entsprach. Der einzige Unterschied besteht in der Einschätzung der daraus resultierenden Arbeitsunfähigkeit von 30-35 % resp. 50 %, wobei es sich lediglich um eine unterschiedliche Beurteilung des gleichen Sachverhalts handelt. Unter diesen Umständen ist eine (voraussichtlich dauerhafte) invaliditätsrechtlich erhebliche Verschlechterung des psychischen Gesundheitszustandes nicht glaubhaft gemacht.
4.1.2 Die Vorinstanz hat eine gesundheitliche Verschlechterung seit den Verfügungen vom 16. März 2009 auch deshalb verneint, weil Dr. med. K._ bereits in seinem Bericht vom 27. August 2008 eine mittelgradige depressive Episode diagnostiziert und eine dadurch bedingte Arbeitsunfähigkeit von 50 % angegeben habe. Die vom behandelnden Psychiater erwähnte Akzentuierung der depressiven Symptomatik änderte somit weder an der Diagnose noch an den Auswirkungen der Störung auf die Arbeitsfähigkeit etwas. Dieser Feststellung kommt umso mehr Gewicht zu, als gemäss MEDAS-Gutachten vom 19. Februar 2009 das klinisch-psychiatrische Bild weitgehend der Beschreibung des psychischen Zustandes durch den behandelnden Arzt entsprach. Der einzige Unterschied besteht in der Einschätzung der daraus resultierenden Arbeitsunfähigkeit von 30-35 % resp. 50 %, wobei es sich lediglich um eine unterschiedliche Beurteilung des gleichen Sachverhalts handelt. Unter diesen Umständen ist eine (voraussichtlich dauerhafte) invaliditätsrechtlich erhebliche Verschlechterung des psychischen Gesundheitszustandes nicht glaubhaft gemacht.
4.2 4.2.1 Weiter rügt die Beschwerdeführerin sinngemäss eine Verletzung des Untersuchungsgrundsatzes (<ref-law>). Die IV-Stelle habe weder das erneute Leistungsbegehren geprüft noch die notwendigen Abklärungen vorgenommen und schon gar nicht die erforderlichen Auskünfte eingeholt. Bei Zweifeln an der geltend gemachten Verschlechterung des Gesundheitszustandes hätte die Verwaltung beim behandelnden Arzt rückfragen oder eine weitere Abklärung veranlassen müssen.
Bei dieser Argumentation wird verkannt, dass im Neuanmeldungsverfahren der Untersuchungsgrundsatz nur beschränkt gilt (E. 2.1.2). In diesem Zusammenhang bestreitet die Beschwerdeführerin zu Recht nicht, dass die IV-Stelle korrekt vorgegangen war und sie darauf hingewiesen hatte, dass es grundsätzlich ihr oblag, die behauptete gesundheitliche Verschlechterung glaubhaft zu machen und entsprechende medizinische Unterlagen beizubringen. Aufgrund des in der Folge eingereichten Schreibens des behandelnden Psychiaters vom 1. November 2010 hat der Psychiater des RAD am 17. Dezember 2010 zur Frage einer (glaubhaften) Verschlechterung des Gesundheitszustandes seit den Verfügungen vom 16. März 2009 resp. dem MEDAS-Gutachten vom 19. Februar 2009 Stellung genommen. Insoweit kann der IV-Stelle keine Rechtsverletzung vorgeworfen werden.
4.2.2 Nicht stichhaltig ist schliesslich der Einwand, auf die Beurteilung des RAD-Psychiaters vom 17. Dezember 2010 könne u.a. wegen Befangenheit nicht abgestellt werden. Die Vorinstanz hat im Wesentlichen aus folgenden Gründen eine objektive Verschlechterung des Gesundheitszustandes nicht als "ausgewiesen" bzw "mit dem Beweisgrad der überwiegenden Wahrscheinlichkeit glaubhaft gemacht" erachtet: Das Beschwerdebild gemäss dem MEDAS-Gutachten vom 19. Februar 2009 sei an sich noch nicht invalidisierend; gemäss dem Bericht des behandelnden Psychiaters vom 1. November 2010 stünden klar familiäre und psychosoziale Belastungsfaktoren im Vordergrund und habe sich der Anfang 2010 verschlechterte Gesundheitszustand offensichtlich wieder stabilisiert; der behandelnde Facharzt sei bereits in seinem Bericht vom 27. August 2008 von einer mittelgradigen depressiven Episode (und einer Arbeitsunfähigkeit von 50 %) ausgegangen. Die vorinstanzliche Begründung, weshalb eine Verschlechterung des psychischen Gesundheitszustandes nicht glaubhaft gemacht sei, beruht somit insoweit nicht auf der Beurteilung des RAD-Psychiaters vom 17. Dezember 2010. Davon abgesehen ist nicht ersichtlich, warum der RAD-Arzt befangen sein sollte.
Der vorinstanzliche Entscheid verletzt kein Bundesrecht.
5. Bei diesem Ausgang des Verfahrens hat die Beschwerdeführerin die Gerichtskosten zu tragen (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 500.- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Verwaltungsgericht des Kantons Thurgau und dem Bundesamt für Sozialversicherungen schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 8. Juli 2011
Im Namen der II. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber:
Meyer Fessler | CH_BGer_009 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['d5ba51a0-c589-4875-9b40-22b0eaae28ac', '0cfc45d1-528c-48f4-92f1-361a66b985dd', '42b07545-5a84-4607-9cb0-f8b2f43af705', 'c792cf94-ddb2-4ef1-bd92-f228542c5d6d', 'af54c198-de27-4374-8cc4-0337cc18cf1a'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'fc8edf4f-12ae-4845-936a-f3a15d9c38ba', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '04bf6369-99cb-41fa-8aff-413679bc8c18', 'acdde36c-bac5-42bb-a53b-e4ff90fbfaab', 'a52eeb9a-ff9f-4ef7-a13a-735d5e1dc1f0', '70d82e7f-fc70-45d6-b607-cd4654badc02', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'ea2f453b-fc14-40f4-81ea-83272acf5c89'] |
0b530739-c100-45ce-9e9b-c81e4086adf1 | 2,009 | de | Nach Einsicht
in die Beschwerde des C._ vom 23. April 2009 (Poststempel) gegen den Entscheid des Sozialversicherungsgerichts des Kantons Zürich vom 27. Februar 2009 und das Gesuch um unentgeltliche Prozessführung, | in Erwägung,
dass ein Rechtsmittel gemäss <ref-law> unter anderem die Begehren und deren Begründung mit Angabe der Beweismittel zu enthalten hat, wobei im Rahmen der Begründung in gedrängter Form darzulegen ist, inwiefern der angefochtene Entscheid Recht verletzt (<ref-law>); die Vorbringen müssen sachbezogen sein, damit aus der Beschwerdeschrift ersichtlich ist, in welchen Punkten und weshalb der angefochtene Entscheid beanstandet wird (<ref-ruling> E. 2.1 S. 245 f.; <ref-ruling> E. 1.3 S. 452; <ref-ruling> E. 1 S. 337 f. mit Hinweisen),
dass die Eingabe des Versicherten diesen Mindestanforderungen offensichtlich nicht genügt, da sie keinen rechtsgenüglichen Antrag enthält und sich der Beschwerdeführer nicht in hinreichend substanziierter Weise mit den entscheidenden Erwägungen der Vorinstanz auseinandersetzt, indem den Ausführungen nicht entnommen werden kann, inwiefern die Sachverhaltsfeststellungen im Sinne von <ref-law> - soweit überhaupt beanstandet - qualifiziert unrichtig und die darauf beruhenden Erwägungen rechtsfehlerhaft sein sollten,
dass mithin kein gültiges Rechtsmittel vorliegt,
dass somit auf die - offensichtlich unzulässige - Beschwerde in Anwendung von <ref-law> nicht einzutreten ist,
dass es sich bei den gegebenen Verhältnissen rechtfertigt, von der Erhebung von Gerichtskosten für das bundesgerichtliche Verfahren ausnahmsweise abzusehen (<ref-law>), weshalb sich das Gesuch um Gewährung der unentgeltlichen Prozessführung als gegenstandslos erweist,
dass in den Fällen des <ref-law> das vereinfachte Verfahren zum Zuge kommt und der Abteilungspräsident zuständig ist, | erkennt der Präsident:
1. Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich und dem Bundesamt für Sozialversicherungen schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 9. Juni 2009
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber:
Ursprung Batz | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '094d632f-d190-4bb5-9c50-3faa154e76c1', '4eec1ed4-19f8-489c-b178-66bb0b4fbf3a'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
0b53c950-64f8-4f81-8577-3645a0e1642f | 2,001 | fr | A.- Dans le cadre de la liquidation de la succession répudiée de feu Y._, le canton du Jura, créancier colloqué pour un montant de 45'875 fr. 80, a requis et obtenu la cession selon l'<ref-law> du droit de la masse d'intenter une action révocatoire contre dame X._, fille du défunt, à laquelle celui-ci avait vendu ses terres de Damphreux à un prix notablement inférieur à la valeur de la prestation.
Dans une convention signée en cours d'instance, le 12 janvier 1998, la défenderesse a reconnu devoir la somme de 44'656 fr. 15. Cette convention a toutefois été dénoncée le 2 février suivant; mais, par déclaration du 30 mars 1998, la défenderesse et son mari ont acquiescé aux conclusions de l'action révocatoire et autorisé expressément l'Office des poursuites et faillites de Porrentruy à procéder à la réalisation des immeubles faisant l'objet de l'action et à désintéresser le canton demandeur de toutes ses prétentions, intérêts et frais compris.
Le 6 décembre 2000, la défenderesse et son mari ont obtenu un sursis concordataire.
B.- Par décision du 6 mars 2001, l'office des faillites a considéré que l'action révocatoire susmentionnée ne pouvait être remise en cause et que, dès lors, les immeubles cédés à la défenderesse par feu son père avaient réintégré la masse en faillite de ce dernier et seraient réalisés dans ce cadre; selon l'office, lesdits immeubles ne faisaient donc pas partie de la masse concordataire de la défenderesse.
La défenderesse a porté plainte contre cette décision en concluant à son annulation et à ce que les immeubles en cause rentrent dans la masse concordataire la concernant.
Elle faisait valoir que la déclaration du 30 mars 1998 était nulle faute d'avoir été passée en la forme authentique.
Par arrêt du 17 avril 2001, notifié le 19 du même mois à la plaignante, la Cour des poursuites et faillites du Tribunal cantonal jurassien a confirmé la décision de l'office en rejetant la plainte.
C.- La plaignante a recouru le (lundi) 30 avril 2001 à la Chambre des poursuites et des faillites du Tribunal fédéral en reprenant ses conclusions formulées en instance cantonale. Elle ne se fonde plus sur la forme prétendument viciée de la déclaration incriminée, mais essentiellement sur le fait qu'en vertu de celle-ci elle n'a acquiescé aux conclusions de l'action révocatoire qu'à concurrence du montant dû au seul demandeur, cessionnaire des droits de la masse, à l'exclusion de tout autre créancier de feu son père.
Des réponses n'ont pas été requises. | Considérant en droit :
1.- La recourante invoque des moyens qu'elle n'a pas fait valoir dans sa plainte. L'art. 79 al. 1 OJ interdit de faire valoir de nouveaux moyens en tant seulement que ceux-ci se fondent sur des faits nouveaux. En l'espèce, la recourante ne soulève pas de tels moyens; elle prétend simplement à une nouvelle appréciation juridique des mêmes faits, ce qui est admissible dès lors que l'application correcte du droit est vérifiée d'office (<ref-ruling> consid. 2a et les références; Sandoz-Monod, Commentaire de la loi fédérale d'organisation judiciaire, vol. II, Berne 1990, p. 752/753 n. 1.2.2; Gilliéron, Commentaire de la loi fédérale sur la poursuite pour dettes et la faillite, n. 34 ad art. 19).
2.- Le point de vue de la recourante selon lequel les immeubles litigieux ne peuvent réintégrer la masse en faillite et être réalisés dans ce cadre ne saurait être suivi.
Il pourrait l'être si l'on se trouvait hors faillite:
dans un tel cas, en effet, le défendeur à l'action révocatoire doit restituer seulement ce qui est nécessaire pour désintéresser le créancier demandeur, les effets du jugement étant limités aux parties en cause, de sorte que les autres créanciers qui n'ont pas pris part au procès n'en profitent pas. En l'espèce, cependant, la révocation est intervenue dans le cadre d'une faillite (<ref-law>). L'obligation de restituer est ici plus étendue: le défendeur doit restituer tous les biens et droits dont il a bénéficié au détriment du patrimoine du failli. L'action révocatoire a donc pour effet de faire rentrer dans la masse tout ce qui a été soustrait par l'acte révoqué, à concurrence tout au moins du montant nécessaire au paiement intégral de la totalité des créances produites dans la faillite (cf. Gilliéron, Poursuite pour dettes, faillite et concordat, 1993, p. 413; Pauline Erard-Gillioz, La révocation, FJS 742, p. 18; Thomas Bauer, in: Kommentar zum Bundesgesetz über Schuldbetreibung und Konkurs, n. 24 s. ad art. 291).
Il suit de là que la décision de l'office constatant la réintégration des immeubles litigieux dans la masse en faillite et prévoyant leur réalisation dans ce cadre est parfaitement conforme au droit fédéral. L'autorité cantonale de surveillance a donc eu raison de la confirmer.
3.- Conformément à l'<ref-law> et au ch. 3 des conditions de l'acte de cession versé au dossier, le produit de la réalisation, après paiement des frais, devra servir à couvrir la créance du cessionnaire et l'excédent éventuel reviendra à la masse. Il appartiendra alors à l'administration de la faillite de liquider celle-ci en conformité des règles applicables en la matière (<ref-law>).
Le grief de violation de l'<ref-law> soulevé dans ce contexte par la recourante est dénué de consistance dans la mesure où il n'est pas établi que des revendications aient été exercées dans le cadre de l'appel aux créanciers (<ref-law>), condition pour que la disposition invoquée s'applique (Gilliéron, Poursuite pour dettes, p. 332).
Pour le surplus, des revendications tardives peuvent être admises jusqu'à la clôture de la faillite, à condition d'être déclarées à l'office avant la répartition du produit de la réalisation (<ref-law> et 45 OAOF; Amonn/Gasser, Grundriss des Schuldbetreibungs- und Konkursrechts, 6e éd., Berne 1997, § 44 n. 30 et § 45 n. 34; Dieter Hierholzer, in: Kommentar zum Bundesgesetz über Schuldbetreibung und Konkurs, n. 9 ad art. 251 et l'arrêt cité). | Par ces motifs,
la Chambre des poursuites et des faillites:
1. Rejette le recours.
2. Communique le présent arrêt en copie au mandataire de la recourante, à l'Office des poursuites et faillites de Porrentruy et à la Cour des poursuites et faillites du Tribunal cantonal du canton du Jura.
_
Lausanne, le 11 mai 2001 FYC/frs
Au nom de la
Chambre des poursuites et des faillites
du TRIBUNAL FEDERAL SUISSE:
La Présidente,
Le Greffier, | CH_BGer_010 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['7caa5fe6-8dd6-4ce8-a929-759d68677d62'] | ['10452f23-3076-44e5-8e28-37a17ef071fd', '89de22cd-49c1-4db7-91b9-670239a1eb70', '22939942-3c68-4663-baa5-c5e6676d24ab'] |
0b5434cc-5a4b-4cad-9c04-b595c0b7e513 | 2,015 | fr | Faits :
A.
X._, né en 1965, est avocat indépendant. Ses lieux d'activité professionnelle se situent à Lausanne et à Sion. Célibataire, il est le père d'une fille, née en 2005, qui vit et réside à Lutry avec sa mère, dans l'immeuble dont cette dernière et lui-même sont copropriétaires pour moitié depuis le 18 avril 2007. Il loge également dans cette maison, estimée fiscalement à fr. 1'120'000.-. Au mois de juin 2010, il a acquis, en pleine propriété, un bien immobilier à Haute-Nendaz
Le 23 juillet et le 14 septembre 2012, l'Administration cantonale des impôts du canton de Vaud l'a invité à remplir le questionnaire relatif à la détermination du domicile fiscal, ce qu'il n'a pas fait estimant que cela était prématuré. Il n'a pas non plus donné de suite aux demandes de contact ultérieures
Par décision du 9 décembre 2013, l'Administration cantonale des impôts du canton de Vaud a fixé le domicile fiscal principal de X._ à Lutry au 1er janvier 2012 et au 1er janvier 2013, les conditions d'un assujettissement dans le canton de Vaud étant remplies au 31 décembre 2012, et pour autant que la situation de fait ne se modifie pas jusqu'au 31 décembre 2013. L'intéressé restait assujetti de manière limitée en Valais sur la partie de son revenu provenant de son activité indépendante dans ce canton.
X._ a recouru contre cette décision le 3 février 2014 devant le Tribunal cantonal du canton de Vaud, en concluant à titre principal à ce que la décision attaquée soit annulée et à ce que son domicile fiscal soit fixé à Haute-Nendaz. Le 7 mai 2014, le Service cantonal des contributions du canton du Valais a conclu à l'admission du recours.
B.
Par arrêt du 12 janvier 2015, le Tribunal cantonal du canton de Vaud a rejeté le recours et confirmé la décision de l'Administration cantonale des impôts du canton de Vaud du 9 décembre 2013. L'intéressé exerçait son activité à Lausanne et à Sion partageant son temps à part égale entre les deux et était imposé en Valais pour l'activité déployée dans cette dernière ville. Ni l'agenda, comportant à plusieurs reprises la mention "nuit", "chalet" ou "étude Sion", ni diverses factures établies par des commerces valaisans n'attestaient en effet que le recourant avait effectivement passé la moitié de l'année 2012 en Valais. Il était en revanche le père et vivait avec sa fille, encore mineure, et la mère de celle-ci dans l'immeuble dont il est copropriétaire avec la mère de l'enfant à Lutry. Sa fille était en outre scolarisée à proximité de son domicile vaudois et non de son logement valaisan. Le fait d'être propriétaire d'un bien immobilier à Haute Nendaz, d'avoir ses véhicules immatriculés, ses relations bancaires, son médecin, son dentiste et tous ses contacts sociaux en Valais ne suffisait pas à conclure que l'intéressé s'était créé en nouveau domicile en Valais. Il conservait des liens plus étroits avec le canton de Vaud, où vivent sa compagne et sa fille qu'il rejoint régulièrement et où il exploite également une étude d'avocat.
C.
Agissant par la voie du recours en matière de droit public, X._ demande au Tribunal fédéral, sous suite de frais et dépens, de réformer l'arrêt rendu le 12 janvier 2015 par le Tribunal cantonal du canton de Vaud en ce sens que son domicile fiscal est fixé à Haute-Nendaz. Invoquant l'<ref-law>, il se plaint d'arbitraire dans l'établissement des faits et de violation de l'art. 3 al. 2 de la loi du 14 décembre 1990 sur l'harmonisation des impôts directs de cantons et des communes (LHID; RS 642.14).
Le Tribunal cantonal et l'Administration cantonale des impôts du canton de Vaud concluent au rejet du recours. Le Service cantonal des contributions du canton du Valais conclut à l'admission du recours. L'Administration fédérale des contributions renonce à déposer des observations. | Considérant en droit :
1.
1.1. Déposé en temps utile (<ref-law>) et dans les formes prescrites par la loi (art. 42 et 106 al. 2 LTF) contre une décision finale (<ref-law>) rendue dans une cause de droit public par un tribunal supérieur de dernière instance cantonale (art. 86 al. 1 let. d et al. 2 LTF), sans qu'une des exceptions prévues à l'<ref-law> ne soit réalisée, le présent recours, interjeté par le contribuable qui a pris part à la procédure devant l'autorité précédente, est particulièrement atteint par la décision attaquée et a un intérêt digne de protection à son annulation ou à sa modification, est en principe recevable comme recours en matière de droit public en vertu des <ref-law> et de l'<ref-law>.
1.2. En matière de double imposition intercantonale, le recours en matière de droit public peut être déposé contre les décisions de taxation déjà entrées en force d'un autre canton (<ref-law>), même s'il ne s'agit pas de décisions au sens de l'<ref-law> (<ref-ruling> consid. 2.4 p. 307 ss). En l'espèce, le recourant ne formule des conclusions qu'à l'encontre de l'arrêt attaqué. Les éventuelles décisions en matière fiscale rendues par le canton du Valais dans le chapitre du recourant pour les périodes fiscales 2012 et 2013 sont par conséquent hors de cause.
2.
Invoquant l'<ref-law> et 9 Cst., dont il expose dûment les règles relatives à l'interdiction de l'arbitraire, le recourant se plaint en substance de ce que l'instance précédente a jugé que ni l'agenda ni diverses factures établies par des commerces valaisans n'attestaient que le recourant aurait effectivement passé en Valais durant l'année 2012 autant de jour qu'il le soutenait.
2.1. Le Tribunal fédéral statue sur la base des faits établis par l'autorité précédente (<ref-law>). En vertu de l'<ref-law>, le recours ne peut critiquer les constatations de fait que si les faits ont été établis de façon manifestement inexacte ou en violation du droit au sens de l'art. 95, et si la correction du vice est susceptible d'influer sur le sort de la cause, ce que la partie recourante doit rendre vraisemblable par une argumentation répondant aux exigences des art. 42 al. 2 et 106 al. 2 LTF (cf. <ref-ruling> consid. 1.2 p. 511; cf. en matière de double imposition intercantonale, <ref-ruling> consid. 2.3 p. 306; <ref-ruling> consid. 2.4 p. 149; arrêt 2C_397/2010 du 6 décembre 2010, consid. 1.3, paru in RDAF 2011, II, p. 129).
2.2. En l'espèce, le recourant expose certes longuement et concrètement en quoi le raisonnement de l'instance précédente à propos de la durée de son séjour en Valais en 2012 serait arbitraire (mémoire de recours, chap. V. ch. 1 let. a à r). Il omet toutefois de rendre vraisemblable, comme lui en fait l'obligation l'<ref-law> en quoi la correction du vice, qui ne concerne du reste que l'année 2012, aurait un effet sur le sort du litige du moment que l'instance précédente fonde principalement l'existence du domicile fiscal principal dans le canton de Vaud sur les relations personnelles du recourant avec sa fille et sa concubine (arrêt attaqué, consid. 2b). Son grief est par conséquent irrecevable.
3.
Le principe de l'interdiction de la double imposition au sens de l'art. 127 al. 3 Cst. s'oppose à ce qu'un contribuable soit concrètement soumis, par deux ou plusieurs cantons, sur le même objet et pendant la même période à des impôts analogues (double imposition effective) ou à ce qu'un canton excède les limites de sa souveraineté fiscale et, violant des règles de conflit jurisprudentielles, prétende prélever un impôt dont la perception est de la seule compétence d'un autre canton (double imposition virtuelle) (cf. <ref-ruling> consid. 2.1 p. 306 s.; <ref-ruling> consid. 2.1 p. 311; <ref-ruling> consid. 2.1 p. 31 s.; <ref-ruling> consid. 2.1 p. 286).
En l'espèce, le domicile fiscal du recourant, pour les années 2012 et 2013, a été fixé dans le canton de Vaud à teneur de l'arrêt du Tribunal cantonal du canton de Vaud du 12 janvier 2015, alors que le recourant et le canton du Valais soutiennent qu'il doit être assujetti de manière illimitée à l'impôt par le canton du Valais, pour la même période. Comme l'on ignore si le recourant a été effectivement soumis à l'impôt par le canton du Valais pour la période en cause, on se trouve pour le moins en présence d'une double imposition virtuelle.
4.
De jurisprudence constante, la fortune investie et le produit d'une activité lucrative indépendante (par exemple : profession libérale), exercée au moyen d'installations fixes et permanentes, sont imposables au for de l'établissement stable (arrêt 2P.414/1993 du 24 mai 1994, consid. 2b; Archives 58 p. 541 consid. 2a; 57 p. 586 consid. 4a; 42 p. 483 consid. 2a; voir Locher, Die Praxis der Bundessteuern, Doppelbesteuerung, partie III, vol. 2, § 5, II A, n° 1 ss).
En l'espèce, le recourant exerce la profession d'avocat à Lausanne et à Sion : la fortune qui y est investie ainsi que le revenu qu'il tire de cette activité lucrative indépendante sont donc assujettis à la souveraineté fiscale de ces cantons, ce que le recourant ne conteste au demeurant pas. Seule reste litigieuse la question de l'assujettissement personnel illimité du recourant.
5.
5.1. Selon la jurisprudence rendue en application de l'art. 127 al. 3 Cst., l'imposition du revenu et de la fortune mobilière d'une personne revient au canton où cette personne a son domicile fiscal. Par domicile fiscal, on entend en principe le domicile civil, c'est-à-dire le lieu où l'intéressé réside avec l'intention de s'y établir durablement ou le lieu où se situe le centre de ses intérêts (cf. <ref-law>). Le domicile politique ne joue, dans ce contexte, aucun rôle décisif : le dépôt des papiers et l'exercice des droits politiques ne constituent, au même titre que les autres relations de la personne assujettie à l'impôt, que des indices propres à déterminer le domicile fiscal. Le lieu où la personne assujettie a le centre de ses intérêts personnels se détermine en fonction de l'ensemble des circonstances objectives et non pas en fonction des déclarations de cette personne; dans cette mesure, il n'est pas possible de choisir librement un domicile fiscal (ATF <ref-ruling> consid. 4.1 p. 35 s.). Si une personne séjourne alternativement à deux endroits, ce qui est notamment le cas lorsque le lieu de travail ne coïncide pas avec le lieu de résidence habituelle, son domicile fiscal se trouve au lieu avec lequel elle a les relations les plus étroites.
5.2. Pour le contribuable marié ainsi que pour les personnes vivant en concubinage, quand bien même elles sont imposables de manière séparée, les liens créés par les rapports personnels et familiaux (époux, concubin ou enfants) sont tenus pour plus forts que ceux tissés au lieu du travail; pour cette raison, ces personnes sont imposables au lieu de résidence de la famille (arrêts 2C_536/2014 du 6 février 2015 consid. 2.2 2C_170/2012 du 12 juillet 2012 consid. 3 in <ref-ruling> consid. 2b/aa p. 56/57; <ref-ruling> consid. 2d p. 467 s.; <ref-ruling> consid. 4 a p. 16).
5.3. En l'espèce, le recourant passe son temps de travail à Lausanne et Sion (à parts égales), son temps libre à Lutry et Haute-Nendaz; il est propriétaire respectivement copropriétaire d'immeubles à la fois à Haute-Nendaz et à Lutry et il vit en concubinage avec la mère de sa fille mineure scolarisée à Lutry. A cela s'ajoute qu'il est copropriétaire avec sa concubine de l'immeuble dans lequel vit sa fille. C'est par conséquent en se fondant à bon droit sur les relations personnelles que le recourant entretient avec sa fille et la mère de celle-ci, que l'instance précédente a jugé sans violer le droit fédéral que le domicile fiscal principal du recourant se situe à Lutry dans le canton de Vaud pour les périodes fiscales 2012 et 2013.
6.
Les considérants qui précèdent conduisent au rejet du recours dans la mesure où il est recevable. Succombant, le recourant doit supporter les frais de justice devant le Tribunal fédéral (<ref-law>). Il n'est pas alloué de dépens (art. 68 al.1 et 3 LTF). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce :
1.
Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
2.
Les frais judiciaires, arrêtés à 2'000 fr., sont mis à la charge du recourant.
3.
Le présent arrêt est communiqué au recourant, à l'Administration cantonale des impôts du canton de Vaud, au Service cantonal des contributions du canton du Valais, au Tribunal cantonal du canton de Vaud, Cour de droit administratif et public, ainsi qu'à l'Administration fédérale des contributions.
Lausanne, le 20 août 2015
Au nom de la IIe Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le Président : Zünd
Le Greffier : Dubey | CH_BGer_002 | Federation | 127 | 24 | 347 | public_law | nan | ['31c833cc-5b06-49c9-b4e7-8bf7c02a3423', '21c5b659-2be6-4226-8f1a-a1ad68fad93e', '31c833cc-5b06-49c9-b4e7-8bf7c02a3423', '37a38909-94fc-45e3-83a9-efb8283e8daa', 'b7e63c59-eac2-4fec-b615-2cf5da13f767', '5b4854e7-782b-4a32-8d68-7cf6ee3325db', '196522b8-c67c-47cf-bfd3-6fee756e590c', 'bba9600f-cc00-44af-8766-72bb1c43d0b7', '196522b8-c67c-47cf-bfd3-6fee756e590c', '53326752-d1be-46f5-86f7-7d85a83c62bf', '61d4f2a3-3962-4776-8029-a90cceeb74bd', 'bbd7c0f9-5b8f-4b07-8a83-c701eb6d3da1'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '38dc03cc-fe3d-4f4c-ac61-10bb8148421e', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '2974cac9-4caf-4e1e-9834-06623dacad3c', '14a0f422-f8a7-4df5-8e90-f220e38fdfb8'] |
0b55774c-4f02-46c7-9d81-3a964fb68622 | 2,008 | fr | Faits:
A. Le 22 avril 2004, à Carouge (GE), X._, qui était aux commandes d'un tramway a heurté Z._, âgé de nonante-six ans, alors que ce dernier se trouvait sur un passage de sécurité. Z._ est décédé des suites de ses blessures.
Par jugement du 20 avril 2007, le Tribunal de police du canton de Genève a acquitté X._ du chef d'accusation d'homicide par négligence (<ref-law>). En substance, le tribunal a jugé que la collision s'était produite alors que le tramway obliquait à gauche, après avoir quitté un arrêt sur la rue du Pont-neuf, pour emprunter la rue Saint-Victor, perpendiculaire. Le piéton, qui traversait ce dernier axe sur un passage de sécurité se trouvait vraisemblablement dans un angle mort, un montant métallique de 18 cm de large masquant la vue du wattman à sa droite. Ce dernier, ne pouvait donc le voir. Il ne devait pas s'attendre, alors qu'il était en train de terminer son virage, à voir un piéton s'engager sur la chaussée. Il apparaissait plutôt que la victime, qui était habituée des lieux, s'était engagée dangereusement sur la chaussée en violation de son devoir de prudence et sans respecter la priorité qu'elle devait au tramway conformément à l'art. 47 al. 2 OCR.
B. Saisie d'un appel du Procureur général et de la partie civile, la Chambre pénale de la Cour de justice du canton de Genève a annulé ce jugement et reconnu X._ coupable d'homicide par négligence. Elle l'a condamné, avec suite de frais et dépens, à la peine de huit mois d'emprisonnement avec sursis pendant deux ans et à une amende de 1000 francs, avec délai de radiation de deux ans, réservant en outre les droits de la partie civile. En bref, la cour cantonale a jugé que X._ n'avait pas vu Z._ en raison d'une inattention. Il n'apparaissait pas que le montant latéral ait joué un rôle dès lors que le passage pour piétons se présentait juste à la fin du virage permettant l'accès à la rue Saint-Victor. X._ devait discerner la présence du piéton avant que cette particularité du véhicule ait pu jouer un rôle, dans la mesure où le tramway était en mouvement à faible allure et où Z._ s'était engagé sur le passage de sécurité avant l'arrivée de ce véhicule. Z._ ne s'était par ailleurs pas lancé imprudemment sur le passage de sécurité. Le point d'impact se situait à 2 m 60, soit cinq ou six pas du bord du trottoir que venait de quitter la victime. Cette dernière, qui se déplaçait lentement, avait donc entrepris la traversée de la chaussée depuis un certain temps. On ne pouvait lui reprocher d'avoir violé la priorité dont bénéficiait le tramway, la condition de la simultanéité n'étant pas réalisée. L'inattention du conducteur était imputable à faute et la faute en rapport de causalité avec le décès.
C. X._ forme un recours en matière pénale. Il conclut à l'annulation de l'arrêt entrepris, principalement à son acquittement et à titre subsidiaire au renvoi de la cause à l'autorité cantonale. Il a, en outre, requis la restitution de l'effet suspensif.
Il n'a pas été ordonné d'échange d'écritures. | Considérant en droit:
1. 1.1 Le recours en matière pénale peut être interjeté pour violation du droit, tel qu'il est circonscrit par les art. 95 et 96 LTF. Le Tribunal fédéral l'applique d'office (<ref-law>). Il n'est donc limité ni par les arguments soulevés dans le recours ni par la motivation retenue par l'autorité précédente. Il peut admettre un recours pour un autre motif que ceux qui ont été invoqués et il peut rejeter un recours en adoptant une argumentation différente de celle de l'autorité précédente (cf. <ref-ruling> consid. 1.4 p. 140). Compte tenu de l'exigence de motivation contenue à l'<ref-law>, sous peine d'irrecevabilité (<ref-law>), le Tribunal fédéral n'examine en principe que les griefs invoqués; il n'est pas tenu de traiter, comme le ferait une autorité de première instance, toutes les questions juridiques qui se posent, lorsque celles-ci ne sont plus discutées devant lui. Il ne peut pas entrer en matière sur la violation d'un droit constitutionnel ou sur une question relevant du droit cantonal ou intercantonal si le grief n'a pas été invoqué et motivé de manière précise par la partie recourante (<ref-law>).
1.2 Le Tribunal fédéral, saisi d'un recours en matière pénale ne réexamine l'établissement des faits - sous réserve de la violation du droit au sens de l'<ref-law> - que lorsqu'il est entaché d'inexactitude manifeste (<ref-law>), soit d'arbitraire (Message du Conseil fédéral concernant la révision totale de l'organisation judiciaire fédérale, du 28 février 2001, FF 2001 4000 ss, spéc. p. 4135; <ref-ruling> consid. 1.4.1, p. 139). Une décision est arbitraire lorsqu'elle est manifestement insoutenable, méconnaît gravement une norme ou un principe juridique clair et indiscuté, ou encore heurte de manière choquante le sentiment de la justice et de l'équité. Il ne suffit pas que sa motivation soit insoutenable; encore faut-il que la décision apparaisse arbitraire dans son résultat. A cet égard, le Tribunal fédéral ne s'écarte de la solution retenue que si celle-ci apparaît insoutenable, en contradiction manifeste avec la situation effective, adoptée sans motif objectif ou en violation d'un droit certain. Il n'y a pas arbitraire du seul fait qu'une autre solution paraît également concevable voire même préférable (<ref-ruling> consid. 5.4 et les arrêts cités, p. 148, 129 I 8 consid. 2.1 p. 9). En matière d'appréciation des preuves et d'établissement des faits, il y a arbitraire lorsque l'autorité ne prend pas en compte, sans aucune raison sérieuse, un élément de preuve propre à modifier la décision, lorsqu'elle se trompe manifestement sur son sens et sa portée, ou encore lorsque, en se fondant sur les éléments recueillis, elle en tire des constatations insoutenables (<ref-ruling> consid. 2.1 p. 9).
Concernant l'appréciation des preuves, le grief déduit du principe in dubio pro reo se confond avec celui tiré de la garantie de l'art. 9 Cst. (cf. <ref-ruling> consid. 2a p. 88; <ref-ruling> consid. 2e p. 38).
2. Le recourant argumente tout d'abord sur le plan de l'arbitraire et de la présomption d'innocence.
2.1 En substance, il oppose les déclarations des témoins A._ et B._. Il rappelle que selon le premier témoin la victime marchait à petits pas rapides et d'une manière alerte au moyen de sa canne et n'avait regardé ni à gauche ni à droite, avant de s'engager sur le passage de sécurité. Il reproche à la cour cantonale d'avoir écarté ce témoignage en retenant la version du second témoin, selon laquelle la victime regardait à droite au moment de traverser et d'avoir fondé sa culpabilité sur ce dernier point. Dans la perspective de la présomption d'innocence, il soutient que face à ces deux témoignages contradictoires, la cour cantonale aurait dû éprouver un doute insurmontable quant à sa culpabilité.
2.2 Bien qu'il tente de se placer sous l'angle du fardeau de la preuve comme composante du principe in dubio pro reo, le recourant, qui oppose des témoignages, argumente en réalité sur l'appréciation des preuves. Aussi le grief ne doit-il être examiné qu'au regard de l'arbitraire. On examinera simultanément les autres griefs d'arbitraire développés par le recourant sur ces mêmes points.
2.2.1 En ce qui concerne l'allure de la victime, la cour cantonale a tenu pour établi qu'elle se déplaçait au moyen d'une canne et qu'elle marchait lentement à très petits pas en se référant à l'ensemble des témoignages recueillis, à l'exception des déclarations du témoin A._. Cette appréciation apparaît d'autant moins arbitraire que la cour cantonale, pour justifier sa conclusion, a également pris en considération le grand âge de la victime (nonante-six ans), dont elle pouvait aussi déduire, objectivement, qu'elle se déplaçait lentement (arrêt entrepris, consid. 5.2, pp. 8/13 s.).
2.2.2 La cour cantonale n'a pas, comme le voudrait le recourant, déduit sa culpabilité du fait que la victime aurait regardé à droite au moment de traverser. La cour cantonale, examinant le comportement de la victime, a jugé que cette dernière ne s'était pas lancée imprudemment sur la chaussée, ce qu'elle a tiré de la localisation du point d'impact (à 2 m 60, soit cinq ou six pas, du trottoir) et de la lenteur du déplacement de la victime, en constatant que le piéton avait entrepris la traversée de la chaussée depuis un certain temps déjà. La cour cantonale a, ensuite, indiqué que l'on ne pouvait prendre aucun argument du fait qu'avant de traverser la chaussée, la victime n'aurait regardé ni à gauche ni à droite. Elle a souligné, dans ce contexte, que les déclarations du témoin A._ étaient démenties par celles de B._, qui avait constaté que Z._ regardait vers la droite, et elle a qualifié ce comportement de correct eu égard à la position du piéton sur la chaussée lors du heurt. Le piéton devait être attentif aux tramways arrivant en sens inverse par rapport au sens de marche du véhicule du recourant (arrêt entrepris, consid. 5.2, p. 9/13).
En d'autres termes, la cour cantonale a considéré que la victime s'était avancée sur la chaussée à un moment où elle ne gênait d'aucune manière le tramway, si bien que la question de la priorité ne se posait pas. Le piéton avait progressé sur le passage de sécurité de cinq à six pas, se trouvait alors sur les rails, au point d'impact, et dirigeait son attention sur sa droite, afin de s'assurer qu'un tramway n'arrivait pas de ce côté-là sur une autre voie. Il s'ensuit que la cour cantonale n'a pas déduit la culpabilité du recourant du fait que le piéton regardait à droite. Elle a simplement, de la sorte, souligné que les déclarations du témoin A._ ne permettaient pas, à elles seules, d'établir que la victime se serait lancée imprudemment sur le passage pour piéton à l'arrivée du tram. Cette conclusion, elle aussi fondée sur l'allure du piéton et la distance déjà parcourue au point d'impact, apparaît d'autant moins arbitraire que la victime, qui connaissait bien les lieux, a été décrite comme un homme prudent (arrêt entrepris, consid. C.e, p. 4/13).
Pour le surplus, le recourant reproche encore à la cour cantonale de n'avoir retenu qu'une partie des déclarations du témoin A._, à charge (cf. infra consid. 3.3.2), et d'avoir écarté ce témoignage s'agissant d'éléments en sa faveur. Rien ne s'oppose cependant à ne se fonder que sur une partie des déclarations d'un témoin globalement crédible (ATF <ref-ruling> consid. 3, spéc. p. 39).
Il résulte de ce qui précède que le recourant ne parvient à démontrer ni en quoi la cour cantonale aurait arbitrairement apprécié les témoignages précités, ni en quoi, sur la base des faits dûment constatés, elle aurait dû éprouver un doute et l'en faire bénéficier. Le grief est infondé.
3. Sur le fond, le recourant soutient en résumé que la violation d'aucun devoir de prudence ne peut lui être reprochée et que l'accident est exclusivement imputable à la victime, qui n'a pas respecté la priorité dont elle était débitrice face au tram.
3.1 L'<ref-law> réprime le comportement de celui qui, par négligence, aura causé la mort d'une personne. La réalisation de cette infraction suppose la réunion de trois conditions: le décès d'une personne, une négligence et un lien de causalité entre la négligence et la mort (<ref-ruling> consid. 3 p. 147).
Seules prêtent à discussion en l'espèce la négligence et le rapport de causalité, dans la mesure où le recourant paraît en alléguer la rupture par un comportement de la victime, qui constituerait une faute grave.
3.2 Conformément à l'<ref-law> (dans sa teneur en vigueur jusqu'au 31 décembre 2006), celui-là commet un crime ou un délit par négligence, qui, par une imprévoyance coupable, agit sans se rendre compte ou sans tenir compte des conséquences de son acte. L'imprévoyance est coupable quand l'auteur de l'acte n'a pas usé des précautions commandées par les circonstances et par sa situation personnelle. Cette définition a été reprise sans modification autre que rédactionnelle à l'<ref-law> dans sa teneur en vigueur depuis le 1er janvier 2007 (Message du Conseil fédéral concernant la modification du code pénal suisse [dispositions générales, entrée en vigueur et application du code pénal], du 21 septembre 1998; FF 1999 II 1787, spéc. 1809). L'entrée en vigueur du nouveau droit demeure sans incidence sur la qualification de la négligence. Pour déterminer plus précisément quels étaient les devoirs imposés par la prudence, on peut se référer à des normes édictées par l'ordre juridique pour assurer la sécurité et éviter des accidents. A défaut de dispositions légales ou réglementaires, on peut se référer à des règles analogues qui émanent d'associations privées ou semi-publiques lorsqu'elles sont généralement reconnues. La violation des devoirs de la prudence peut aussi être déduite des principes généraux, si aucune règle spéciale de sécurité n'a été violée. Un comportement viole le devoir de prudence lorsque l'auteur, au moment des faits, aurait pu, compte tenu de ses connaissances et de ses capacités, se rendre compte de la mise en danger d'autrui et qu'il a simultanément dépassé les limites du risque admissible. C'est donc en fonction de la situation personnelle de l'auteur que l'on doit apprécier son devoir de diligence. Peu importe toutefois que l'auteur ait pu ou dû prévoir que les choses se passeraient exactement comme elles ont eu lieu. S'il y a eu violation des règles de la prudence, encore faut-il que celle-ci puisse être imputée à faute, c'est-à-dire que l'on puisse reprocher à l'auteur, compte tenu de ses circonstances personnelles, d'avoir fait preuve d'un manque d'effort blâmable (<ref-ruling> consid. 5.1, p. 161 s. et les références citées).
3.3 En l'espèce, il a été reproché au recourant une inattention consistant à n'avoir pas vu Z._, alors que ce dernier traversait le passage pour piétons.
3.3.1 Conformément à l'<ref-law>, les règles de la circulation prévues par cette loi s'appliquent également aux tramways et chemins de fer routiers dans la mesure où le permettent les particularités inhérentes à ces véhicules, à leur exploitation et aux installations ferroviaires. Cette injonction s'efface devant toute disposition contraire, tel, par exemple, l'<ref-law>, dont l'alinéa 1 exprime notamment la priorité qui doit leur être accordée (Bussy et Rusconi, Code suisse de la circulation routière, commentaire, 3e éd., Lausanne 1996, art. 48, n. 2.1 et art. 38, n. 2.1). Les conducteurs de tramways sont en particulier soumis à la règle générale de l'art. 3 al. 1 OCR et doivent en conséquence vouer toute leur attention à la route et à la circulation (Bussy et Rusconi, ibidem), ainsi qu'à la règle de l'<ref-law>, qui impose une prudence particulière à l'égard des enfants, des infirmes et des personnes âgées ainsi que lorsqu'il apparaît qu'un usager de la route va se comporter de manière incorrecte (cf. Bussy et Rusconi, op. cit., art. 48, n. 2.2.5).
3.3.2 Selon les constatations de fait de l'arrêt entrepris, le recourant a confirmé en cours d'instruction ne pas avoir vu le piéton lorsque l'accident s'est produit. Il l'avait en revanche aperçu alors qu'il était à cinq ou six mètres du trottoir de la rue Saint-Victor, sans en avoir toutefois déduit qu'il allait nécessairement traverser (arrêt entrepris, consid. C.b, p. 3/13). La cour cantonale a, par ailleurs, jugé que le témoin A._, qui avait pris place sur le premier siège à gauche se trouvant à l'avant du tramway avait pu discerner la présence du piéton sur le passage de sécurité, de sorte qu'en bonne logique il ne pouvait qu'en être de même pour le recourant (arrêt entrepris, consid. 5.1, p. 8/13).
Le recourant ne soutient pas avoir vu le piéton lorsque ce dernier traversait. Dans la mesure où il soutient, en revanche, qu'il ne pouvait pas le voir au moment du choc ou peu avant en raison d'un angle mort, il s'écarte de manière inadmissible (<ref-law>) des constatations de fait de la cour cantonale, qui a jugé, en raisonnant sur la position du véhicule durant la manoeuvre effectuée pour obliquer à gauche, que l'épaisseur du montant latéral droit du pare-brise du tramway ne semblait pas avoir empêché le recourant de voir le piéton à temps (arrêt entrepris, consid. 5.1, p. 8/13). Il s'ensuit qu'il convient de partir de ce que le piéton n'était pas soustrait à la vue du recourant durant la manoeuvre. Dans ces conditions, on ne saurait faire grief à la cour cantonale d'avoir jugé que c'est en raison d'une inattention que le recourant n'a pas vu le piéton.
3.3.3 Le recourant soutient ensuite qu'aucune négligence ne lui serait imputable dès lors qu'il aurait effectué « tous les six contrôles successifs nécessaires » avant que le tram s'engage à l'intersection de la rue du Pont-neuf et de la rue Saint-Victor. Il précise le contenu de ces six contrôles dans la partie en fait de son recours.
Le cinquième de ces six contrôles aurait consisté à « faire attention aux piétons qui pourraient s'engager sur le passage piétons qui traverse la rue Saint-Victor, dans les deux sens ». Dans la mesure où le recourant soutient s'être acquitté de ce contrôle, il s'écarte de manière inadmissible des constatations de fait de l'arrêt cantonal, qui ne relève pas qu'il aurait effectué ce contrôle et lui reproche précisément une inattention quant à la présence d'un piéton sur ce passage. Le grief est irrecevable.
On peut tout au plus se demander si l'ensemble des contrôles à effectuer au moment de la manoeuvre était d'une difficulté ou d'une complexité telle qu'il n'était plus possible d'effectuer le contrôle relatif à la présence d'un piéton sur le passage de sécurité en question (cf. <ref-ruling>, en relation avec le contrôle de la présence d'un usager dans l'angle mort d'un poids lourd qui désire s'engager dans une rue prioritaire). Cette question ressortit cependant à l'examen de la faute et sera examinée sous cet angle (v. infra consid. 4.3).
3.3.4 On peut encore remarquer, dans ce contexte, que si le véhicule du recourant bénéficiait, en principe, de la priorité même à l'égard des piétons traversant sur un passage de sécurité où le trafic n'est pas réglé (art. 47 al. 2 OCR), cette priorité ne le dispensait ni de l'obligation de prêter toute son attention à la route et à la circulation (art. 3 al. 1 OCR) ni de faire preuve d'une prudence accrue à l'égard notamment des personnes âgées ou des usagers dont il apparaît qu'ils vont se comporter de manière incorrecte (<ref-law>). Aussi l'argumentation du recourant consistant à imputer au piéton une violation grave de ses obligations en tant que débiteur de la priorité, qui tend à reporter la responsabilité de l'accident sur la victime, ne lui est-elle d'aucun secours en ce qui concerne la question de la négligence. Elle peut tout au plus intervenir au stade de l'examen de la causalité et de l'interruption de cette dernière (v. infra consid. 6).
4. Il convient ensuite d'examiner si l'inattention du recourant est imputable à faute.
4.1 Sur ce point, la cour cantonale a jugé que tel était manifestement le cas en présence d'un conducteur professionnel. Elle a, ce faisant, tenu compte de ses connaissances professionnelles. On ne saurait lui en faire grief et le recourant ne le soutient pas, au demeurant.
4.2 Le recourant fait valoir qu'il lui était impossible de prévoir que la victime, qui se trouvait sur « le trottoir traversant la rue Saint-Victor », allait tout à coup, de manière imprudente et imprévisible, violer la priorité dont bénéficiait le tramway et franchir le passage de sécurité, sans regarder ni à droite ni à gauche en marchant à petits pas rapides et d'une manière alerte.
Le recourant s'appuie ce faisant sur sa propre version des faits, tant en ce qui concerne l'allure que le comportement de la victime. Le grief est, dans cette mesure irrecevable (cf. supra consid. 2.2.1 et 2.2.2). On comprend par ailleurs mal à quoi se réfère le recourant lorsqu'il situe la victime « sur le trottoir traversant la rue Saint-Victor ». Ce point peut cependant demeurer indécis. Ce que la cour cantonale a reproché au recourant, c'est de n'avoir pas prêté attention au fait qu'un piéton avait entrepris la traversée de la chaussée [de la rue Saint-Victor] depuis un certain temps (arrêt entrepris, consid. 5.2, p. 9/13), de sorte qu'il importe peu de savoir si le recourant pouvait prévoir ce que ferait le piéton alors qu'il se trouvait encore sur le trottoir longeant la rue du Pont-neuf, où il déclare l'avoir aperçu, ou même sur le trottoir de la rue Saint-Victor, soit juste avant de traverser. Le grief est infondé dans cette mesure.
4.3 Pour le surplus, la cour cantonale a jugé que si les conditions de circulation des tramways qui quittent l'arrêt de la place d'Armes en direction du Rondeau de Carouge n'étaient peut-être pas aisées, il n'était cependant pas démontré qu'elles auraient été insurmontables, même pour un wattman attentif. On peut déduire de cette constatation de fait que l'ensemble des contrôles dont le recourant soutient s'être acquitté (cf. supra consid. 3.3.3) n'était pas d'une ampleur ou d'une complexité telle qu'ils auraient rendu impossible le contrôle de la présence d'un piéton sur le passage de sécurité, étant précisé que, comme on l'a vu, ce piéton n'était pas soustrait à la vue du conducteur, en particulier par un montant latéral du pare-brise (cf. supra consid. 3.3.2).
5. Selon la jurisprudence, un comportement est la cause naturelle d'un résultat s'il en constitue l'une des conditions sine qua non. Il n'est pas nécessaire que ce comportement soit la cause unique ou directe du résultat. On examine, par ce raisonnement un déroulement causal hypothétique des faits, en se demandant ce qu'il serait advenu abstraction faite de certaines circonstances. Une telle conjecture ne permet pas d'établir avec certitude l'existence d'un rapport de causalité naturelle. C'est pourquoi il suffit que le comportement de l'auteur constitue, avec un degré de vraisemblance élevé, l'origine du résultat. La causalité hypothétique intervient également en cas d'omission. La causalité entre l'omission et le résultat est alors naturelle lorsque, en cas d'accomplissement de l'acte omis, le résultat ne se serait très vraisemblablement pas produit. La simple possibilité que le résultat ne se produisît pas ne suffit pas (<ref-ruling> consid. 2). L'existence du rapport de causalité naturelle relève du fait et ne peut être réexaminée dans le recours en matière pénale que dans les limites fixées par l'art. 105 al. 1 et 2 LTF. Le Tribunal fédéral examine en revanche librement si l'autorité cantonale s'est fondée sur une notion de la causalité naturelle conforme au droit fédéral.
En l'espèce, la cour cantonale a retenu que le comportement du recourant était en relation de causalité naturelle et adéquate avec le décès de la victime. Elle a souligné dans ce contexte que le défaut de fonctionnement du chasse-corps du tramway était sans incidence (arrêt entrepris, consid. 5.5, p. 10/13), ce que le recourant ne conteste pas dans son recours.
5.1 En tant que le recourant se borne à soutenir sur ce point n'avoir violé aucun devoir de prudence, si bien que l'élément constitutif objectif du rapport de causalité ne serait pas donné, il n'élève aucun grief pertinent ou tout au moins suffisamment motivé.
5.2 Il suffit de relever que la victime avait entrepris de traverser la chaussée depuis un certain temps (arrêt entrepris, consid. 5.2, p. 9/13 et supra consid. 2.2.2) et qu'elle n'était pas soustraite à la vue du recourant (v. supra consid. 3.3.2). Le recourant l'aurait donc vue en prêtant l'attention exigée par les circonstances.
Pour le surplus, le recourant se borne à poser que le tramway était si près du piéton qu'il n'aurait pas eu le temps de s'arrêter. Il s'écarte sur ce point des constatations de fait de l'arrêt entrepris, sans même tenter de démontrer l'existence d'une inexactitude manifeste ou la violation du droit au sens des art. 97 al. 1 et 105 al. 1 LTF. Dans ces conditions, on doit admettre que l'accident aurait pu être évité si le recourant avait fait preuve de l'attention requise. Il n'apparaît pas que l'arrêt entrepris se fonderait sur une notion de la causalité naturelle contraire au droit fédéral. Le grief est infondé dans la mesure où il est recevable.
6. Lorsque la causalité naturelle est retenue, il faut encore se demander si le rapport de causalité peut être qualifié d'adéquat, c'est-à-dire si le comportement de l'auteur était propre, selon une appréciation objective, à entraîner un résultat du genre de celui qui s'est produit ou à en favoriser l'avènement, de telle sorte que la raison conduit naturellement à imputer le résultat à la commission de l'acte (<ref-ruling> consid. 5.1, p. 147/148 et les arrêts cités). La causalité adéquate sera admise même si le comportement de l'auteur n'est pas la cause directe ou unique du résultat. Peu importe que le résultat soit dû à d'autres causes, notamment à l'état de la victime, à son comportement ou à celui de tiers (<ref-ruling> consid. 5.2 p. 148 et l'auteur cité).
La causalité adéquate peut cependant encore être exclue, l'enchaînement des faits perdant sa portée juridique, si une autre cause concomitante, par exemple une force naturelle, le comportement de la victime ou d'un tiers, constitue une circonstance tout à fait exceptionnelle ou apparaît si extraordinaire que l'on ne pouvait pas s'y attendre. L'imprévisibilité d'un acte concurrent ne suffit pas en soi à interrompre le lien de causalité adéquate. Il faut encore que cet acte revête une importance telle qu'il s'impose comme la cause la plus probable et la plus immédiate de l'événement considéré, reléguant à l'arrière-plan tous les autres facteurs qui ont contribué à l'amener et notamment le comportement de l'auteur (<ref-ruling> consid. 5.2 i.f., p. 148 et les arrêts cités; <ref-ruling> consid. 2c/bb p. 23).
6.1 En ce qui concerne le caractère adéquat de la causalité, on peut relever qu'il est dans le cours ordinaire des choses et l'expérience générale de la vie qu'une inattention dans la conduite d'un véhicule au moment d'obliquer en direction d'une rue traversée par un passage de sécurité - ce qui implique la possibilité que des piétons s'y trouvent, qu'ils soient ou non prioritaires - soit de nature à causer le décès d'un piéton.
6.2 Le recourant souligne tout particulièrement le reproche qu'il impute à la victime d'avoir violé la priorité due au tramway même par les piétons sur les passages de sécurité où le trafic n'est pas réglé (art. 47 al. 2 OCR).
On rappellera tout d'abord qu'il n'y a pas de compensation des fautes en droit pénal (ATF <ref-ruling> consid. 2c/bb, p. 24 déjà cité). La seule question est dès lors de savoir si le comportement de la victime a constitué, en l'espèce, une circonstance tout à fait exceptionnelle ou si extraordinaire que l'on ne pouvait pas s'y attendre et d'une importance telle qu'il s'impose comme la cause la plus probable et la plus immédiate de l'événement considéré, reléguant à l'arrière-plan tous les autres facteurs qui ont contribué à l'amener et notamment le comportement du recourant.
6.2.1 Selon la cour cantonale, il ne pouvait pas être reproché au piéton d'avoir violé la priorité dont bénéficiait le tramway, la condition de la simultanéité n'étant pas réalisée (arrêt entrepris, consid. 5.2, p. 9/13). En d'autres termes, la cour cantonale a considéré que la question de la priorité du tramway ne se posait pas en l'espèce parce que le piéton avait commencé sa traversée depuis un certain temps déjà à l'arrivée du tramway (arrêt entrepris, ibidem).
Comme on l'a vu, il n'y a pas de raison de s'écarter de cette dernière constatation de fait, déduite de l'allure lente de la victime et de la distance déjà parcourue par cette dernière lors de la collision. Il n'y a dès lors pas lieu d'examiner l'argumentation du recourant dans la mesure où elle s'écarte de cette présentation des faits en soutenant que la victime se serait élancée à l'improviste sur la chaussée, sans un regard sur la gauche.
6.2.2 Le recourant soutient ensuite que le principe de la simultanéité ne trouverait pas application dans les relations de priorité entre un piéton et un véhicule, mais uniquement dans les relations entre véhicules.
6.2.2.1 Sous l'empire de la Loi fédérale du 15 mars 1932 sur la circulation des véhicules automobiles et des cycles (ancienne LA), la loi prévoyait expressément, pour la priorité de droite, que le passage devait être cédé « au véhicule auto qui vient en même temps de droite ». La loi posait de la sorte la condition de simultanéité. Cette condition n'a pas été reprise dans la LCR, parce qu'elle allait de soi, le droit de priorité supposant nécessairement que deux véhicules abordent en même temps l'intersection (sur l'historique de ce principe, v. <ref-ruling> consid. 1, spéc. p. 94; Bussy et Rusconi, op. cit., <ref-law>, n. 2.2.1 et 3.4.4).
6.2.2.2 Le point de savoir si ce principe régit de manière générale toutes les règles de priorité ou - ce qui est douteux - seulement celles s'appliquant entre véhicules automobiles, voire la seule priorité de droite, peut demeurer indécis en l'espèce.
Il est vrai que la faute de celui qui demeure sur les rails d'un tram n'est pas anodine. Elle peut, sous certaines conditions, réaliser l'infraction visée par l'<ref-law> (<ref-ruling>). Les piétons doivent donc traverser avec prudence l'espace des rails et tenir compte du fait qu'étant donné les faibles possibilités de freinage de ces véhicules, leur conducteur ne pourra que rarement faciliter aux piétons la traversée de la chaussée (cf. <ref-law>, qui s'applique notamment hors des passages pour piétons soit là où les piétons n'ont pas la priorité; v. Bussy et Rusconi, op. cit., <ref-law>, n. 5). La seule violation de ces obligations ne suffit cependant pas nécessairement à interrompre le rapport de causalité entre le dommage et le défaut d'attention imputé au conducteur. En prêtant l'attention requise, le recourant n'aurait en effet pas manqué de voir la victime, qui n'était pas soustraite à sa vue et avait entrepris sa traversée depuis un certain temps. Il aurait alors dû faire preuve d'une prudence accrue, justifiée tant par le comportement du piéton que son âge (<ref-law>). Dans ces conditions, le comportement du piéton, même s'il devait être qualifié de fautif, ne revêt pas, dans le déroulement de l'accident, une importance telle qu'il s'imposerait comme la cause la plus probable et la plus immédiate de son décès, reléguant à l'arrière-plan l'inattention du recourant. Le grief est infondé.
7. Il résulte de ce qui précède que la cour cantonale n'a pas violé le droit fédéral en considérant que les conditions d'application de l'<ref-law> étaient réalisées en l'espèce.
Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable. Le recourant supporte les frais de la cause (<ref-law>). Il n'y a pas lieu d'allouer des dépens (<ref-law>). La requête d'effet suspensif est sans objet. | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
2. Les frais judiciaires, arrêtés à 4000 francs, sont à la charge du recourant.
3. Le présent arrêt est communiqué aux parties et à la Cour de justice du canton de Genève, Chambre pénale.
Lausanne, le 1er juillet 2008
Au nom de la Cour de droit pénal
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Le Greffier:
Schneider Vallat | CH_BGer_011 | Federation | null | null | null | null | nan | ['fe8a76b3-8b0f-4f27-a277-2d887140e7ab', '4c850f4c-dd43-49cd-8bda-54c7a0cc5680', 'c985477b-8e83-4525-8e04-28850a2530e0', '1f738568-2924-4329-b5df-0f1038ec6f15', '9660cb38-fdff-41a5-9955-724e26c56ec2', '9660cb38-fdff-41a5-9955-724e26c56ec2', '2fa407d8-d6fd-4b6f-b02f-326bbef18cc1', '20171b1a-34db-4839-b792-ceed04c21586', '4e481b35-106a-420a-a5c3-2dd422875ae3', '4c9faa6d-8ab4-4525-96e5-d2d38a1203bb', '4c9faa6d-8ab4-4525-96e5-d2d38a1203bb', '4c9faa6d-8ab4-4525-96e5-d2d38a1203bb', '138b5fc6-5295-49d1-99d9-93f291888f63', '138b5fc6-5295-49d1-99d9-93f291888f63', '19e23307-99db-42a4-a37b-2cbb7f0f90bf', '8baf7b63-b6ca-4aab-9afd-096c81ca83de'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'bc7a8e1d-d94a-4a36-bd6b-cd0cc49930b2', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', 'f2d85dab-e01c-4c00-99a3-53e0be30bb75', 'a0ceed35-cd96-4215-ab7c-670bed1a4556', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78'] |
0b564629-6f76-4ace-ab18-a8e22ccb3698 | 2,015 | it | Fatti:
A.
Dal 1° agosto 2005, A._ è affiliato alla Fondazione di previdenza C._ di X._ (2° pilastro). Nel corso del 2007, A._ ha versato a detta Fondazione un importo di fr. 140'000.-- a titolo di riscatto di anni contributivi e fr. 6'365.-- alla Fondazione di previdenza D._ (pilastro 3a). Il 19 marzo 2008, ha invece riscosso una prestazione in capitale di fr. 200'000.-- dalla Fondazione di previdenza D._ (pilastro 3a) che, secondo quanto notificato dalla stessa, gli è stata erogata per la promozione della proprietà d'abitazione.
Nella dichiarazione d'imposta per l'anno 2007, durante il quale A._ e la di lui moglie B._ erano illimitatamente imponibili nel Canton Ticino, il contribuente ha fatto valere in deduzione anche l'importo di fr. 140'000.-- versato alla sua cassa pensione. Con decisione di tassazione del 13 giugno 2012 detta deduzione è stata tuttavia negata.
B.
Adita con reclamo del 12 luglio 2012, per mezzo del quale veniva fatto tra l'altro valere che il prelievo relativo al pilastro 3a non aveva influsso sulla deducibilità del versamento relativo al 2° pilastro, l'autorità fiscale ha respinto tale tesi, rilevando quanto segue:
Le disposizioni sul riscatto di anni d'assicurazione si applicano a tutti i rapporti di previdenza indipendentemente dal fatto che l'istituto di previdenza sia iscritto o meno nel registro della previdenza professionale (art. 79a LPP). Giusta l'art. 79b cpv. 3 LPP in vigore dal 1 gennaio 2006, "le prestazioni risultanti dal riscatto non possono essere versate sotto forma di capitale dagli istituti di previdenza prima della scadenza di un termine di tre anni". Determinante per il calcolo del termine di tre anni è la data dell'effettivo riacquisto di anni mancanti. Nel caso in esame il contribuente ha versato l'importo di fr. 140'000.-- quale riscatto di anni di assicurazione 2° pilastro in data 5 novembre 2007 e ha effettuato un prelievo anticipato per la promozione della proprietà d'abitazione di fr. 200'000.-- dal 3° pilastro A in data 19 marzo 2008. Tenuto conto di quanto precede, la deduzione richiesta dell'importo di fr. 140'000.-- non può essere ammessa.
Anche se solo nel risultato, la decisione su reclamo è stata successivamente condivisa dalla Camera di diritto tributario del Tribunale d'appello del Cantone Ticino, con sentenza del 14 aprile 2014.
C.
Il 19 maggio 2014, A._ e B._ hanno impugnato il giudizio della Camera di diritto tributario con ricorso in materia di diritto pubblico davanti al Tribunale federale, postulandone l'annullamento rispettivamente la riforma. Come nelle sedi cantonali, domandano infatti di nuovo il riconoscimento della deduzione di fr. 140'000.-- in questione e il ricalcolo della tassazione.
Nel corso della procedura, la Corte cantonale ha chiesto che il gravame sia dichiarato inammissibile per difetto di motivazione rispettivamente che, per quanto ammissibile, esso sia respinto. La domanda di respingere il ricorso è giunta anche dalla Divisione delle contribuzioni del Cantone Ticino e dall'Amministrazione federale delle contribuzioni. Con osservazioni del 23 settembre 2014, i ricorrenti hanno ribadito le proprie richieste. | Diritto:
1.
L'impugnativa è stata scritta in tedesco (art. 42 cpv. 1 LTF). Nel gravame non vengono però fatte valere ragioni per scostarsi dalla regola sancita dall'art. 54 cpv. 1 LTF. Questa sentenza è quindi redatta nella lingua della decisione impugnata, ovvero in italiano.
1.1. La Corte cantonale si è lecitamente pronunciata in un solo giudizio sia sulle imposte cantonali che sull'imposta federale diretta; in queste circostanze, i ricorrenti potevano anch'essi formulare critiche e conclusioni valide per le due categorie di imposte, senza ulteriori distinzioni (<ref-ruling> consid. 1.3 pag. 262 seg.). Siccome vi sono Cantoni che emanano in ogni caso decisioni indipendenti, per ciascun tipo di imposta, il Tribunale federale ha aperto comunque due incarti distinti, uno per le imposte cantonali (2C_467/2014) e uno per l'imposta federale diretta (2C_468/2014), che si giustifica nel seguito di congiungere (sentenza 2C_415/2012 del 2 novembre 2012 consid. 1.1).
1.2. Il ricorso è stato presentato in tempo utile dai destinatari del giudizio contestato (art. 46 cpv. 1 lett. a in relazione con l'art. 100 cpv. 1 LTF), con interesse al suo annullamento (art. 89 cpv. 1 LTF), ed è pertanto di principio ammissibile quale ricorso in materia di diritto pubblico giusta l'art. 82 segg. LTF (al riguardo, cfr. anche l'art. 146 LIFD e l'art. 73 della legge federale sull'armonizzazione delle imposte dirette dei Cantoni e dei Comuni del 14 dicembre 1990 [LAID; RS 642.14]).
2.
2.1. Il Tribunale federale applica d'ufficio il diritto federale (art. 106 cpv. 1 LTF); nondimeno, tenuto conto dell'onere di allegazione e motivazione posto dalla legge (art. 42 cpv. 1 e 2 LTF), si confronta di regola solo con le censure sollevate. Nell'atto di ricorso occorre pertanto spiegare in modo conciso in cosa consiste la lesione del diritto e su quali punti il giudizio contestato viene impugnato (<ref-ruling> consid. 2.1 pag. 245 seg.).
Esigenze più severe valgono invece in relazione alla violazione di diritti fondamentali; simili critiche vengono infatti trattate unicamente se sono state motivate in modo chiaro, circostanziato ed esaustivo (art. 106 cpv. 2 LTF; <ref-ruling> consid. 1.4.2 pag. 254).
2.2. Per quanto riguarda i fatti, il Tribunale federale fonda il suo ragionamento giuridico sull'accertamento svolto dall'autorità inferiore (art. 105 cpv. 1 LTF). Esso può scostarsene solo se è stato eseguito in violazione del diritto ai sensi dell'art. 95 LTF o in modo manifestamente inesatto, ovvero arbitrario (<ref-ruling> consid. 1.2.2 pag. 252).
L'eliminazione del vizio indicato deve inoltre poter influire in maniera determinante sull'esito della causa, aspetto che compete al ricorrente sostanziare (art. 97 cpv. 1 LTF).
3.
3.1. A differenza del fisco, pur essendosi anch'essa soffermata sull'art. 79b cpv. 3 della legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l'invalidità del 25 giugno 1982 (LPP; RS 831.40), la Camera di diritto tributario non ha infine applicato questa norma. Come correttamente rilevato dai Giudici cantonali, la fattispecie concerne infatti un riscatto e un prelievo che toccano sia il 2° pilastro che la previdenza individuale vincolata (pilastro 3a) e non rientra pertanto nel campo di applicazione dell'art. 79b cpv. 3 LPP (sull'intera tematica, cfr. Rocco Filippini, Sviluppi giurisprudenziali sul prelevamento dell'avere previdenziale in forma di capitale, in RtiD II-2014, pag. 675 segg. p.to 7.4.2; per quanto riguarda la giurisprudenza relativa all'art. 79b cpv. 3 LPP, cfr. pure Sirgit Wäfler-Meier/Marco Zampieri, Missbrauchsfälle in der 2. Säule: Erkenntnisse aus der Rechtsprechung des Jahres 2010, in StR 66/2011 pag. 374 segg.).
Forse poiché il giudizio parla a lungo dell'art. 79b cpv. 3 LPP e scarta la sua applicazione in maniera piuttosto implicita, forse per semplici motivi linguistici, i ricorrenti comprendono tuttavia il contrario. Nella misura in cui le critiche formulate si basano sull'errato presupposto che il caso sia stato risolto applicando (anche) l'art. 79b cpv. 3 LPP, l'impugnativa risulta pertanto manifestamente infondata.
3.2. Nonostante abbia constatato l'inapplicabilità dell'art. 79b cpv. 3 LPP, la Corte cantonale ha in seguito concluso che la deduzione richiesta non possa comunque essere concessa. Questo perché ritiene che - non essendosi i ricorrenti conformati a quanto previsto dall'art. 3 cpv. 2 lett. b dell'ordinanza del 13 novembre 1985 sulla legittimazione alle deduzioni fiscali per i contributi a forme di previdenza riconosciute (OPP 3; RS 831.461.3) per trasferire i fondi dalla previdenza individuale vincolata alla cassa pensione - siano dati i presupposti per il riconoscimento di un'elusione d'imposta.
Ritenuto che gli insorgenti contestano anche il sussistere di un'elusione fiscale, la fattispecie va ora pertanto esaminata in tale ottica.
I. Imposta federale diretta
4.
4.1. Giusta l'art. 33 cpv. 1 lett. d della legge federale del 14 dicembre 1990 sull'imposta federale diretta (LIFD; RS 642.11) tra gli importi deducibili dai proventi rientrano versamenti, premi e contributi legali, statutari o regolamentari all'assicurazione vecchiaia, superstiti e invalidità, nonché a istituzioni di previdenza professionale. Anche il diritto ad una simile deduzione è tuttavia subordinato all'assenza delle condizioni per il riconoscimento di un'elusione fiscale (sentenze 2C_488/2014 del 15 gennaio 2015 consid. 2.1 e 2C_43/2010 del 18 giugno 2010 consid. 2.1).
4.2. Secondo la giurisprudenza del Tribunale federale, l'elusione fiscale è data quando: (a) la forma giuridica scelta dal contribuente, appare insolita, inadeguata o singolare e comunque del tutto inappropriata allo scopo economico perseguito; (b) occorre ammettere che questa scelta sia stata fatta abusivamente nel solo intento di risparmiare imposte che sarebbero dovute qualora i rapporti giuridici in questione fossero configurati in modo adeguato; (c) se fosse accettato dall'autorità fiscale, il procedimento adottato condurrebbe effettivamente a un risparmio d'imposta rilevante (sentenze 2C_1027/2011 del 14 giugno 2012 consid. 4.2; 2C_43/2010 del 18 giugno 2010 consid. 2.1 e 2C_462/2008 del 20 marzo 2009 consid. 4.1 con ulteriori rinvii a giurisprudenza e dottrina; Laurance Cornu, Théorie de l'évasion fiscale et interprétation économique - Les limites imposées par les principes généraux du droit, 2014, pag. 352 segg.; Claudio Nosetti, Die Steuerumgehung - Grundlagen, Merkmale und Konzepte, 2014, pag. 103 segg.; Florian Ponce, L'évasion fiscale en droit interne - État de lieu de l'évasion fiscale en matière d'impôts directs dans la jurisprudence et la doctrine, in RDAF 2010 II, pag. 125 segg.).
4.3. L'art. 3 cpv. 1 e 2 lett. b OPP 3, espressamente richiamato nel giudizio impugnato a sostegno del sussistere di un caso di elusione fiscale, ha invece il seguente tenore:
1 Le prestazioni di vecchiaia possono essere versate al più presto cinque anni prima dell'età ordinaria della rendita AVS (art. 21 cpv. 1 della LF del 20 dic. 1946 sull'assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti; LAVS). Esse diventano esigibili al raggiungimento dell'età ordinaria della rendita AVS. Se l'intestatario della previdenza dimostra che continua a esercitare un'attività lucrativa, la riscossione delle prestazioni può essere rinviata al massimo di cinque anni a partire dal raggiungimento dell'età ordinaria della rendita AVS.
2 Un versamento anticipato delle prestazioni di vecchiaia è ammissibile se il rapporto di previdenza è sciolto per uno dei motivi seguenti:
a. [...]
b. l'intestatario utilizza il capitale di previdenza per il riscatto di quote in una istituzione di previdenza esente da imposte o l'impiega per un'altra forma riconosciuta di previdenza.
5.
5.1. Come detto, la Corte cantonale ha considerato che gli estremi per il riconoscimento dell'elusione fiscale fossero dati anche nella fattispecie in esame.
Rammentate le condizioni richieste dalla giurisprudenza in materia ha in effetti osservato che (giudizio impugnato, consid. 4.4-4.6) :
"4.4. Come si è già verificato, l'obiettivo di trasferire i fondi dalla previdenza individuale vincolata alla previdenza professionale può essere legittimamente raggiunto dall'assicurato, seguendo le regole codificate all'art. 3 cpv. 2 lett. b OPP 3, cioè chiedendo il trasferimento diretto prima della scadenza della prestazione assicurativa del pilastro 3a. Tale modalità viene assimilata, come già rilevato, ad un libero passaggio nell'ambito della previdenza professionale in senso stretto e consente quindi di trasferire i fondi alla Cassa pensione senza che il capitale sia assoggettato all'imposta sul reddito.
Se un contribuente decide di raggiungere lo stesso scopo, non conformandosi alle modalità prescritte a tal fine, ci si può domandare legittimamente se non si tratti di una scelta dettata da intenti elusivi.
Il fatto che la forma scelta dal contribuente gli consenta di conseguire un sensibile risparmio d'imposta impone di ritenere che si tratti effettivamente di un tentativo di elusione d'imposta (cfr. la sentenza CDT n. 80.2008.128 del 3 marzo 2009, in RtiD II-2009 n. 5t).
4.5. Proprio perché è codificata una modalità precisa per ottenere il trasferimento dei fondi dal pilastro 3a al 2° pilastro, la scelta di una modalità alternativa, non prevista, appare inadeguata. In conclusione, è lecito supporre che la sua intenzione fosse non di trasferire i fondi nella previdenza professionale, bensì di incassare la prestazione in capitale, di sottoporla all'imposizione agevolata prevista dalla legge e di chiedere poi la deduzione dal reddito imponibile dell'importo versato alla cassa pensione. Il tutto per conseguire un risparmio d'imposta.
4.6. Venendo proprio all'aspetto del risparmio d'imposta, in base ad un calcolo intrapreso da questa Camera, esso ammonta a fr. 44'705.80 ed adempie dunque senz'altro le condizioni per poter essere considerato "rilevante". Infatti, l'imposta sul reddito (federale, cantonale e comunale) per il 2007 si ridurrebbe, per effetto della deduzione dei contributi, nella misura di ben fr. 50'988.40. Il risparmio netto diminuisce tuttavia, se si tiene conto dell'imposta sulla prestazione in capitale del pilastro 3a (fr. 6'282.60) ".
5.2. Come emerge dallo stralcio delle motivazioni appena riprodotto, la Camera di diritto tributario ammette un caso di elusione fiscale fondandosi proprio sulla constatazione del fatto che i ricorrenti non hanno proceduto secondo quanto previsto dall'art. 3 cpv. 1 e 2 lett. b OPP 3.
In base a quanto risulta anche dal considerando 3.4 del giudizio impugnato, la Corte cantonale ritiene in effetti che:
"Nel caso in esame, il contribuente non sì è avvalso della facoltà, prevista dall'art. 3 cpv. 2 lett. b OPP 3, di trasferire i fondi del pilastro 3a nella cassa pensione, ma ha preferito avvalersi del diritto al versamento anticipato della prestazione di vecchiaia del Pilastro 3a per l'ammortamento del mutuo ipotecario, beneficiando dell'imposizione agevolata prevista dagli articoli 38 LT e 38 LIFD (imposta annua intera su prestazioni provenienti dalla previdenza). Il contribuente ha infatti intrapreso un riscatto di fr. 140'000.-- nel secondo pilastro e si è poco dopo fatto versare una prestazione in capitale del pilastro 3a di fr. 200'000.--. Se avesse voluto migliorare la propria situazione previdenziale, il contribuente avrebbe potuto procedere al trasferimento diretto dal Pilastro 3a al 2° Pilastro nella misura dell'importo che ha immesso nella Cassa pensione (fr. 140'000.--). A questo punto, il ricorrente avrebbe potuto ottenere una prestazione in capitale dal Pilastro 3a, destinata alla riduzione del mutuo ipotecario sull'abitazione primaria, pari alla differenza fra quanto immesso nel 2° Pilastro e quanto si è fatto versare anticipatamente dal Pilastro 3a (200'000- 140'000= fr. 60'000.--) ".
5.3. Pur prendendo atto dell'importante risparmio di imposte conseguito, che non viene del resto contestato nemmeno nell'impugnativa, l'argomentazione appena esposta non può essere tuttavia condivisa.
Se infatti è vero che l'art. 3 cpv. 2 lett. b OPP 3 permette a un assicurato di utilizzare il pilastro 3a per riscattare degli anni contributivi e quindi colmare delle lacune nell'ambito del secondo pilastro, occorre rilevare che questa norma vincola detta opzione al fatto che il rapporto di previdenza relativo al pilastro 3a venga nel contempo "sciolto", ciò che non sarebbe stato manifestamente il caso nella fattispecie che ci occupa.
Secondo i fatti accertati nel giudizio impugnato, su cui si basa anche il Tribunale federale (art. 105 cpv. 1 LTF), la lacuna contributiva colmata nel 2007 ammontava in effetti a fr. 140'000.-- mentre l'importo a disposizione nel pilastro 3a era per lo meno pari a quello successivamente ritirato, ovvero di fr. 200'000.--, ragione per la quale il versamento diretto dal pilastro 3a al 2° pilastro dell'importo di fr. 140'000.-- prospettato dalla Camera di diritto tributario nel suo giudizio non costituiva affatto una reale opzione ( PETER LOCHER, Kommentar zum DBG, 1 a parte, 2001, ad art. 33 n. 61; Conférence suisse des impôts, Prévoyance et impôts, stato estate 2014, sezioni A. 8.2.1 e B. 6.2.1; Amministrazione federale delle contribuzioni, circolare n. 18 del 17 luglio 2008 relativa al trattamento fiscale dei contributi e delle prestazioni di previdenza del pilastro 3a, cifra 6.3).
5.4. Sempre secondo gli accertamenti di fatto contenuti nel giudizio impugnato, l'ammissione delle condizioni per il riconoscimento di un'elusione fiscale non può d'altra parte venire riconosciuta per altri motivi.
In effetti:
5.4.1. Considerando il 2° pilastro, gli stessi Giudici cantonali rilevano che, mediante il versamento di fr. 140'000.-- per il riscatto di anni di contributi, la cui liceità non viene di per sé contestata, il ricorrente ha chiaramente migliorato la propria situazione previdenziale. Considerando 2° pilastro e pilastro 3a nel loro complesso, e quindi proponendo di fatto l'applicazione di una visione consolidata anche tra 2° pilastro e pilastro 3a, essi esprimono invece solo generici dubbi che, già perché privi di qualsiasi riscontro concreto, si rivelano a priori inadatti a dimostrare il sussistere degli elementi richiesti da giurisprudenza e dottrina (precedente consid. 4.2; sentenza 2C_449/2008 del 16 ottobre 2008 consid. 4.4 in cui viene indicato che l'onere della prova in merito al sussistere di un'elusione fiscale ricade sul fisco e non sul contribuente).
5.4.2. Nel medesimo tempo, nemmeno viene messo in discussione che il prelievo ai fini della promozione della proprietà d'abitazione sia previsto dall'art. 3 cpv. 3 e 4 OPP 3 rispettivamente che l'importo prelevato sia stato davvero utilizzato a tale scopo (circolare n. 18 del 17 luglio 2008 relativa al trattamento fiscale dei contributi e delle prestazioni di previdenza del pilastro 3a, cifra 6.2; sentenze 2C_462/2008 del 20 marzo 2009 consid. 5 segg. non pubblicati in <ref-ruling> e 2A.440/2002 del 13 agosto 2003 consid. 3.2.2 e contrario).
5.4.3. L'elusione non è infine dimostrata attraverso il richiamo alla <ref-ruling>. Così come in una serie di altre fattispecie, anche in quel frangente il Tribunale federale era infatti chiamato ad esprimersi su un riscatto (per un ammontare di fr. 430'000.--, avvenuto l'8 novembre 2000) e sul successivo ritiro della medesima somma (avvenuto cinque giorni più tardi, il 13 novembre 2000), quindi sull'uso di un conto di previdenza quale semplice "contocorrente" senza impatto alcuno sulla copertura assicurativa (sentenza 2C_488/2014 del 15 gennaio 2015 consid. 2.1 con ulteriori rinvii). Un simile caso non è tuttavia dato nella fattispecie che ci occupa.
5.5. Pur non potendo sfuggire la vicinanza temporale tra il riscatto degli anni contributivi (ottobre 2007) e il prelievo dal pilastro 3a (marzo 2008), così come il risparmio fiscale ottenuto dai ricorrenti, occorre pertanto rilevare che, in assenza degli elementi necessari per il riconoscimento di un'elusione fiscale, il mancato riconoscimento della deduzione richiesta viola il diritto federale.
II. Imposte cantonali
6.
Gli art. 9 cpv. 2 lett. d LAID e 32 cpv. 1 lett. d della legge tributaria ticinese del 21 giugno 1994 (LT; RL/TI 10.2.1.1) prevedono le medesime deduzioni di quelle concesse dall'art. 33 lett. d LIFD.
L'istituto dell'elusione fiscale trova d'altra parte applicazione anche in materia di imposte cantonali e comunali (sentenza 2C_43/2010 del 18 giugno 2010 consid. 2 segg.)
I considerandi sviluppati riguardo all'imposta federale diretta valgono di conseguenza anche per le imposte cantonali e comunali.
III. Spese e ripetibili
7.
7.1. Per quanto precede, il ricorso è accolto e il giudizio impugnato è annullato sia per quanto riguarda l'imposta federale diretta che l'imposta cantonale.
La causa è rinviata alla Camera di diritto tributario del Tribunale d'appello, affinché statuisca nuovamente sulle spese e sulle ripetibili per la procedura cantonale, nonché alla Divisione delle contribuzioni, affinché emani delle nuove decisioni di tassazione nelle quali venga riconosciuta la deduzione di fr. 140'000.-- fatta valere con la dichiarazione d'imposta (art. 107 cpv. 2 LTF), in conformità a quanto richiesto dai ricorrenti (reddito determinante per l'aliquota in materia di imposta cantonale: fr. 229'100.--).
7.2. Le spese della procedura davanti al Tribunale federale sono poste a carico dello Stato del Cantone Ticino, soccombente e toccato dall'esito della causa nei suoi interessi pecuniari (art. 65 e 66 cpv. 1 e 4 LTF).
Lo Stato del Cantone Ticino dovrà inoltre corrispondere ai ricorrenti, rappresentati da un avvocato, un'indennità per ripetibili della sede federale (art. 68 cpv. 1 e 2 LTF). | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1.
Le cause 2C_467/2014 e 2C_468/2014 sono congiunte.
2.
In riferimento all'imposta federale diretta, il ricorso è accolto. La sentenza del 14 aprile 2014 della Camera di diritto tributario è annullata.
3.
In riferimento all'imposta cantonale, il ricorso è accolto. La sentenza del 14 aprile 2014 della Camera di diritto tributario è annullata.
4.
La causa è rinviata alla Camera di diritto tributario, affinché statuisca nuovamente sulle spese e sulle ripetibili per la procedura cantonale, nonché alla Divisione delle contribuzioni, affinché emani delle nuove decisioni di tassazione, nel senso dei considerandi.
5.
Le spese giudiziarie di fr. 3'500.-- sono poste a carico dello Stato del Cantone Ticino.
6.
Lo Stato del Cantone Ticino verserà ai ricorrenti, creditori solidali, un'indennità complessiva di fr. 4'000.-- a titolo di ripetibili della sede federale.
7.
Comunicazione al patrocinatore dei ricorrenti, alla Divisione delle contribuzioni e alla Camera di diritto tributario, nonché all'Amministrazione federale delle contribuzioni. | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['2bcc67a3-1ca5-4722-89dd-ce25e585ef38', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '7eb92864-0a40-464d-8a21-e31e4cfa1b97'] | [] |
0b566a28-b641-49b2-9601-4dc36d583192 | 2,013 | it | Fatti:
A.
Con sentenza del 14 luglio 2011 la Corte delle assise criminali ha riconosciuto A._ autore colpevole di falsità in documenti e di appropriazione indebita. Riguardo a quest'ultimo reato, gli è stato rimproverato di essersi, nel periodo tra dicembre 1998 ed agosto 2002, allo scopo di procacciarsi un indebito profitto, indebitamente appropriato di oggetti d'arte e antiquariato, nonché dell'importo di USD 270'000.-- a lui affidati da B._. L'imputato è stato condannato alla pena detentiva di otto mesi, sospesa condizionalmente per un periodo di prova di tre anni.
B.
Adita sia dal Procuratore pubblico (PP) sia dall'imputato, con sentenza del 17 marzo 2013 la Corte di appello e di revisione penale (CARP) ha respinto l'appello del primo e parzialmente accolto quello del secondo. Ha prosciolto l'imputato dall'accusa di falsità in documenti, confermando per contro la condanna per il reato di appropriazione indebita. Rilevata in particolare una violazione del principio di celerità, la CARP lo ha poi condannato alla pena detentiva di quattro mesi, sospesa condizionalmente per un periodo di prova di cinque anni.
C.
Il PP impugna questa sentenza con un ricorso in materia penale al Tribunale federale, chiedendo in via principale di annullare il dispositivo sulla sospensione condizionale della pena detentiva. In via subordinata, chiede di rinviare gli atti alla precedente istanza per la riformulazione della pena. Il ricorrente fa valere la violazione degli art. 41 e 42 cpv. 1 CP.
D.
La Corte cantonale chiede di respingere il ricorso, rilevando che i fatti oggetto di condanna sono stati commessi nel periodo dal 1998 al 2002, prima quindi dell'entrata in vigore, il 1° gennaio 2007, della revisione delle disposizioni generali del CP, sicché la sospensione condizionale di una pena detentiva di breve durata sarebbe comunque possibile secondo il diritto previgente applicabile alla fattispecie in virtù del principio della "lex mitior".
L'imputato contesta le argomentazioni del PP, chiedendo in sostanza di respingere il gravame. Richiama inoltre le conclusioni formulate nel connesso ricorso in materia penale del 13 giugno 2013 (causa 6B_551/2013). | Diritto:
1.
La decisione impugnata, di carattere finale (<ref-law>), è stata pronunciata in una causa in materia penale (<ref-law>), da un'autorità di ultima istanza cantonale (<ref-law>). La legittimazione del ricorrente è data (art. 81 cpv. 1 lett. b n. 3 LTF). Il ricorso è tempestivo (<ref-law>) ed è sotto i citati aspetti ammissibile.
2.
2.1. Il ricorrente sostiene che, pronunciando la sospensione condizionale di una pena detentiva inferiore a sei mesi, la Corte cantonale avrebbe violato l'<ref-law>. Ritiene inoltre che nella fattispecie non sarebbero date le "circostanze particolarmente favorevoli", ai sensi dell'<ref-law>, per potere sospendere condizionalmente l'esecuzione di una qualsiasi pena nei confronti dell'imputato.
2.2. La Corte cantonale, riconosciuto l'imputato colpevole di appropriazione indebita per fatti realizzati tra il dicembre del 1998 e l'agosto del 2002, ha stabilito la pena sulla base del diritto in vigore dal 1° gennaio 2007 in seguito alla revisione delle disposizioni generali del CP. Ammessa in particolare la circostanza attenuante del lungo tempo trascorso dal reato (art. 48 lett. e CP) ed accertata una violazione del principio di celerità, la CARP ha ritenuto giustificata una pena detentiva di quattro mesi. Ha poi rilevato che nonostante l'imputato fosse stato condannato in Italia, meno di cinque anni prima del reato qui in discussione, ad una pena privativa della libertà della durata di undici anni per infrazioni alla legge italiana in materia di stupefacenti, sussistessero circostanze particolarmente favorevoli giusta l'<ref-law> per una sospensione condizionale della pena. La Corte cantonale ha per finire condannato l'imputato alla pena detentiva di quattro mesi, sospesa condizionalmente per un periodo di prova di cinque anni.
2.3. Secondo l'<ref-law>, il giudice può pronunciare una pena detentiva inferiore a sei mesi, da scontare, soltanto se non sono adempiute le condizioni per la sospensione condizionale (<ref-law>) e vi è da attendersi che una pena pecuniaria o un lavoro di pubblica utilità non potranno essere eseguiti (cpv. 1). Il giudice deve motivare in modo circostanziato questa forma di pena (cpv. 2). Con questa disposizione, il legislatore ha introdotto per le pene fino a sei mesi un ordine di priorità legale a favore delle sanzioni non privative della libertà. Con riferimento a questa sussidiarietà, il giudice deve quindi dapprima esaminare la possibilità di infliggere una sanzione nella forma della pena pecuniaria o del lavoro di pubblica utilità (cfr. <ref-ruling> consid. 3.1 e 8.4, 82 consid. 4.1, 97 consid. 6.3.3.2 pag. 108).
Il ricorrente rileva pertanto a ragione che la pena detentiva di breve durata inflitta in concreto all'imputato, quattro mesi di detenzione con il beneficio della sospensione condizionale, contrasta con l'<ref-law>. Se i giudici cantonali ritenevano che nella fattispecie era adeguata una pena inferiore a sei mesi e che la stessa non doveva essere scontata, essi avevano unicamente la possibilità di infliggere una pena pecuniaria o un lavoro di pubblica utilità. La Corte cantonale non si è confrontata con queste alternative, in particolare non ha spiegato perché una sanzione pecuniaria non entrava in considerazione. Certo, la situazione economica dell'imputato non sembra favorevole. Tuttavia, secondo le intenzioni del legislatore, la pena pecuniaria deve potere essere pronunciata anche nei confronti di imputati che dispongono di un basso reddito, addirittura sotto il minimo vitale. In caso contrario, si correrebbe infatti il rischio di considerare in molteplici casi la pena pecuniaria quale sanzione inadeguata, ciò che condurrebbe a pronunciare spesse volte una pena detentiva, in contrasto con gli obiettivi perseguiti dalla revisione legislativa. Proprio l'imputato privo di mezzi è per contro maggiormente sensibile alla pena pecuniaria, siccome lo tocca nelle sue necessità vitali. Il legislatore ha quindi esplicitamente rinunciato a fissare un limite inferiore per la pena pecuniaria, lasciando la possibilità di pronunciare una pena pecuniaria ridotta nel caso di imputati con redditi modesti (<ref-ruling> consid. 8.4, 97 consid. 5.2.3; <ref-ruling> consid. 1.4). In concreto, non è pertanto di per sé escluso che l'imputato possa fare fronte al pagamento di una pena pecuniaria con un'aliquota corrispondentemente ridotta. In sostanza, infliggendogli una pena inferiore a sei mesi con la sospensione condizionale ed omettendo di esaminare la possibilità di pronunciare una pena pecuniaria, la CARP ha disatteso l'<ref-law>.
3.
3.1. La CARP sostiene che la sospensione condizionale di una pena detentiva di breve durata era comunque possibile secondo il diritto vigente prima del 1° gennaio 2007, applicabile alla fattispecie in virtù del principio della "lex mitior". Adduce che il giudizio sulle accuse nei confronti dell'opponente avrebbe dovuto essere reso ben prima della modifica legislativa e che il ritardo è imputabile esclusivamente alle lungaggini del magistrato inquirente. Sostiene inoltre che occorrerebbe tenere conto della procedura volta a modificare il diritto sanzionatorio avviata dal Consiglio federale, che prevede la reintroduzione delle pene detentive di breve durata con o senza sospensione condizionale (cfr. messaggio del 4 aprile 2012 del Consiglio federale [FF 2012 4181]).
3.2. L'imputato ha commesso il reato di appropriazione indebita sotto l'egida del diritto previgente, ma è stato giudicato dalle istanze cantonali quando già era in vigore quello nuovo. In tale evenienza, giusta l'<ref-law>, il nuovo diritto è applicabile se più favorevole all'autore. Per determinare quale sia il diritto più favorevole occorre confrontarsi con il caso concreto, esaminandolo sotto il profilo del vecchio e del nuovo diritto, comparandone poi i risultati. La contemporanea applicazione di entrambe le normative alla stessa fattispecie è esclusa (<ref-ruling> consid. 6.2, 97 consid. 4.1). La CARP non ha eseguito una simile valutazione nell'ambito del suo giudizio, che è stato reso sulla base del diritto in vigore dal 1° gennaio 2007. Ha spiegato soltanto nelle sue osservazioni al ricorso i motivi per l'applicabilità del diritto previgente.
Comunque, nella misura in cui il nuovo diritto per il reato di appropriazione indebita contempla anche la sanzione meno incisiva della pena pecuniaria (cfr. <ref-law>), esso è più favorevole rispetto a quello previgente che prevedeva esclusivamente una pena detentiva (<ref-ruling> consid. 7.2.2, 97 consid. 4.2.2). Né va trascurato che la sospensione condizionale della pena secondo il diritto previgente (art. 41 n. 1 vCP) presupponeva una prognosi positiva. Un'aspettativa generica che l'interessato si sarebbe comportato correttamente in futuro o l'assenza di una prognosi negativa non erano sufficienti al riguardo (<ref-ruling> consid. 4.2.2, 97 consid. 7.3). Occorreva per contro eseguire una valutazione complessiva, tenendo conto delle circostanze del reato, dei precedenti dell'autore, della sua reputazione e della sua situazione personale al momento del giudizio. La prognosi doveva quindi fondarsi su tutti gli elementi idonei a chiarire il carattere dell'accusato e le possibilità di un suo ravvedimento (<ref-ruling> consid. 4.2.1 e rinvii). In concreto, la Corte cantonale si è limitata a richiamare la natura diversa dei precedenti reati, non diretti contro il patrimonio, il lungo periodo di reclusione e l'età dell'imputato, ritenendo per finire che non si imponeva di formulare una prognosi negativa. Non ha tuttavia eseguito un esame globale della personalità dell'autore, che le avrebbe consentito di concludere a una prognosi favorevole. In tali circostanze, è quindi dubbio che il diritto previgente fosse più favorevole all'imputato.
Contrariamente a quanto sembra ritenere quest'ultimo, l'accertata violazione del principio di celerità di per sé non consente poi di sospendere condizionalmente l'esecuzione di una pena, quando non ne sono date le condizioni materiali. La violazione di tale principio deve infatti essere considerata nella commisurazione della pena e può comportarne una riduzione (<ref-ruling> consid. 3.3.1; <ref-ruling> consid. 2a e rinvii). Non interviene per contro sulla modalità di esecuzione della pena, non potendo eliminare un'eventuale prognosi negativa o l'esistenza di un impedimento oggettivo alla sospensione (cfr. sentenza 6S.313/2002 del 18 febbraio 2003 consid. 5.3).
3.3. La Corte cantonale sostiene poi a torto che occorrerebbe tenere conto del progetto di modifica del diritto sanzionatorio conformemente al messaggio del 4 aprile 2012 del Consiglio federale. Il Tribunale federale ha infatti già avuto modo di precisare che i lavori preparatori relativi a un progetto di legge non ancora entrata in vigore possono essere presi in considerazione per l'interpretazione di una norma soltanto quando il sistema vigente non è modificato di principio, ma è unicamente perseguita una concretizzazione della situazione giuridica attuale o quando viene colmata una lacuna della legge in vigore (<ref-ruling> consid. 7.2.4; <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> consid. 5d pag. 201). Queste condizioni non sono realizzate nella fattispecie. La modifica del diritto sanzionatorio non è infatti ancora stata trattata compiutamente da entrambe le Camere federali e, con la prospettata reintroduzione di soluzioni esistenti prima della revisione entrata in vigore il 1° gennaio 2007, implica modifiche di rilievo rispetto al sistema attuale. In particolare è previsto il ridimensionamento della pena pecuniaria e il ripristino delle pene detentive di breve durata (cfr. FF 2012 pag. 4183 segg. e pag. 4217 segg.). Il richiamo a tale progetto di legge non consente pertanto di non applicare il diritto vigente o di interpretarlo in manifesto contrasto con il suo tenore attuale.
4.
4.1. Ne segue che il ricorso deve essere accolto. La sentenza impugnata è annullata e la causa rinviata alla CARP per un nuovo giudizio sulla commisurazione della pena.
4.2. La domanda di assistenza giudiziaria con gratuito patrocinio presentata dall'opponente può essere accolta in considerazione della sua situazione finanziaria (art. 64 cpv. 1 e 2 LTF). | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1.
Il ricorso è accolto. La sentenza emanata il 17 marzo 2013 dalla Corte di appello e di revisione penale è annullata e la causa le è rinviata per un nuovo giudizio.
2.
La domanda di assistenza giudiziaria dell'opponente è accolta.
3.
Non si prelevano spese giudiziarie.
4.
La cassa del Tribunale federale verserà al patrocinatore dell'opponente fr. 3'000.-- a titolo di indennità di patrocinio per la procedura dinanzi al Tribunale federale.
5.
Comunicazione al ricorrente, al patrocinatore dell'opponente e alla Corte di appello e di revisione penale del Cantone Ticino. | CH_BGer_011 | Federation | null | null | null | null | nan | ['c963e7b2-0589-4104-b73f-e15473d4c035', 'c963e7b2-0589-4104-b73f-e15473d4c035', '6193c46f-5a0c-4a3a-b670-525fe441fb72', 'd5357929-7c64-4fb8-a656-d69753919b90', 'd5357929-7c64-4fb8-a656-d69753919b90', '3e6423c3-5e16-481c-9471-1e2fe9b12466', '3e6423c3-5e16-481c-9471-1e2fe9b12466', '07020edc-18e0-4416-b9bd-98cdc629cbd6', '8e8b2179-ec80-4405-9f37-fd07ed4956ba', 'd831540f-b080-4705-b561-4f35416e2209', '4b4af436-79e4-4117-9666-798c24e98e02', '6bad605b-b3f7-4466-a37b-16cb1df53652'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78'] |
0b56b473-0a26-446f-8ba4-02699203bce9 | 2,011 | it | Fatti:
A. Nel contesto di denunce presentate da tre clienti nei confronti del loro legale, avvocato A._, per titolo di reato di estorsione, subordinatamente coazione tentata, coazione, appropriazione indebita, violazione del segreto professionale, soppressione di documenti, amministrazione infedele, ingiuria, diffamazione e calunnia, il Ministero pubblico del Cantone Ticino ha aperto tre procedimenti penali (n. 2010.10322, 2010.10723 e 2010.10727). In tale ambito, il Procuratore pubblico (PP) ha ordinato la perquisizione dello studio legale della denunciata in relazione ai tre clienti e alla documentazione relativa a determinate società gestite per nome e per conto loro. L'interessata, patrocinata all'epoca da un altro legale, si è dichiarata d'accordo di consegnare spontaneamente documenti relativi ai tre clienti e alle loro strutture societarie. Il 14 dicembre 2010, ella ha consegnato al PP ulteriore documentazione.
B. Dopo che il 24 gennaio 2011 l'ordine di perquisizione e di sequestro era stato annullato per carenza di motivazione dal Giudice dei provvedimenti coercitivi, il 3 febbraio 2011 il PP ha spiccato un nuovo ordine di perquisizione e di sequestro, ritenendo prive di oggetto, poiché tardive, le richieste di suggellamento formulate dall'interessata. Adita dal legale, con giudizio del 29 marzo 2011, la Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello (CRP) ne ha respinto il reclamo.
C. Avverso questa decisione l'avvocata A._ presenta un ricorso al Tribunale federale. Chiede di annullare la sentenza impugnata, di ritornarle la documentazione sequestrata e, in via subordinata, di porla sotto suggello. Con scritti del 31 maggio 2011 e del 1° giugno 2011, la ricorrente chiede di concedere effetto sospensivo al gravame. Ha poi comunicato la revoca del mandato al legale che ha redatto il ricorso e, l'8 giugno 2011, inoltrato un ulteriore scritto al riguardo.
Non sono state chieste osservazioni, ma è stato richiamato l'incarto cantonale. | Diritto:
1. 1.1 Il Tribunale federale esamina d'ufficio se e in che misura un ricorso può essere esaminato nel merito (<ref-ruling> consid. 1).
1.2 La decisione impugnata concerne un provvedimento coercitivo ai sensi dell'art. 196 segg. CPP. Poiché l'atto di procedura litigioso non pone fine al procedimento penale (art. 90 seg. LTF), si tratta di una decisione incidentale notificata separatamente ai sensi dell'<ref-law>. Avverso la stessa, il ricorso è ammissibile soltanto alle condizioni dell'art. 93 cpv. 1 lett. a e b LTF, ossia, in particolare, quando può causare un pregiudizio irreparabile.
1.3 Nella fattispecie, nello studio legale della ricorrente sono stati sequestrati, tra l'altro, valori patrimoniali e in particolare documentazione relativa alle strutture societarie di tre suoi clienti. È poi stato negato, poiché fatto valere tardivamente, il suggellamento di altri atti.
Circa la tempestività del gravame, la ricorrente si limita ad accennare alle ferie giudiziarie. Ora, secondo la giurisprudenza, decisioni incidentali nel procedimento penale, segnatamente il sequestro di documenti, devono essere considerati come "altre misure provvisionali" ai sensi dell'<ref-law> (<ref-ruling> consid. 1.1-1.5): non si applica quindi la sospensione dei termini di cui all'<ref-law>, in concreto quella dal settimo giorno precedente la Pasqua al settimo giorno successivo (lett. a).
Ne segue che, nella misura in cui concerne il sequestro di documenti, il ricorso, inoltrato soltanto il 26 maggio 2011 contro la decisione impugnata del 29 marzo 2011 e ricevuta l'11 aprile seguente, è manifestamente tardivo e quindi inammissibile. Esso non può pertanto essere esaminato nel merito.
1.4 Per contro, per quanto riguarda il rifiuto di suggellare determinate carte, il ricorso è tempestivo, poiché decisioni prese in tale ambito non costituiscono misure provvisionali ai sensi dell'<ref-law>: la loro impugnazione soggiace quindi alla sospensione dei termini (sentenza 1B_232/2009 del 25 febbraio 2010 consid. 1; <ref-ruling> consid. 1.2.2).
1.5 Nella fattispecie, ritenuto che si tratta del mancato suggellamento di carte se del caso soggette al segreto professionale dell'avvocato, la criticata decisione può comportare un pregiudizio irreparabile ai sensi dell'<ref-law>.
2. 2.1 I provvedimenti coercitivi costituiscono atti di procedura delle autorità penali, che incidono sui diritti fondamentali degli interessati e sono intesi ad assicurare le prove, garantire la presenza di persone durante il procedimento o l'esecuzione della decisione finale (art. 196 lett. a-c CPP). Il Tribunale federale esamina liberamente l'interpretazione e l'applicazione delle condizioni poste dal diritto federale per le restrizioni dei diritti fondamentali (<ref-law>; cfr. <ref-ruling> consid. 3.3 pag. 269). La decisione sui provvedimenti coercitivi stabilisce in maniera definitiva la restrizione dei diritti fondamentali. Non si tratta quindi di una decisione in materia di misure cautelari ai sensi dell'<ref-law>. Sia le limitazioni imposte da questa norma ai motivi di ricorso sia il principio dell'allegazione ai sensi dell'<ref-law>, che va oltre le esigenze di motivazione poste dall'<ref-law>, non sono pertanto applicabili. Ciò vale anche per il sequestro di oggetti e valori patrimoniali (art. 263 segg. CPP; cfr. <ref-ruling> consid. 2 pag. 105 segg.). Poiché la sorte dei beni sequestrati è decisa definitivamente soltanto alla fine del procedimento penale, il Tribunale federale, nella misura in cui la relativa decisione incidentale possa essere impugnata secondo l'<ref-law>, tenuto conto della gravità della restrizione dei diritti fondamentali e per assicurare il rispetto delle garanzie della CEDU (art. 36 e 190 Cost.; cfr. <ref-ruling> consid. 4 pag. 339; 425 consid. 6.1 pag. 434; ambedue con rinvii), esamina liberamente la legalità del provvedimento coercitivo nonostante la sua natura provvisionale. Nell'applicazione di nozioni giuridiche indeterminate, il Tribunale federale rispetta il margine di apprezzamento dell'autorità competente (cfr. <ref-ruling> consid. 4 pag. 100 seg. e riferimenti).
2.2 Circa il negato suggellamento di determinati documenti, la ricorrente, peraltro meramente a titolo abbondanziale, nonché in maniera del tutto generica e senza alcun riferimento a una qualsiasi norma del CPP, accenna semplicemente che uno dei denuncianti non li avrebbe ancora consultati e che un simile provvedimento potrebbe essere richiesto anche successivamente.
2.3 Nella sentenza impugnata è stato accertato che la ricorrente, peraltro patrocinata da un legale, dopo la perquisizione e il sequestro ha affermato che tutto si era svolto correttamente, consegnando poi ulteriore documentazione al PP. La Corte cantonale, richiamando la prassi e la dottrina (<ref-ruling> consid. 4c pag. 156; <ref-ruling> consid. 4 pag. 360; THORMANN/BRECHBÜHL, in Basler Kommentar, Schweizerische Strafprozessordnung, 2011, n. 11 ad art. 248), ha stabilito che il detentore delle carte che si oppone alla perquisizione deve chiedere il loro suggellamento immediatamente o al momento della loro consegna in caso di rimessa spontanea. Poiché in concreto la ricorrente non ha chiesto il suggellamento di una parte dei documenti né durante l'interrogatorio né al momento della consegna della documentazione, ma soltanto due giorni dopo la perquisizione del suo studio legale (avvenuta il 13 dicembre 2010), e di tutte le carte soltanto il 28 dicembre seguente, dopo che gli atti erano già stati visionati dal PP, la richiesta era tardiva. I citati accenni addotti dalla ricorrente chiaramente non dimostrano l'illegalità di queste conclusioni, sorrette dalla prassi e dalla dottrina, con le quali ella non si confronta del tutto.
2.4 I giudici cantonali hanno poi aggiunto che a priori non vi è un segreto dell'avvocato nei confronti del suo cliente, per cui appellarsi al segreto professionale contro i propri clienti sembrava, nella fattispecie, contrario alla buona fede ed abusivo. La ricorrente non censura del tutto questa motivazione.
Ora, quando la decisione impugnata, come nel caso, si fonda su diverse motivazioni indipendenti e di per sé sufficienti per definire l'esito della causa, il ricorrente è tenuto, pena l'inammissibilità, a dimostrare che ognuna di esse viola il diritto (<ref-ruling> consid. 6.3).
3. 3.1 Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è respinto. Le spese seguono la soccombenza (<ref-law>).
3. 3.1 Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è respinto. Le spese seguono la soccombenza (<ref-law>).
3.2 L'emanazione del presente giudizio rende priva di oggetto la domanda di effetto sospensivo. | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1. Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è respinto.
2. Le spese giudiziarie di fr. 2'000.-- sono poste a carico della ricorrente.
3. Comunicazione alle parti, rispettivamente ai loro patrocinatori, al Ministero pubblico e alla Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello del Cantone Ticino. | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['5d9b79ba-7856-4f75-9e5d-73d8b77c271c', '88c410cf-bf9c-499e-9c1d-617b0140d067', '73352a70-5dea-47ca-8453-048fd9d825a9', '06777485-75a7-4158-a0db-0dfe38bbcc0e', '2d4be23d-30c9-4771-88c8-1b668d321c6d', 'a737b6c6-878d-47a4-9ebc-3670b4a6e5dc', '58658802-d46c-4227-85fc-5e8d4a9129d0', 'ccead42b-6b5a-4424-8da1-2ba136c1f533', 'e027c418-6b21-47c7-bcbc-bb05031190f4', '4c98be31-79f3-4d1f-b639-60e6d9c82782'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
0b56ea04-75db-4c36-bab2-b44afe963c51 | 2,010 | fr | Faits:
A. Les époux A._ se sont mariés le 12 juin 1998. Le couple a trois enfants mineurs, âgés respectivement de 12, 11 et 7 ans.
Les époux A._ vivent séparés depuis le mois de février 2006.
B. B.a Le 19 septembre 2006, les époux ont déposé une requête commune de divorce devant le tribunal d'arrondissement de Courtelary-Moutier-La Neuveville (ci-après le tribunal d'arrondissement), convenant que la garde des enfants serait confiée à leur mère et réglant le sort de leurs avoirs de prévoyance respectifs.
L'épouse a déposé une requête de mesures provisoires le 21 juin 2007, par laquelle elle concluait au versement d'une contribution d'entretien globale de 2'500 fr. par mois, ou de toute somme à dire de justice supérieure à 1'600 fr. par mois. Son mari s'est prononcé en faveur du paiement d'une contribution d'entretien mensuelle d'un montant de 310 fr. en faveur de chaque enfant, se refusant toutefois à verser une pension alimentaire en faveur de son épouse.
Par jugement du 9 décembre 2008, le Président du tribunal d'arrondissement a condamné A._ au versement mensuel d'une pension d'un montant de 565 fr. en faveur de chacun de ses enfants, allocations familiales en sus, et de 800 fr. en faveur de son épouse. Les pensions des enfants étaient dues dès le 1er juillet 2006, tandis que celle de l'épouse devait être versée à compter du 1er janvier 2008.
B.b Statuant le 26 mars 2010 sur appel de l'époux, la 2ème Chambre civile de la Cour d'appel du canton de Berne a constaté l'entrée en force du premier jugement en tant qu'il rejetait la requête tendant à allouer une contribution d'entretien en faveur de l'épouse pour la période antérieure au 1er janvier 2008 et qu'il condamnait l'époux à verser une contribution d'un montant de 565 fr. pour ses enfants du 1er janvier 2008 au 31 mai 2008.
Pour le surplus, la cour cantonale a condamné l'appelant au versement de contributions d'entretien en faveur de ses enfants et de son épouse en distinguant différentes périodes selon les différentes activités professionnelles qu'il avait exercées et les revenus y relatifs. Seules les deux suivantes sont pertinentes pour l'issue du litige:
1) Période du 1er juin 2008 à fin octobre 2009, un montant de 370 fr. par enfant et de 540 fr. en faveur de son épouse;
2) Dès le 1er novembre 2009, un montant de 535 fr. par enfant et de 870 fr. en faveur de son épouse.
C. Par acte du 3 mai 2010, A._ exerce un recours en matière civile au Tribunal fédéral. Le recourant conclut principalement à la réforme de la décision de dernière instance cantonale en ce sens que le montant de la contribution d'entretien en faveur de ses enfants est fixée à 350 fr. par mois à compter du 1er juin 2008 et qu'aucune contribution d'entretien n'est due à son épouse dès cette dernière date. Subsidiairement, il demande l'annulation de l'arrêt attaqué dans la mesure où il ordonne le versement d'une contribution d'entretien en faveur de l'intimée et demande le renvoi de la cause à l'autorité cantonale. A l'appui de ses conclusions, le recourant invoque l'interdiction de l'arbitraire (art. 9 Cst.).
A._ demande également à être mis au bénéfice de l'assistance judiciaire.
L'intimée n'a pas été invitée à se déterminer.
D. Par ordonnance présidentielle du 27 mai 2010, le recourant a obtenu l'effet suspensif en ce qui concerne les contributions d'entretien dues jusqu'à fin avril 2010. | Considérant en droit:
1. La décision de mesures provisoires selon l'<ref-law> est une décision en matière civile au sens de l'<ref-law>. Bien qu'elle soit prise alors qu'une procédure (principale) de divorce est pendante, elle est finale au sens de l'<ref-law>, car son objet est différent de celui de la procédure au fond et elle met fin à l'instance sous l'angle procédural (<ref-ruling> consid. 2.2 p. 431/432 et les arrêts cités). Comme le litige porte uniquement sur les contributions d'entretien, le recours a pour objet une décision rendue dans une affaire pécuniaire (<ref-ruling> consid. 2 p. 395), dont la valeur litigieuse atteint 30'000 fr. (art. 51 al. 1 let. a et al. 4, art. 74 al. 1 let. b LTF). La décision entreprise a en outre été rendue par l'autorité cantonale de dernière instance (<ref-law>) et le recours a été interjeté dans le délai prévu par la loi (<ref-law>), par la partie qui a succombé dans ses conclusions devant l'instance précédente (<ref-law>).
2. 2.1 Comme le jugement attaqué porte sur des mesures provisionnelles au sens de l'<ref-law> (<ref-ruling> consid. 5 p. 396, 585 consid. 3.3 p. 587), seule peut être dénoncée la violation de droits constitutionnels.
2.2 Le Tribunal fédéral ne sanctionne la violation de droits fondamentaux - notion qui englobe les droits constitutionnels en général (<ref-ruling> consid. 2) - que si un tel moyen est invoqué et motivé par le recourant conformément au principe d'allégation (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 6, 638 consid. 2; <ref-ruling> consid. 1.4.2).
Le recourant qui se plaint d'arbitraire ne saurait, dès lors, se borner à critiquer la décision attaquée comme il le ferait en instance d'appel, où l'autorité de recours jouit d'une libre cognition; il ne peut, en particulier, se contenter d'opposer sa thèse à celle de la juridiction cantonale, mais doit démontrer, par une argumentation précise, que cette décision repose sur une application de la loi ou une appréciation des preuves manifestement insoutenables. Les critiques de nature appellatoire sont irrecevables (cf. <ref-ruling> consid. 4.1; <ref-ruling> consid. 1.3 et les arrêts cités). Il ne suffit pas qu'une solution différente apparaisse concevable, voire préférable; la décision attaquée n'est, de surcroît, annulée que si elle se révèle arbitraire, non seulement dans ses motifs, mais aussi dans son résultat (<ref-ruling> consid. 3.1; <ref-ruling> consid. 2.1 et les arrêts cités).
3. Le recourant s'en prend exclusivement aux montants que lui a imputés la cour cantonale à titre de revenu. Ces critiques visent le salaire retenu à titre d'agriculteur indépendant, pour la période du 1er juin 2008 au 31 octobre 2009 (consid. 3.1), de même que le revenu obtenu en tant qu'ouvrier agricole salarié, période courant dès le 1er novembre 2009 et pour laquelle la cour cantonale lui a imputé un revenu hypothétique (consid. 3.2).
3. Le recourant s'en prend exclusivement aux montants que lui a imputés la cour cantonale à titre de revenu. Ces critiques visent le salaire retenu à titre d'agriculteur indépendant, pour la période du 1er juin 2008 au 31 octobre 2009 (consid. 3.1), de même que le revenu obtenu en tant qu'ouvrier agricole salarié, période courant dès le 1er novembre 2009 et pour laquelle la cour cantonale lui a imputé un revenu hypothétique (consid. 3.2).
3.1 3.1.1 Pour établir le revenu que le recourant percevait après avoir repris le domaine familial à titre d'exploitant indépendant, le tribunal cantonal a préféré se fonder sur le budget d'exploitation établi par un conseiller agricole de la société P._ dans le contexte de cette reprise, plutôt que de se référer au dossier fiscal produit par le recourant, jugeant sa crédibilité douteuse. Remarquant néanmoins qu'il était relativement facile, pour les indépendants, de réduire leur revenu au niveau comptable, en particulier s'agissant des amortissements, la cour cantonale a procédé à certaines corrections. Elle a ainsi noté que, d'après le budget établi par P._, le résultat de l'activité du requis était évalué à 55'300 fr. en moyenne pour les années 2008 et 2009 et que, si les frais d'entretien ne paraissaient pas exagérés, les amortissements apparaissaient en revanche élevés au regard des actifs correspondant dans le bilan 2008: les amortissements étaient en effet fixés à 24'000 fr. par année et visaient, à raison de 15'000 fr., le renouvellement du matériel et des machines, alors que ces actifs étaient chiffrés au bilan à 60'000 fr., actifs dont il était pourtant établi que le recourant les avait récemment acquis. Se fondant sur cette constatation, les juges cantonaux n'ont en conséquence pris en compte que la moitié des amortissements liés au renouvellement de ce poste, à savoir 7'500 fr, auxquels ils ont ajouté les amortissements financiers, c'est-à-dire 9'000 fr. Cette correction a conduit la cour cantonale à conclure que le montant à disposition du recourant pour ses prélèvements privés se chiffrait à 38'800 fr. par année (55'300 fr. - [7'500 fr. + 9'000 fr.]), soit environ 3'200 fr. par mois. Appliquant la méthode du pourcentage, le tribunal cantonal en a déduit que cette somme lui permettait de s'acquitter de pensions alimentaires mensuelles d'un montant de 370 fr. par enfant (35% x 3'200 fr., soit 1'120 fr./3) et de 540 fr. en faveur de son épouse (3'200 fr. - 1'548 fr. [minimum vital] - 1'110 fr.).
3.1.2 Le recourant reproche essentiellement à la juridiction d'avoir excédé son pouvoir d'appréciation en réduisant de moitié le poste des amortissements liés au matériel d'exploitation (voitures, machines et petit matériel), correction qui aurait ainsi pour conséquence de lui imputer un revenu supérieur à celui réellement perçu: après avoir considéré qu'il convenait de se référer au budget d'exploitation établi par la société P._, en soutenant que l'analyse financière de l'exploitation agricole avait fait l'objet d'un examen sérieux, par un tiers neutre et spécialiste de la branche, la cour cantonale s'en serait finalement écartée sur un point essentiel, en se fondant non sur des éléments objectifs, mais sur son appréciation personnelle, déduite d'une apparence non établie. Les critiques du recourant sont toutefois appellatoires et partant, irrecevables: celui-ci se contente en effet de juger infondées les corrections opérées par la juridiction, sans toutefois s'en prendre aux éléments auxquels celle-ci s'est référée pour procéder aux dites corrections (amortissements trop élevés en comparaison des chiffres retenus dans le bilan, état des véhicules), ni finalement expliquer l'arbitraire de son raisonnement.
3.1.2 Le recourant reproche essentiellement à la juridiction d'avoir excédé son pouvoir d'appréciation en réduisant de moitié le poste des amortissements liés au matériel d'exploitation (voitures, machines et petit matériel), correction qui aurait ainsi pour conséquence de lui imputer un revenu supérieur à celui réellement perçu: après avoir considéré qu'il convenait de se référer au budget d'exploitation établi par la société P._, en soutenant que l'analyse financière de l'exploitation agricole avait fait l'objet d'un examen sérieux, par un tiers neutre et spécialiste de la branche, la cour cantonale s'en serait finalement écartée sur un point essentiel, en se fondant non sur des éléments objectifs, mais sur son appréciation personnelle, déduite d'une apparence non établie. Les critiques du recourant sont toutefois appellatoires et partant, irrecevables: celui-ci se contente en effet de juger infondées les corrections opérées par la juridiction, sans toutefois s'en prendre aux éléments auxquels celle-ci s'est référée pour procéder aux dites corrections (amortissements trop élevés en comparaison des chiffres retenus dans le bilan, état des véhicules), ni finalement expliquer l'arbitraire de son raisonnement.
3.2 3.2.1 S'agissant de la période courant dès le 1er novembre 2009, époque à laquelle le recourant a cessé son activité d'agriculteur indépendant pour travailler comme ouvrier agricole, la cour cantonale a considéré que le revenu allégué pour cette dernière activité - 2'650 fr. 55 - apparaissait particulièrement faible en comparaison avec le salaire touché alors que le recourant était employé auprès de X._ (jusqu'au 1er juin 2008) - 4'580 fr. - et lui a ainsi imputé un revenu hypothétique correspondant à ce dernier montant.
Selon le recourant, la conclusion cantonale serait contraire à la situation de fait, ne serait basée sur aucun élément objectif lié à la situation de l'emploi et ne tiendrait aucunement compte de la situation géographique dans laquelle il habiterait. Son nouveau revenu serait par ailleurs pratiquement identique à celui perçu en tant qu'agriculteur indépendant, sans qu'il n'ait toutefois à supporter les dettes et les risques financiers afférents à une telle activité.
3.2.2 Pour fixer les contributions d'entretien, le juge se fonde, en principe, sur le revenu effectif du débiteur. Il peut toutefois s'en écarter et retenir un revenu hypothétique supérieur, pour autant qu'une augmentation correspondante de revenu soit effectivement possible et qu'elle puisse raisonnablement être exigée de lui (<ref-ruling> consid. 4; <ref-ruling> consid. 2a in fine; <ref-ruling> consid. 4a; <ref-ruling> consid. 1b; <ref-ruling> consid. 2a). La prise en compte d'un revenu hypothétique ne revêt pas un caractère pénal; il s'agit simplement d'inciter le débiteur à réaliser le revenu qu'il est à même de se procurer en faisant preuve de bonne volonté et dont on peut attendre de lui qu'il l'obtienne afin de remplir ses obligations; les critères permettant de déterminer le revenu hypothétique sont en particulier la qualification professionnelle, l'âge, l'état de santé et la situation du marché du travail (<ref-ruling> consid. 4a et la jurisprudence citée; <ref-ruling> consid. 2.1.1 non publié; arrêt 5A_170/2007 du 27 juin 2007 consid. 3.1; arrêt 5A_685/2007 du 26 février 2008, consid. 2.3). Savoir si l'on peut raisonnablement exiger du débiteur une augmentation de son revenu est une question de droit; en revanche, savoir quel revenu une personne a la possibilité effective de réaliser est une question de fait (<ref-ruling> consid. 4c/bb; <ref-ruling> consid. 2.1.1 non publié; arrêts 5A_170/2007 du 27 juin 2007 consid. 3.1; 5A_685/2007 du 26 février 2008, consid. 2.3). C'est en premier lieu au débiteur qu'il appartient de prouver qu'il ne lui est pas possible de gagner davantage (arrêts 5P.77/2003 du 4 avril 2003 consid. 3.2; 5P.152/2006 du 27 juillet 2006 consid. 4.3).
3.2.3 Il ressort des faits constatés que le recourant, âgé de 32 ans, est au bénéfice d'une formation agricole. Aucun élément factuel ne permet de retenir qu'il ne disposerait pas d'une entière capacité de travail et il ne le prétend d'ailleurs pas. Avant de reprendre l'exploitation du domaine familial en tant qu'agriculteur indépendant, le recourant occupait un emploi de cantonnier auprès de X._, tout en travaillant accessoirement comme paysan. S'il a été admis que cette activité annexe ne lui rapportait aucun revenu, son poste de cantonnier lui permettait de percevoir un salaire mensuel net de 4'580 fr. Après avoir travaillé comme agriculteur indépendant jusqu'à fin octobre 2009, pour un revenu fixé par la cour cantonale à 3'200 fr. par mois (montant critiqué sans succès, supra consid. 3.1.2), le recourant a remis le domaine familial à sa soeur et s'est fait engager comme ouvrier agricole salarié sur ledit domaine pour une rémunération mensuelle de 2'610 fr. 55.
La cour cantonale n'a certes pas examiné quelle était la situation concrète du marché du travail dans la région géographique du recourant, mais elle a toutefois remarqué que son parcours professionnel, son âge et son état de santé lui permettait d'exercer une activité rémunérée à hauteur de son activité antérieure de cantonnier - activité exercée jusqu'en juin 2008 dans sa région géographique, pour un salaire qui, au demeurant était relativement modeste. Or, le recourant ne conteste pas directement le principe même de l'imputation d'un revenu hypothétique; il soutient plutôt, sans s'en prendre aux constatations retenues par la cour cantonale pour exiger de lui la perception d'un salaire plus élevé, que les circonstances de fait (situation géographique et marché de l'emploi) ne lui permettent pas d'augmenter son revenu. Il ne démontre pas cependant avoir vainement tenté de trouver une place de travailleur agricole mieux rémunérée que celle qu'il occupe actuellement chez sa soeur, ou, du moins, un poste correspondant à ses capacités professionnelles qui lui permettrait de percevoir une rémunération supérieure. C'est pourtant à lui qu'il appartient en premier lieu de prouver qu'il ne lui est pas possible de gagner davantage, ou qu'on ne peut l'exiger de lui (consid. 3.2.2 supra). Le renvoi à des considérations factuelles d'ordre général n'est à cet égard pas suffisant pour qualifier d'arbitraire les conclusions cantonales.
4. En conclusion, le recours est irrecevable. Les conclusions de l'intéressé étant dépourvues de toutes chances de succès, sa requête d'assistance judiciaire doit être rejetée (<ref-law>) et les frais judiciaires mis à sa charge (<ref-law>). L'intimée, qui ne s'est pas déterminée au fond, n'a droit à aucune indemnité de dépens, la requête d'effet suspensif du recourant ayant été partiellement admise alors qu'elle s'y était opposée. | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est irrecevable.
2. La requête d'assistance judiciaire du recourant est rejetée.
3. Les frais judiciaires, arrêtés à 1'000 fr., sont mis à la charge du recourant.
4. Le présent arrêt est communiqué aux parties et à la 2ème Chambre civile de la Cour d'appel du canton de Berne.
Lausanne, le 24 juin 2010
Au nom de la IIe Cour de droit civil
du Tribunal fédéral suisse
La Présidente: La Greffière:
Hohl de Poret Bortolaso | CH_BGer_005 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['9287f14a-0feb-4293-9844-ac919c406b38', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', '043750eb-c9a5-4a76-bdb5-35b08727c1c2', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '39730657-1aab-4473-a60b-42f1c832ee7e', '391e8936-301d-4327-a143-59fec33dfe22', 'a1aebd5b-5a02-4049-a05d-3d262356f0c3', 'cffa8fe1-650d-4111-bc5c-8e25fc64fc41', '004755f9-bf7d-4e44-8925-45c4187d830b', '17e3b11f-a63c-4918-8bbf-0a4d49e95942', 'f95ad2a2-20fe-4d6d-9dbd-6ef9e9eb802f', 'e37d8eb8-c528-44df-b3b2-19507b7286be', '3184cadc-87be-400c-9e8e-261a25957b3d', '004755f9-bf7d-4e44-8925-45c4187d830b', 'e586db3f-4b6e-4e9c-8a60-4f1a9d2df69d', '004755f9-bf7d-4e44-8925-45c4187d830b', 'e586db3f-4b6e-4e9c-8a60-4f1a9d2df69d'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
0b576c73-007b-496c-a09a-4c8b44e378c4 | 2,015 | fr | Faits :
A.
A._ a travaillé du 1 er décembre 2006 au 31 juillet 2008 en qualité de femme de ménage (personnel d'entretien) pour B._ SA à raison de 10 heures par semaine.
A._ a déposé une demande de prestations de l'assurance-invalidité le 12 novembre 2010. L'Office de l'assurance-invalidité du canton de Genève (ci-après: l'office AI) a recueilli les renseignements médicaux usuels auprès des médecins traitants, selon lesquels l'assurée souffrait de sarcoïdose de stade II avec syndrome pulmonaire restrictif, de douleurs au poignet droit et d'un état de stress post-traumatique. Il a également communiqué à l'assurée qu'aucune mesure de réadaptation d'ordre professionnel n'était indiquée (communication du 11 avril 2011).
Le 3 octobre 2013, les médecins du Service médico-régional de l'assurance-invalidité (SMR) ont procédé à un examen clinique rhumatologique, de médecine interne et psychiatrique. Les docteurs C._, spécialiste en médecine interne et rhumatologie, et D._, spécialiste en psychiatrie et psychothérapie, ont retenu les diagnostics suivants avec répercussion durable sur la capacité de travail: une sarcoïdose avec syndrome restrictif et dyspnée au moindre effort, un syndrome rotulien bilatéral avec épanchement du genou droit dans le cadre d'une gonarthrose gauche, une périarthrite scapulo-humérale gauche avec suspicion clinique de conflit sous-acromial gauche et de tendinopathie du sus-épineux gauche et notion anamnestique de déchirure de la coiffe des rotateurs, une polyneuropathie sensitivo-motrice des membres inférieurs anamnestique, un trouble dépressif récurrent (épisode actuel moyen avec syndrome somatique) et une anxiété généralisée (sévère ). Ils concluaient en conséquence que l'assurée ne disposait d'aucune capacité de travail tant dans son ancienne activité que dans une activité adaptée pour des raisons somatiques et psychiatriques depuis le mois de juillet 2008 (rapport du 14 octobre 2013).
Une enquête économique sur le ménage a mis en évidence un empêchement dans l'accomplissement des travaux habituels de 24 % en tenant compte de l'aide qui serait exigible de la part des membres de la famille (rapport du 8 janvier 2014).
L'office AI a communiqué à l'assurée son intention de lui allouer dès le 1 er mai 2011 un quart de rente de l'assurance-invalidité fondée sur un degré d'invalidité de 41 % calculé en application de la méthode mixte d'évaluation de l'invalidité (projet de décision du 30 janvier 2014). Par courrier du 3 mars 2014, A._ a contesté le degré d'invalidité retenu et réclamé le versement d'une rente entière de l'assurance-invalidité. Par décision du 17 avril 2014, l'office AI a mis l'assurée au bénéfice d'un quart de rente à partir du 1 er mai 2011, assortie d'une rente complémentaire pour son enfant E._ (née en 1995),en reprenant la motivation de son projet de décision.
B.
Par jugement du 3 décembre 2014, la Chambre des assurances sociales du Tribunal cantonal de la République et canton de Genève a admis le recours formé par l'assurée, annulé la décision du 17 avril 2014 et octroyé à A._ une rente entière d'invalidité à partir du mois de mai 2011.
C.
L'office AI interjette un recours en matière de droit public contre ce jugement dont il demande l'annulation et requiert la confirmation de sa décision du 17 avril 2014. Il assortit son recours d'une demande d'effet suspensif.
A._ conclut au rejet du recours, alors que l'Office fédéral des assurances sociales renonce à se déterminer. | Considérant en droit :
1.
Le recours en matière de droit public peut être formé pour violation du droit selon les art. 95 et 96 LTF. Le Tribunal fédéral applique le droit d'office (<ref-law>). Il statue sur la base des faits établis par l'autorité précédente (<ref-law>) et peut rectifier ou compléter d'office les constatations de celle-ci si les faits ont été établis de façon manifestement inexacte ou en violation du droit au sens de l'<ref-law> (<ref-law>). Le recourant qui entend s'écarter des faits constatés doit expliquer de manière circonstanciée en quoi les conditions de l'<ref-law> sont réalisées sinon un état de fait divergent ne peut pas être pris en considération.
2.
2.1. Le litige porte sur l'étendue du droit de l'intimée à une rente de l'assurance-invalidité. Tandis que l'office AI lui a accordé un quart de rente d'invalidité, fondé sur un degré d'invalidité de 41 %, à partir du 1 er mai 2011 (décision du 17 avril 2014), la Cour de justice de la République et canton de Genève, Chambre des assurances sociales, lui a reconnu le droit à une rente entière, fondée sur un taux d'invalidité de 100 %, à partir du 1 er mai 2011. Compte tenu des conclusions et des motifs du recours, il s'agit, en particulier, d'examiner si la juridiction cantonale a violé le droit fédéral en constatant que l'intimée aurait exercé une activité lucrative à 100 % sans atteinte à la santé et devait donc être considérée comme une personne active à 100 %; le degré de l'incapacité de travail (de 100 %) dans la sphère professionnelle n'est en revanche pas contesté.
2.2. Le jugement entrepris expose correctement les règles légales et la jurisprudence sur la notion d'invalidité, le droit à la rente d'invalidité et son étendue, ainsi que les différentes méthodes d'évaluation de l'invalidité (méthode de la comparaison des revenus, méthode spécifique et méthode mixte [<ref-ruling> consid. 3.1.1 à 3.1.3 p. 337 s.]) et les conditions conduisant à l'application de l'une ou de l'autre d'entre elles (<ref-ruling> consid. 3.2 p. 338). Il suffit d'y renvoyer.
2.3. Pour résoudre la question litigieuse, il faut se référer à l'ensemble des circonstances personnelles, familiales, sociales, financières et professionnelles du cas d'espèce (<ref-ruling> consid. 3.3 p. 395 s., 125 V 146 consid. 2c p. 150 et les références). Cette évaluation tiendra également compte de la volonté hypothétique de l'intimée, qui comme fait interne ne peut être l'objet d'une administration directe de la preuve et doit être déduite d'indices extérieurs (arrêt 9C_352/2014 du 14 octobre 2014 consid. 3.3 et l'arrêt cité) établis au degré de la vraisemblance prépondérante tel que requis en droit des assurances sociales (<ref-ruling> consid. 5b p. 360 s.). Elle relève d'une question de fait dans la mesure où il s'agit d'une appréciation concrète des circonstances et non de l'application des conséquences tirées exclusivement de l'expérience générale de la vie (<ref-ruling> consid. 3.2 p. 507 et les références). Les constatations de la juridiction cantonale sur le statut de l'intimée lient donc le Tribunal fédéral tant qu'elles ne sont pas manifestement inexactes, ni contraires au droit au sens de l'<ref-law>, en particulier au principe de l'interdiction de l'arbitraire. L'appréciation des preuves est arbitraire non seulement lorsqu'elle est manifestement insoutenable, en contradiction avec le dossier ou contraire au sens de la justice et de l'équité, mais également si le juge interprète les pièces de manière insoutenable, méconnaît des preuves pertinentes ou se fonde exclusivement sur une partie des moyens de preuve à disposition (<ref-ruling> consid. 4.3 p. 62 et les références).
3.
3.1. L'autorité cantonale de recours a constaté qu'au vu de la formation professionnelle de l'intimée, de l'activité professionnelle exercée dans son pays d'origine, des atteintes à la santé l'ayant vraisemblablement empêchée de travailler en Suisse à un taux d'occupation plus élevé que deux heures par jour à partir de 2006 (alors que sa fille née d'une deuxième union avait dix ans révolus) et de la situation financière de la famille, l'intimée aurait exercé une activité à plein temps dès le mois de juin 2011, si elle n'avait pas été atteinte dans sa santé. En effet, à partir de cette date, son mari avait pris sa retraite et percevait une rente de l'assurance-vieillesse et survivants (AVS) de 1'700 fr., ce qui ne couvrait de loin pas les besoins d'une famille de trois personnes; les prestations complémentaires, qui complétaient ce revenu, auraient sans doute été calculées en fonction d'un revenu hypothétique du conjoint si l'intimée n'avait pas été incapable de travailler, comme cela semblait avoir été le cas au moment où avait été effectuée l'enquête économique sur le ménage (le 7 janvier 2014), l'intimée ayant indiqué que son époux bénéficiait alors de l'aide sociale.
3.2. L'office recourant reproche aux premiers juges d'avoir constaté les faits de manière manifestement inexacte et d'avoir procédé à une appréciation arbitraire de ceux-ci en retenant le statut de personne active à 100 %. Selon lui, aucun des éléments pris en considération par la juridiction cantonale - passage à la retraite de l'époux, situation financière difficile, atteintes à la santé - n'était suffisant en soi pour reconnaître ce statut à l'intimée. Par ailleurs, la juridiction cantonale se serait substituée au corps médical en retenant de manière arbitraire que les pathologies psychiques et physiques dont souffrait l'intimée l'avaient vraisemblablement empêchée, entre 2006 et 2008, de chercher du travail à un taux plus élevé que celui de 23 % exercé pendant ces années. De plus, la simple déclaration de l'intimée, selon laquelle elle aurait travailler à 100 % si elle n'avait pas été atteinte dans sa santé, ne suffisait pas non plus, parce qu'aucun élément du dossier ne venait corroborer l'intention de l'intimée: de septembre 2006 à juillet 2008, elle n'avait travaillé que deux heures par jour, cinq jours par semaine, sans chercher une activité à un taux plus élevé, alors que sa fille était âgée de onze ans. L'office recourant fait valoir que, pendant cette période, la situation financière de l'intimée était déjà précaire, sans qu'elle n'eût fait de recherches d'emploi en vue d'augmenter son temps de travail.
3.3. L'intimée se rallie aux considérants du jugement entrepris. Les premiers juges ont selon elle dûment pris en considération toutes les circonstances familiales et personnelles dans leur appréciation globale, que l'argumentation de l'office recourant, qui s'en prend à chaque élément particulier sans examiner l'ensemble de la situation, ne parvient pas à remettre en cause.
4.
4.1. Comme le relève à juste titre l'intimée, l'argumentation de l'office recourant consistant à qualifier d'insoutenable l'appréciation de la juridiction cantonale quant au statut de l'intimée, en exposant que chacune des circonstances prises en considération par les premiers juges n'est en soi pas suffisante, n'est pas pertinente. La juridiction cantonale a en effet procédé à une appréciation globale des circonstances personnelles, familiales, sociales et financières de l'intimée pour en déduire que la volonté que celle-ci avait exprimée devant le collaborateur de l'office recourant lors de l'enquête économique sur le ménage, puis en audience cantonale - sans atteinte à la santé, elle aurait augmenté son taux d'activité jusqu'à 100 % -, était confortée par suffisamment d'indices extérieurs.
4.2. Cette appréciation n'apparaît pas insoutenable, quoi qu'en dise l'office recourant. On précisera à cet égard qu'une décision n'est pas arbitraire du seul fait qu'elle apparaît discutable ou même critiquable; il faut qu'elle soit manifestement insoutenable, et cela non seulement dans sa motivation mais également dans son résultat (<ref-ruling> consid. 2.1 p. 18 s.). Tel n'est pas le cas en l'espèce.
4.2.1. L'office recourant reproche en vain à la juridiction cantonale d'avoir ignoré, pour évaluer la situation financière de la famille de l'intimée, que le montant des prestations complémentaires de 3'163 fr. dont bénéficiaient l'intimée et son époux avait sans doute été calculé sans prendre en considération un gain hypothétique de l'intimée et de n'avoir procédé à aucune vérification à ce sujet. Le montant mentionné se rapporte en effet à la situation des conjoints au cours de la procédure cantonale, soit à une période où le droit de l'intimée à une rente de l'assurance-invalidité - ce qui suppose l'existence d'une atteinte à la santé ayant des répercussions sur la capacité de gain d'un assuré ayant exercé une activité professionnelle jusque-là - était établi. Les considérations de la juridiction cantonale sur un éventuel revenu hypothétique dont aurait tenu compte l'organe d'exécution des prestations complémentaires ont cependant trait à la situation dans laquelle l'intimée n'aurait pas été atteinte dans sa santé; dans cette éventualité, les premiers juges pouvaient admettrequ'un revenu hypothétique aurait vraisemblablement été retenu à titre de "revenu déterminant du conjoint", conformément à ce que prévoit l'<ref-law> et la jurisprudence y relative (<ref-ruling> consid. 4.1 p. 61).
Dans ce cadre, les constatations des premiers juges sur la baisse importante des revenus du couple à partir du moment où l'époux de l'intimée a pris sa retraite n'apparaissent pas manifestement inexactes, puisqu'au lieu d'un salaire de 3'200 fr., celui-ci ne disposait plus que d'une rente de vieillesse s'élevant à 1'700 fr. par mois. Au regard de la péjoration de la situation financière du couple, la déclaration de l'intimée selon laquelle elle aurait repris une activité professionnelle à plein temps apparaît vraisemblable, l'appel à l'aide sociale invoqué par l'office recourant ne constituant qu'une solution de dernier recours qui n'aurait pu remplacer la recherche d'un emploi.
4.2.2. En ce qui concerne les raisons retenues par l'autorité judiciaire de première instance qui expliqueraient le fait que l'intimée n'avait pas cherché à augmenter son temps de travail entre 2006 et 2008, fondées sur les atteintes à la santé dont celle-ci souffrait vraisemblablement déjà alors, elles n'ont pas l'importance décisive que lui accorde l'office recourant. D'une part, dans leur rapport du 3 octobre 2013 ("Appréciation consensuelle du cas", p. 8), les médecins du SMR ont indiqué que "quelques années avant 2008", l'intimée avait développé des problèmes thyroïdiens, se sentait très fatiguée, n'arrivait pas à marcher en raison d'une dyspnée et de tuméfaction des deux genoux, et avait continué, après une opération du tunnel carpien en 2001, à souffrir de douleurs des deux mains. Ainsi, même s'ils ont attesté une incapacité de travail de 100 % pour des raisons somatiques et psychiatriques à partir du mois de juillet 2008 seulement, il ressort de leurs constatations que l'intimée souffrait déjà, d'un point de vue subjectif à tout le moins, de problèmes de santé susceptibles de l'empêcher de viser une augmentation de son temps de travail. D'autre part, la doctoresse F._, spécialiste en médecine générale, a fait état d'une maladie psychique remontant à cinq ans environ avant la rédaction de son rapport transmis à l'administration le 26 avril 2011. Les constatations de la juridiction cantonale sur l'existence de problèmes de santé antérieure à 2008 n'apparaissent dès lors pas insoutenables.
Par ailleurs, lors de son audition en instance cantonale, l'intimée a justifié son temps de travail réduit de 2006 à 2008 par le fait qu'elle devait élever sa fille. Ce motif suffit en soi à justifier l'absence de recherches de travail à un taux supérieur à celui qu'elle effectuait, puisque sa fille, alors âgée de onze ans, requérait certainement un soutien éducatif d'une certaine ampleur de la part de sa mère, que l'on ne saurait nier, comme le fait l'office recourant, en se référant à la scolarisation de l'enfant.
4.3. Finalement, on ne voit pas - l'office recourant ne motivant pas plus avant son grief - que la juridiction cantonale aurait violé le droit fédéral en fixant au mois de mai 2011, et non au mois de juin 2011, le moment à partir duquel le statut d'active à 100 % devait être reconnu à l'intimée. Il n'y a pas de "totale contradiction" à retenir le mois précédant celui du début de la retraite du conjoint de l'intimée au lieu du mois de juin 2011, puisque le couple pouvait alors déjà envisager la baisse imminente de ses revenus et anticiper (théoriquement) les effets de celle-ci de quatre semaines.
5.
Il résulte de ce qui précède que le recours est mal fondé et doit, par conséquent, être rejeté.
Vu le présent arrêt, la requête d'effet suspensif présentée par l'office recourant devient sans objet.
6.
Etant donné l'issue du litige, l'office recourant, qui succombe, supportera les frais judiciaires afférents à la présente procédure (art. 66 al. 1, 1ère phrase, LTF) et versera une indemnité de dépens à l'intimée (<ref-law>). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce :
1.
Le recours est rejeté.
2.
Les frais judiciaires, arrêtés à 800 fr., sont mis à la charge du recourant.
3.
Le recourant versera à l'intimée la somme de 2'400 fr. à titre de dépens pour la procédure devant le Tribunal fédéral.
4.
Le présent arrêt est communiqué aux parties, à la Cour de justice de la République et canton de Genève, Chambre des assurances sociales, et à l'Office fédéral des assurances sociales.
Lucerne, le 11 mai 2015
Au nom de la IIe Cour de droit social
du Tribunal fédéral suisse
La Présidente : Glanzmann
La Greffière : Indermühle | CH_BGer_009 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['32db605f-d28d-4cb6-b49f-cbece8bfeeda', '32db605f-d28d-4cb6-b49f-cbece8bfeeda', '8c2e9924-7a59-4e52-b974-14fa752dee78', 'bbde938b-33a4-4343-a131-12cdd4aa12ab', 'cba87d3b-2224-4339-9150-a37d499b6ab0', '54df6482-97d7-47eb-afb1-1ccb9369cb89', '38edc1f7-cfc4-49e8-b5f8-9144b1b96d5c', '54df6482-97d7-47eb-afb1-1ccb9369cb89'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'dce4228f-3993-4523-899e-899c56c02d50', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '4d6a40d0-0685-41ff-a10d-65431f3f8547', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '0b305495-b52b-409b-bfa1-be5323ac55a3'] |
0b5884e2-ccba-445d-bb5d-4f98dbbe35d3 | 2,007 | de | Sachverhalt:
A. A._ (Beschwerdegegner) war seit dem 1. September 1997 bei der X._ (Beschwerdeführerin) als Magaziner beschäftigt. Wegen eines Rückenleidens konnte er ab dem 8. Februar 2001 seiner Arbeit nicht nachgehen. Während vier Monaten erhielt er den vollen Lohn und alsdann Krankentaggelder aus der von der Beschwerdeführerin abgeschlossenen Kollektiv-Taggeldversicherung. Am 1. Oktober 2001 wurde er mit 62 Jahren pensioniert. Ab dem 1. Februar 2002 wurde ihm eine volle Rente der schweizerischen Invalidenversicherung zugesprochen.
B. Am 19. Januar 2004 machte der Beschwerdegegner beim Bezirksgericht Bülach eine Klage hängig und verlangte von der Beschwerdeführerin Fr. 44'185.20 nebst Zins, da diese in Verletzung des Landes-Gesamtarbeitsvertrages (LGAV) keine Krankentaggelddeckung für 720 Tage sichergestellt und ihn zudem nicht auf sein Recht zum Übertritt in die Einzelversicherung, welche ihn zum Bezug weiterer Taggeldleistungen berechtigt hätte, aufmerksam gemacht habe. Das Bezirksgericht hiess die Klage gut. Gleich entschied am 10. Juli 2007 das Obergericht des Kantons Zürich.
C. Gegen dieses Urteil erhebt die Beschwerdeführerin Beschwerde in Zivilsachen und beantragt dem Bundesgericht, die Klage abzuweisen. Ihr Gesuch um aufschiebende Wirkung wies das Bundesgericht am 14. September 2004 ab. Der Beschwerdegegner schliesst auf kostenfällige Abweisung der Beschwerde. | Erwägungen:
1. Nach <ref-law> ist die Beschwerde in Zivilsachen nur gegen Entscheide letzter kantonaler Instanzen zulässig. Daher kann der Beschwerdeführer, wenn er direkt Beschwerde in Zivilsachen gegen ein Urteil des Obergerichts erhebt, grundsätzlich nur Rügen vorbringen, die von der kantonalen Nichtigkeitsbeschwerde ausgeschlossen sind (Peter Reetz, Das neue Bundesgerichtsgesetz unter besonderer Berücksichtigung der Beschwerde in Zivilsachen, Auswirkungen auf die Anfechtung von Entscheiden des Zürcher Obergerichts und Handelsgerichts, in SJZ 103 [2007] S. 29 ff., S. 37). Da die Nichtigkeitsbeschwerde ungeachtet der Weiterzugsmöglichkeit an das Bundesgericht stets zulässig ist, wenn eine Verletzung von <ref-law> gerügt wird, hätte die Rüge einer willkürlichen Feststellung des Sachverhalts dem Kassationsgericht unterbreitet werden können. Daher überprüft das Bundesgericht den angefochtenen Entscheid in dieser Hinsicht nicht. Soweit die Beschwerdeführerin von den tatsächlichen Feststellungen der Vorinstanz abweicht, ist auf ihre Vorbringen nicht einzutreten.
2. Das Bundesgericht wendet das Recht von Amtes wegen an (<ref-law>). Es ist folglich weder an die in der Beschwerde geltend gemachten Argumente noch an die Erwägungen der Vorinstanz gebunden; es kann eine Beschwerde aus einem anderen als dem angerufenen Grund gutheissen und es kann eine Beschwerde mit einer von der Argumentation der Vorinstanz abweichenden Begründung abweisen. Immerhin prüft das Bundesgericht, unter Berücksichtigung der allgemeinen Begründungspflicht der Beschwerde (Art. 42 Abs. 1 und 2 BGG), grundsätzlich nur die geltend gemachten Rügen, sofern die rechtlichen Mängel nicht geradezu offensichtlich sind. Es ist nicht gehalten, wie eine erstinstanzliche Behörde alle sich stellenden rechtlichen Fragen zu untersuchen, wenn diese vor Bundesgericht nicht mehr vorgetragen werden (<ref-ruling> E. 1.4.1 S. 254 mit Hinweisen).
3. Die Vorinstanz erkannte in Auslegung des Gesamtarbeitsvertrages, dieser enthalte die Verpflichtung zur Sicherstellung einer Taggelddeckung von mindestens 80 % des Bruttolohnes, welche nicht auf die Dauer des Arbeitsverhältnisses beschränkt ist.
3.1 Die Beschwerdeführerin macht geltend, mit der Pensionierung werde der mit der Beendigung des Arbeitsverhältnisses verbundene Verdienstausfall durch die Altersleistungen ausgeglichen, so dass ein darüberhinausgehender Verdienstausfall wegen Unfall oder Krankheit ausgeschlossen sei. Die Altersrente trete an die Stelle des bisher im Arbeitsverhältnis erzielten Einkommens. Dabei gehe es um den Erwerbsausfall, der seine Ursache in der Beendigung des betreffenden Arbeitsverhältnisses habe, und nicht um einen beliebigen Erwerbsausfall, wie die Vorinstanz fälschlicherweise annehme. In Art. 15.6 LGAV sei klar geregelt, wie der Verdienstausfall nach Beendigung des Arbeitsverhältnisses bei vorzeitiger Pensionierung ausgeglichen werde. Diese Bestimmung sei Art. 43 LGAV, in welchem die Krankentaggeldversicherung geregelt ist, systematisch vorangestellt und stelle damit bei vorzeitiger Pensionierung einen eindeutigen Vorbehalt für die Beschränkung der Leistungspflicht des Arbeitgebers beziehungsweise seiner Krankentaggeldversicherung nach Art. 43 LGAV auf die Dauer des Arbeitsverhältnisses dar.
3.2 Der Argumentation der Beschwerdeführerin kann nicht gefolgt werden.
3.2.1 Die Auslegung der auf die Vertragsbeziehungen zwischen Arbeitnehmern und Arbeitgebern anwendbaren normativen Bestimmungen eines Gesamtarbeitsvertrages richtet sich nach den für Gesetze geltenden Grundsätzen. Ausgehend vom Wortlaut ist unter Berücksichtigung der anerkannten Auslegungselemente, wie dem Zweck der Regelung, deren Entstehungsgeschichte und Systematik, nach dem wahren Sinn der Bestimmung zu forschen (<ref-ruling> E. 2 S. 322 f. mit Hinweisen).
3.2.2 Der Arbeitgeber ist gemäss Art. 43.2 LGAV gehalten, eine Deckung für die Dauer von 720 Tagen innerhalb von 900 Tagen von mindestens 80 % des Bruttolohns sicherzustellen. Die Kosten für die Deckung, die nach Ablauf der Lohnfortzahlungspflicht entstehen, gehen dabei zu Lasten des Mitarbeiters. Eine Begrenzung der Taggeldleistungen auf die Dauer des Arbeitsverhältnisses ist nicht auszumachen. Vielmehr sieht Art. 43.4 bei Beendigung des Arbeitsverhältnisses ausdrücklich die Möglichkeit der Weiterführung der Krankentaggeldversicherung als Einzelmitglied vor (vgl. auch <ref-law> in Verbindung mit <ref-law> betreffend das für Arbeitslose geltende Übertrittsrecht in die Einzelversicherung).
3.2.3 Art. 15.6 LGAV, auf den sich die Beschwerdeführerin beruft, hält im Wesentlichen fest, das normale Arbeitsverhältnis ende ohne Kündigung mit Erreichen des im Reglement der Pensionskasse vorgesehenen Pensionsalters, und er regelt die Kündigungsmodalitäten bei vorzeitiger Pensionierung. Daraus lässt sich keine Begrenzung des Schutzes gegen die Folgen der krankheitsbedingten Erwerbsunfähigkeit ableiten, auch nicht mit Blick auf die systematische Stellung. Ein Anspruch auf Erwerbsausfallentschädigung kann auch nach Beendigung des Arbeitsverhältnisses bestehen (<ref-ruling> E. 3b S. 109 f., 318 E. 3 S. 323; Urteil des Bundesgerichts 4C.504/1997 vom 17. November 1998, E. 4). Da sich Art. 15.6 LGAV auf die Frage der Beendigung des Arbeitsverhältnisses bezieht, und nicht auf die Verpflichtung des Arbeitgebers, für eine Versicherungsdeckung zu sorgen, kann die Beschwerdeführerin aus dieser Bestimmung nichts zu ihren Gunsten ableiten (<ref-ruling> E. 3 S. 323).
3.3 Zu prüfen bleibt der Einwand der Beschwerdeführerin, mangels Erwerbseinbusse sei ein Anspruch auf Taggeldleistungen ausgeschlossen.
3.3.1 Wer während einer bestimmten Zeit infolge Krankheit oder Unfall weniger Einkommen erzielt als er ohne Krankheit oder Unfall nach dem gewöhnlichen Lauf der Dinge erzielt hätte, erleidet einen Erwerbsausfall. Mit der Pensionierung stellt der Pensionierte in der Regel seine Erwerbstätigkeit ein. Er erhält die Altersleistungen, ohne dafür eine Arbeitsleistung erbringen zu müssen, und wird durch Krankheit oder Unfall in seinem Einkommen nicht beeinträchtigt. Insoweit bleibt grundsätzlich in der Tat kein Raum für einen Erwerbsausfall, denn der Taggeldanspruch setzt eine durch das versicherte Ereignis (Krankheit, Unfall) verursachte Einschränkung der Arbeitsfähigkeit mit entsprechender Verdiensteinbusse voraus (vgl. <ref-ruling> E. 3.2 f. S. 37 mit Hinweisen). Eine Verdiensteinbusse ist aber gegeben, wenn sich mit hinreichender Wahrscheinlichkeit nachweisen lässt, dass der Versicherte ohne Krankheit nach Beendigung des Arbeitsverhältnisses bei Erreichen des reglementarisch vorgesehenen Pensionsalters dennoch einer Arbeitstätigkeit nachgegangen wäre (vgl. Urteil des Bundesgerichts K 16/03 vom 8. Januar 2004, E. 2.3.2, betreffend einen Arbeitslosen, dem unter dieser Voraussetzung Ansprüche zustehen, auch wenn er kein Arbeitslosengeld bezieht) und so im Vergleich zu den Altersleistungen einen Mehrverdienst hätte erzielen können.
3.3.2 Im zu beurteilenden Fall hat die Vorinstanz festgestellt, das Arbeitsverhältnis gehe mit Erreichen der Altersgrenze zu Ende. Sie nahm eine Beweiswürdigung vor, die das Bundesgericht nicht überprüfen kann (vgl. E. 1 hiervor), und ging davon aus, der Beschwerdegegner wäre auch nach Erreichen der Altersgrenze weiter einer Arbeit nachgegangen. Sofern er dadurch mehr hätte verdienen können als er durch die Alters- und Invalidenleistungen erhält, besteht eine durch das versicherte Ereignis (Krankheit, Unfall) verursachte Einschränkung der Arbeitsfähigkeit, die zu einer Verdiensteinbusse führt (<ref-ruling> E. 3.2 f. S. 37 mit Hinweisen). Es erübrigt sich mithin, auf die vom Obergericht aufgeworfene Frage, ob das Bestehen einer Erwerbseinbusse für privatrechtliche Versicherungen überhaupt Anspruchsvoraussetzung ist, näher einzugehen. Aus diesem Grund geht auch das Argument der Beschwerdeführerin, selbst bei Übertritt in die Einzelversicherung hätte der Beschwerdegegner mangels Erwerbsausfalls keine Taggelder beziehen können, an der Sache vorbei. Nur in dem Umfang, in welchem der Arbeitnehmer unabhängig von seiner Arbeitstätigkeit Einkommensersatzleistungen erhält, besteht kein Raum für einen Erwerbsausfall. Da die Altersleistungen den für den Beschwerdegegner ohne Krankheit oder Unfall möglichen Verdienst beziehungsweise seine Taggeldansprüche nicht erreichen, verbleibt ein von den Altersleistungen nicht gedeckter Betrag.
3.3.3 Auch aus der bundesgerichtlichen Rechtsprechung, auf die sich die Beschwerdeführerin beruft, lässt sich nichts zu ihren Gunsten ableiten. In <ref-ruling> war der Anspruch auf Taggeldleistungen eines Versicherten zu beurteilen, der nach erfolgter Pensionierung verunfallt war. Dass er nach der Pensionierung noch einer Erwerbstätigkeit nachgegangen wäre, lässt sich dem zitierten Entscheid nicht entnehmen. Nach der Rechtsprechung des Bundesgerichts sind Versicherte, die zwar (medizinisch-theoretisch) in der Arbeitsfähigkeit beeinträchtigt sind, jedoch keine Verdiensteinbusse erleiden, nicht anspruchsberechtigt (<ref-ruling> E. 3.3 S. 38). Diese Rechtsprechung steht dem Anspruch des Beschwerdegegners nicht entgegen, da er nach den Feststellungen der Vorinstanz ohne Krankheit eine Arbeit gesucht hätte und daher eine Verdiensteinbusse erleidet.
3.4 Sind die Erwerbsersatzleistungen, die der Beschwerdegegner erhält, geringer als die Taggelder, auf die er Anspruch hätte, und hätte der Beschwerdegegner ohne Krankheit einen über die Erwerbsersatzleistungen hinausgehenden Verdienst erzielt, erleidet er infolge Krankheit eine Verdiensteinbusse, gegen die ihn die Beschwerdeführerin gemäss den Bestimmungen des LGAV abzusichern hatte.
4. Die Vorinstanz ging davon aus, mit Austritt aus dem versicherten Betrieb sei die Leistungspflicht der Versicherung mangels Übertritts in die Einzelversicherung erloschen und die Beschwerdeführerin habe ihre vertraglichen Pflichten verletzt, indem sie den Beschwerdegegner nicht auf sein Übertrittsrecht hingewiesen habe. Die Beschwerdeführerin ist der irrigen Auffassung, mangels Verdienstausfalls stelle sich die Frage einer Vertragsverletzung nicht. Davon abgesehen erhebt sie in diesen Punkten keine hinreichend begründeten Rügen, so dass der angefochtene Entscheid insoweit nicht zu überprüfen ist (vgl. E. 2 hiervor). Damit ging die Vorinstanz zu Recht davon aus, die Beschwerdeführerin sei ihrer Pflicht, den Beschwerdegegner gegen die Folgen eines Verdienstausfalls abzusichern, nicht hinreichend nachgekommen. Im Quantitativ liess die Beschwerdeführerin die Forderung schon im kantonalen Verfahren unbeanstandet, so dass das Bundesgericht den angefochtenen Entscheid auch diesbezüglich nicht überprüft. Die Beschwerde erweist sich insgesamt als unbegründet. Sie ist abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist. Dem Ausgang des Verfahrens entsprechend wird die Beschwerdeführerin kosten- und entschädigungspflichtig. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 2'000.-- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Der Beschwerdeführerin hat den Beschwerdegegner für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 2'500.-- zu entschädigen.
4. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Zürich, I. Zivilkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 19. Dezember 2007
Im Namen der I. zivilrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber:
Corboz Luczak | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '6e7cb43c-bad0-40f7-bf7e-6f9f6a016cf2', '0dad6bff-70cc-4e8f-8e94-d0ba230bbf6f', '6e7cb43c-bad0-40f7-bf7e-6f9f6a016cf2', '252a89a6-cd4c-4032-91b7-6412639e5d1b', '252a89a6-cd4c-4032-91b7-6412639e5d1b', '252a89a6-cd4c-4032-91b7-6412639e5d1b', '252a89a6-cd4c-4032-91b7-6412639e5d1b'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '89be7a13-a2ad-4aac-b530-0b534d0a5378', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '689b73e2-1a1f-40e7-94fb-ba992f4e3045', 'ad9fc709-869a-45ca-97a8-1cd48f3d782b', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'd57f49bd-e412-4fd5-8970-e933342d1535', '6f969d22-7db8-4b05-976b-fc38c201de88', '367f63f6-a997-4b26-afbe-1bfffd5824fb'] |
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A. Statuendo il 29 ottobre 2010 su un'istanza a protezione dell'unione coniugale introdotta da B._, il Pretore della Giurisdizione di Locarno-Campagna ha, tra l'altro, condannato A._ a versare alla moglie un contributo alimentare di fr. 1'000.-- mensili anticipati e fr. 2'000.-- per ripetibili.
B. Contro tale sentenza A._ è insorto alla I Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino con un appello del 20 novembre 2010 volto a ottenere l'annullamento del contributo alimentare per la moglie e la soppressione dell'indennità per ripetibili spettante alla medesima.
B._, cui l'appello è stato notificato, ha rilevato con lettera del 13 dicembre 2010 la verosimile tardività del gravame.
Con sentenza 15 dicembre 2010 la I Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha constatato che A._ non ha osservato il termine d'impugnazione di dieci giorni previsto dall'art. 370 cpv. 2 CPC/TI e ha pertanto dichiarato il suo appello irricevibile per tardività.
C. Con un rimedio del 7 gennaio 2011, inviato al Tribunale d'appello del Cantone Ticino, A._ chiede di annullare la sentenza 15 dicembre 2010 e di entrare nel merito del suo appello del 20 novembre 2010. Il ricorrente censura la mancata trasmissione dello scritto del 13 dicembre 2010 di controparte nonché un'indicazione insufficiente delle vie di diritto nella sentenza pretorile del 29 ottobre 2010 e postula la tutela della sua buona fede. Il rimedio è stato trasmesso per competenza al Tribunale federale che ha deciso di trattarlo come ricorso in materia civile.
Con scritto 2 febbraio 2011 la I Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino rinuncia a formulare osservazioni, mentre con risposta 21 febbraio 2011 l'opponente propone (implicitamente) la reiezione del ricorso.
Mediante lettera del 28 marzo 2011 il ricorrente replica spontaneamente alla risposta dell'opponente. | Diritto:
1. La sentenza impugnata con cui l'autorità di ultima istanza del Cantone Ticino (art. 75 cpv. 1 LTF) ha dichiarato inammissibile un appello in materia di protezione dell'unione coniugale è una decisione finale (art. 90 LTF) in una causa civile (art. 72 cpv. 1 LTF) con un valore di lite superiore al limite di fr. 30'000.-- (art. 51 cpv. 4 LTF) previsto dall'art. 74 cpv. 1 lett. b LTF. Essa è pertanto suscettiva di un ricorso in materia civile. Il tempestivo (art. 48 cpv. 3 e art. 100 cpv. 1 LTF) gravame, inoltrato dalla parte soccombente nella sede cantonale (art. 76 cpv. 1 LTF, nel suo tenore in vigore fino al 31 dicembre 2010; v. art. 132 cpv. 1 LTF), è in linea di principio ammissibile.
2. 2.1 Il ricorrente lamenta di non aver ricevuto copia della lettera del 13 dicembre 2010 dell'opponente e di non aver quindi potuto prendere posizione sull'argomento della tardività del suo appello sollevato in tale scritto. Egli censura in questo modo la violazione del suo diritto di essere sentito.
2.2 Il diritto di essere sentito è una garanzia costituzionale (art. 29 cpv. 2 Cost.) formale, la cui violazione implica di principio l'annullamento della decisione impugnata, a prescindere dalle possibilità di successo nel merito (<ref-ruling> consid. 2.6.1 con rinvii). Tale censura deve pertanto essere esaminata in primo luogo (<ref-ruling> consid. 1).
Il diritto di essere sentito è un aspetto della garanzia generale dell'equo processo secondo gli art. 29 cpv. 1 Cost. e 6 n. 1 CEDU. Comprende segnatamente il diritto di prendere conoscenza di ogni argomentazione sottoposta al tribunale e di potersi esprimere al proposito, indipendentemente dalla circostanza che contenga argomenti di fatto o di diritto nuovi o che si presti concretamente a influire sul giudizio. Spetta infatti alle parti, e non al giudice, decidere se una presa di posizione o un documento versato agli atti contiene degli elementi determinanti che richiedono delle osservazioni. Il diritto di replica fondato sull'art. 29 cpv. 2 Cost. vale per tutte le procedure giudiziarie, comprese quelle che non rientrano nel campo di applicazione dell'art. 6 n. 1 CEDU. Ogni presa di posizione o documento versato agli atti deve pertanto essere comunicato alle parti per permettere loro di decidere se vogliono o meno fare uso della loro facoltà di esprimersi (<ref-ruling> consid. 4.3-4.6; <ref-ruling> consid. 2.2; <ref-ruling> consid. 3.3.2-3.3.4; sentenza del Tribunale federale 5A_779/2010 del 1° aprile 2011 consid. 2.2 destinato alla pubblicazione; 5A_791/2010 del 23 marzo 2011 consid. 2.3.1 destinato alla pubblicazione; 5D_8/2011 dell'8 marzo 2011 consid. 2.1; 4D_111/2010 del 19 gennaio 2011 consid. 2.1; v. anche le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo nelle cause Schaller-Bossert contro Svizzera del 28 ottobre 2010 § 39 seg. e Nideröst-Huber contro Svizzera del 18 febbraio 1997, Recueil CourEDH 1997-I pag. 101 § 24).
2.3 L'affermazione del ricorrente secondo la quale lo scritto del 13 dicembre 2010 dell'opponente non gli è stato trasmesso (fatto nuovo che può essere addotto in quanto è la decisione stessa dell'autorità inferiore a darne motivo giusta l'art. 99 cpv. 1 LTF) non è stata contestata dalla Corte cantonale, la quale ha rinunciato a presentare osservazioni al ricorso. La fondatezza dell'affermazione del ricorrente può inoltre essere confermata dal fatto che l'incarto cantonale contiene tre esemplari di tale scritto. Alla luce della citata giurisprudenza si deve pertanto concludere che la Corte cantonale ha violato il diritto di essere sentito del ricorrente.
Tale lesione non può essere sanata nell'ambito della presente procedura di ricorso atteso che il Tribunale federale non dispone dello stesso potere di esame dell'autorità cui viene imputata la violazione del diritto di essere sentito (<ref-ruling> consid. 2.6.1 con rinvii): riservate eccezioni che non entrano qui in considerazione (art. 95 lett. c-e LTF) esso esamina infatti l'applicazione di norme di diritto (procedurale) cantonale soltanto nell'ottica della violazione del divieto dell'arbitrio o di un altro diritto costituzionale (<ref-ruling> consid. 2.3).
3. Da quanto precede discende che il ricorso deve essere accolto, senza che sia necessario esaminare le altre censure sollevate dal ricorrente. La sentenza impugnata va annullata e la causa rinviata all'autorità inferiore affinché emetta un nuovo giudizio nel rispetto del diritto di replica definito al considerando precedente ed esamini quindi la questione della tempestività dell'appello alla luce delle osservazioni che il ricorrente vorrà fornire alla lettera del 13 dicembre 2010 dell'opponente.
Le spese giudiziarie seguono la soccombenza e vanno pertanto addossate all'opponente (art. 66 cpv. 1 LTF), la quale è tuttavia dispensata dal pagamento di ripetibili per la sede federale non essendo il ricorrente patrocinato da un avvocato (art. 68 cpv. 1 LTF; <ref-ruling> consid. 4; <ref-ruling> consid. 4). | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1. Il ricorso è accolto e la sentenza impugnata è annullata. La causa è rinviata all'autorità inferiore per nuovo giudizio nel senso dei considerandi.
2. Le spese giudiziarie di fr. 1'000.-- sono poste a carico dell'opponente. Non si assegnano ripetibili.
3. Comunicazione alle parti e alla I Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino. | CH_BGer_005 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['5ac32212-0b7e-4db6-a414-e16b9f337a32', '0ff7e225-23ba-45e7-bc2c-093a39f27de3', 'e09a5909-77f5-470f-af41-0d274e5e02fb', '7b1746a2-d373-4694-b818-396b4e1a6856', 'a4be3937-fc46-4009-b43a-0e7f2ced278e', '5ac32212-0b7e-4db6-a414-e16b9f337a32', '5ee70f41-7b60-43e7-8461-a4142e08f9cf', '5bf1f3e6-2fd6-4af6-95f3-b6f5202bea34', '8aec5e1f-e631-4ace-a29d-a325b30de611'] | [] |
0b58d083-61a2-4f77-ab69-98158ede2478 | 2,008 | de | Sachverhalt:
A. Die Aids-Hilfe Schweiz ist ein Verein, der als Dachorganisation den Kampf gegen Aids und die daraus entstehenden Folgen führt und unterstützt. Sie ist seit dem 1. Januar 1995 bei der Eidgenössischen Steuerverwaltung (ESTV) im Register der Mehrwertsteuerpflichtigen eingetragen. Das Bundesamt für Gesundheit (BAG) hat mit der Aids-Hilfe Schweiz Verträge abgeschlossen, mit denen es ihr verschiedene Aufgaben im Bereich der HIV/Aids-Prävention übertragen hat.
Mit Verfügungen vom 6. Mai 2004 forderte die ESTV von der Aids-Hilfe Schweiz für die Steuerperioden vom 1. Semester 1998 bis zum 2. Semester 2000 Mehrwertsteuern in der Höhe von Fr. _ und für die Steuerperioden vom 1. Quartal 2001 bis zum 4. Quartal 2003 solche in der Höhe von Fr. _. Sie begründete Ihre Entscheide im Wesentlichen damit, dass die Verträge mit dem BAG jeweils einen klar definierten Leistungskatalog enthielten; es liege ein Austausch von konkreten Leistungen und folglich keine Subvention vor. Mit Einspracheentscheid vom 10. März 2005 hielt die ESTV grundsätzlich an ihrem Standpunkt fest, reduzierte die Steuer aber um Fr. _.
B. Die Aids-Hilfe Schweiz erhob gegen den Einspracheentscheid Beschwerde an die Eidgenössische Steuerrekurskommission. Mit Urteil vom 11. Dezember 2007 wies das Bundesverwaltungsgericht, welches das Verfahren übernommen hatte, die Beschwerde ab.
C. Mit Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten beantragt die Aids-Hilfe Schweiz, das Urteil des Bundesverwaltungsgerichts und damit auch Dispositiv Ziffern 2 und 3 des Einspracheentscheids (wo die Steuerforderung beziffert wird) seien aufzuheben.
Die ESTV beantragt die Abweisung der Beschwerde, während das Bundesverwaltungsgericht auf Vernehmlassung verzichtet hat. | Erwägungen:
1. Am 1. Januar 2001 ist das Bundesgesetz vom 2. September 1999 über die Mehrwertsteuer (MWSTG; SR 641.20) in Kraft getreten. Es ersetzt die bis dahin geltende Verordnung vom 22. Juni 1994 über die Mehrwertsteuer (MWSTV). Soweit Umsätze ab dem 1. Januar 2001 in Frage stehen, findet das Bundesgesetz über die Mehrwertsteuer Anwendung; für Umsätze vor dem 1. Januar 2001 ist noch die Mehrwertsteuerverordnung massgebend (Art. 93 und 94 MWSTG).
2. Streitig ist nur, ob den Zahlungen, welche die Beschwerdeführerin vom BAG erhält, ein Leistungsaustausch zugrunde liegt oder ob es sich dabei um Subventionen handelt. Solche gehören nicht zum Entgelt (<ref-law>, <ref-law>), geben anderseits aber auch keinen Anspruch auf Vorsteuerabzug, der insoweit verhältnismässig zu kürzen ist (<ref-law>, <ref-law>).
3. 3.1 Weder die Mehrwertsteuerverordnung von 1994 noch das Mehrwertsteuergesetz definieren den Begriff der Subvention. Das Bundesgesetz über Finanzhilfen und Abgeltungen vom 5. Oktober 1990 (Subventionsgesetz, SuG; SR 616.1) erwähnt die Subvention nur im Titel und verwendet den Begriff als Oberbegriff für die im Gesetz vorgesehenen beiden Formen der Subvention, nämlich die Finanzhilfen und die Abgeltungen (Art. 2 Abs. 1 SuG). Nach Art. 3 SuG sind Finanzhilfen geldwerte Vorteile, die Empfängern ausserhalb der Bundesverwaltung gewährt werden, um die Erfüllung einer vom Empfänger gewählten Aufgabe zu fördern oder zu erhalten; Abgeltungen sind demgegenüber Leistungen an Empfänger ausserhalb der Bundesverwaltung zur Milderung oder zum Ausgleich von finanziellen Lasten, die sich ergeben aus der Erfüllung von bundesrechtlich vorgeschriebenen Aufgaben oder öffentlichrechtlichen Aufgaben, die dem Empfänger vom Bund übertragen worden sind. Ähnliche Umschreibungen finden sich nunmehr auch in Art. 8 Abs. 2 der Verordnung zum Bundesgesetz über die Mehrwertsteuer vom 29. März 2000 (MWSTGV, SR 641.201).
3.2 Das Bundesgericht hatte sich seit Einführung der Mehrwertsteuer im Jahre 1995 wiederholt mit dem Subventionscharakter von Zahlungen (Beiträgen) zu befassen. Der vom Bundesgericht dabei in Anlehnung an Umschreibungen in der Doktrin gewonnene Begriff der Subvention entspricht dem Begriff der Finanzhilfe. Nach der bundesgerichtlichen Rechtsprechung zielt der Subventionsgeber mit der Gewährung der Subvention nicht auf die Herstellung eines bestimmten Zustandes ab, sondern er will damit beim Subventionsempfänger ein bestimmtes Verhalten hervorrufen oder unterstützen. Für die Subvention ist wesentlich, dass sich der Empfänger in einer Weise verhält und Aufgaben erfüllt, die dem mit der Subventionierung verfolgten öffentlichen Zweck entsprechen und zur Verwirklichung dieses Zweckes geeignet scheinen. Abgesehen von dieser Verhaltensbindung steht aber der Subvention keine entsprechende, wirtschaftlich gleichwertige Gegenleistung gegenüber, wie das für die Annahme einer steuerbaren Lieferung oder Dienstleistung im Sinne von Art. 4 und 26 Abs. 1 und 2 MWSTV bzw. Art. 5 und 33 Abs. 1 und 2 MWSTG vorausgesetzt wird. Aus diesem Grund fallen Leistungen, die im Rahmen eines Austauschverhältnisses erbracht werden wie z.B. eines Kaufvertrags, Werkvertrags oder Auftrags nicht unter den Begriff der Subvention. Aber auch für Abgeltungen ist kennzeichnend, dass ihnen kein Leistungsaustausch zugrunde liegt. Die Abgeltung ist nicht das Entgelt für eine Leistung, sondern sie soll die finanziellen Lasten ausgleichen oder mildern, die dem Empfänger aus der Verpflichtung zur Erfüllung öffentlicher Aufgaben erwachsen (zum Ganzen, vgl. das Urteil 2A.273/2004 vom 1. September 2005, publiziert in ASA 76 S. 248, E. 2.3, mit Hinweisen auf Lehre und Rechtsprechung).
3.3 In <ref-law> präzisierte der Gesetzgeber, dass Subventionen und andere Beiträge der öffentlichen Hand auch dann nicht zum Entgelt gehören, "wenn sie gestützt auf einen Leistungsauftrag ausgerichtet werden". Zu dieser Neuerung nahm das Bundesgericht schon vor dem Inkrafttreten des Mehrwertsteuergesetzes Stellung. In <ref-ruling> E. 6f S. 456 f. führte es aus, der Begriff des Leistungsauftrags könne nicht mit demjenigen des Leistungsaustausches gleichgestellt werden. Er zeige lediglich an, dass die Subvention voraussetze, dass der Subventionsempfänger eine im öffentlichen Interesse liegende Aufgabe wahrnehme und die Subvention in der Regel davon abhängig gemacht werde, dass die Aufgabe fortgeführt werde. Insofern gehe der Bundesgesetzgeber ebenfalls von einer Bindungswirkung der Subvention aus. Im Urteil 2A.273/2004 (ASA 76 S. 248 E. 2.4) fügte es bei, Anlass für den Gesetzgeber zur Ergänzung in <ref-law> habe der Umstand gegeben, dass Subventionen zunehmend aufgrund so genannter Leistungsaufträge ausgerichtet würden. Bei den Subventionen müsse namentlich sichergestellt werden, dass sie im vorgegebenen öffentlichen Interesse verwendet würden und der Empfänger der Subvention nicht einseitig auf die Erfüllung der im öffentlichen Interesse liegenden Aufgabe verzichte. Das erfolge durch Verfügungen oder Subventionsverträge und die Pflicht zur Berichterstattung. Vor allem auf dem Gebiet der Sozialversicherung hätten sich Leistungsaufträge (auch Leistungsverträge) als angemessenes Instrument zur Kontrolle von Wohnheimen, Werkstätten, Organisationen usw. erwiesen. Diesem Wandel der Rechtstatsachen habe der Bundesgesetzgeber im neuen <ref-law> Rechnung getragen, indem er präzisiert habe, dass Subventionen auch dann nicht zum Entgelt gehörten, wenn sie aufgrund von Leistungsaufträgen ausgerichtet würden. Der Leistungsauftrag im Sinne dieser Vorschrift müsse aber Subventionscharakter haben, wie bei der parlamentarischen Beratung betont worden sei. In diesem Fall bewirke er kein Leistungsaustauschverhältnis und sei er unschädlich im Hinblick auf die Qualifikation des öffentlichen Beitrages als Subvention.
3.4 Von diesen Grundsätzen ist auch die Vorinstanz ausgegangen. Die Beschwerdeführerin macht demgegenüber geltend, der Auffassung des Gesetzgebers werde damit nicht Rechnung getragen. Sie beruft sich diesbezüglich auf das Votum, das Kommissionssprecher Stucky anlässlich der nationalrätlichen Debatte vom 31. Mai 1999 abgegeben hatte. Dieser hatte damals erklärt, in letzter Zeit sei die öffentliche Hand mehr und mehr dazu übergegangen, statt Subventionen zu zahlen, Leistungsaufträge zu erteilen und diese dann teilweise mit einem festen Betrag und teilweise mit einem Betrag, der von dieser Leistung abhängig gemacht werden, abzugelten; die Steuerverwaltung habe nun diese Leistungsaufträge zu Mandaten erklärt und sie der Steuerpflicht unterstellt. Als Beispiel erwähnte er die öffentlichen Ausgleichskassen, denen in <ref-law> (recte: AHVV) im Bereich der beruflichen Aus- und Weiterbildung Leistungsaufträge übertragen worden seien, die von der Steuerverwaltung der Steuer unterworfen würden. Nationalrat Stucky war der Auffassung, es müsse eine Ordnung gefunden werden, bei der in solchen Fällen keine Steuerpflicht mehr bestehe. Die Kommission habe sie darin gefunden, dass Leistungsaufträge der öffentlichen Hand der Subvention gleichgestellt würden. Wie er abschliessend festhielt, sei das "eine Änderung, die natürlich enorme Auswirkungen auf alle möglichen Bereiche" habe (AB 1999 N S. 819).
Aus diesem Votum lässt sich indessen nicht ableiten, dass der Gesetzgeber mit dem Erlass von <ref-law> vom Grundsatz abweichen wollte, wonach Umsätze, die auf einem Leistungsaustausch beruhen, der Mehrwertsteuer unterliegen. Das ergibt sich deutlich aus dem Votum des französischsprachigen Berichterstatters, Nationalrat Berberat, der ausdrücklich erklärt hat, dass Zahlungen der öffentlichen Hand, die im Rahmen eines Zweiparteienverhältnisses erfolgen und die das Entgelt für die Leistung des Steuerpflichtigen an das Gemeinwesens darstellen, zu besteuern sind ("il convient d'imposer les paiements des pouvoirs publics versés dans le cadre d'une relation bipartite et qui représentent la contrepartie de la prestation fournie par l'assujetti à la collectivité publique elle-même", AB 1999 N 819). Nichts anderes folgt aus dem Votum von Bundesart Villiger, der ausgeführt hat, wenn eine Behörde mittels eines Zuschusses direkt eine Gegenleistung einkaufe, müsse man die Frage klären, ob nicht ein steuerpflichtiger Leistungsaustausch vorliege; der Subventionscharakter müsse da sein, damit (ein Umsatz) steuerbefreit sei (AB 1999 N 820). Es besteht daher kein Anlass, auf die bisherige Rechtsprechung zurückzukommen, dies um so weniger, als sie mit Art. 8 Abs. 1 MWSTGV im Einklang steht. Danach zählen Beiträge im Sinne von <ref-law> nicht zum Entgelt, wenn sie nicht im Rahmen eines Leistungsaustausches ausgerichtet werden. Das kann nichts anderes heissen, dass Beiträge, die im Rahmen eines Leistungsaustausches ausgerichtet werden, zum steuerbaren Entgelt gehören.
4. Es ist daher zu prüfen, ob zwischen dem BAG und der Beschwerdeführerin ein Leistungsaustauschverhältnis vorliegt.
4.1 Das BAG, das gesetzlich zur Prävention im Bereich der übertragbaren Krankheiten verpflichtet ist, hat nach den Feststellungen der Vorinstanz mit der Beschwerdeführerin mehrere Verträge abgeschlossen, in welchen es dieser verschiedene Aufgaben im Bereich der HIV/Aids-Prävention übertragen hat, so etwa die Produktion von Drucksachen oder die Realisierung von bestimmten Präventionsprogrammen. Dabei wurde jeweils ein konkreter Katalog von Leistungen definiert, die die Beschwerdeführerin zu erbringen hatte. In den Verträgen vom 8. November 2000 (Nr. 00.000764) und vom 7. Februar 2003 (Nr. 02.000962) wurde der Auftrag beispielsweise wie folgt umschrieben:
"Den Grundstock wichtiger Broschüren (v.a. für die Allgemeinbevölkerung) im Bereich der HIV/Aids-Prävention planen und realisieren:
- Broschürenbedarf je nach Thema bei unterschiedlichen Fachpersonen evaluieren und in der Broschürenproduktion integrieren
- Jährliche Planung der Broschürenproduktion vorbereiten (Entscheid in der Steuergruppe)
- Verwaltung der Mandate für die Produktion der Broschüren
- Je nach Bedarf redaktionelle Aufgaben
- Je nach Bedarf Suche nach zusätzlichen Finanzierungsmöglichkeiten
- Vorschläge für das Marketing der Broschüren vorbereiten
- Koordination der Vernehmlassungen
- Sammeln von Feedback zu den Broschüren
- Gewährleistung des Informationsflusses über bestehendes und geplantes Broschürenangebot an die 'AbnehmerInnen'
- Ein Inventar/Kartei für die Broschürenproduktion (AutorInnen, GraphikerInnen, Druckereien, UebersetzerInnen, VernehmlassungspartnerInnen, JournalistInnen und Verteilungskanäle) erarbeiten und laufend aktualisieren
- Koordination der Steuergruppe und möglicher produktspezifischer Arbeitsgruppen (Leitung und Organisation der Sitzungen, Protokollführung) für die Broschürenproduktion."
Die Verträge waren auf bestimmte Dauer abgeschlossen und konnten nur aus ausserordentlichen Gründen vorzeitig aufgelöst werden. Sie konnten im gegenseitigen Einvernehmen verlängert werden, wenn der Vertrag nicht innert der vereinbarten Dauer erfüllt werden konnte. Auf der Basis der Planung bzw. der Offerten wurden die Gesamtkosten in einem bestimmten Betrag jeweils in Teilzahlungen gegen Rechnung vergütet. Overheadkosten waren in der Gesamtsumme bis zu einer Höhe von 20 % der Mitarbeiterkosten inbegriffen. Die Schlusszahlung erfolgte nach Genehmigung der (provisorischen) Schlussrechnung. Die Originalbelege waren der Schlussrechnung beizulegen. Auch die übrigen Verträgen enthielten ähnliche Vertragsklauseln sowie eine detaillierte Umschreibung der von der Beschwerdeführerin zu erbringenden Leistungen. Bei sämtlichen Verträgen wurden überdies Meilensteine bzw. Zwischenziele festgelegt, wobei die Vergütungen durch das BAG jeweils von deren Erreichung abhängig gemacht wurde.
4.2 Unter diesen Umständen kann nicht zweifelhaft sein, dass es sich bei den Zahlungen des BAG um das Entgelt für die von der Beschwerdeführerin zu erbringenden Leistungen und nicht um eine Subvention handelt. Es liegt somit klarerweise ein Leistungsaustauschverhältnis und nicht bloss ein genereller Leistungsauftrag vor. Dass die von der Beschwerdeführerin zu erbringenden Leistungen zu den Aufgaben gehören, die das BAG von Gesetzes wegen zu erfüllen hat, vermag daran nichts zu ändern. Es war dem BAG nicht verwehrt, diese Leistungen bei einem Dritten einzukaufen, statt sie selber zu erbringen. Die Zahlungen des BAG unterliegen daher der Mehrwertsteuer.
5. Die Beschwerde erweist sich nach dem Gesagten als unbegründet und ist abzuweisen. Dem Ausgang des Verfahrens entsprechend sind die Kosten der Beschwerdeführerin aufzuerlegen (Art. 65, 66 Abs. 1 BGG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten wird abgewiesen.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 10'000.-- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Bundesverwaltungsgericht, Abteilung I, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 25. Juni 2008
Im Namen der II. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber:
Merkli Wyssmann | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['ca687ba0-3d52-441c-8ddd-a1fbdfd9a7bf'] | ['62feee28-d1b6-4fc4-9866-6a818d3bff9f', 'e10ed709-8b11-47e3-8006-88b26d86e498', '62e5b30c-46b9-46f9-951d-f643ebbe9fb0', '2ef9b20e-bb7c-491f-9391-59ac4f74e3c9', '8749a0ec-e062-4166-90d9-b3a0a0bd9720', 'b8d4aeef-a8ef-40d9-92a1-090a37538008', '7e603a9a-0de5-466f-ad54-63794cce4303', 'fa16d695-d9a3-4b21-80b1-1b23e0f85953', 'd8f7a795-d25f-442a-a221-8556d3c97e67'] |
0b590c13-c899-4fa5-b9e9-8e458d3f5b59 | 2,013 | fr | Faits:
A. Par prononcé de mesures protectrices de l'union conjugale du 2 juillet 2012, la Présidente du Tribunal de l'arrondissement de la Broye et du Nord vaudois a, notamment, autorisé les époux M. A.X._, né en 1950, et Mme B.X._, née en 1966, à vivre séparés, constaté que l'épouse a la jouissance exclusive du logement sis à C._, lequel n'a pas qualité de logement conjugal, confié la garde de l'enfant D._, né en 2000, à la mère, réglé le droit de visite du père et dit qu'il n'y a pas lieu d'astreindre celui-ci au paiement de contributions d'entretien.
Le 12 juillet 2012, le mari a formé appel contre cette ordonnance, concluant à ce que la garde de l'enfant lui soit confiée. Par courrier du 5 août suivant, il a implicitement demandé à être mis au bénéfice de l'assistance judiciaire.
Le Président de la Cour d'appel civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud a, par courrier du 13 août 2012, dispensé l'appelant de l'avance de frais, la décision sur l'assistance judiciaire étant réservée.
B. Statuant le 4 septembre 2012, la Juge déléguée de la Cour d'appel civile a rejeté tant l'appel que la requête d'assistance judiciaire et mis les frais de justice de deuxième instance, arrêtés à 600 fr., à la charge de l'appelant.
C. Par courrier du 5 octobre 2012, le mari s'en prend à l'arrêt du 4 septembre 2012 en tant qu'il met à sa charge des frais judiciaires de 600 fr., somme qu'il dit être dans l'impossibilité de régler. Il y a lieu de considérer qu'il sollicite par ailleurs, de manière implicite, le bénéfice de l'assistance judiciaire pour la procédure fédérale. Des observations n'ont pas été requises. | Considérant en droit:
1. Le Tribunal fédéral examine d'office et librement la recevabilité des recours qui lui sont soumis (<ref-ruling> consid. 1 et les arrêts cités).
1.1 L'arrêt attaqué portant sur des mesures protectrices de l'union conjugale (<ref-law>) est une décision en matière civile au sens de l'<ref-law>; elle est finale selon l'<ref-law> (<ref-ruling> consid. 4). Comme le litige porte sur le droit de garde d'un enfant, le recours a pour objet une affaire non pécuniaire. Ces considérations valent aussi en tant que le recourant critique uniquement le rejet de sa requête d'assistance judiciaire pour la procédure d'appel: ce refus ne constitue pas une décision incidente puisque celle-ci n'a pas été prise séparément du fond (arrêts 5A_182/2012 du 24 septembre 2012 consid. 1; 5A_567/2011 du 10 février 2012 consid. 1). Le recours a par ailleurs été déposé par une partie ayant pris part à la procédure devant l'autorité précédente et ayant un intérêt digne de protection à l'annulation ou à la modification de l'arrêt entrepris (<ref-law>), dans le délai (<ref-law>) et dans la forme (<ref-law>) prévus par la loi.
1.2 Conformément à l'<ref-law>, lorsqu'un recours est formé à l'encontre d'une décision portant sur des mesures protectrices de l'union conjugale, seule peut être dénoncée la violation de droits constitutionnels (<ref-ruling> consid. 5.1 in fine, 585 consid. 3.3). Le Tribunal fédéral n'examine la violation de droits fondamentaux que si le recourant a invoqué et motivé son grief conformément à l'<ref-law>, à savoir s'il l'a expressément soulevé et exposé d'une manière claire et détaillée (principe d'allégation; <ref-ruling> consid. 3.2 et les arrêts cités). Le recourant qui se plaint de la violation de tels droits doit ainsi indiquer précisément quelle disposition constitutionnelle a été violée et démontrer, par une argumentation précise, en quoi consiste la violation (<ref-ruling> consid. 1.4; <ref-ruling> consid. 1.4.2).
2. La juridiction cantonale a motivé son refus de l'assistance judiciaire par l'absence de chances de succès de l'appel au sens de l'<ref-law>. Le recourant se contente d'affirmer qu'il est dans l'impossibilité de régler les 600 fr. qui lui sont réclamés, qu'il a informé les tribunaux à maintes reprises - notamment la juridiction cantonale par courrier du 5 août 2012, soit antérieurement à la reddition de l'arrêt attaqué - qu'il vit dans la précarité, et que l'épouse, qui a menti sur ses revenus, bénéficie pour sa part de l'assistance judiciaire: cette argumentation, qui n'est pas dirigée contre la motivation de la décision cantonale, ne satisfait manifestement pas aux exigences de motivation de l'<ref-law> (cf. supra, consid. 1.2). Il ne peut dès lors être entré en matière.
3. Le recours se révèle ainsi irrecevable. Dans la mesure où il était d'emblée voué à l'échec, l'assistance judiciaire ne peut être accordée pour la procédure devant le Tribunal fédéral (<ref-law>). Il convient cependant, dans les circonstances données, de renoncer à percevoir un émolument judiciaire (<ref-law>). L'intimée, qui n'a pas été invitée à se déterminer, n'a pas droit à des dépens (<ref-law>). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est irrecevable.
2. La requête d'assistance judiciaire est rejetée.
3. Il n'est pas perçu de frais judiciaires.
4. Le présent arrêt est communiqué aux parties et à la Juge déléguée de la Cour d'appel civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud.
Lausanne, le 11 mars 2013
Au nom de la IIe Cour de droit civil
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: von Werdt
La Greffière: Mairot | CH_BGer_005 | Federation | 127 | 24 | 329 | civil_law | nan | ['4e0a1f02-2290-4fc3-a1d2-e130fcc45ee8', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', '1298d694-2d15-4670-9cf4-9d692a11fdf1', '16fef75e-e8d5-4a51-8230-a9ca3676c8a9', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '92e21fc6-cd07-4426-9420-21985e4a980a', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '3f3369fd-4067-4b2e-a129-a9675f22092b', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'd229e7e2-9b68-42e8-a3f9-329fc9a7a86e', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
0b5b1f18-fc55-440f-8ca4-3e174918e95f | 2,007 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Der Z._-Club war jahrelang Mieter eines Vereinslokals in Liestal. Im Jahr 2003 war vorgesehen, dass der Z._-Club das Vereinslokal zusammen mit dem Y._-Club (Beschwerdegegner) mieten sollte. Im Hinblick darauf bereitete die Vermieterin, die X._ AG (Beschwerdeführerin), ein Mietvertragsformular vor, in dem zum einen sie selber als Vermieterin und zum anderen der Z._-Club und der Beschwerdegegner als Mieter aufgeführt waren. Am 24. Oktober 2003 wurde der Mietvertrag von der Beschwerdeführerin als Vermieterin und vom Beschwerdegegner als Mieter unterschrieben. Demgegenüber unterblieb die Unterzeichnung des Vertrages durch den Z._-Club. Seither benutzt der Beschwerdegegner das Clublokal. Umstritten ist, ob der Mietvertrag vom 24. Oktober 2003 zwischen den Parteien rechtsgültig zustande gekommen ist.
A. Der Z._-Club war jahrelang Mieter eines Vereinslokals in Liestal. Im Jahr 2003 war vorgesehen, dass der Z._-Club das Vereinslokal zusammen mit dem Y._-Club (Beschwerdegegner) mieten sollte. Im Hinblick darauf bereitete die Vermieterin, die X._ AG (Beschwerdeführerin), ein Mietvertragsformular vor, in dem zum einen sie selber als Vermieterin und zum anderen der Z._-Club und der Beschwerdegegner als Mieter aufgeführt waren. Am 24. Oktober 2003 wurde der Mietvertrag von der Beschwerdeführerin als Vermieterin und vom Beschwerdegegner als Mieter unterschrieben. Demgegenüber unterblieb die Unterzeichnung des Vertrages durch den Z._-Club. Seither benutzt der Beschwerdegegner das Clublokal. Umstritten ist, ob der Mietvertrag vom 24. Oktober 2003 zwischen den Parteien rechtsgültig zustande gekommen ist.
B. Nach erfolglosem Schlichtungsversuch gelangte der Beschwerdegegner mit Klage vom 11. Juli 2005 und ergänzender Klage vom 8. August 2005 ans Bezirksgericht Liestal und beantragte im Wesentlichen, es sei festzustellen, dass das mit Vertrag vom 24. Oktober 2003 geschlossene Mietverhältnis fortdaure; weiter sei die Beschwerdeführerin zu verpflichten, ihm den Zugang zum Mietobjekt zu ermöglichen; schliesslich sei die Beschwerdeführerin zur Bezahlung verschiedener Beträge zu verpflichten. Mit Urteil vom 11. Juli 2006 wies der Gerichtspräsident des Bezirksgerichts Liestal die Klage vollumfänglich ab.
In teilweiser Gutheissung einer vom Beschwerdegegner erhobenen Appellation hob das Kantonsgericht Basel-Landschaft mit Urteil 27. März 2007 das erstinstanzliche Urteil auf und verpflichtete die Beschwerdeführerin, dem Beschwerdegegner umgehend Zugang zu den von ihm gemieteten Räumlichkeiten zu gewähren.
In teilweiser Gutheissung einer vom Beschwerdegegner erhobenen Appellation hob das Kantonsgericht Basel-Landschaft mit Urteil 27. März 2007 das erstinstanzliche Urteil auf und verpflichtete die Beschwerdeführerin, dem Beschwerdegegner umgehend Zugang zu den von ihm gemieteten Räumlichkeiten zu gewähren.
C. Mit Beschwerde in Zivilsachen vom 4. Juni 2007 beantragt die Beschwerdeführerin dem Bundesgericht, das Urteil des Kantonsgerichts Basel-Landschaft vom 27. März 2007 sei aufzuheben und in Abweisung der Klage vom 11. Juli bzw. 8. August 2005 sei das Urteil des Bezirksgerichtspräsidiums vom 11. Juli 2006 vollumfänglich zu bestätigen.
Der Beschwerdegegner beantragt im Wesentlichen, die Beschwerde sei abzuweisen, soweit darauf einzutreten sei.
Der Beschwerdegegner beantragt im Wesentlichen, die Beschwerde sei abzuweisen, soweit darauf einzutreten sei.
D. Dem Gesuch der Beschwerdeführerin um Gewährung der aufschiebenden Wirkung ist mit Verfügung vom 28. Juni 2007 entsprochen worden. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Weil die angefochtene Entscheidung nach dem Datum des Inkrafttretens des Bundesgesetzes über das Bundesgericht (BGG, SR 173.110), dem 1. Januar 2007 (AS 2006, 1242), ergangen ist, untersteht die Beschwerde dem neuen Recht (<ref-law>).
1. Weil die angefochtene Entscheidung nach dem Datum des Inkrafttretens des Bundesgesetzes über das Bundesgericht (BGG, SR 173.110), dem 1. Januar 2007 (AS 2006, 1242), ergangen ist, untersteht die Beschwerde dem neuen Recht (<ref-law>).
2. Soweit der Beschwerdegegner in seiner Beschwerdeantwort mehr als die Abweisung der gegnerischen Beschwerde verlangt - insbesondere die Zahlung von Fr. 20'000.-- als Schadenersatz bzw. Genugtuung und Fr. 27'705.-- für bisher angefallene Parteikosten - kann er mit seinen Anträgen nicht gehört werden. Da das BGG keine Möglichkeit einer Anschlussbeschwerde vorsieht, hätte der Beschwerdegegner bezüglich der genannten Anträge selbständige Beschwerde erheben müssen, was er innert Frist nicht getan hat.
2. Soweit der Beschwerdegegner in seiner Beschwerdeantwort mehr als die Abweisung der gegnerischen Beschwerde verlangt - insbesondere die Zahlung von Fr. 20'000.-- als Schadenersatz bzw. Genugtuung und Fr. 27'705.-- für bisher angefallene Parteikosten - kann er mit seinen Anträgen nicht gehört werden. Da das BGG keine Möglichkeit einer Anschlussbeschwerde vorsieht, hätte der Beschwerdegegner bezüglich der genannten Anträge selbständige Beschwerde erheben müssen, was er innert Frist nicht getan hat.
3. Das Kantonsgericht hat im angefochtenen Urteil zunächst festgehalten, dass ein Mietvertrag zwischen der Beschwerdeführerin einerseits sowie dem Beschwerdegegner und Z._-Club andrerseits mangels Unterzeichnung des Vertragsformulars durch den Z._-Club nicht zustande gekommen sei. Aufgrund der gesamten Umstände gelangte die Vorinstanz jedoch zum Schluss, dass von einem Vertragsverhältnis im Sinn eines faktischen Mietvertrages zwischen der Beschwerdeführerin und dem Beschwerdegegner auszugehen sei. Darüber hinaus hielt das Kantonsgericht fest, der Umstand, dass der Z._-Club den Mietvertrag nicht unterzeichnet habe, spreche keineswegs gegen das Bestehen eines Mietvertrages zwischen den Parteien. Die Beschwerdeführerin habe der Unterzeichnung des Vertrages auch durch den Z._-Club keine Bedeutung beigemessen. Nur so lasse sich die unterbliebene Einholung der Unterschrift durch die Beschwerdeführerin und das nachträglich tatsächlich gelebte Verhältnis zwischen den Parteien erklären.
3. Das Kantonsgericht hat im angefochtenen Urteil zunächst festgehalten, dass ein Mietvertrag zwischen der Beschwerdeführerin einerseits sowie dem Beschwerdegegner und Z._-Club andrerseits mangels Unterzeichnung des Vertragsformulars durch den Z._-Club nicht zustande gekommen sei. Aufgrund der gesamten Umstände gelangte die Vorinstanz jedoch zum Schluss, dass von einem Vertragsverhältnis im Sinn eines faktischen Mietvertrages zwischen der Beschwerdeführerin und dem Beschwerdegegner auszugehen sei. Darüber hinaus hielt das Kantonsgericht fest, der Umstand, dass der Z._-Club den Mietvertrag nicht unterzeichnet habe, spreche keineswegs gegen das Bestehen eines Mietvertrages zwischen den Parteien. Die Beschwerdeführerin habe der Unterzeichnung des Vertrages auch durch den Z._-Club keine Bedeutung beigemessen. Nur so lasse sich die unterbliebene Einholung der Unterschrift durch die Beschwerdeführerin und das nachträglich tatsächlich gelebte Verhältnis zwischen den Parteien erklären.
4. Die Beschwerdeführerin macht in ihrer Beschwerde in erster Linie geltend, dass das Kantonsgericht in Bezug auf die "gesamten Umstände", die auf das Vorliegen eines faktischen Mietvertrages schliessen liessen, falsche Annahmen getroffen habe. Diesbezüglich ist vorweg festzuhalten, dass die Feststellungen der letzten kantonalen Instanz hinsichtlich der äusseren Tatsachen und des inneren Willens der Parteien tatsächlicher Natur sind (anstatt vieler: <ref-ruling> E. 2a S. 418, 110 II 411 E. 3b S. 419, 107 II 226 E. 4 S. 229). Dabei ist das Bundesgericht an die Sachverhaltsfeststellungen der Vorinstanz grundsätzlich gebunden (<ref-law>). Die tatsächlichen Feststellungen können nur berichtigt oder ergänzt werden, wenn sie offensichtlich unrichtig sind oder auf einer Rechtsverletzung im Sinne von <ref-law> beruhen (<ref-law>). Der Beschwerdeführer, welcher die Sachverhaltsfeststellungen der Vorinstanz anfechten will, muss substantiiert darlegen, inwieweit die Voraussetzungen einer Ausnahme gemäss <ref-law> gegeben sind; andernfalls kann ein vom im angefochtenen Entscheid festgestellten abweichender Sachverhalt nicht berücksichtigt werden (vgl. <ref-ruling> E. 1.4 S. 140).
4.1 Zunächst kritisiert die Beschwerdeführerin die Feststellung des Kantonsgerichtes, ihr sei offenbar gleichgültig gewesen, wer als Mietpartei fungiere, da sie ja gewusst habe, wer das Mietobjekt hauptsächlich nutze. Soweit die Beschwerdeführerin geltend macht, ihr sei nicht egal gewesen, wer Mieter sei, und ihr sei auch nicht bekannt gewesen, wer das Mietobjekt "hauptsächlich" nutze, kritisiert sie die Feststellungen der Vorinstanz über das Wissen einer Vertragspartei und wendet sich somit gegen die Sachverhaltsfeststellungen. Diesbezüglich wird in der Beschwerde weder behauptet noch dargetan, dass die beanstandeten Tatsachenfeststellungen im Sinn von <ref-law> "offensichtlich unrichtig" seien bzw. "auf einer Rechtsverletzung im Sinne von Art. 95" beruhten (insbes. willkürliche Sachverhaltsfeststellung), weshalb diesbezüglich auf die Beschwerde nicht eingetreten werden kann.
4.2 Gegen die tatsächlichen Feststellungen der Vorinstanz wendet sich die Beschwerdeführerin auch insoweit, als sie geltend macht, entgegen der Darstellung des Kantonsgerichts sei nicht über einen Umbau des Mietobjektes in ein Tanzlokal gesprochen worden. Auch hier beanstandet die Beschwerdeführerin die grundsätzlich verbindlichen Sachverhaltsfeststellungen (<ref-law>), ohne darzutun, inwieweit diese Feststellungen ausnahmsweise zu berichtigen seien (<ref-law>).
4.3 Soweit die Beschwerdeführerin die Feststellung des Kantonsgerichts kritisiert, sie habe sich nicht um die Klarstellung der Vertragsbeziehungen gekümmert und sich insbesondere nicht um die Unterzeichnung des Vertrages vom 24. Oktober 2003 durch den Z._-Club bemüht, wendet sie sich ebenfalls gegen verbindliche Sachverhaltsfeststellungen. Insbesondere ist ihr Hinweis unzulässig, sie habe sich schlicht und einfach nicht mit dem Beschwerdegegner ohne Beteiligung des Z._-Club vertraglich binden wollen und für sie sei immer klar gewesen, dass die vertraglichen Beziehungen zum Mieter schriftlich geregelt sein müssten. Mit dem Hinweis auf ihren Willen versucht sie, in unzulässiger Weise (<ref-law>) den Sachverhalt zu ergänzen. Das Gleiche ist insoweit der Fall, als sich die Beschwerdeführerin zur Würdigung der Aussage des Zeugen C._ äussert. Insbesondere sind auch die "ergänzenden Bemerkungen zu den zweitinstanzlichen Aussagen des Zeugen C._" unzulässig, weil nicht dargetan wird, inwieweit die Beweiswürdigung der Vorinstanz willkürlich sein soll.
4.3 Soweit die Beschwerdeführerin die Feststellung des Kantonsgerichts kritisiert, sie habe sich nicht um die Klarstellung der Vertragsbeziehungen gekümmert und sich insbesondere nicht um die Unterzeichnung des Vertrages vom 24. Oktober 2003 durch den Z._-Club bemüht, wendet sie sich ebenfalls gegen verbindliche Sachverhaltsfeststellungen. Insbesondere ist ihr Hinweis unzulässig, sie habe sich schlicht und einfach nicht mit dem Beschwerdegegner ohne Beteiligung des Z._-Club vertraglich binden wollen und für sie sei immer klar gewesen, dass die vertraglichen Beziehungen zum Mieter schriftlich geregelt sein müssten. Mit dem Hinweis auf ihren Willen versucht sie, in unzulässiger Weise (<ref-law>) den Sachverhalt zu ergänzen. Das Gleiche ist insoweit der Fall, als sich die Beschwerdeführerin zur Würdigung der Aussage des Zeugen C._ äussert. Insbesondere sind auch die "ergänzenden Bemerkungen zu den zweitinstanzlichen Aussagen des Zeugen C._" unzulässig, weil nicht dargetan wird, inwieweit die Beweiswürdigung der Vorinstanz willkürlich sein soll.
5. In rechtlicher Hinsicht wendet die Beschwerdeführerin ein, die Vorinstanz habe aufgrund der Umstände zu Unrecht auf ein faktisches Vertragsverhältnis geschlossen und dadurch <ref-law> und <ref-law> verletzt.
5.1 Nach der Rechtsprechung ist von einem faktischen Mietvertrag auszugehen, wenn zwar kein gültiger Vertrag zustande gekommen ist, die Parteien den Vertrag aber in Unkenntnis des Mangels dennoch erfüllen (<ref-ruling> E. 3b/bb S. 441).
5.2 Der Mietvertrag, wie er von der Beschwerdeführerin als Vermieterin sowie dem Beschwerdegegner und dem Z._-Club als Mieter beabsichtigt war, ist nicht zustande gekommen, weil der Z._-Club den Vertrag nicht unterzeichnet und sich auch nicht daran interessiert gezeigt hat. Nur in Bezug auf das Rechtsverhältnis zwischen diesen drei Beteiligten könnte sich die Frage stellen, ob anstelle des zufolge Nichteinhaltens der vorbehaltenen Form ungültigen Vertrages ein faktisches Mietverhältnis besteht. Im vorliegenden Fall interessiert jedoch ausschliesslich die Frage, ob zwischen der Beschwerdeführerin und dem Beschwerdegegner ein Mietverhältnis besteht. Im Verhältnis dieser zwei Vertragsparteien wurde nie die Einhaltung der Schriftform vorbehalten, so dass auch nicht von einem ungültigen Vertragsverhältnis, das in Unkenntnis der Rechtslage auf Dauer erfüllt worden ist, ausgegangen werden kann (faktisches Vertragsverhältnis). Vielmehr stellt sich einzig die Frage, ob aufgrund aller Umstände auf das Vorliegen eines (gültigen) Mietverhältnisses geschlossen werden konnte. Die Vorinstanz hat dies insbesondere aufgrund des Verhaltens der Parteien nach dem Vertragsabschluss bejaht. Dabei gibt das nachträgliche Parteiverhalten Aufschluss über den wirklichen Parteiwillen, welche Feststellungen für das Bundesgericht verbindlich sind (<ref-ruling> E. 2.3 S. 680, 107 II 417 E. 6 S. 418). Von einer Verletzung von <ref-law> kann keine Rede sein.
5.3 Ebenso unbegründet ist die Beanstandung, die Vorinstanz habe gegen <ref-law> verstossen, weil im Mietvertragsformular die Einhaltung der Schriftform vorbehalten worden sei. Wie erwähnt betrifft der Schriftformvorbehalt nur das ursprünglich beabsichtigte Vertragsverhältnis zwischen der Beschwerdeführerin einerseits sowie dem Beschwerdegegner und dem Z._-Club andrerseits, welches mangels Unterschrift des Z._-Club nicht zustande gekommen ist. Vom Schriftformvorbehalt nicht betroffen ist das zwischen den Parteien bestehende Vertragsverhältnis. Abgesehen davon hat die Vorinstanz aus dem nachträglichen Verhalten der Beschwerdeführerin und des Z._-Club - mithin für das Bundesgericht verbindlich (vgl. E. 5.2) - geschlossen, dass nachträglich auf die ursprünglich vorgesehene allseitige Unterzeichnung verzichtet wurde. Auch die Rüge der Verletzung von <ref-law> geht daher fehl.
5.3 Ebenso unbegründet ist die Beanstandung, die Vorinstanz habe gegen <ref-law> verstossen, weil im Mietvertragsformular die Einhaltung der Schriftform vorbehalten worden sei. Wie erwähnt betrifft der Schriftformvorbehalt nur das ursprünglich beabsichtigte Vertragsverhältnis zwischen der Beschwerdeführerin einerseits sowie dem Beschwerdegegner und dem Z._-Club andrerseits, welches mangels Unterschrift des Z._-Club nicht zustande gekommen ist. Vom Schriftformvorbehalt nicht betroffen ist das zwischen den Parteien bestehende Vertragsverhältnis. Abgesehen davon hat die Vorinstanz aus dem nachträglichen Verhalten der Beschwerdeführerin und des Z._-Club - mithin für das Bundesgericht verbindlich (vgl. E. 5.2) - geschlossen, dass nachträglich auf die ursprünglich vorgesehene allseitige Unterzeichnung verzichtet wurde. Auch die Rüge der Verletzung von <ref-law> geht daher fehl.
6. Aus diesen Gründen ist die Beschwerde abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist. Bei diesem Ausgang des Verfahrens wird die Beschwerdeführerin kosten- und entschädigungspflichtig (Art. 66 Abs. 1 und Art. 68 Abs. 2 BGG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
1. Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 4'000.-- wird der Beschwerdeführerin auferlegt.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 4'000.-- wird der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Die Beschwerdeführerin hat den Beschwerdegegner für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 5'000.-- zu entschädigen.
3. Die Beschwerdeführerin hat den Beschwerdegegner für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 5'000.-- zu entschädigen.
4. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Kantonsgericht Basel-Landschaft, Abteilung Zivil- und Strafrecht, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 21. August 2007
Im Namen der I. zivilrechtlichen Abteilung des Schweizerischen Bundesgerichts
Das präsidierende Mitglied: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['91c3779a-8273-45f3-9119-4f7dc2836da8', 'c509c19c-7f11-41e8-b292-1c74d8c296f8', 'd4cfaa37-533e-4469-b2ac-2b934756b15e'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'f5db54ba-ce79-4d6a-8d5e-0400d6f5f27e', '0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', '6335d529-2400-4fe4-8872-85cdcdd0ae38', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'cc27e2db-c355-4466-a61f-856a9a83b023', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d'] |
0b5bcd05-b719-479e-89c4-e8fd05be6d30 | 2,010 | fr | Considérant en fait et en droit:
1. Le 10 janvier 2010, X._ a été inculpé de meurtre et placé en détention préventive. Il est soupçonné d'être à l'origine de la mort de sa belle-mère, A._, survenue le 9 janvier 2010 à son domicile de B._.
Par ordonnance du 21 mai 2010, le magistrat instructeur a refusé la demande de mise en liberté provisoire du prévenu. Le Tribunal d'accusation du canton de Vaud (ci-après: le Tribunal d'accusation) a rejeté le recours de l'intéressé et confirmé ordonnance précitée lors de sa séance du 22 juin 2010.
Agissant par la voie du recours en matière pénale, X._ demande au Tribunal fédéral de réformer l'arrêt du Tribunal d'accusation du 22 juin 2010 en ce sens que sa mise en liberté provisoire immédiate soit ordonnée, moyennant le dépôt de sûretés jugées adéquates, respectivement de toute autre mesure ou règle de conduite jugée nécessaire.
Le Tribunal d'accusation renonce à se déterminer et se réfère aux considérants de son arrêt. Le Ministère public cantonal conclut au rejet du recours. Le recourant a répliqué le 18 août 2010.
2. L'arrêt attaqué, qui confirme le rejet d'une demande de libération provisoire d'une personne placée en détention préventive, peut faire l'objet d'un recours en matière pénale conformément aux <ref-law>. Interjeté en temps utile et dans les formes requises, le recours est recevable.
3. Le recourant conteste tout d'abord l'existence de charges suffisantes à son encontre. Il fait valoir que même si le Tribunal d'accusation voit dans un certain nombre d'éléments du dossier un faisceau d'indices à sa charge, l'enquête n'a pas résolu les questions les plus importantes. Il n'est notamment pas possible de confirmer, ni d'exclure, la présence d'un tiers sur les lieux du crime avant son arrivée. L'arme ou l'objet utilisé pour frapper la victime n'a pas été retrouvé, ni identifié, et on ne discerne pas, dans les éléments recueillis par les enquêteurs, le début d'un mobile crédible à sa charge. En définitive, loin de se renforcer, les soupçons qui pesaient sur lui seraient devenus plus diffus et fragiles aujourd'hui qu'en début d'enquête.
3.1 Pour qu'une personne soit placée en détention préventive, il doit exister à son égard des charges suffisantes ou des indices sérieux de culpabilité, c'est-à-dire des raisons plausibles de la soupçonner d'avoir commis une infraction. L'intensité des charges propres à motiver un maintien en détention préventive n'est pas la même aux divers stades de l'instruction pénale; si des soupçons, même encore peu précis, peuvent être suffisants dans les premiers temps de l'enquête, la perspective d'une condamnation doit apparaître vraisemblable après l'accomplissement des actes d'instruction envisageables (<ref-ruling> consid. 3c p. 146; GÉRARD PIQUEREZ, Traité de procédure pénale suisse, 2e éd., 2006, p. 540 et les références). Appelé à se prononcer sur la constitutionnalité d'une décision de maintien en détention préventive, le Tribunal fédéral n'a pas à procéder à une pesée complète des éléments à charge et à décharge, ni à apprécier la crédibilité des éléments de preuve mettant en cause le prévenu. Il doit uniquement examiner s'il existe des indices sérieux de culpabilité justifiant une telle mesure (<ref-ruling> consid. 3c p. 146).
3.2 En l'espèce, le Tribunal d'accusation a relevé que le recourant avait affirmé avoir découvert sa belle-mère chez elle, aux environs de 19h30, gisant sur le sol de la buanderie située au pied de l'escalier qui mène au premier étage. Il aurait tenté de la réanimer, après l'avoir déplacée dans une chambre voisine, et avait alerté les secours lorsqu'il s'était rendu compte qu'il n'y avait plus d'espoir de la sauver. La Cour cantonale a considéré que l'on peinait à comprendre pour quelles raisons le recourant n'avait pas immédiatement appelé les secours alors que la victime était décédée ou se trouvait, à tout le moins, dans un état grave. On ne s'expliquait pas non plus pourquoi il avait changé de vêtements, ni pour quel motif il avait nettoyé le sang, lavant sol et murs, alors que - si, comme il l'affirme lui-même, la vue du sang le révulse - il aurait pu attendre l'arrivée des secours dans une autre pièce. A cela s'ajoutait qu'aucun indice n'avait révélé la présence d'un tiers sur la scène du crime et que l'origine des lésions au visage du recourant et des traces d'ADN découvertes sur la victime ainsi que les causes de la prétendue amnésie partielle de celui-là demeuraient également peu claires.
L'ensemble de ces éléments constitue un faisceau d'indices suffisant pour justifier un maintien en détention du recourant, malgré ses protestations d'innocence, étant rappelé que c'est au juge du fond et non à celui de la détention qu'il incombera d'apprécier sa culpabilité.
4. Le refus de la demande de mise en liberté provisoire du recourant se fonde avant tout sur le risque de fuite, contesté par l'intéressé.
4.1 Selon la jurisprudence, le risque de fuite doit s'analyser en fonction d'un ensemble de critères tels que la gravité de l'infraction, le caractère de l'intéressé, sa moralité, ses ressources, ses liens avec l'Etat qui le poursuit ainsi que ses contacts à l'étranger, qui font apparaître un tel danger non seulement possible, mais également probable (<ref-ruling> consid. 3a p. 62 et les arrêts cités). Lorsqu'elle admet l'existence d'un risque de fuite, l'autorité doit en outre examiner s'il ne peut être contenu par une mesure moins rigoureuse (<ref-ruling> consid. 3a p. 62; <ref-ruling> consid. 2c p. 271; <ref-ruling> consid. 3 p. 67; <ref-ruling> consid. 2a p. 381/382 et les arrêts cités).
4.2 Le Tribunal d'accusation a retenu que le recourant, originaire de France, était domicilié à C._ avec sa compagne et leur fille. Ses trois autres filles, issues d'une précédente union, vivaient également en France. Il était directeur de recherches au D._ à C._. Son père, jadis domicilié à B._, était récemment décédé si bien qu'il n'avait plus d'attaches avec la Suisse. Compte tenu de la peine privative de liberté à laquelle il s'exposait, il était à craindre qu'il ne tente de prendre la fuite pour se soustraire aux poursuites engagées contre lui.
Le recourant ne remet pas en cause les éléments précités, qui constituent des indices concrets et suffisants selon lesquels il pourrait vraisemblablement prendre la fuite en cas de libération. Il se plaint cependant que la motivation des autorités cantonales ne tiendrait pas compte des accords internationaux en matière d'extradition. Il fait valoir qu'une éventuelle fuite en France ne le soustrairait aucunement aux poursuites pénales, puisqu'il est peu probable que la France refuserait une extradition pour des faits aussi graves que ceux qui lui sont reprochés. Or, comme l'a relevé le Ministère public cantonal, la France a émis une réserve à l'art. 6 de la Convention européenne d'extradition du 13 décembre 1957 (RS 0.353.1) et refuse l'extradition lorsque la personne réclamée avait la nationalité française au moment des faits (déclaration consignée dans l'instrument de ratification déposé le 10 février 1986), ce qui est le cas du recourant. Quoi qu'il en soit, même si l'extradition du prévenu pouvait être obtenue, cet élément ne serait pas déterminant dans l'appréciation du risque de fuite (<ref-ruling> consid. 3d p. 36 s.).
4.3 Le recourant a certes proposé de constituer un dépôt de 100'000 euros, de prendre un domicile en Suisse, de s'engager à ne pas sortir du pays et de déposer ses pièces d'identité. C'est toutefois à bon droit que la Cour cantonale a considéré que ces mesures ne suffisaient pas à écarter le danger de fuite. En effet, les charges qui pèsent contre l'intéressé sont très graves (meurtre), et, s'il devait être reconnu coupable de ce chef d'accusation, il serait exposé à une lourde peine (<ref-law>: peine privative de liberté de cinq ans au moins). Par ailleurs, il est possible de franchir des frontières sans documents d'identité et la perspective de perdre 100'000 euros ou d'avantage ne constitue pas un frein pour un prévenu qui clame son innocence. Même un contrôle électronique de la présence du recourant en Suisse - fut-il envisageable dans le cadre de la détention préventive - ne permettrait pas de garantir sa comparution à l'audience, dans la mesure où une fuite vers la France ou une autre destination reste réalisable et attractive.
Au vu des circonstances précitées, le Tribunal d'accusation pouvait admettre, sans mésuser de son pouvoir d'appréciation, qu'il existait un risque concret de fuite et que celui-ci ne pouvait être contenu par des mesures de substitution. Le maintien du recourant en détention est donc justifié pour ce motif, ce qui rend superflu l'examen du bien-fondé du danger pour l'ordre public également retenu.
5. Il résulte de ce qui précède que le recours doit être rejeté. Succombant, le recourant doit supporter les frais judiciaires (art. 65 et 66 al. 1 LTF) et n'a pas droit à des dépens (<ref-law>). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est rejeté.
2. Les frais judiciaires, fixés à 2'000 fr., sont mis à la charge du recourant.
3. Le présent arrêt est communiqué aux parties et au Tribunal d'accusation du Tribunal cantonal du canton de Vaud.
Lausanne, le 23 août 2010
Au nom de la Ire Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: La Greffière:
Féraud Mabillard | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['3e04e0dd-5963-4134-82f0-fc8332da8487', '3e04e0dd-5963-4134-82f0-fc8332da8487', '031e2d94-0d78-4099-b7a7-a6917cc50e49', '031e2d94-0d78-4099-b7a7-a6917cc50e49', '5ccbf757-f6d3-4e5e-a617-6aa3637720d9', 'c2568663-11f7-4e91-a23e-61db824f7973', 'f05de956-97d4-41c1-8939-c702115923ac', '54b128b7-83af-490d-a019-a06501187d4f'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78'] |
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0b5c0034-7320-4c38-8c3e-c0be76733ed0 | 2,008 | de | Sachverhalt:
A. A.X._ besitzt 50 Prozent des Aktienkapitals der R._ AG und ist deren Verwaltungsratspräsident. Er gewährte der Gesellschaft per 1. Januar 2001 ein Aktionärsdarlehen von Fr. 327'737.45, das er im Laufe des Jahres 2001 um Fr. 320'000.-- erhöhte. Für seine Tätigkeit in der R._ AG bezog er - nebst einem Verwaltungsratshonorar - ab 1999 ein jährliches Beraterhonorar. Hierfür stellte er der Gesellschaft im Jahr 2001 monatlich pauschal Fr. 8'608.-- (Fr. 8'000.-- plus Mehrwertsteuer) in Rechnung.
Die Gesellschaft schloss das Geschäftsjahr 2000 mit einem Verlust von Fr. 997'933.-- ab. Auch im Geschäftsjahr 2001 ergaben sich ein Betriebsverlust von Fr. 121'587.30 und ein Unternehmensverlust von Fr. 270'401.67. Die Gesellschaft war überschuldet, wobei die Überschuldung mittels Rangrücktritts der Aktionäre auf einem Teil der von ihnen gewährten Darlehen beseitigt werden konnte.
Um das Betriebsergebnis nicht zusätzlich zu belasten, kamen A.X._ und die Gesellschaft gegen Ende des Jahres 2001 überein, dass anstelle des Beraterhonorars von Fr. 103'296.-- (12 mal Fr. 8'608.--) das Aktionärsdarlehen im entsprechenden Betrag amortisiert werde. Mit Schreiben vom 21. Dezember 2001 bestätigte die Gesellschaft dem Steuerpflichtigen, dass die entsprechenden Umbuchungen vorgenommen worden seien.
Aufgrund seiner Beratungsmandate wird A.X._ seit 1999 als selbständig Erwerbender besteuert.
B. Mit Einspracheentscheid vom 4. November 2003 wurden A.X._ und B.X._ für die Steuerperiode 2001 mit einem Einkommen von Fr. 64'424.-- (Staatssteuer) resp. Fr. 64'200.-- (direkte Bundessteuer) veranlagt.
Mit Rekurs bzw. Beschwerde beantragten das Finanzdepartement und das Steueramt des Kantons Solothurn dem Steuergericht des Kantons Solothurn, es sei das steuerbare Einkommen um das Beraterhonorar aus der R._ AG von Fr. 103'296.-- unter Berücksichtigung des geschäftsmässig begründeten Aufwands zu erhöhen. Sie machten geltend, der Verzicht des Steuerpflichtigen auf sein Beraterhonorar gegenüber der Gesellschaft unter gleichzeitiger Rückzahlung des Aktionärsdarlehens durch die Gesellschaft sei als Steuerumgehung zu qualifizieren. Zwischen unbeteiligten Dritten wäre ein solches Vorgehen nicht denkbar gewesen.
Mit Urteil vom 19. November 2007 hiess das Steuergericht Rekurs und Beschwerde teilweise gut und setzte das steuerbare Einkommen unter Berücksichtigung des Beraterhonorars abzüglich Aufwand auf Fr. 132'045.-- (Staatssteuer) resp. Fr. 131'800.-- (direkte Bundessteuer) fest.
C. A.X._ und B.X._ führen Beschwerde beim Bundesgericht mit dem Antrag, auf die Besteuerung des Beraterhonorars sei zu verzichten. Eventuell sei festzustellen, dass sie im vorinstanzlichen Verfahren nicht Partei gewesen und daher nicht kostenpflichtig seien.
Steueramt und Steuergericht des Kantons Solothurn beantragen, die Beschwerde sei abzuweisen, soweit darauf einzutreten sei. Die Eidgenössische Steuerverwaltung schliesst auf Abweisung der Beschwerde. | Erwägungen:
1. 1.1 Die Beschwerde ist unter Einhaltung der gesetzlichen Frist (<ref-law>) und Form (<ref-law>) von einer durch die Entscheidung besonders berührten Partei mit einem schutzwürdigen Interesse an deren Aufhebung oder Änderung (<ref-law>) eingereicht worden. Sie richtet sich gegen einen von einer letzten kantonalen Instanz (<ref-law>) gefällten Endentscheid (<ref-law>) in einer Angelegenheit des öffentlichen Rechts (<ref-law>). Ein Ausschlussgrund nach <ref-law> liegt nicht vor. Auf die Beschwerde ist einzutreten.
1.2 Das Bundesgericht wendet das Recht von Amtes wegen an (<ref-law>). Es ist somit weder an die in der Beschwerde geltend gemachten Argumente noch an die Erwägungen der Vorinstanz gebunden; es kann eine Beschwerde aus einem anderen als dem angerufenen Grund gutheissen oder eine Beschwerde mit einer von der Argumentation der Vorinstanz abweichenden Begründung abweisen (vgl. <ref-ruling>, E. 1.4 S. 140). Das Bundesgericht legt seinem Urteil den Sachverhalt zugrunde, den die Vorinstanz festgestellt hat, soweit er nicht offensichtlich unrichtig ist oder auf einer Rechtsverletzung im Sinne von <ref-law> beruht (Art. 105 Abs. 1 und 2 BGG).
Der angefochtene Entscheid betrifft die direkte Bundessteuer und die Staatssteuer. Auch wenn diese beiden Steuern im angefochtenen Entscheid gemeinsam behandelt worden sind, sind sie im Folgenden separat zu prüfen (<ref-ruling> E. 4.2).
I. Direkte Bundessteuer
2. Gemäss Art. 16 des Bundesgesetzes über die direkte Bundessteuer vom 14. Dezember 1990 (DBG, SR 642.11) unterliegen der Einkommenssteuer alle wiederkehrenden und einmaligen Einkünfte. Steuerfrei sind die Kapitalgewinne aus der Veräusserung von Privatvermögen. Die übrigen steuerfreien Einkünfte sind in <ref-law> enthalten. Von solchen Ausnahmen abgesehen sind alle Einkünfte ohne Rücksicht auf ihre Quelle steuerbar.
2.1 Der Beschwerdeführer erzielte Einnahmen von der Gesellschaft in Form von Beraterhonoraren. Unbestrittenermassen wurden die Beratungsleistungen erbracht und war das Honorar durch die Gesellschaft geschuldet. Dieses unterliegt als Einkommen aus einer selbständigen Erwerbstätigkeit grundsätzlich der Einkommenssteuer (<ref-law>). Der Beschwerdeführer verzichtete nachträglich auf sein Beraterhonorar. Die Vorinstanz rechnete die Forderung dennoch zum Einkommen hinzu aus der Erwägung, der nachträgliche Honorarverzicht und die Umqualifizierung der Zahlungen als Darlehensrückzahlung würden nicht eigentlich der Sanierung der Gesellschaft dienen. Es liege eine Steuerumgehung vor. Die Eidgenössische Steuerverwaltung schloss sich in der Vernehmlassung dieser Betrachtungsweise an: "Ein tatsächlich sanierungswilliger Hauptaktionär hätte in einer vergleichbaren Situation auf seine Honorarforderung zumindest teilweise verzichtet, weitere Rangrücktritte auf seinen Aktionärsdarlehen erwogen oder allenfalls Teile davon als Eigenkapital der Gesellschaft zur Verfügung gestellt."
2.2 Eine Steuerumgehung wird nach der bundesgerichtlichen Rechtsprechung (vgl. <ref-ruling> E. 5.2 S. 635 f.; Urteil 2A.470/2002 vom 22. Oktober 2003, StR 59/2004 S. 127 E. 4.1 u. 5.1; Urteil 2A.580/2000 vom 12. Juli 2001, StE 2001 A 12 Nr. 10 E. 2c, je mit Hinweisen) angenommen, wenn (1) eine von den Beteiligten gewählte Rechtsgestaltung als ungewöhnlich (insolite), sachwidrig oder absonderlich, jedenfalls den wirtschaftlichen Gegebenheiten völlig unangemessen erscheint, (2) anzunehmen ist, dass die gewählte Rechtsgestaltung missbräuchlich lediglich deshalb getroffen wurde, um Steuern einzusparen, die bei sachgemässer Ordnung der Verhältnisse geschuldet wären, und (3) das gewählte Vorgehen tatsächlich zu einer erheblichen Steuerersparnis führen würde, sofern es von den Steuerbehörden hingenommen würde. Wird eine Steuerumgehung bejaht, ist der Besteuerung die Rechtsgestaltung zugrunde zu legen, die sachgemäss gewesen wäre, um den erstrebten wirtschaftlichen Zweck zu erreichen.
Massgebend ist somit ein Drittvergleich. Vorliegend würde eine von der Gesellschaft unabhängige Drittperson, welche wie der Beschwerdeführer gegenüber der Gesellschaft sowohl eine private Darlehensforderung als auch eine Forderung aus Honorar hätte, im Falle eingeschränkter Zahlungsfähigkeit der Gesellschaft auf der Amortisation des Darlehens und nicht auf Zahlung der Honorarforderung bestehen. Der Grund liegt (wie beim Beschwerdeführer) darin, dass auf der Honorarforderung zusätzlich die Einkommens- oder Ertragssteuer und gegebenenfalls die Mehrwertsteuer lasten. Der Beschwerdeführer hat sich im Drittvergleich wirtschaftlich durchaus rational verhalten. Das lässt nicht auf eine Steuerumgehung schliessen.
Auch der angeblich fehlende Wille zur Sanierung qualifiziert das Verhalten des Beschwerdeführers nicht als Steuerumgehung. Es besteht keine Rechtspflicht des Aktionärs, durch besondere Leistungen oder Verzicht zur Sanierung der Gesellschaft beizutragen. Abgesehen davon hat der Beschwerdeführer seinen Sanierungswillen anderweitig - durch Hingabe eines ungesicherten Darlehens und Rangrücktritte - hinlänglich bewiesen. Dass er keine weiteren Mittel einschiessen wollte, ist verständlich, nachdem die erhoffte Sanierung nicht eingetreten und praktisch sein ganzes Vermögen in der Gesellschaft gebunden war. Dass der zurückbezahlte Teil des Darlehens eigenkapitalähnliche Funktion gehabt hätte, wird von keiner Seite behauptet, geschweige denn bewiesen. Durch den Verzicht auf die Honorarforderung ergab sich für die Gesellschaft ein Vermögensstandsgewinn, was sich zwangsläufig auf das Eigenkapital auswirkte und einen Abfluss kompensierte (vgl. Peter Böckli, Schweizerisches Aktienrecht, 3. Aufl. 2004, § 13 Ziff. 797 S. 1693; Hans Ulrich Meuter, Sanierung einer Aktiengesellschaft, Zürcher Steuerpraxis,1998 S. 85). Auch in dieser Hinsicht kann das Vorgehen des Beschwerdeführers nicht als absonderlich (insolite) und sachwidrig bezeichnet werden.
2.3 Mit der Begründung, es liege eine Steuerumgehung vor, lässt sich der angefochtene Entscheid somit nicht aufrecht erhalten. Es ist zu prüfen, ob der umstrittene Forderungsverzicht, so wie er tatsächlich vorgenommen wurde, die Besteuerung zur Folge hat, wie sie von der Vorinstanz vorgenommen wurde.
3. 3.1 Der Beschwerdeführer ist selbständig Erwerbender, weshalb für ihn die <ref-law> (entsprechend Art. 10 des Bundesgesetzes über die Harmonisierung der direkten Steuern der Kantone und Gemeinden vom 14. Dezember 1990, StHG, SR 642.14) gelten. Aufwand - und damit auch Abschreibungen - sind anzuerkennen, wenn sie geschäftsmässig begründet sind (<ref-law>). Unbestreitbar liegt im Verzicht des Beschwerdeführers auf seine Honorarforderung ein Vermögensabfluss aus dem Geschäftsvermögen. Der Forderungsverzicht ist daher zuzulassen, wenn er geschäftsmässig begründet war.
Das ist hier der Fall. Der Sanierungsbedarf der Gesellschaft ist gemäss den tatsächlichen Feststellungen im angefochtenen Entscheid ausgewiesen. Bei der notleidenden Gesellschaft handelte es sich zudem um die Hauptauftraggeberin des Beschwerdeführers. Der Forderungsverzicht ist damit begründet. Auch ein Forderungsverzicht durch einen unabhängigen Dritten gegenüber einer insolventen Gesellschaft - geschäftlich bedingt in der Hoffnung, dass der Fortbestand eines Geschäftspartners gesichert werden kann - ist geschäftsmässig begründet (vgl. Stephan Kuhn, Sanierung von Aktiengesellschaften, in: Der Schweizer Treuhänder, 1993 S. S. 888).
Dass der Beschwerdeführer gleichzeitig eine Darlehensamortisation in gleicher Höhe verlangte, ändert daran nichts. Durch das Vorgehen des Beschwerdeführers wurden der Gesellschaft per Saldo weder neue Mittel zugeführt, noch wurden ihr Mittel entzogen (vorstehende E. 2.2 in fine). Es gibt auch keine generelle steuerrechtliche Norm, die es dem Einzelnen gebieten würde, zugunsten einer geschäftlichen Forderung auf einen privaten Anspruch zu verzichten. Dass eine bestimmte Lösung zu einer Steuerersparnis führt, rechtfertigt - unter Vorbehalt der Steuerumgehung - keine steuerrechtliche Korrektur. Es ist daher steuerrechtlich zulässig, gegenüber der Gesellschaft die Rückzahlung des privaten Darlehens zu verlangen und gleichzeitig auf eine geschäftliche Forderung gegen die Gesellschaft vorläufig oder definitiv zu verzichten, solange das Vorgehen nicht auf eine Steuerumgehung hinausläuft und keine steuerrechtlichen Korrekturvorschriften zur Gewinn- und Ertragsermittlung eingreifen. Beides trifft hier nicht zu.
3.2 Es kann auch keine Rede sein, dass die Umbuchung der Honorarzahlung auf Darlehensrückzahlung bei der Gesellschaft unzulässig war. Die gesellschaftsrechtliche Erfolgsrechnung kann erst dann Grundlage für die Gewinnbesteuerung bilden, wenn sie die Generalversammlung im Rahmen der Genehmigung der Jahresrechnung abgenommen hat (<ref-law>). Am 21. Dezember 2001 bestätigte die Gesellschaft dem Beschwerdeführer, dass die Beratungshonorare 2001 auf Amortisation des Aktionärdarlehens umgebucht worden seien. In diesem Zeitpunkt stand der Geschäftsabschluss 2001 noch nicht in Frage und konnte die Gesellschaft auf ihrer Bilanz und Erfolgsrechnung noch nicht behaftet werden. Zivilrechtlich kann zwar eine getilgte Forderung - von gesetzlichen Ausnahmen abgesehen (vgl. Art. 118 II OR, Konfusion) - nicht wieder aufleben. Es steht aber nichts entgegen, durch Vereinbarung eine neue Forderung zu begründen. Soweit es um eine Schenkung geht, ist Schriftform erforderlich (s. auch von Tuhr/Peter, Allgemeiner Teil des Schweizerischen Obligationenrechts, Band I, 3. Aufl., S. 29 bei N 40, und von Tuhr/Escher, Band II, S. 189). Solange sollte - im Rahmen der Vorschriften über die Buchführung - die Umbuchung zulässig sein. Damit kann offen bleiben, ob es im Jahre 2001 bereits zu Zahlungen durch die Gesellschaft an den Beschwerdeführer kam, wie die Vorinstanz annimmt.
II. Kantonale Steuern (Staatssteuer)
4. Für die Staatssteuer ergibt sich keine abweichende Beurteilung. Die Konstruktion der Steuerumgehung, wie sie dem angefochtenen Entscheid zugrunde liegt und auch vom kantonalen Steueramt und der Eidgenössischen Steuerverwaltung verfochten wird, lässt sich mit sachlichen Gründen nicht aufrecht erhalten. Es kann nicht gesagt werden, dass die vom Beschwerdeführer gewählte zivilrechtliche Rechtsgestaltung - Verzicht auf die Honorarforderung und Rückforderung des Darlehens - sachwidrig oder absonderlich, den wirtschaftlichen Gegebenheiten völlig unangemessen erscheint oder - auch unter Ausklammerung der steuerlichen Folgen - jenseits jeglicher wirtschaftlichen Vernunft liege. Damit fällt das einzige Argument für die steuerliche Aufrechnung der Honorarforderung unter dem Titel Steuerumgehung dahin. Die Beschwerde ist auch hinsichtlich der Staatssteuer begründet.
5. Die Beschwerde ist sowohl hinsichtlich der Staatssteuer wie auch der direkten Bundessteuer gutzuheissen und der angefochtene Entscheid aufzuheben. Das Honorar der R._ AG des Jahres 2001 ist aus der Besteuerung zu entlassen. In den übrigen Punkten wurde die Veranlagung gemäss Einspracheentscheid der Veranlagungsbehörde Olten-Gösgen vom 4. November 2003 nicht angefochten. Der Einspracheentscheid ist daher hinsichtlich der Staats- und der direkten Bundessteuer zu bestätigen (<ref-law>). Art. 73 Abs. 3 StHG ist infolge <ref-law> obsolet (<ref-ruling> E. 1.5.3).
Die Gerichtskosten sind dem Kanton Solothurn aufzuerlegen. (Art. 65, 66 Abs. 1 BGG). Dieser hat den Beschwerdeführer für das bundesgerichtliche Verfahren zu entschädigen (<ref-law>). Über die Kosten des vorinstanzlichen Verfahrens wird das Steuergericht in einem Zusatzentscheid zu diesem Entscheid befinden müssen (Art. 67, 68 Abs. 5 BGG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird gutgeheissen, der angefochtene Entscheid des Steuergerichts des Kantons Solothurn vom 19. November 2007 aufgehoben und der Einspracheentscheid der Veranlagungsbehörde Olten-Gösgen vom 4. November 2003 hinsichtlich der Staatssteuer und der direkten Bundessteuer 2001 bestätigt.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 2'500.-- werden dem Kanton Solothurn auferlegt.
3. Der Kanton Solothurn hat die Beschwerdeführer für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 2'500.-- zu entschädigen.
4. Über die Kosten des vorinstanzlichen Verfahrens hat das Steuergericht des Kantons Solothurn in einem Zusatzurteil zu diesem Urteil neu zu befinden.
5. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Kantonalen Steuergericht Solothurn und der Eidgenössischen Steuerverwaltung schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 12. August 2008
Im Namen der II. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber:
Merkli Wyssmann | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['fe8a76b3-8b0f-4f27-a277-2d887140e7ab', 'cbb54e05-5d03-438e-a3c3-985bde25a632', '68c6c083-d616-4434-a81a-bba9f35ab8ce', 'b6cfd744-823f-47b3-809f-0a066bd37542'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', '52061b7a-25af-4c4e-8a4b-2fc159bfa992', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '8fbcc61d-3587-4a56-8f5a-57d8d7d3c4fa', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '081ba3ff-c22c-4119-83b6-11a1707f3f1b', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d'] |
0b5c1c91-678e-4a73-afdb-7f1b8f07ea08 | 2,010 | de | Erwägungen:
1. X._ wird des Diebstahls verdächtigt. Gestützt auf den Antrag der Staatsanwaltschaft Winterthur/Unterland versetzte ihn der Haftrichter des Bezirkes Winterthur mit Verfügung vom 24. September 2010 in Untersuchungshaft. Der Haftrichter bejahte den dringenden Tatverdacht aufgrund der Bilder der Überwachungskamera, welche den Diebstahl in der Boutique Atlanta in Dietikon festhielt, der im Wohnmobil sichergestellten Wertgegenstände sowie der Belastungen des Mitangeschuldigten. Im Weiteren ging er von Flucht- sowie Kollusionsgefahr aus.
2. Gegen die Verfügung des Haftrichters des Bezirkes Winterthur reichte X._ am 18. und 25. Oktober 2010 je eine in polnischer Sprache abgefasste Eingabe beim Bundesgericht ein. Das Bundesgericht forderte ihn mit Verfügungen vom 19. und 28. Oktober 2010 auf, seine Rechtsschriften gemäss <ref-law> in eine Amtssprache zu übersetzen. Je eine Kopie dieser Verfügungen ging an seinen amtlichen Verteidiger. Dieser liess dem Bundesgericht fristgemäss Übersetzungen der Eingaben seines Mandanten zukommen.
Das Bundesgericht verzichtet auf die Einholung von Vernehmlassungen.
3. Nach <ref-law> ist in der Begründung einer Beschwerde in gedrängter Form darzulegen, inwiefern der angefochtene Entscheid Recht verletzt. Die Bestimmungen von <ref-law> nennen die vor Bundesgericht zulässigen Beschwerdegründe.
Der Beschwerdeführer, der keinen zulässigen Beschwerdegrund nennt, legt nicht dar, inwiefern der Haftrichter Recht im Sinne von <ref-law> verletzt haben sollte, als er ihn in Untersuchungshaft versetzte. Da die vom Beschwerdeführer vorgebrachten Ausführungen keine hinreichende Auseinandersetzung mit den Entscheidgründen der angefochtenen Verfügung darstellen, ist mangels einer genügenden Begründung im Sinne von <ref-law> auf die Beschwerde nicht einzutreten. Der Begründungsmangel ist offensichtlich, weshalb über die Beschwerde im vereinfachten Verfahren nach <ref-law> entschieden werden kann.
4. Auf eine Kostenauflage kann verzichtet werden (<ref-law>). | Demnach erkennt der Präsident:
1. Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2. Es werden keine Kosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer, der Staatsanwaltschaft Winterthur/Unterland, dem Bezirksgericht Winterthur, Haftrichter, und Rechtsanwalt Y._ schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 10. November 2010
Im Namen der I. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber:
Féraud Pfäffli | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
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0b5cee7d-c8ea-4a6a-92e6-bf416e3d3b19 | 2,010 | de | Sachverhalt:
A. Das Besondere Untersuchungsrichteramt Liestal führt als Anklagebehörde ein Strafverfahren gegen X._ wegen strafbarer Handlungen gegen das Vermögen. Gestützt auf die Anklageschrift des Besonderen Untersuchungsrichteramtes hat das Strafgericht des Kantons Basel-Landschaft den Beschwerdeführer mit Urteil vom 4. November 2009 der mehrfachen qualifizierten Veruntreuung sowie der mehrfachen qualifizierten ungetreuen Geschäftsbesorgung schuldig erklärt und zu einer Zuchthausstrafe von 41⁄2 Jahren verurteilt. Gegen dieses Urteil reichten X._ und die Anklagebehörde beim Kantonsgericht Basel-Landschaft Appellation ein. Mit Begehren vom 24. Juni 2010 hat X._ beim Kantonsgericht ein Ausstandsbegehren gegen den Kantonsgerichtspräsidenten Thomas Bauer gestellt. Das Kantonsgericht hat das Ausstandsbegehren mit Beschluss vom 10. August 2010 abgewiesen.
B. Mit Beschwerde in Strafsachen vom 16. September 2010 beantragt X._ die Aufhebung des Kantonsgerichtsbeschlusses vom 10. August 2010 und die Gutheissung des Ausstandsbegehrens.
C. Das Kantonsgericht und der Kantonsgerichtspräsident stellen den Antrag, die Beschwerde sei abzuweisen, soweit darauf einzutreten sei. Das Besondere Untersuchungsrichteramt schliesst auf Abweisung der Beschwerde. In einer weiteren Eingabe äussert sich der Beschwerdeführer zu den Vernehmlassungen der übrigen Verfahrensbeteiligten. | Erwägungen:
1. Der angefochtene, kantonal letztinstanzliche Beschluss des Kantonsgerichts ist im Rahmen eines Strafverfahrens ergangen. Demnach fällt für die Anfechtung vor Bundesgericht die Beschwerde in Strafsachen gemäss <ref-law> in Betracht. Gegen selbstständig eröffnete Vor- und Zwischenentscheide über Ausstandsbegehren kann nach <ref-law> Beschwerde geführt werden. Bei Zwischenentscheiden folgt der Rechtsmittelweg demjenigen in der Hauptsache (<ref-ruling> E. 2.2 S. 647 f.). Vorliegend ist demnach - da auch die übrigen Sachurteilsvoraussetzungen vorliegen - die Beschwerde in Strafsachen zulässig.
2. Der Beschwerdeführer beruft sich auf § 37 lit. c des kantonalen Gesetzes über die Organisation der Gerichte und der Strafverfolgungsbehörden (Gerichtsorganisationsgesetz, GOG/BL, SGS 170). Nach dieser Bestimmung können Richterinnen und Richter von einer Partei abgelehnt werden, wenn Umstände vorliegen, die geeignet sind, sie als befangen erscheinen zu lassen.
2.1 Nach <ref-law> und Art. 6 Ziff. 1 EMRK hat der Einzelne Anspruch darauf, dass seine Sache von einem unparteiischen, unvoreingenommenen und unbefangenen Richter ohne Einwirken sachfremder Umstände entschieden wird. Ob diese Garantien verletzt sind, prüft das Bundesgericht frei. Voreingenommenheit und Befangenheit werden nach der Rechtsprechung angenommen, wenn Umstände vorliegen, die bei objektiver Betrachtung geeignet sind, Misstrauen in die Unparteilichkeit des Richters zu erwecken. Solche Umstände können entweder in einem bestimmten Verhalten des betreffenden Richters oder in gewissen äusseren Gegebenheiten funktioneller und organisatorischer Natur begründet sein. Bei der Beurteilung solcher Umstände ist nicht auf das subjektive Empfinden einer Partei abzustellen. Das Misstrauen in die Unvoreingenommenheit muss vielmehr in objektiver Weise begründet erscheinen. Für die Ablehnung wird nicht verlangt, dass der Richter tatsächlich befangen ist; es genügt, wenn hinreichende Anhaltspunkte hierfür sprechen (<ref-ruling> E. 2a; <ref-ruling> E. 3a; je mit weiteren Hinweisen). Da die Ausstandsregelung in einem gewissen Spannungsverhältnis zum Anspruch auf den gesetzlichen Richter steht, muss sie eine Ausnahme bleiben, soll die Zuständigkeitsordnung nicht ausgehöhlt werden. Die persönliche Unbefangenheit des gesetzlichen Richters ist deshalb im Grundsatz zu vermuten (vgl. <ref-ruling> E. 3b S. 55); von der regelhaften Zuständigkeitsordnung darf nicht leichthin abgewichen werden (zum Ganzen: <ref-ruling> E. 3.1 S. 210; <ref-ruling> E. 2; <ref-ruling> E. 2.1 S. 240; <ref-ruling> E. 6.2; <ref-ruling> E. 1.1, 113 E. 3.4; Urteil 1P.711/2004 vom 17. März 2005 E. 3.1, publ. in: ZBl 107/2006 S. 393 ff.).
2.2 Der Beschwerdeführer führt aus, Kantonsgerichtspräsident Thomas Bauer sei Partner der Gesellschaft Ernst & Young. Diese Gesellschaft spiele in einem Anklagepunkt eine wichtige Rolle. Er werde im Strafverfahren unter anderem beschuldigt, Anleger getäuscht zu haben in Bezug auf ein geplantes Anlagegeschäft, für dessen Seriosität er sich auf schriftliche Zusicherungen von Ernst & Young Bahamas berufen könne. Somit werde im Prozess die Rolle von Ernst & Young im betreffenden Anlagegeschäft zu würdigen sein. Die Position des Kantonsgerichtspräsidenten Thomas Bauer als Partner von Ernst & Young sei geeignet, beim Beschwerdeführer und beim objektiven Betrachter Zweifel an seiner Unabhängigkeit zu nähren.
2.3 Das Kantonsgericht verneinte das Vorliegen eines Ablehnungsgrunds im Sinne von § 37 lit. c GOG/BL zunächst wegen des Umstands, dass Ernst & Young im vorliegenden Verfahren keine Parteistellung zukomme. Aus der Stellungnahme des Kantonsgerichtspräsidenten sowie der Homepage von Ernst & Young ergebe sich sodann, dass zwischen der Ernst & Young Schweiz und der Ernst & Young Bahamas zu keiner Zeit eine rechtliche oder wirtschaftliche Abhängigkeit bestanden habe. Das Verhalten einer für die Ernst & Young Bahamas zeichnenden Person, könne somit nicht der Ernst & Young Schweiz zugerechnet werden. Der Ausgang des Appellationsverfahrens zeitige daher weder für die Ernst & Young Schweiz noch - im Sinne einer unmittelbaren Reflexwirkung - für den Kantonsgerichtspräsidenten selbst, der als Partner bei der Ernst & Young AG, Basel, tätig sei, irgendwelche Vor- oder Nachteile. Nachdem bei der Bejahung von Ausstandsgründen grundsätzlich Zurückhaltung angebracht sei und ausserdem die Gutheissung eines Ausstandsbegehrens in sehr umfangreichen, komplexen Fällen wie dem vorliegenden mit zahlreichen potentiellen Geschädigten zu einer Verlängerung des Verfahrens führen könne, die in ein Spannungsverhältnis zum Beschleunigungsgebot träten, sei im vorliegenden Fall festzustellen, dass keine objektivierbare Tatsachen vorliegen, die bei einem Aussenstehenden den Verdacht der Befangenheit entstehen lassen könnten und den Kantonsgerichtspräsidenten im zweitinstanzlichen Strafverfahren gegenüber den Angeklagten als voreingenommen erscheinen liessen. Demzufolge sei das Ausstandsbegehren abzuweisen.
2.4 Diese Würdigung durch das Kantonsgericht ist nicht zu beanstanden. Es besteht aufgrund der vom Beschwerdeführer dargelegten Umstände nicht der Anschein, dass der Kantonsgerichtspräsident ein persönliches Interesse am vorliegenden Appellationsverfahren hätte. Es ist nicht ersichtlich, dass er bzw. die Ernst & Young Schweiz an den im Prozess zur Sprache kommenden Anlagegeschäften in irgendeiner Weise beteiligt gewesen wäre oder ein eigenes Interesse an einer bestimmten Würdigung der Tätigkeit eines früheren Angestellten der Ernst & Young Bahamas haben könnte. Weder Ernst & Young Schweiz noch Ernst & Young Bahamas sind Parteien im Strafprozess. Das Kantonsgericht durfte somit das Vorliegen eines Ablehnungsgrunds gegen den Präsidenten Thomas Bauer verneinen.
3. Es ergibt sich, dass die Beschwerde abzuweisen ist.
Der Beschwerdeführer ersucht um unentgeltliche Rechtspflege. Diesem Gesuch kann gestützt auf <ref-law> entsprochen werden. Der Beschwerdeführer legt seine Mittellosigkeit glaubhaft dar, und die Beschwerde erscheint nicht als von vornherein aussichtslos. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege wird gutgeheissen.
2.1 Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
2.2 Rechtsanwalt Roger Wirz wird zum unentgeltlichen Rechtsbeistand ernannt und für das bundesgerichtliche Verfahren aus der Bundesgerichtskasse mit Fr. 2'000.-- entschädigt.
3. Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer, Thomas Bauer sowie dem Besonderen Untersuchungsrichteramt und dem Kantonsgericht Basel-Landschaft, Abteilung Zivil- und Strafrecht, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 3. November 2010
Im Namen der I. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber:
Féraud Haag | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['af6d2229-19b7-4d00-be79-ae1480accd39', 'f0064593-ad40-46d3-b5bf-587b3b4e2138', 'c4b1648a-4850-437f-94a4-bf9105f3b1c3', 'b43bcfd2-36e9-4caf-b54b-2de9705bcbc6', 'f275a548-b153-48c1-ae2a-2db1ec4fc30e', '9f9deec6-b752-478e-819f-c554e0a81cfd', '012effd7-0043-422f-b119-9641bbd016ce', 'b17127cf-dbff-494c-8c8a-b6b059c613cf', 'a40ec704-9bc4-4459-b3c4-b26d9280185c'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332'] |
0b5cf39c-3de1-4fee-8881-f16967025ebe | 2,004 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. X._ und Y._ gründeten mit Handelsregistereintrag vom 27. Dezember 1995 die "Z._ GmbH" (im Folgenden: Gesellschaft) mit einem Stammkapital von Fr. 20'000.--. Die Gesellschaft übernahm von X._ dessen am 1. Februar 1993 gegründete Einzelfirma mit einem Eigenkapital per 31. Dezember 1995 von Fr. 105'669.55. Mit öffentlicher Urkunde vom 22. November 1996 übertrugen X._ und Y._ ihre Stammanteile an der Gesellschaft für Fr. 400'000.-- an die "A._ AG". Gemäss Zwischenbilanz per 31. August 1996, auf die im Abtretungsvertrag verwiesen wurde, belief sich das Eigenkapital der Gesellschaft in jenem Zeitpunkt auf Fr. 72'676.24.
A. X._ und Y._ gründeten mit Handelsregistereintrag vom 27. Dezember 1995 die "Z._ GmbH" (im Folgenden: Gesellschaft) mit einem Stammkapital von Fr. 20'000.--. Die Gesellschaft übernahm von X._ dessen am 1. Februar 1993 gegründete Einzelfirma mit einem Eigenkapital per 31. Dezember 1995 von Fr. 105'669.55. Mit öffentlicher Urkunde vom 22. November 1996 übertrugen X._ und Y._ ihre Stammanteile an der Gesellschaft für Fr. 400'000.-- an die "A._ AG". Gemäss Zwischenbilanz per 31. August 1996, auf die im Abtretungsvertrag verwiesen wurde, belief sich das Eigenkapital der Gesellschaft in jenem Zeitpunkt auf Fr. 72'676.24.
B. Die Veranlagungsbehörde für Gewerbetreibende und freie Berufe des Kantons Luzern erhob mit Veranlagungsverfügung vom 13. Januar 2000, bestätigt durch Einspracheverfügung vom 12. August 2002, von X._ und Y._ per 1995 eine Sondersteuer auf dem erzielten Kapitalgewinn im Betrag von Fr. 279'100.--. Die Veranlagung, die sich sowohl auf die Staats- und Gemeindesteuern als auch auf die direkte Bundessteuer bezog, beruhte auf folgender Berechnung:
Verkaufspreis Stammanteile 400'000
Nominalwert -20'000
Reservenbildung 1.2.93-31. 8.96 (43 Monate) 380'000
Reservenbildung 1.2.93-31.12.95 (35 Monate) 309'302
./. AHV-Sonderbeitrag -30'191
= Liquidationsgewinn 279'111
Eine dagegen eingereichte Verwaltungsgerichtsbeschwerde wurde vom Verwaltungsgericht des Kantons Luzern mit Urteil vom 27. Oktober 2003 abgewiesen.
Eine dagegen eingereichte Verwaltungsgerichtsbeschwerde wurde vom Verwaltungsgericht des Kantons Luzern mit Urteil vom 27. Oktober 2003 abgewiesen.
C. X._ und Y._ haben gegen das Urteil des Verwaltungsgerichts beim Bundesgericht in einer einzigen Eingabe sowohl staatsrechtliche Beschwerde (betreffend die Staats- und Gemeindesteuern; Verfahren 2P.321/2003) als auch Verwaltungsgerichtsbeschwerde erhoben (betreffend die direkte Bundessteuer; Verfahren 2A.599/2003). Sie beantragen, der angefochtene Entscheid sei aufzuheben und die Sache sei zur Neubeurteilung an das Verwaltungsgericht zurückzuweisen; ferner sei festzustellen, dass sie, die Beschwerdeführer, ein schützenswertes Rechtsschutzinteresse daran hätten, eine Expertise durchzuführen, um aufgrund einer Unternehmensbewertung das Ausmass der umstrittenen stillen Reserven per Umwandlungsstichtag 31. Dezember 1995 durch einen diplomierten Wirtschaftsprüfer bestimmen zu lassen.
Das Verwaltungsgericht und die Steuerverwaltung des Kantons Luzern beantragen, die Beschwerden abzuweisen. Den gleichen Antrag stellt die Eidgenössische Steuerverwaltung bezüglich der Verwaltungsgerichtsbeschwerde. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Die beiden Rechtsmittel richten sich gegen den gleichen Entscheid, und es geht materiell im Wesentlichen um die gleichen Rechtsfragen. Es rechtfertigt sich daher, die Verfahren zu vereinigen (<ref-law> in Verbindung mit Art. 40 OG). Dass beide Rechtsmittel in der gleichen Beschwerdeschrift erhoben wurden, ist grundsätzlich zulässig (<ref-ruling> E. 1 S. 381).
I. Verwaltungsgerichtsbeschwerde
I. Verwaltungsgerichtsbeschwerde
2. 2.1 Das Bundesgericht überprüft das angefochtene Urteil auf Verletzung von Bundesrecht, einschliesslich der Überschreitung oder des Missbrauchs des Ermessens, sowie auf unrichtige oder unvollständige Feststellung des rechtserheblichen Sachverhalts (Art. 104 OG). Im Verfahren der Verwaltungsgerichtsbeschwerde wendet das Bundesgericht das massgebende Bundesrecht von Amtes wegen an, ohne an die Begründung der Parteibegehren gebunden zu sein (Art. 114 Abs. 1 zweiter Halbsatz OG); es kann die Beschwerde auch aus andern als den geltend gemachten Gründen gutheissen oder abweisen (<ref-ruling> E. 4a S. 117, mit Hinweis). An die Feststellung des Sachverhalts ist das Bundesgericht dann gebunden, wenn eine richterliche Behörde als Vorinstanz entschieden und den Sachverhalt nicht offensichtlich unrichtig, unvollständig oder unter Verletzung wesentlicher Verfahrensbestimmungen festgestellt hat (Art. 105 Abs. 2 OG).
2.2 Auf das Feststellungsbegehren kann mangels eines schutzwürdigen Interesses nicht eingetreten werden (vgl. <ref-ruling> E. 2c S. 303, mit Hinweisen). Es hat vorliegend keine selbständige Bedeutung, sondern dient nur der Begründung des Antrags auf Aufhebung des angefochtenen Urteils. Ob die Vorinstanz von der Einholung einer Expertise absehen durfte, ist bei der materiellen Beurteilung der Beschwerde zu prüfen.
2.2 Auf das Feststellungsbegehren kann mangels eines schutzwürdigen Interesses nicht eingetreten werden (vgl. <ref-ruling> E. 2c S. 303, mit Hinweisen). Es hat vorliegend keine selbständige Bedeutung, sondern dient nur der Begründung des Antrags auf Aufhebung des angefochtenen Urteils. Ob die Vorinstanz von der Einholung einer Expertise absehen durfte, ist bei der materiellen Beurteilung der Beschwerde zu prüfen.
3. 3.1 Nach Art. 18 des Bundesgesetzes vom 14. Dezember 1990 über die direkte Bundessteuer (DBG; SR 642.11) sind alle Einkünfte aus einem Handels-, Industrie-, Gewerbe-, Land- und Forstwirtschaftsbetrieb, aus einem freien Beruf sowie aus jeder anderen selbständigen Erwerbstätigkeit steuerbar (Abs. 1). Zu den Einkünften aus selbständiger Erwerbstätigkeit zählen auch alle Kapitalgewinne aus Veräusserung, Verwertung oder buchmässiger Aufwertung von Geschäftsvermögen, wobei der Veräusserung die Überführung von Geschäftsvermögen in das Privatvermögen gleichgestellt ist (Abs. 2). Stille Reserven einer Personenunternehmung (Einzelfirma, Personengesellschaft) werden nicht besteuert, wenn die Steuerpflicht in der Schweiz fortbesteht und die bisher für die Einkommenssteuer massgeblichen Werte übernommen werden, namentlich bei Umwandlung in eine andere Personenunternehmung oder eine juristische Person, wenn der Geschäftsbetrieb unverändert weitergeführt wird und die Beteiligungsverhältnisse grundsätzlich gleich bleiben (<ref-law>, in der Fassung vor dem Bundesgesetz vom 3. Oktober 2003 über Fusion, Spaltung, Umwandlung und Vermögensübertragung; Fusionsgesetz).
Die steuerneutrale Übertragung stiller Reserven rechtfertigt sich jedoch nur im Hinblick auf die Fortführung eines Betriebs. Wird mit der Umwandlung nicht die Weiterführung, sondern die Liquidation oder Veräusserung des Betriebs bezweckt, fehlen die Voraussetzungen des Steueraufschubs und sind die auf die Kapitalgesellschaft übertragenen stillen Reserven als Liquidationsgewinn zu besteuern. In der Praxis hat sich eine fünfjährige Sperrfrist herausgebildet, während der es zu keiner Veräusserung kommen darf bzw. während der die objektiven und subjektiven Voraussetzungen der Steuerneutralität erfüllt sein müssen (ASA 68 S. 71, E. 2c; Markus Reich, in: Kommentar zum Schweizerischen Steuerrecht I/2a, Basel 2000, N 45 zu <ref-law>; Peter Locher, Kommentar zum DBG, 1. Aufl., Therwil/Basel 2001, N 28 zu Art. 19). Der geänderte <ref-law> regelt die Sperrfrist nunmehr ausdrücklich (Fassung gemäss Fusionsgesetz, in Kraft seit 1. Juli 2004; AS 2004 S. 2617 ff., 2663; SR 221.301).
3.2 Im vorliegenden Fall hat der Beschwerdeführer seine Einzelunternehmung per Ende Dezember 1995 steuerneutral in die "Z._ GmbH" eingebracht. Am 22. November 1996, also innerhalb der fünfjährigen Sperrfrist, wurden die Stammanteile der Gesellschaft für Fr. 400'000.-- an die "A._ AG" veräussert. Es ist unbestritten, dass unter diesen Umständen die bei der Umwandlung der Einzelfirma vorhandenen stillen Reserven nachträglich als Liquidationsgewinn zu besteuern sind. Dies im Rahmen einer Sonderveranlagung gemäss <ref-law>, nachdem wegen Aufgabe der selbständigen Erwerbstätigkeit des Beschwerdeführers per 27. Dezember 1995 eine Zwischenveranlagung vorgenommen worden war. Streitig ist, ob im massgebenden Zeitpunkt überhaupt stille Reserven vorhanden waren und in welchem Umfang. In der Beschwerde wird einzig gerügt, die Vorinstanz habe in diesem Zusammenhang den Wert der Einzelfirma per 31. Dezember 1995 (Umwandlungsstichtag) unrichtig festgestellt.
3.2 Im vorliegenden Fall hat der Beschwerdeführer seine Einzelunternehmung per Ende Dezember 1995 steuerneutral in die "Z._ GmbH" eingebracht. Am 22. November 1996, also innerhalb der fünfjährigen Sperrfrist, wurden die Stammanteile der Gesellschaft für Fr. 400'000.-- an die "A._ AG" veräussert. Es ist unbestritten, dass unter diesen Umständen die bei der Umwandlung der Einzelfirma vorhandenen stillen Reserven nachträglich als Liquidationsgewinn zu besteuern sind. Dies im Rahmen einer Sonderveranlagung gemäss <ref-law>, nachdem wegen Aufgabe der selbständigen Erwerbstätigkeit des Beschwerdeführers per 27. Dezember 1995 eine Zwischenveranlagung vorgenommen worden war. Streitig ist, ob im massgebenden Zeitpunkt überhaupt stille Reserven vorhanden waren und in welchem Umfang. In der Beschwerde wird einzig gerügt, die Vorinstanz habe in diesem Zusammenhang den Wert der Einzelfirma per 31. Dezember 1995 (Umwandlungsstichtag) unrichtig festgestellt.
4. Die Beschwerdeführer machen in formeller Hinsicht geltend, die Vorinstanz habe ihren Anspruch auf rechtliches Gehör verletzt und gegen Art. 6 EMRK verstossen, indem sie es abgelehnt habe, die beantragte Expertise zur Bestimmung des Unternehmenswerts per Ende 1995 durchzuführen.
4.1 Der Anspruch auf rechtliches Gehör (<ref-law>) gebietet insbesondere, rechtzeitig und formrichtig angebotene Beweismittel abzunehmen, es sei denn, diese beträfen eine nicht erhebliche Tatsache oder seien offensichtlich untauglich, über die streitige Tatsache Beweis zu erbringen. Eine antizipierte Beweiswürdigung wird dadurch aber nicht ausgeschlossen: Die Behörde darf vielmehr einen Beweisantrag ablehnen und das Beweisverfahren schliessen, wenn sie in willkürfreier Würdigung der bereits abgenommenen Beweise zur Überzeugung gelangt, der rechtlich erhebliche Sachverhalt sei genügend abgeklärt, und sie überdies in willkürfreier antizipierter Würdigung der zusätzlich beantragten Beweise zur Auffassung gelangen durfte, weitere Erhebungen würden am Beweisergebnis voraussichtlich nichts mehr ändern (<ref-ruling> E. 5a; <ref-ruling> E. 4a S. 211, je mit Hinweisen), oder wenn sie den Sachverhalt gestützt auf ihre eigene Sachkenntnis zu würdigen vermag (<ref-ruling> E. 2a).
4.2 Die Vorinstanz hat den Beweisantrag unter Berufung auf § 93 Abs. 1 des luzernischen Gesetzes über die Verwaltungsrechtspflege (vom 3. Juli 1972) deswegen abgelehnt, weil für die Beantwortung der rechtserheblichen Sachverhaltsfragen im Zusammenhang mit der geforderten Unternehmensbewertung keine spezifischen Fachkenntnisse erforderlich seien, die dem Gericht selber fehlen würden. Damit hat sie den Gehörsanspruch der Beschwerdeführer nicht verletzt: Da angesichts des Verkaufs der Stammanteile der Gesellschaft der Unternehmenswert per 31. August 1996 feststand, ging es nur noch um die Frage, inwiefern daraus auf den Wert per 31. Dezember 1995 (Umwandlungsstichtag) zurückgeschlossen werden durfte. Dazu bedurfte es keiner umfassenden fachmännischen Unternehmensbewertung, umso weniger, als eine solche kaum zu einem zuverlässigeren Ergebnis geführt hätte als die von den kantonalen Behörden vorgenommene lineare Rückrechnung (vgl. unten E. 5.1).
4.3 Soweit sich die Beschwerdeführer auf Art. 6 EMRK berufen, ist zu bemerken, dass die in dieser Bestimmung enthaltenen Garantien im Steuerveranlagungsverfahren nicht gelten (Urteil des Europäischen Gerichtshofs für Menschenrechte i.S. Ferrazzini gegen Italien vom 12. Juli 2001, Recueil CourEDH 2001-VII S. 327).
Die Vorinstanz hat daher die Parteirechte der Beschwerdeführer nicht verletzt, wenn sie davon absah, den Unternehmenswert im massgebenden Zeitpunkt durch eine Expertise zu ermitteln.
Die Vorinstanz hat daher die Parteirechte der Beschwerdeführer nicht verletzt, wenn sie davon absah, den Unternehmenswert im massgebenden Zeitpunkt durch eine Expertise zu ermitteln.
5. Welcher Wert einer Unternehmung in einem bestimmten Zeitpunkt zukommt, kann in der Regel nur durch Schätzung ermittelt werden. Soweit dabei tatsächliche Feststellungen getroffen werden, sind diese im Rahmen von Art. 105 Abs. 2 OG für das Bundesgericht verbindlich (oben E. 2.1). Im Übrigen prüft das Bundesgericht im Fall einer Schätzung nur, ob die möglichen und zumutbaren Abklärungen getroffen wurden und ob das Schätzungsergebnis den Beurteilungsfaktoren in vernünftiger Weise Rechnung trägt (ASA 71 S. 57, E. 2c, mit Hinweisen).
5.1 Die kantonalen Behörden haben aufgrund des nachgewiesenen Verkaufspreises per 31. August 1996 (Fr. 400'000.--) auf den Unternehmenswert per 31. Dezember 1995 zurückgeschlossen. Zu Recht nimmt die Vorinstanz an, es könne davon ausgegangen werden, dass der von den Parteien vereinbarte Kaufpreis grundsätzlich den Unternehmenswert im Zeitpunkt des Kaufes repräsentiere (vgl. auch Reich, a.a.O., N 48 zu <ref-law>). Besondere Umstände, die darauf schliessen liessen, dass im vorliegenden Fall der Kaufpreis abweichend vom effektiven Wert der verkauften Unternehmung festgelegt worden wäre, werden nicht geltend gemacht. Da die Gesellschaft nur gerade acht Monate nach der Umwandlung verkauft wurde, ist es zudem grundsätzlich nicht zu beanstanden, dass der Unternehmenswert im Zeitpunkt der Umwandlung durch Rückrechnung ausgehend vom Kaufpreis ermittelt wurde. Dies erscheint auch aufgrund der Geschäftsentwicklung gerechtfertigt, verlor doch das Unternehmen seit der Umwandlung insofern an Wert, als die Gesellschaft laut Geschäftsbüchern fortan Verluste schrieb (vom 1. Januar bis zum 31. August 1996: Fr. 12'993.31; total 1996: Fr. 54'051.91).
Die Beschwerdeführer machen geltend, der entscheidende Mehrwert sei erst im Jahr 1996 geschaffen worden. Die Einzelfirma sei vorher ausschliesslich auf dem schweizerischen Markt, als Subunternehmerin der Firma B._, tätig gewesen. Dem Beschwerdeführer sei 1995 klar geworden, dass in der Schweiz mit keinen weiteren Aufträgen gerechnet werden könne. Erst durch den im Verlauf des Jahres 1996 aufgrund eines neuartigen Konzepts erzielten Marktdurchbruch und durch die Akquisition von mehreren Grossaufträgen in Deutschland während dieses Jahres habe die Unternehmung einen Wert erhalten, der sich im Kaufpreis von Fr. 400'000.-- niedergeschlagen habe.
Die Vorinstanz hat sich mit diesen Einwendungen auseinandergesetzt und sie mit haltbaren Überlegungen verworfen. Zwar mag zutreffen, dass der Marktdurchbruch erst im Jahr 1996 durch die Expansion ins Ausland gelang, die der Einzelfirma nicht möglich gewesen wäre. Entscheidend ist jedoch, dass diese Expansion ohne die jahrelange Erfahrung, das Beziehungsnetz, die Marktkenntnisse und das "Know-how" der Einzelfirma und ihres Inhabers X._ nicht denkbar gewesen wäre. Der darin verkörperte so genannte "Goodwill" bildete aber bereits Bestandteil des Unternehmenswerts der Einzelfirma. Es ist denn auch bezeichnend, dass die Gesellschaft nach dem Ausscheiden von X._ keine weiteren Aufträge mehr akquirieren konnte und über sie in der Folge der Konkurs eröffnet werden musste, wie die Beschwerdeführer selber darlegen. Im Übrigen wies die Gesellschaft, wie bereits erwähnt, in den ersten acht Monaten des Jahres 1996 einen Verlust aus, was ebenfalls dagegen spricht, dass sich der Unternehmenswert genau in dieser Periode überproportional erhöht hätte.
5.2 Für die Festsetzung des Liquidationsgewinns haben die kantonalen Behörden vom Verkaufspreis der Stammanteile per 31. August 1996 zunächst deren Nominalwert im Betrag von Fr. 20'000.-- abgezogen und anschliessend die Differenz von Fr. 380'000.-- als Berechnungsgrundlage für die am Stichtag (31. Dezember 1995) vorhandenen stillen Reserven verwendet. Diese Berechnung des Liquidationsgewinns ist jedoch mangelhaft:
Der Nominalwert der Stammanteile hat mit dem Liquidationsgewinn nichts zu tun. Mit der Sonderveranlagung gemäss <ref-law> soll nicht der bei der Veräusserung der Stammanteile erzielte Kapitalgewinn erfasst werden; Gegenstand der Besteuerung bilden, nachdem die Voraussetzungen für eine steuerneutrale Umwandlung nachträglich dahingefallen sind, die stillen Reserven (einschliesslich der Goodwillreserven), die von der Einzelfirma auf die Gesellschaft übertragen wurden (Reich, a.a.O., N 48 und N 53 zu <ref-law>). Deren Höhe hängt nicht vom Betrag ab, der den Beschwerdeführern für die Einbringung der Einzelfirma in die Gesellschaft unter dem Titel des Stammkapitals gutgeschrieben wurde.
Als Liquidationsgewinn kann sodann nur die Differenz zwischen dem steuerlich massgebenden Buchwert und dem Verkehrswert des Vermögensgegenstandes, also hier dem Unternehmenswert per Ende 1995, gelten (ASA 66 S. 232, E. 5b, mit Hinweisen; Locher, a.a.O., N 80 zu <ref-law>). Die kantonalen Behörden haben aber keine Feststellungen darüber getroffen, welches der Buchwert der Einzelfirma war. Sie sind in ihrer Berechnung davon ausgegangen, der Beschwerdeführer habe in seiner Einzelfirma in der Zeit vom 1. Februar 1993 bis zum 31. August 1996 Reserven von Fr. 380'000.-- gebildet (Verkaufspreis von Fr. 400'000.-- minus Nominalwert des Stammkapitals von Fr. 20'000.--). Indessen ergibt sich aus den Akten, dass etwa das Eigenkapital der Einzelfirma per Ende 1995 (einschliesslich Privatkonto von Fr. 8'500.--) Fr. 95'745.05 betrug und der ausgewiesene Gewinn Fr. 9'924.50. Schon ausgehend von diesen Zahlen beliefe sich der Buchwert der Einzelfirma am Umwandlungsstichtag auf ca. Fr. 95'700.-- bzw. ca. Fr. 105'600.-- und der Liquidationsgewinn folglich auf ca. Fr. 294'400.-- bzw. ca. Fr. 304'300.-- (vor Abzug des AHV-Sonderbeitrags).
Anhand der Akten kann nicht beurteilt werden, ob mit der vorstehenden Berechnung alle steuerrechtlich relevanten Umstände berücksichtigt sind. Es kann nicht Aufgabe des Bundesgerichts sein, den Liquidationsgewinn selber festzusetzen, zumal auch der AHV-Sonderbeitrag neu zu berechnen sein wird. Der angefochtene Entscheid ist daher aufzuheben und die Sache zu neuem Entscheid an die kantonale Steuerverwaltung zurückzuweisen. Diese wird den Liquidationsgewinn unter Berücksichtigung des Unternehmenswerts von Fr. 400'000.-- (ohne Umrechnung auf die Anzahl Monate und entsprechende proportionale Kürzung) und des steuerlich massgebenden Buchwerts der Einzelfirma am Umwandlungsstichtag neu zu ermitteln haben. Insofern erweist sich die Beschwerde als begründet, allerdings aus andern als den von den Beschwerdeführern geltend gemachten Gründen.
II. Staatsrechtliche Beschwerde
II. Staatsrechtliche Beschwerde
6. 6.1 Auch wenn es grundsätzlich zulässig ist, die staatsrechtliche Beschwerde zusammen mit der Verwaltungsgerichtsbeschwerde in der gleichen Rechtsschrift zu erheben (oben E. 1), so müssen doch die für das jeweilige Rechtsmittel geltenden Eintretensvoraussetzungen erfüllt sein.
Soweit die Beschwerdeführer mehr beantragen als die Aufhebung des angefochtenen Urteils, kann auf die staatsrechtliche Beschwerde nicht eingetreten werden, denn dieses Rechtsmittel ist von hier nicht zutreffenden Ausnahmen abgesehen lediglich kassatorischer Natur (statt vieler: <ref-ruling> E. 1.2.1 S. 131 f., mit Hinweisen).
-:-
Im Übrigen muss die Beschwerdeschrift den Begründungsanforderungen gemäss Art. 90 Abs. 1 lit. b OG genügen. Das Bundesgericht prüft nur klar und detailliert erhobene und, soweit möglich, belegte Rügen (grundlegend: <ref-ruling> E. 2a S. 3). Der Grundsatz der richterlichen Rechtsanwendung gilt im Bereich der staatsrechtlichen Beschwerde insofern nicht (statt vieler: <ref-ruling> E. 1c S. 76, mit Hinweisen).
Die Beschwerdeführer haben eine einheitliche Beschwerdeschrift eingereicht, ohne zwischen der Begründung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde und derjenigen der staatsrechtlichen Beschwerde zu unterscheiden. Die von ihnen gegen die Schätzung des Unternehmenswerts erhobenen Rügen haben sich im Rahmen der Prüfung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde als unbegründet erwiesen. Das Gleiche muss auch für die staatsrechtliche Beschwerde gelten. Ob die Ermittlung des Liquidationsgewinns im Hinblick auf die kantonalen Steuern auch sonstwie vor den verfassungsmässigen Rechten der Beschwerdeführer, namentlich dem Willkürverbot, standhält, hat das Bundesgericht nach dem Gesagten nicht von Amtes wegen zu prüfen. Die staatsrechtliche Beschwerde ist daher abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden kann.
III. Kosten- und Entschädigungsfolgen
Die Beschwerdeführer obsiegen teilweise mit der Verwaltungsgerichtsbeschwerde, unterliegen hingegen vollständig mit der staatsrechtlichen Beschwerde. Die Kosten sind daher zu drei Vierteln ihnen, zu einem Viertel dem Kanton Luzern, der Vermögensinteressen wahrnimmt, aufzuerlegen (Art. 156 Abs. 1, 2 und 3 in Verbindung mit Art. 153 und 153a OG). Der Kanton Luzern hat den Beschwerdeführern für das bundesgerichtliche Verfahren eine reduzierte Parteientschädigung zu entrichten (Art. 159 Abs. 1, 2 und 3 OG).
Über die Kosten- und Entschädigungsfolgen des kantonalen Beschwerdeverfahrens wird das Verwaltungsgericht neu zu befinden haben. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Verfahren 2A.599/2003 und 2P.321/2003 werden vereinigt.
1. Die Verfahren 2A.599/2003 und 2P.321/2003 werden vereinigt.
2. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird teilweise gutgeheissen, soweit darauf einzutreten ist. Das Urteil des Verwaltungsgerichts des Kantons Luzern, Abgaberechtliche Abteilung, vom 27. Oktober 2003 wird aufgehoben, soweit es die direkte Bundessteuer betrifft. Die Sache wird zu neuer Entscheidung im Sinn der Erwägungen an die Steuerverwaltung des Kantons Luzern zurückgewiesen.
2. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird teilweise gutgeheissen, soweit darauf einzutreten ist. Das Urteil des Verwaltungsgerichts des Kantons Luzern, Abgaberechtliche Abteilung, vom 27. Oktober 2003 wird aufgehoben, soweit es die direkte Bundessteuer betrifft. Die Sache wird zu neuer Entscheidung im Sinn der Erwägungen an die Steuerverwaltung des Kantons Luzern zurückgewiesen.
3. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
3. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
4. Die Gerichtsgebühr von Fr. 5'000.-- wird zu drei Vierteln den Beschwerdeführern (unter solidarischer Haftbarkeit), zu einem Viertel dem Kanton Luzern auferlegt.
4. Die Gerichtsgebühr von Fr. 5'000.-- wird zu drei Vierteln den Beschwerdeführern (unter solidarischer Haftbarkeit), zu einem Viertel dem Kanton Luzern auferlegt.
5. Der Kanton Luzern hat die Beschwerdeführer für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 1'000.-- zu entschädigen.
5. Der Kanton Luzern hat die Beschwerdeführer für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 1'000.-- zu entschädigen.
6. Dieses Urteil wird den Beschwerdeführern, der Steuerverwaltung des Kantons Luzern und dem Verwaltungsgericht des Kantons Luzern sowie der Eidgenössischen Steuerverwaltung schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 27. Oktober 2004
Im Namen der II. öffentlichrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['9995a5a1-5606-4526-aeb0-ed5325673154', 'fd2ef84e-18b4-4eae-8edf-5f4de5db67bb', '89ca5d5e-872c-4784-a53a-75c516050cf9', '80a72596-eac2-42db-91a2-516a010946a1', '7eca9b06-8e9b-43ef-aa6b-aea13f7b045e', 'd1ac2f08-9cf6-4d98-88df-0a35eb6615c2', '84288845-3c85-4f6e-ba7e-ed4817f3fc1d', '1b013cc4-21db-4ed8-80e5-e19d4efad758', 'e777c8e0-3f75-4d09-945c-2d04717b66d8'] | ['336b7cdb-60c8-4245-8326-72d72e747673', '52061b7a-25af-4c4e-8a4b-2fc159bfa992', '8fbcc61d-3587-4a56-8f5a-57d8d7d3c4fa', '127464f4-f510-4b61-b011-9da5add9cc54', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '081ba3ff-c22c-4119-83b6-11a1707f3f1b', '84df0d29-74ed-47bf-9e88-07b73018d971'] |
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Sachverhalt:
A. Die Eidgenössische Steuerverwaltung führte zwischen dem 2. April 2001 und dem 1. Mai 2001 bei der A._ AG eine Mehrwertsteuerkontrolle durch. Sie stellte fest, dass es in den Jahren 1998 bis 2000 zu Steuerverkürzungen im Gesamtbetrag von Fr. 41'484.45 gekommen war. Namentlich waren in den quartalsweise zu erstellenden Mehrwertsteuerabrechnungen Vorsteuern für private Aufwendungen des einzelzeichnungsberechtigten Verwaltungsrats und Geschäftsführers der A._ AG, eidg. dipl. Dachdecker X._, im Gesamtbetrag von Fr. 32'230.15 in Abzug gebracht worden. Es handelte sich dabei unter anderem um die Einfuhrsteuer für einen Porsche 911 GT 3 im Betrage von Fr. 9'891.15 sowie die Mehrwertsteuer für die Renovation der Privatliegenschaft X._s im Betrage von Fr. 19'452.50.
Die fraglichen Mehrwertsteuerabrechnungen waren von einer Treuhandfirma, welche auch die Bücher der A._ AG führte, erstellt und von X._ unterzeichnet worden. Die dafür erforderlichen Unterlagen waren der Treuhandfirma von der A._ AG übergeben worden. Gestützt auf die Ergänzungsabrechnung der Eidgenössischen Steuerverwaltung vom 1. Mai 2001 hat die A._ AG die ausstehende Steuerschuld am 8. Juni 2001 vorbehaltlos bezahlt.
Die fraglichen Mehrwertsteuerabrechnungen waren von einer Treuhandfirma, welche auch die Bücher der A._ AG führte, erstellt und von X._ unterzeichnet worden. Die dafür erforderlichen Unterlagen waren der Treuhandfirma von der A._ AG übergeben worden. Gestützt auf die Ergänzungsabrechnung der Eidgenössischen Steuerverwaltung vom 1. Mai 2001 hat die A._ AG die ausstehende Steuerschuld am 8. Juni 2001 vorbehaltlos bezahlt.
B. Die Eidgenössische Steuerverwaltung verurteilte X._ mit Strafbescheid vom 20. November 2002 wegen fahrlässiger Steuerhinterziehung im Sinne von Art. 85 Abs. 3 des Bundesgesetzes über die Mehrwertsteuer vom 2. September 1999 (MWSTG; SR 641.20) zu einer Busse von Fr. 5'000.--. Infolge Einsprache wurde die Angelegenheit dem Strafeinzelgericht 14 des Gerichtskreises VIII Bern-Laupen zur Aburteilung überwiesen, welches X._ am 21. November 2003 freisprach.
Mit Urteil vom 18. Mai 2004 wies das Obergericht des Kantons Bern, 1. Strafkammer, eine Appellation der Eidgenössischen Steuerverwaltung ab und bestätigte den Freispruch.
Mit Urteil vom 18. Mai 2004 wies das Obergericht des Kantons Bern, 1. Strafkammer, eine Appellation der Eidgenössischen Steuerverwaltung ab und bestätigte den Freispruch.
C. Die Eidgenössische Steuerverwaltung führt Nichtigkeitsbeschwerde ans Bundesgericht und beantragt, das Urteil des Obergerichts des Kantons Bern sei aufzuheben, und die Sache sei zu neuer Entscheidung an die Vorinstanz zurückzuweisen.
Das Obergericht des Kantons Bern verzichtet auf Gegenbemerkungen zur Beschwerde. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Im Verfahren der Nichtigkeitsbeschwerde ist das Bundesgericht an die tatsächlichen Feststellungen der kantonalen Behörde gebunden (Art. 277bis Abs. 1 BStP). Das Vorbringen neuer Tatsachen ist unzulässig (Art. 273 Abs. 1 lit. b BStP). Soweit die Beschwerdeführerin vom festgestellten Sachverhalt abweicht oder ihn ergänzt, kann auf die Beschwerde daher nicht eingetreten werden.
1. Im Verfahren der Nichtigkeitsbeschwerde ist das Bundesgericht an die tatsächlichen Feststellungen der kantonalen Behörde gebunden (Art. 277bis Abs. 1 BStP). Das Vorbringen neuer Tatsachen ist unzulässig (Art. 273 Abs. 1 lit. b BStP). Soweit die Beschwerdeführerin vom festgestellten Sachverhalt abweicht oder ihn ergänzt, kann auf die Beschwerde daher nicht eingetreten werden.
2. Die Beschwerdeführerin macht geltend, die Vorinstanz habe den Beschwerdegegner zu Unrecht vom Vorwurf der fahrlässigen Steuerhinterziehung freigesprochen. Indem er um die Vorsteuern für private Aufwendungen reduzierte Mehrwertsteuern entrichtet habe, habe er sich einen unrechtmässigen Steuervorteil verschafft.
2. Die Beschwerdeführerin macht geltend, die Vorinstanz habe den Beschwerdegegner zu Unrecht vom Vorwurf der fahrlässigen Steuerhinterziehung freigesprochen. Indem er um die Vorsteuern für private Aufwendungen reduzierte Mehrwertsteuern entrichtet habe, habe er sich einen unrechtmässigen Steuervorteil verschafft.
3. Die Mehrwertsteuer ist eine allgemeine Verbrauchssteuer nach dem System der Allphasensteuer mit Vorsteuerabzug (<ref-law>). Letzterer erlaubt es dem Steuerpflichtigen, grundsätzlich sämtliche an seine Lieferanten und Auftragnehmer bezahlten Mehrwertsteuern abzuziehen mit der Folge, dass er nur den selber geschaffenen Mehrwert versteuern muss. Der Abzug kann dabei einzig für Lieferungen oder Leistungen geltend gemacht werden, die für den Unternehmensbereich des Steuerpflichtigen bezogen wurden. Private Tätigkeiten berechtigen nicht zum Vorsteuerabzug (<ref-law>).
Über die Mehrwertsteuer wird in der Regel vierteljährlich abgerechnet (<ref-law>). Innert 60 Tagen nach Ablauf der Abrechnungsperiode hat der Steuerpflichtige unaufgefordert in der vorgeschriebenen Form über die Steuer und die Vorsteuer Aufschluss zu geben (<ref-law>) und den geschuldeten Betrag an die Eidgenössische Steuerverwaltung einzuzahlen (<ref-law>). Es handelt sich somit um eine Selbstveranlagungssteuer.
Gemäss <ref-law> wird mit Busse bis zum Fünffachen der hinterzogenen Steuer oder des unrechtmässigen Vorteils bestraft, wer sich oder einem andern einen unrechtmässigen Steuervorteil verschafft, namentlich die Steuer hinterzieht, auch indem er für sich eine unrechtmässige Befreiung, Vergütung, Rückerstattung oder einen unrechtmässigen Abzug von Steuern erwirkt. Wird die Tat fahrlässig begangen ist die Strafe Busse bis zum Einfachen des unrechtmässigen Vorteils.
Gemäss <ref-law> wird mit Busse bis zum Fünffachen der hinterzogenen Steuer oder des unrechtmässigen Vorteils bestraft, wer sich oder einem andern einen unrechtmässigen Steuervorteil verschafft, namentlich die Steuer hinterzieht, auch indem er für sich eine unrechtmässige Befreiung, Vergütung, Rückerstattung oder einen unrechtmässigen Abzug von Steuern erwirkt. Wird die Tat fahrlässig begangen ist die Strafe Busse bis zum Einfachen des unrechtmässigen Vorteils.
4. In objektiver Hinsicht steht fest, dass die A._ AG in ihren Mehrwertsteuerabrechnungen unberechtigte Vorsteuerabzüge vorgenommen und im Zeitpunkt der Fälligkeit zu wenig Steuern bezahlt hat. Damit ist das Tatbestandsmerkmal des unrechtmässigen Steuervorteils erfüllt. Dass der zuständige Mitarbeiter der Treuhandfirma nach den verbindlichen tatsächlichen Feststellungen der Vorinstanz bei der jährlichen Abstimmung der Quartalsabrechnungen mit der Buchhaltung nachträglich mindestens 90 % der für das Jahr 2000 beanstandeten Steuerverkürzungen entdeckt hätte (vgl. <ref-ruling> E. 1), vermag daran nichts zu ändern. Die von der Eidgenössischen Steuerverwaltung vorgeschriebene buchmässige Abstimmung (vgl. Wegleitung 2001 zur Mehrwertsteuer, N 968) hat auf die Fälligkeit der Steuer nämlich keinen Einfluss. Sie dient lediglich dazu sicherzustellen, dass die in den Steuerabrechnungen deklarierten Mehrwertsteuerbeträge mit jenen der Buchhaltung übereinstimmen. Wie bei der Warenumsatzsteuer, die wie die Mehrwertsteuer im System der Selbstveranlagung erhoben wurde (vgl. Art. 25 und 26 des ausser Kraft gesetzten Bundesratsbeschlusses über die Warenumsatzsteuer vom 29. Juli 1941 [AS 1941, 793]), gilt ein Steuerbetrag bereits als hinterzogen, wenn er der Eidgenössischen Steuerverwaltung nicht rechtzeitig entrichtet wird (vgl. für die Warenumsatzsteuer: Dieter Metzger, Handbuch der Warenumsatzsteuer, Muri 1983, S. 402).
Wird eine Widerhandlung beim Besorgen der Angelegenheiten einer juristischen Person begangen, sind gemäss Art. 6 Abs. 1 des Bundesgesetzes über das Verwaltungsstrafrecht (VStrR; SR 313.0) die Strafbestimmungen auf diejenigen natürlichen Personen anwendbar, welche die Tat verübt haben. Der Beschwerdegegner kann sich daher nicht darauf berufen, die Mehrwertsteuerabrechungen seien von ihm als Organ der A._ AG unterzeichnet worden, weshalb diese und nicht er gehandelt habe. Der objektive Tatbestand von <ref-law> ist somit erfüllt.
Wird eine Widerhandlung beim Besorgen der Angelegenheiten einer juristischen Person begangen, sind gemäss Art. 6 Abs. 1 des Bundesgesetzes über das Verwaltungsstrafrecht (VStrR; SR 313.0) die Strafbestimmungen auf diejenigen natürlichen Personen anwendbar, welche die Tat verübt haben. Der Beschwerdegegner kann sich daher nicht darauf berufen, die Mehrwertsteuerabrechungen seien von ihm als Organ der A._ AG unterzeichnet worden, weshalb diese und nicht er gehandelt habe. Der objektive Tatbestand von <ref-law> ist somit erfüllt.
5. Was den subjektiven Tatbestand anbetrifft, führt die Vorinstanz aus, dem Beschwerdegegner könne keine Fahrlässigkeit vorgeworfen werden. Aufgrund der Arbeitsteiligkeit in seinem Unternehmen habe er darauf vertrauen dürfen, dass der eidg. dipl. Buchhalter der Treuhandfirma die Steuerabrechnungen korrekt erstellen würde. Die Beschwerdeführerin hält diese Auffassung für bundesrechtswidrig.
5.1 Aufgrund der Verweisungsbestimmungen von <ref-law>, Art. 2 VStrR und <ref-law> gilt vorliegend der allgemeine Begriff der Fahrlässigkeit, wie er <ref-law> zugrunde liegt. Danach begeht der Täter eine Straftat fahrlässig, wenn diese darauf zurückzuführen ist, dass er die Folgen seines Verhaltens aus pflichtwidriger Unvorsichtigkeit nicht bedacht oder darauf nicht Rücksicht genommen hat. Ein Schuldspruch wegen eines Fahrlässigkeitsdelikts setzt somit voraus, dass der Täter den Erfolg durch Verletzung einer Sorgfaltspflicht verursacht hat. Sorgfaltswidrig ist sein Verhalten, wenn er zum Zeitpunkt der Tat aufgrund der Umstände sowie seiner Kenntnisse und Fähigkeiten die damit bewirkte Gefahr des Erfolgseintritts hätte erkennen können und müssen und wenn er zugleich die Grenzen des erlaubten Risikos überschritten hat (<ref-ruling> E. 3.2).
5.2 Nach ständiger Rechtsprechung des Bundesgerichts zur direkten Bundessteuer kann sich ein Steuerpflichtiger der Verantwortung für die Richtigkeit und Vollständigkeit der Angaben, die er den Steuerbehörden gegenüber zu machen hat, nicht dadurch entziehen, dass er seine Steuerangelegenheiten durch einen vertraglichen Vertreter besorgen lässt. Denn der Vertretene soll gegenüber dem Nichtvertretenen nicht besser gestellt werden (Urteil 2A.194/2002 vom 25. April 2003 E. 2.5.1, publiziert in StR 59/2004, S. 58 ff.; Urteil 2A.348/1989 vom 21. Mai 1990 E. 2a, publiziert in ASA 60, S. 259 ff.). Der Steuerpflichtige ist daher verpflichtet, den Vertreter sorgfältig auszuwählen, zu instruieren und das Arbeitsergebnis zu überprüfen (Ernst Känzig/Urs R. Behnisch, Die direkte Bundessteuer, 2. Auflage, Basel 1992, N 20 zu Art. 130 BdBSt; Felix Richner/Walter Frei/Stefan Kaufmann, Handkommentar zum DBG, Zürich 2003, N 67 f. zu Art. 175; Roman Sieber, Kommentar zum Schweizerischen Steuerrecht, Band I/2b, Basel 2000, N 34 zu <ref-law>). Der Umfang der Sorgfaltspflicht bemisst sich nach den konkreten Umständen, namentlich nach der Fachkunde des Steuerpflichtigen und des beigezogenen Dritten, der Komplexität der Abrechnung sowie dem erforderlichen Zeitaufwand. Zumindest fahrlässig handelt, wer die von einem Dritten erstellte Steuererklärung unbesehen unterschreibt, obwohl er bei Anwendung der gebotenen Sorgfalt in der Lage gewesen wäre, darin enthaltene Fehler zu erkennen (Urteil 2A.194/2002 vom 25. April 2003 E. 2.5.1, publiziert in StR 59/2004 S. 58 ff.; Urteil 2A.348/1989 vom 21. Mai 1990 E. 2a, publiziert in ASA 60 S. 259 ff.).
Nicht Fahrlässigkeit, sondern Eventualvorsatz hat das Bundesgericht in einem Fall angenommen, in welchem der Inhaber einer Einzelfirma seinem Treuhänder zwecks Erstellung der Steuererklärung wissentlich geschäftliche und private Belege zukommen liess, ohne eine klare Triage zwischen Geschäfts- und Privataufwand vorzunehmen. Entscheidend war, dass den übergebenen Unterlagen teilweise nicht klar entnommen werden konnte, ob sie private oder geschäftliche Auslagen betrafen. Das Bundesgericht erwog, es reiche nicht aus, davon auszugehen, der Treuhänder werde in Zweifelsfällen Rücksprache nehmen (Urteil 2A.228/2001 vom 13. November 2001 E. 2c/bb, publiziert in ASA 72 S. 213 ff. = StE 2002 B 101.21 Nr. 13 = RDAF 2002 II S. 493 ff.).
5.3 Gleich wie bei der direkten Bundessteuer kann auch für die Mehrwertsteuer eine grundsätzliche Pflicht des Steuerpflichtigen, die von einem Vertreter erstellten Abrechnungen vor der Unterzeichnung zu überprüfen, nicht verneint werden, umso weniger, als diese jeweils nur eine Seite umfassen. Vorliegend waren die in Frage stehenden Abzüge für private Aufwendungen des Beschwerdegegners aus den Mehrwertsteuerabrechnungen indes nicht direkt ersichtlich, da darin nur das Total der Vorsteuerabzüge des entsprechenden Quartals anzugeben ist. Es stellt sich somit die Frage, ob der Beschwerdegegner die aufgeführten Vorsteuerzahlen anhand der Buchungsbelege hätte nachprüfen müssen.
Auch nach der Praxis zur direkten Bundessteuer wird vom Vertretenen nicht verlangt, sämtliche Angaben des Vertreters in der Steuererklärung einzeln nachzurechnen. Für die Mehrwertsteuer kann sich dies umso weniger rechtfertigen, da über sie im Gegensatz zur direkten Bundessteuer viermal jährlich abgerechnet wird. Eine Pflicht zur summarischen belegsmässigen Überprüfung ist nach der dargelegten Rechtsprechung aber anzunehmen, wenn sich dem Steuerpflichtigen bei Anwendung der nach den Umständen gebotenen Sorgfalt Zweifel an der Richtigkeit oder Vollständigkeit der vom Vertreter gemachten Angaben aufdrängen.
5.3.1 Während sich die unzulässigen Abzüge für die Renovation der Privatliegenschaft des Beschwerdegegners im Betrag von Fr. 19'452.50 aus verschiedenen Teilbeträgen zusammensetzen, die in unterschiedlichen Quartalen abgerechnet wurden, wurde die Einfuhrsteuer für den Porsche im Betrag von Fr. 9'891.15 gesamthaft im 4. Quartal 2000 in Abzug gebracht. Der Vorsteuerabzug für diese Periode ist mit insgesamt Fr. 43'121.20 denn auch durchschnittlich etwas mehr als Fr. 10'000.-- höher ausgefallen, als in den übrigen Quartalen der Jahre 1998 bis 2000.
Allein aus diesem Grund musste der Beschwerdegegner indes keine Zweifel an der Richtigkeit der Angaben der Treuhandfirma haben. Wie aus den Akten erhellt, wurden in den Jahren 1996 und 1997 schon mehrfach Abzüge von über Fr. 45'000.-- vorgenommen, sodass er in guten Treuen davon ausgehen durfte, der Vorsteuerabzug für das 4. Quartal 2000 bewege sich ungefähr im üblichen Rahmen. An diesem Ergebnis vermag auch der Umstand nichts zu ändern, dass der Steueraufwand im Vergleich zum Vorquartal um mehr als Fr. 10'000.-- anstieg. Denn aus den aktenkundigen Mehrwertsteuerabrechnungen geht klar hervor, dass im dokumentierten Zeitraum bereits mehrfach Sprünge um mehr als 33 % von einem Quartal zum nächsten zu verzeichnen waren. Eine belegsmässige Überprüfung der Abzüge drängte sich insoweit daher nicht auf.
5.3.2 Nach der Rechtsprechung könnte sich eine erweiterte Prüfungspflicht sodann aus dem Umstand ergeben, dass der Treuhandfirma überhaupt Belege für private Aufwendungen des Beschwerdegegners übergeben wurden (vgl. in E. 5.2 zitiertes Urteil 2A.228/2001 vom 13. November 2001).
Wer der Treuhandfirma die fraglichen Belege zukommen liess bzw. ob der Beschwerdegegner von der Übergabe Kenntnis hatte, steht aufgrund der tatsächlichen Feststellungen der Vorinstanz nicht fest. Die Frage kann indes offen bleiben. Wie sich aus dem Entscheid des Obergerichts ergibt, zog der Buchhalter die Einfuhrsteuer für den Porsche sowie die Mehrwertsteuern für die Renovation der Privatliegenschaft des Beschwerdegegners nicht deshalb als Vorsteuern ab, weil er die entsprechenden Aufwendungen aufgrund der ihm übergebenen Unterlagen für Geschäfts- statt für Privataufwand hielt, sondern vielmehr, weil er zu diesem Zeitpunkt noch gar keine belegsmässige Kontrolle der einzelnen Positionen vornahm. Eine solche fand regelmässig erst nach Erstellung des Jahresabschlusses im Zuge der Abstimmung der Mehrwertsteuerabrechnungen mit den Zahlen der Buchhaltung statt. Für das Jahr 2000, in dem mit Fr. 30'869.75 der deutlich grösste Teil des privaten Steueraufwands in Abzug gebracht wurde, war dies aber nicht möglich, da die Beschwerdeführerin ihre Mehrwertsteuerkontrolle noch vor dem Zeitpunkt durchführte, ab dem der Jahresabschluss vorlag. Hätte der Treuhänder die Zahlen abstimmen können, hätte er nach den verbindlichen Feststellungen der Vorinstanz mindestens 90 % der beanstandeten Steuerverkürzungen für dieses Jahr von insgesamt Fr. 36'004.-- entdeckt und korrigiert (vgl. E. 4).
Für den Buchhalter war also erkennbar, dass es sich bei den privaten Belegen für das Jahr 2000 nicht um Geschäfts-, sondern um Privataufwand handelte. Weiter steht fest, dass der Beschwerdegegner die Steuerverkürzungen nicht willentlich herbeiführte, er den Treuhänder mithin weder ausdrücklich noch konkludent zum Abzug der entsprechenden Positionen instruierte. Selbst wenn er von der Übergabe der Belege an die Treuhandfirma wusste oder wissen musste, konnte er aufgrund der Fachkenntnis deren Mitarbeiter somit darauf vertrauen, dass sein privater Steueraufwand in den Mehrwertsteuerabrechnungen der A._ AG unberücksichtigt bleiben würde. Denn er musste nicht in Erwägung ziehen, dass ein ausgewiesener Experte eine belegsmässige Kontrolle erst nach Vorliegen der Jahresabrechnung durchführen würde, obwohl für die Strafbarkeit nach <ref-law> der Zeitpunkt der Fälligkeit der Steuer massgebend ist (vgl. E. 4). Eine summarische Überprüfung der Angaben des Treuhänders für das Jahr 2000 anhand der Buchhaltungsunterlagen drängte sich dem Beschwerdegegner damit auch bei Kenntnis oder fahrlässiger Nichtkenntnis der Übergabe nicht auf.
5.4 Andere Umstände, aufgrund welcher der Beschwerdegegner Zweifel an der Richtigkeit der Vorsteuerabzüge für das Jahr 2000 hätte haben müssen, sind nicht ersichtlich und werden von der Beschwerdeführerin auch nicht geltend gemacht. Was die Jahre 1998 und 1999 betrifft, so bewegen sich die Abzüge für private Aufwendungen mit Fr. 1'001.65 bzw. Fr. 358.75 in bescheidenem Rahmen. Selbst wenn die entsprechenden Positionen für den Buchhalter nicht als Privataufwand erkennbar waren, kann daher nicht gesagt werden, der Beschwerdegegner hätte diese bei einer überschlagsmässigen Durchsicht der Buchhaltungsbelege entdecken müssen. Eine Sorgfaltspflichtverletzung im Sinne von <ref-law> ist folglich zu verneinen. Der Einwand, der Beschwerdegegner habe fahrlässig gehandelt, erweist sich damit als unbegründet.
5.4 Andere Umstände, aufgrund welcher der Beschwerdegegner Zweifel an der Richtigkeit der Vorsteuerabzüge für das Jahr 2000 hätte haben müssen, sind nicht ersichtlich und werden von der Beschwerdeführerin auch nicht geltend gemacht. Was die Jahre 1998 und 1999 betrifft, so bewegen sich die Abzüge für private Aufwendungen mit Fr. 1'001.65 bzw. Fr. 358.75 in bescheidenem Rahmen. Selbst wenn die entsprechenden Positionen für den Buchhalter nicht als Privataufwand erkennbar waren, kann daher nicht gesagt werden, der Beschwerdegegner hätte diese bei einer überschlagsmässigen Durchsicht der Buchhaltungsbelege entdecken müssen. Eine Sorgfaltspflichtverletzung im Sinne von <ref-law> ist folglich zu verneinen. Der Einwand, der Beschwerdegegner habe fahrlässig gehandelt, erweist sich damit als unbegründet.
6. Die Nichtigkeitsbeschwerde ist demnach abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist. Bei diesem Ausgang des Verfahrens werden keine Kosten erhoben (vgl. Art. 83 Abs. 1 VStrR i.V.m. Art. 278 Abs. 2 BStP per analogiam; vgl. nicht publizierte E. 3 von <ref-ruling>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Nichtigkeitsbeschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
1. Die Nichtigkeitsbeschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Es werden keine Kosten erhoben.
2. Es werden keine Kosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Bern, 1. Strafkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 26. November 2004
Im Namen des Kassationshofes
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_011 | Federation | 24 | 5 | 56 | null | nan | ['e636b892-6fc2-4e00-b426-83de96497942', 'b27825ff-438e-4bee-97d9-d88ba3a7f777', 'aa301b1a-f5d7-428e-9659-56a79ca7f601'] | ['62feee28-d1b6-4fc4-9866-6a818d3bff9f', '52061b7a-25af-4c4e-8a4b-2fc159bfa992', '8749a0ec-e062-4166-90d9-b3a0a0bd9720', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', '8fbcc61d-3587-4a56-8f5a-57d8d7d3c4fa', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78', '081ba3ff-c22c-4119-83b6-11a1707f3f1b', 'd8f7a795-d25f-442a-a221-8556d3c97e67'] |
0b5db4d6-4c8b-4a1a-ae95-b20d1b169ab6 | 2,015 | fr | Vu :
le recours interjeté par A._ contre la sentence arbitrale du 10 août 2015 dans la cause précitée;
la lettre du 2 octobre 2015 par laquelle la recourante déclare retirer le recours; | considérant :
qu'il y a lieu de prendre acte du retrait du recours et de rayer la cause du rôle (<ref-law>);
que la recourante supporte les frais judiciaires réduits (<ref-law>); | par ces motifs, la Présidente ordonne :
1.
La cause est rayée du rôle par suite de retrait du recours.
2.
Les frais judiciaires, arrêtés à 200 fr., sont mis à la charge de la recourante.
3.
La présente ordonnance est communiquée aux parties et au Tribunal arbitral avec siège à Genève.
Lausanne, le 7 octobre 2015
Au nom de la Ire Cour de droit civil
du Tribunal fédéral suisse
La Présidente : Kiss
Le Greffier : Huguenin | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
0b5df3a8-aecb-48a2-aa64-e5802b5d1400 | 2,013 | de | Sachverhalt:
A. Am 8. Mai 2000 sprach das Kriminalgericht des Kantons Luzern X._ im Zusammenhang mit der Tötung ihres Ehemannes wegen Zurechnungsunfähigkeit von Schuld und Strafe frei; indessen ordnete es die Verwahrung auf unbestimmte Zeit und eine vollzugsbegleitende psychotherapeutische Massnahme an. Auf Appellation von X._ hin sprach auch das Obergericht des Kantons Luzern sie wegen Zurechnungsunfähigkeit von Schuld und Strafe frei und ordnete die Verwahrung an. Die gegen den obergerichtlichen Entscheid vom 29. März 2001 erhobenen bundesrechtlichen Rechtsmittel blieben erfolglos: Mit Urteil 6P.38/2002 und 6S.85/2002 vom 1. Juli 2002 wies das Bundesgericht die entsprechende staatsrechtliche Beschwerde ab, soweit darauf einzutreten war; auf die Nichtigkeitsbeschwerde trat es nicht ein. Grundlage für die von den kantonalen Instanzen angeordnete Verwahrung bildete ein vom Kriminalgericht angeordnetes Obergutachten, das im Einklang mit der Einschätzung der zwei ersten Gutachter auf eine wahnhafte Persönlichkeitsstörung der Angeschuldigten und eine von dieser ausgehende Gemeingefährlichkeit schloss; das Obergericht machte sich diese Einschätzung auch bei Berücksichtigung eines diesen Befund relativierenden Privatgutachtens zu eigen.
In der Folge blieben Gesuche um (probeweise) Entlassung aus der Verwahrung erfolglos (Urteile des Bundesgerichts 6A.26/2002 vom 14. August 2002, 6A.57/2003 vom 21. November 2003, 6A.57/2004 vom 18. November 2004). Am 13. September 2007 hob das Obergericht des Kantons Luzern die altrechtliche Verwahrung auf und ordnete stattdessen eine stationäre therapeutische Massnahme nach <ref-law> an; die dagegen erhobene Beschwerde in Strafsachen wies das Bundesgericht mit Urteil 6B_623/2007 vom 4. März 2008 ab, soweit es darauf eintrat. Mehrere Gesuche um bedingte Entlassung aus der stationären Massnahme bzw. um deren Überprüfung blieben erfolglos (dazu Urteile des Bundesgerichts 6B_442/2008 vom 6. November 2008, 6B_329/2011 vom 12. Juli 2011, 6B_298/2012 vom 16. Juli 2012). Die entsprechenden Entscheide beruhten auf mehrmals aktualisierten Gutachten, Vollzugsberichten usw.
Für die Verwahrung bzw. den Vollzug der stationären Massnahme weilte X._ in den Anstalten Hindelbank; am 2. August 2012 wurde sie zum weiteren Vollzug in die Klinik A._ verbracht.
B. X._ will im Laufe des Jahres 2005 erfahren haben, dass u.a. im Juli 2002 beim Bundesgericht gewisse Teile der Strafverfahrensakten verloren gegangen seien. Sie geht davon aus, dass das Bundesgericht den die Verwahrung anordnenden Entscheid des Obergerichts des Kantons Luzern vom 29. März 2001 aufgehoben hätte, wenn ihm alle vorinstanzlichen und erstinstanzlichen Akten bekannt gewesen wären; es lägen nämlich viele Unregelmässigkeiten vor, sei doch an der Hauptverhandlung vor dem Kriminalgericht eine Verwahrung kein Prozessthema gewesen; vielmehr seien vom Staatsanwalt sechs Jahre Gefängnis beantragt gewesen, was eine bedingte Entlassung spätestens 2001 zur Folge gehabt hätte; was erst nach Abschluss des Beweisverfahrens bzw. nach Abschluss der Hauptverhandlung vom erstinstanzlichen Gericht "mittels eines vorgetäuschten Beschlusses in die Wege geleitet" worden sei, habe mit einem rechtsstaatlichen Verfahren nichts mehr zu tun gehabt.
Vor diesem Hintergrund machte X._ beim Eidgenössischen Finanzdepartement mit Eingabe vom 3. Oktober 2011 bzw. mit Ergänzungen vom 29. November 2011 und 5. März 2012 Schadenersatz- und Genugtuungsansprüche in unbezifferter Höhe gegen den Bund geltend. Sie begründete die Forderung damit, dass sie ohne den Verlust der Gerichtsakten früher freigekommen wäre; sie hätte dann Einkommen erzielen und einen Unfall ihres Sohnes mit schwerwiegenden gesundheitlichen Folgen verhindern können. Der Bundesrat nahm am 16. Mai 2012 ablehnend zum Begehren Stellung.
C. Mit Eingabe vom 5. November (Postaufgabe 13. November) 2012 stellt X._ dem Bundesgericht die Anträge, das zivilrechtliche Haftungsverfahren im Zusammenhang mit den beim Bundesgericht verschwundenen kantonalen Strafverfahrensakten sei vorläufig zu sistieren; evtl. sei das Sistierungsgesuch an das Bundesverwaltungsgericht zu überweisen; es seien vom Bundesgericht oder gegebenenfalls vom Bundesverwaltungsgericht die Vorakten beim Eidgenössischen Finanzdepartement/Eidgenössischen Justizdepartement einzuholen. Das Generalsekretariat des Bundesgerichts teilte X._ am 19. November 2012 mit, dass die Voraussetzungen, um gestützt auf das Schreiben vom 5./13. November 2012 ein Verfahren zu eröffnen, nicht erfüllt seien. Am 21. November (Postaufgabe 22. November) 2012 reichte X._ dem Bundesgericht eine Staatshaftungsklage ein und stellte folgende Anträge: Ihre Eingabe vom 5. März 2012 sowie die weiteren Vorakten seien beim Eidgenössischen Finanzdepartement einzuholen; es sei ihr Schadenersatz und/oder Genugtuung im Zusammenhang mit den beim Bundesgericht verloren gegangenen kantonalen Strafverfahrensakten zu gewähren, wobei sie vorerst eine unbezifferte Forderung stelle; es sei vom Bundesgericht zu untersuchen, zu welchem Zeitpunkt und auf welche Art die kantonalen Strafverfahrensakten abhanden gekommen seien; diesbezüglich werde auf die Eingabe an das Eidgenössische Finanzdepartement vom 5. März 2012 und auch auf die Eingabe an das Bundesgericht vom 5. November 2012 verwiesen. Die Klägerin wies darauf hin, dass die kantonalen Strafverfahrensakten möglicherweise nicht bei einem Bundesrichter, sondern bei einem Kanzleibeamten des Bundesgerichts verloren gegangen seien; für diesen Fall beantrage sie, dass die vorliegende Klage an das Bundesverwaltungsgericht überwiesen werde.
D. Dem Bundesgericht liegen nebst den Eingaben der Klägerin vom 5. und 21. November 2012 deren Eingabe an das Eidgenössische Finanzdepartement vom 5. März 2012 sowie die Stellungnahme des Bundesrats vom 16. Mai 2012 vor. Zudem standen ihm die Akten aus den seit 2002 hier durchgeführten Verfahren betreffend die Sanktionierung und den Massnahmenvollzug der Klägerin zur Verfügung. Instruktionsmassnahmen (Schriftenwechsel, Verhandlung usw., s. <ref-law>) sind nicht angeordnet worden. | Erwägungen:
1. Gemäss Art. 3 Abs. 1 des Bundesgesetzes vom 14. März 1958 über die Verantwortlichkeit des Bundes sowie seiner Behördemitglieder und Beamten (Verantwortlichkeitsgesetz, VG; SR 170.32) haftet der Bund für den Schaden, den ein Beamter in Ausübung seiner amtlichen Tätigkeit Dritten widerrechtlich zufügt, ohne Rücksicht auf das Verschulden des Beamten. Die Haftung erstreckt sich auch auf den durch ein Mitglied der eidgenössischen Gerichte in Ausübung amtlicher Tätigkeit zugefügten Schaden (Art. 1 Abs. 1 lit. c VG). Über streitige Ansprüche auf Schadenersatz aus der Amtstätigkeit eines Mitglieds der eidgenössischen Gerichte urteilt das Bundesgericht als einzige Instanz (Art. 10 Abs. 2 VG) im Klageverfahren nach <ref-law>. Das Schadenersatzbegehren ist dabei dem Eidgenössischen Finanzdepartement einzureichen, welches es an den Bundesrat weiterleitet, der dazu Stellung nimmt (Art. 20 Abs. 2 und Art. 10 Abs. 2 VG sowie Art. 3 Abs. 1 der Verordnung vom 30. Dezember 1958 zum Verantwortlichkeitsgesetz [VoVG; SR 170.321]). Bestreitet der Bund den Schaden oder erhält der Geschädigte innert drei Monaten keine Stellungnahme, so hat dieser innert weiterer sechs Monate bei Folge der Verwirkung Klage einzureichen (Art. 20 Abs. 3 VG). Die Haftung des Bundes erlischt, wenn der Geschädigte sein Begehren auf Schadenersatz und Genugtuung nicht innert eines Jahres seit Kenntnis des Schadens einreicht, auf alle Fälle zehn Jahre seit dem Tage der schädigenden Handlung des Beamten (Art. 20 Abs. 1 VG). In einem Verantwortlichkeitsverfahren nicht überprüft werden kann die Rechtmässigkeit formell rechtskräftiger Verfügungen, Entscheide und Urteile (Art. 12 VG). Die allfällige Leistung von Genugtuung kommt nur bei gewissen Rechtsgutverletzungen in Betracht und setzt in jedem Fall ein Verschulden des Beamten voraus (Art. 6 VG).
2. Die Klägerin will das Schreiben des Bundesrats vom 16. Mai 2012 erst am 21. Mai 2012 erhalten haben. Mit der Klage vom 21. November 2012 wäre diesfalls die sechsmonatige Frist gemäss Art. 20 Abs. 3 VG gewahrt; allerdings ist hierfür die Postaufgabe mit 22. November 2012 dokumentiert, wobei das damit zu tun haben kann, dass die Klägerin in einer Anstalt weilt und sie auf fristwahrende Mitwirkung von Anstaltspersonal angewiesen ist. Wie es sich damit verhält oder ob schon die Eingabe vom 5. November (Postaufgabe 13. November) 2012 als fristwahrend zu gelten hat, kann offen bleiben, da der Klage ohnehin kein Erfolg beschieden ist.
3. Als haftungsrechtlich massgebliche widerrechtliche Handlung kommt hier der Verlust von Akten in Betracht. Das Bundesgericht hatte im Verfahren 6S.85/2002 am 7. März 2002 beim Obergericht des Kantons Luzern die kantonalen Akten angefordert; am 9. April 2002 gingen diese ein (Gesamtgewicht 16,270 kg). Die Klägerin geht davon aus, dass davon ein Teil von über zwei Kilogramm verloren gegangen sei, und zwar - vermutlich - beim Bundesgericht. Dieser Aktenverlust müsste, um die Haftung des Bundes auszulösen, kausal für einen von der Klägerin erlittenen Schaden sein. Den Schaden erblickt diese darin, dass die Verwahrung, wären die Akten nicht verloren gegangen, durch das Bundesgericht aufgehoben worden wäre bzw. sie gestützt auf sich aus den vollständigen Akten wohl ergebende Nichtigkeits- oder Revisionsgründe deren Beendigung hätte herbeiführen können.
Es ist selbst im Ansatz nicht erkennbar, inwiefern der Verlust eines Teils der Akten, selbst wenn dieser schon vor Abschluss des ersten bundesgerichtlichen Verfahrens eingetreten sein sollte, das erste, die Verwahrung bestätigende Urteil des Bundesgerichts 6P.38/2002 und 6S.85/2002 vom 1. Juli 2002 zu Ungunsten der Klägerin beeinflusst haben könnte: Aus E. 2 und 6 des besagten Urteils ergibt sich, dass dem Bundesgericht zwei erste psychiatrische Gutachten, ein Obergutachten sowie ein von der Klägerin beigebrachtes Privatgutachten vorlagen, die umfassend gewürdigt wurden. Die Klägerin glaubt offenbar (s. ihre Eingabe vom 5. März 2012 an das Eidgenössische Finanzdepartement), aus den fehlenden Akten würden sich Unregelmässigkeiten im kantonalen Strafverfahren ergeben; sie meint dabei vor allem, dass weder der Staatsanwalt noch der - erste - psychiatrische Gutachter eine Verwahrung empfohlen bzw. beantragt habe; eine Verwahrung sei auch an der Hauptverhandlung vom 22. Januar 1999 kein Prozessthema gewesen, sondern sechs Jahre Gefängnis. Dies ist entgegen ihrer Auffassung irrelevant. Es oblag dem Kriminalgericht des Kantons Luzern, unter Berücksichtigung sämtlicher Umstände und ungeachtet etwa der Anträge des Staatsanwalts, über Notwendigkeit, Art und Ausmass der Sanktion oder Massnahme zu befinden. Was die Klägerin heute - zu Unrecht - als Verfahrensmangel erachtet (Abweichen von Anträgen des Staatsanwalts oder möglicherweise von der Beurteilung eines ersten Gutachters, Anordnung ergänzender Gutachten vor erster oder zweiter Instanz usw.), war ihr bzw. ihrem Anwalt während des kantonalen Strafverfahrens und auch zum Zeitpunkt der Beschwerdeerhebung an das Bundesgericht offensichtlich bekannt und hätte gerügt werden können (und müssen). Unerfindlich bleibt sodann, inwiefern sich aus den fehlenden Akten Anhaltspunkte dafür ergeben sollten, dass die in den zahlreichen weiteren Verfahren betreffend Aufhebung der Verwahrung sowie Anordnung bzw. Aufhebung der stationären Massnahme erstellten Gutachten durch Gegebenheiten des ursprünglichen Strafverfahrens ungebührlich beeinflusst gewesen sein sollten. Die entsprechenden Entscheide waren mehrheitlich (zuletzt, nach Einleitung des Staatshaftungsverfahrens, mit Beschwerde vom 10. Mai 2012; s. Urteil 6B_298/2012 vom 16. Juli 2012) bis vor Bundesgericht gezogen worden, ohne dass Einwendungen gegen die jeweiligen Gutachten oder die daraus gezogenen Schlüsse der zuständigen kantonalen Instanzen erfolgreich gewesen wären. Es fehlt offensichtlich an jeglichem Kausalzusammenhang zwischen dem partiellen Aktenverlust (wo immer dieser eingetreten sein mag) und der Anordnung und späteren Aufrechterhaltung der Verwahrung bzw. der nachträglichen Anordnung und Beibehaltung der stationären Massnahme.
4. Fehlt es bereits offensichtlich am Nachweis eines durch behördliche Handlungen verursachten Schadens, erübrigt sich die Prüfung des Vorliegens der weiteren Haftungsvoraussetzungen, müssten diese doch kumulativ erfüllt sein. Jedenfalls dürfte, wie der Bundesrat in seiner Stellungnahme vom 16. Mai 2012 festgehalten hat, die relative Verjährungsfrist von einem Jahr (Art. 20 Abs. 1 VG) nicht eingehalten sein; in der Tat ist, so wie die Klägerin ihren Schaden versteht, nicht nachvollziehbar, warum sich dieser nicht innert eines Jahres seit (angeblich erstmaliger) Kenntnisnahme vom Aktenverlust im Jahr 2005 genügend hätte konkretisieren lassen sollen. Zudem stellte sich sowohl in Bezug auf das Urteil 6P.38/2002 und 6S.85/2002 vom 1. Juli 2002 wie auch auf sämtliche daran anschliessenden späteren Urteile zwingend die Frage eines Haftungsausschlusses schon nach Art. 12 VG.
5. Die Klage entbehrt jeglicher nachvollziehbarer Grundlage; sie ist abzuweisen, soweit darauf überhaupt einzutreten ist.
6. Da es, unabhängig davon, wer den Verlust von Akten verursacht haben könnte, gleich an mehreren gesetzlichen Haftungsvoraussetzungen gebricht, entfällt die Notwendigkeit, die Sache an das Bundesverwaltungsgericht (oder an das Eidgenössische Finanzdepartement zwecks Erlass einer Verfügung im Sinne von Art. 10 Abs. 1 VG bzw. Art. 2 Abs. 1 VoVG) zu überweisen.
7. Bei diesem Verfahrensausgang wären die Gerichtskosten (<ref-law>) der Klägerin aufzuerlegen (Art. 66 Abs. 1 erster Satz BGG). Die Umstände rechtfertigen es jedoch, hier ausnahmsweise auf die Erhebung von Kosten zu verzichten (Art. 66 Abs. 1 zweiter Satz BGG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Klage wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Es werden keine Kosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird den Parteien schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 28. März 2013
Im Namen der II. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Zünd
Der Gerichtsschreiber: Feller | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '336b7cdb-60c8-4245-8326-72d72e747673', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', '127464f4-f510-4b61-b011-9da5add9cc54', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78', '84df0d29-74ed-47bf-9e88-07b73018d971'] |
0b5dfca4-5583-46a9-bd32-8fa53ca2d4dc | 2,010 | it | Fatti:
A. Nel 1993 C._, amministratore e azionista unico della C._SA, ha rimesso 45 azioni al portatore (su 100) a D._, il quale le ha depositate presso E._ con l'incarico di consegnarle, quando sarebbe morto, a A._, sua convivente. D._ è deceduto l'11 marzo 2001 e A._ ha ricevuto i titoli. L'amministratore della C._SA si è però rifiutato di riconoscerle la qualità di azionista, perché a suo dire le azioni erano state affidate ad D._ soltanto in pegno, a garanzia di un mutuo. Durante l'assemblea generale del 18 febbraio 2003 a A._ e al suo avvocato B._, al quale la donna aveva a sua volta ceduto 40 azioni, è perciò stato negato il diritto di partecipare alle deliberazioni.
B. L'8 aprile 2003 A._ e B._, dichiaratisi proprietari e possessori di 45 azioni, hanno avviato una causa civile contro la C._SA davanti al Pretore di Bellinzona: hanno chiesto che fosse annullata l'assemblea generale del 18 febbraio 2003, essendo loro stati privati del diritto di voto, e di accertare la nullità e quindi di riconvocare tutte le assemblee svoltesi dopo la morte di D._, durante le quali era stata accertata la presenza di tutti gli azionisti benché i titolari delle 45 azioni in discussione non fossero mai stati convocati.
La convenuta ha eccepito la nullità delle azioni, che non erano state firmate dall'amministratore della società, nonché il difetto di legittimazione attiva degli attori, avendo D._ detenuto i titoli solo in pegno e non essendo A._ né moglie né sua erede.
Il Pretore ha accolto l'eccezione e respinto la petizione con sentenza del 7 febbraio 2008. La successiva appellazione di A._ e B._ è stata a sua volta respinta il 28 luglio 2009 dalla II Camera civile del Tribunale di appello ticinese.
C. B._ e A._ insorgono davanti al Tribunale federale con ricorso in materia civile del 14 settembre 2009. Chiedono che l'assemblea generale del 18 febbraio 2003 sia annullata e che al consiglio di amministrazione sia ordinato di riconvocarla con il medesimo ordine del giorno; inoltre che sia accertata la nullità di tutte le assemblee generali svoltesi dopo l'11 marzo 2001 e che al consiglio di amministrazione sia ordinato di riconvocarle tutte per l'esame e l'approvazione dei conti dall'anno 2000 in poi.
La C._SA ha proposto di respingere il ricorso, nella misura in cui fosse ammissibile, con risposta del 28 ottobre 2009. L'autorità cantonale non si è espressa. | Diritto:
1. Il Tribunale federale si pronuncia d'ufficio e con pieno potere d'esame sulla propria competenza e sull'ammissibilità del rimedio (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 1 pag. 216 con rinvii).
1.1 Il ricorso è presentato tempestivamente (<ref-law>) dalla parte soccombente nella sede cantonale (<ref-law>) contro una decisione finale (<ref-law>) emanata dall'autorità ticinese di ultima istanza (<ref-law>) in una causa civile (<ref-law>).
1.2 L'azione di annullamento delle deliberazioni dell'assemblea generale (<ref-law>) ha carattere pecuniario (<ref-ruling> consid. 1.3.2) e sottostà di conseguenza all'esigenza del valore litigioso minimo posta dall'<ref-law>. Non essendo chiesto il pagamento di una somma di denaro determinata, il Tribunale federale stabilisce secondo il suo apprezzamento il valore litigioso (<ref-law>). Esso corrisponde all'interesse della società al mantenimento delle decisioni contestate; di regola questo valore è superiore all'interesse personale dell'azionista istante (<ref-ruling> consid. 1.3.2).
Il Tribunale di appello ha stabilito che per la società convenuta l'effetto dell'annullamento delle assemblee generali contestate sarebbe "ampiamente superiore a fr. 30'000.--". I ricorrenti ricordano questa costatazione e aggiungono di essere portatori di 45 azioni del valore nominale di fr. 1'000.-- l'una. La società convenuta non prende posizione a questo proposito. Non v'è pertanto motivo di scostarsi dal valore litigioso superiore a fr. 30'000.-- stabilito dall'autorità cantonale.
Anche sotto questo profilo il ricorso è di conseguenza ammissibile (<ref-law>).
2. È opportuno ricordare preliminarmente l'estensione e i limiti del potere di esame del Tribunale federale e gli obblighi di motivazione di chi ricorre.
2.1 Il diritto federale è esaminato d'ufficio (<ref-law>), tenuto però conto dell'obbligo minimo di allegazione e motivazione sancito dall'art. 42 cpv. 1 e 2 LTF (<ref-ruling> consid. 1.1 pag. 104). Le esigenze sono più rigorose quando è fatta valere la violazione di diritti fondamentali e di disposizioni di diritto cantonale e intercantonale. Il Tribunale federale esamina infatti queste censure solo se la parte ricorrente le ha debitamente sollevate e motivate, come prescrive l'<ref-law>, che pone esigenze analoghe a quelle che vigevano per il ricorso di diritto pubblico secondo l'art. 90 cpv. 1 lett. b vOG (<ref-ruling> consid. 2.2).
2.2 In linea di principio il Tribunale federale fonda invece il suo ragionamento giuridico sull'accertamento dei fatti effettuato dall'autorità inferiore (<ref-law>); può scostarsene o completarlo solo se è stato svolto in violazione del diritto ai sensi dell'<ref-law> o in modo manifestamente inesatto (<ref-law>).
L'accertamento dei fatti contenuto nella sentenza impugnata può essere censurato alle stesse condizioni; occorre inoltre che l'eliminazione dell'asserito vizio possa influire in maniera determinante sull'esito della causa (<ref-law>). Tocca alla parte che propone una fattispecie diversa da quella contenuta nella sentenza criticata esporre in maniera circostanziata il motivo che la induce a ritenere adempiute queste condizioni (<ref-law>). Dato che la definizione di manifestamente inesatto corrisponde a quella di arbitrario (DTF 133 il 249 consid. 1.2.2 pag. 252) e configura dunque a sua volta una violazione di un diritto fondamentale (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 1.4.1 pag. 39), valgono le esigenze di motivazione poste dall'<ref-law>.
Nuovi fatti e nuovi mezzi di prova possono essere addotti soltanto se ne dà motivo la decisione dell'autorità inferiore (<ref-law>; cfr. <ref-ruling> consid. 3).
2.3 Qualora sia lamentata la violazione del divieto d'arbitrio (<ref-law>) non ci si può limitare a criticare la decisione impugnata opponendovi semplicemente la propria opinione, come in una procedura d'appello; occorre invece dimostrare con un'argomentazione chiara e dettagliata ch'essa è manifestamente insostenibile (<ref-ruling> consid. 2.2; <ref-ruling>). Per di più, trattandosi dell'apprezzamento delle prove o dell'accertamento dei fatti in genere, il giudice cantonale fruisce di un grande potere discrezionale. Chi invoca l'arbitrio deve pertanto dimostrare che la sentenza impugnata ha misconosciuto il senso e la portata di un mezzo di prova preciso, ha omesso senza ragioni valide di tenere conto di una prova importante suscettibile di modificare l'esito della lite, oppure ha ammesso o negato un fatto ponendosi in aperto contrasto con gli atti di causa o interpretando questi in modo insostenibile (<ref-ruling> consid. 2.1 e rif.).
3. Come il primo giudice, anche la Corte cantonale ha negato agli attori la legittimazione attiva per le azioni di annullamento o di accertamento della nullità delle deliberazioni assembleari secondo gli art. 706 e 706b CO. A proporre la prima sono legittimati, fra gli altri, gli azionisti; la seconda può essere promossa da ogni persona che abbia un interesse giuridico degno di protezione, in particolare dagli azionisti. I giudici cantonali hanno osservato che gli attori sostengono di agire nella loro qualità di azionisti, come lo era a suo tempo stato D._. Essi non possono tuttavia prevalersi della presunzione dell'<ref-law>, perché non hanno acquisito la proprietà delle azioni: gli attori non hanno infatti contestato l'assunto del Pretore, ritenuto peraltro giusto dalla Corte cantonale, secondo cui A._ non è erede né legataria di D._ e la disposizione per causa di morte della quale ella pretende di avere beneficiato è nulla secondo l'ordinamento civile italiano applicabile a quella successione.
L'autorità cantonale ne conclude che il semplice possesso delle azioni permetteva forse agli attori di esercitare i diritti societari durante le assemblee generali (<ref-law>), ma non li legittimava a proporre le azioni degli art. 706 e 706b CO.
Il capitolo finale della sentenza impugnata riguarda lo stralcio di alcuni passaggi delle osservazioni all'appello che B._ reputa ingiuriosi e offensivi. La questione non è più litigiosa davanti al Tribunale federale.
4. Con un'argomentazione piuttosto vaga i ricorrenti lamentano la violazione del diritto di essere sentiti e chiedono il completamento dello stato di fatto per riguardo alla mancanza della firma dell'amministratore sulle azioni ch'essi detengono. Queste censure sono irricevibili, perché la sentenza cantonale non si è affatto occupata della firma dei titoli; l'azione, come detto, è stata respinta solo per l'assenza di legittimazione attiva.
5. A questo proposito gli attori si dolgono della lesione degli art. 689a cpv. 2, 706 cpv. 1 e 706b CO. In forza del primo disposto - sostengono riproducendo ampi stralci di giurisprudenza e dottrina - chi detiene un'azione al portatore può partecipare all'assemblea generale e esercitare i diritti societari, senza che debba provare l'acquisizione regolare del titolo. Non permettere al medesimo azionista di contestare le deliberazioni assembleari che gli negano l'esercizio proprio di tali diritti sarebbe contraddittorio e lesivo delle norme citate. A maggior ragione quando, come nel loro caso, è in gioco la violazione del diritto di voto.
5.1 Le argomentazioni e le citazioni dei ricorrenti attengono più che altro all'<ref-law>, secondo il quale i diritti sociali insiti nell'azione al portatore possono essere esercitati da chi si legittima esibendo l'azione, a meno che il consiglio di amministrazione stabilisca un altro modo di provare il possesso.
La legittimazione per l'azione di contestazione delle deliberazioni assembleari è tuttavia regolata in modo diverso. Per l'art. 706 cpv. 1 ha diritto di promuovere quest'azione, tra gli altri, ogni azionista. La nozione di azionista - per opposizione a chi si legittima esibendo l'azione - è di per sé chiara. Nella <ref-ruling> (citata anche dai ricorrenti, ai quali sfugge verosimilmente la portata) il Tribunale federale ha confermato che, per poter contestare davanti ai giudici le decisioni dell'assemblea generale, l'attore deve provare la sua qualità di azionista (consid. 6; più esplicito il regesto, nelle tre lingue). In quella sentenza l'esame del requisito della legittimazione attiva era stato reputato superfluo, ma non perché colui che si prevale della violazione del diritto di voto all'assemblea generale deve necessariamente essere ammesso a contestarne le deliberazioni, come sostengono i ricorrenti; semplicemente perché anche l'esercizio del diritto di voto presuppone la qualità di azionista, per cui in quel caso l'esame della legittimazione attiva coincideva con quello del merito.
5.2 Contrariamente alla tesi dei ricorrenti, l'<ref-law>, così interpretato, non è affatto in contraddizione con l'<ref-law>.
Nella giurisprudenza recente il Tribunale federale ha in effetti limitato anche la portata di quest'ultima norma. L'apparenza di buon diritto attribuita all'esibizione dell'azione ha il solo scopo di avvantaggiare il vero azionista. L'<ref-law> non esclude perciò che sia fornita la contro-prova che il portatore non sia l'avente diritto. Di regola la società può verificare la legittimazione materiale del portatore dell'azione, ma non ne ha il dovere. La facoltà si tramuta però in obbligo qualora gli organi societari, accontentandosi della legittimazione formale, agirebbero con colpa qualificata, in dispregio della situazione giuridica materiale. In condizioni simili la società deve rifiutare l'esercizio dei diritti societari a chi esibisce l'azione (<ref-ruling> consid. 4d pag. 140, confermata nella sentenza 4C_275/2005 del 21 dicembre 2005, consid. 2.1).
In altre parole, chi si presenta all'assemblea generale come detentore formale di un'azione al portatore, senza averne manifestamente diritto, non può prevalersi della presunzione dell'<ref-law>. Al pari di quanto sancisce l'<ref-law> per la promozione dell'azione di contestazione delle deliberazioni.
5.3 La medesima soluzione s'impone per l'azione di accertamento della nullità delle deliberazioni assembleari, dal momento che i ricorrenti non fanno valere interessi dei quali potrebbero prevalersi anche i non-azionisti (cfr. DTF 115 III 468 consid 3b).
5.4 Ne viene che l'autorità cantonale ha applicato correttamente il diritto federale, in particolare gli art. 689a cpv. 2 e 706 cpv. 1 CO.
6. I requisiti della legittimazione attiva devono essere adempiuti nel momento in cui l'azione di contestazione è avviata (PETER BÖCKLI, Schweizer Aktienrecht, 4a ed. 2009, § 16 n. 104). È pertanto determinante sapere se gli attori erano azionisti quando hanno presentato la petizione al Pretore di Bellinzona.
6.1 Nel seguito del gravame - e per quasi una trentina di pagine - i ricorrenti si avventurano in una lunga discussione di testimonianze e documenti che dimostrerebbero che D._ aveva detenuto le azioni in proprietà, non in pegno come pretende la convenuta a loro giudizio pretestuosamente e tardivamente.
Questi argomenti sono inammissibili, per due motivi. In primo luogo i ricorrenti espongono il loro punto di vista liberamente, come se fossero in istanza d'appello, fondandosi su fatti che non emergono dalla sentenza impugnata e omettendo di contestare nelle dovute forme quelli ch'essa accerta (cfr. consid. 2.2 e 2.3). In secondo luogo essi non si avvedono che i giudici cantonali non hanno chiarito se D._ fosse stato o no proprietario delle azioni. Hanno al contrario lasciato la questione espressamente indecisa, osservando d'un canto che l'atto per causa di morte mediante il quale D._ aveva disposto delle azioni è nullo secondo il diritto italiano e, dall'altro, che gli attori non hanno contestato l'accertamento del Pretore secondo cui A._ non è erede né legataria del defunto.
6.2 L'unico argomento che i ricorrenti oppongono a questa motivazione è che D._ aveva in realtà trasmesso le azioni a A._ quando ancora era in vita, per donazione, tramite E._. Ma questa censura è nuova: davanti al Pretore gli attori si erano infatti prevalsi di un trapasso successorio, in modo peraltro assai vago (sentenza Pretore, consid. 4 a pag. 5), e nell'atto di appello del 28 febbraio 2008 essi hanno scritto che D._ aveva dato in custodia le azioni a E._ "con l'istruzione di consegnarle, per il caso di suo decesso, alla signora A._" (n. 2 a pag. 9).
La convenuta eccepisce pertanto con ragione l'inammissibilità di questo argomento (cfr. consid. 2.2).
6.3 Se ne deve concludere che, secondo gli accertamenti vincolanti dell'autorità cantonale, nel momento in cui gli attori hanno avviato le azioni degli art. 706 cpv. 1 e 706b non erano azionisti della convenuta e che di conseguenza la legittimazione attiva è stata loro negata con ragione.
7. Per i motivi che precedono il ricorso, nella misura in cui è ammissibile, è infondato.
Le spese giudiziarie e le ripetibili seguono la soccombenza: esse sono pertanto poste a carico dei ricorrenti (art. 66 cpv. 1 e 68 cpv. 1 e 2 LTF). | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1. Il ricorso in materia civile, nella misura in cui è ammissibile, è respinto.
2. Le spese giudiziarie di fr. 2'500.-- sono poste a carico dei ricorrenti in solido, i quali rifonderanno all'opponente, pure con responsabilità solidale, la somma di fr. 3'000.-- per ripetibili della sede federale.
3. Comunicazione alle parti e alla Seconda Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino. | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['f76ce1c0-a63f-4287-b2c9-5576e3d6bec1', 'eaf86c60-208c-4e70-affd-a1e07dc5e427', 'eaf86c60-208c-4e70-affd-a1e07dc5e427', '2fa8099b-b9d3-4248-af06-520f7edc3b68', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', 'badaf92a-e152-4f90-97bc-33b0d0a008c1', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '043750eb-c9a5-4a76-bdb5-35b08727c1c2', 'c985477b-8e83-4525-8e04-28850a2530e0', 'b38bb7ed-eab2-4ed2-8a04-75699d3e24d4', '4164fd98-9400-4416-b801-64edd080152a'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
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Sachverhalt:
A. Der Einzelrichter des Bezirksgerichts Zürich verurteilte X._ am 13. Januar 2005 wegen einfacher und grober Verletzung der Verkehrsregeln sowie Nötigung zu fünf Monaten Gefängnis unbedingt. Ausserdem ordnete er den Vollzug von zwei bedingt ausgesprochenen Gefängnisstrafen von insgesamt 14 Monaten an. Er hielt für erwiesen, dass X._ am 6. April 2004, um circa 00:30 Uhr, am Steuer eines Personenwagens dem in Zürich mit einem Ford Escort die Albulastrasse stadteinwärts fahrenden A._ den Vortritt verweigerte, ihn anschliessend in einer unübersichtlichen Linkskurve überholte, anhielt und ihn am Weiterfahren hinderte.
Auf Berufung X._s hin hob das Obergericht des Kantons Zürich dieses bezirksgerichtliche Urteil am 13. Juni 2005 auf und setzte Rechtsanwalt Renzo Guzzi mit Wirkung ab dem 15. März 2005 als amtlichen Verteidiger ein. Es erwog, X._ habe in diesem Strafverfahren für den Fall einer Verurteilung eine unbedingte Gefängnisstrafe von 5 Monaten gedroht, was nach der bundesgerichtlichen Rechtsprechung zwingend auch den Widerruf der beiden Vorstrafen nach sich ziehe. Es habe für ihn somit ein Freiheitsentzug von 19 Monaten auf dem Spiel gestanden, weshalb er notwendig hätte verteidigt werden müssen. Das Bezirksgericht habe daher grundlegende Verteidigungsrechte verletzt, indem es dem nicht verteidigten X._ keinen amtlichen Verteidiger bestellt habe.
Am 2. Februar 2006 verurteilte der Einzelrichter des Bezirksgerichts Zürich X._ wegen einfacher und grober Verletzung der Verkehrsregeln sowie wegen Nötigung zu fünf Monaten Gefängnis bedingt, wobei er die Probezeit auf 5 Jahre ansetzte. Ausserdem ordnete er den Vollzug der am 8. September 1999 vom Bezirksgericht Zürich ausgesprochenen Gefängnisstrafe von 12 Monaten an. Die fünfjährige Probezeit der vom Einzelrichter des Bezirksgerichts Zürich am 19. November 2003 ausgefällten zweimonatigen Gefängnisstrafe verlängerte er um 2 1/2 Jahre.
Auf Berufung X._s hin verurteilte ihn das Obergericht am 27. Oktober 2006 wegen Nötigung im Sinne von <ref-law> und mehrfacher Verletzung der Verkehrsregeln im Sinne von <ref-law> i.V.m. <ref-law> und Art. 13 Abs. 4 Satz 1 VRV, <ref-law> sowie <ref-law> und Art. 18 Abs. 1 VRV zu einer unbedingten Gefängnisstrafe von 3 Monaten. Es ordnete den Vollzug der vom Bezirksgericht am 19. November 2003 ausgefällten zweimonatigen Gefängnisstrafe an und verwarnte X._ in Bezug auf die vom Bezirksgericht Zürich am 8. September 1999 ausgefällte zwölfmonatige Gefängnisstrafe.
Auf Berufung X._s hin verurteilte ihn das Obergericht am 27. Oktober 2006 wegen Nötigung im Sinne von <ref-law> und mehrfacher Verletzung der Verkehrsregeln im Sinne von <ref-law> i.V.m. <ref-law> und Art. 13 Abs. 4 Satz 1 VRV, <ref-law> sowie <ref-law> und Art. 18 Abs. 1 VRV zu einer unbedingten Gefängnisstrafe von 3 Monaten. Es ordnete den Vollzug der vom Bezirksgericht am 19. November 2003 ausgefällten zweimonatigen Gefängnisstrafe an und verwarnte X._ in Bezug auf die vom Bezirksgericht Zürich am 8. September 1999 ausgefällte zwölfmonatige Gefängnisstrafe.
B. Mit staatsrechtlicher Beschwerde vom 11. Dezember 2006 beantragt X._, dieses obergerichtliche Urteil aufzuheben und die "Sache zur Korrektur der BV- und EMRK-Verletzungen im Sinne der nachfolgenden Rügen an die Vorinstanz zurückzuweisen". Ausserdem ersucht er um amtliche Verteidigung.
Das Obergericht verzichtet auf Stellungnahme. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Der angefochtene Entscheid ist vor dem Inkrafttreten des Bundesgerichtsgesetzes vom 17. Juni 2005 (BGG) ergangen, weshalb sich das Verfahren nach den Bestimmungen des OG richtet (<ref-law>).
1.1 Beim angefochtenen Entscheid handelt es sich um einen kantonal letztinstanzlichen Endentscheid, gegen den die staatsrechtliche Beschwerde wegen Verletzung verfassungsmässiger Rechte zulässig ist (Art. 86 Abs. 1 OG). Der Beschwerdeführer ist befugt, sich gegen seine strafrechtliche Verurteilung zur Wehr zu setzen (Art. 88 OG). Die übrigen Sachurteilsvoraussetzungen geben zu keinen Bemerkungen Anlass, sodass auf die Beschwerde, unter dem Vorbehalt gehörig begründeter Rügen (Art. 90 Abs. 1 lit. b OG; <ref-ruling> E. 3c; <ref-ruling> E. 1b; <ref-ruling> E. 1c), einzutreten ist.
1.2 Der Beschwerdeführer rügt eine Verletzung von <ref-law> und Art. 6 Ziff. 1 EMRK. Das Obergericht habe im angefochtenen Entscheid die überlange Verfahrensdauer bei der Strafzumessung nicht zu seinen Gunsten berücksichtigt und dadurch das Beschleunigungsgebot verletzt. Diese Rüge ist nach der neueren Rechtsprechung des Kassationshofs mit Nichtigkeitsbeschwerde vorzubringen (<ref-ruling>; Urteil 6S.98/2003 vom 22. April 2004, in Pra 2004 Nr. 139 S. 785; Urteil 6P.66/2006 vom 16. Februar 2006 E. 2). Auf die staatsrechtliche Beschwerde ist daher insoweit nicht einzutreten, als die Verletzung des Beschleunigungsgebots gerügt wird.
1.2 Der Beschwerdeführer rügt eine Verletzung von <ref-law> und Art. 6 Ziff. 1 EMRK. Das Obergericht habe im angefochtenen Entscheid die überlange Verfahrensdauer bei der Strafzumessung nicht zu seinen Gunsten berücksichtigt und dadurch das Beschleunigungsgebot verletzt. Diese Rüge ist nach der neueren Rechtsprechung des Kassationshofs mit Nichtigkeitsbeschwerde vorzubringen (<ref-ruling>; Urteil 6S.98/2003 vom 22. April 2004, in Pra 2004 Nr. 139 S. 785; Urteil 6P.66/2006 vom 16. Februar 2006 E. 2). Auf die staatsrechtliche Beschwerde ist daher insoweit nicht einzutreten, als die Verletzung des Beschleunigungsgebots gerügt wird.
2. 2.1 Der Beschwerdeführer wirft dem Obergericht eine Verletzung des Verschlechterungsverbots vor. Er vertritt die Auffassung, dieser in § 399 der Zürcher Strafprozessordnung vom 4. Mai 1919 (StPO) und in Art. 227 Abs. 2 und Art. 227bis (recte: 277bis) Abs. 1 BStP verankerte Grundsatz ergebe sich auch unmittelbar aus <ref-law>. Diese Bestimmung garantiere eine gleiche und gerechte Behandlung durch die Gerichte. Eine Verletzung von <ref-law> stelle eine ungerechte Behandlung dar, was per se auch einen Verstoss gegen <ref-law> darstelle. Nachdem der erstinstanzliche Richter die Probezeit der am 19. November 2003 ausgefällten Gefängnisstrafe um 2 1/2 Jahre verlängert habe, habe das Obergericht im angefochtenen Entscheid deren Vollzug angeordnet. Damit habe es ihn in diesem Punkt klar schlechter gestellt. Da die Staatsanwaltschaft keine Berufung erhoben habe, stelle dies eine unzulässige reformatio in peius dar.
2.2 Entgegen der Auffassung des Beschwerdeführers liegt keineswegs in jeder Gesetzesverletzung auch eine Verletzung von <ref-law>. Aus dieser Bestimmung folgen insbesondere die Verbote der formellen Rechtsverweigerung, der Rechtsverzögerung und des überspitzten Formalismus (Botschaft über eine neue Bundesverfassung vom 20. November 1996, BBl 1997 181), nicht aber das Verschlechterungsverbot. Dieses zählt nach konstanter Rechtsprechung nicht zu den verfassungsmässigen Rechten und lässt sich auch nicht aus der EMRK herleiten (Zusammenfassung der Rechtsprechung im Urteil 6S.234/2005 vom 29. Juni 2006, E. 2.1.2). Das obergerichtliche Verfahren richtete sich nicht nach der Bundesstrafprozessordnung; der Beschwerdeführer kann daher aus deren Art. 227 Abs. 2 und Art. 277bis Abs. 1 von vornherein nichts zu seinen Gunsten ableiten; sie sind übrigens beide nicht mehr in Kraft (Anhang Ziff. 9 des Strafgerichtsgesetzes vom 4. Oktober 2002, SR 173.71, Anhang Ziff. 10 des Bundesgerichtsgesetzes vom 17. Juni 2005, SR 173.110).
2.3 Für das vorliegende Verfahren ergibt sich somit das Verschlechterungsverbot einzig aus dem kantonalen Verfahrensrecht, mithin aus <ref-law>. Der Beschwerdeführer hätte somit die Verletzung des Verschlechterungsverbots einzig mit der Rüge vorbringen können, das Obergericht habe im angefochtenen Entscheid <ref-law> willkürlich angewandt (vgl. <ref-ruling> E. 2.1.1). Dies hat er zu Recht unterlassen. Das Obergericht hat den Beschwerdeführer in Bezug auf den Widerruf der beiden zwei- bzw. zwölfmonatigen Gefängnisstrafen wesentlich milder behandelt als der Vorderrichter, indem es nicht wie dieser den Vollzug der langen, sondern denjenigen der kurzen anordnete. Von einer willkürlichen Missachtung des Verschlechterungsverbots kann unter diesen Umständen nicht im Ernst die Rede sein.
2.3 Für das vorliegende Verfahren ergibt sich somit das Verschlechterungsverbot einzig aus dem kantonalen Verfahrensrecht, mithin aus <ref-law>. Der Beschwerdeführer hätte somit die Verletzung des Verschlechterungsverbots einzig mit der Rüge vorbringen können, das Obergericht habe im angefochtenen Entscheid <ref-law> willkürlich angewandt (vgl. <ref-ruling> E. 2.1.1). Dies hat er zu Recht unterlassen. Das Obergericht hat den Beschwerdeführer in Bezug auf den Widerruf der beiden zwei- bzw. zwölfmonatigen Gefängnisstrafen wesentlich milder behandelt als der Vorderrichter, indem es nicht wie dieser den Vollzug der langen, sondern denjenigen der kurzen anordnete. Von einer willkürlichen Missachtung des Verschlechterungsverbots kann unter diesen Umständen nicht im Ernst die Rede sein.
3. 3.1 Der Beschwerdeführer macht geltend, es sei unbestritten, dass er notwendig hätte verteidigt werden müssen und dies bis zum ersten, in der Folge vom Obergericht aufgehobenen Urteil des Bezirksgerichts nicht gewesen sei. Weiter sei unbestritten, dass während der anschliessenden Ergänzung der Untersuchung nur die Zeugen A._, B._ und C._ in Anwesenheit des neu bestimmten amtlichen Verteidigers befragt worden seien. Eine Konfrontationseinvernahme mit D._ und E._ bzw. eine nochmalige Befragung der beiden in Anwesenheit des Verteidigers hätte dagegen nicht stattgefunden, obwohl er die entsprechenden Beweisanträge rechtzeitig gestellt habe. Indem das Obergericht diese abgewiesen habe, habe es auf nichtige Zeugenaussagen abgestellt und seine Ansprüche auf rechtliches Gehör (<ref-law>) sowie auf Ladung und Vernehmung von Entlastungszeugen unter den gleichen Bedingungen wie die der Belastungszeugen (Art. 6 Ziff. 3 lit. c und d EMRK) verletzt.
3.2 Nach Art. 6 Ziff. 1 und Ziff. 3 lit. d EMRK hat jedermann allgemein Anspruch auf ein faires Verfahren; der Angeschuldigte hat im Speziellen das Recht, Fragen an Belastungszeugen zu stellen oder stellen zu lassen und die Ladung und Vernehmung der Entlastungszeugen unter denselben Bedingungen wie die der Belastungszeugen zu erwirken (<ref-ruling> E. 6a; <ref-ruling> E. 2b; 462 E. 5a S. 468 f. je mit Hinweisen).
Mit der Garantie von Art. 6 Ziff. 3 lit. d EMRK soll ausgeschlossen werden, dass ein Strafurteil auf Aussagen von Zeugen abgestützt wird, ohne dass dem Beschuldigten wenigstens einmal angemessene und hinreichende Gelegenheit gegeben wird, das Zeugnis in Zweifel zu ziehen und Fragen an den Zeugen zu stellen. Dieser Anspruch wird als Konkretisierung des rechtlichen Gehörs (<ref-law>) auch durch <ref-law> gewährleistet. Das Abstellen auf Aussagen aus der Voruntersuchung ist mit Konvention und Bundesverfassung unter Vorbehalt der Wahrung der Verteidigungsrechte vereinbar. Dem Anspruch, den Belastungszeugen Fragen zu stellen, kommt grundsätzlich ein absoluter Charakter zu. Demgegenüber ist das Recht, Entlastungszeugen zu laden und zu befragen, relativer Natur. Der Richter hat insoweit nur solche Beweisbegehren, Zeugenladungen und Fragen zu berücksichtigen und zuzulassen, die nach seiner Würdigung rechts- und entscheiderheblich sind (<ref-ruling> E. 3.1 mit Hinweisen; <ref-ruling> E. 6c/bb S. 135).
3.3 Die angeführten konventions- und verfassungsrechtlichen Garantien betreffen den Anspruch des Angeschuldigten, Be- und Entlastungszeugen zu befragen bzw. mit diesen konfrontiert zu werden. Der Beschwerdeführer hat indessen gar nicht beantragt, an der Berufungsverhandlung mit seiner Lebenspartnerin E._ und seinem in dieser Angelegenheit bereits wegen Nötigung rechtskräftig verurteilten Bruder D._ konfrontiert zu werden. Er hat nur verlangt, dass die beiden mit den drei Belastungszeugen A._, B._ und C._ konfrontiert würden. Für diesen Antrag kann er aus Art. 6 Ziff. 1 und Ziff. 3 lit. d EMRK nichts ableiten.
Für das Obergericht steht bereits auf Grund der Würdigung der Aussagen des Beschwerdeführers und der Zeugenaussagen von A._, B._ und C._ fest, dass beim fraglichen Vorfall der Beschwerdeführer und nicht seine Lebenspartnerin E._ am Steuer sass. Es hält E._ und D._ für unglaubwürdig und ihre Aussagen daher für ungeeignet, das Beweisergebnis zu beeinflussen. Der Beschwerdeführer rügt diese Beweiswürdigung (zu Recht) nicht als willkürlich. Konnte somit das Obergericht auf Grund einer willkürfreien Würdigung der Aussagen der drei Belastungszeugen zum Ergebnis gelangen, der Anklagesachverhalt treffe zu, und auf Grund einer willkürfreien antizipierten Würdigung der Aussagen von E._ und D._ davon ausgehen, seine Überzeugung könne durch ihre richterliche Einvernahme nicht mehr in Frage gestellt werden, hatte es keinen Anlass, die beiden auch ohne Antrag zu einer (Konfrontations-)einvernahme mit dem Beschwerdeführer vorzuladen. Die Rüge, es habe dadurch die verfassungs- und konventionsrechtlich garantierten Verteidigungsrechte verletzt, ist unbegründet.
Für das Obergericht steht bereits auf Grund der Würdigung der Aussagen des Beschwerdeführers und der Zeugenaussagen von A._, B._ und C._ fest, dass beim fraglichen Vorfall der Beschwerdeführer und nicht seine Lebenspartnerin E._ am Steuer sass. Es hält E._ und D._ für unglaubwürdig und ihre Aussagen daher für ungeeignet, das Beweisergebnis zu beeinflussen. Der Beschwerdeführer rügt diese Beweiswürdigung (zu Recht) nicht als willkürlich. Konnte somit das Obergericht auf Grund einer willkürfreien Würdigung der Aussagen der drei Belastungszeugen zum Ergebnis gelangen, der Anklagesachverhalt treffe zu, und auf Grund einer willkürfreien antizipierten Würdigung der Aussagen von E._ und D._ davon ausgehen, seine Überzeugung könne durch ihre richterliche Einvernahme nicht mehr in Frage gestellt werden, hatte es keinen Anlass, die beiden auch ohne Antrag zu einer (Konfrontations-)einvernahme mit dem Beschwerdeführer vorzuladen. Die Rüge, es habe dadurch die verfassungs- und konventionsrechtlich garantierten Verteidigungsrechte verletzt, ist unbegründet.
4. Die Beschwerde ist somit abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist. Bei diesem Ausgang des Verfahrens wird der Beschwerdeführer kostenpflichtig (Art. 156 OG). Sein Gesuch um unentgeltliche Verbeiständung ist abzuweisen, da er seine Bedürftigkeit nicht belegt hat und die Beschwerde aussichtslos war (Art. 152 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 1'000.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 1'000.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
3. Das Gesuch um unentgeltliche Verbeiständung wird abgewiesen.
3. Das Gesuch um unentgeltliche Verbeiständung wird abgewiesen.
4. Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer, der Oberstaatsanwaltschaft des Kantons Zürich und dem Obergericht des Kantons Zürich, I. Strafkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 15. März 2007
Im Namen des Kassationshofs
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_006 | Federation | 142 | 27 | 378 | penal_law | nan | ['1a963fda-89f1-47a9-9e0a-fa67415ecd45', '45c27a43-1b79-433a-86e6-58bd7baa3755', 'e338d168-255c-4dae-bd20-4281ccf8a1f1', '07020edc-18e0-4416-b9bd-98cdc629cbd6', '271d67ef-8a69-46c0-a35a-313b8c3c53db', '712cd7d3-4a71-4a94-8d0b-a2bfa7730b18', 'c239e9a1-6c88-43b9-bb3c-a54d4e1d40ae', 'd4264be0-13ed-4b6f-8050-c6e60b71055e'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'bc7a8e1d-d94a-4a36-bd6b-cd0cc49930b2', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'c0730338-7fbb-4486-9e57-201f62440bc0', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', 'f2d85dab-e01c-4c00-99a3-53e0be30bb75', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', 'a0ceed35-cd96-4215-ab7c-670bed1a4556', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '09200a94-c90a-48da-a4db-840a951e3cec', '629b13cd-cf95-4caf-b21d-8e8c9a7dcffa'] |
0b5e7234-a09b-4806-93a7-122c48a0483d | 2,012 | de | Sachverhalt:
A. Mit Urteil vom 15. September 2011 (8C_289/2011) wies das Bundesgericht die von S._ erhobene Beschwerde gegen den Entscheid des Versicherungsgerichts des Kantons Solothurn vom 2. März 2011, mit welchem der die rentenablehnende Verfügung der IV-Stelle des Kantons Solothurn vom 9. Februar 2009 bestätigende Einspracheentscheid vom 8. März 2010 geschützt wurde, ab.
B. Am 8. November 2011 gelangt S._ mit einem das bundesgerichtliche Urteil 8C_289/2011 vom 15. September 2011 betreffenden Revisionsbegehren ans Bundesgericht. Zur Begründung führt er an, das Bundesgericht habe den kantonalen Entscheid bestätigt, obschon es in einem andern, nicht ihn betreffenden Urteil vom 14. Juni 2011 den dort angefochtenen, ebenfalls vom Versicherungsgericht des Kantons Solothurn stammenden Entscheid wegen Befangenheit des dort mitwirkenden, auch in seinem Fall eingesetzten Gerichtsschreibers aufgehoben und die Sache zu neuer Entscheidung in korrekter Besetzung an die Vorinstanz zurückgewiesen habe. Zudem ersucht er um unentgeltliche Rechtspflege für seine beiden vor Bundesgericht geführten Beschwerde- und Revisionsverfahren.
Vom Bundesgericht wurde kein Schriftenwechsel durchgeführt. | Erwägungen:
1. Urteile des Bundesgerichts erwachsen am Tag ihrer Ausfällung in Rechtskraft (<ref-law>). Eine nochmalige Überprüfung der einem Urteil des Bundesgerichts zugrunde liegenden Streitsache ist grundsätzlich ausgeschlossen. Die Revision dient insbesondere nicht dazu, Fehler und Unterlassungen der Prozessparteien nachträglich korrigieren zu können (vgl. etwa Spühler/Dolge/Vock, Kurzkommentar zum Bundesgerichtsgesetz [BGG], 2006, N. 5 zu <ref-law>; Elisabeth Escher, in: Basler Kommentar zum Bundesgerichtsgesetz, 2. Aufl. 2011, N. 9 zu <ref-law>). Das Gericht kann auf seine Urteile nur zurückkommen, wenn einer der in den <ref-law> abschliessend aufgeführten Revisionsgründe vorliegt. Ein solcher Revisionsgrund ist ausdrücklich geltend zu machen, wobei es nicht genügt, das Vorliegen eines solchen zu behaupten. Der geltend gemachte Revisionsgrund ist im Revisionsgesuch unter Angabe der Beweismittel anzugeben, wobei aufzuzeigen ist, weshalb er gegeben und inwiefern deswegen das Dispositiv des früheren Urteils abzuändern sein soll (Urteil 8F_4/2011 vom 18. Oktober 2011 E. 3 mit Hinweis).
2. Der Gesuchsteller bezeichnet in seiner Rechtsschrift nicht, welchen der in den Art. 121 ff. angeführten Revisionsgründe er anrufen möchte und führt auch nicht an, inwiefern ein solcher erfüllt sein sollte. Dies betrifft sowohl das bemängelte Urteil in der Sache als auch die Beanstandung der dort erfolgten Verweigerung der unentgeltlichen Rechtspflege. Schon aus diesem Grund ist auf das Revisionsgesuch nicht einzutreten. Im Übrigen bedeutet allein der Umstand, dass der am angefochtenen kantonalen Entscheid vom 2. März 2011 mitwirkende Gerichtsschreiber in einem anderen, nicht den Gesuchsteller betreffenden Verfahren als befangen eingestuft wurde, nicht, dass dies auch in anderen Verfahren, in welchen sich allenfalls gar nicht die selben Rechtsfragen stellen, zu gelten hätte. Zudem war dem Gesuchsteller die als Revisionsgrund gesehene Befangenheit des Gerichtsschreibers in einem anderen Fall eingestandenermassen schon vor dem Urteil, dessen Revision er nunmehr beantragt, bekannt gewesen, sodass sein Gesuch auch als im Sinne von <ref-law> verwirkt und daher unzulässig zu qualifizieren ist.
3. Bei diesen Gegebenheiten und weil auch die übrigen - appellatorischen - Rügen keine Revision zu begründen vermögen, ist auf das Gesuch nicht einzutreten (<ref-law> e contrario). Von der Erhebung von Gerichtskosten im Sinne einer Befreiung von den Gerichtskosten wird in Anwendung von <ref-law> umständehalber abgesehen, womit das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege im Revisionsverfahren gegenstandslos wird. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Auf das Revisionsgesuch wird nicht eingetreten.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Versicherungsgericht des Kantons Solothurn und dem Bundesamt für Sozialversicherungen schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 1. Februar 2012
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Ursprung
Der Gerichtsschreiber: Krähenbühl | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
0b5e92ff-3108-41ed-a629-f399010ccdbb | 2,013 | de | Sachverhalt:
A. Die 1986 geborene H._ war seit 1. November 2010 bei den Spitälern X._ als Rettungssanitäterin angestellt und dadurch bei der AXA Versicherungen AG (im Folgenden: AXA), obligatorisch gegen die Folgen von Unfällen versichert. Laut Schadenmeldung UVG vom 12. Januar 2011 verspürte sie am 22. Dezember 2010 bei der Ausführung einer praktischen Übung anlässlich eines beruflichen Fortbildungskurses Schmerzen im rechten Kniegelenk. Der anderntags aufgesuchte Dr. med. G._, Facharzt Allgemeinmedizin FMH, Sportmedizin, hielt im Bericht vom 23. Dezember 2010 betreffend die Erstbehandlung in der Notfallstation des Spitals B._ fest, das Knie sei angeschwollen gewesen bei Status nach Meniskusoperation und Ersatz des vorderen Kreuzbandes. Eine im Spital B._ am 31. Dezember 2010 durchgeführte radiologische Untersuchung ergab den dringenden Verdacht auf eine Insuffizienz bzw. Dislokation des Sehnenimplantates nach vorderer Kreuzbandplastik, eine grosse Korbhenkel-Läsion des lateralen Meniskus, einen kleinen Riss des medialen Meniskushinterhornes und eine grosse Baker-Zyste an typischer Stelle bei beginnender Gonarthrose (vgl. auch Bericht des Dr. med. G._ vom 17. Januar 2011). Diese Knieverletzung wurde anlässlich eines Aufenthalts vom 26. bis 30. Januar 2011 im Kantonsspital X._ mittels arthroskopischem Eingriff behandelt (vgl. Bericht vom 12. Mai 2011). Die Versicherte präzisierte den Geschehensablauf des Ereignisses vom 22. Dezember 2010 mündlich am 18. Januar 2011 (Telefonnotiz der AXA vom 18. Januar 2011) sowie schriftlich am 18. März 2011. Mit Verfügung vom 11. April 2011 lehnte die AXA jegliche Leistungen ab, da weder ein Unfall im Rechtssinne vorliege noch eine unfallähnliche Körperschädigung gegeben sei. Daran hielt sie mit Einspracheentscheid vom 7. September 2011 fest.
B. Die hiegegen eingereichte Beschwerde wies das Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich ab (Entscheid vom 8. März 2013).
C. Mit Beschwerde lässt H._ beantragen, unter Aufhebung des vorinstanzlichen Entscheids seien ihr die gesetzlichen Leistungen gemäss UVG zu gewähren. | Erwägungen:
1. Die Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten kann wegen Rechtsverletzung gemäss Art. 95 und Art. 96 BGG erhoben werden. Das Bundesgericht wendet das Recht von Amtes wegen an (<ref-law>). Es ist somit weder an die in der Beschwerde geltend gemachten Argumente noch an die Erwägungen der Vorinstanz gebunden; es kann eine Beschwerde aus einem anderen als dem angerufenen Grund gutheissen und es kann sie mit einer von der Argumentation der Vorinstanz abweichenden Begründung abweisen (vgl. <ref-ruling> E. 1.2 S. 252). Das Bundesgericht prüft grundsätzlich nur die geltend gemachten Rügen; es ist nicht gehalten, wie eine erstinstanzliche Behörde alle sich stellenden rechtlichen Fragen zu prüfen, wenn diese vor Bundesgericht nicht mehr vorgetragen wurden. Es kann die Verletzung von Grundrechten und von kantonalem und interkantonalem Recht nur insofern prüfen, als eine solche Rüge in der Beschwerde vorgebracht und begründet worden ist (<ref-law>).
Im Beschwerdeverfahren um die Zusprechung oder Verweigerung von Geldleistungen der Militär- oder Unfallversicherung ist das Bundesgericht nicht an die vorinstanzliche Feststellung des rechtserheblichen Sachverhalts gebunden (Art. 97 Abs. 2 und Art. 105 Abs. 3 BGG).
2. Das kantonale Gericht hat die Bestimmungen über den Begriff der Körperschädigungen, die auch ohne ungewöhnliche äussere Einwirkungen Unfällen gleichgestellt sind (<ref-law> in Verbindung mit <ref-law>), sowie die zuletzt in <ref-ruling> mit Hinweisen bestätigte und präzisierende Rechtsprechung, wonach am Erfordernis des äusseren Faktors gemäss <ref-ruling> festzuhalten ist, zutreffend dargelegt. Darauf wird verwiesen. Gemäss <ref-law> ist ein Unfall die plötzliche, nicht beabsichtigte schädigende Einwirkung eines ungewöhnlichen äusseren Faktors auf den menschlichen Körper, die eine Beeinträchtigung der körperlichen, geistigen oder psychischen Gesundheit oder den Tod zur Folge haben.
3. 3.1 Laut vorinstanzlichen Erwägungen ist vor allem gestützt auf die schriftlichen Auskünfte der Versicherten vom 18. März 2011 davon auszugehen, dass sie zusammen mit einer Kollegin am 22. Dezember 2010 im Rahmen eines fingierten Rettungseinsatzes einen am Boden sitzenden Verletzten hockend und in kniender Stellung während ungefähr 20 Minuten versorgen und diesen auf ein Rettungsbrett heben musste. Beim Aufstehen mit dem zu Bergenden in den Armen verspürte sie plötzlich einen starken Schmerz im rechten Knie, das sofort anschwoll und das sie danach nicht mehr voll belasten und strecken konnte. Die von der Versicherten geschilderten Bewegungen sind den weiteren Erwägungen des kantonalen Gerichts zufolge für ihre berufliche Tätigkeit als Rettungssanitäterin typisch und alltäglich, weshalb praxisgemäss eine gesteigerte Gefährdung der körperlichen Integrität, die das Erfordernis des äusseren Faktors zu begründen vermöchte, vorneweg zu verneinen sei.
3.2 Was die Beschwerdeführerin geltend macht, ist nicht stichhaltig. Sie übersieht zum einen, dass ihr Vorbringen, es sei medizinisch nach dem 22. Dezember 2010 eine "Dreifach-Verletzung" im Bereich des rechten Knies festgestellt worden, allenfalls indirekt auf ein im zu diskutierenden Kontext relevantes Gefährdungspotential hinweist. Zum anderen kann nicht die Rede davon sein, die Versicherte sei plötzlich aus der Hocke aufgestanden, nachdem sie sich offensichtlich beim Heben der zu bergenden Person mit der anderen Helferin absprechen musste.
3.3 Angesichts der klaren Sach- und Rechtslage hat die Vorinstanz zu Recht von weiteren Erwägungen zur Frage abgesehen, ob die geltend gemachte "Dreifach-Verletzung" im Bereich des rechten Knies überhaupt als unfallähnliche Körperschädigung im Sinne des <ref-law> in Verbindung mit <ref-law> zu betrachten ist.
4. Die offensichtlich unbegründete Beschwerde wird im vereinfachten Verfahren nach <ref-law> - ohne Durchführung des Schriftenwechsels, mit summarischer Begründung und unter Verweis auf den kantonalen Entscheid (Art. 102 Abs. 1 und 109 Abs. 3 BGG) - erledigt.
5. Der unterliegenden Beschwerdeführerin sind die Gerichtskosten aufzuerlegen (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 800.- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich und dem Bundesamt für Gesundheit schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 27. Mai 2013
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Die Präsidentin: Leuzinger
Der Gerichtsschreiber: Grunder | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['4a107533-46a1-4a9d-82ca-27c5a99ddd1a', '09202280-0c00-41e6-9036-01784eba0aae', '749f75ff-ba58-42cb-8fcd-965a3fcaaa59'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '04bf6369-99cb-41fa-8aff-413679bc8c18', '021bf799-0045-47fc-b00e-31ee25fec591', '70d82e7f-fc70-45d6-b607-cd4654badc02', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '6f2dfe04-c219-4098-a4e6-9b892444a986', 'f7225b9a-a2c3-4e24-a704-3d4a1b1389db', 'c5fe4e71-5b3c-4c14-b088-c067ad8514ae', 'ea2f453b-fc14-40f4-81ea-83272acf5c89', 'b4ed4a33-6ca7-463b-8a41-417d856ab05b', 'b2f7d018-be34-4815-9195-b59ae8146fbd'] |
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A.
Con sentenza 5A_680/2012 del 19 novembre 2012, il Tribunale federale ha dichiarato inammissibile un ricorso 14 settembre 2012 di A._ diretto contro una decisione della I Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino - concernente, segnatamente, una domanda di ricusa del Pretore della giurisdizione di Mendrisio-Sud presentata dallo stesso A._ nell'ambito delle procedure giudiziarie che lo oppongono alla moglie B._ - e lo ha trasmesso all'autorità inferiore affinché, eventualmente dopo essersi concertata con le altre autorità suscettibili di entrare in linea di conto, lo faccia pervenire ad un tribunale superiore competente per giudicare in seconda istanza conformemente all'art. 75 cpv. 2 LTF.
B.
Il Tribunale d'appello ha trasmesso l'incarto al Consiglio di Stato del Cantone Ticino, il quale con risoluzione 9 luglio 2013 ha designato la Commissione di ricorso sulla magistratura del Cantone Ticino quale autorità giudiziaria superiore competente per statuire sul predetto ricorso.
C.
Con " ricorso cautelativo" 13 agosto 2013 A._ ha impugnato la risoluzione 9 luglio 2013 del Consiglio di Stato dinanzi al Tribunale federale, postulando di dichiararla nulla, nonché "di giudicare: è accolto l'oggetto del ricorso 14 settembre 2012 dell'avvocato A._, al Tribunale federale confermato con sentenza del TF, 19 novembre 2012 incarto n. 5A_680/2012 che è: l'escussione di due testi, la ricusa del Pretore della giurisdizione di Mendrisio Sud e dei Segretari assessori, l'annullamento degli atti da loro emanati in violazione del diritto nonché delle ripetibili riconosciute alla curatrice, oltre al gratuito patrocinio", di "non notificare il giudizio al curatore", di accordargli un risarcimento danni "per aver il TdA e il CdS notificato le loro decisioni al curatore" e "per non avere il Cantone Ticino rispettato il termine transitorio accordato ai Cantoni per adeguare la loro legislazione alle esigenze dell'Art. 75 cpv. 2 lett. a-c LTF" e di essere posto al beneficio dell'assistenza giudiziaria.
Avendo il ricorrente indicato di aver impugnato la risoluzione del Consiglio di Stato anche dinanzi al Tribunale amministrativo del Cantone Ticino, con decreto presidenziale 21 agosto 2013 la procedura dinanzi al Tribunale federale è stata sospesa fino ad emanazione del giudizio su tale gravame. Con decisione 10 marzo 2014 il Tribunale cantonale amministrativo lo ha dichiarato irricevibile. Con sentenza 5A_406/2014 del 28 maggio 2014 il Tribunale federale ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da A._ avverso la decisione 10 marzo 2014.
Non sono state chieste determinazioni. | Diritto:
1.
Il Tribunale federale esamina d'ufficio e con piena cognizione l'ammissibilità dei gravami che gli vengono sottoposti (<ref-ruling> consid. 1 con rinvio).
2.
Il gravame all'esame, di difficile lettura, contiene domande di giudizio che non attengono all'oggetto della risoluzione impugnata - come la richiesta di accoglimento del ricorso 14 settembre 2012 e la richiesta di risarcimento danni nei confronti dello Stato del Cantone Ticino - e che esulano pertanto dal presente litigio. Tali conclusioni risultano di primo acchito inammissibili.
3.
Ai fini dell'ammissibilità del ricorso occorre determinare se la criticata risoluzione del Consiglio di Stato sia un atto normativo oppure una decisione.
3.1. Nel caso in cui costituisse un atto normativo, la risoluzione sarebbe direttamente impugnabile mediante ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale, atteso che il diritto ticinese non prevede alcun rimedio giuridico cantonale (art. 82 lett. b e 87 cpv. 1 LTF; sentenza 4C_3/2013 del 20 novembre 2013 consid. 2, non pubblicato in <ref-ruling>; <ref-ruling> consid. 1b).
L'atto normativo è un atto generale e astratto. Un atto è generale quando è destinato ad applicarsi ad un numero indeterminato di persone ed è astratto quando si riferisce ad un numero indeterminato di situazioni (sentenza 2C_721/2012 del 27 maggio 2013 consid. 1.3, non pubblicato in <ref-ruling>; <ref-ruling> consid. 2.1; <ref-ruling> consid. 4.3).
Nella risoluzione criticata il Consiglio di Stato ha osservato che "Poiché nel caso specifico il Tribunale federale ha stabilito che nella controversia in questione non è stato rispettato l'articolo 75 capoverso 2 LTF, occorre designare un'autorità superiore che possa giudicare quale seconda istanza sulla ricusa. La legislazione cantonale non contempla norme che prevedano la costituzione di nuovi tribunali straordinari. Occorre però trovare una soluzione in conseguenza all'invito del Tribunale federale. Nel caso in esame, reputiamo che la soluzione più appropriata per dare seguito all'invito formulato dal Tribunale federale di mettere a disposizione un rimedio giuridico sia la designazione della Commissione di ricorso sulla magistratura per dirimere la controversia". La risoluzione è stata intimata alle parti partecipanti alla procedura di ricusa, alla Commissione di ricorso sulla magistratura ed alla I Camera civile del Tribunale d'appello.
Le considerazioni del Governo cantonale indicano che la sua risoluzione mira a risolvere soltanto il "caso in esame", garantendo il doppio grado di giudizio imposto dall'art. 75 cpv. 2 LTF alla domanda di ricusa presentata dal ricorrente. La risoluzione non è destinata ad applicarsi ad una cerchia indeterminata di persone e di fattispecie, ciò che può anche essere dedotto dal fatto che non è stata oggetto di alcuna pubblicazione, ma è stata semplicemente notificata alle parti ed alle autorità coinvolte nella procedura di ricusa. E ssa risulta pertanto priva del carattere generale ed astratto proprio ad un atto normativo.
3.2. La criticata risoluzione del Consiglio di Stato va piuttosto qualificata quale decisione incidentale sulla competenza e la ricusazione notificata separatamente (art. 92 LTF; v. anche sentenza 1C_9/2010 del 14 dicembre 2010 consid. 1.2, in cui la l Corte di diritto pubblico del Tribunale federale ha ritenuto che una risoluzione con la quale il Consiglio di Stato del Cantone Ticino ha costituito una Camera straordinaria per esaminare un'istanza di ricusa di tutti i giudici del Tribunale d'appello costituisse una decisione ai sensi dell'art. 92 LTF). Non emanando da un'autorità cantonale di ultima istanza con natura di tribunale superiore, essa non è però direttamente impugnabile dinanzi al Tribunale federale (86 cpv. 1 lett. d e cpv. 2 LTF per il ricorso in materia di diritto pubblico, rispettivamente art. 75 LTF per il ricorso in materia civile; v. <ref-ruling> consid. 2b; sentenza 1C_9/2010 del 14 dicembre 2010 consid. 2.3.1).
Il fatto che la risoluzione del Governo cantonale potesse non essere direttamente impugnabile dinanzi al Tribunale federale era del resto noto al ricorrente, il quale l'ha infatti pure contestata dinanzi al Tribunale amministrativo del Cantone Ticino. Detta procedura si è conclusa con la sentenza del Tribunale federale 5A_406/2014 del 28 maggio 2014 che ha dichiarato inammissibile il ricorso rivolto contro la decisione di irricevibilità pronunciata da tale autorità giudiziaria cantonale (v. supra consid. in fatto C).
3.3. Non essendo rivolto né contro un atto normativo cantonale né contro una decisione pronunciata da un'autorità cantonale di ultima istanza con carattere di tribunale superiore, il ricorso si rivela inammissibile e non può essere esaminato nel merito.
4.
Il ricorrente accenna di passaggio al fatto che, incaricata dal Tribunale federale della trasmissione del suo ricorso 14 settembre 2012ad un tribunale superiore competente per giudicare in seconda istanza ai sensi dell'art. 75 cpv. 2 LTF, era la I Camera civile del Tribunale d'appello e non il Consiglio di Stato. Ciò non basta però a ritenere che con il gravame all'esame il ricorrente, di formazione avvocato, intenda far valere un'esecuzione viziata della sentenza del Tribunale federale 5A_680/2012 del 19 novembre 2012 ai sensi dell'art. 70 cpv. 4 LTF. Una trasmissione del gravame al Consiglio federale (v. art. 30 cpv. 2 LTF) non entra perciò in linea di conto.
5.
Da quanto precede discende che il ricorso va dichiarato inammissibile. La domanda di assistenza giudiziaria del ricorrente va respinta per mancanza di possibilità di esito favorevole del gravame (art. 64 cpv. 1 LTF). Le spese giudiziarie sono quindi poste a suo carico (art. 66 cpv. 1 LTF). Non vi è motivo di assegnare ripetibili alle opponenti, le quali non sono state invitate a presentare una risposta al ricorso e non sono quindi incorse in spese per la procedura innanzi al Tribunale federale. | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1.
Il ricorso è inammissibile.
2.
La domanda di assistenza giudiziaria del ricorrente è respinta.
3.
Le spese giudiziarie di fr. 2'000.-- sono poste a carico del ricorrente.
4.
Comunicazione ai partecipanti al procedimento, al Consiglio di Stato del Cantone Ticino e per informazione al Tribunale amministrativo del Cantone Ticino. | CH_BGer_005 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['3cbb80ef-9275-43b4-a004-e15965c49e99', 'e54b2614-d6f4-45e9-8614-136b71d33513', 'fdddefeb-fd3e-4cbe-b936-a7a7a5d1ffd1', '8fce10c6-56d0-40cb-a03c-869f8adf4fa1', '57dc8a1a-f775-4d86-b3cb-04dd8736f439', '55f968e1-5f93-4182-a884-7dfbeec9ee16', '95734473-cb90-432f-a045-39ed2c626a54'] | [] |
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Fatti:
A. Il 30 ottobre 2004 sono state pubblicate all'albo del Comune di Grono le liste per le elezioni delle autorità comunali per il quadriennio 2005/ 2008, inizialmente previste per il 28 novembre 2004. Per la carica di sindaco sono state depositate due liste, una proponente Carlo Bernasconi, sindaco uscente, e l'altra Giulio Belletti. Anche per le cariche dei municipali sono state presentate due liste, una con quattro candidati, tra i quali figura l'uscente Alfredo Tognacca, e l'altra con due candidati.
L'elezione si fonda sull'art. 32 cpv. 3 dello statuto organico comunale (SOC), approvato dall'assemblea comunale il 29 agosto 2004, che ha il tenore seguente: "La rieleggibilità è di due legislature (un membro del Municipio può restare in carica al massimo dodici anni). La rielezione è di nuovo ammessa dopo la sospensione di una legislatura". L'art. 9 SOC dispone che la durata ordinaria della carica delle autorità comunali è di quattro anni.
L'elezione si fonda sull'art. 32 cpv. 3 dello statuto organico comunale (SOC), approvato dall'assemblea comunale il 29 agosto 2004, che ha il tenore seguente: "La rieleggibilità è di due legislature (un membro del Municipio può restare in carica al massimo dodici anni). La rielezione è di nuovo ammessa dopo la sospensione di una legislatura". L'art. 9 SOC dispone che la durata ordinaria della carica delle autorità comunali è di quattro anni.
B. Con ricorso del 2 novembre 2004 Pietro Bertossa e Rolf Kleinstein, cittadini di Grono, hanno chiesto al Tribunale amministrativo del Cantone dei Grigioni di accertare la nullità rispettivamente l'annullabilità delle candidature di Carlo Bernasconi e di Alfredo Tognacca, visto che entrambi sono stati eletti nel 1997, rieletti nel 1998 e ancora nel 2001. Gli insorgenti hanno fatto valere che con la contestata candidatura i due interessati potrebbero venir rieletti per la terza volta, ciò che sarebbe contrario al menzionato art. 32 cpv. 3 SOC.
Mediante decisione del 18 novembre 2004 la Corte cantonale ha ritenuto che secondo l'interpretazione letterale dell'art. 32 cpv. 3 SOC, considerato chiaro e inequivocabile, un candidato può essere rieletto soltanto due volte. Essi hanno tuttavia stabilito che i mandati precedentemente compiuti dai due candidati, ove erano previste legislature triennali, non costituivano legislature ai sensi dell'art. 9 SOC. Hanno ritenuto inoltre che l'attuale statuto organico comunale, vista l'assenza di norme transitorie, presenta una lacuna legislativa, da essi colmata nel senso che i due candidati, in carica da soli sette anni, possono farsi rieleggere per quattro anni.
Mediante decisione del 18 novembre 2004 la Corte cantonale ha ritenuto che secondo l'interpretazione letterale dell'art. 32 cpv. 3 SOC, considerato chiaro e inequivocabile, un candidato può essere rieletto soltanto due volte. Essi hanno tuttavia stabilito che i mandati precedentemente compiuti dai due candidati, ove erano previste legislature triennali, non costituivano legislature ai sensi dell'art. 9 SOC. Hanno ritenuto inoltre che l'attuale statuto organico comunale, vista l'assenza di norme transitorie, presenta una lacuna legislativa, da essi colmata nel senso che i due candidati, in carica da soli sette anni, possono farsi rieleggere per quattro anni.
C. Avverso questa sentenza Pietro Bertossa e Rolf Kleinstein presentano, il 2 dicembre 2004, un ricorso di diritto pubblico al Tribunale federale. Chiedono, in via principale, di annullarla e, in via subordinata, di riformarla nel senso di accertare la nullità o l'annullabilità della candidatura del sindaco uscente e di dichiarare tacitamente eletto l'altro candidato, come pure di accertare la nullità o l'annullabilità della candidatura di Alfredo Tognacca e di decretare la sua non partecipazione all'elezione.
Con decreto presidenziale del 6 dicembre 2004 la domanda di effetto sospensivo è stata respinta in via superprovvisionale.
Con decreto presidenziale del 6 dicembre 2004 la domanda di effetto sospensivo è stata respinta in via superprovvisionale.
D. Nella votazione del 12 dicembre 2004 Carlo Bernasconi è stato eletto sindaco con 245 voti, mentre Giulio Belletti ne ha ottenuti 152; Alfredo Tognacca, che ha ottenuto 192 preferenze, non è stato eletto quale municipale.
Carlo Bernasconi e Alfredo Tognacca, limitandosi a rilevare che nella misura in cui concerne quest'ultimo il ricorso sarebbe divenuto privo di oggetto, rinviando per il resto alla motivazione del giudizio impugnato, propongono di dichiarare inammissibile il ricorso, eventualmente di respingerlo. Le stesse conclusioni sono formulate dal Comune di Grono nella risposta del 14 gennaio 2005. La Corte cantonale conclude per la reiezione, in quanto ammissibile, dell'impugnativa. | Diritto:
Diritto:
1. 1.1 Il Tribunale federale esamina d'ufficio e con piena cognizione l'ammissibilità dei ricorsi che gli vengono sottoposti, senza essere vincolato, in tale ambito, dagli argomenti delle parti o dalle loro conclusioni (<ref-ruling> consid. 1).
1.2 La legittimazione dei ricorrenti, cittadini attivi del Comune di Grono, è pacifica (<ref-ruling> consid. 1.2; <ref-ruling> consid. 1.3).
1.3 Nei ricorsi fondati sull'art. 85 lett. a OG il Tribunale federale esamina con piena cognizione le norme costituzionali federali e cantonali, nonché le disposizioni del diritto cantonale di rango inferiore, che sono in stretta relazione con il diritto di voto o ne precisano il contenuto o la portata (DTF <ref-ruling> consid. 2; <ref-ruling> consid. 6b; <ref-ruling> consid. 2). Ciò si verifica nella fattispecie, come esposto a ragione dai ricorrenti, riguardo all'interpretazione dell'art. 32 SOC. Esso esamina invece l'applicazione del restante diritto cantonale e l'accertamento dei fatti solo con cognizione limitata all'arbitrio (<ref-ruling> consid. 2b). In casi di interpretazione manifestamente dubbia, il Tribunale federale si attiene all'opinione espressa dall'istanza cantonale superiore (<ref-ruling> consid. 3). Nella fattispecie i ricorrenti né censurano un'errata applicazione dell'<ref-law>, che garantisce i diritti politici, né dell'art. 10 Cost./GR, che disciplina i principi del diritto di elezione, norme da loro non invocate; essi sostengono unicamente che, riguardo all'art. 32 cpv. 3 SOC, si sarebbe in presenza, semmai, di una lacuna impropria, che non potrebbe essere colmata.
1.4 Per costante giurisprudenza, i ricorsi per violazione dei diritti politici e i ricorsi relativi alle elezioni e votazioni cantonali, in cui rientrano anche quelle comunali (DTF <ref-ruling> consid. 1.1; <ref-ruling> consid. 1a e b), sottostanno alle stesse esigenze procedurali degli altri ricorsi di diritto pubblico; il ricorso deve pertanto precisare in che consista la violazione dei diritti costituzionali o delle norme giuridiche invocati (art. 90 cpv. 1 lett. b OG; DTF <ref-ruling> consid. 1.6; <ref-ruling> consid. 1b, 357 consid. 2d). La libertà di voto e di elezione garantisce al cittadino elettore che siano riconosciuti solo i risultati elettorali corrispondenti in modo affidabile e non falsato alla volontà dell'elettore liberamente espressa (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 4.2; <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> consid. 3).
1.5 Riguardo all'accertamento dei fatti contenuto nella sentenza impugnata, i ricorrenti rilevano che detta esposizione non sarebbe sufficientemente dettagliata, per cui si renderebbero necessarie alcune precisazioni. Con quest'accenno essi non dimostrano tuttavia che i fatti sarebbero stati accertati in maniera arbitraria; essi sono quindi vincolanti per il Tribunale federale. Per di più, nella procedura di ricorso di diritto pubblico non si possono addurre, di massima, fatti nuovi, far valere nuove censure o produrre nuovi documenti (<ref-ruling> consid. 3; <ref-ruling> consid. 5c; <ref-ruling> consid. 5a; <ref-ruling> consid. 1a; Walter Kälin, Das Verfahren der staatsrechtlichen Beschwerde, 2a ed., Berna 1994, pag. 369; Karl Spühler, Die Praxis der staatsrechtlichen Beschwerde, Zurigo, 1994, pag. 53 seg. n. 109 e 110).
Del resto, i ricorrenti si diffondono a illustrare e precisare i fatti che avrebbero portato alla revisione dell'art. 32 SOC. Secondo loro, questa modificazione sarebbe riconducibile a un'iniziativa del Municipio, concretata dalla Commissione revisione regolamenti, della quale fanno parte i due opponenti, accettata in seguito dal Consiglio comunale, rappresentato a schiacciante maggioranza da membri del gruppo cui fanno capo i due candidati litigiosi; la revisione della citata norma fu approvata dal popolo il 29 agosto 2004. Ora, insistendo sulle modalità dell'adozione della norma in discussione, i ricorrenti disattendono che questi rilievi sono ininfluenti e comunque tardivi, visto ch'essi non hanno contestato tempestivamente eventuali irregolarità impugnando tempestivamente il risultato dello scrutinio.
1.6 I ricorrenti rilevano che dinanzi alla Corte cantonale essi avevano auspicato l'attuazione di una procedura urgente, limitata a un solo scambio di allegati scritti. Nella risposta i patrocinatori del Comune e degli opponenti hanno proposto, oltre all'argomento legato all'interpretazione dell'art. 32 cpv. 3 SOC, quello nuovo, a dire dei ricorrenti, della lacuna legislativa, sul quale essi non hanno quindi potuto esprimersi. Ne deducono che si sarebbe in presenza di un'eccezione idonea a permettere di proporre allegazioni, fatti o prove nuove nell'ambito del ricorso di diritto pubblico.
1.6.1 L'assunto è impreciso. La censura ricorsuale attiene infatti, più propriamente, a un'eventuale violazione del diritto di essere sentito dei ricorrenti, garantito segnatamente, oltre che dall'<ref-law>, dall'art. 60 della legge sul Tribunale amministrativo, del 9 aprile 1967 (LTA), secondo cui si ordinano la replica e la duplica, tra l'altro, se la risposta ricorsuale contiene importanti eccezioni o obiezioni alle quali il ricorrente non poteva aver pensato. L'accenno ricorsuale non adempie tuttavia le esigenze di motivazione dell'art. 90 OG. I ricorrenti si limitano infatti a richiamare questa norma senza spiegare perché essi non avrebbero potuto aspettarsi l'adduzione della contestata tesi.
1.6.2 Certo, di massima, in presenza di un argomento giuridico completamente nuovo, al quale i ricorrenti non potevano prevedere di essere confrontati, il diritto di essere sentito e l'art. 60 LTA avrebbero imposto ch'essi potessero esprimersi nuovamente al riguardo (<ref-ruling> consid. 5b/bb; <ref-ruling> consid. 4d/cc pag. 277 e rinvii; <ref-ruling> consid. 3c; <ref-ruling> consid. 2d pag. 69). Nel ricorso inoltrato al Tribunale amministrativo i ricorrenti avevano nondimeno rilevato che, riguardo all'art. 32 SOC, lo statuto organico comunale non conteneva nessuna disposizione transitoria o riserva per quanto attiene le elezioni e la norma che limita il periodo di carica (n. 4 pag. 6). Ne segue che la questione di un'eventuale lacuna legislativa non costituiva un argomento giuridico completamente nuovo. Del resto, ritenuto che i ricorrenti hanno potuto esprimersi compiutamente sulla questione della lacuna legislativa nell'ambito della presente procedura, un'eventuale lesione del diritto di essere sentito sarebbe comunque stata sanata. La questione di sapere se con la citata censura i ricorrenti avrebbero disatteso il principio della buona fede processuale, ritenuto che dinanzi alla Corte cantonale essi hanno espressamente chiesto di limitare la procedura a un solo scambio di scritti, non dev'essere pertanto esaminata oltre.
1.7 Nelle loro osservazioni Carlo Bernasconi e Alfredo Tognacca sostengono che, in seguito alla mancata elezione di quest'ultimo quale municipale, il ricorso, per quanto lo concerne, sarebbe divenuto privo di oggetto. La deduzione non regge. In effetti, nell'ipotesi in cui il ricorso fosse fondato, Alfredo Tognacca non avrebbe potuto partecipare all'elezione. Ritenuto ch'egli ha ottenuto 192 voti e che l'altra candidata non eletta ne ha ottenuto 166, mentre i municipali eletti hanno ottenuto rispettivamente 196, 199, 201 e 244 voti, non è escluso che in assenza della candidatura litigiosa l'esito delle elezioni avrebbe potuto essere diverso, poiché i voti ricevuti da Alfredo Tognacca sarebbero stati ripartiti sugli altri candidati, se del caso su quella non eletta (cfr. su questo tema <ref-ruling> consid. 3, 3.4 e 6; <ref-ruling> consid. 8.1 pag. 204 e rinvii; <ref-ruling> consid. 3b). La libertà di voto e di elezione deve infatti garantire al cittadino elettore, come già rilevato, che siano riconosciuti solo i risultati elettorali corrispondenti in modo affidabile e non falsato alla volontà dell'elettore liberamente espressa (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 4.2; <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> consid. 2a).
1.7 Nelle loro osservazioni Carlo Bernasconi e Alfredo Tognacca sostengono che, in seguito alla mancata elezione di quest'ultimo quale municipale, il ricorso, per quanto lo concerne, sarebbe divenuto privo di oggetto. La deduzione non regge. In effetti, nell'ipotesi in cui il ricorso fosse fondato, Alfredo Tognacca non avrebbe potuto partecipare all'elezione. Ritenuto ch'egli ha ottenuto 192 voti e che l'altra candidata non eletta ne ha ottenuto 166, mentre i municipali eletti hanno ottenuto rispettivamente 196, 199, 201 e 244 voti, non è escluso che in assenza della candidatura litigiosa l'esito delle elezioni avrebbe potuto essere diverso, poiché i voti ricevuti da Alfredo Tognacca sarebbero stati ripartiti sugli altri candidati, se del caso su quella non eletta (cfr. su questo tema <ref-ruling> consid. 3, 3.4 e 6; <ref-ruling> consid. 8.1 pag. 204 e rinvii; <ref-ruling> consid. 3b). La libertà di voto e di elezione deve infatti garantire al cittadino elettore, come già rilevato, che siano riconosciuti solo i risultati elettorali corrispondenti in modo affidabile e non falsato alla volontà dell'elettore liberamente espressa (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 4.2; <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> consid. 2a).
2. 2.1 Dagli atti di causa risulta che le norme comunali concernenti la materia in esame sono state modificate tre volte: il regolamento sulle elezioni e votazioni del 19 novembre 1980 (art. 8) prevedeva una durata triennale della carica e non ne fissava alcun limite massimo; lo statuto del 29 aprile 1998 (art. 9) confermava la durata triennale e introduceva, con l'art. 32, la limitazione della durata massima del mandato a dodici anni, corrispondente a quattro legislature; infine, lo statuto del 29 agosto 2004 dispone l'aumento del periodo della carica da tre a quattro anni (art. 9) e, mantenendo la durata massima a dodici anni, riduce da quattro a tre i periodi di legislatura (art. 32).
2.2 Secondo la giurisprudenza, una norma va innanzitutto interpretata secondo il suo tenore letterale (interpretazione letterale). Se il testo legale non è assolutamente chiaro o se sono possibili più interpretazioni, il giudice è tenuto a ricercare il vero significato della norma deducendolo dalle relazioni che intercorrono tra essa e altre disposizioni legali e dal contesto legislativo in cui si inserisce (interpretazione sistematica), dal fine che la norma persegue o dall'interesse tutelato (interpretazione teleologica), nonché dalla volontà del legislatore come traspare dai materiali legislativi (interpretazione storica). Se il testo di legge è chiaro, l'autorità chiamata ad applicare il diritto può distanziarsene soltanto se sussistono motivi fondati per ritenere che la sua formulazione non rispecchi completamente il vero senso della norma. Simili motivi possono risultare dai materiali legislativi, dallo scopo della norma, come pure dalla relazione tra quest'ultima e altre disposizioni (<ref-ruling> consid. 3.3; <ref-ruling> consid. 4, 66 consid. 4a; <ref-ruling> consid. 3b; <ref-ruling> consid. 6d pag. 80 seg.).
2.3 I ricorrenti adducono, in primo luogo, che la Corte cantonale avrebbe dovuto chiedersi se la legislatura, in applicazione dell'art. 9 SOC attualmente in vigore, secondo cui la durata ordinaria delle autorità comunali è di quattro anni, terminava effettivamente alla fine del 2004. Secondo i ricorrenti, rilevato che anche per questa norma non sono previste disposizioni transitorie, non era manifesto che la legislatura si concludesse dopo soli tre anni, ovvero un anno prima del termine previsto dallo statuto. Sostengono quindi che il Tribunale amministrativo avrebbe dovuto accertare l'esistenza di due lacune. La critica, nuova, è inammissibile.
In effetti, nel ricorso presentato al Tribunale amministrativo i ricorrenti hanno espressamente rilevato che il mandato terminava il 31 dicembre 2004 (n. 2 pag. 5) e non hanno del tutto sollevato e addotto la predetta censura. Questa, nuova, è pertanto inammissibile nel presente ricorso nel quale, di massima, non si possono far valere nuove allegazioni di fatto e di diritto. È del resto palese che la legislatura precedente, iniziata nel 2002, terminava il 31 dicembre 2004, ritenuta la precedente durata triennale della stessa.
In effetti, nel ricorso presentato al Tribunale amministrativo i ricorrenti hanno espressamente rilevato che il mandato terminava il 31 dicembre 2004 (n. 2 pag. 5) e non hanno del tutto sollevato e addotto la predetta censura. Questa, nuova, è pertanto inammissibile nel presente ricorso nel quale, di massima, non si possono far valere nuove allegazioni di fatto e di diritto. È del resto palese che la legislatura precedente, iniziata nel 2002, terminava il 31 dicembre 2004, ritenuta la precedente durata triennale della stessa.
3. 3.1 I giudici cantonali hanno ritenuto che l'art. 32 SOC lascia spazio a un'unica interpretazione, ossia che un candidato, dopo la prima elezione, può riproporsi ed essere rieletto ancora due volte; in totale può quindi presentarsi per tre legislature consecutive. Essi hanno stabilito che questa interpretazione non può essere mutata dalla precisazione, inserita tra parentesi, secondo cui "un membro del Municipio può restare in carica al massimo 12 anni": la durata complessiva costituendo semplicemente la somma di tre possibili cariche consecutive con una durata ordinaria di quattro anni ciascuna, ciò che non esclude una rimanenza in carica ridotta. Ne hanno concluso che, il testo di legge essendo chiaro e inequivocabile, l'interpretazione storica, sistematica e teleologica non potrebbe condurre a un altro risultato, trasformando in pratica la rieleggibilità per due legislature in tre, ciò che sarebbe assolutamente escluso.
3.2 La tesi, apodittica, non tiene conto degli argomenti sollevati nella sede cantonale dal Comune. Come si evince dalla decisione impugnata, esso aveva infatti rilevato che nella disciplina del 1980 la carica era triennale, senza alcun limite massimo; lo statuto del 1998 confermava la carica triennale e introduceva, mediante l'art. 32 SOC, il limite massimo di dodici anni della carica; lo statuto del 2004 aumenta la durata della carica di un anno riducendo quindi da quattro a tre le legislature. Nonostante i cambiamenti, sarebbe rimasta intatta la volontà di mantenere la durata massima di carica a dodici anni. Secondo il Comune, scopo dell'art. 32 cpv. 3 SOC era di introdurre una norma che garantisse il necessario ricambio nell'esecutivo comunale e che tenesse nel contempo conto della difficoltà di trovare persone disposte ad accettare cariche pubbliche. Sosteneva quindi che un'interpretazione strettamente letterale non potrebbe omettere di considerare il riferimento ai dodici anni quale limite massimo; anche l'interpretazione storica, sistematica e teleologica della norma litigiosa porterebbe alla conclusione che per il legislatore non sarebbero determinanti i periodi di carica, bensì la durata complessiva massima della funzione.
3.3 I giudici cantonali hanno accertato, a ragione, che i mandati precedentemente compiuti dai due candidati, quando erano previste legislature triennali, non costituivano legislature ai sensi dell'art. 9 SOC. Essi hanno ritenuto tuttavia che l'attuale statuto comunale, vista l'assenza di norme transitorie, presenterebbe una lacuna legislativa, da essi colmata nel senso che i due candidati, in carica da soli sette anni, possono farsi rieleggere per ulteriori quattro anni.
3.4 Riguardo alla sussistenza di una lacuna, i ricorrenti si limitano a rilevare che i candidati uscenti sono già stati rieletti per due legislature e che quindi non potrebbero più candidarsi. Con quest'accenno essi non dimostrano tuttavia, con una motivazione conforme all'art. 90 OG, che il Tribunale amministrativo avrebbe ritenuto a torto la presenza di una lacuna legislativa, né spiegano perché le due legislature, di durata differente, sarebbero equiparabili. D'altra parte, essi non contestano i motivi che hanno condotto la Corte cantonale ad accertare l'assenza di norme transitorie e ad ammettere di conseguenza la contestata lacuna. Essa ha ritenuto infatti che la limitazione del diritto degli opponenti, rispetto a terzi, a essere eletti alle cariche pubbliche violerebbe i principi della parità di trattamento, della proporzionalità e della buona fede, come pure il divieto dell'arbitrio. Queste conclusioni non sono criticate dai ricorrenti, che si limitano a sostenere che si tratterrebbe, semmai, di una lacuna impropria, non colmabile da parte del giudice.
Un testo legale soffre di una lacuna, alla quale il giudice deve rimediare secondo la regola generale posta dall'<ref-law>, quando lascia irrisolta una questione giuridica che la sua applicazione solleva inevitabilmente e che una soluzione non può essere dedotta né dal testo né dall'interpretazione della legge (lacuna propria; <ref-ruling> consid. 3a; <ref-ruling> consid. 2b) oppure quando, a causa di un'incongruenza del legislatore, omette di disciplinare un quesito, la cui soluzione scaturisce dalle idee e dagli scopi di quest'ultimo. Per converso, il giudice non può supplire al silenzio della legge quando la lacuna è stata voluta dal legislatore (silenzio qualificato) e corrisponde a una norma negativa oppure quando l'omissione consiste nella mancanza di una regola desiderabile (lacuna impropria), perché in tal caso si sostituirebbe al legislatore; egli può tuttavia farlo se costituisce abuso di diritto o addirittura viola la Costituzione invocare il senso considerato determinante della normativa (DTF <ref-ruling> consid. 6d pag. 80; <ref-ruling> consid. 2a, 346 consid. 3b/aa).
3.5 Il Tribunale amministrativo ha rettamente stabilito che le precedenti legislature, triennali, non costituiscono una legislatura ai sensi del nuovo art. 9 SOC, della durata di quattro anni. La Corte ha tuttavia ritenuto, non senza una certa contraddizione, che il tener conto dei mandati di una durata triennale significa applicare la norma più severa di due legislazioni diverse: per ovviare a questo risultato insoddisfacente, essa ha pertanto accertato l'assenza di norme transitorie disciplinanti la posizione dei candidati uscenti. Ora, se i mandati precedenti, triennali, non possono essere comparati ai nuovi mandati della durata di quattro anni, decisivo non può essere il numero delle rielezioni nell'ambito di siffatte legislature, ritenuto che si tratta di mandati di differente durata, ma unicamente la limitazione della durata complessiva di dodici anni fissata dalla norma litigiosa. Questa limitazione non avrebbe, altrimenti, alcun senso. Lo statuto del 1980 non prevedeva in effetti alcun limite massimo della carica: introducendo la limitazione a dodici anni con quello del 1998, i candidati uscenti potevano rimanere in carica o ricandidarsi soltanto sino alla fine di questo periodo. Non aveva e non ha in effetti alcun senso fissare espressamente una limitazione che corrispondeva e che corrisponde alla durata delle possibili cariche consecutive (quattro volte tre anni per lo statuto del 1998 e tre volte quattro anni per quello del 2004). L'emanazione di norme transitorie, che poteva riferirsi soltanto ai candidati uscenti, non era infatti necessaria, visto che determinante non è tanto il numero delle loro rielezioni, concernenti inoltre periodi di carica di durata differente, ma il non superamento del limite consecutivo massimo di dodici anni dei loro mandati. La facoltà per gli opponenti di ripresentarsi non comporta infatti, come ritenuto dalla Corte cantonale, la loro rieleggibilità per tre legislature, ritenuto che si tratta di legislature di durata differente e quindi non equiparabili.
Del resto, dal messaggio 21 luglio 2004 della Commissione revisione regolamenti al Consiglio comunale e da quello municipale per la votazione del 29 agosto 2004, si evince che la durata della carica disciplinata dall'art. 9 è stata aumentata da tre a quattro anni per favorire lo svolgimento dei lavori che si protraggono oltre la legislatura, mentre l'art. 32 ha inteso ridurre la possibilità di rielezione da tre a due legislature. Scopo della modificazione non è quindi limitare le possibilità di rielezione dei candidati, ma, al contrario, di assicurare una certa continuità della loro carica, e inoltre, in tal modo, evitare di chiamare i cittadini alle urne ogni tre anni. Ora, ritenuto che la limitazione della rieleggibilità a due legislature può riferirsi unicamente a quelle della durata di quattro anni, come del resto ritenuto anche dal Tribunale amministrativo, è evidente che nei confronti degli opponenti è applicabile soltanto la limitazione dei dodici anni. Del resto, la soluzione adottata dal Tribunale amministrativo implicherebbe comunque, nel risultato, che per i candidati uscenti la rieleggibilità è ammessa non per due ma per tre legislature.
3.6 Per giurisprudenza costante, il Tribunale federale può rinunciare all'annullamento della decisione impugnata se il suo risultato, segnatamente il suo dispositivo, può senz'altro essere confermato con altri motivi, ritenuto che l'annullamento di un giudizio si giustifica, di massima, unicamente quando esso è arbitrario nel suo risultato e non solo nella sua motivazione (<ref-ruling> consid. 2.1; <ref-ruling> consid. 2.1). Questo modo di procedere, comunque da esercitare con riserbo e solo se la situazione giuridica appare sufficientemente chiara, è consentito, in particolare, quando il Tribunale federale è chiamato, come in concreto, a pronunciarsi con piena cognizione (<ref-ruling> consid. 4.4; <ref-ruling> consid. 3c; Kälin, op. cit., pag. 391).
3.6 Per giurisprudenza costante, il Tribunale federale può rinunciare all'annullamento della decisione impugnata se il suo risultato, segnatamente il suo dispositivo, può senz'altro essere confermato con altri motivi, ritenuto che l'annullamento di un giudizio si giustifica, di massima, unicamente quando esso è arbitrario nel suo risultato e non solo nella sua motivazione (<ref-ruling> consid. 2.1; <ref-ruling> consid. 2.1). Questo modo di procedere, comunque da esercitare con riserbo e solo se la situazione giuridica appare sufficientemente chiara, è consentito, in particolare, quando il Tribunale federale è chiamato, come in concreto, a pronunciarsi con piena cognizione (<ref-ruling> consid. 4.4; <ref-ruling> consid. 3c; Kälin, op. cit., pag. 391).
4. Vista la natura del procedimento (art. 85 lett. a OG), non si prelevano spese. I ricorrenti dovranno rifondere al Comune, patrocinato da un legale, un'equa indennità per ripetibili della sede federale, mentre non si giustifica, visto il contenuto delle loro osservazioni, di attribuire un'indennità per ripetibili agli opponenti (art. 159 cpv. 1 OG). | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1. Nella misura in cui è ammissibile il ricorso è respinto.
1. Nella misura in cui è ammissibile il ricorso è respinto.
2. Non si preleva tassa di giustizia. I ricorrenti rifonderanno al Comune di Grono un'indennità di fr. 2'000.-- per ripetibili della sede federale.
2. Non si preleva tassa di giustizia. I ricorrenti rifonderanno al Comune di Grono un'indennità di fr. 2'000.-- per ripetibili della sede federale.
3. Comunicazione ai patrocinatori delle parti e al Tribunale amministrativo del Cantone dei Grigioni. | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['64a1cc75-2619-4dae-b7e5-de54fbefe513', 'ef7987af-39a1-40e9-a6bd-6585f3852491', '82fdaee6-f8a6-4498-9df9-d17f4398e660', '82fdaee6-f8a6-4498-9df9-d17f4398e660', '246c3d02-be05-4a44-8adf-18cde7dd1785', 'd2c92684-0bf0-43bd-9712-07ff59da46f9', 'fab3947b-a0b0-4b8a-adfa-d8ec7b1ceea4', '7d852766-5666-4319-9078-d1a2074828e9', '82fdaee6-f8a6-4498-9df9-d17f4398e660', 'd2c92684-0bf0-43bd-9712-07ff59da46f9', '82fdaee6-f8a6-4498-9df9-d17f4398e660', 'fab3947b-a0b0-4b8a-adfa-d8ec7b1ceea4', 'dfc45b7d-63d0-469c-82fe-24447df15c30', 'a4148e3a-206e-4e5b-abc7-01280f2a0570', 'ea229df5-dab8-49c6-a784-76d6c5f0f2b0', '5a23bcb3-654b-41f9-9603-7566fac59de4', '066f9b3a-2f99-4146-8204-b7bca407a17e', '27300fe1-ae0f-4abb-8675-f0fad354339b', 'a84edde4-45b1-4f46-8cd3-81e3560b39a3', '210ced9a-8f01-4ec6-9c8f-9cecf1829bec', '05a74858-68f7-40ce-a59b-4e3aefc6f541', '0ff7e225-23ba-45e7-bc2c-093a39f27de3', '60cce494-f6f8-4f1d-ba06-349e8c24fbaf', 'ef7987af-39a1-40e9-a6bd-6585f3852491', '82fdaee6-f8a6-4498-9df9-d17f4398e660', '86e759cf-4826-4201-9196-209669baac04', 'dfc45b7d-63d0-469c-82fe-24447df15c30', 'a4148e3a-206e-4e5b-abc7-01280f2a0570', 'ea229df5-dab8-49c6-a784-76d6c5f0f2b0', '152191b6-a725-4587-8333-26054e9510d7', 'e081eff6-d0f9-4612-938e-c2503626c39d', 'bd342838-10ed-456a-b843-031ab44f7954', '0bda5e42-1bb3-4029-a514-42f96162ac11', '89532fee-e1cc-4f2f-8610-5261a38dd5d1', '0bda5e42-1bb3-4029-a514-42f96162ac11', '73a090e9-3457-4009-aba9-4fe6e7a5f610', 'c985477b-8e83-4525-8e04-28850a2530e0', 'c470d5f2-3846-43ef-9540-58986de7250b', 'fc0dc4a7-ac21-49fd-9e9d-e64377026bd4', '2d0581bf-d83e-4b3d-a106-8134fa797f9e'] | ['fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
0b60ba6b-15ab-4fc9-980c-44b06fb049d3 | 2,006 | de | Die Kammer zieht in Erwägung:
Die Kammer zieht in Erwägung:
1. Mit Beschwerdeentscheid Nr. 1 / 2 vom 27. Februar 2006 hatte die kantonale Aufsichtsbehörde in Betreibungs- und Konkurssachen festgestellt, dass das Existenzminimum des Beschwerdeführers Fr. 4'799.80 betrage (Stand per Pfändungvollzug vom 11. Oktober 2005). Am 10. März 2006 vergütete das Betreibungs- und Konkursamt A._ dem Beschwerdeführer die zuviel bezogenen Lohnbetreffnisse. Mit einer neuen Lohnpfändungsanzeige vom 21. März 2006 teilte es ihm jedoch eine revidierte Pfändungsquote, basierend auf einem Existenzminimum von nur noch Fr. 2'361.--, mit und verwies dabei auf die rechtshilfeweisen Feststellungen des Betreibungsamts B._ (der Beschwerdeführer ist Ende Oktober 2005 von A._ nach B._ weggezogen).
1.1 Mit Beschwerde vom 28. März 2006 rügte X._ die Missachtung des Entscheids der Aufsichtsbehörde vom 27. Februar 2006 durch das Betreibungsamt, namentlich was die Streichung der Unterhaltszahlungen an die Ehefrau (Miete) betreffe, obschon er hierfür Quittungen für die Monate November 2005 bis Januar 2006 vorlegen könne. Ferner behauptete er, es seien in Verletzung von <ref-law> Kinder- und Ausbildungszahlungen der Familienausgleichskasse eingepfändet worden.
Mit Entscheid vom 9. Juni 2006 wies das Obergericht des Kantons Bern, Aufsichtbehörde in Betreibungs- und Konkurssachen, die Beschwerde ab, soweit sie nicht gegenstandslos geworden war.
1.2 X._ hat die Sache mit Eingabe vom 24. April (recte: Juni) 2006 an die Schuldbetreibungs- und Konkurskammer des Bundesgerichts weitergezogen. Er stellt keinen konkreten Antrag.
Die Aufsichtsbehörde hat anlässlich der Aktenübersendung auf Gegenbemerkungen verzichtet (Art. 80 OG).
Die Aufsichtsbehörde hat anlässlich der Aktenübersendung auf Gegenbemerkungen verzichtet (Art. 80 OG).
2. 2.1 Die Vorinstanz führt aus, die Dienststelle A._ habe für die neue Lohnpfändungsanzeige vom 21. März 2006 die vom Betreibungsamt B._ revidierte Berechnung des Existenzminimums genannt, in dessen Betrag von Fr. 2'361.-- mangels Nachweises keine Unterhaltszahlungen berücksichtigt worden seien. Indes sei auch diese Berechnung bereits überholt. Seit 5. April 2006 liege der Dienststelle A._ eine vom 3. April 2006 datierende Aufstellung des Betreibungsamts B._ vor, lautend auf ein Existenzminimum von Fr. 5'019.--. Darin seien monatliche Unterstützungsbeiträge von Fr. 1'500.-- und Fr. 1'200.-- aufgrund von Zahlungsquittungen des Beschwerdeführers berücksichtigt. Damit sei das Beschwerdebegehren bezüglich der Unterhaltszahlungen gegenstandslos geworden.
2.2 Die Vorbringen des Beschwerdeführers zur "Vorabpfändung von Fr. 2'500.--" sind unverständlich. Im Übrigen ist im angefochtenen Entscheid davon in keiner Weise die Rede.
Soweit der Beschwerdeführer im Weiteren die zu spät berücksichtigte neue Existenzminimumsberechnung (als Vernehmlassungsbeilage 4 bezeichnet) zu rügen scheint, ist festzuhalten, dass seine Einwendungen durch den angefochtenen Entscheid überholt worden sind. Zu Recht hatte übrigens die Vorinstanz seine einschlägigen Rügen als gegenstandslos abgeschrieben, weil dieselben durch die der Dienststelle A._ am 5. April 2006 mitgeteilte neue Berechnung des Betreibungsamtes B._ vom 3. April 2006 hinfällig geworden sind.
2.3 Die Erwägungen der Vorinstanz, die Berücksichtigung von Kinderzulagen als Einkommen stelle keine Verletzung von <ref-law> dar, werden vom Beschwerdeführer mit keinem Wort infrage gestellt.
2.4 Nach dem Ausgeführten kann auf die Beschwerde insgesamt nicht eingetreten werden.
2.4 Nach dem Ausgeführten kann auf die Beschwerde insgesamt nicht eingetreten werden.
3. Das Beschwerdeverfahren ist - abgesehen von Fällen bös- oder mutwilliger Beschwerdeführung - kostenlos (<ref-law>). | Demnach erkennt die Kammer:
Demnach erkennt die Kammer:
1. Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
1. Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2. Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer, dem Betreibungs- und Konkursamt A._ und dem Obergericht des Kantons Bern, Aufsichtsbehörde in Betreibungs- und Konkurssachen, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 14. August 2006
Im Namen der Schuldbetreibungs- und Konkurskammer
des Schweizerischen Bundesgerichts
Die Präsidentin: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_010 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | [] | ['10452f23-3076-44e5-8e28-37a17ef071fd', '89de22cd-49c1-4db7-91b9-670239a1eb70', '22939942-3c68-4663-baa5-c5e6676d24ab'] |
|
0b60c32c-b7c5-4636-8cbf-24bfbd73c26c | 2,009 | fr | Considérant en fait et en droit:
1. Par jugement du 24 novembre 2006 - confirmé le 21 juin 2007 par la Cour de cassation pénale du Tribunal cantonal vaudois - le Tribunal correctionnel de l'arrondissement de Lausanne a ordonné la publication du dispositif ainsi prononcé et déterminé la clé de répartition des frais corrélatifs entre les huit condamnés, la proportion retenue à la charge de X._ s'élevant aux 4/40. Aux termes d'un jugement rendu le 30 mai 2008 et confirmé le 13 août 2008 par la Cour de cassation pénale du Tribunal cantonal vaudois, le Président du Tribunal correctionnel de l'arrondissement de Lausanne a fixé à 2'139 fr. le montant des frais incombant ainsi à la prénommée.
2. X._ a fait part de son intention de recourir au Tribunal fédéral contre l'arrêt cantonal du 13 août 2008 et demandé, à cet effet, l'assistance judiciaire gratuite. Le Président de la cour de céans lui a alors indiqué que sa demande d'assistance judiciaire gratuite ne pourrait être traitée qu'après qu'elle ait indiqué par écrit et dans le délai de recours échéant le 4 mai 2009, en quoi l'arrêt attaqué violerait ses droits constitutionnels ou le droit fédéral (cf. lettres des 26 mars, 3 et 8 avril 2009). X._ n'a donné aucune suite en ce sens aux courriers précités.
3. En vertu de l'art. 42 al. 1 et 2 LTF, le recourant doit, à peine d'irrecevabilité (art. 108 al. 1 let. b et 117 LTF), indiquer les conclusions et les moyens de preuve ainsi que motiver son recours en exposant succinctement en quoi la décision attaquée viole le droit. Faute de motifs et de conclusions, le présent recours ne satisfait manifestement pas aux exigences de motivation prévues à l'<ref-law>. Partant, il convient de l'écarter en application de l'<ref-law>.
4. En tant qu'il est irrecevable, le recours était d'emblée dénué de chances de succès, si bien que l'assistance judiciaire doit être refusée (<ref-law>). La recourante, qui succombe, supporte les frais de la procédure (<ref-law>), qui peuvent être réduits pour tenir compte de sa situation économique (<ref-law>). | Par ces motifs, le Président prononce:
1. Le recours est irrecevable.
2. La demande d'assistance judiciaire gratuite est rejetée.
3. Les frais judiciaires, arrêtés à 500 fr., sont mis à la charge de la recourante.
4. Le présent arrêt est communiqué aux parties et au Tribunal cantonal du canton de Vaud, Cour de cassation pénale.
Lausanne, le 18 mai 2009
Au nom de la Cour de droit pénal
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: La Greffière:
Favre Gehring | CH_BGer_006 | Federation | 127 | 24 | 333 | penal_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
0b610590-f86c-4809-af65-0751d8c8d21d | 2,010 | de | Nach Einsicht
in die Beschwerde nach Art. 72ff. BGG gegen den Zwischenbeschluss vom 17. November 2009 des Obergerichts des Kantons Zürich, | in Erwägung,
dass der Beschwerdeführer mit Nachfristansetzung gemäss <ref-law> vom 31. Dezember 2009 unter Androhung des Nichteintretens bei Säumnis aufgefordert worden ist, den (ihm mit abweisender Armenrechtsverfügung vom 9. Dezember 2009 auferlegten, jedoch nicht eingegangenen) Kostenvorschuss von Fr. 1'000.-- innerhalb einer nicht erstreckbaren Nachfrist bis zum 22. Januar 2010 dem Bundesgericht in bar zu zahlen oder zu Gunsten der Bundesgerichtskasse (Postkonto 10-674-3) entweder an einem Schalter der Schweizerischen Post zu übergeben oder (bei Erteilung eines Zahlungsauftrags an die Post oder an eine Bank) einem in der Schweiz befindlichen Post- bzw. Bankkonto der Beschwerde führenden Partei oder ihres Vertreters zu belasten (<ref-law>) und ausserdem (bei Erteilung eines Zahlungsauftrags) der Bundesgerichtskasse innerhalb von 10 Tagen seit Ablauf der nicht erstreckbaren Nachfrist eine Bestätigung der Postfinance bzw. der Bank einzureichen, wonach der Vorschussbetrag fristgerecht dem Post- bzw. Bankkonto belastet worden ist,
dass der Beschwerdeführer den Kostenvorschuss auch innerhalb der Nachfrist weder bei der Bundesgerichtskasse in bar geleistet noch zu deren Gunsten an einem Postschalter übergeben und auch nicht den (für den Fall eines Zahlungsauftrags) ihm obliegenden Nachweis der rechtzeitigen Vorschussleistung durch Belastungsbestätigung erbracht hat, weshalb (androhungsgemäss und ungeachtet der nachträglichen weiteren Eingabe) gestützt auf <ref-law> im Verfahren nach <ref-law> auf die Beschwerde nicht einzutreten ist und der Beschwerdeführer kostenpflichtig wird (<ref-law>), | erkennt die Präsidentin:
1. Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 300.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Zürich schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 1. Februar 2010
Im Namen der II. zivilrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Die Präsidentin: Der Gerichtsschreiber:
Hohl Füllemann | CH_BGer_005 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
0b61856b-74b2-490c-8692-f5d3334fe18d | 2,008 | de | Erwägungen:
1. X._ und Y._, die in R._ eine Praxis für Zahnprothetik betreiben, sind von der Eidgenössischen Steuerverwaltung zur Bezahlung von Mehrwertsteuern verpflichtet worden. Die entsprechenden Einspracheentscheide fochten sie am 25. Juni 2008 beim Bundesverwaltungsgericht an, welches zwei Verfahren eröffnete und mit Zwischenverfügungen vom 3. Juli 2008 von X._ und Y._ je einen Kostenvorschuss von 2'500 Franken verlangte.
2. 2.1 Am 3. Juli 2008 haben X._ und Y._ beim Bundesgericht Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten eingereicht mit dem sinngemässen Antrag, sie je von der Kostenvorschusspflicht zu befreien, eventuell den zu leistenden Kostenvorschuss auf insgesamt 600 Franken zu reduzieren.
2.2 Zwischenentscheide, die einen nicht wieder gutzumachenden Nachteil bewirken können, sind selbständig mit Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten anfechtbar (<ref-law>). Die Aufforderung zur Leistung eines Kostenvorschusses kann einen solchen Nachteil zur Folge haben, wenn die angerufene Behörde - wie hier - androht, auf die Eingabe nicht einzutreten, falls der Vorschuss nicht (rechtzeitig) bezahlt werde (<ref-ruling> E. 2 S. 201 ff.). Die vorliegende Beschwerde ist daher zulässig. Allerdings ist für eine rechtsgenügliche Beschwerdeeinreichung erforderlich, dass im Rahmen der Begründung in gedrängter Form dargelegt wird, inwiefern der angefochtene Entscheid Recht verletzt (<ref-law>). Die entsprechenden Vorbringen müssen sachbezogen sein, damit aus der Beschwerdeschrift ersichtlich ist, in welchen Punkten und weshalb der angefochtene Entscheid beanstandet wird. Ob die vorliegende Eingabe diesen Anforderungen genügt, ist fraglich, kann aber offen bleiben, zumal sich die Beschwerde als offensichtlich unbegründet erweist und im vereinfachten Verfahren nach <ref-law> (mit summarischer Begründung und unter Verzicht auf Einholung von Akten und Vernehmlassungen) abgewiesen werden kann.
3. Die Beschwerdeführer scheinen zu verkennen, dass das Bundesverwaltungsgericht nicht frei darüber befinden kann, ob es einen Kostenvorschuss erheben will. Vielmehr ist es gemäss <ref-law> gehalten, grundsätzlich von allen Beschwerdeführern einen Vorschuss in der Höhe der mutmasslichen Verfahrenskosten zu erheben. Es kann nur dann ganz oder teilweise auf einen Vorschuss verzichten, "wenn besondere Gründe vorliegen" (Satz 3), wobei die speziellen Gegebenheiten in Bezug auf die Leistung des Kostenvorschusses darzutun sind und einen Verzicht auf dessen Erhebung angezeigt erscheinen lassen müssen (vgl. Urteil 2A.536/2005 vom 16. September 2005, E. 3). Derartige Gründe sind vorliegend weder ersichtlich noch geltend gemacht.
Die Vorschussleistung dient im Übrigen allein dazu, für den Fall, dass die Beschwerdeführer mit ihren Anträgen unterliegen und deshalb kostenpflichtig werden (vgl. <ref-law>), die Abgeltung jenes Aufwands sicherzustellen, der dem Gericht durch das betreffende Verfahren entstanden ist. Weshalb diese allgemeine Pflicht zur Vorschussleistung im Fall der Beschwerdeführer eine "ungerechte Bestrafung" darstellen sollte, ist nicht nachvollziehbar. Schliesslich liegt die Höhe des Kostenvorschusses mit insgesamt 5'000 Franken zwar am oberen Rand des Zulässigen; dieser Betrag hält sich aber - angesichts eines Streitwerts von 70'000 Franken (Auskunft des Bundesverwaltungsgerichts vom 16. Juli 2008) - an den vorgegebenen Rahmen und ist insofern noch bundesrechtskonform (Art. 4 des Reglements vom 21. Februar 2008 über die Kosten und Entschädigungen vor dem Bundesverwaltungsgericht [SR 173.320.2] sieht für Verfahren mit einem Streitwert zwischen 50'000 und 100'000 Franken eine Gerichtsgebühr von 1'500 bis 5'000 Franken vor). Aus dem Umstand, dass die Beschwerdeführer in einem früheren (noch von der Eidgenössischen Steuerrekurskommission geführten) Verfahren einen geringeren Kostenvorschuss von offenbar bloss 600 Franken bezahlen mussten, können sie schon deshalb nichts für sich ableiten, weil der Streitwert damals bloss 6'000 Franken betragen hatte.
4. Bei diesem Verfahrensausgang werden die Beschwerdeführer kostenpflichtig (vgl. Art. 65 f. BGG). Parteientschädigung ist keine auszurichten (vgl. <ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 1'000.-- werden den Beschwerdeführern unter Solidarhaft auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Beschwerdeführern, der Eidgenössischen Steuerverwaltung und dem Bundesverwaltungsgericht, Abteilung I, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 22. Juli 2008
Im Namen der II. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Das präsidierende Mitglied: Der Gerichtsschreiber:
Hungerbühler Häberli | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['f73b2ba9-fcec-4607-8de5-8ca22850d978'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'd130972d-1421-4918-836c-c4feaeefa0c4', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'b8b47e6c-f619-4f6a-9346-63266c4aa41a', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af0265d2-f759-4a21-86a3-978070b4d0f5'] |
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Faits:
A. Par décision du 18 octobre 1995, le Conseil d'Etat du canton de Neuchâtel a autorisé X._ à pratiquer la médecine dans ce canton. L'intéressé a ouvert à Y._ un cabinet médical comme spécialiste FMH en chirurgie orthopédique. A la suite de l'ouverture d'une procédure pénale à son encontre pour actes d'ordre sexuel, actes sexuels et abus de détresse sur plusieurs de ses patientes, X._ s'est vu retirer à titre provisoire son autorisation de pratiquer par le Département de la justice, de la santé et de la sécurité du canton de Neuchâtel (ci-après: le Département cantonal) le 7 juin 1997, mesure confirmée par arrêt du Tribunal administratif du canton de Neuchâtel du 14 juillet 1997. Par décision du 4 mai 1998, le Département cantonal a toutefois autorisé l'intéressé à pratiquer en qualité de chirurgien orthopédique auprès d'une clinique privée, à Z._. Cette autorisation, qui était provisoire et devait déployer ses effets jusqu'à droit connu sur le plan pénal, était subordonnée à la condition que X._ ne se trouve jamais seul avec ses patients et que la clinique veille, sous sa responsabilité, à l'application rigoureuse de cette condition.
Le 3 février 2000, le Tribunal correctionnel du district de Y._ a condamné X._ pour actes d'ordre sexuel commis sur une personne incapable de discernement ou de résistance (<ref-law>) et abus de la détresse (<ref-law>) à une peine de dix-huit mois d'emprisonnement avec sursis pendant cinq ans, ainsi qu'au paiement d'indemnités pour tort moral à deux de ses victimes. Ce jugement a été confirmé le 14 août 2001 par la Cour de cassation pénale du Tribunal cantonal neuchâtelois et le 31 octobre 2001 par la Cour de cassation pénale du Tribunal fédéral. Cette condamnation repose sur des faits survenus à fin 1992 ou début 1993 et, principalement, de décembre 1996 à février 1997. L'intéressé a notamment caressé les seins d'une patiente, massé les fesses, léché un sein et caressé le vagin d'une deuxième patiente et entretenu deux relations sexuelles complètes avec une troisième.
Le 3 février 2000, le Tribunal correctionnel du district de Y._ a condamné X._ pour actes d'ordre sexuel commis sur une personne incapable de discernement ou de résistance (<ref-law>) et abus de la détresse (<ref-law>) à une peine de dix-huit mois d'emprisonnement avec sursis pendant cinq ans, ainsi qu'au paiement d'indemnités pour tort moral à deux de ses victimes. Ce jugement a été confirmé le 14 août 2001 par la Cour de cassation pénale du Tribunal cantonal neuchâtelois et le 31 octobre 2001 par la Cour de cassation pénale du Tribunal fédéral. Cette condamnation repose sur des faits survenus à fin 1992 ou début 1993 et, principalement, de décembre 1996 à février 1997. L'intéressé a notamment caressé les seins d'une patiente, massé les fesses, léché un sein et caressé le vagin d'une deuxième patiente et entretenu deux relations sexuelles complètes avec une troisième.
B. Le 5 juillet 2002, le Département cantonal a retiré à X._ son autorisation de pratiquer comme médecin pour une durée de quatre ans, avec effet dès le 1er octobre 2002, sous déduction de onze mois déjà exécutés (soit de juin 1997 à mai 1998).
Saisi d'un recours contre cette décision, le Tribunal administratif, par arrêt du 16 juin 2004, l'a partiellement admis et a réduit la durée du retrait de l'autorisation de pratiquer la profession de médecin à deux ans, sous déduction de onze mois déjà exécutés. Il a retenu en substance que l'autorisation conditionnelle de pratiquer dont X._ bénéficiait depuis mai 1998 ne pouvait pas être rangée dans la liste des sanctions disciplinaires exhaustivement énumérées par la loi et que, n'étant pas assimilable à un retrait partiel de l'autorisation, ne pouvait être maintenue; cela étant, la durée de quatre ans du retrait de l'autorisation n'était pas conforme au principe de la proportionnalité, compte tenu principalement de l'écoulement du temps depuis les faits litigieux, et un retrait d'une durée de deux ans apparaissait approprié à l'ensemble des circonstances.
Saisi d'un recours contre cette décision, le Tribunal administratif, par arrêt du 16 juin 2004, l'a partiellement admis et a réduit la durée du retrait de l'autorisation de pratiquer la profession de médecin à deux ans, sous déduction de onze mois déjà exécutés. Il a retenu en substance que l'autorisation conditionnelle de pratiquer dont X._ bénéficiait depuis mai 1998 ne pouvait pas être rangée dans la liste des sanctions disciplinaires exhaustivement énumérées par la loi et que, n'étant pas assimilable à un retrait partiel de l'autorisation, ne pouvait être maintenue; cela étant, la durée de quatre ans du retrait de l'autorisation n'était pas conforme au principe de la proportionnalité, compte tenu principalement de l'écoulement du temps depuis les faits litigieux, et un retrait d'une durée de deux ans apparaissait approprié à l'ensemble des circonstances.
C. Agissant par la voie du recours de droit public, X._ demande au Tribunal fédéral, sous suite de frais et dépens, d'annuler l'arrêt du Tribunal administratif du 16 juin 2004. Il se plaint de la violation des art. 27 et 36 Cst. ainsi que d'une application arbitraire du droit cantonal.
Le Tribunal administratif et le Département cantonal concluent tous deux au rejet du recours. | Le Tribunal fédéral considère en droit:
Le Tribunal fédéral considère en droit:
1. 1.1 Formé en temps utile, dans les formes prescrites par la loi, contre une décision finale prise en dernière instance cantonale et touchant le recourant dans ses intérêts juridiquement protégés, le recours est recevable au regard des art. 84 ss OJ.
1.2 Le dossier complet de la cause ayant été produit, la réquisition y relative présentée par le recourant est devenue sans objet.
1.2 Le dossier complet de la cause ayant été produit, la réquisition y relative présentée par le recourant est devenue sans objet.
2. 2.1 Invoquant les art. 27 et 36 Cst., le recourant fait valoir que le retrait de son autorisation de pratiquer pour une durée de deux ans viole le principe de la proportionnalité, dès lors que l'autorité intimée n'a pas tenu compte du retrait partiel que constitue l'autorisation provisoire conditionnelle de pratiquer qui régit son activité professionnelle depuis le 4 mai 1998; en retenant que cette mesure était dépourvue de base légale et en faisant abstraction des restrictions apportées à l'exercice de sa profession pendant plusieurs années, le Tribunal administratif a en outre fait preuve d'arbitraire.
2.2 Selon l'art. 27 Cst., la liberté économique est garantie (al. 1); elle comprend notamment le libre choix de la profession, le libre accès à une activité économique lucrative privée et son libre exercice (al. 2). Cette liberté protège toute activité économique privée, exercée à titre professionnel et tendant à la production d'un gain ou d'un revenu (cf. Message du Conseil fédéral du 20 novembre 1996 relatif à une nouvelle Constitution fédérale, in FF 1997 I p. 1 ss, p. 176), telle celle de médecin (cf. dans ce sens <ref-ruling> consid. 1).
Aux termes de l'art. 36 Cst., toute restriction d'un droit fondamental doit être fondée sur une base légale; les restrictions graves doivent être prévues par une loi; les cas de danger sérieux, direct et imminent sont réservés (al. 1); toute restriction d'un droit fondamental doit être justifiée par un intérêt public ou par la protection d'un droit fondamental d'autrui (al. 2); toute restriction d'un droit fondamental doit être proportionnée au but visé (al. 3); l'essence des droits fondamentaux est inviolable (al. 4).
En interdisant au recourant d'exercer l'activité de médecin pendant deux ans, le retrait mis en cause constitue une restriction grave à sa liberté économique et doit reposer sur une loi au sens formel (cf. art. 36 al. 1 Cst.). En outre, le Tribunal fédéral examine librement et avec plein pouvoir d'examen si l'exigence de l'intérêt public (art. 36 al. 2 Cst.) et de la proportionnalité (cf. art. 36 al. 3 Cst.) sont respectés (cf. <ref-ruling> consid. 3a p. 217; <ref-ruling> consid. 4a p. 244 et les références citées).
2.3 La mesure incriminée se fonde sur l'art. 57 de la loi de santé neuchâteloise du 6 février 1995 (ci-après: LS/NE). Selon cette disposition légale, l'autorisation d'exercer une profession médicale est retirée si les conditions de son octroi ne sont plus réunies ou s'il survient un motif de refus (al. 1 lettre a; en relation avec l'art. 56 LS/NE); il en va de même si son titulaire est incapable d'exercer sa profession ou s'il manque à ses devoirs professionnels (al. 1 lettre b); ce retrait peut porter sur une partie ou sur la totalité de l'autorisation, définitivement ou pour un temps déterminé (al. 2).
Il n'est pas contesté que la sanction querellée repose sur une base légale suffisante et qu'elle répond à un intérêt public. Reste à examiner si elle respecte le principe de la proportionnalité.
Il n'est pas contesté que la sanction querellée repose sur une base légale suffisante et qu'elle répond à un intérêt public. Reste à examiner si elle respecte le principe de la proportionnalité.
3. 3.1 Le principe de la proportionnalité (cf. art. 5 al. 2 Cst.) comprend la règle d'adéquation, qui exige que le moyen choisi soit propre à atteindre le but fixé, la règle de nécessité, qui impose qu'entre plusieurs moyens adaptés, soit choisi celui qui porte l'atteinte la moins grave aux intérêts privés, ainsi que la règle de proportionnalité au sens étroit, qui exige que la gravité des effets de la mesure sur la situation de l'administré soit mise en balance avec l'impact attendu en fonction de l'intérêt public (<ref-ruling> consid. 3.5.1 p. 69; <ref-ruling> consid. 5.1 p. 297 et les arrêts cités).
3. 3.1 Le principe de la proportionnalité (cf. art. 5 al. 2 Cst.) comprend la règle d'adéquation, qui exige que le moyen choisi soit propre à atteindre le but fixé, la règle de nécessité, qui impose qu'entre plusieurs moyens adaptés, soit choisi celui qui porte l'atteinte la moins grave aux intérêts privés, ainsi que la règle de proportionnalité au sens étroit, qui exige que la gravité des effets de la mesure sur la situation de l'administré soit mise en balance avec l'impact attendu en fonction de l'intérêt public (<ref-ruling> consid. 3.5.1 p. 69; <ref-ruling> consid. 5.1 p. 297 et les arrêts cités).
3.2 3.2.1 Dans son examen de la proportionnalité de la mesure infligée au recourant par le Département cantonal - qui l'a amené à réduire la durée du retrait de l'autorisation de pratiquer de quatre à deux ans - le Tribunal administratif s'est principalement fondé sur l'écoulement du temps depuis les faits incriminés (dont les plus récents remontent au mois de février 1997), tout en relevant que du printemps 1998 au début 2002 l'autorité cantonale de première instance n'avait procédé qu'à une seule opération dans le dossier. La cour cantonale a également tenu compte, entre autres éléments, du fait que le travail du recourant - qui n'était certes autorisé à recevoir des patients en milieu hospitalier depuis mai 1998 qu'en présence d'une tierce personne - n'avait pas donné lieu à des plaintes.
3.2.2 En revanche, le Tribunal administratif n'a examiné les restrictions qui avaient été imposées au recourant dans l'exercice de sa profession en mai 1998 que pour écarter sa conclusion tendant au maintien de son autorisation de travailler sous condition, au motif qu'une telle mesure n'était pas prévue par l'art. 57 al. 2 LS/NE. Autrement dit, il a considéré que les limitations apportées à l'exercice de la profession de médecin indépendant du recourant ne pouvaient pas être assimilées à une forme de retrait partiel de l'autorisation de pratiquer au sens de l'art. 57 al. 2 LS/NE.
Une telle interprétation de cette norme cantonale peut paraître discutable, voire critiquable, dans la mesure où, selon le principe de "qui peut le plus peut le moins", l'autorité qui est compétente pour octroyer une autorisation de pratiquer la profession de médecin et pour en ordonner le retrait total ou partiel devrait aussi l'être pour subordonner l'exercice de ladite profession à certaines conditions. D'autant que le texte de l'art. 57 al. 2 LS/NE prévoit expressément que le retrait peut porter "sur une partie" de l'autorisation. L'interprétation faite par la cour cantonale n'est pas pour autant arbitraire (cf. sur la notion d'arbitraire, <ref-ruling> consid. 2.1 p. 9, 173 consid. 3.1 p. 178 et les arrêts cités).
3.2.3 Même si le statut auquel le recourant est soumis depuis le 4 mai 1998 n'est pas expressément prévu par la loi, il convient de constater que le Département cantonal s'est efforcé d'aménager à l'égard de l'intéressé des modalités d'exercice de la profession qui réduisent le risque de récidive. C'est ainsi que le recourant n'a plus été autorisé à consulter dans son cabinet mais uniquement dans une salle d'auscultation d'une clinique privée. En outre, une assistante dépendant de l'établissement a été chargée, sous la surveillance de la clinique, de faire en sorte que le recourant ne se trouve jamais seul avec des patients. Pour les interventions chirurgicales, la clinique a également pris les dispositions utiles pour que le recourant soit toujours entouré de l'équipe du bloc opératoire ainsi que du médecin anesthésiste et de son assistant. Or ce régime, examiné à l'aune des buts visés par les mesures disciplinaires, a empêché tout écart de conduite de la part du recourant et a assurément contribué au maintien de l'ordre dans la profession, à la sauvegarde du bon renom du corps médical, ainsi qu'au rétablissement de la confiance des patients. Il a entraîné, pour le recourant, des conséquences financières non négligeables et l'a probablement amené à comprendre qu'il devait adopter un comportement conforme aux exigences de son métier. De telles mesures constituent indéniablement des restrictions importantes à l'exercice de cette activité et, de ce fait, peuvent être apparentées à une sanction disciplinaire, surtout si l'on considère que ces limitations sont en vigueur depuis plus de six ans et demi.
3.2.4 Tout bien considéré, il y a lieu de retenir que la mesure de retrait total de deux ans, sous déduction de onze mois déjà exécutés, s'avère disproportionnée à l'ensemble des circonstances du cas concret. Car l'autorité intimée a omis de tenir compte, sous l'angle de l'examen du principe de la proportionnalité, également des effets et de la longue durée des restrictions apportées le 4 mai 1998 à l'exercice de la profession du recourant. Il appartient ainsi aux autorités cantonales de prononcer à l'égard du recourant une mesure disciplinaire qui prend en considération également ces éléments.
3.2.4 Tout bien considéré, il y a lieu de retenir que la mesure de retrait total de deux ans, sous déduction de onze mois déjà exécutés, s'avère disproportionnée à l'ensemble des circonstances du cas concret. Car l'autorité intimée a omis de tenir compte, sous l'angle de l'examen du principe de la proportionnalité, également des effets et de la longue durée des restrictions apportées le 4 mai 1998 à l'exercice de la profession du recourant. Il appartient ainsi aux autorités cantonales de prononcer à l'égard du recourant une mesure disciplinaire qui prend en considération également ces éléments.
4. Vu ce qui précède, le recours doit être admis et l'arrêt attaqué annulé. Le canton de Neuchâtel, dont l'intérêt pécuniaire n'est pas en cause, n'a pas à supporter les frais judiciaires (art. 156 al. 2 OJ). En revanche, il doit verser au recourant une indemnité à titre de dépens (art. 159 al. 1 OJ). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est admis et l'arrêt attaqué est annulé.
1. Le recours est admis et l'arrêt attaqué est annulé.
2. Il n'est pas perçu d'émolument judiciaire.
2. Il n'est pas perçu d'émolument judiciaire.
3. L'Etat de Neuchâtel versera au recourant une indemnité de 3'000 fr. à titre de dépens.
3. L'Etat de Neuchâtel versera au recourant une indemnité de 3'000 fr. à titre de dépens.
4. Le présent arrêt est communiqué en copie au mandataire du recourant, au Département de la justice, de la santé et de la sécurité ainsi qu'au Tribunal administratif du canton de Neuchâtel.
Lausanne, le 7 février 2005
Au nom de la IIe Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le président: Le greffier: | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['e09003e9-b166-4bb7-a9b2-ea19a7a2c1af', '485350d5-b600-4853-8bfa-4bc776eab627', '570c0de9-9bfd-41f6-b3b6-929d9d926fb7', 'bd363434-bdcd-416d-ae47-565d850ee6c1', '9cdde2da-f7d4-4aab-9c18-47ebe0dc360f', 'c985477b-8e83-4525-8e04-28850a2530e0'] | ['af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5'] |
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Sachverhalt:
A. Der Fürsorgefonds der Firma X._ & Cie AG (nachfolgend: Fürsorgefonds) richtete dem am 27. Juni 1937 geborenen M._ ab 1. März 1991 eine halbe Invalidenrente der beruflichen Vorsorge in der Höhe von 40 % des Jahreslohnes aus, welche Fr. 10'141.80 pro Jahr betrug und einen BVG-Anteil von Fr. 3132.- umfasste, sowie ab 1. September 1999 eine ganze Invalidenrente in der Höhe von jährlich Fr. 21'122.40, darin eingeschlossen ein der Teuerung angepasster obligatorischer Anteil von Fr. 7000.- pro Jahr.
Mit Schreiben vom 17. Juni 2002 teilte der Fürsorgefonds dem Versicherten mit, die bisherige Invalidenrente werde ab 1. Juli 2002 durch eine reglementarische Altersrente in der Höhe von jährlich Fr. 15'514.80 (BVG-Altersrente Fr. 10'018.05) abgelöst. M._ wandte sich am 31. Dezember 2002 an den Fürsorgefonds und verlangte insbesondere die Ausrichtung der Altersrente ab 1. Juli 2002 in gleicher Höhe wie die bis zu diesem Zeitpunkt ausgerichtete Invalidenrente. Der Fürsorgefonds lehnte dieses Ersuchen mit Schreiben vom 7. Februar 2003 ab.
Mit Schreiben vom 17. Juni 2002 teilte der Fürsorgefonds dem Versicherten mit, die bisherige Invalidenrente werde ab 1. Juli 2002 durch eine reglementarische Altersrente in der Höhe von jährlich Fr. 15'514.80 (BVG-Altersrente Fr. 10'018.05) abgelöst. M._ wandte sich am 31. Dezember 2002 an den Fürsorgefonds und verlangte insbesondere die Ausrichtung der Altersrente ab 1. Juli 2002 in gleicher Höhe wie die bis zu diesem Zeitpunkt ausgerichtete Invalidenrente. Der Fürsorgefonds lehnte dieses Ersuchen mit Schreiben vom 7. Februar 2003 ab.
B. M._ liess am 10. Februar 2003 unter Hinweis auf die Rechtsprechung des Eidgenössischen Versicherungsgerichts gemäss <ref-ruling> Klage einreichen mit dem Antrag, es sei der Fürsorgefonds anzuweisen, ihm die seit 1991 zur Auszahlung gelangte Invalidenrente in der bisherigen Höhe und unter Ausrichtung der gesetzlich und reglementarisch vorgesehenen Teuerungszulagen über das Pensionsalter hinaus weiter zu gewähren. Mit Entscheid vom 22. August 2003 wies das Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich die Klage ab.
B. M._ liess am 10. Februar 2003 unter Hinweis auf die Rechtsprechung des Eidgenössischen Versicherungsgerichts gemäss <ref-ruling> Klage einreichen mit dem Antrag, es sei der Fürsorgefonds anzuweisen, ihm die seit 1991 zur Auszahlung gelangte Invalidenrente in der bisherigen Höhe und unter Ausrichtung der gesetzlich und reglementarisch vorgesehenen Teuerungszulagen über das Pensionsalter hinaus weiter zu gewähren. Mit Entscheid vom 22. August 2003 wies das Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich die Klage ab.
C. Mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde lässt M._ das vor der Vorinstanz gestellte Rechtsbegehren erneuern. Der Fürsorgefonds schliesst auf Abweisung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde. Das kantonale Gericht verzichtet auf eine Vernehmlassung. Das Bundesamt für Sozialversicherung verweist in seiner Vernehmlassung auf <ref-ruling>, enthält sich aber eines Antrags. | Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
1. 1.1 Für den obligatorischen Bereich der beruflichen Vorsorge sieht Art. 26 Abs. 3 Satz 1 BVG vor, dass der Anspruch auf Invalidenleistungen mit dem Tode des Anspruchsberechtigten oder mit dem Wegfall der Invalidität erlischt. Im Unterschied zur Rente der Invalidenversicherung ist demnach die BVG-Invalidenrente eine Leistung auf Lebenszeit; sie wird nicht durch die BVG-Altersrente abgelöst, wenn der Bezüger das gesetzliche Rücktrittsalter (Art. 13 Abs. 1 BVG) erreicht (<ref-ruling>; vgl. auch <ref-ruling> Erw. 3a; Urteile B. vom 23. März 2001, B 2/00, und M. vom 14. März 2001, B 69/99; Jürg Brühwiler, Obligatorische berufliche Vorsorge, in: Schweizerisches Bundesverwaltungsrecht [SBVR], Soziale Sicherheit, S. 38 Rz 91; Erich Peter, Die Koordination von Invalidenrenten, Zürich 1997, S. 147). Hingegen kann reglementarisch vorgesehen werden, dass die Invalidenrente bei Erreichen des Rücktrittsalters in eine Altersrente überführt wird. In diesem Falle muss die sie ablösende Altersrente mindestens der bisherigen Invalidenleistung entsprechen, d.h. gleichwertig sein (Urteil B. vom 23. März 2001, B 2/00, Erw. 2b).
1.2 Den Grundsatz, dass die Invalidenrente lebenslänglich ausgerichtet wird beziehungsweise die Altersrente mindestens gleich hoch wie die bis zur Pensionierung gewährte Invalidenrente sein muss, hat das Eidgenössische Versicherungsgericht in <ref-ruling> auf den weitergehenden Bereich der beruflichen Vorsorge ausgedehnt. Dabei führte es zur Begründung an, dass die Ablösung der Invalidenrente durch eine niedrigere Altersrente dem Verständnis, das der Gesetzgeber vom System der beruflichen Vorsorge habe, widerspräche. Zum einen liesse sie sich nicht vereinbaren mit dem im Bereich der beruflichen Vorsorge allgemein geltenden Grundsatz, dass die versicherte Person bei Erreichen des Rentenalters ihre gewohnte Lebenshaltung solle fortsetzen können. Zum andern sei die Verminderung der Altersvorsorge auf die Invalidität selbst zurückzuführen, welche die weitere Finanzierung der Altersvorsorge verhindert habe, sodass es sich um eine Altersrente handelte, für welche die versicherte Person wegen ihrer Invalidität nicht in demselben Masse habe Beiträge entrichten können wie die anderen Versicherten, die bis zum Erreichen des Rentenalters gearbeitet hätten.
1.3 Sowohl das ab 1. Januar 1985 gültige Reglement des Beschwerdegegners wie auch das ab 1. Januar 1997 geltende bestimmen, dass bei Eintritt ins Rentenalter die Invalidenrente durch eine Altersrente abgelöst wird (Art. 9 Abs. 2 und 8 Reglement 1985; Art.8 Abs. 3 Reglement 1987). Bei dieser statutarischen Ausgangslage führen Invalidität und Alter zu zwei verschiedenen Versicherungsfällen (<ref-ruling> Erw. 3a, 118 V 100), weshalb sich der Anspruch auf eine Altersrente, wie die Vorinstanz zutreffend erwogen hat, nach Massgabe des Reglementes 1997 beurteilt, unter Beachtung der übergangsrechtlichen Bestimmungen, wogegen für den 1991 eingetretenen Versicherungsfall Invalidität das frühere Reglement 1985 weiterhin anwendbar bleibt (Art. 31 Abs. 1 Reglement 1997).
Nach Art. 9 Abs. 2 Reglement 1985 erhält ein Versicherter, der vor Erreichen des Rentenalters vollinvalid wird, bis zum Rücktrittsalter eine Vollinvalidenrente. Diese beträgt 40 % des Jahreslohnes (Art. 9 Abs. 3 Reglement 1985). Wird ein Versicherter vollinvalid, so entfällt für ihn und die Arbeitgeberfirma die Beitragspflicht. Während der Dauer der Invalidität werden gleichwohl nach Art. 6 die Altersgutschriften weiter gutgeschrieben. Diese berechnen sich nach dem in Art. 4 Abs. 1 festgelegten versicherten Lohn (Art. 9 Abs. 5 Reglement 1985). Erreicht ein vollinvalider Rentenbezüger das Rentenalter, so erhält er eine Altersrente (Art. 9 Abs. 8 Reglement 1985). Nach Art. 7 Reglement 1997 gelangt beim Erleben des Rücktrittsalters eine Altersrente zur Auszahlung, die (vorbehältlich Art. 14) lebenslänglich ausgerichtet wird (Abs. 1). Die Höhe der Altersrente ergibt sich durch Umwandlung des zu Beginn des Anspruchs auf die Altersrente vorhandenen Sparkapitals (Alterskapitals) nach den in diesem Zeitpunkt gültigen Kollektiv-Lebensversicherungstarifen. Bei Bezug einer Invalidenrente entspricht die Altersrente mindestens der Invalidenrente gemäss BVG (Abs. 2).
Nach Art. 9 Abs. 2 Reglement 1985 erhält ein Versicherter, der vor Erreichen des Rentenalters vollinvalid wird, bis zum Rücktrittsalter eine Vollinvalidenrente. Diese beträgt 40 % des Jahreslohnes (Art. 9 Abs. 3 Reglement 1985). Wird ein Versicherter vollinvalid, so entfällt für ihn und die Arbeitgeberfirma die Beitragspflicht. Während der Dauer der Invalidität werden gleichwohl nach Art. 6 die Altersgutschriften weiter gutgeschrieben. Diese berechnen sich nach dem in Art. 4 Abs. 1 festgelegten versicherten Lohn (Art. 9 Abs. 5 Reglement 1985). Erreicht ein vollinvalider Rentenbezüger das Rentenalter, so erhält er eine Altersrente (Art. 9 Abs. 8 Reglement 1985). Nach Art. 7 Reglement 1997 gelangt beim Erleben des Rücktrittsalters eine Altersrente zur Auszahlung, die (vorbehältlich Art. 14) lebenslänglich ausgerichtet wird (Abs. 1). Die Höhe der Altersrente ergibt sich durch Umwandlung des zu Beginn des Anspruchs auf die Altersrente vorhandenen Sparkapitals (Alterskapitals) nach den in diesem Zeitpunkt gültigen Kollektiv-Lebensversicherungstarifen. Bei Bezug einer Invalidenrente entspricht die Altersrente mindestens der Invalidenrente gemäss BVG (Abs. 2).
2. 2.1 Im zur Publikation in der Amtlichen Sammlung vorgesehenen Urteil K. vom 24. Juni 2004 (B 106/02) hat sich das Eidgenössische Versicherungsgericht eingehend mit der im Schrifttum geäusserten Kritik an der Rechtsprechung gemäss <ref-ruling> auseinandergesetzt und seine Rechtsprechung geändert. Danach steht es den Vorsorgeeinrichtungen im weitergehenden Bereich der beruflichen Vorsorge frei zu bestimmen, dass der Anspruch auf eine Invalidenrente nur bis zum Erreichen des Rentenalters besteht, bzw. Altersleistungen zu erbringen, die geringer als die vor Erreichen des Pensionierungsalters ausgerichtete Invalidenrente sind. Das Gericht erwog, der in <ref-ruling> herangezogene allgemeine Grundsatz der beruflichen Vorsorge, gemäss welchem die versicherte Person bei Erreichen des Rentenalters die gewohnte Lebenshaltung solle fortsetzen können, vermöge als Stütze nicht zu überzeugen. Die Verfassungsbestimmung des <ref-law> beinhalte einen blossen Auftrag an den Gesetzgeber, sodass daraus kein konkreter, klagbarer Leistungsanspruch auf eine Vorsorgeleistung abgeleitet werden könne. Zudem gehe das in <ref-law> festgeschriebene Leistungsziel der beruflichen Vorsorge - die Fortsetzung der gewohnten Lebenshaltung in angemessener Weise - von einer vollständigen Beitrags- bzw. Versicherungsdauer in der ersten und der zweiten Säule aus. Ebenso wenig treffe die in <ref-ruling> angeführte Begründung zu, wonach die Verminderung der Altersvorsorge auf die Invalidität selber zurückzuführen sei, welche die weitere Finanzierung der Altersvorsorge verhindert habe. Denn die meisten Vorsorgepläne, die temporäre Invalidenrenten vorsehen, die bei Erreichen des reglementarischen Rücktrittsalters durch Altersleistungen abgelöst werden, würden das Institut der so genannten Beitragsbefreiung kennen, indem während der Dauer der Invalidität bis zum Erreichen des Rücktrittsalters auf dem im Zeitpunkt des Eintritts der Invalidität versicherten Lohn die Beiträge für die Altersversicherung weiter geäufnet werden, sodass im selben Ausmass Beiträge für die Altersversicherung gutgeschrieben werden wie bei einem aktiven Vorsorgenehmer mit dem gleichen versicherten Lohn (vgl. auch Art. 34 Abs. 1 lit. b BVG in Verbindung mit Art. 14 BVV2 für das Obligatorium). Die Rechtsprechung gemäss <ref-ruling> verletze auch das Äquivalenzprinzip, welches das versicherungstechnische Gleichgewicht von Einnahmen und Ausgaben zum Zweck habe, da die Vorsorgeeinrichtungen ohne entsprechende reglementarische Grundlage zur Ausrichtung von Leistungen verpflichtet würden, für welche in der Vergangenheit keine Beiträge bezahlt worden seien. Denn die Berechnungsgrundlagen für die temporären Invalidenrenten beruhten stets auf der Annahme, dass mit Erreichen des Rücktrittsalters eine Ablösung durch in der Regel tiefere Altersleistungen stattfinde. Als entscheidender Gesichtspunkt komme der Grundsatz hinzu, wonach die Vorsorgeeinrichtungen im Bereich der weitergehenden Vorsorge bei der Festsetzung der Leistungen im Rahmen von Art. 49 Abs. 2 BVG und der verfassungsmässigen Schranken (wie Rechtsgleichheit, Willkürverbot und Verhältnismässigkeit) hinsichtlich der Vertragsgestaltung grundsätzlich frei sind. Dieses Prinzip verbiete es, die Vorsorgeeinrichtungen auch im weitergehenden Bereich der beruflichen Vorsorge zu verpflichten, die Invalidenrente über das Erreichen des Rentenalters hinaus auszurichten bzw. Altersleistungen zu erbringen, die mindestens der vor Erreichen des Pensionierungsalters ausgerichteten Invalidenrente entsprechen.
2.2 Im Lichte dieser höchstrichterlichen Rechtsprechungsänderung gemäss Urteil K. vom 24. Juni 2004 erweist sich der angefochtene Entscheid, mit welchem das kantonale Gericht die Rechtsprechungsänderung vorweg genommen hat, in allen Teilen als richtig. Die Einwendungen in der Verwaltungsgerichtsbeschwerde erschöpfen sich im Wesentlichen darin, dass die Altersleistung der beruflichen Vorsorge zusammen mit der AHV-Altersrente den verfassungsrechtlichen Auftrag nicht erfülle. Das verfassungsrechtliche Leistungsziel, wonach die berufliche Vorsorge zusammen mit der AHV die Fortsetzung der gewohnten Lebenshaltung in angemessener Weise ermöglichen soll (<ref-law>), was Rentenleistungen von 60 bis 70 % des letzten Verdienstes entspricht (Botschaft des Bundesrates zum Bundesgesetz über die berufliche Alters-, Hinterlassenen- und Invalidenvorsorge vom 19. Dezember 1975, BBl 1976 I S. 157; Pierre-Yves Greber, Kommentar zu Art. 34quater aBV, Rz 84 ff. ; Hans Michael Riemer, Das Recht der beruflichen Vorsorge in der Schweiz, S. 30 Rz 18) setzt voraus, dass der Versicherte in der beruflichen Vorsorge eine vollständige Beitragsdauer für das Risiko Alter aufweist, d.h. ab dem Kalenderjahr nach Vollendung des 24. Altersjahres (Art. 7 Abs. 1 BVG) ohne Unterbruch in der beruflichen Vorsorge versichert ist. Genau dies trifft hier nicht zu. Der 1937 geborene Beschwerdeführer hat bei In-Kraft-Treten des BVG im Jahre 1985 nur ein kleines Guthaben von Fr. 2028.80 aus einer vorobligatorischen Vorversicherung eingebracht und weist damit zwangsläufig mit weniger als der Hälfte (1985 bis 2002) bei weitem keine vollständige Beitragsdauer für das Risiko Alter auf. Der Beschwerdegegner hat daher die dem Beschwerdeführer ab 1. Juli 2002 zustehende Altersrente zu Recht tiefer angesetzt als die bis zum Erreichen des Rentenalters ausgerichtete reglementarische, überobligatorische Invalidenrente, welche im Übrigen am Leistungsprimat orientiert war.
2.2 Im Lichte dieser höchstrichterlichen Rechtsprechungsänderung gemäss Urteil K. vom 24. Juni 2004 erweist sich der angefochtene Entscheid, mit welchem das kantonale Gericht die Rechtsprechungsänderung vorweg genommen hat, in allen Teilen als richtig. Die Einwendungen in der Verwaltungsgerichtsbeschwerde erschöpfen sich im Wesentlichen darin, dass die Altersleistung der beruflichen Vorsorge zusammen mit der AHV-Altersrente den verfassungsrechtlichen Auftrag nicht erfülle. Das verfassungsrechtliche Leistungsziel, wonach die berufliche Vorsorge zusammen mit der AHV die Fortsetzung der gewohnten Lebenshaltung in angemessener Weise ermöglichen soll (<ref-law>), was Rentenleistungen von 60 bis 70 % des letzten Verdienstes entspricht (Botschaft des Bundesrates zum Bundesgesetz über die berufliche Alters-, Hinterlassenen- und Invalidenvorsorge vom 19. Dezember 1975, BBl 1976 I S. 157; Pierre-Yves Greber, Kommentar zu Art. 34quater aBV, Rz 84 ff. ; Hans Michael Riemer, Das Recht der beruflichen Vorsorge in der Schweiz, S. 30 Rz 18) setzt voraus, dass der Versicherte in der beruflichen Vorsorge eine vollständige Beitragsdauer für das Risiko Alter aufweist, d.h. ab dem Kalenderjahr nach Vollendung des 24. Altersjahres (Art. 7 Abs. 1 BVG) ohne Unterbruch in der beruflichen Vorsorge versichert ist. Genau dies trifft hier nicht zu. Der 1937 geborene Beschwerdeführer hat bei In-Kraft-Treten des BVG im Jahre 1985 nur ein kleines Guthaben von Fr. 2028.80 aus einer vorobligatorischen Vorversicherung eingebracht und weist damit zwangsläufig mit weniger als der Hälfte (1985 bis 2002) bei weitem keine vollständige Beitragsdauer für das Risiko Alter auf. Der Beschwerdegegner hat daher die dem Beschwerdeführer ab 1. Juli 2002 zustehende Altersrente zu Recht tiefer angesetzt als die bis zum Erreichen des Rentenalters ausgerichtete reglementarische, überobligatorische Invalidenrente, welche im Übrigen am Leistungsprimat orientiert war.
3. In betraglicher Hinsicht sind die vom kantonalen Gericht übernommenen Zahlen des Fürsorgefonds nicht umstritten. Bei der Ermittlung des BVG-Anteils der bis Ende Juni 2002 ausgerichteten Invalidenleistung ist dem Beschwerdegegner indessen ein Rechenfehler unterlaufen. Bei den zukünftigen Altersgutschriften ab Dezember 1992 hat er für die Zeit vom 1. Januar 1993 bis 31. Dezember 2001 nur 108 % gutgeschrieben; neun Jahre mal 18 % Altersgutschriften ergeben indessen 162 %. Richtigerweise sind insgesamt 172,5 % von Fr. 32'707.50 gutzuschreiben, also Fr. 56'420.45, was zu einem zugrunde zu legenden BVG-Altersguthaben von Fr. 104'668.45 und bei einem Umwandlungssatz von 7,2 % zu einer Invalidenleistung von Fr. 7536.15 im Jahr führt. Zwar ändert sich im Ergebnis nichts, indem die nach dem Beitragsprimat ermittelte reglementarische Altersleistung von Fr. 15'514.80 (BVG-Altersrente Fr. 10'018.05) höher ist als die eben erwähnte BVG-Invalidenleistung.
Hinsichtlich der Frage der Teuerungsanpassung wird auf die Erwägungen des kantonalen Gerichts sowie auf <ref-ruling> Erw. 3.2.2 und 127 V 264 verwiesen. | Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich und dem Bundesamt für Sozialversicherung zugestellt.
Luzern, 19. August 2004
Im Namen des Eidgenössischen Versicherungsgerichts
Der Präsident der II. Kammer: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['c289d09f-34e0-4dc7-8d2f-3a63633b95b4', 'c289d09f-34e0-4dc7-8d2f-3a63633b95b4', '31586aae-5f6e-477f-ade6-1c4ea6d4bdc8', 'c289d09f-34e0-4dc7-8d2f-3a63633b95b4', 'c289d09f-34e0-4dc7-8d2f-3a63633b95b4', 'c289d09f-34e0-4dc7-8d2f-3a63633b95b4', 'c289d09f-34e0-4dc7-8d2f-3a63633b95b4', 'c289d09f-34e0-4dc7-8d2f-3a63633b95b4'] | ['53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf'] |
0b625e42-7ef6-4037-b88a-3dcf6c245be2 | 2,014 | fr | Considérant en fait et en droit :
1.
Par acte du 28 juin 2014, A._ a recouru auprès du Tribunal cantonal fribourgeois contre une décision de la Commission cantonale d'expropriation autorisant la prise de possession anticipée d'une partie (36 m2) de la parcelle n° 699 de la commune de Châbles. Invité à verser une avance de frais de 1'000 fr., le recourant n'a effectué aucun versement dans le délai imparti. Son recours a été déclaré irrecevable pour ce motif, par décision du 4 septembre 2014.
2.
Par acte du 7 octobre 2014, A._ déclare recourir contre cette décision. Le même recours a été adressé au Tribunal cantonal, qui l'a transmis le 10 octobre 2014 au Tribunal fédéral. Il n'a pas été demandé de réponse.
2.1. En vertu de l'art. 42 al. 1 et 2 LTF, les mémoires de recours doivent être motivés et exposer succinctement en quoi l'acte attaqué viole le droit. Il appartient donc au recourant de discuter au moins brièvement les considérants de la décision litigieuse (<ref-ruling> consid. 2.1 p. 245). Les griefs de violation des dispositions de droit cantonal - comme, en l'espèce, celles du droit de procédure administrative - sont en outre soumis à des exigences de motivation accrues (<ref-law>). Le recourant doit alors mentionner les principes constitutionnels qui n'auraient pas été respectés et expliquer de manière claire et précise en quoi ces principes auraient été violés; de même, il doit citer les dispositions du droit cantonal ou communal dont il se prévaut et démontrer en quoi ces dispositions auraient été appliquées arbitrairement ou d'une autre manière contraire au droit (<ref-ruling> consid. 2.8 p. 494).
En l'occurrence, le recourant se borne à faire état de sa volonté de recourir, sans élever le moindre grief à l'encontre de la décision attaquée.
2.2. Dénué de toute motivation, le recours doit par conséquent être déclaré irrecevable selon la procédure simplifiée prévue par l'<ref-law>. Conformément à l'<ref-law>, les frais judiciaires sont mis à la charge du recourant qui succombe. | Par ces motifs, le Président prononce :
1.
Le recours est irrecevable.
2.
Les frais judiciaires, arrêtés à 300 fr., sont mis à la charge du recourant.
3.
Le présent arrêt est communiqué au recourant, à la Commission d'expropriation du canton de Fribourg, à la Commune de Châbles et au Tribunal cantonal du canton de Fribourg, IIe Cour administrative.
Lausanne, le 22 octobre 2014
Au nom de la Ire Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le Président : Fonjallaz
Le Greffier : Kurz | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '5b4a68de-1e6d-4de4-b440-6da9b2d22e0c'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
0b62d306-a768-49e0-84b3-f9c03094aefe | 2,010 | de | Nach Einsicht
in die Beschwerde vom 30. Juni 2010 (Poststempel) gegen den Entscheid des Versicherungsgerichts des Kantons St. Gallen vom 27. Mai 2010,
in das Schreiben des Bundesgerichts vom 1. Juli 2010 an H._, wonach die Beschwerde die gesetzlichen Formerfordernisse hinsichtlich Antrag und Begründung nicht zu erfüllen scheine und eine Verbesserung nur innert der Beschwerdefrist möglich sei,
in die daraufhin von H._ am 12. Juli 2010 (Poststempel) eingereichte Eingabe, | in Erwägung,
dass ein Rechtsmittel gemäss Art. 42 Abs. 1 und 2 BGG unter anderem die Begehren und deren Begründung zu enthalten hat, wobei in der Begründung in gedrängter Form darzulegen ist, inwiefern der angefochtene Akt Recht verletzt,
dass die Beschwerde vom 30. Juni 2010 diesen inhaltlichen Mindestanforderungen nicht genügt, weil sie keinen rechtsgenüglichen Antrag enthält,
dass die Beschwerdeführerin einzig rügt, die Vorinstanz unterstelle ihr zu Unrecht, sie habe ihren Anspruch auf Ergänzungsleistungen deshalb nicht früher geltend gemacht, da sie auf eine höhere Leistung der Pensionskasse gehofft habe, weshalb sich die Frage stelle, ob die nicht rechtzeitig erfolgte Einreichung der EL-Anmeldung auf ein Versäumnis ihrer damaligen Rechtsvertretung (Procap, Schweizerischer Invaliden-Verband) zurückzuführen sei,
dass dies keine sachbezogene Begründung darstellt, nachdem der Beschwerdeführerin bereits im vorinstanzlichen Verfahren am 1. Februar 2010 mitgeteilt worden war, eine Klage gegen die ehemalige Rechtsvertretung wäre auf zivilrechtlichem Weg geltend zu machen,
dass auch sonst den Ausführungen nicht entnommen werden kann, inwiefern die Sachverhaltsfeststellung des kantonalen Gerichts im Sinne von <ref-law> - soweit überhaupt beanstandet - unzutreffend und die darauf beruhenden Erwägungen rechtsfehlerhaft sein sollen,
dass offen bleiben kann, ob die am 12. Juni 2010 der Post übergebene Eingabe vom 8. Juli 2010, mit welcher die Beschwerdeführerin die Wiederherstellung der Einreichungsfrist für die EL-Anmeldung beantragt, rechtzeitig eingereicht wurde, weil auch die Beschwerdeergänzung den Anforderungen an eine rechtsgenügliche Begründung nicht zu genügen vermöchte, da daraus wiederum nicht hervorgeht, inwiefern der vorinstanzliche Entscheid rechtsfehlerhaft sein soll,
dass deshalb im vereinfachten Verfahren nach <ref-law> auf die Beschwerde nicht einzutreten ist und in Anwendung von <ref-law> umständehalber auf die Erhebung von Gerichtskosten verzichtet wird, | erkennt der Präsident:
1. Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Versicherungsgericht des Kantons St. Gallen und dem Bundesamt für Sozialversicherungen schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 15. Juli 2010
Im Namen der II. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin:
U. Meyer Bollinger Hammerle | CH_BGer_009 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
0b62f177-b08f-4701-8ba9-5bf9774546e9 | 2,014 | de | Nach Einsicht
in die Beschwerde vom 4. Februar 2014 (Poststempel) gegen den Entscheid des Bundesverwaltungsgerichts vom 22. Januar 2014, | in Erwägung,
dass es sich beim angefochtenen Entscheid vom 22. Januar 2014 um einen Zwischenentscheid (<ref-ruling> E. 4.1 S. 480) handelt, der nur unter den Voraussetzungen des Art. 93 Abs. 1 BGG angefochten werden kann,
dass lit. b dieser Bestimmung ausser Betracht fällt, weil die Gutheissung der Beschwerde nicht sofort einen Endentscheid herbeiführen und damit einen bedeutenden Aufwand an Zeit oder Kosten für ein weitläufiges Beweisverfahren ersparen würde,
dass die Beschwerde deshalb nur zulässig wäre, wenn der vorinstanzliche Zwischenentscheid im Sinne von Art. 93 Abs. 1 lit. a BGG einen nicht wieder gutzumachenden Nachteil bewirken könnte,
dass in keiner Weise geltend gemacht wird noch ersichtlich ist, inwiefern der kantonale Gerichtsentscheid für den Beschwerdeführer einen irreparablen Nachteil im Sinne von Art. 93 Abs. 1 lit. a BGG bewirken könnte,
dass die Beschwerde somit offensichtlich unzulässig ist (Art. 108 Abs. 1 lit. a BGG),
dass ein Rechtsmittel des Weiteren gemäss Art. 42 Abs. 1 und 2 BGG unter anderem die Begehren und deren Begründung zu enthalten hat, wobei in der Begründung in gedrängter Form darzulegen ist, inwiefern der angefochtene Akt Recht verletzt,
dass die Beschwerde auch unter diesem Gesichtswinkel nicht zulässig wäre, da sie den inhaltlichen Mindestanforderungen offensichtlich nicht genügt, weil den Ausführungen auch nicht ansatzweise entnommen werden kann, inwiefern der angefochtene Entscheid bundesrechtswidrig sein soll,
dass folglich im vereinfachten Verfahren nach Art. 108 Abs. 1 lit. a und b BGG auf die Beschwerde nicht einzutreten ist und in Anwendung von Art. 66 Abs. 1 Satz 2 BGG umständehalber auf die Erhebung von Gerichtskosten verzichtet wird, | erkennt der Einzelrichter:
1.
Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2.
Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3.
Dieses Urteil wird den Parteien, dem Bundesverwaltungsgericht und dem Bundesamt für Sozialversicherungen schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 12. Februar 2014
Im Namen der II. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Einzelrichter: Meyer
Die Gerichtsschreiberin: Bollinger Hammerle | CH_BGer_009 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['1cd7ed19-a140-4a02-82f6-d659771e4370'] | [] |
0b63493f-b8cb-417f-ac46-4d5c2cda6609 | 2,014 | de | Sachverhalt:
A.
Das Bezirksgericht Meilen verbot am 15. Dezember 2008 X._ und dem Z._-Verein, Y._ in Zusammenhang mit Tierquälerei und/oder Botox-Präparaten zu stellen und drohte ihnen bei Zuwiderhandlung eine Bestrafung wegen Ungehorsams gegen eine amtliche Verfügung an. Auf Strafanzeige von Y._ hin erliess die Staatsanwaltschaft Frauenfeld am 25. November 2011 einen Strafbefehl gegen X._. Sie wirft ihm unter anderem vor, gegen das Verbot des Bezirksgerichts Meilen mit Publikationen in den "Z._-Mitteilungen" (Ausgaben April und Juli 2009 sowie Juni 2010) und auf der Homepage des Z._ verstossen zu haben. Dagegen erhob X._ am 8. Dezember 2011 Einsprache.
B.
Am 10. April 2012 reichte die Staatsanwaltschaft Anklage beim Bezirksgericht Münchwilen ein. Sie legt X._ zur Last, mit Publikationen in den "Z._-Mitteilungen" (Ausgaben April und Juli 2009 sowie Juni 2010) und auf der Homepage des Z._ gegen das Verbot des Bezirksgerichts Meilen verstossen zu haben. Ausserdem habe sich X._ der mehrfachen Nichtverhinderung einer strafbaren Veröffentlichung (unter anderem im Zusammenhang mit verschiedenen Kundgebungen) schuldig gemacht. Auf erneute Anzeige von Y._ hin erweiterte die Staatsanwaltschaft am 23. Juli 2012 die Anklage wegen Ungehorsams gegen eine amtliche Verfügung betreffend eine neue, im Juli 2012 erfolgte Veröffentlichung in den "Z._-Mitteilungen".
C.
Das Bezirksgericht Münchwilen erklärte X._ am 26. Februar 2013 des mehrfachen Ungehorsams gegen amtliche Verfügungen schuldig und bestrafte ihn mit einer Busse von Fr. 1'500.--. Vom Vorwurf der mehrfachen Nichtverhinderung einer strafbaren Veröffentlichung sprach es ihn frei.
Das Obergericht des Kantons Thurgau sprach X._ am 28. August 2013 vom Vorwurf der mehrfachen Nichtverhinderung einer strafbaren Veröffentlichung sowie des Ungehorsams gegen eine amtliche Verfügung wegen der Publikation in den "Z._-Mitteilungen" vom Juli 2012 frei. Das Strafverfahren im Zusammenhang mit den "Z._-Mitteilungen" der Monate April und Juli 2009 stellte es zufolge Verjährung ein. Es erklärte ihn des mehrfachen Ungehorsams gegen eine amtliche Verfügung schuldig im Zusammenhang mit den Publikationen in den "Z._-Mitteilungen" vom Juni 2010 sowie auf der Homepage des Z._ und bestrafte ihn mit einer Busse von Fr. 1'500.--.
D.
Mit Beschwerde in Strafsachen beantragt X._, das Urteil des Obergerichts des Kantons Thurgau aufzuheben und ihn bezüglich der Publikation in den "Z._-Mitteilungen", Ausgabe Juni 2010, freizusprechen. Ausserdem sei festzustellen, dass die Vorinstanz seinen Anspruch auf rechtliches Gehör verletzt habe. | Erwägungen:
1.
Der Beschwerdeführer rügt, die Anklageschrift vom 10. April 2012 und die Erweiterung der Anklage vom 23. Juli 2013 enthielten gegenüber dem Strafbefehl vom 25. November 2011 neue Vorwürfe, bezüglich welcher rechtswidrig kein Strafbefehl erlassen worden sei. Auf diese Weise sei ihm die Möglichkeit genommen worden, einen Strafbefehl zu akzeptieren. Ausserdem habe die Vorinstanz das angefochtene Urteil diesbezüglich nicht ausreichend begründet.
1.1. Zur Beschwerde in Strafsachen ist berechtigt, wer ein rechtlich geschütztes Interesse an der Aufhebung oder Änderung des angefochtenen Entscheids hat (<ref-law>). Der Beschwerdeführer muss ein aktuelles praktisches Interesse an der Behandlung der Beschwerde haben. Mit diesem Erfordernis soll sichergestellt werden, dass das Gericht konkrete und nicht bloss theoretische Fragen entscheidet (<ref-ruling> E. 1.3 mit Hinweisen).
1.2. Der Beschwerdeführer beanstandet vor Bundesgericht einzig die Verurteilung im Zusammenhang mit der Veröffentlichung in den "Z._-Mitteilungen" vom Juni 2010. Dieser Vorwurf war bereits Gegenstand des Strafbefehls vom 25. November 2011. In Bezug auf alle anderen, nicht bereits im Strafbefehl erwähnten Anklagepunkte wurde der Beschwerdeführer freigesprochen (vgl. Dispositiv-Ziffer 2 lit. a und b des vorinstanzlichen Urteils). Die Frage, ob hinsichtlich der zu einem Freispruch führenden Anklagepunkte die Staatsanwaltschaft vorgängig einen Strafbefehl hätte erlassen sollen, ist rein theoretischer Natur. An deren Klärung besteht kein aktuelles und praktisches Interesse, weshalb auf die Beschwerde nicht einzutreten ist.
2.
Der Beschwerdeführer bringt vor, der angefochtene Entscheid verletze die Meinungsäusserungsfreiheit. Um Prozesskosten zu vermeiden, werde er dies jedoch nicht vor dem Bundesgericht, sondern erst anschliessend vor dem Europäischen Gerichtshof für Menschenrechte rügen. Seine Ausführungen hätten deshalb "rein informatorischen Charakter" (Beschwerde, S. 5). Darauf ist in Ermangelung einer ausdrücklichen Rüge nicht einzutreten (<ref-law>).
3.
Auf die Beschwerde ist nicht einzutreten. Die Kosten sind dem unterliegenden Beschwerdeführer aufzuerlegen (<ref-law>). Der Beschwerdegegnerin 2 ist keine Entschädigung zuzusprechen, da ihr im bundesgerichtlichen Verfahren keine Umtriebe entstanden sind. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.
Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2.
Die Gerichtskosten von Fr. 2'000.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3.
Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Thurgau schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 22. Januar 2014
Im Namen der Strafrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Mathys
Der Gerichtsschreiber: Moses | CH_BGer_006 | Federation | null | null | null | penal_law | nan | ['c8f0a205-fbe2-4caf-ad31-c1d525930f97'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
0b64631e-d7f1-4994-946a-7fe9bb9ef661 | 2,012 | fr | Faits:
A. Le 11 octobre 2011, Z._, avocat, a porté plainte à Genève pour le compte de l'hoirie X._ contre Q._, R._ et S._ en leur reprochant de s'être indûment appropriés certains actifs de feu X._; cet homme d'affaires grec résidant à Athènes est décédé en 2010 sans laisser de testament. En substance, la plaignante a expliqué que X._ détenait ses biens par l'intermédiaire de sociétés gérées par des hommes de paille. Il détenait notamment des avoirs auprès de la banque T._, au travers de la société U._, dont l'ayant droit économique déclaré était Q._. X._ disposait cependant de la signature individuelle sur ce compte, Q._, R._ et S._ disposant d'une signature collective à deux. Or, de septembre 2008 à mars 2010, la valeur des avoirs de la société n'était passé que de USD 8'361'060 à 6'962'535, alors qu'en avril 2010 le solde créditeur ne s'élevait plus qu'à 147'119.-. Tous les virements avaient été opérés sur ordre des trois personnes dénoncées. Le mandataire de la plaignante craignait que les faits dénoncés se reproduisent avec la société V._.
Le Ministère public a ouvert une procédure pénale du chef d'abus de confiance et ordonné le séquestre conservatoire des avoirs en compte, placements et safes, ainsi que le séquestre probatoire de la documentation bancaire pour toute relation dont Q._, R._, S._ et X._ auraient été titulaires, ayants droit économiques ou fondés de procuration, notamment en rapport avec la société V._.
Par décision du 21 novembre 2011, le Ministère public a classé la plainte pénale déposée par l'hoirie X._ au motif que les autorités de poursuite pénale suisses n'étaient pas compétentes pour traiter ce litige.
B. Par arrêt du 27 février 2012, la Chambre pénale de recours de la Cour de justice du canton de Genève (ci-après: la Cour de justice) a déclaré irrecevable le recours déposé contre l'ordonnance précitée. Elle a considéré que la plainte pénale, respectivement le recours cantonal, auraient dû être déposés pour le compte de chaque héritier de feu X._ et non pour le compte de l'hoirie, la communauté héréditaire n'ayant pas la personnalité juridique et la qualité pour ester en justice. En outre, le mandataire grec de l'hoirie n'avait pas démontré avoir été mandaté par chacun des héritiers pour déposer plainte pénale devant les autorités suisses.
C. Agissant par la voie du recours en matière pénale, l'hoirie X._ et les hoirs de feu X._ demandent au Tribunal fédéral d'annuler l'arrêt cantonal et l'ordonnance du Ministère public et de renvoyer la cause au Ministère public afin qu'il ouvre une instruction.
La Cour de justice s'est référée aux considérants de son arrêt. Le Ministère public a déposé des observations. | Considérant en droit:
1. Le Tribunal fédéral examine d'office et librement la recevabilité des recours qui lui sont soumis.
1.1 Le recours est dirigé contre une décision finale d'irrecevabilité prise en dernière instance cantonale. Sur le fond, le litige porte sur une question pénale. Le recours en matière pénale, au sens de l'<ref-law>, est donc en principe ouvert. Les juges cantonaux ayant refusé d'entrer en matière sur le recours, seule la question de la recevabilité du recours cantonal peut être portée devant le Tribunal fédéral qui n'a, à ce stade, pas à examiner le fond de la contestation.
1.2 Aux termes de l'art. 81 al. 1 let. a et b ch. 5 LTF, la partie plaignante qui a participé à la procédure de dernière instance cantonale est habilitée à recourir au Tribunal fédéral, si la décision attaquée peut avoir des effets sur le jugement de ses prétentions civiles. Conformément à l'<ref-law>, le recourant doit alléguer les faits propres à fonder sa qualité pour recourir (cf. <ref-ruling> consid. 1 p. 356, 249 consid. 1.1 p. 251).
Selon la jurisprudence, le plaignant qui n'a pas la qualité pour recourir sur le fond peut seulement se plaindre d'une violation de ses droits de partie à la procédure, lorsque cette violation équivaut à un déni de justice formel (<ref-ruling> consid. 1.4 p. 44 et les arrêtés cités). La possibilité d'invoquer des garanties procédurales ne lui permet cependant pas de remettre en cause, même de façon indirecte, le jugement au fond. Son recours ne peut donc pas porter sur des points indissociables de ce jugement tels que le refus d'administrer une preuve sur la base d'une appréciation anticipée de celle-ci ou le devoir de l'autorité de motiver sa décision de façon suffisamment détaillée (<ref-ruling> consid. 1.2 p. 326; <ref-ruling> consid. 1.4 p. 44 et les arrêts cités).
En l'occurrence, les recourants ne se prononcent pas sur les prétentions civiles qu'ils entendent élever. Ils ont toutefois qualité pour se plaindre du refus de leur reconnaître la qualité pour recourir dans la mesure où cette décision équivaut à un déni de justice formel. Il y a donc lieu d'entrer en matière, indépendamment de la qualité pour agir des recourants sur le fond.
2. Les recourants soutiennent que le refus de l'instance précédente d'entrer en matière sur leur recours car celui-ci aurait dû être déposé pour le compte des hoirs de feu X._ et non pour celui de l'hoirie, contrevient au principe de la bonne foi et à l'interdiction du formalisme excessif. Ils reprochent également à la Cour de justice d'avoir commis un déni de justice en déclarant leur recours irrecevable au motif que Z._ n'aurait pas été habilité à les représenter en Suisse, sans leur avoir donné l'occasion de corriger le vice; sur ce point, ils invoquent également une violation de l'<ref-law>.
2.1 Le formalisme excessif est un aspect particulier du déni de justice prohibé par l'art. 29 al. 1 Cst. Il est réalisé lorsque la stricte application des règles de procédure ne se justifie par aucun intérêt digne de protection, devient une fin en soi, complique de manière insoutenable la mise en oeuvre du droit matériel ou entrave de manière inadmissible l'accès aux tribunaux (<ref-ruling> consid. 2.1 p. 9; <ref-ruling> consid. 5 p. 253; <ref-ruling> consid. 5.4.1 p. 183; <ref-ruling> consid. 2a p. 142; <ref-ruling> consid. 2a/bb p. 34). En tant qu'elle sanctionne un comportement répréhensible de l'autorité dans ses relations avec le justiciable, l'interdiction du formalisme excessif poursuit le même but que le principe de la bonne foi consacré aux art. 5 al. 3 et 9 Cst. Ce principe commande à l'autorité d'éviter de sanctionner par l'irrecevabilité les vices de procédure aisément reconnaissables qui auraient pu être redressés à temps, lorsqu'elle pouvait s'en rendre compte suffisamment tôt et les signaler utilement au plaideur (<ref-ruling> consid. 3a p. 170; arrêt 2C_373/2011 du 7 septembre 2011 consid. 6.1). Si l'autorité a méconnu cette obligation, elle doit tolérer que l'acte concerné soit régularisé, éventuellement hors délai (arrêt 1C_141/2011 du 14 juillet 2011 consid. 2 publié in SJ 2011 I 357; <ref-ruling> consid. 5). De l'interdiction du formalisme excessif, la jurisprudence a déduit l'obligation pour l'autorité, en présence d'un mémoire signé d'un mandataire ne justifiant pas de ses pouvoirs, d'accorder un délai convenable pour réparer le vice; l'autorité ne saurait refuser d'emblée d'entrer en matière (<ref-ruling> consid. 4e p. 407 s.; <ref-ruling>; <ref-ruling> consid. 2 p. 16/17 ; arrêt 1C_303/2009 du 24 septembre 2009 consid. 2.3; arrêt 2P.329/2005 du 12 juin 2006 consid. 2.2 publié in RF 2007 p. 305). Cette obligation est en outre consacrée dans la loi pour la procédure devant le Tribunal fédéral (<ref-law>) et pour la procédure civile devant les instances cantonales (<ref-law>).
2.2 Dans son arrêt, la Cour de justice a considéré que le mandataire grec aurait dû agir pour le compte de chaque héritier de feu X._ - et non pour le compte de l'hoirie - et qu'il n'avait pas démontré avoir été mandaté par chacun des hoirs pour déposer plainte pénale devant les autorités suisses. Elle a par conséquent déclaré irrecevable le recours cantonal.
2.3 Selon l'<ref-law>, une partie ne peut valablement accomplir des actes de procédure que si elle a l'exercice des droits civils. Cette question doit être examinée d'office (cf. YASMINA BENDANI, Commentaire romand CPP, 2011, n. 2 ad <ref-law>).
En l'espèce, le recours contre l'ordonnance de classement de la plainte pénale a été formé par l'hoirie de feu X._. Or, comme relevé par la Cour de justice, une communauté héréditaire comme telle n'a pas la personnalité juridique et n'a point qualité pour ester en justice; ses membres doivent en principe agir en commun tant que la succession n'est pas partagée (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 2a p. 449 s.). L'acte de recours désigne donc de façon inexacte l'hoirie de feu X._ en qualité de recourante en lieu en place des différents hoirs formant cette communauté héréditaire. Cependant, il est en l'occurrence possible de déterminer sans difficulté toutes les personnes qui la composent. La liste des héritiers ressort en effet de la plainte ainsi que des copies de documents officiels (avec traduction certifiée conforme) annexées à celle-ci désignant les héritiers de feu X._ (copies du certificat d'héritiers ab intestat délivré par le Tribunal de première instance d'Athènes ainsi que des certificats dudit tribunal attestant qu'aucun testament n'a été enregistré, que le droit successoral des héritiers ab intestat n'a pas été contesté et que ceux-ci n'ont pas répudié la succession). Le vice de forme affectant l'acte de recours, respectivement la plainte pénale, était donc réparable (cf. Recueil de jurisprudence neuchâteloise [RJN] 1990 72; cf. également <ref-ruling> consid. 2.2 p. 63; cf. FRANÇOIS BOHNET, in Code de procédure civile commenté, 2011, n° 74 ss ad <ref-law>). Dès lors, le refus de l'instance précédente d'entrer en matière sur le recours pour ce motif ne se justifie pas. Un tel refus paraît en l'espèce d'autant plus inapproprié que la communauté héréditaire, qui était certes assistée d'un avocat, avait été entretenue dans l'idée erronée qu'elle possédait la capacité d'ester en justice: le Ministère public n'avait en effet jamais remis en cause la qualité de l'hoirie à déposer plainte - alors que formellement elle n'avait pas la capacité d'ester au sens de l'<ref-law> - et avait rendu sa décision de classement contre "l'hoirie" sans aborder cette problématique.
Enfin, le conseil grec des recourants n'a certes pas produit de procuration en instance cantonale justifiant ses pouvoirs pour agir devant les autorités pénales suisses. Il a cependant représenté les hoirs de feu X._ pendant toute la procédure menée par le Ministère public sans que le dépôt d'une procuration ait été exigé. Dans ces conditions, le refus de la Cour de Justice de considérer le mandataire grec comme le représentant autorisé des recourants sans offrir la possibilité à ceux-ci de régulariser formellement l'acte de recours par la production de procurations ne se justifiait par aucun intérêt public prépondérant et relevait d'un excès de formalisme. L'absence de procuration ne pouvait en effet conduire à l'irrecevabilité du recours que si préalablement le mandataire avait été invité à fournir ce titre dans un certain délai, sous peine d'irrecevabilité (cf. consid. 2.1).
3. Il s'ensuit que le recours doit être admis et l'arrêt attaqué annulé, sans qu'il soit nécessaire d'examiner le grief tiré de la violation de l'<ref-law> également soulevé par les recourants. La cause est renvoyée à la Cour de justice pour qu'elle rende une nouvelle décision, le cas échéant après avoir imparti un délai convenable au mandataire des recourants afin qu'il justifie ses pouvoirs par une procuration écrite de chacun d'eux. Il n'y a pas lieu de mettre les frais judiciaires à la charge du canton de Genève (<ref-law>). En revanche, celui-ci versera des dépens aux recourants qui obtiennent gain de cause avec l'assistance d'un avocat (art. 68 al. 1 et 2 LTF). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est admis et l'arrêt attaqué est annulé.
2. Une indemnité de dépens de 2'000 fr. est allouée aux recourants, à la charge du canton de Genève. Il n'est pas perçu de frais judiciaires.
3. Le présent arrêt est communiqué au mandataire des recourants, au Ministère public et à la Chambre pénale de recours de la Cour de justice de la République et canton de Genève.
Lausanne, le 3 août 2012
Au nom de la Ire Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Fonjallaz
La Greffière: Arn | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['37247d99-dd45-4eb5-a948-28f3d1fbab36', '2660b22e-e1a7-449c-8014-721af3b8e354', '7ee3070e-f00a-49db-9833-bb8fa7f36dba', '2660b22e-e1a7-449c-8014-721af3b8e354', '8d421df0-bcc7-4b5c-9484-6a52f1ae89d2', 'de438fdc-bee7-41ac-a974-39124dd261be', 'c5dbb7b9-0265-4ac2-97c7-fbff618027b0', '085a121b-12a1-4a35-ac9d-1bc6068f522d', '6c2bddb5-413d-4aff-ac30-2d417097d135', '1bbaa6b1-d3fc-431d-82ce-762da1b6891d', '2d5bb5d9-eb0b-4fe4-bfe2-46c148681609', 'cd5b414f-9fba-45d4-87a5-1ff279b36112', '65d6b15d-3827-40c6-a303-1ed484006a74', '55186df5-0ddf-460e-aea0-343325ceb403', '0989b1a4-0f47-4656-9931-ddcf79683eb9'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'c0730338-7fbb-4486-9e57-201f62440bc0', '3f3369fd-4067-4b2e-a129-a9675f22092b', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '09200a94-c90a-48da-a4db-840a951e3cec', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86', 'd229e7e2-9b68-42e8-a3f9-329fc9a7a86e', '629b13cd-cf95-4caf-b21d-8e8c9a7dcffa', '92e21fc6-cd07-4426-9420-21985e4a980a'] |
0b64aaab-160a-435c-bf96-99546766183f | 2,015 | fr | Considérant en fait et en droit :
1.
1.1. Par ordonnance du 18 décembre 2014, le Juge de paix du district de la Riviera - Pays-d'Enhaut, statuant sur une requête d'expulsion en cas clair déposée le 2 octobre 2014 par le bailleur B._, a rejeté la demande formée le 16 décembre 2014 par les locataires A.A._ et B.A._, intimés à ladite requête, en vue d'obtenir le renvoi de l'audience de débats du 17 décembre 2014, ordonné aux locataires de quitter et libérer, au plus tard le 19 janvier 2015 à midi, la villa occupée par eux ainsi que ses dépendances, sous peine d'y être contraints par la force, et mis les frais et dépens à la charge solidaire des intimés.
1.2. Statuant par arrêt du 7 janvier 2015, la Cour d'appel civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud a rejeté l'appel formé par A.A._ et B.A._ contre cette ordonnance.
1.3. Par écritures séparées du 19 janvier 2015, au contenu identique, A.A._ et B.A._ (ci-après: les recourants), ont formé chacun un recours en matière civile, incluant une requête d'effet suspensif et une demande d'assistance judiciaire, en vue d'obtenir l'annulation de cet arrêt. Ils ont conclu, en outre, à l'annulation de l'audience du 17 décembre 2014, à la fixation d'une nouvelle audience, à ce que le Juge de paix statue sur leur demande d'assistance judiciaire et leur désigne un avocat d'office, enfin à ce que le dossier en mains du Tribunal des baux soit produit.
L'intimé et la Cour d'appel civile n'ont pas été invités à déposer des réponses.
2.
Les recours, non intitulés, seront traités comme des recours en matière civile (<ref-law>). En effet, quoi qu'en dise la cour cantonale, qui l'estime à 10'500 fr. (arrêt attaqué, p. 8), la valeur litigieuse, calculée selon les principes applicables en la matière, atteint, en l'espèce, le seuil de 15'000 fr. fixé à l'<ref-law> pour la recevabilité d'un tel recours, s'agissant d'un bail de durée déterminée, au loyer mensuel de 3'500 fr., dont l'échéance est fixée au 30 juin 2015 (cf. <ref-ruling> consid. 1.1 p. 197).
3.
3.1. Le recours en matière civile peut être interjeté pour violation du droit fédéral (<ref-law>), y compris le droit constitutionnel (<ref-ruling> consid. 2.1 p. 247; <ref-ruling> consid. 2.4 p. 313). Le Tribunal fédéral applique le droit d'office (<ref-law>). Il n'est pas lié par l'argumentation des parties (<ref-ruling> consid. 1.3 p. 336) et apprécie librement la portée juridique des faits; il s'en tient cependant aux questions juridiques que la partie recourante soulève dans la motivation du recours et ne traite donc pas celles qui ne sont plus discutées par les parties (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 1.3 p. 584). Le Tribunal fédéral n'examine la violation d'un droit constitutionnel que si le grief a été invoqué et motivé de façon détaillée (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 1.4 in fine). En vertu de l'<ref-law>, le mémoire de recours doit indiquer, notamment, les motifs (al. 1); ceux-ci doivent exposer succinctement en quoi l'acte attaqué viole le droit (al. 2). A ce défaut, le Tribunal fédéral n'entre pas en matière (art. 108 al. 1 let. a et b LTF).
3.2. Les écritures déposées le 19 janvier 2015 par les recourants ne satisfont manifestement pas à ces exigences, ce qui entraîne l'irrecevabilité des deux recours.
D'abord, les recourants, dans le but de démontrer que les conditions du cas clair (<ref-law>) ne seraient pas réalisées en l'espèce, proposent une description détaillée de l'état - gravement défectueux selon eux - de la villa prise à bail, alors que l'arrêt attaqué est muet à ce sujet. En cela, ils s'écartent de manière irrecevable des faits établis par la cour cantonale, auxquels le Tribunal fédéral doit se tenir (<ref-law>) et selon lesquels la cause ne présente pas de difficultés factuelles ou juridiques particulières (arrêt attaqué, consid. 4, p. 7). Aussi n'y a-t-il pas lieu de faire droit à leur requête en production du dossier qui serait en mains du Tribunal des baux, ce qui ne ressort d'ailleurs pas de l'arrêt entrepris, requête destinée selon eux à permettre au Tribunal fédéral d'avoir "une vue d'ensemble sur cette affaire".
Ensuite, les recourants formulent, pêle-mêle, des critiques touchant la procédure conduite par le Juge de paix du district de la Riviera - Pays-d'Enhaut, sans se référer à une disposition précise du Code de procédure civile et sans démontrer concrètement en quoi ils n'auraient pas bénéficié de l'égalité des armes devant ce magistrat, puis devant la Cour civile. De toute façon, ils n'attaquent pas ou, du moins, pas valablement la constatation par laquelle les juges précédents les qualifient de "familiers des procédures judiciaires" et en déduisent, eu égard à la clarté du cas, qu'ils n'avaient pas besoin de l'assistance d'un avocat.
Enfin, les recourants s'en prennent en vain à la décision de première instance en ce qui concerne les questions ayant trait à l'assistance judiciaire requise par eux. En effet, cette décision n'a pas été rendue par une autorité cantonale de dernière instance (<ref-law>). Ils ne réclament pas non plus, comme ils auraient pu le faire en vertu de l'<ref-law>, l'annulation de l'arrêt du 12 décembre 2014 par lequel la Chambre des recours civile a confirmé la décision du Juge de paix du 27 novembre 2014 portant rejet de leur requête en prolongation du délai qui leur avait été fixé pour produire des pièces justificatives à l'appui de leur demande d'assistance judiciaire, arrêt cantonal contre lequel ils ont vainement recouru au Tribunal fédéral (arrêt 4_7/2015 du 16 février 205 ).
4.
Il y a lieu, partant, de constater l'irrecevabilité manifeste des deux recours selon la procédure simplifiée (<ref-law>). Les requêtes d'effet suspensif présentées par les recourants s'en trouvent privées d'objet.
5.
On renoncera exceptionnellement à la perception de frais, étant donné les circonstances (<ref-law>), ce qui rend sans objet les demandes d'assistance judiciaire formées par les recourants. | Par ces motifs, la Présidente de la Ire Cour de droit civil:
1.
N'entre pas en matière sur les recours.
2.
Dit qu'il n'est pas perçu de frais.
3.
Communique le présent arrêt aux parties et à la Cour d'appel civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud.
Lausanne, le 16 février 2015
Au nom de la Ire Cour de droit civil
du Tribunal fédéral suisse
La Présidente: Kiss
Le Greffier: Carruzzo | CH_BGer_004 | Federation | 127 | 24 | 329 | civil_law | nan | ['8bff1b86-bac0-4bc1-ad57-1ca543792f61', '23c0c70c-6fc6-4d03-b877-d9787eb169b0', '344b0ac9-03d0-4b83-b63b-db7fd1cef800', '2a49b1d6-f0b9-4704-9f9f-6da923f66da0', 'f434f1b7-080b-498e-9e27-efab60163ed7', 'a281decf-3da2-458a-8b88-808de3119587'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '3f3369fd-4067-4b2e-a129-a9675f22092b', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'd229e7e2-9b68-42e8-a3f9-329fc9a7a86e', '92e21fc6-cd07-4426-9420-21985e4a980a'] |
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Sachverhalt:
A. Der 1961 geborene M._ war ab 5. Oktober 1992 als Hilfsarbeiter für die Firma G._ AG tätig und mithin bei der Schweizerischen Unfallversicherungsanstalt (SUVA) gegen die Folgen von Berufs- und Nichtberufsunfällen versichert. Am 22. Oktober 1992 erlitt er bei einem Sturz von einem Baustellengerüst aus ca. 4 m Höhe eine Commotio cerebri, eine Rissquetschwunde frontoparietal rechts sowie eine AC-Luxation Tossy I rechts. Die SUVA übernahm die Heilbehandlung, insbesondere den Aufenthalt im Spital X._ bis 27. Oktober 1992, und erbrachte Taggeldleistungen für eine 100 %ige Arbeitsunfähigkeit vom 25. Oktober bis 21. Dezember 1992, wobei sie auf dieses Datum den Fall abschloss. Nachdem die Versichererin eine am 27. April 1993 beantragte Übernahme von Narbenkorrekturen abgelehnt hatte und M._ am 27. Januar 1996 einen zweiten, nicht durch die SUVA versicherten Unfall erlitten hatte, bei welchem er mit seinem Motorrad gestürzt war, sprach ihm die Invalidenversicherung mit Verfügung vom 3. September 1997 rückwirkend ab 1. November 1993 eine ganze Rente zu.
Mit Schreiben vom 29. Oktober 1997 liess der Versicherte die Wiederaufnahme der Leistungsabklärung hinsichtlich des Unfalles vom 22. Oktober 1992 beantragen. Nach erfolgten Abklärungen und Einholung der IV-Akten teilte ihm die Anstalt mit Verfügung vom 2. März 1998 mit, ein Kausalzusammenhang zwischen der festgestellten mittelschweren Hirnfunktionsstörung und dem Unfallereignis von 1992 sei nicht mit überwiegender Wahrscheinlichkeit nachgewiesen, weshalb eine weitere Leistungspflicht der Unfallversicherung nicht bestehe. Die dagegen erhobene Einsprache wies die SUVA mit Einspracheentscheid vom 23. Dezember 1998 ab.
Mit Schreiben vom 29. Oktober 1997 liess der Versicherte die Wiederaufnahme der Leistungsabklärung hinsichtlich des Unfalles vom 22. Oktober 1992 beantragen. Nach erfolgten Abklärungen und Einholung der IV-Akten teilte ihm die Anstalt mit Verfügung vom 2. März 1998 mit, ein Kausalzusammenhang zwischen der festgestellten mittelschweren Hirnfunktionsstörung und dem Unfallereignis von 1992 sei nicht mit überwiegender Wahrscheinlichkeit nachgewiesen, weshalb eine weitere Leistungspflicht der Unfallversicherung nicht bestehe. Die dagegen erhobene Einsprache wies die SUVA mit Einspracheentscheid vom 23. Dezember 1998 ab.
B. Beschwerdeweise liess M._ beantragen, Verfügung und Einspracheentscheid seien aufzuheben und es seien ihm für die Folgen des Unfalles vom 22. Oktober 1992 die gesetzlichen Versicherungsleistungen, namentlich eine Rente und eine Integritätsentschädigung auszurichten. Nach unter den Parteien vereinbarter Einholung eines von Dr. med. A._, Leitender Arzt der Psychiatrischen Dienste des Kantons Y._, erstellten psychiatrischen Gutachtens (vom 5. Dezember 2001), wies das Versicherungsgericht des Kantons Solothurn die Beschwerde unter Gewährung der unentgeltlichen Verbeiständung mit Entscheid vom 3. März 2003 ab.
B. Beschwerdeweise liess M._ beantragen, Verfügung und Einspracheentscheid seien aufzuheben und es seien ihm für die Folgen des Unfalles vom 22. Oktober 1992 die gesetzlichen Versicherungsleistungen, namentlich eine Rente und eine Integritätsentschädigung auszurichten. Nach unter den Parteien vereinbarter Einholung eines von Dr. med. A._, Leitender Arzt der Psychiatrischen Dienste des Kantons Y._, erstellten psychiatrischen Gutachtens (vom 5. Dezember 2001), wies das Versicherungsgericht des Kantons Solothurn die Beschwerde unter Gewährung der unentgeltlichen Verbeiständung mit Entscheid vom 3. März 2003 ab.
C. M._ lässt Verwaltungsgerichtsbeschwerde führen und die Rechtsbegehren stellen, in Aufhebung des kantonalen Entscheides seien ihm, eventuell nach Einholung eines neuropsychologischen Ergänzungsgutachtens, die gesetzlichen Leistungen (Rente und Integritätsentschädigung) auszurichten. Ferner ersucht er um unentgeltliche Rechtspflege auch im letztinstanzlichen Verfahren.
Die SUVA und das Versicherungsgericht des Kantons Solothurn schliessen auf Abweisung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde, während das Bundesamt für Sozialversicherung, Abteilung Kranken- und Unfallversicherung (seit 1. Januar 2004 im Bundesamt für Gesundheit) auf eine Vernehmlassung verzichtet. | Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
1. 1.1 Die Vorinstanz hat die gesetzliche Bestimmung und die Grundsätze über die Gewährung von Versicherungsleistungen bei Unfällen (Art. 6 Abs. 1 UVG), zu dem für die Leistungspflicht des Unfallversicherers vorausgesetzten natürlichen Kausalzusammenhang zwischen dem Unfallereignis und dem eingetretenen Schaden (Krankheit, Invalidität, Tod) im Allgemeinen (<ref-ruling> Erw. 1, 118 V 289 Erw. 1b, je mit Hinweisen) und bei Verschlimmerung eines krankhaften Vorzustandes durch einen Rückfall im Besonderen (<ref-ruling> f. Erw. 2c mit Hinweisen) zutreffend dargelegt. Richtig wiedergegeben ist ferner die Rechtsprechung zum Erfordernis des adäquaten Kausalzusammenhangs (<ref-ruling> f. Erw. 5a, 123 V 103 Erw. 3d, 139 Erw. 3c, 122 V 416 Erw. 2a, 121 V 49 Erw. 3a; RKUV 1997 Nr. U 272 S. 172 Erw. 3a), namentlich bei psychischen Unfallfolgen (<ref-ruling> ff. Erw. 6f.; vgl. auch <ref-ruling> Erw. 2a, 120 V 355 f. Erw. 5b/aa), sowie zu dem im Sozialversicherungsrecht allgemein üblichen Beweisgrad der überwiegenden Wahrscheinlichkeit (<ref-ruling> Erw. 1, 118 V 289 f. Erw. 1b, je mit Hinweisen; siehe auch <ref-ruling> Erw. 2a, 208 Erw. 6b) und zum Beweiswert sowie zur Beweiswürdigung ärztlicher Berichte und Gutachten (<ref-ruling> Erw. 1c; RKUV 1991 Nr. U 133 S. 312 f. Erw. 1b; vgl. auch <ref-ruling> ff. Erw. 3a und b). Darauf wird verwiesen.
1.2 Zu ergänzen ist, dass das am 1. Januar 2003 in Kraft getretene Bundesgesetz über den Allgemeinen Teil des Sozialversicherungsrechts (ATSG) vom 6. Oktober 2000 im vorliegenden Fall nicht anwendbar ist, da nach dem massgebenden Zeitpunkt des Erlasses des streitigen Einspracheentscheids (hier: 23. Dezember 1998) eingetretene Rechts- und Sachverhaltsänderungen vom Sozialversicherungsgericht nicht berücksichtigt werden (<ref-ruling> Erw. 1, 121 V 366 Erw. 1b).
1.2 Zu ergänzen ist, dass das am 1. Januar 2003 in Kraft getretene Bundesgesetz über den Allgemeinen Teil des Sozialversicherungsrechts (ATSG) vom 6. Oktober 2000 im vorliegenden Fall nicht anwendbar ist, da nach dem massgebenden Zeitpunkt des Erlasses des streitigen Einspracheentscheids (hier: 23. Dezember 1998) eingetretene Rechts- und Sachverhaltsänderungen vom Sozialversicherungsgericht nicht berücksichtigt werden (<ref-ruling> Erw. 1, 121 V 366 Erw. 1b).
2. Die SUVA erbrachte die gesetzlichen Leistungen aus dem Unfall vom 22. Oktober 1992 bis zum 21. Dezember 1992 und schloss danach den Versicherungsfall ab. Streitig und zu prüfen ist die vorinstanzliche Bestätigung der von der Beschwerdegegnerin verfügten Leistungseinstellung.
2. Die SUVA erbrachte die gesetzlichen Leistungen aus dem Unfall vom 22. Oktober 1992 bis zum 21. Dezember 1992 und schloss danach den Versicherungsfall ab. Streitig und zu prüfen ist die vorinstanzliche Bestätigung der von der Beschwerdegegnerin verfügten Leistungseinstellung.
3. 3.1 Das kantonale Gericht hat gestützt auf die in den Akten liegenden medizinischen Berichte, insbesondere das am 5. Dezember 2001 von Dr. med. A._ erstellte psychiatrische Gutachten erwogen, der Beschwerdeführer leide unbestrittenermassen an einer mittelschweren Hirnfunktionsstörung sowie, nach einstündiger körperlicher Anstrengung, unter Kopfschmerzen, ständigen Konzentrationsstörungen, diffusem Schwindel und Stottern. Das Vorliegen eines natürlichen Kausalzusammenhangs zwischen der Hirnfunktionsstörung und dem fraglichen Sturz wurde als gegeben betrachtet. Dabei führte die Vorinstanz aus, die SUVA sei davon ausgegangen, es wären mit überwiegender Wahrscheinlichkeit keine leistungsbegründenden somatischen Unfallrestfolgen mehr zu verzeichnen, namentlich sei keine organische Hirnschädigung und kein adäquater Kausalzusammenhang zwischen der psychischen Erkrankung und dem Unfallereignis anzunehmen, während sich der Beschwerdeführer auf den Standpunkt gestellt habe, das Unfallereignis habe zu einer Schädigung des Gehirns geführt und zwischen den psychischen Beeinträchtigungen und dem Unfall bestehe nebst dem natürlichen auch ein adäquater Kausalzusammenhang.
In seinem psychiatrischen Gutachten vom 5. Dezember 2001 hielt Dr. med. A._ fest, zu Beginn der 90er Jahre hätten sich früher schon bestehende psychische Auffälligkeiten akzentuiert. In diesen Zeitraum falle das besagte Unfallereignis, bei welchem eine traumatische Hirnschädigung denkbar sei. Es sei jedoch kaum möglich, definitiv zu entscheiden, welche Wertigkeit das Schädelhirn-Trauma im gesamten Krankheitsverlauf bzw. in Bezug auf die jetzt bestehende psychische Behinderung habe. Denkbar seien eine zufällige zeitliche Koinzidenz der Dekompensation einer vorbestehenden psychischen Erkrankung mit dem Unfallereignis, das selbst zu keiner relevanten Hirnschädigung geführt habe, oder eine abnorme, überschiessende Reaktion auf das Unfallereignis mit paranoider Ausgestaltung, dies vor dem Hintergrund der vorbestehenden psychischen Störung, oder schliesslich eine neue, traumabedingte hirnorganische Komponente, welche im klinischen Bild mit einer vorbestehenden Störung eine Art Amalgam bilde. Zu dieser psychiatrischen Beurteilung äusserte sich die SUVA-Ärztin Dr. med. B._, Fachärztin für Psychiatrie und Psychotherapie, in ihrer psychiatrischen Beurteilung vom 2. April 2002. Dabei kam sie zum Schluss, die drittgenannte Variante würde bedeuten, dass es sich um ein psychoorganisches Syndrom nach Schädelhirn-Trauma auf dem Hintergrund des Verdachts einer Erkrankung aus dem schizophrenen Formenkreis handle. Konkrete Hinweise auf das psychoorganische Syndrom im Sinne eines objektiven Nachweises einer Hirnschädigung lägen aber nicht vor. So blieben die Alternativen einer zufälligen zeitlichen Koinzidenz der Dekompensation und einer abnormen überschiessenden Reaktion auf das Unfallereignis. Da ein organisches Substrat weder in einem neurologischen Gutachten des Spitals Z._ vom 12. Oktober 1995 noch anlässlich eines am 22. Dezember 1999 durchgeführten MRI des Neurocraniums festgestellt wurde, musste die Hirnfunktionsstörung des Beschwerdeführers zweifellos im Rahmen seiner psychischen Erkrankung gesehen werden.
Auf Grund dieser medizinischen Aktenlage ist die Vorinstanz der Beurteilung der SUVA-Ärztin gefolgt und davon ausgegangen, das erlittene Schädelhirn-Trauma trete gegenüber der vorherrschenden psychischen Erkrankung in den Hintergrund (<ref-ruling> Erw. 2a), sodass die entsprechende Adäquanzprüfung nach den Kriterien gemäss <ref-ruling> Erw. 6c/aa zu erfolgen habe. Nachdem sie das fragliche Sturzereignis als mittelschweren Unfall qualifiziert hat, stellte sie fest, dass keines der unfallbezogenen Kriterien erfüllt war, was dazu führe, dass der adäquate Kausalzusammenhang zwischen dem Unfallereignis vom 22. Oktober 1992 und der psychisch bedingten Arbeits- bzw. Erwerbsunfähigkeit zu verneinen war. Zufolge fehlender Adäquanz müssten auch die Voraussetzungen für die Zusprechung einer Integritätsentschädigung verneint werden.
3.2 Dem vorinstanzlichen Entscheid ist in allen Punkten beizupflichten. Wenn demgegenüber der Beschwerdeführer geltend macht, im psychiatrischen Gutachten sei die festgestellte Hirnfunktionsstörung entgegen der Beurteilung der SUVA-Ärztin Dr. med. B._, auf welche sich das kantonale Gericht zu Unrecht gestützt habe, nur im Sinne eines Verdachts in ursächlichen Zusammenhang mit einer psychischen Erkrankung gesetzt worden, weshalb die hirnorganischen Unfallfolgen mit der vorbestehenden psychischen Auffälligkeit verschmolzen seien und somit die dritte der von Dr. med. A._ in Betracht gezogenen Varianten zur Anwendung gelange, entbehrt dies jeder aktenmässigen Grundlage. Denn einerseits hat auch Dr. med. A._ in seinem Gutachten hervorgehoben, dass ein 1999 durchgeführtes MRI des Schädels keine Hinweise für eine traumatische Hirnschädigung erbracht hatte. Andererseits hat er eine traumatische Hirnschädigung trotz fehlenden Nachweises fokal-neurologischer Defizite oder einer strukturellen Läsion lediglich für denkbar gehalten. Zudem wäre aus der Annahme, das Schädelhirn-Trauma sei eine neue, traumabedingte hirnorganische Komponente, welche im klinischen Bild mit einer vorbestehenden Störung eine Art Amalgam bilde, noch nicht zwangsläufig zu schliessen, die gemäss <ref-ruling> Erw. 6a und 382 Erw. 4b festgelegten Kriterien seien entweder in gehäufter Weise erfüllt oder eines der Kriterien sei in besonders ausgeprägter Form gegeben. Was der Beschwerdeführer in der Verwaltungsgerichtsbeschwerde gegen die Anwendung der massgeblichen Kriterien auf den vorliegenden Fall und deren Gesamtwürdigung durch das kantonale Gericht vorbringt, vermag jedenfalls nicht durchzudringen. Demzufolge kommt dem Unfall vom 22. Oktober 1992 rechtlich keine massgebende Bedeutung für die Entstehung der Hirnfunktionsstörung bzw. für die psychisch bedingte Arbeits- und Erwerbsunfähigkeit zu. Dabei ist auch von einem neuropsychologischen Ergänzungsgutachten kein entscheidswesentlicher Aufschluss zu erwarten, weshalb davon abzusehen ist.
3.2 Dem vorinstanzlichen Entscheid ist in allen Punkten beizupflichten. Wenn demgegenüber der Beschwerdeführer geltend macht, im psychiatrischen Gutachten sei die festgestellte Hirnfunktionsstörung entgegen der Beurteilung der SUVA-Ärztin Dr. med. B._, auf welche sich das kantonale Gericht zu Unrecht gestützt habe, nur im Sinne eines Verdachts in ursächlichen Zusammenhang mit einer psychischen Erkrankung gesetzt worden, weshalb die hirnorganischen Unfallfolgen mit der vorbestehenden psychischen Auffälligkeit verschmolzen seien und somit die dritte der von Dr. med. A._ in Betracht gezogenen Varianten zur Anwendung gelange, entbehrt dies jeder aktenmässigen Grundlage. Denn einerseits hat auch Dr. med. A._ in seinem Gutachten hervorgehoben, dass ein 1999 durchgeführtes MRI des Schädels keine Hinweise für eine traumatische Hirnschädigung erbracht hatte. Andererseits hat er eine traumatische Hirnschädigung trotz fehlenden Nachweises fokal-neurologischer Defizite oder einer strukturellen Läsion lediglich für denkbar gehalten. Zudem wäre aus der Annahme, das Schädelhirn-Trauma sei eine neue, traumabedingte hirnorganische Komponente, welche im klinischen Bild mit einer vorbestehenden Störung eine Art Amalgam bilde, noch nicht zwangsläufig zu schliessen, die gemäss <ref-ruling> Erw. 6a und 382 Erw. 4b festgelegten Kriterien seien entweder in gehäufter Weise erfüllt oder eines der Kriterien sei in besonders ausgeprägter Form gegeben. Was der Beschwerdeführer in der Verwaltungsgerichtsbeschwerde gegen die Anwendung der massgeblichen Kriterien auf den vorliegenden Fall und deren Gesamtwürdigung durch das kantonale Gericht vorbringt, vermag jedenfalls nicht durchzudringen. Demzufolge kommt dem Unfall vom 22. Oktober 1992 rechtlich keine massgebende Bedeutung für die Entstehung der Hirnfunktionsstörung bzw. für die psychisch bedingte Arbeits- und Erwerbsunfähigkeit zu. Dabei ist auch von einem neuropsychologischen Ergänzungsgutachten kein entscheidswesentlicher Aufschluss zu erwarten, weshalb davon abzusehen ist.
4. 4.1 Das Begehren des Beschwerdeführers um unentgeltliche Rechtspflege im Sinne der Befreiung von den Gerichtskosten ist gegenstandslos, weil im Verfahren über die Bewilligung oder Verweigerung von Versicherungsleistungen keine Verfahrenskosten auferlegt werden (Art. 134 OG).
4.2 Was das Gesuch um Gewährung der unentgeltlichen Verbeiständung anbelangt, kann diese gewährt werden (Art. 152 in Verbindung mit Art. 135 OG), da die Bedürftigkeit aktenkundig ist, die Beschwerde nicht als aussichtslos zu bezeichnen und die Vertretung geboten war (<ref-ruling> Erw. 4a und 372 Erw. 5b, je mit Hinweisen). Es wird indessen ausdrücklich auf Art. 152 Abs. 3 OG aufmerksam gemacht, wonach die begünstigte Partei der Gerichtskasse Ersatz zu leisten haben wird, wenn sie später dazu im Stande ist. | Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Zufolge Gewährung der unentgeltlichen Verbeiständung wird Fürsprecher John Wyss, Aarburg, für das Verfahren vor dem Eidgenössischen Versicherungsgericht aus der Gerichtskasse eine Entschädigung von Fr. 1500.- (einschliesslich Mehrwertsteuer) ausgerichtet.
3. Zufolge Gewährung der unentgeltlichen Verbeiständung wird Fürsprecher John Wyss, Aarburg, für das Verfahren vor dem Eidgenössischen Versicherungsgericht aus der Gerichtskasse eine Entschädigung von Fr. 1500.- (einschliesslich Mehrwertsteuer) ausgerichtet.
4. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Versicherungsgericht des Kantons Solothurn und dem Bundesamt für Gesundheit (BAG) zugestellt.
Luzern, 17. Februar 2004
Im Namen des Eidgenössischen Versicherungsgerichts
Der Präsident der II. Kammer: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | [] |
0b6781ac-da51-493c-892d-192726c16e5a | 2,005 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Mit Verfügung vom 18. Juni 2004 sprach das Amt für AHV und IV des Kantons Thurgau, EL-Stelle, dem 1917 geborenen S._, der seit 25. November 2003 im Alters- und Pflegeheim X._ lebte, ab 1. Juli 2004 eine Ergänzungsleistung zur Altersrente in der Höhe von Fr. 263.- im Monat zu. Dabei rechnete die EL-Stelle ein Vermögen von Fr. 227'523.- an, worunter einen Betrag von Fr. 217'000.-, resultierend aus dem hälftigen Anteil der Schenkung der Liegenschaft Y._, an seinen Sohn J._ gemäss Vertrag vom 23. Mai 1990 und der Hälfte einer Schenkung an die Tochter L._ im Jahre 1981 im Betrag von Fr. 55'000.- als Verzichtsvermögen. Gleichzeitig lehnte die EL-Stelle den Anspruch der 1919 geborenen N._, der Ehefrau von S._, auf eine Ergänzungsleistung zur Altersrente zufolge Einnahmenüberschusses ab. Bei der Berechnung berücksichtigte sie in gleicher Weise den Vermögensverzicht zu Gunsten der beiden Kinder. Auf Einsprache hin hob die EL-Stelle ihre Verfügungen auf und legte das Verzichtsvermögen auf je Fr. 181'500.- (ab Oktober 2003) bzw. Fr. 176'500.- (2004) und den Zinsertrag auf Fr. 2541.- (2003) und Fr. 2471.- (2004) fest, was zur Folge hatte, dass für S._ ab November 2003 ein monatlicher EL-Anspruch von Fr. 251.-, ab Januar 2004 von Fr. 263.- und ab Juli 2004 von Fr. 575.- bestand. Der Anspruch von N._ wurde weiterhin abgelehnt (Entscheid vom 27. Oktober 2004).
A. Mit Verfügung vom 18. Juni 2004 sprach das Amt für AHV und IV des Kantons Thurgau, EL-Stelle, dem 1917 geborenen S._, der seit 25. November 2003 im Alters- und Pflegeheim X._ lebte, ab 1. Juli 2004 eine Ergänzungsleistung zur Altersrente in der Höhe von Fr. 263.- im Monat zu. Dabei rechnete die EL-Stelle ein Vermögen von Fr. 227'523.- an, worunter einen Betrag von Fr. 217'000.-, resultierend aus dem hälftigen Anteil der Schenkung der Liegenschaft Y._, an seinen Sohn J._ gemäss Vertrag vom 23. Mai 1990 und der Hälfte einer Schenkung an die Tochter L._ im Jahre 1981 im Betrag von Fr. 55'000.- als Verzichtsvermögen. Gleichzeitig lehnte die EL-Stelle den Anspruch der 1919 geborenen N._, der Ehefrau von S._, auf eine Ergänzungsleistung zur Altersrente zufolge Einnahmenüberschusses ab. Bei der Berechnung berücksichtigte sie in gleicher Weise den Vermögensverzicht zu Gunsten der beiden Kinder. Auf Einsprache hin hob die EL-Stelle ihre Verfügungen auf und legte das Verzichtsvermögen auf je Fr. 181'500.- (ab Oktober 2003) bzw. Fr. 176'500.- (2004) und den Zinsertrag auf Fr. 2541.- (2003) und Fr. 2471.- (2004) fest, was zur Folge hatte, dass für S._ ab November 2003 ein monatlicher EL-Anspruch von Fr. 251.-, ab Januar 2004 von Fr. 263.- und ab Juli 2004 von Fr. 575.- bestand. Der Anspruch von N._ wurde weiterhin abgelehnt (Entscheid vom 27. Oktober 2004).
B. S._ und N._ liessen Beschwerde führen mit dem Antrag, unter teilweiser Abänderung des Einspracheentscheides sei von der Anrechnung von Verzichtsvermögen abzusehen, und es sei die Ergänzungsleistung für beide Ansprecher ab Oktober 2003 verfügungsweise festzusetzen. Mit Entscheid vom 2. März 2005 hiess die AHV/IV-Rekurskommission des Kantons Thurgau die Beschwerde in dem Sinne teilweise gut, dass sie den Einspracheentscheid vom 27. Oktober 2004, soweit den EL-Anspruch von S._ ab 1. November 2003 betreffend, aufhob und die Ergänzungsleistung neu ab 1. November 2003 auf Fr. 1033.50, ab 1. Januar 2004 auf Fr. 1065.50 und ab 1. Juli 2004 auf Fr. 1448.75 im Monat festsetzte. Im Übrigen wies sie die Beschwerde ab. Der Berechnung des Anspruchs legte die Rekurskommission u.a. ein Verzichtsvermögen von insgesamt Fr. 163'000.- ab 1. Januar 2003 zu Grunde.
B. S._ und N._ liessen Beschwerde führen mit dem Antrag, unter teilweiser Abänderung des Einspracheentscheides sei von der Anrechnung von Verzichtsvermögen abzusehen, und es sei die Ergänzungsleistung für beide Ansprecher ab Oktober 2003 verfügungsweise festzusetzen. Mit Entscheid vom 2. März 2005 hiess die AHV/IV-Rekurskommission des Kantons Thurgau die Beschwerde in dem Sinne teilweise gut, dass sie den Einspracheentscheid vom 27. Oktober 2004, soweit den EL-Anspruch von S._ ab 1. November 2003 betreffend, aufhob und die Ergänzungsleistung neu ab 1. November 2003 auf Fr. 1033.50, ab 1. Januar 2004 auf Fr. 1065.50 und ab 1. Juli 2004 auf Fr. 1448.75 im Monat festsetzte. Im Übrigen wies sie die Beschwerde ab. Der Berechnung des Anspruchs legte die Rekurskommission u.a. ein Verzichtsvermögen von insgesamt Fr. 163'000.- ab 1. Januar 2003 zu Grunde.
C. Am 14. Februar 2005 verstarb S._. Am 22. April 2005 liessen seine Erben N._, L._ und J._ sowie N._ in eigenem Namen Verwaltungsgerichtsbeschwerde einreichen mit dem Rechtsbegehren, der vorinstanzliche Entscheid sei dahin abzuändern, dass das Verzichtsvermögen auf null Franken festzusetzen und der EL-Anspruch ab Oktober 2003 für N._ und den verstorbenen S._ bis zu seinem Tod am 14. Februar 2005 neu zu ermitteln und zu verfügen sei.
Während die EL-Stelle auf Abweisung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde schliesst, verzichtet das Bundesamt für Sozialversicherung auf eine Vernehmlassung. | Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
1. 1.1 Gemäss Art. 2 Abs. 1 in Verbindung mit Art. 2a ELG haben Schweizer Bürger mit Wohnsitz oder gewöhnlichem Aufenthalt in der Schweiz Anspruch auf Ergänzungsleistungen, wenn sie eine der Voraussetzungen nach den Art. 2a-d ELG erfüllen, namentlich eine Altersrente der AHV beziehen (Art. 2a lit. a ELG), und die gesetzlich anerkannten Ausgaben (Art. 3b ELG) die anrechenbaren Einnahmen (Art. 3c ELG) übersteigen. Dabei entspricht die jährliche Ergänzungsleistung dem Betrag, um den die anerkannten Ausgaben die anrechenbaren Einnahmen übersteigen (Art. 3a Abs. 1 ELG). Die anrechenbaren Einnahmen werden nach Art. 3c ELG berechnet. Als Einkommen anzurechnen sind danach u.a. Einkünfte und Vermögenswerte, auf die verzichtet worden ist (Art. 3c Abs. 1 lit. g ELG). Eine Verzichtshandlung liegt vor, wenn die versicherte Person ohne rechtliche Verpflichtung und ohne adäquate Gegenleistung auf Vermögen verzichtet hat, wenn sie einen Rechtsanspruch auf bestimmte Einkünfte und Vermögenswerte hat, davon aber faktisch nicht Gebrauch macht bzw. ihre Rechte nicht durchsetzt, oder wenn sie aus von ihr zu verantwortenden Gründen von der Ausübung einer möglichen oder zumutbaren Erwerbstätigkeit absieht (<ref-ruling> Erw. 4a, 117 V 289 Erw. 2a; AHI 1997 S. 254 Erw. 2; SVR 1999 EL Nr. 2 S. 3 Erw. 2).
1.2 Zur Beurteilung der Frage, ob eine adäquate Gegenleistung für das verzichtete Vermögen vorliegt, ist auf das Verhältnis zwischen Leistung und Gegenleistung zur Zeit der Entäusserung abzustellen. Bei der Entäusserung einer Liegenschaft ist von dem nach Art. 17 ELV ermittelten Liegenschaftswert auszugehen.
Gemäss Art. 17 ELV, in seiner seit 1992 bis Ende 1998 gültig gewesenen Fassung sind für die Bewertung des Vermögens primär die Grundsätze der direkten kantonalen Steuer anwendbar (Art. 17 Abs. 1 ELV). Für Grundstücke ist demnach in der Regel der kantonale Steuerwert massgebend. Der Verkehrswert ist einzig dann massgeblich, wenn das Grundstück der leistungsansprechenden oder einer in der EL-Berechnung eingeschlossenen Person nicht zu eigenen Wohnzwecken dient (Art. 17 Abs. 4 ELV). Seit dem 1. Januar 1999 ist demgegenüber bei der entgeltlichen oder unentgeltlichen Entäusserung eines Grundstückes für die Prüfung, ob ein Vermögensverzicht im Sinne von Art. 3c Abs. 1 lit. g ELG vorliegt, der Verkehrswert massgebend (Art. 17 Abs. 5 ELV).
Bei der Gewährung eines lebenslänglichen Wohnrechts als Gegenleistung für die Übereignung einer Liegenschaft ist der Mietwert der Wohnung im Zeitpunkt der Einräumung des Wohnrechtes nach den Kapitalisierungstabellen der Eidgenössischen Steuerverwaltung umzurechnen. Steht das Wohnrecht beiden Ehegatten zu, so ist der höhere der beiden Kapitalisierungsfaktoren massgebend (<ref-ruling> f. Erw. 4b, 120 V 186 Erw. 4e). Dabei hat die Bewertung des Wohnrechts (Gegenleistung) nach der Rechtsprechung (<ref-ruling> Erw. 3a) auf der gleichen wertmässigen Grundlage zu erfolgen wie die Bewertung der Liegenschaft (Leistung).
1.3 Nach dem seit dem 1. Januar 1990 geltenden Art. 17a Abs. 1 ELV sind Vermögenswerte, auf die verzichtet worden ist, jährlich um Fr. 10'000.- zu vermindern. Vermögenwerte, auf die vor dem In-Kraft-Treten dieser Bestimmung verzichtet worden ist, sind erst ab dem 1. Januar 1990 zu amortisieren (lit. a Abs. 1 der Übergangsbestimmungen zur Änderung der ELV vom 12. Juni 1989). Die in Art. 17a ELV vorgesehene Amortisation ist ebenso gesetzmässig wie die entsprechende Übergangsregelung (<ref-ruling> ff. Erw. 3c).
1.3 Nach dem seit dem 1. Januar 1990 geltenden Art. 17a Abs. 1 ELV sind Vermögenswerte, auf die verzichtet worden ist, jährlich um Fr. 10'000.- zu vermindern. Vermögenwerte, auf die vor dem In-Kraft-Treten dieser Bestimmung verzichtet worden ist, sind erst ab dem 1. Januar 1990 zu amortisieren (lit. a Abs. 1 der Übergangsbestimmungen zur Änderung der ELV vom 12. Juni 1989). Die in Art. 17a ELV vorgesehene Amortisation ist ebenso gesetzmässig wie die entsprechende Übergangsregelung (<ref-ruling> ff. Erw. 3c).
2. Streitig ist zunächst die Bewertung des Wohnrechts, das J._ seinen Eltern als Gegenleistung für die Übertragung der Liegenschaft im Jahre 1991 eingeräumt hat.
2.1 Die Vorinstanz hat den Verkehrswert der gemäss Schenkungsvertrag vom 23. Mai 1990 von S._+ und N._ ihrem Sohn übertragenen Liegenschaft ermittelt, indem sie auf den Mittelwert zwischen dem Steuerwert (1991: Fr. 288'000.-) und dem Gebäudeversicherungswert (Fr. 680'000.-) abstellte, was sich als sachgerecht erweist, wie das Eidgenössische Versicherungsgericht im Urteil S. vom 8. Februar 2001 P 50/00, ebenfalls mit Bezug auf eine Liegenschaft im Kanton Thurgau festgestellt hat. Von dem auf diese Weise errechneten Verkehrswert von Fr. 484'000.- (1991) brachte sie die Hypothekarschuld von Fr. 196'000.- in Abzug, womit ein Netto-Betrag von Fr. 288'000.- verblieb. Das als Gegenleistung des Sohnes zu berücksichtigende Wohnrecht zu Gunsten der Eltern bewertete die Rekurskommission mit Fr. 18'720.- im Jahr, welcher Betrag dem steuerrechtlichen Eigenmietwert 1991 entspricht, wie in der Verwaltungsgerichtsbeschwerde unter Hinweis auf die Wegleitung zur Steuererklärung 1993/94 des Kantons Thurgau richtig eingewendet wird (Steuerwert von Fr. 288'000.- x 6,5 % = Fr. 18'720.-).
2.2 Da indessen nach Art. 17 Abs. 5 ELV bei der Entäusserung eines Grundstückes für die Prüfung, ob ein Vermögensverzicht im Sinne von Art. 3c Abs. 1 lit. g ELG vorliegt, der Verkehrswert massgebend ist, ist entsprechend für die Bewertung des als Gegenleistung eingeräumten Wohnrechts nicht vom (steuerrechtlichen) Eigenmietwert, sondern vom Marktmietwert auszugehen (Urteil R. vom 16. Februar 2001, P 80/99), sodass die Bewertung von Leistung und Gegenleistung auf gleicher Grundlage erfolgt (<ref-ruling> Erw. 3a). Wie hoch der Marktmietwert der Liegenschaft im Jahre 1991 war, lässt sich den Akten nicht entnehmen, und auch die Beschwerdeführer vermögen anhand von Berechnungsbeispielen nicht schlüssig darzulegen, wie eine den tatsächlichen Gegebenheiten entsprechende Marktmiete ermittelt werden könnte. Die Sache ist daher an die EL-Stelle zurückzuweisen, damit sie Abklärungen zur Höhe des Marktmietwerts der Liegenschaft Y._, im massgeblichen Zeitpunkt treffe und aufgrund dieses Werts die Höhe der Gegenleistung (Wohnrecht) neu berechne, welche vom Verkehrswert der Liegenschaft in Abzug zu bringen ist.
2.2 Da indessen nach Art. 17 Abs. 5 ELV bei der Entäusserung eines Grundstückes für die Prüfung, ob ein Vermögensverzicht im Sinne von Art. 3c Abs. 1 lit. g ELG vorliegt, der Verkehrswert massgebend ist, ist entsprechend für die Bewertung des als Gegenleistung eingeräumten Wohnrechts nicht vom (steuerrechtlichen) Eigenmietwert, sondern vom Marktmietwert auszugehen (Urteil R. vom 16. Februar 2001, P 80/99), sodass die Bewertung von Leistung und Gegenleistung auf gleicher Grundlage erfolgt (<ref-ruling> Erw. 3a). Wie hoch der Marktmietwert der Liegenschaft im Jahre 1991 war, lässt sich den Akten nicht entnehmen, und auch die Beschwerdeführer vermögen anhand von Berechnungsbeispielen nicht schlüssig darzulegen, wie eine den tatsächlichen Gegebenheiten entsprechende Marktmiete ermittelt werden könnte. Die Sache ist daher an die EL-Stelle zurückzuweisen, damit sie Abklärungen zur Höhe des Marktmietwerts der Liegenschaft Y._, im massgeblichen Zeitpunkt treffe und aufgrund dieses Werts die Höhe der Gegenleistung (Wohnrecht) neu berechne, welche vom Verkehrswert der Liegenschaft in Abzug zu bringen ist.
3. Zu prüfen ist des Weiteren, ob die Vorinstanz eine Schenkung des verstorbenen S._ und seiner Ehegattin an die Tochter über Fr. 55'000.- im Jahr 1981 zu Recht als Vermögensverzicht qualifiziert hat.
3.1 Art. 3 Abs. 1 lit. f ELG in der ursprünglichen, bis 31. Dezember 1986 gültig gewesenen Fassung, sah vor, dass Einkünfte und Vermögenswerte, auf die zur Erwirkung von Ergänzungsleistungen verzichtet worden ist, als Einkommen anzurechnen sind. Da der Nachweis einer Umgehungsabsicht in der Praxis häufig Schwierigkeiten bereitet hatte, wurde der Text von Art. 3 Abs. 1 lit. f ELG im Rahmen der zweiten ELG-Revision geändert. Gemäss Art. 3 Abs. 1 lit. f ELG in der vom 1. Januar 1987 bis 31. Dezember 1997 gültig gewesenen Fassung sind anzurechnen "Einkünfte und Vermögenswerte, auf die verzichtet worden ist". Der Wortlaut gemäss Art. 3c Abs. 1 lit. g ELG in der seit 1. Januar 1998 geltenden Fassung blieb unverändert. Mit dieser neuen Regelung, welche die Verhinderung von Missbräuchen bezweckt, wird eine einheitliche und gerechte Lösung ermöglicht, indem sich die schwierige Lösung der Frage fortan erübrigt, ob beim Verzicht auf Einkommen oder Vermögen der Gedanke an eine Ergänzungsleistung tatsächlich eine Rolle gespielt hat oder nicht (<ref-ruling> Erw. 2a).
3.2 Im vorliegenden Fall erfolgte die Schenkung im Jahre 1981, somit zu einem Zeitpunkt, als noch die ursprüngliche Fassung des Art. 3 Abs. 1 lit. f ELG in Kraft stand. Die Vermögensentäusserung wirkte sich aber auch nach dem 1. Januar 1987 bis zur Geltendmachung des EL-Anspruchs durch die Eheleute Schmutz und darüber hinaus aus. Wie das Eidgenössische Versicherungsgericht erkannt hat, ist Art. 3 Abs. 1 lit. f ELG (in der seit 1. Januar 1987 geltenden Fassung; seit 1. Januar 1998 Art. 3c Abs. 1 lit. g ELG) seit seinem In-Kraft-Treten auch auf Sachverhalte anzuwenden, die sich vor dem 1. Januar 1987 verwirklicht haben, sich aber über diesen Zeitpunkt hinaus auswirken. Dies ergibt sich zunächst aus der Auslegung von Abs. 2 der Übergangsbestimmungen zu der auf den 1. Januar 1987 in Kraft getretenen Änderung des ELG vom 4. Oktober 1985, aber auch aus Sinn und Zweck der neuen Bestimmung, Missbräuche zu verhindern, ohne dass künftig noch geprüft werden muss, ob bei der Verzichtshandlung der Gedanke an eine Ergänzungsleistung eine Rolle gespielt hat. Wäre diese unechte Rückwirkung (siehe dazu <ref-ruling> Erw. 4a, 122 V 8 Erw. 3a, 408 Erw. 3b/aa, 120 V 184, 113 V 299) ausgeschlossen, so hätte dies zur Folge, dass die Motive der Verzichtshandlung, die in vielen Fällen längere Zeit zurückliegen kann, von den Durchführungsstellen noch nach Jahren zu untersuchen wären, was offensichtlich nicht der Absicht des Gesetzgebers entspräche (<ref-ruling> Erw. 2c).
Daraus folgt, dass die seit 1. Januar 1987 geltende Fassung des Art. 3 Abs. 1 lit. f ELG (heute Art. 3c Abs. 1 lit. g ELG) wegen der unechten Rückwirkung auch auf Fälle Anwendung findet, in denen die Vermögensentäusserung zwar schon vor dem genannten Zeitpunkt erfolgt war, im Hinblick auf den dadurch geschaffenen Zustand jedoch (auch noch) unter dem neuen Recht Leistungen ausgerichtet werden (unveröffentlichtes Urteil H. vom 20. April 1990, P 49/89).
3.3 Verwaltung und Vorinstanz haben die im Jahre 1981 erfolgte Schenkung an die Tochter somit zu Recht als Verzichtsvermögen in die EL-Berechnung miteinbezogen. Ebenso lässt sich nicht beanstanden, dass das Verzichtsvermögen erstmals auf den 1. Januar 1991 um Fr. 10'000.- reduziert wurde (Art. 17a Abs. 2 ELV in Verbindung mit lit. a Abs. 1 der Schlussbestimmung der Änderung der ELV vom 12. Juni 1989; <ref-ruling> Erw. 5).
3.3 Verwaltung und Vorinstanz haben die im Jahre 1981 erfolgte Schenkung an die Tochter somit zu Recht als Verzichtsvermögen in die EL-Berechnung miteinbezogen. Ebenso lässt sich nicht beanstanden, dass das Verzichtsvermögen erstmals auf den 1. Januar 1991 um Fr. 10'000.- reduziert wurde (Art. 17a Abs. 2 ELV in Verbindung mit lit. a Abs. 1 der Schlussbestimmung der Änderung der ELV vom 12. Juni 1989; <ref-ruling> Erw. 5).
4. Das Verfahren ist kostenlos (Art. 134 OG). Dem Prozessausgang entsprechend haben die Beschwerdeführer Anspruch auf eine reduzierte Parteientschädigung (Art. 159 Abs. 1 und 3 in Verbindung mit Art. 135 OG). | Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird in dem Sinne gutgeheissen, dass der Entscheid der AHV/IV-Rekurskommission des Kantons Thurgau vom 2. März 2005 und der Einspracheentscheid vom 27. Oktober 2004 aufgehoben werden und die Sache an die EL-Stelle des Kantons Thurgau zurückgewiesen wird, damit diese, nach erfolgter Abklärung im Sinne der Erwägungen, über den EL-Anspruch neu verfüge.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird in dem Sinne gutgeheissen, dass der Entscheid der AHV/IV-Rekurskommission des Kantons Thurgau vom 2. März 2005 und der Einspracheentscheid vom 27. Oktober 2004 aufgehoben werden und die Sache an die EL-Stelle des Kantons Thurgau zurückgewiesen wird, damit diese, nach erfolgter Abklärung im Sinne der Erwägungen, über den EL-Anspruch neu verfüge.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Die EL-Stelle des Kantons Thurgau hat den Beschwerdeführern für das Verfahren vor dem Eidgenössischen Versicherungsgericht eine Parteientschädigung von Fr. 1300.- (einschliesslich Mehrwertsteuer) zu bezahlen.
3. Die EL-Stelle des Kantons Thurgau hat den Beschwerdeführern für das Verfahren vor dem Eidgenössischen Versicherungsgericht eine Parteientschädigung von Fr. 1300.- (einschliesslich Mehrwertsteuer) zu bezahlen.
4. Die AHV/IV-Rekurskommission des Kantons Thurgau wird über eine Neuverlegung der Parteientschädigung für das kantonale Verfahren entsprechend dem Ausgang des letztinstanzlichen Prozesses zu befinden haben.
4. Die AHV/IV-Rekurskommission des Kantons Thurgau wird über eine Neuverlegung der Parteientschädigung für das kantonale Verfahren entsprechend dem Ausgang des letztinstanzlichen Prozesses zu befinden haben.
5. Dieses Urteil wird den Parteien, der AHV/IV-Rekurskommission des Kantons Thurgau und dem Bundesamt für Sozialversicherung zugestellt.
Luzern, 10. August 2005
Im Namen des Eidgenössischen Versicherungsgerichts
Die Präsidentin der III. Kammer: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | [] |
0b68f67a-fa21-4ca5-bee1-58e6682b80d4 | 2,008 | de | In Erwägung,
dass S._ am 23. Oktober 2006 (Poststempel) Verwaltungsgerichtsbeschwerde gegen einen Entscheid des Versicherungsgerichts des Kantons Aargau vom 26. September 2006 erhoben hat,
dass das Bundesgesetz über das Bundesgericht vom 17. Juni 2005 (BGG; SR 173.110) am 1. Januar 2007 in Kraft getreten (AS 2006 1205, 1243), der angefochtene Entscheid indessen vorher ergangen ist und sich das Verfahren daher noch nach OG richtet (<ref-law>; <ref-ruling> Erw 1.2),
dass das Verfahren nicht die Bewilligung oder Verweigerung von Versicherungsleistungen zum Gegenstand hat, weshalb es kostenpflichtig ist (Art. 134 OG e contrario),
dass S._ mit Verfügung vom 24. Oktober 2006 aufgefordert worden ist, innert 14 Tagen nach Erhalt dieses Schreibens einen Kostenvorschuss von Fr. 1500.- zu bezahlen, und ihm angedroht wurde, dass bei Nichtleistung innert der gesetzten Frist aus diesem Grunde auf die Rechtsvorkehr nicht eingetreten werde,
dass das Bundesgericht ein innert der Zahlungsfrist gestelltes Begehren um Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege mit Verfügung vom 26. November 2007 abgewiesen hat, verbunden mit der Einräumung einer Nachfrist von 14 Tagen zur Leistung des Kostenvorschusses,
dass diese Zahlungsaufforderung S._ am 13. Dezember 2007 ausgehändigt worden ist,
dass S._ den verlangten Kostenvorschuss innert der gesetzten Frist (unter Berücksichtigung des Fristenstillstandes gemäss Art. 34 Abs. 1 OG) nicht geleistet hat,
dass androhungsgemäss nach Art. 150 Abs. 4 OG zu verfahren ist,
dass - obwohl das Verfahren an sich kostenpflichtig ist - praxisgemäss bei Nichteintretensentscheiden zufolge unterbliebener oder verspäteter Leistung des Vorschusses keine Gerichtskosten erhoben werden, | erkennt das Bundesgericht:
erkennt das Bundesgericht:
1. Auf die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird nicht eingetreten.
1. Auf die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird nicht eingetreten.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Versicherungsgericht des Kantons Aargau, der Öffentliche Arbeitslosenkasse des Kantons Aargau und dem Staatssekretariat für Wirtschaft schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 24. Januar 2008
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Das präsidierende Mitglied: Die Gerichtsschreiberin:
Widmer Durizzo | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
0b6a35b3-01c7-4c30-b9a3-a11dc2110ec1 | 2,002 | fr | A.- T._, alias X._, de nationalité incertaine, né en 1982, est arrivé en Suisse au cours de l'année 2000 et y a déposé une demande d'asile le 30 août 2000.
Le 19 septembre 2000, l'Office fédéral des réfugiés (ci-après: l'Office fédéral) a décidé de ne pas entrer en matière sur cette demande, de renvoyer l'intéressé de Suisse, de lui enjoindre de quitter immédiatement ce pays sous peine de refoulement, de charger le canton du Valais de l'exécution du renvoi et de retirer l'effet suspensif à un éventuel recours contre cette décision. Le 25 novembre 2000, T._ a disparu du foyer où il vivait. Le 5 décembre 2000, la Commission suisse de recours en matière d'asile a rayé du rôle le recours formé par l'intéressé contre la décision de l'Office fédéral du 19 septembre 2000.
T._ semble avoir vécu à Genève. Le 27 mars 2001, le Juge d'instruction du canton de Genève l'a condamné à quinze jours d'emprisonnement sous déduction de cinq jours et prononcé son expulsion pour cinq ans. Le 22 juillet 2001, l'intéressé a été arrêté à Bâle. Le lendemain, il a été renvoyé à Sion où il a été pris en charge par les autorités valaisannes compétentes.
B.- Le 23 juillet 2001, le Service de l'état civil et des étrangers du canton du Valais (ci-après: le Service cantonal) a ordonné la mise en détention de T._ pour une durée maximale de trois mois sur la base en particulier de l'art. 13b lettre c de la loi fédérale du 26 mars 1931 sur le séjour et l'établissement des étrangers (LSEE; RS 142. 20).
Cette décision a été confirmée par un arrêt rendu le 26 juillet 2001 par le Juge unique de la Cour de droit public du Tribunal cantonal du canton du Valais (ci-après: le Tribunal cantonal).
C.- A deux reprises, le 9 octobre 2001 et le 7 janvier 2002, le Service cantonal a proposé la prolongation de la détention de T._ en vue du refoulement pour une durée maximale de trois mois, sur la base en particulier de l'art. 13b al. 2 LSEE. Le Tribunal cantonal a accordé la première prolongation jusqu'au 26 janvier 2002, par arrêt du 22 octobre 2001, et la deuxième jusqu'au 23 avril 2002, par arrêt du 22 janvier 2002, en rejetant chaque fois la demande de libération de l'intéressé.
D.- T._ a déposé au Tribunal cantonal un recours contre son arrêt du 22 janvier 2002. Le Tribunal cantonal a transmis le recours et le dossier de la cause au Tribunal fédéral, en précisant qu'il renonçait à déposer des observations.
Le Service cantonal conclut au rejet du recours.
Ni T._ ni le Département fédéral de justice et police n'ont déposé de déterminations dans les délais impartis. | Considérant en droit :
1.- L'intéressé n'a pas indiqué par quelle voie de recours il procède auprès du Tribunal fédéral. Toutefois, cette imprécision ne saurait lui nuire si son recours remplit les exigences légales de la voie de droit qui lui est ouverte.
Il convient en l'espèce d'examiner si l'acte de recours remplit les conditions de recevabilité du recours de droit administratif. On peut douter que tel soit le cas au regard de l'art. 108 OJ. La question peut cependant rester ouverte, car le recours doit de toute façon être rejeté.
2.- Selon l'art. 13b al. 1 lettre c LSEE, si une décision de renvoi ou d'expulsion de première instance a été notifiée, l'autorité cantonale compétente peut, aux fins d'en assurer l'exécution, mettre la personne concernée en détention, en particulier, "lorsque des indices concrets font craindre qu'elle entend se soustraire au refoulement, notamment si son comportement jusqu'alors mène à conclure qu'elle se refuse à obtempérer aux instructions des autorités" (sur les indices de danger de fuite, voir notamment <ref-ruling> consid. 2a p. 50/51 et Alain Wurzburger, La jurisprudence récente du Tribunal fédéral en matière de police des étrangers, in RDAF 1997 1 267, p. 332/333). En principe, la durée de la détention ne peut excéder trois mois; toutefois, elle peut, avec l'accord de l'autorité judiciaire cantonale, être prolongée de six mois au maximum, si des obstacles particuliers s'opposent à l'exécution du renvoi ou de l'expulsion (art. 13b al. 2 LSEE). La détention est subordonnée à la condition que les autorités entreprennent sans tarder les démarches nécessaires à l'exécution du renvoi ou de l'expulsion (art. 13b al. 3 LSEE). Enfin, elle doit être levée notamment lorsque son motif n'existe plus ou que l'exécution du renvoi ou de l'expulsion s'avère impossible pour des raisons juridiques ou matérielles (art. 13c al. 5 lettre a LSEE).
3.- Le recourant a été mis, puis maintenu, en détention en vue du refoulement sur la base de l'art. 13b al. 1 lettre c LSEE, des indices concrets faisant craindre qu'il n'entende se soustraire à son renvoi.
Le recourant a fait l'objet, le 19 septembre 2000, d'une décision de renvoi immédiat de première instance. Il ne s'est cependant pas rendu à la convocation du Service cantonal pour un entretien, le 28 septembre 2000, afin de préparer son départ de Suisse. Le 25 novembre 2000, il a quitté sans autorisation le foyer où il vivait et est entré dans la clandestinité.
Le 23 juillet 2001, l'intéressé a déclaré qu'il n'avait pas entrepris de démarches pour se procurer un document de voyage valable, qu'il avait téléphoné à sa famille en Palestine pour obtenir un document officiel prouvant son identité et sa nationalité et qu'on lui avait répondu qu'il ne pouvait pas en recevoir. C'est seulement à partir du 23 octobre 2001 qu'il a décidé de contacter ses parents au Maroc pour qu'ils lui fassent parvenir un extrait d'acte de naissance.
Si l'on excepte ses propos du 23 octobre 2001, le recourant a systématiquement refusé de rentrer chez lui d'où qu'il vînt. Par ailleurs, depuis qu'il a déposé une demande d'asile, l'intéressé a varié dans ses déclarations sur son identité, son âge et sa nationalité. D'après le dossier, il a notamment utilisé les identités suivantes: T._, A._, B._ alors qu'il s'appellerait en réalité X._. Il a affirmé être né en 1983, bien que certains indices fassent remonter sa naissance à 1981. Le 23 octobre 2001, il a admis être de 1981 et, actuellement, il affirme être né le 12 juin 1982. En outre, il a prétendu être tantôt palestinien tantôt marocain. Au demeurant, il a donné des renseignements contradictoires sur les membres de sa famille.
Les conditions de l'art. 13b al. 1 lettre c LSEE sont donc remplies en l'espèce.
4.- Il convient d'examiner si les autorités ont agi avec diligence et si le renvoi paraît possible dans un délai prévisible (art. 13b al. 3 et 13c al. 5 lettre a a contrario LSEE).
Le manque de coopération de la part de l'étranger ne permet pas aux autorités cantonales de rester inactives; elles doivent au contraire essayer notamment de déterminer son identité et d'obtenir les papiers nécessaires à son renvoi, avec ou sans sa collaboration (cf. <ref-ruling>).
Il ressort du dossier que les autorités valaisannes compétentes ont effectué différentes démarches. Elles ont organisé d'entente avec les autorités bâloises compétentes le transfert de l'intéressé sur territoire valaisan, après son arrestation à Bâle le 22 juillet 2001. Elles ont procédé à son audition à son arrivée à Sion le 23 juillet 2001. Les 24/ 25 juillet 2001, elles ont adressé à l'Office fédéral une demande de soutien à l'exécution du renvoi et de couverture financière.
Le 26 juillet 2001, le Service cantonal a demandé à l'Office fédéral d'effectuer des comparaisons dactyloscopiques avec les pays limitrophes, notamment avec la France. Le 7 septembre 2001, il a relancé l'Office fédéral pour savoir ce qu'avaient donné ses recherches ainsi que les démarches en vue de l'obtention d'un laissez-passer. Le 10 septembre 2001, l'Office fédéral a répondu que l'intéressé avait été présenté à l'Ambassade du Maroc le 3 septembre 2001 et que la procédure d'identification durait généralement six mois auprès des autorités marocaines; en outre, l'Office fédéral avait demandé qu'une expertise linguistique fût faite; de plus, une comparaison dactyloscopique avait été entamée avec l'Italie, la France et l'Espagne. Le 24 septembre 2001, l'Office fédéral a demandé au Service cantonal de convoquer l'intéressé pour une analyse de provenance fixée le 15 octobre 2001. Le 24 octobre 2001, les autorités valaisannes compétentes ont transmis une copie des déclarations faites la veille par le recourant à l'Office fédéral en lui demandant d'intervenir une nouvelle fois auprès de l'Ambassade du Maroc à Berne, en vue de la délivrance d'un laissez-passer pour permettre le retour de l'intéressé dans sa patrie. Le 31 octobre 2001, les autorités valaisannes compétentes ont transmis à l'Office fédéral un extrait de l'acte de naissance de l'intéressé. Donnant suite à une demande de l'Ambassade du Maroc à Berne, elles ont envoyé de nouvelles fiches d'empreintes digitales à l'Office fédéral, le 23 novembre 2001. Le 3 janvier 2002, le Service cantonal a demandé à l'Office fédéral où en étaient les démarches pour l'obtention d'un laissez-passer, quels étaient les espoirs d'en recevoir un et, le cas échéant, dans quel délai. Le 16 janvier 2002, les autorités valaisannes compétentes ont transmis un deuxième extrait d'acte de naissance accompagné d'une lettre en provenance du Maroc à l'Office fédéral, en lui offrant de procéder si nécessaire à des démarches complémentaires, afin d'obtenir un laissez-passer. Le 17 janvier 2002, le Service cantonal a demandé à l'Ambassade de Suisse à Rabat de notifier une lettre urgente à Y._ qui, du Maroc, avait envoyé des renseignements sur l'intéressé.
Enfin, lors de la séance du 22 janvier 2002 devant le Tribunal cantonal, le Service cantonal a indiqué que l'Office fédéral avait confirmé qu'un laissez-passer arriverait dans les semaines suivantes.
Dans ces conditions, force est de constater que les autorités compétentes, notamment le Service cantonal, ont effectué avec une diligence suffisante les démarches en vue du renvoi du recourant dans son pays d'origine. De plus, en l'état, rien n'indique que ces efforts ne pourraient aboutir, ni que le refoulement ne pourrait être réalisé dans un délai prévisible.
5.- Le recours est manifestement mal fondé en tant que recevable. Il doit être rejeté dans la mesure où il est recevable, selon la procédure simplifiée de l'art. 36a OJ.
Succombant, le recourant devrait en principe supporter les frais judiciaires (art. 156 al. 1 OJ). Toutefois, dans les cas de ce genre, où l'intéressé manque de moyens financiers et subit une atteinte importante à sa liberté personnelle, le Tribunal fédéral statue sans frais (art. 154 OJ). Il n'y a pas de raison particulière de déroger à cette pratique en l'espèce. | Par ces motifs,
le Tribunal fédéral,
vu l'art. 36a OJ :
1. Rejette le recours dans la mesure où il est recevable.
2. Dit qu'il n'est pas perçu d'émolument judiciaire.
3. Communique le présent arrêt en copie au recourant, au Service de l'état civil et des étrangers et au Juge unique de la Cour de droit public du Tribunal cantonal du canton du Valais, ainsi qu'au Département fédéral de justice et police.
_
Lausanne, le 18 février 2002 DAC/elo
Au nom de la IIe Cour de droit public
du TRIBUNAL FEDERAL SUISSE:
Le Président,
La Greffière, | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['b4119c86-afda-4838-bca6-f214ef85df2c', '4c2d3cb8-0d51-44c9-9e13-3117f818df25'] | [] |
0b6b9a2c-050c-4b31-9810-876569712d26 | 2,000 | de | hat sich ergeben:
A.-
A._ befindet sich seit 15. Oktober 1999 in
Auslieferungshaft. Gestützt auf einen Haftbefehl des Ermitt-
lungsrichters des deutschen Bundesgerichtshofes vom 14. Mai
1999 stellte das deutsche Bundesministerium der Justiz am
28. Oktober 1999 beim Bundesamt für Polizeiwesen (BAP) das
Gesuch um Auslieferung von A._. Dem Verfolgten wird
die Beteiligung bzw. Rädelsführerschaft an einer terroristi-
schen Vereinigung (§ 129a des deutschen StGB), versuchte An-
stiftung zum Mord (§ 211 dStGB), Beihilfe zu versuchtem Tot-
schlag (§ 212 dStGB) sowie Beihilfe zu (gefährlicher) Kör-
perverletzung (§§ 223/223a dStGB) vorgeworfen.
B.-
Gemäss der Sachdarstellung der ersuchenden Behörde
handle es sich bei A._ um einen leitenden Funktionär
der türkischen "Revolutionären Volksbefreiungsfront" bzw.
"Volksbefreiungspartei" (DHKP-C).
a) Die DHKP-C sei aus der Spaltung der terroris-
tisch-extremistischen Organisation Devrimci Sol hervorgegan-
gen. Diese sei 1978 in der Türkei gegründet worden mit dem
Ziel, einen Umsturz der dortigen politischen Verhältnisse
herbeizuführen und eine kommunistische Gesellschaftsordnung
zu errichten. Die Organisation sei "verantwortlich für zahl-
reiche in der Türkei verübte Terroranschläge, die bisher
mehrere hundert Menschenleben gefordert" hätten. Im Jahre
1993 habe sich die Devrimci Sol in zwei "konkurrierende und
sich gewaltsam bekämpfende Flügel" aufgespaltet. Der soge-
nannte "Karatas-Flügel" sei in die DHKP-C übergegangen,
während sich der "Yagan-Flügel" zunächst zur "Türkischen
Volksbefreiungsfront" bzw. "Volksbefreiungspartei" (THKP-C)
formiert habe, welche anschliessend in Devrimci Sol Gücler
("Revolutionäre Linke Kräfte") umbenannt worden sei.
b) Innerhalb des Funktionärskorps der DHKP-C habe
sich "jedenfalls seit 1995 eine terroristische Vereinigung
gebildet". Zumindest für den Zeitraum von März 1995 bis
September 1997 sei der terroristische Charakter der DHKP-C
durch Urteil des Hanseatischen Oberlandesgerichtes Hamburg
vom 17. Februar 1999 rechtskräftig festgestellt worden.
Gleichzeitig habe das Gericht den damaligen "Deutschland-
verantwortlichen" der DHKP-C, L._, u.a. "wegen Rä-
delsführerschaft in dieser terroristischen Vereinigung"
zu einer langjährigen Freiheitsstrafe verurteilt. Die DHKP-C
verfolge u.a. das Ziel, "sogenannte Abweichler und Verrä-
ter", insbesondere des "Yagan-Flügels" der ursprünglichen
Devrimci Sol, "bis hin zur Tötung" zu "bestrafen" und ge-
waltsam zu bekämpfen. Zur Finanzierung des "bewaffneten
Kampfes" forderten die Funktionäre der DHKP-C von in
Deutschland lebenden Landsleuten sogenannte "Spenden", bei
deren Eintreibung "vor Gewaltanwendung bis hin zur physi-
schen Vernichtung" nicht zurückgeschreckt werde. Mit Ver-
fügung vom 6. August 1998 habe das deutsche Bundesministe-
rium des Innern die DHKP-C (als Ersatzorganisation der am
27. Januar 1983 bereits verbotenen ursprünglichen Devrimci
Sol) für illegal erklärt.
c) Zwischen dem 21. März und 27. April 1995 hätten
Agenten der DHKP-C in Gelsenkirchen, Berlin, Köln, Erlen-
bach/Main, Duisburg, Hamburg, Ditzingen und Backnang Brand-
anschläge verübt. Eine weitere Anschlagsserie sei zwischen
15. Dezember 1995 und 8. Januar 1996 in Köln, Hamburg, Ber-
lin, Bremen, Erlenbach/Main, Michelstadt, Duisburg, Kiel,
Mannheim und Singen erfolgt. Am 25. April 1997 habe
B._ den Inhaber eines Grillimbisses in Hamburg,
C._, erschossen, während DHKP-C-Aktivisten dessen
Lokal verwüsteten. C._ habe sich zuvor geweigert, die
DHKP-C finanziell zu unterstützen. Am 12. Juli 1997 seien
die Yagan-Anhänger D._ und F._ in Hamburg
durch Schüsse von Exponenten der DHKP-C schwer verletzt
worden. Nachdem sich ein weiterer Lokalbesitzer in Castrop-
Rauxel geweigert hatte, der Organisation Geld auszuzahlen,
hätten ihm DHKP-C-Funktionäre am 22. April 1998 in die Beine
geschossen.
d) "Bereits im Jahre 1993" habe A._ "erst-
mals die Funktion eines Deutschlandverantwortlichen übernom-
men und diese Stellung auch nach der Gründung der DHKP-C bis
zu seiner Verhaftung am 9. Juni 1995" beibehalten. Er sei am
"Todesurteil" vom Februar 1995 gegen den früheren Rechtsbe-
rater der DHKP-C, G._ (wegen Verstosses gegen Befehle
der Organisation), beteiligt gewesen. G._ sei ent-
führt worden und habe kurz vor Vollstreckung des "Todesur-
teils" fliehen können. Am 26. Juni 1996 sei A._ vom
Landgericht Hagen wegen Freiheitsberaubung zum Nachteil
G._s zu einer Freiheitsstrafe von zwei Jahren und
zehn Monaten verurteilt worden.
e) Nach seiner Haftentlassung am 5. Mai 1997 habe
A._ "wieder eine führende Stellung innerhalb des
Funktionärskörpers der terroristischen Vereinigung der
DHKP-C" eingenommen. Zunächst habe er "gleichberechtigt
neben L._" die Organisation geleitet. Nach der
Festnahme L._s am 12. September 1997 habe er "allein
die Position des Europa- und Deutschlandverantwortlichen"
innegehabt. Darüber hinaus sei A._ "dringend ver-
dächtig, zu den beiden Fällen des versuchten Totschlags an
den Yagan-Aktivisten H._ - am 22. August 1997 in
Frankfurt am Main - und E._ - am 5. September 1997 in
Hamburg - vorsätzlich Hilfe geleistet zu haben". An zwei
Treffen hochrangiger Funktionäre der DHKP-C (im Mai oder
Juni 1997 in Den Haag sowie am 23. August 1997 in Köln) habe
A._ "erneut" Order gegeben, "Yagan-Aktivisten zu
töten". Zu diesem Zweck habe er die Bildung bewaffneter Kom-
mandos angeordnet, die in Hamburg und Frankfurt/M. "Yagan-
Anhänger aufspüren und liquidieren" sollten. Im November
1998 habe A._ (über I._) den J._ beauf-
tragt, den DHKP-C-Aktivisten K._ zu töten, der bei
einer polizeilichen Vernehmung Angaben über die Organisation
gemacht habe.
C.-
Anlässlich seiner Einvernahme vom 4. November 1999
widersetzte sich A._ der Auslieferung an Deutschland.
Mit Entscheid vom 10. Dezember 1999 bewilligte das BAP die
Auslieferung des Verfolgten für die ihm gemäss Haftbefehl
des Ermittlungsrichters des deutschen Bundesgerichtshofes
vom 14. Mai 1999 zur Last gelegten Straftaten.
D.-
Gegen den Auslieferungsentscheid des BAP gelangte
A._ mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde vom 12. Januar
2000 an das Bundesgericht. Er stellt folgende Rechtsbegeh-
ren:
"1. Der Entscheid des Bundesamtes für Polizeiwesen
vom 10. Dezember 1999 sei aufzuheben.
2. Das Auslieferungsersuchen der Bundesrepublik
Deutschland sei vollumfänglich abzuweisen.
3. Eventualiter: Das Auslieferungsbegehren der
Bundesrepublik Deutschland sei bezüglich der
Tatbestände der Bildung einer terroristischen
Vereinigung, <ref-law>, abzuweisen."
E.-
Das BAP beantragt mit Vernehmlassung vom 28. Januar
2000 die Abweisung der Beschwerde. Auf Gesuch des Beschwer-
deführers hin wurde ihm das Auslieferungsbegehren des deut-
schen Bundesministerium der Justiz vom 28. Oktober 1999 zur
Einsicht zugestellt, und es wurde ihm Gelegenheit zur Be-
schwerdeergänzung eingeräumt, wovon er mit Eingabe vom
15. Februar 2000 Gebrauch machte. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1.-
a) Die Beurteilung von Auslieferungsersuchen der
Bundesrepublik Deutschland richtet sich nach dem Europäi-
schen Auslieferungsübereinkommen vom 13. Dezember 1957
(EAUe, SR 0.353.1) sowie dem Zweiten Zusatzprotokoll zum
EAUe vom 17. März 1978, dem beide Staaten beigetreten sind
(SR 0.353.12). Soweit das EAUe bestimmte Fragen nicht ab-
schliessend regelt (vgl. <ref-ruling> E. 2d S. 283),
ist das schweizerische Landesrecht anwendbar, namentlich
das Bundesgesetz über internationale Rechtshilfe in Straf-
sachen vom 20. März 1981 (IRSG, SR 351.1) und die dazuge-
hörende Verordnung vom 24. Februar 1982 (IRSV, SR 351.11;
vgl. <ref-law>).
b) Der Auslieferungsentscheid des BAP vom 10. De-
zember 1999 kann mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde beim
Bundesgericht angefochten werden (Art. 55 Abs. 3 i.V.m.
<ref-law>). Die Sachurteilsvoraussetzungen von
Art. 97 - 114 OG sind erfüllt.
c) Zulässige Beschwerdegründe sind sowohl die Ver-
letzung von Bundesrecht (inklusive Staatsvertragsrecht),
einschliesslich Überschreitung oder Missbrauch des Ermes-
sens, als auch die Rüge der unrichtigen oder unvollständigen
Feststellung des rechtserheblichen Sachverhalts; der Vorbe-
halt von Art. 105 Abs. 2 OG trifft hier nicht zu (Art. 104
lit. a - b OG; <ref-ruling> E. 2b/bb S. 72). Soweit die
Verwaltungsgerichtsbeschwerde gegeben (und die staatsrecht-
liche Beschwerde daher ausgeschlossen) ist, kann auch die
Verletzung verfassungsmässiger Individualrechte bzw. der
EMRK mitgerügt werden (<ref-ruling> E. 1b S. 375).
d) Das Bundesgericht ist an die Begehren der Par-
teien nicht gebunden (<ref-law>). Es prüft die
Auslieferungsvoraussetzungen grundsätzlich mit freier Kog-
nition. Da es aber in Rechtshilfesachen nicht Aufsichtsbe-
hörde ist, darf die Prüfung des angefochtenen Entscheides
den Rahmen des Streitgegenstandes nicht sprengen (BGE 117
Ib 64 E. 2c S. 73).
2.-
Der Beschwerdeführer macht zunächst geltend, "in
den beiden Fällen des versuchten Totschlags von H._
und E._" sei seine "Beteiligung an Tötungsdelikten"
nicht "belegt". Diesbezüglich sei die Auslieferung für die
untersuchten Delikte (Beihilfe zum versuchten Totschlag und
zur gefährlichen Körperverletzung) schon deshalb zu verwei-
gern. "Hinsichtlich der Anschuldigung, der Beschwerdeführer
habe I._ angewiesen, J._ mit der Ausführung
des Todesbeschlusses zu beauftragen", liege hingegen "tat-
sächlich eine konkrete Anschuldigung gegen den Beschwerde-
führer vor". "Aufgrund der Umstände und Beweggründe sowie
der Ziele, die dem Beschwerdeführer unterstellt werden", sei
jedoch "von einem vorwiegend politischen Charakter der
Delikte auszugehen", weshalb Art. 3 Ziff. 1 EAUe der Aus-
lieferung entgegenstehe. "Die Anweisungen, welche der Be-
schwerdeführer gegeben haben soll", müssten "im Zusammenhang
mit dem Kampf der DHKP-C gegen die Verhältnisse in der Tür-
kei gesehen werden". Die vom Beschwerdeführer angeblich an-
visierten politischen Gegner seien "als Teil des türkischen
Regimes von der DHKP-C bekämpft" worden.
3.-
Es ist grundsätzlich nicht Aufgabe der Rechtshilfe-
behörde zu prüfen, ob eine strafbare Handlung vorliegt und
welche konkreten Straftatbestände erfüllt sind. Dies wird
- im Falle einer Anklageerhebung - vielmehr vom erkennenden
Strafrichter zu beurteilen sein. Gerade in einem komplexen
Fall wie dem vorliegenden kann auch nicht verlangt werden,
dass die ersuchende Behörde die Tatvorwürfe bereits ab-
schliessend mit Beweisen belegt. Andernfalls würde der Sinn
und Zweck der Rechtshilfe praktisch hinfällig (vgl. BGE 122
II 134 E. 7b S. 137, 367 E. 2c S. 371; <ref-ruling> E. 5c
S. 255, je mit Hinweisen). Die Einwände, es gebe keine aus-
reichenden Anhaltspunkte für den terroristischen Hintergrund
der hier untersuchten Delikte, bzw. es fehle am Rechtshilfe-
erfordernis der beidseitigen Strafbarkeit, werden in der
nachfolgenden Erwägung 6 geprüft.
Darüber hinaus würde die blosse Bestreitung der dem
Verfolgten zur Last gelegten Straftaten nur dann zu einem
Auslieferungshindernis führen, wenn er den Alibibeweis an-
träte. Trotz der in Art. 1 EAUe verankerten grundsätzlichen
Auslieferungspflicht ist der Möglichkeit eines Alibibeweises
nach der Praxis des Bundesgerichtes auch im Rahmen eines
nach dem EAUe durchgeführten Auslieferungsverfahrens ange-
messen Rechnung zu tragen. Es würde den allgemeinen Prinzi-
pien des Auslieferungsrechtes und auch dem Verhältnismässig-
keitsgebot widersprechen, einen offensichtlich Unschuldigen
auszuliefern. Den Alibibeweis könnte der Verfolgte jedoch
nur mit dem Nachweis führen, dass er zur fraglichen Zeit
überhaupt nicht am Tatort war. Dieser Nachweis wäre unver-
züglich und ohne Weiterungen zu erbringen (<ref-ruling>
E. 3b - c S. 281 - 83.). Von einem Alibibeweis kann im vor-
liegenden Fall nicht die Rede sein. Gegenteiliges wird auch
vom Beschwerdeführer nicht behauptet.
4.-
a) Die Auslieferung wird nicht bewilligt, wenn
die strafbare Handlung, derentwegen sie begehrt wird, vom
ersuchten Staat als eine politische oder eine mit einer
solchen zusammenhängende strafbare Handlung angesehen wird
(Art. 3 Ziff. 1 EAUe; vgl. auch <ref-law>).
b) Gemäss Art. 2 Ziff. 1 des Europäischen Überein-
kommens zur Bekämpfung des Terrorismus vom 27. Januar 1977
(SR 0.353.3), dem Deutschland und die Schweiz beigetreten
sind, kann der ersuchte Staat im Falle von Auslieferungsge-
suchen entscheiden, dass eine schwere Gewalttat gegen das
Leben, die körperliche Unversehrtheit oder die Freiheit
einer Person nicht als politische oder mit einer solchen
zusammenhängende Straftat angesehen wird (sofern die Tat
nicht ohnehin unter Art. 1 des Übereinkommens fällt). Keine
politische Straftat im Sinne des Anti-Terrorismusüberein-
kommens liegt namentlich bei schweren Straftaten vor, die in
einem Angriff auf das Leben, die körperliche Unversehrtheit
oder die Freiheit völkerrechtlich geschützter Personen ein-
schliesslich Diplomaten bestehen (Art. 1 lit. c); das glei-
che gilt für Entführungen, Geiselnahmen oder schwere wider-
rechtliche Freiheitsentziehungen (Art. 1 lit. d).
c) In der Praxis des Bundesgerichtes wird zwischen
sogenannt "absolut" politischen und "relativ" politischen
Delikten unterschieden. "Absolut" politische Delikte stehen
in unmittelbarem Zusammenhang mit politischen Vorgängen
(vgl. <ref-ruling> E. 9b S. 578; <ref-ruling> E. 5a S. 85;
<ref-ruling> E. 6a S. 179). Ein "relativ" politisches Delikt
liegt nach der Rechtsprechung vor, wenn einer gemeinrecht-
lichen Straftat im konkreten Fall ein vorwiegend politischer
Charakter zukommt. Der vorwiegend politische Charakter er-
gibt sich aus der politischen Natur der Umstände, Beweg-
gründe und Ziele, die den Täter zum Handeln bestimmt haben
und die in den Augen des Rechtshilferichters vorherrschend
erscheinen. Das Delikt muss stets im Rahmen eines Kampfes um
die Macht im Staat begangen worden sein und in einem engen
Zusammenhang mit dem Gegenstand dieses Kampfes stehen (BGE
125 II 569 E. 9b S. 578; <ref-ruling> E. 4b S. 186 ff.; 117 Ib
64 E. 5c S. 89; <ref-ruling> E. 5 S. 84 ff.; <ref-ruling> E. 6b
S. 180, je mit Hinweisen; vgl. Claude Rouiller, L'évolution
du concept de délit politique en droit de l'entraide inter-
nationale en matière pénale, ZStrR 1986, S. 23 ff.; Robert
Zimmermann, La coopération judiciaire internationale en
matière pénale, Bern 1999, N. 385 S. 300 f.). Darüber hinaus
müssen die fraglichen Rechtsgüterverletzungen in einem ange-
messenen Verhältnis zu den angestrebten Zielen stehen, und
die auf dem Spiel stehenden politischen Interessen müssen
wichtig und legitim genug sein, um die Tat zumindest eini-
germassen verständlich erscheinen zu lassen (<ref-ruling>
E. 6d S. 285). Zu denken ist hier namentlich an den Einsatz
von illegalen Mitteln gegen diktatorische oder systematisch
die Menschenrechte verletzende Regimes. Bei schweren Gewalt-
verbrechen, namentlich Tötungsdelikten, wird der politische
Charakter in aller Regel verneint. Ausnahmen könnten allen-
falls bei eigentlichen offenen Bürgerkriegsverhältnissen
gegeben sein, oder wenn das betreffende Delikt (etwa im
Falle eines "Tyrannenmordes") das einzige praktikable Mit-
tel zur Erreichung wichtiger Ziele darstellen würde (vgl.
BGE <ref-ruling> E. 6a S. 71 f.; Rouiller, a.a.O., S. 31;
Zimmermann, a.a.O., N. 385 S. 301).
d) Das schweizerische Strafrecht unterscheidet
zwischen kriminellen Organisationen (<ref-law>),
rechtswidrigen Vereinigungen (<ref-law>) sowie ge-
meinrechtlichen Formen kollektiver Kriminalität bzw. der
Teilnahme an Straftaten (vgl. Marc Forster, Kollektive
Kriminalität. Das Strafrecht vor der Herausforderung durch
das organisierte Verbrechen, Basel 1998, S. 8 ff., 15 ff.).
Unter den Begriff der kriminellen Organisationen fallen
(neben den mafiaähnlichen Verbrechersyndikaten) auch hoch-
gefährliche terroristische Gruppierungen (vgl. Botschaft zu
<ref-law>, BBl 1993 III 277 ff., S. 296; Forster,
a.a.O., S. 9; Günter Stratenwerth, Schweizerisches Straf-
recht, Besonderer Teil II, Straftaten gegen Gemeininteres-
sen, 4. Aufl., Bern 1995, § 40 N. 21). Nicht zu den krimi-
nellen Organisationen gezählt werden hingegen (grundsätz-
lich) extremistische Parteien, oppositionelle politische
Gruppen sowie Organisationen, die mit angemessenen (nicht
verbrecherischen) Mitteln um die politische Macht in ihrem
Heimatland ringen oder einen Freiheitskampf gegen diktato-
rische Regimes führen (vgl. Botschaft, BBl 1993 III 296;
Forster, a.a.O., S. 9 f.; Stefan Trechsel, StGB-Kommentar,
2. Aufl., Zürich 1997, Art. 260ter N. 2; s. rechtsverglei-
chend auch Kay Hailbronner/Volker Olbrich, Internationaler
Terrorismus und Auslieferungsrecht, Archiv des Völkerrechts,
24 [1986] 434 ff. S. 437 f., 445 f.).
e) Dieser materiellstrafrechtlichen Unterscheidung
ist auch bei Fragen der Rechtshilfe Rechnung zu tragen. Wie
gezeigt, werden terroristische Vereinigungen nach schweize-
rischem Recht nicht zu den Gruppierungen gezählt, die sich
mit angemessenen (oder zumindest noch vertretbaren) Mitteln
am Kampf um die politische Macht in ihrer Heimat beteiligen.
Sie fallen vielmehr unter den Straftatbestand von Art. 260ter
StGB. Im vorliegenden Fall wird von den deutschen Behörden
u.a. die Frage untersucht, ob die DHKP-C (als Nachfolgeorga-
nisation der Devrimci-Sol) als terroristische Vereinigung
anzusehen ist bzw. ob sich der Beschwerdeführer der Beteili-
gung bzw. Rädelsführerschaft an einer terroristischen Ver-
einigung (§ 129a dStGB) oder der Teilnahme an anderen schwe-
ren Verbrechen schuldig gemacht hat. Nicht jeder Fall "poli-
tisch motivierter Schwerkriminalität" (Beschwerdeschrift,
S. 9 Ziff. 6) ist als politisches Delikt im Sinne von Art. 3
Ziff. 1 EAUe anzusehen.
Der Beschwerdeführer legt insbesondere nicht dar,
inwiefern die Tötung von Abtrünnigen oder die Erpressung von
Zwangsabgaben als einziges Mittel zu Erreichung legitimer
politischer Ziele anzusehen wäre (vgl. <ref-ruling> E. 9b
S. 578; <ref-ruling> E. 6a S. 71 f.). Es fällt auf, dass der
Grossteil der untersuchten Tötungsdelikte sich gegen Akti-
visten des konkurrierenden "Yagan-Flügels" der ursprünglichen
Devrimci Sol richtete. In einigen Fällen gehörten sogar eige-
ne Leute (wie z.B. der ehemalige Rechtsberater der DHKP-C,
G._) zu den Opfern von Straftaten. Da auch die Anhän-
ger des "Yagan-Flügels" den Sturz der aktuellen türkischen
Regierung herbeiführen möchten, könnten die betroffenen Per-
sonen jedenfalls kaum "als Teil des türkischen Regimes" (Be-
schwerdeschrift, S. 7 Ziff. 3) bezeichnet werden. Analoges
gilt für die Opfer von Erpressungen und Brandanschlägen, bei
denen es sich zumeist um private Geschäftsleute handelte. Die
betreffenden Deliktsvorwürfe erinnern eher an Liquidationen
von unliebsamen Konkurrenten und Abtrünnigen sowie an Schutz-
gelderpressungen ("Racketting") in typischer Terroristen- und
Mafiamanier, denn an Aktivitäten einer "politischen Partei"
(Beschwerdeschrift, S. 15 Ziff. 16). In der europäischen Aus-
lieferungspraxis wird die Frage, ob ein "politisches" Delikt
vorliege, im Übrigen stark durch die Prüfung überlagert, ob
der Angeschuldigte vom ersuchenden Staat aus politischen
Motiven verfolgt werde (sog. "Verfolgungsklausel", vgl.
Hailbronner/Olbrich, a.a.O., S. 457, 460). Dass er von der
Bundesrepublik Deutschland politisch verfolgt würde, wird
vom Beschwerdeführer nicht behauptet.
f) Soweit die ersuchende Behörde dem Beschwerdefüh-
rer terroristische oder mafiaähnliche Aktivitäten (im Sinne
von <ref-law> bzw. § 129a dStGB) sowie gemeinrechtli-
che Schwerverbrechen (namentlich versuchte Anstiftung und
Beihilfe zu Tötungsdelikten) vorwirft, liegt offensichtlich
keine Strafuntersuchung wegen "politischer" Straftaten im
Sinne von Art. 3 Ziff. 1 EAUe vor.
g) Nach dem Gesagten kann offen bleiben, ob Art. 1
bzw. Art. 2 des Europäischen Anti-Terrorismusübereinkommens
die Annahme politischer Straftaten im vorliegenden Fall
überhaupt zuliesse (vgl. <ref-ruling> E. 9d S. 580 f.).
5.-
Sodann macht der Beschwerdeführer geltend, bei
einer Auslieferung an Deutschland drohe ihm sowohl in
Deutschland als auch (im Falle einer Weiterlieferung) in
der Türkei eine menschenrechtswidrige Behandlung. Die Aus-
lieferung verstosse daher gegen Art. 3 EMRK.
a) Die Schweiz prüft Auslieferungsgesuche im Lichte
ihrer völkerrechtlichen Verpflichtungen. Die Auslieferung
wird abgelehnt, wenn der ersuchende Staat keine Gewähr bie-
tet, dass der Verfolgte im ersuchenden Staat nicht einer
Behandlung unterworfen wird, die seine körperliche Integri-
tät oder seine Menschenwürde beeinträchtigt (Art. 3 EMRK,
Art. 7 UNO-Pakt II; vgl. auch <ref-law>, Art. 37
Abs. 3 IRSG).
b) Die Vorbringen des Beschwerdeführers, wonach die
Genfer Flüchtlingskonvention und das deutsche Ausländerrecht
einer etwaigen Weiterlieferung an die Türkei nicht entgegen-
stünden, ändern nichts an der völkerrechtlichen Verpflich-
tung des ersuchenden Staates, vor einer allfälligen Weiter-
lieferung an einen Drittstaat zunächst die Zustimmung des
ersuchten Staates einzuholen (Art. 15 EAUe). Es gibt keine
Veranlassung, an der Einhaltung dieser Verpflichtung seitens
der deutschen Behörden zum Vornherein zu zweifeln. Daran
ändert auch das Argument nichts, der Beschwerdeführer könnte
als unerwünschter Ausländer von Deutschland an die Türkei
abgeschoben werden, und diesbezüglich bestehe keine Pflicht
zur Einholung einer Zustimmung der Schweiz. Selbst wenn
diese Einschätzung zuträfe (vgl. demgegenüber namentlich
§ 53 des deutschen Ausländergesetzes), wäre auch Deutsch-
land jedenfalls an das in Art. 3 EMRK verankerte "non-
refoulement"-Gebot gebunden. Es gibt keinen Anhaltspunkt
für die Annahme, die deutschen Behörden würden sich im Falle
des Beschwerdeführers über die Menschenrechte hinwegsetzen.
Seine Vorbringen zur angespannten Menschenrechtslage in der
Türkei wären somit in einem allfälligen Weiterlieferungs-
oder Abschiebungsverfahren geltend zu machen.
c) In der Beschwerdeergänzung wird vorgebracht,
eine Strafuntersuchung wegen des Verdachtes der Beteiligung
bzw. Rädelsführerschaft an einer terroristischen Vereinigung
(§ 129a dStGB) ziehe nach deutschem Recht automatisch Ein-
schränkungen der Verteidigungsrechte sowie ein strengeres
Haftregime nach sich. Insbesondere werde der Schriftverkehr
des Inhaftierten mit seinem Verteidiger überwacht, bei Ge-
sprächen mit dem Verteidiger sei eine Trennscheibe obliga-
torisch, der Inhaftierte werde "völlig isoliert, und die
Unterbindung sämtlicher Kontakte, auch zum Verteidiger",
sei "möglich". Bei Ausländern gelte (nach den Erkenntnissen
eines Rechtsgutachtens) ein besonders einschränkendes Haft-
regime. "Nach Auskunft der deutschen Rechtsvertreter des
Beschwerdeführers" würden bei ihm "mindestens dieselben
Sonderhaftbedingungen angeordnet". Da er blind sei, würde
er unter dem Haftregime "noch zusätzlich leiden". Eine
Auslieferung nach Deutschland verletze daher Art. 3 EMRK.
d) Bei der Bundesrepublik Deutschland handelt es
sich um einen demokratischen Rechtsstaat, der die EMRK und
den UNO-Pakt II ratifiziert hat und einen hohen Standard bei
der Gewährleistung der Menschenrechte aufweist. Selbst bei
Rechtshilfegesuchen von Staaten die - gemessen an westli-
chen rechtsstaatlichen Massstäben - Schwierigkeiten bei der
Durchsetzung der Menschenrechte (namentlich gegenüber Häft-
lingen) bekunden, wäre eine Auslieferung nicht apriori aus-
geschlossen. Das Bundesgericht prüft vielmehr auch in jenen
Fällen angesichts der konkreten Umstände des Einzelfalles,
ob dem Verfolgten persönlich eine unmenschliche oder ernie-
drigende Behandlung droht (vgl. z.B. Urteil des Bundesge-
richtes vom 9. September 1999 i.S. X. c. BAP [Auslieferung
an Mexiko], 1A.149/1999, E. 8).
Der Erlass von gesetzlichen Spezialvorschriften
über die Behandlung von besonders gefährlichen gewalttätigen
Gefangenen (etwa gemeingefährlichen Terroristen oder Schwer-
verbrechern) oder die Einrichtung von entsprechenden Spe-
zialgefängnissen und Hochsicherheitstrakten ist nicht zum
Vornherein menschenrechtswidrig, soweit die betreffenden
Vorschriften grundrechtskonform ausgelegt und angewendet
werden können (vgl. <ref-ruling> E. 3c S. 76 - 78). Die
Rechtmässigkeit eines Haftregimes ist - in den Schranken der
grundrechtskonformen Auslegung - nach Massgabe der Haftbe-
dingungen des konkreten Einzelfalles zu prüfen. Es kann im
vorliegenden Fall offen bleiben, ob und inwieweit die Son-
dernormen der deutschen Strafprozess- und -vollzugsgesetz-
gebung für besonders gefährliche Gefangene auf den Be-
schwerdeführer überhaupt Anwendung finden würden. Jeden-
falls wäre nicht ersichtlich (und wird auch in der Be-
schwerde nicht dargelegt), dass die betreffenden Vorschrif-
ten zum Vornherein nur in menschenrechtswidriger Weise aus-
gelegt und angewendet werden könnten. Nach ständiger Praxis
ist bei demokratischen Rechtsstaaten die Einhaltung der
Menschenrechte und völkerrechtlichen Verpflichtungen zu
vermuten. Im Übrigen war der Beschwerdeführer (aufgrund
seiner strafrechtlichen Verurteilung wegen Freiheitsbe-
raubung zum Nachteil G._s) auch bereits während
längerer Zeit in Deutschland inhaftiert. Er macht nicht
geltend, er sei dabei in unmenschlicher oder erniedrigender
Art und Weise behandelt worden.
e) Nach dem Gesagten steht auch das non-refoulement-
Gebot von Art. 3 EMRK der Auslieferung nicht entgegen.
6.-
Was sein Eventual-Rechtsbegehren betrifft, bestrei-
tet der Beschwerdeführer die Rechtshilfevoraussetzung der
beidseitigen Strafbarkeit (Art. 2 Ziff. 1 EAUe). Gemäss dem
deutschen Haftbefehl werde um Auslieferung des Beschwerde-
führers ersucht "u.a. wegen des Tatvorwurfes der Beteiligung
bzw. Rädelsführerschaft in einer terroristischen Vereinigung
i.S.v. § 129a" dStGB. Demgegenüber habe "der Schweizer Ge-
setzgeber" beim Erlass von <ref-law> "auf die spe-
zielle Erfassung der terroristischen Vereinigung (...) be-
wusst verzichtet".
a) Die Auslieferung ist zulässig wegen Handlungen,
die sowohl nach dem Recht des ersuchenden als auch nach dem
des ersuchten Staates mit einer freiheitsbeschränkenden
Sanktion im Höchstmass von mindestens einem Jahr oder mit
einer schwereren Sanktion bedroht sind (Art. 2 Ziff. 1 EAUe,
vgl. auch <ref-law>). Betrifft das Auslieferungs-
ersuchen mehrere verschiedene Handlungen, von denen jede
(nach dem Recht beider Staaten) mit einer freiheitsbeschrän-
kenden Sanktion bedroht ist, einige aber die Bedingung hin-
sichtlich des Strafmasses nicht erfüllen, so ist der er-
suchte Staat berechtigt, die Auslieferung auch wegen dieser
Handlungen zu bewilligen (Art. 2 Ziff. 2 EAUe).
In Bezug auf den Grundsatz der beidseitigen Straf-
barkeit genügt es im Übrigen, dass die untersuchten Delikte
sowohl nach deutschem als auch nach schweizerischem Recht
strafbar sind (vgl. auch Art. 5 Ziff. 1 lit. a EUeR, Art. 64
IRSG; <ref-ruling> E. 5-6 S. 571 ff.; <ref-ruling> E. 2a
S. 424 mit Hinweisen). Es ist hingegen nicht Aufgabe der
Rechtshilfebehörde zu prüfen, ob eine strafbare Handlung
vorliegt und welche konkreten Straftatbestände erfüllt sind.
Dies wird - im Falle einer Anklageerhebung - vielmehr vom
erkennenden Strafrichter zu beurteilen sein. Im Rechtshilfe-
verfahren ist indessen zu prüfen, ob die Sachverhaltsdar-
stellung der ersuchenden Behörde genügend konkrete Hinweise
auf die untersuchten strafbaren Handlungen enthält (vgl. BGE
122 II 134 E. 7b S. 137, 367 E. 2c S. 371; <ref-ruling> E. 5c
S. 255, je mit Hinweisen).
b) Wie in Erwägung 4d bereits dargelegt, fallen
auch terroristische Gruppierungen, die ihren Aufbau und ihre
Zusammensetzung geheimhalten und den Zweck verfolgen, Ge-
waltverbrechen zu begehen (oder sich mit verbrecherischen
Mitteln zu bereichern) grundsätzlich unter den Straftatbe-
stand von <ref-law> (vgl. Botschaft, BBl 1993 III
296; Forster, a.a.O., S. 9; Stratenwerth, a.a.O., § 40
N. 21). Die Begehung von Verbrechen braucht dabei nicht
der ausschliessliche Zweck der Organisation zu sein (vgl.
Gunther Arzt, Kriminelle Organisation, in: Kommentar Ein-
ziehung - Organisiertes Verbrechen - Geldwäscherei, Bd. 1,
Zürich 1998, Art. 260ter N. 150; Forster, a.a.O., S. 10;
Stratenwerth, a.a.O., § 40 N. 22). Systematische verbreche-
rische Gewalttaten oder auch Vermögensdelikte sind in der
Regel bloss Mittel zur Erreichung der politischen (oder
teilweise auch religiösen) Hauptziele terroristischer und
extremistischer Organisationen. Nach dem Gesagten ist die
Unterstützung (oder die Beteiligung an) einer terroristi-
schen Organisation im engeren Sinne sowohl nach deutschem
als auch nach schweizerischem Recht strafbar. Ob die DHKP-C
(im Rahmen der untersuchten Sachverhalte) als terroristische
Vereinigung im Sinne des deutschen <ref-law> anzusehen
ist, bildet Gegenstand des hängigen Strafverfahrens.
c) Die Frage, ob nach schweizerischem Recht der
Straftatbestand von <ref-law> erfüllt wäre, ist nicht
Gegenstand des Rechtshilfeverfahrens. Aus dem Ersuchen erge-
ben sich für den Rechtshilferichter jedoch ausreichende An-
haltspunkte für den terroristischen Hintergrund der hier
fraglichen Delikte bzw. für das Vorliegen einer andauernden
verbrecherischen Zweckverfolgung seitens der DHKP-C im Sinne
von <ref-law>. Zu berücksichtigen ist dabei nament-
lich die Art und der Umfang der untersuchten Gewaltverbre-
chen (mehrere Serien von Brandanschlägen in zahlreichen
deutschen Städten, diverse Tötungsdelikte gegen politische
Gegner, systematische Schutzgelderpressungen mit rücksichts-
loser Gewaltanwendung, bis hin zur Tötung der Opfer), aber
auch die (für terroristische und mafiöse Organisationen
typische) geheime hierarchische Führungsstruktur und straffe
Gruppendisziplin der DHKP-C (vgl. Giovanni Falcone, Die ita-
lienische Mafia als "Vorbild" für das internationale organi-
sierte Verbrechen, in: Organisierte Kriminalität in einem
Europa durchlässiger Grenzen, BKA Wiesbaden 1991, S. 25 ff.;
Forster, a.a.O, S. 8 f.; Mark Pieth, Die Bekämpfung des
organisierten Verbrechens in der Schweiz, ZStrR 109 [1992]
257 ff., S. 260 - 262; Hans Vest, "Organisierte Kriminali-
tät": Überlegungen zur kriminalpolitischen Instrumentali-
sierung eines Begriffs, ZStrR 112 [1994] 121 ff., S. 132 f.,
147). Gemäss der Sachdarstellung im Ersuchen sei der terro-
ristische Charakter der DHKP-C durch Urteil des Hanseati-
schen Oberlandesgerichtes Hamburg vom 17. Februar 1999 denn
auch (zumindest für den Zeitraum von März 1995 bis September
1997) bereits rechtskräftig festgestellt worden.
d) Da sowohl die Beteiligung an einer terroristi-
schen Organisation als auch die untersuchten Tötungs- und
Körperverletzungsdelikte nach deutschem wie nach schweizeri-
schem Strafrecht mit einer freiheitsbeschränkenden Sanktion
im Höchstmass von mindestens einem Jahr bedroht sind, ist
die Voraussetzung der beidseitigen Strafbarkeit für alle dem
Ersuchen zugrunde liegenden untersuchten Straftaten erfüllt
(Art. 2 Ziff. 1 EAUe).
7.-
Zusammenfassend ergibt sich, dass die Beschwerde
als unbegründet abzuweisen ist.
Der Beschwerdeführer stellt das Gesuch um unent-
geltliche Rechtspflege. Da die gesetzlichen Voraussetzungen
erfüllt sind und insbesondere die Bedürftigkeit des Gesuch-
stellers ausreichend glaubhaft gemacht erscheint, kann dem
Begehren stattgegeben werden (Art. 152 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.-
Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
2.-
Dem Beschwerdeführer wird die unentgeltliche
Rechtspflege gewährt:
a) Es werden keine Kosten erhoben.
b) Rechtsanwalt Marcel Bosonnet, Zürich, wird als
unentgeltlicher Rechtsvertreter ernannt und für das bundes-
gerichtliche Verfahren aus der Bundesgerichtskasse mit einem
Honorar von Fr. 2'000.-- entschädigt.
3.-
Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer sowie dem
Bundesamt für Polizeiwesen (Abteilung Internationales,
Sektion Auslieferung) schriftlich mitgeteilt.
_
Lausanne, 2. März 2000
Im Namen der I. öffentlichrechtlichen Abteilung
des SCHWEIZERISCHEN BUNDESGERICHTS
Der Präsident:
Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['e26e737e-9d2e-4834-9d79-2a47d4a27670', '7d70c935-83ad-4472-a5de-a05b0fed4cfa', '893c3b5b-a77d-46d9-9e01-2f66f19dd0bb', '54b87910-0513-4468-8e63-f227352ac861', '84daed6d-e575-4f66-a4fd-e6b1cbe9f6b7', 'de513091-2302-4a71-9efe-5c94f4187f16', '090eb207-02f0-4a26-94ee-36a5511f7a66', '25914d0c-9823-4034-bc61-1cc2f6877c19', '090eb207-02f0-4a26-94ee-36a5511f7a66', '21459200-fc4d-4354-8e09-278ef1becd68', 'c8c1ad52-9ab9-4d50-a3a0-3ff50007ea2a', 'de513091-2302-4a71-9efe-5c94f4187f16', '4f6576a4-dcf2-4943-899b-7b8112f867d3', 'de513091-2302-4a71-9efe-5c94f4187f16', '3c826ef1-dd85-4b34-9d67-0be273e9fbe3', 'de513091-2302-4a71-9efe-5c94f4187f16', '6fe80561-8915-45a8-8b22-d54fe54d7b94', '54b87910-0513-4468-8e63-f227352ac861'] | ['2ac848b6-678b-4359-a487-81825e18f2e1', '45ab6946-12d5-4722-9e7f-2f3e8ba8ca89', '4375fbbf-840e-4d36-98be-6a051dc26ea9', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78'] |
0b6d0cbd-9039-43fa-9903-b66dbb9b38ba | 2,006 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. X._ fuhr am 9. Juni 2003, um ca. 18.50 Uhr, auf der Reppischtalstrasse in Stallikon im Bereich einer Baustelle mit seinem Personenwagen in eine mobile Lichtsignalanlage und beschädigte sie. Obwohl er den Schaden bemerkt hatte, entfernte er sich von der Unfallstelle und fuhr zu seiner Lebenspartnerin in Adliswil. Dort trank er zusammen mit Gästen eine erhebliche Menge alkoholischer Getränke. Als die Polizei dort eintraf, ordnete sie bei X._ eine Blutprobe an, welche für die Zeit der Blutentnahme eine Blutalkoholkonzentration von 1,84 bis 2,04 Gewichtspromillen ergab.
A. X._ fuhr am 9. Juni 2003, um ca. 18.50 Uhr, auf der Reppischtalstrasse in Stallikon im Bereich einer Baustelle mit seinem Personenwagen in eine mobile Lichtsignalanlage und beschädigte sie. Obwohl er den Schaden bemerkt hatte, entfernte er sich von der Unfallstelle und fuhr zu seiner Lebenspartnerin in Adliswil. Dort trank er zusammen mit Gästen eine erhebliche Menge alkoholischer Getränke. Als die Polizei dort eintraf, ordnete sie bei X._ eine Blutprobe an, welche für die Zeit der Blutentnahme eine Blutalkoholkonzentration von 1,84 bis 2,04 Gewichtspromillen ergab.
B. Die Einzelrichterin in Strafsachen des Bezirks Affoltern sprach X._ am 3. Februar 2005 der Vereitelung einer Blutprobe, der Verletzung der Verkehrsregeln und des pflichtwidrigen Verhaltens bei Unfall schuldig und verurteilte ihn zu fünf Monaten Gefängnis (unbedingt). Das Obergericht des Kantons Zürich stellte mit Urteil vom 14. September 2005 fest, dass das erstinstanzliche Urteil im Schuldpunkt in Rechtskraft erwachsen sei, und bestätigte im Übrigen die von der Einzelrichterin ausgesprochene Strafe.
B. Die Einzelrichterin in Strafsachen des Bezirks Affoltern sprach X._ am 3. Februar 2005 der Vereitelung einer Blutprobe, der Verletzung der Verkehrsregeln und des pflichtwidrigen Verhaltens bei Unfall schuldig und verurteilte ihn zu fünf Monaten Gefängnis (unbedingt). Das Obergericht des Kantons Zürich stellte mit Urteil vom 14. September 2005 fest, dass das erstinstanzliche Urteil im Schuldpunkt in Rechtskraft erwachsen sei, und bestätigte im Übrigen die von der Einzelrichterin ausgesprochene Strafe.
C. X._ erhebt sowohl staatsrechtliche Beschwerde als auch eidgenössische Nichtigkeitsbeschwerde, mit denen er je die Aufhebung des angefochtenen Urteils beantragt. Ferner ersucht er um Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege.
C. X._ erhebt sowohl staatsrechtliche Beschwerde als auch eidgenössische Nichtigkeitsbeschwerde, mit denen er je die Aufhebung des angefochtenen Urteils beantragt. Ferner ersucht er um Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege.
D. Das Obergericht hat auf Stellungnahme zu den Beschwerden verzichtet. Eine Vernehmlassung der Oberstaatsanwaltschaft des Kantons Zürich wurde nicht eingeholt. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Mit beiden Rechtsmitteln reicht der Beschwerdeführer einen ärztlichen Bericht von Dr. Y._ vom 7. November 2005 ein. Es handelt sich dabei um ein neues Beweismittel, das erst nach Ergehen des an-gefochtenen Entscheids erstellt wurde. Wie der Beschwerdeführer selber darlegt, äussert sich dieser Bericht zu Behauptungen, die er bereits vor Obergericht vorgebracht hatte. Er soll seinen Standpunkt bekräftigen. Indessen ist nicht ersichtlich, dass erst die Begründung des angefochtenen Entscheids zur Einreichung dieses Beweismittels Anlass gegeben hätte. Es ist daher nach der Praxis im Rahmen der staatsrechtlichen Beschwerde nicht zulässig (<ref-ruling> E. 6c S. 357). Dasselbe gilt für das Verfahren der Nichtigkeitsbeschwerde (Art. 273 Abs. 1 lit. b BStP). Der genannte ärztliche Bericht hat daher in beiden Beschwerdeverfahren ausser Acht zu bleiben.
1. Mit beiden Rechtsmitteln reicht der Beschwerdeführer einen ärztlichen Bericht von Dr. Y._ vom 7. November 2005 ein. Es handelt sich dabei um ein neues Beweismittel, das erst nach Ergehen des an-gefochtenen Entscheids erstellt wurde. Wie der Beschwerdeführer selber darlegt, äussert sich dieser Bericht zu Behauptungen, die er bereits vor Obergericht vorgebracht hatte. Er soll seinen Standpunkt bekräftigen. Indessen ist nicht ersichtlich, dass erst die Begründung des angefochtenen Entscheids zur Einreichung dieses Beweismittels Anlass gegeben hätte. Es ist daher nach der Praxis im Rahmen der staatsrechtlichen Beschwerde nicht zulässig (<ref-ruling> E. 6c S. 357). Dasselbe gilt für das Verfahren der Nichtigkeitsbeschwerde (Art. 273 Abs. 1 lit. b BStP). Der genannte ärztliche Bericht hat daher in beiden Beschwerdeverfahren ausser Acht zu bleiben.
2. Der Beschwerdeführer rügt mit staatsrechtlicher Beschwerde eine Verletzung des rechtlichen Gehörs, weil das Obergericht kein Gutachten über seine Zurechnungsfähigkeit und allenfalls anzuordnende Massnahmen eingeholt habe. Dieser Vorwurf deckt sich mit der in der Nichtigkeitsbeschwerde geltend gemachten Verletzung von <ref-law> (vgl. dazu E. 5). Auf die staatsrechtliche Beschwerde ist daher nicht einzutreten, soweit damit eine Gehörsverletzung geltend gemacht wird (Art. 84 Abs. 2 OG).
2. Der Beschwerdeführer rügt mit staatsrechtlicher Beschwerde eine Verletzung des rechtlichen Gehörs, weil das Obergericht kein Gutachten über seine Zurechnungsfähigkeit und allenfalls anzuordnende Massnahmen eingeholt habe. Dieser Vorwurf deckt sich mit der in der Nichtigkeitsbeschwerde geltend gemachten Verletzung von <ref-law> (vgl. dazu E. 5). Auf die staatsrechtliche Beschwerde ist daher nicht einzutreten, soweit damit eine Gehörsverletzung geltend gemacht wird (Art. 84 Abs. 2 OG).
3. Im angefochtenen Entscheid wird erklärt, die psychiatrische Behandlung bei Dr. Y._ lasse nicht auf einen aussergewöhnlichen psychischen Zustand des Beschwerdeführers im Unfallzeitpunkt schliessen, weil sie keinen Bezug zum Unfallgeschehen habe. Der Beschwerdeführer kritisiert diese Würdigung als willkürlich.
Wohl trifft zu, dass sich der Beschwerdeführer nach seinen Aussagen an der Hauptverhandlung vor Obergericht in erster Linie wegen seiner Probleme am Arbeitsplatz in die Behandlung bei Dr. Y._ begab. Doch ist er inzwischen nicht mehr an der ihn belastenden Stelle im Tunnelbau tätig, führt die Behandlung aber wegen anderer Probleme - in der Beziehung zur Freundin und zu den Eltern - weiter. Die entsprechende Feststellung im angefochtenen Entscheid ist daher nicht falsch. Auch wenn die Probleme des Beschwerdeführers, wie er dies behauptet, teilweise weiter zurückreichen, so trat die Verschärfung, die ihn zur Aufnahme einer psychiatrischen Behandlung bewog, doch erst rund ein Jahr nach dem Unfall ein. Der Beschwerdeführer legt auch nicht dar, inwiefern ein Zusammenhang zwischen dem Unfall und seinen psychischen Problemen bestehen sollte. Die beanstandete Feststellung erweist sich unter diesen Umständen nicht als willkürlich.
Wohl trifft zu, dass sich der Beschwerdeführer nach seinen Aussagen an der Hauptverhandlung vor Obergericht in erster Linie wegen seiner Probleme am Arbeitsplatz in die Behandlung bei Dr. Y._ begab. Doch ist er inzwischen nicht mehr an der ihn belastenden Stelle im Tunnelbau tätig, führt die Behandlung aber wegen anderer Probleme - in der Beziehung zur Freundin und zu den Eltern - weiter. Die entsprechende Feststellung im angefochtenen Entscheid ist daher nicht falsch. Auch wenn die Probleme des Beschwerdeführers, wie er dies behauptet, teilweise weiter zurückreichen, so trat die Verschärfung, die ihn zur Aufnahme einer psychiatrischen Behandlung bewog, doch erst rund ein Jahr nach dem Unfall ein. Der Beschwerdeführer legt auch nicht dar, inwiefern ein Zusammenhang zwischen dem Unfall und seinen psychischen Problemen bestehen sollte. Die beanstandete Feststellung erweist sich unter diesen Umständen nicht als willkürlich.
4. Das Obergericht stützt sich bei der Prüfung der Frage, ob eine Begutachtung des Beschwerdeführers erforderlich sei, auch auf ein früheres psychiatrisches Gutachten vom 13. April 2000, in dem eine Trunksucht, aber keine sonstige geistige Störung diagnostiziert wurde. Es erklärt weiter, dass auch der Eindruck an der Hauptverhandlung keinen Anhaltspunkt für eine solche gebe. Der Umstand, dass der Beschwerdeführer im Zeitpunkt des angefochtenen Urteils verschiedene stärkere Medikamente einnahm, lässt diese Beurteilung nicht als willkürlich erscheinen. Denn es ergeben sich daraus keine konkreten Anhaltspunkte dafür, dass er im Unfallzeitpunkt an einer psychischen Krankheit litt und diese einen Einfluss auf den Unfall gehabt hätte. Dasselbe gilt mit Bezug auf die Aussage des Beschwerdeführers, er habe schon fast Angst vor sich selber bekommen, dass er einmal einen (sc. seiner Vorgesetzten) packen und in den Senkel stellen könnte, sowie den in der Beschwerde erwähnten früheren Vorfall. Mit dem schliesslich erhobenen Einwand, das Obergericht hätte seinen wiederholten Beteuerungen, er trinke seit Anfang 2004 nicht mehr regelmässig Alkohol und habe am Unfalltag zum letzten Mal Alkohol zu sich genommen, nicht glauben dürfen, setzt sich der Beschwerdeführer zu seinen Aussagen in Widerspruch. Abgesehen davon, dass das Obergericht auch die Alkoholproblematik differenziert würdigt und dabei keineswegs in Willkür verfällt, verstösst eine solche Argumentation gegen Treu und Glauben.
Alle vorgebrachten Willkürrügen erweisen sich damit als unbegründet.
Alle vorgebrachten Willkürrügen erweisen sich damit als unbegründet.
5. Mit der eidgenössischen Nichtigkeitsbeschwerde wendet sich der Beschwerdeführer dagegen, dass die Vorinstanz von einer erneuten psychiatrischen Begutachtung abgesehen hat.
Ausgehend von <ref-law> und der Rechtsprechung zu dieser Norm (vgl. <ref-ruling> E. 2a; <ref-ruling> E. 4a) legt die Vorinstanz ein-gehend dar, weshalb sie keinen Anlass zur Einholung eines psychiatrischen Gutachtens erkennt. Sie verweist auf die Tatumstände, auf die Lebensverhältnisse und insbesondere auf das Fehlen einer erneuten Alkoholabhängigkeit. Der Beschwerdeführer kritisiert diese Beurteilung vor allem unter Berufung auf die psychiatrische Behandlung, die er im Mai 2005 aus eigenem Antrieb bei Dr. Y._ begonnen hat. Er tut jedoch nicht näher dar, inwiefern sich daraus Zweifel an seiner Zurechnungsfähigkeit im Unfallzeitpunkt ergeben könnten. Einen solchen Zusammenhang durfte die Vorinstanz vielmehr verneinen, ohne in Willkür zu verfallen (vgl. E. 3). Er bringt im Übrigen auch nicht vor, inwiefern sich sein Geisteszustand seit dem psychiatrischen Gutachten vom 13. April 2000 verändert haben könnte. Anhaltspunkte dafür sind aufgrund der verbindlichen Feststellungen im angefochtenen Entscheid nicht ersichtlich.
Der Verzicht auf die psychiatrische Begutachtung des Beschwerdeführers verletzt unter diesen Umständen kein Bundesrecht. Die Nichtigkeitsbeschwerde erweist sich als unbegründet.
Der Verzicht auf die psychiatrische Begutachtung des Beschwerdeführers verletzt unter diesen Umständen kein Bundesrecht. Die Nichtigkeitsbeschwerde erweist sich als unbegründet.
6. Aus diesen Gründen ist die staatsrechtliche Beschwerde abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist, und die Nichtigkeitsbeschwerde abzuweisen.
Bei diesem Ausgang des Verfahrens trägt der Beschwerdeführer die Kosten (Art. 156 Abs. 1 OG; Art. 278 Abs. 1 BStP). Da die Beschwerden von vornherein keine Aussicht auf Erfolg hatten (Art. 152 Abs. 1 OG, vgl. <ref-ruling> E. 2 mit Hinweisen), sind die Gesuche um unentgeltliche Rechtspflege abzuweisen. Den angespannten finanziellen Verhältnissen des Beschwerdeführers kann bei der Festsetzung der Gerichtsgebühr Rechnung getragen werden (Art. 153a Abs. 1 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht
im Verfahren nach Art. 36a OG:
im Verfahren nach Art. 36a OG:
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Die eidgenössische Nichtigkeitsbeschwerde wird abgewiesen.
2. Die eidgenössische Nichtigkeitsbeschwerde wird abgewiesen.
3. Die Gesuche um unentgeltliche Rechtspflege werden abgewiesen.
3. Die Gesuche um unentgeltliche Rechtspflege werden abgewiesen.
4. Die Gerichtsgebühr von Fr. 1'600.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
4. Die Gerichtsgebühr von Fr. 1'600.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
5. Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer, der Oberstaatsanwaltschaft des Kantons Zürich und dem Obergericht des Kantons Zürich, I. Strafkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 16. März 2006
Im Namen des Kassationshofes
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_011 | Federation | null | null | null | null | nan | ['ec80664e-93e3-4096-b862-40b97c67a074', 'e8644ac8-5e42-4766-bf36-21bf8203e808', '966ee13c-7791-4a87-9bd8-536e4504c702', '56702baf-dd52-474e-b290-fe45495492f0'] | ['af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5'] |
0b6d43eb-fca2-49d3-b792-68e001d5cb4a | 2,004 | fr | Faits:
Faits:
A. L'association "Y._", dont le but était le développement et l'épanouissement des adolescents et adolescentes qui lui étaient confiés pour une action socio-éducative, a été constituée le 18 février 1986. A._ était Président de cette association, qu'il pouvait engager par une signature collective à deux avec un membre du comité. L'association a occupé plusieurs salariés et elle était affiliée à la Caisse d'allocations familiales B._(ci-après: B._).
L'association ne s'est pas acquittée envers B._ de la totalité des cotisations dues pour la période d'août 2001 à août 2002. Une procédure de recouvrement a été introduite et a conduit à l'ouverture de la faillite de l'association le 28 août 2002 et à l'établissement d'un acte de défaut de biens pour un montant de 24'624 fr. 15, le 8 août 2003.
L'association ne s'est pas acquittée envers B._ de la totalité des cotisations dues pour la période d'août 2001 à août 2002. Une procédure de recouvrement a été introduite et a conduit à l'ouverture de la faillite de l'association le 28 août 2002 et à l'établissement d'un acte de défaut de biens pour un montant de 24'624 fr. 15, le 8 août 2003.
B. Par décision du 16 juin 2003, B._ a exigé de A._ le paiement du montant de 24'624 fr. 15 au titre de réparation du dommage causé ensuite de non-paiement de cotisations salariales. L'intéressé a fait opposition à cette décision le 4 juillet 2003, niant toute faute ou négligence grave de sa part.
Le 31 juillet 2003, B._ a déposé auprès du Tribunal cantonal des assurances valaisan une action en réparation du dommage à l'encontre de A._. Elle a conclu à ce qu'il soit reconnu débiteur d'un montant de 24'624 fr. 15 et à ce que l'opposition formulée le 4 juillet 2003 soit levée.
Constatant que la procédure (décision - opposition - action en réparation du dommage) prévue par l'ancien art. 81 du règlement du 31 octobre 1947 sur l'assurance vieillesse et survivants (RAVS; RS 831.101) ne pouvait plus être suivie dès l'entrée en vigueur le 1er janvier 2003 de la loi fédérale du 6 octobre 2000 sur la partie générale du droit des assurances sociales (LPGA; RS 830.1), le Tribunal cantonal des assurances a considéré l'opposition du 4 juillet 2003 comme un recours dirigé à l'encontre de la décision du 16 juin 2003.
Statuant le 18 février 2004, il l'a rejeté, précisant expressément que A._ devait à B._ le montant de 24'624 fr. 15. Pour l'essentiel, le Tribunal cantonal des assurances a retenu que B._ avait fait preuve d'une négligence grave en n'ayant pas réagi immédiatement et en ne s'étant pas inquiété en priorité du versement des cotisations aux assurances sociales à la suite du rapport de l'organe de contrôle du 16 mai 2001 faisant état d'une situation financière fragilisée et à la suite des procédures de recouvrement introduites dès novembre 2001 par B._. Par ailleurs, le fait que le directeur de l'association, C._, a été condamné pénalement pour avoir commis des malversations au préjudice de celle-ci ne saurait justifier d'exonérer A._ de son devoir de surveillance concernant l'accomplissement de l'obligation légale de payer les cotisations d'assurances sociales.
Statuant le 18 février 2004, il l'a rejeté, précisant expressément que A._ devait à B._ le montant de 24'624 fr. 15. Pour l'essentiel, le Tribunal cantonal des assurances a retenu que B._ avait fait preuve d'une négligence grave en n'ayant pas réagi immédiatement et en ne s'étant pas inquiété en priorité du versement des cotisations aux assurances sociales à la suite du rapport de l'organe de contrôle du 16 mai 2001 faisant état d'une situation financière fragilisée et à la suite des procédures de recouvrement introduites dès novembre 2001 par B._. Par ailleurs, le fait que le directeur de l'association, C._, a été condamné pénalement pour avoir commis des malversations au préjudice de celle-ci ne saurait justifier d'exonérer A._ de son devoir de surveillance concernant l'accomplissement de l'obligation légale de payer les cotisations d'assurances sociales. | C. Agissant par la voie du recours de droit public, A._ requiert le Tribunal fédéral d'annuler le jugement du 18 février 2004 du Tribunal cantonal des assurances et de renvoyer la cause à celui-ci pour nouvelle décision. II se plaint d'arbitraire dans l'appréciation des preuves et l'établissement des faits en reprochant à la juridiction cantonale de ne pas avoir donné suite à sa requête tendant à la production du dossier pénal concernant les malversations commises par le directeur de l'association au détriment de celle-ci. L'intéressé considère en effet que le Tribunal cantonal des assurances était dans l'incapacité complète de déterminer s'il avait commis ou non une négligence grave sans connaître la nature et l'importance des détournements opérés par C._.
Dans leurs réponses respectives, le Tribunal cantonal des assurances et B._ concluent au rejet du recours.
Dans leurs réponses respectives, le Tribunal cantonal des assurances et B._ concluent au rejet du recours.
D. Par ordonnance présidentielle du 12 mai 2004, la demande d'effet suspensif présentée par A._ a été admise.
Le Tribunal fédéral considère en droit:
Le Tribunal fédéral considère en droit:
1. Le Tribunal fédéral examine d'office et librement la recevabilité des recours qui lui sont soumis (<ref-ruling> consid. 1 p. 67).
1.1 Le recours de droit public n'a, sauf exceptions non réalisées en l'espèce, qu'une fonction cassatoire, de sorte que les conclusions qui tendent à obtenir plus ou autre chose que l'annulation de la décision cantonale, comme ici le renvoi de la cause à la cour cantonale pour nouvelle décision, sont irrecevables (<ref-ruling> consid. 1.2.1 p. 131, 173 consid. 1.5 p. 176).
1.2 Pour le surplus, déposé en temps utile et dans les formes prescrites par la loi, le présent recours remplit en principe les conditions de recevabilité des art. 84 ss OJ.
1.2 Pour le surplus, déposé en temps utile et dans les formes prescrites par la loi, le présent recours remplit en principe les conditions de recevabilité des art. 84 ss OJ.
2. Le recourant se plaint d'arbitraire dans l'appréciation des preuves et l'établissement des faits en reprochant au Tribunal cantonal des assurances de ne pas avoir donné suite à sa requête tendant à la production du dossier pénal concernant les malversations commises par le directeur de l'association.
2.1 Selon la jurisprudence, le droit d'être entendu - tel qu'il était déduit de l'art. 4 aCst. et tel qu'il est désormais garanti par l'art. 29 al. 2 Cst. - comprend le droit pour l'intéressé de prendre connaissance du dossier (<ref-ruling> consid. 2b p. 10), de s'exprimer sur les éléments pertinents avant qu'une décision ne soit prise touchant sa situation juridique, de produire des preuves pertinentes, d'obtenir qu'il soit donné suite à ses offres de preuves pertinentes, de participer à l'administration des preuves essentielles ou à tout le moins de s'exprimer sur son résultat, lorsque cela est de nature à influer sur la décision à rendre (<ref-ruling> consid. 2c p. 578; <ref-ruling> consid. 3a p. 436; <ref-ruling> consid. 2b p. 137 et la jurisprudence citée).
Le droit de faire administrer des preuves, découlant du droit d'être entendu, suppose que le fait à prouver soit pertinent, que le moyen de preuve proposé soit nécessaire pour constater ce fait et que la demande soit présentée selon les formes et délais prescrits par le droit cantonal. Cette garantie constitutionnelle n'empêche cependant pas l'autorité de mettre un terme à l'instruction lorsque les preuves administrées lui ont permis de former sa conviction et que, procédant d'une manière non arbitraire à une appréciation anticipée des preuves qui lui sont encore proposées, elle a la certitude qu'elles ne pourraient l'amener à modifier son opinion (<ref-ruling> consid. 5b/bb p. 505/506; cf. aussi <ref-ruling> consid. 4a p. 211, 241 consid. 2 p. 242 et les références citées).
2.2 En l'occurrence, le Tribunal cantonal des assurances n'a pas donné suite à la requête de preuve tendant à la production du dossier pénal relatif aux malversations commises au détriment de l'association par son directeur, C._. Contrairement aux affirmations du recourant, il ressort du jugement attaqué que cette renonciation n'était pas fondée essentiellement sur la constatation que les actes en question étaient admis par leur auteur. Le Tribunal cantonal des assurances a plutôt estimé que les faits qui pourraient être établis sur la base de ce moyen de preuve n'étaient de toute façon pas pertinents pour la solution du litige. Il a tout d'abord relevé qu'une partie des cotisations non acquittées concernait des salaires qui ont été versés durant une période postérieure au licenciement du directeur. En se référant à la jurisprudence, il a ensuite considéré que les agissements de celui-ci, quelle qu'en soit leur nature ou leur ampleur, n'étaient pas susceptibles d'exonérer le recourant de son devoir de surveillance et de la responsabilité qui lui incombait en tant que président de l'association. Dans le même ordre d'idées, le jugement attaqué relève que c'est l'absence de réaction concrète du recourant qui lui est reprochée, alors même qu'il connaissait la situation financière précaire de l'association; il aurait donc dû s'inquiéter en priorité du règlement des cotisations aux assurances sociales. A cet égard également, les circonstances exactes dans lesquelles sont intervenues les malversations commises importent peu, d'autant moins que la signature collective à deux avec tout membre du comité aurait permis au recourant de verser les cotisations dues sans le concours du directeur.
Face à ce raisonnement, le recourant se limite à indiquer que la renonciation à ce moyen de preuve le prive de la possibilité de démontrer qu'il a été lui-même trompé par des astuces qui l'ont empêché, malgré sa vigilance et celle des organes de subvention et de contrôle, de constater l'existence et l'importance des malversations faites au détriment de l'association. En cela, il ignore toutefois que sa responsabilité n'est pas engagée en raison du fait qu'il n'a pas découvert les malversations commises, mais sur la base de son omission fautive de s'assurer du versement effectif de cotisations d'assurances sociales. La position du recourant ne permet ainsi pas de remettre en cause l'argumentation du Tribunal cantonal des assurances et de conclure que les faits susceptibles d'être établis par la production du dossier pénal relatif aux malversations commises par le directeur de l'association pourraient avoir une importance pour la solution du litige.
Le droit du recourant à faire administrer des preuves n'a ainsi pas été violé en l'espèce.
Le droit du recourant à faire administrer des preuves n'a ainsi pas été violé en l'espèce.
3. Manifestement mal fondé, le recours doit être rejeté selon la procédure simplifiée de l'art. 36a OJ. Succombant, le recourant doit supporter les frais judiciaires (art. 153, 153a et 156 al. 1 OJ). La CIVAF n'a pas droit à des dépens (art. 159 al. 2 OJ). | Par ces motifs, vu l'art. 36a OJ, le Tribunal fédéral prononce:
Par ces motifs, vu l'art. 36a OJ, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
1. Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
2. Un émolument judiciaire de 2'000 fr. est mis à la charge du recourant.
2. Un émolument judiciaire de 2'000 fr. est mis à la charge du recourant.
3. Le présent arrêt est communiqué en copie au mandataire du recourant, à B._ et au Tribunal cantonal des assurances du canton du Valais.
Lausanne, le 7 septembre 2004
Au nom de la IIe Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le président: Le greffier: | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['64a1cc75-2619-4dae-b7e5-de54fbefe513', '84288845-3c85-4f6e-ba7e-ed4817f3fc1d', '76437f0e-0c3d-4e0e-a12a-96bafea615d8', 'cc53f4d0-9dd6-4826-8703-b0702c1b721f', '2ccd7281-c549-4980-9d4b-094eec8c814e', '6b8eeecc-c66e-48f4-aa3a-c22752ef97e9', '12e73c78-c92e-4983-a570-069fbab4b4f5', '7eca9b06-8e9b-43ef-aa6b-aea13f7b045e'] | [] |
0b6d8fce-63d8-4553-bd22-ecb62d0a902d | 2,012 | de | Sachverhalt:
A. X._ wird vorgeworfen, am 27. März 2010 ca. um 16.00 Uhr im Keller des von ihr bewohnten Hauses ihre Nachbarin A._ mehrmals geschlagen und getreten zu haben. Sie habe dieser mit einem Holzscheit leicht auf den Kopf geschlagen, was eine Prellung seitlich am Hinterkopf verursacht habe. Als A._ darauf in Richtung Lift weggelaufen sei, habe sie X._ gegen das Gesäss getreten. Beim Lift angekommen sei A._ stehen geblieben, worauf sie X._ erneut mit dem Holzscheit habe schlagen wollen. Da A._ ihre linke Hand schützend über den Kopf gehalten habe, habe sie aufgrund des Schlags eine Abschürfung sowie einen Bluterguss am Daumen der linken Hand erlitten. Anschliessend habe sie X._ erneut gegen das Gesäss getreten, was einen Bluterguss zur Folge gehabt habe.
B. Das Obergericht des Kantons Zürich sprach X._ am 23. August 2011 in Bestätigung des Urteils des Bezirksgerichts Dietikon vom 8. März 2011 der Tätlichkeit schuldig. Es verurteilte sie zu einer Busse von Fr. 1'000.--.
C. X._ erhebt Beschwerde in Strafsachen. Sie beantragt, das Urteil des Obergerichts sei aufzuheben, und sie sei freizusprechen. Eventualiter sei die Sache zur neuen Beurteilung an das Obergericht zurückzuweisen. | Erwägungen:
1. Die Beschwerdeführerin wirft der Vorinstanz eine offensichtlich unrichtige Sachverhaltsfeststellung (<ref-law>), einen Verstoss gegen den Grundsatz "in dubio pro reo" als Beweislast- und Beweiswürdigungsregel (Art. 10 Abs. 3 StPO) sowie eine Verletzung des Anspruchs auf rechtliches Gehör (<ref-law>) vor (Beschwerde, S. 3 f. N. 8 ff.).
2. 2.1 Die vorinstanzliche Sachverhaltsfeststellung kann nur gerügt werden, wenn sie offensichtlich unrichtig ist oder auf einer Rechtsverletzung im Sinne von <ref-law> beruht und wenn die Behebung des Mangels für den Ausgang des Verfahrens entscheidend sein kann (<ref-law>; vgl. auch Art. 105 Abs. 1 und 2 BGG). Offensichtlich unrichtig ist sie, wenn sie willkürlich ist (<ref-ruling> E. 2.4 mit Hinweis; vgl. zum Begriff der Willkür <ref-ruling> E. 2.4 mit Hinweisen). Die Rüge der Willkür muss in der Beschwerde anhand des angefochtenen Entscheids präzise vorgebracht und begründet werden, ansonsten darauf nicht eingetreten wird (<ref-law>; <ref-ruling> E. 4.2.3 mit Hinweis).
Bildeten ausschliesslich Übertretungen Gegenstand des erstinstanzlichen Hauptverfahrens, so kann mit der Berufung nur geltend gemacht werden, das Urteil sei rechtsfehlerhaft oder die Feststellung des Sachverhalts sei offensichtlich unrichtig oder beruhe auf einer Rechtsverletzung (Art. 398 Abs. 4 StPO). Ist die Kognition der kantonalen Vorinstanz in Sachverhaltsfragen auf Willkür beschränkt, so prüft das Bundesgericht frei, ob die Vorinstanz auf eine gegen das erstinstanzliche Urteil vorgebrachte Rüge der willkürlichen Beweiswürdigung hin zu Unrecht Willkür verneint und diese Verfassungsverletzung nicht behoben hat. Diese Prüfung läuft regelmässig darauf hinaus zu beurteilen, ob die erste Instanz die Beweise willkürlich gewürdigt hat. Trifft dies zu, hätte die Vorinstanz Willkür bejahen müssen. Bei der Begründung der Rüge, die Vorinstanz habe Willkür zu Unrecht verneint, muss sich der Beschwerdeführer daher auch mit den Erwägungen der ersten Instanz auseinandersetzen. Er darf sich indes nicht auf eine blosse Wiederholung der vor der Vorinstanz gegen das erstinstanzliche Urteil erhobenen Rügen beschränken, sondern hat zugleich auf die Begründung der Vorinstanz einzugehen. Andernfalls genügt seine Beschwerde den Begründungsanforderungen nicht (Urteil 6S.46/2005 vom 2. Februar 2006 E. 2.3, nicht publ. in: <ref-ruling>; Urteil 6B_643/2011 vom 26. Januar 2012 E. 1.1.2).
2.2 Ebenfalls unter dem Gesichtspunkt der Willkür prüft das Bundesgericht, inwiefern das Sachgericht den Grundsatz "in dubio pro reo" als Beweiswürdigungsregel verletzt hat. Ob dieser Grundsatz als Beweislastregel verletzt ist, prüft es hingegen mit freier Kognition. Diese aus der Unschuldsvermutung (Art. 10 Abs. 1 StPO, <ref-law> und Art. 6 Ziff. 2 EMRK) abgeleiteten Maximen wurden wiederholt dargelegt, worauf zu verweisen ist (<ref-ruling> E. 2a mit Hinweisen).
2.3 Das rechtliche Gehör gemäss <ref-law> verlangt, dass die Behörde die Vorbringen des vom Entscheid in seiner Rechtsstellung Betroffenen auch tatsächlich hört, prüft und in der Entscheidfindung berücksichtigt. Daraus folgt die Verpflichtung der Behörde, ihren Entscheid zu begründen. Dabei ist es nicht erforderlich, dass sie sich mit allen Parteistandpunkten einlässlich auseinandersetzt und jedes einzelne Vorbringen ausdrücklich widerlegt. Vielmehr kann sie sich auf die für den Entscheid wesentlichen Punkte beschränken. Die Begründung muss so abgefasst sein, dass sich der Betroffene über die Tragweite des Entscheids Rechenschaft geben und ihn in voller Kenntnis der Sache an die höhere Instanz weiterziehen kann. In diesem Sinne müssen wenigstens kurz die Überlegungen genannt werden, von denen sich die Behörde hat leiten lassen und auf die sich ihr Entscheid stützt (<ref-ruling> E. 4.1 mit Hinweisen).
3. Die erste Instanz stützte sich in ihrer Beweiswürdigung auf die Aussagen der Beschwerdeführerin, der Zeugin A._ sowie auf zwei Fotografien, auf denen ein Bluterguss am Gesäss und Abschürfungen sowie ein Bluterguss am linken Daumen der Zeugin zu sehen sind. Sie gelangte zur Ansicht, die Aussagen der Zeugin seien glaubhafter als diejenigen der Beschwerdeführerin. Insbesondere seien sie mit den Fotografien in Einklang zu bringen, mithin einem objektiven Beweismittel. Die Aussagen der Beschwerdeführerin seien als Schutzbehauptungen zu werten (kantonale Akten, act. 40 E. II.5.2 ff. S. 4 ff.). Die Vorinstanz schützt diese Beweiswürdigung, soweit sie überhaupt auf die Einwände der Beschwerdeführerin eintritt (Urteil, E. III.1.1 ff. S. 5 ff.).
4. 4.1 Soweit die Beschwerdeführerin moniert, die Vorinstanz fälle ihr Urteil, ohne eine erneute Beweiswürdigung vorzunehmen (Beschwerde, S. 4 N. 9), geht ihr Einwand offensichtlich an der Sache vorbei. Die Kognition der Vorinstanz ist in Sachverhaltsfragen auf Willkür beschränkt (E. 2.1 hievor). Sie durfte und musste sich darauf beschränken zu prüfen, ob die erste Instanz die Beweise willkürlich würdigte, ohne eine erneute Beweiswürdigung vorzunehmen.
4.2 Weiter geht die Beschwerdeführerin mit ihrem Vorbringen fehl, die Vorinstanz stelle zu Unrecht fest, sie habe in der Berufung keine offensichtlich unrichtige Sachverhaltsfeststellung und willkürliche Beweiswürdigung geltend gemacht (Beschwerde, S. 4 N. 11 f.). Die Vorinstanz erwägt lediglich, die Beschwerdeführerin begnüge sich über weite Strecken damit, die Sachverhaltserstellung der ersten Instanz an sich zu kritisieren und dieser ihre eigene Beweiswürdigung entgegenzustellen, ohne darzulegen, inwiefern die erste Instanz eine offensichtlich unrichtige Feststellung des Sachverhalts und willkürliche Beweiswürdigung vorgenommen habe. Auf die vorinstanzlichen Ausführungen kann verwiesen werden (Urteil, E. III.1.1 S. 5 f.). Es ist nicht zu beanstanden, dass die Vorinstanz auf die appellatorische Kritik der Beschwerdeführerin am erstinstanzlichen Urteil nicht eintritt. Soweit diese erneut dieselben Rügen vorbringt (Beschwerde, insbesondere S. 5 N. 13 f. und S. 7 N. 20 ff.), ist sie nicht zu hören. Wenn sie in diesem Zusammenhang geltend macht, die Vorinstanz verletze ihren Anspruch auf rechtliches Gehör, da sie ihre Einwände gegen das erstinstanzliche Urteil nicht beachte (Beschwerde, S. 4 N. 9, S. 5 N. 14), ist ihr Vorbringen unbegründet. Die Vorinstanz begeht dadurch, dass sie auf gewisse Rügen berechtigterweise nicht eintritt, keine Gehörsverweigerung.
4.3 Die Beschwerdeführerin bringt vor, es sei nicht möglich, dass die Kopfverletzungen auf die Weise entstanden seien, wie von der Zeugin behauptet. Diese sei gemäss eigenen Aussagen mit dem Rücken zur Wand gestanden. Demnach hätte sie sich auf sehr ungewöhnliche Art und Weise reflexartig um beinahe 180 Grad drehen müssen, um aufgrund eines Schlages mit einem Holzscheit eine Verletzung am Hinterkopf zu erleiden. Die Vorinstanz habe dieses Argument zu Unrecht nicht beachtet (Beschwerde, S. 7 N. 18 f.).
Die Beschwerdeführerin unterlässt es, sich mit den diesbezüglichen vorinstanzlichen Erwägungen auseinanderzusetzen. Die Vorinstanz begründet ausführlich, weshalb sie die erstinstanzliche Schlussfolgerung, es sei naheliegend, dass die Zeugin versucht habe, dem Schlag auszuweichen oder den Kopf reflexartig abzuwenden, was die Beule seitlich bzw. hinten am Kopf erkläre, nicht als willkürlich erachtet. Auf die zutreffenden Erwägungen kann verwiesen werden (Urteil, E. III.1.2.2).
Weiter beschränkt sich die Beschwerdeführerin auf appellatorische Kritik, wenn sie geltend macht, die erstinstanzliche Beweiswürdigung sei einseitig und stets zu ihren Ungunsten ausgefallen, was die Vorinstanz zu Unrecht als nicht willkürlich erachte (Beschwerde, S. 9 N 25 ff.). Diese erwägt, die Beschwerdeführerin versuche Unstimmigkeiten in der Argumentation der ersten Instanz zu konstruieren, indem sie ausführe, die erste Instanz erachte ihre Aussagen wie auch diejenigen der Zeugin als konsequent und kaum mit Widersprüchen behaftet. Indes lasse sie diesen Umstand lediglich der Zeugin zu Gute kommen. Die Vorinstanz berichtigt, die erste Instanz habe das konsequente Aussageverhalten auch zu Gunsten der Beschwerdeführerin gewürdigt, zugleich aber festgestellt, es sei zu berücksichtigen, dass das konsequente Bestreiten eines Sachverhalts in der Regel wenig Raum für Widersprüche und Diskontinuitäten biete. Dieser Auffassung der ersten Instanz könne gefolgt werden (Urteil, III.1.2.1 S. 6 f.). Schliesslich erwägt die Vorinstanz, die erstinstanzliche Ausführung, wonach es schwer wiege, dass die Aussagen der Beschwerdeführerin in diametralem und unauflösbarem Widerspruch zu denjenigen der Zeugin stünden, sei zwar nicht nachvollziehbar. Indes vermöge diese Ungereimtheit im erstinstanzlichen Urteil alleine keine willkürliche Sachverhaltsfeststellung darzutun. Die Beschwerdeführerin beschränkt sich darauf, die bereits vor der Vorinstanz erhobene Kritik an der erstinstanzlichen Beweiswürdigung zu erneuern und setzt sich mit den vorinstanzlichen Erwägungen nicht auseinander. Damit genügt sie den Begründungsanforderungen nicht (E. 2.1 hievor).
4.4 Die Beschwerdeführerin rügt, ihre Verurteilung stütze sich lediglich auf Aussagen von zwei sich widersprechenden Personen und Fotografien von beliebigen Verletzungen. Es sei zu Unrecht kein Arztzeugnis eingeholt worden, das Auskunft über die Entstehung der Verletzungen geben könne. Es sei möglich, dass diese Tage später bei einem Sturz oder Ähnlichem entstanden seien (Beschwerde, S. 10 N. 28 f.).
Die erste Instanz erwog hierzu, die Fotografien der Verletzungen stünden in Einklang mit den Aussagen der Zeugin. Zudem sei schwer vorstellbar, was für ein Sturz oder welche Tätigkeit derartige Verletzungen hätten verursachen können. Der Bluterguss in der Analfalte lasse sich durch den Fusstritt erklären und die Abschürfungen und der Bluterguss am Daumen der linken Hand würden mit der Schilderung übereinstimmen, wonach die Zeugin ihre Hand über ihren Kopf erhoben habe, um sich vor dem Schlag zu schützen (kantonale Akten, act. 40 E. II.6.3 S. 8). Demnach ist es vertretbar, dass die erste Instanz in antizipierter Beweiswürdigung von der Erhebung weiterer Beweise, insbesondere eines Arztberichts, absah (vgl. zur antizipierten Beweiswürdigung <ref-ruling> E. 5.3 mit Hinweisen). Insgesamt vermag die Beschwerdeführerin nicht aufzuzeigen, inwiefern die Vorinstanz die erstinstanzliche Beweiswürdigung unzulässigerweise schützt bzw. Willkür zu Unrecht verneint.
5. Soweit die Beschwerdeführerin geltend macht, die Vorinstanz verstosse gegen den Grundsatz "in dubio pro reo" als Beweislastregel, indem sie von ihr verlange, ihre Unschuld zu beweisen, begründet sie ihr Vorbringen nicht (Beschwerde, S. 6 N. 16). Es ist denn auch nicht ersichtlich, inwiefern ihr die Vorinstanz die Beweislast überbindet und die Unschuldsvermutung verletzt.
6. Die Beschwerde ist abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist. Bei diesem Ausgang des Verfahrens sind die bundesgerichtlichen Kosten der Beschwerdeführerin aufzuerlegen (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 2'000.-- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Zürich, I. Strafkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 6. März 2012
Im Namen der Strafrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Mathys
Die Gerichtsschreiberin: Horber | CH_BGer_011 | Federation | null | null | null | null | nan | ['344b0ac9-03d0-4b83-b63b-db7fd1cef800', '90da7594-42d5-4b47-8dfa-2cc25a41c021', 'cfeb60c0-1d8b-4c0a-a578-2678c5d97ccd', 'fc9f773b-350e-4645-82bd-5a0528dda588', '1a963fda-89f1-47a9-9e0a-fa67415ecd45', '1298d694-2d15-4670-9cf4-9d692a11fdf1', '4c850f4c-dd43-49cd-8bda-54c7a0cc5680'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332'] |
0b6e97d0-369d-4a53-aa8a-16cc77928390 | 2,004 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Die Revisionsstelle der Ausgleichskassen führte am 13. Juni und am 28. September 2001 beim Verein X._ mit Sitz in Y._ eine Arbeitgeberkontrolle durch. Sie stellte dabei fest, dass in den Jahren 1997 und 1998 Zahlungen für C._ (Fr. 4142.- bzw. Fr. 2881.-) und in den folgenden Jahren solche für C._ und K._ (Fr. 15'456.- für 1999 und Fr. 9952.- für 2000) nicht abgerechnet worden sind. Im Weiteren seien diese Personen auch nicht als Selbstständigerwerbende bei der Ausgleichskasse Obwalden angeschlossen. Mit Verfügungen vom 14. Dezember 2001 verpflichtete die Kasse den Verein X._ zur Nachzahlung ausstehender Sozialversicherungsbeiträge in der Höhe von insgesamt Fr. 5222.60 (einschliesslich Verwaltungskosten und Verzugszinsen). C._ und K._ wurden mit Verfügungen vom 25. Februar 2002 über die Nachzahlungsverfügungen orientiert.
A. Die Revisionsstelle der Ausgleichskassen führte am 13. Juni und am 28. September 2001 beim Verein X._ mit Sitz in Y._ eine Arbeitgeberkontrolle durch. Sie stellte dabei fest, dass in den Jahren 1997 und 1998 Zahlungen für C._ (Fr. 4142.- bzw. Fr. 2881.-) und in den folgenden Jahren solche für C._ und K._ (Fr. 15'456.- für 1999 und Fr. 9952.- für 2000) nicht abgerechnet worden sind. Im Weiteren seien diese Personen auch nicht als Selbstständigerwerbende bei der Ausgleichskasse Obwalden angeschlossen. Mit Verfügungen vom 14. Dezember 2001 verpflichtete die Kasse den Verein X._ zur Nachzahlung ausstehender Sozialversicherungsbeiträge in der Höhe von insgesamt Fr. 5222.60 (einschliesslich Verwaltungskosten und Verzugszinsen). C._ und K._ wurden mit Verfügungen vom 25. Februar 2002 über die Nachzahlungsverfügungen orientiert.
B. Die vom Verein X._hiegegen mit dem sinngemässen Antrag auf Aufhebung der Nachzahlungsverfügungen erhobene Beschwerde hiess das Verwaltungsgericht des Kantons Obwalden gut (Entscheid vom 6. Mai 2003).
B. Die vom Verein X._hiegegen mit dem sinngemässen Antrag auf Aufhebung der Nachzahlungsverfügungen erhobene Beschwerde hiess das Verwaltungsgericht des Kantons Obwalden gut (Entscheid vom 6. Mai 2003).
C. Die Ausgleichskasse Obwalden führt Verwaltungsgerichtsbeschwerde mit dem Rechtsbegehren, der angefochtene Entscheid sei aufzuheben.
Der Verein X._ schliesst sinngemäss auf Abweisung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde, während das Bundesamt für Sozialversicherung auf eine Vernehmlassung verzichtet. | Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
1. 1.1 Da keine Versicherungsleistungen streitig sind, hat das Eidgenössische Versicherungsgericht nur zu prüfen, ob der vorinstanzliche Entscheid Bundesrecht verletzt, einschliesslich Überschreitung oder Missbrauch des Ermessens, oder ob der rechtserhebliche Sachverhalt offensichtlich unrichtig, unvollständig oder unter Verletzung wesentlicher Verfahrensbestimmungen festgestellt worden ist (Art. 132 in Verbindung mit Art. 104 lit. a und b sowie Art. 105 Abs. 2 OG).
Ferner ist Art. 114 Abs. 1 OG zu beachten, wonach das Eidgenössische Versicherungsgericht in Abgabestreitigkeiten an die Parteibegehren nicht gebunden ist, wenn es im Prozess um die Verletzung von Bundesrecht oder um die unrichtige oder unvollständige Feststellung des Sachverhalts geht.
1.2 Auf die Verwaltungsgerichtsbeschwerde kann nur so weit eingetreten werden, als Sozialversicherungsbeiträge kraft Bundesrechts streitig sind. Im vorliegenden Verfahren ist daher nicht zu prüfen, wie es sich bezüglich der Beitragsschuld gegenüber der Ausgleichskasse für kantonale Familienzulagen verhält (<ref-ruling> Erw. 1 mit Hinweis).
1.2 Auf die Verwaltungsgerichtsbeschwerde kann nur so weit eingetreten werden, als Sozialversicherungsbeiträge kraft Bundesrechts streitig sind. Im vorliegenden Verfahren ist daher nicht zu prüfen, wie es sich bezüglich der Beitragsschuld gegenüber der Ausgleichskasse für kantonale Familienzulagen verhält (<ref-ruling> Erw. 1 mit Hinweis).
2. 2.1 Am 1. Januar 2003 ist das Bundesgesetz über den Allgemeinen Teil des Sozialversicherungsrechts (ATSG) vom 6. Oktober 2000 in Kraft getreten. Mit ihm sind zahlreiche Bestimmungen in den einzelnen Sozialversicherungsgesetzen geändert worden. Weil in zeitlicher Hinsicht grundsätzlich diejenigen Rechtssätze massgebend sind, die bei der Erfüllung des zu Rechtsfolgen führenden Tatbestandes Geltung haben (<ref-ruling> Erw. 1), und weil ferner das Sozialversicherungsgericht bei der Beurteilung eines Falles grundsätzlich auf den bis zum Zeitpunkt des Erlasses der streitigen Verfügung (hier: 14. Dezember 2001) eingetretenen Sachverhalt abstellt (<ref-ruling> Erw. 1b), sind im vorliegenden Fall die bis zum 31. Dezember 2002 geltenden Bestimmungen anwendbar (<ref-ruling> Erw. 1.2).
2.2 Die sozialversicherungsrechtliche Beitragspflicht Erwerbstätiger richtet sich unter anderem danach, ob das in einem bestimmten Zeitraum erzielte Erwerbseinkommen als solches aus selbstständiger oder aus unselbstständiger Erwerbstätigkeit zu qualifizieren ist (Art. 5 und 9 AHVG sowie <ref-law>). Nach <ref-law> gilt als massgebender Lohn jedes Entgelt für in unselbstständiger Stellung auf bestimmte oder unbestimmte Zeit geleistete Arbeit; als Einkommen aus selbstständiger Erwerbstätigkeit gilt nach <ref-law> jedes Einkommen, das nicht Entgelt für in unselbstständiger Stellung geleistete Arbeit darstellt.
Nach der Rechtsprechung beurteilt sich die Frage, ob im Einzelfall selbstständige oder unselbstständige Erwerbstätigkeit vorliegt, nicht auf Grund der Rechtsnatur des Vertragsverhältnisses zwischen den Parteien. Entscheidend sind vielmehr die wirtschaftlichen Gegebenheiten. Die zivilrechtlichen Verhältnisse vermögen dabei allenfalls gewisse Anhaltspunkte für die AHV-rechtliche Qualifikation zu bieten, ohne jedoch ausschlaggebend zu sein. Als unselbstständig erwerbstätig ist im Allgemeinen zu betrachten, wer von einem Arbeitgeber in betriebswirtschaftlicher bzw. arbeitsorganisatorischer Hinsicht abhängig ist und kein spezifisches Unternehmerrisiko trägt.
Aus diesen Grundsätzen allein lassen sich indessen noch keine einheitlichen, schematisch anwendbaren Lösungen ableiten. Die Vielfalt der im wirtschaftlichen Leben anzutreffenden Sachverhalte zwingt dazu, die beitragsrechtliche Stellung einer erwerbstätigen Person jeweils unter Würdigung der gesamten Umstände des Einzelfalles zu beurteilen. Weil dabei vielfach Merkmale beider Erwerbsarten zu Tage treten, muss sich der Entscheid oft danach richten, welche dieser Merkmale im konkreten Fall überwiegen (<ref-ruling> Erw. 1, 122 V 171 Erw. 3a, 283 Erw. 2a, 119 V 161 Erw. 2 mit Hinweisen).
Aus diesen Grundsätzen allein lassen sich indessen noch keine einheitlichen, schematisch anwendbaren Lösungen ableiten. Die Vielfalt der im wirtschaftlichen Leben anzutreffenden Sachverhalte zwingt dazu, die beitragsrechtliche Stellung einer erwerbstätigen Person jeweils unter Würdigung der gesamten Umstände des Einzelfalles zu beurteilen. Weil dabei vielfach Merkmale beider Erwerbsarten zu Tage treten, muss sich der Entscheid oft danach richten, welche dieser Merkmale im konkreten Fall überwiegen (<ref-ruling> Erw. 1, 122 V 171 Erw. 3a, 283 Erw. 2a, 119 V 161 Erw. 2 mit Hinweisen).
3. 3.1 Vorliegend ist einzig bekannt, dass C._ und K._, welchen vom Verein X._Entgelte ausgerichtet wurden, nicht als Selbstständigerwerbende bei der Beschwerdeführerin angeschlossen sind. Den Betroffenen ist von der Ausgleichskasse zwar eine "Orientierungsverfügung" über die Qualifikation ihres Status und die Höhe der Nachzahlungsforderungen zugegangen, womit ihr rechtliches Gehör grundsätzlich gewahrt wurde. Hingegen haben sie sich zur Sache nicht geäussert. Sie wurden von der Vorinstanz auch nicht zur Klärung des Sachverhaltes in das Verfahren miteinbezogen. Aus den Akten geht nicht hervor, welche Tätigkeiten C._ und K._ im Rahmen ihrer Einsätze für den Beschwerdegegner ausgeübt haben. Ebenso wenig ist ersichtlich, in welcher Form diese standen, das heisst, ob im konkreten Einzelfall je separat eher eine selbstständige oder unselbstständ
3.2 Vorliegend ist einzig bekannt, dass C._ und K._, welchen vom Verein X._Entgelte ausgerichtet wurden, nicht als Selbstständigerwerbende bei der Beschwerdeführerin angeschlossen sind. Den Betroffenen ist von der Ausgleichskasse zwar eine "Orientierungsverfügung" über die Qualifikation ihres Status und die Höhe der Nachzahlungsforderungen zugegangen, womit ihr rechtliches Gehör grundsätzlich gewahrt wurde. Hingegen haben sie sich zur Sache nicht geäussert. Sie wurden von der Vorinstanz auch nicht zur Klärung des Sachverhaltes in das Verfahren miteinbezogen. Aus den Akten geht nicht hervor, welche Tätigkeiten C._ und K._ im Rahmen ihrer Einsätze für den Beschwerdegegner ausgeübt haben. Ebenso wenig ist ersichtlich, in welcher Form diese standen, das heisst, ob im konkreten Einzelfall je separat eher eine selbstständige oder unselbstständige Betätigung vorlag. Dies wird die Vorinstanz, an welche die Sache zurückgewiesen wird, abklären und auf Grund der von der Rechtsprechung entwickelten Abgrenzungskriterien - wie sie im kantonalen Entscheid richtig dargelegt sind - neu entscheiden. C._ und K._ werden dafür beizuladen sein.
3.2 Vorliegend ist einzig bekannt, dass C._ und K._, welchen vom Verein X._Entgelte ausgerichtet wurden, nicht als Selbstständigerwerbende bei der Beschwerdeführerin angeschlossen sind. Den Betroffenen ist von der Ausgleichskasse zwar eine "Orientierungsverfügung" über die Qualifikation ihres Status und die Höhe der Nachzahlungsforderungen zugegangen, womit ihr rechtliches Gehör grundsätzlich gewahrt wurde. Hingegen haben sie sich zur Sache nicht geäussert. Sie wurden von der Vorinstanz auch nicht zur Klärung des Sachverhaltes in das Verfahren miteinbezogen. Aus den Akten geht nicht hervor, welche Tätigkeiten C._ und K._ im Rahmen ihrer Einsätze für den Beschwerdegegner ausgeübt haben. Ebenso wenig ist ersichtlich, in welcher Form diese standen, das heisst, ob im konkreten Einzelfall je separat eher eine selbstständige oder unselbstständige Betätigung vorlag. Dies wird die Vorinstanz, an welche die Sache zurückgewiesen wird, abklären und auf Grund der von der Rechtsprechung entwickelten Abgrenzungskriterien - wie sie im kantonalen Entscheid richtig dargelegt sind - neu entscheiden. C._ und K._ werden dafür beizuladen sein.
4. Das Verfahren ist kostenpflichtig, da es nicht um die Bewilligung oder Verweigerung von Versicherungsleistungen, sondern um eine Beitragsstreitigkeit geht (Art. 134 OG e contrario). Entsprechend dem Ausgang des Prozesses sind die Gerichtskosten dem Verein X._ aufzuerlegen (Art. 156 Abs. 1 in Verbindung mit Art. 135 OG). | Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird in dem Sinne gutgeheissen, dass der Entscheid des Verwaltungsgerichts des Kantons Obwalden vom 6. Mai 2003 aufgehoben und die Sache an die Vorinstanz zurückgewiesen wird, damit sie im Sinne der Erwägungen verfahre und neu entscheide.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird in dem Sinne gutgeheissen, dass der Entscheid des Verwaltungsgerichts des Kantons Obwalden vom 6. Mai 2003 aufgehoben und die Sache an die Vorinstanz zurückgewiesen wird, damit sie im Sinne der Erwägungen verfahre und neu entscheide.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 800.- werden dem Beschwerdegegner auferlegt.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 800.- werden dem Beschwerdegegner auferlegt.
3. Der geleistete Kostenvorschuss von Fr. 800.- wird der Beschwerdeführerin zurückerstattet.
3. Der geleistete Kostenvorschuss von Fr. 800.- wird der Beschwerdeführerin zurückerstattet.
4. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Verwaltungsgericht des Kantons Obwalden und dem Bundesamt für Sozialversicherung zugestellt.
Luzern, 23. Januar 2004
Im Namen des Eidgenössischen Versicherungsgerichts
Die Präsidentin der III. Kammer: Die Gerichtsschreiberin: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | ['aedf8057-bf87-4575-b1da-2b663053ea0a', 'e10ed709-8b11-47e3-8006-88b26d86e498', '2ef9b20e-bb7c-491f-9391-59ac4f74e3c9', 'b8d4aeef-a8ef-40d9-92a1-090a37538008', '9cae69c1-7cd4-42e0-ac04-c497804a56fb', '54d367bf-fb67-4c34-855b-46c2bdad7c64'] |
0b6ec826-f2eb-40d3-a49a-9eb75a5be6a2 | 2,010 | fr | Faits:
A. X._ (ci-après: l'intéressé) est inscrit au tableau des mandataires professionnellement qualifiés du canton de Genève en qualité d'architecte indépendant depuis 1987. Durant l'année 1999, il a fait l'objet d'une procédure disciplinaire menée par la Chambre des architectes et ingénieurs (ci-après: la Chambre) ayant abouti le 30 août 1999 à sa radiation provisoire du tableau précité pour une durée de six mois et au prononcé d'une amende de 5'000 fr. Cette radiation a déployé ses effets du 8 novembre 2000 au 9 mai 2001.
B. Par courrier du 14 octobre 2008, la Chambre a informé le recourant de l'ouverture d'une procédure disciplinaire à son encontre suite à la dénonciation du Département des constructions et des technologies de l'information du canton de Genève (ci-après: le Département des constructions). A l'origine de l'ouverture de la procédure disciplinaire se trouvait également un arrêt rendu le 11 décembre 2007 par le Tribunal administratif du canton de Genève (ci-après: le Tribunal administratif) relatif à l'immeuble situé rue***, à Genève, que cette Instance avait communiqué directement à la Chambre. Cet arrêt avait confirmé une amende de 10'000 fr. infligée à l'intéressé parce qu'il n'avait pas obtempéré à un ordre d'arrêt de chantier du 12 juin 2007 concernant des travaux effectués dans l'appartement n° 12 de l'immeuble précité. Faute de recours, l'arrêt était devenu définitif et exécutoire. En outre, l'attention de la Chambre avait été attirée sur trois dossiers susceptibles de constituer des infractions au sens des art. 6 et 7 de la loi genevoise sur l'exercice des professions d'architectes et d'ingénieurs du 17 décembre 1982 (LPAI; L 5 40), ainsi que sur plusieurs amendes dont l'une avait été prononcée par le Département des constructions le 2 août 2007 pour non-respect d'une décision d'arrêt de chantier du 21 octobre 2004 confirmée mais réduite à 5'000 fr. par le Tribunal administratif et relative à une villa sise route***.
C. Par décision du 3 mars 2009, la Chambre a prononcé la radiation provisoire de X._ du tableau des mandataires professionnellement qualifiés pour une durée de deux ans. Elle lui a également infligé une amende de 5'000 fr. en application de l'art. 13 al. 1 let. b et c LPAI. Le 3 avril 2009, l'intéressé a interjeté recours auprès du Tribunal administratif en concluant à l'annulation de la décision du 3 mars 2009.
D. Par arrêt du 16 février 2010, Le Tribunal administratif a partiellement admis le recours et réduit à un an la durée de la radiation provisoire de l'intéressé du tableau des mandataires professionnellement qualifiés. Les motifs ayant conduit le Tribunal administratif à réduire la mesure disciplinaire n'ont pas trait au non-respect des deux ordres d'interruption des travaux mentionnés ci-dessus mais à des questions de fixation de loyers, qui ne font pas l'objet de la présente procédure.
E. Agissant par la voie du recours de droit public le 29 mars 2010, X._ demande au Tribunal fédéral, sous suite de frais et dépens, d'annuler l'arrêt rendu le 16 février 2010 par le Tribunal administratif dans la mesure où il confirme une sanction disciplinaire à son encontre. En substance, il estime que la mesure disciplinaire dont il fait l'objet ne dispose pas de la base légale suffisante (art. 5 al. 1 Cst.), est, de ce fait, arbitraire (art. 9 Cst.) et porte une atteinte illicite à sa liberté économique (art. 27 et 36 Cst.). Il requiert également l'octroi de l'effet suspensif à son recours.
Par ordonnance du 11 mai 2010, le Président de la IIe Cour de droit public a admis la requête d'effet suspensif déposée par l'intéressé.
Appelé à se déterminer sur le recours, le Tribunal administratif a déclaré se rapporter à son arrêt. | Considérant en droit:
1. 1.1 Quand bien même on pourrait attendre de la part d'un mandataire professionnel une juste désignation de la voie de droit ouverte en l'espèce, dès lors que la loi du 17 juin 2005 sur le Tribunal fédéral (LTF; RS 173.110) est entrée en vigueur depuis plusieurs années, l'intitulé erroné du recours ("de droit public") ne saurait nuire au recourant dans la mesure où son écriture respecte les conditions de recevabilité du recours en matière de droit public.
1.2 Interjeté par une partie directement touchée par la décision attaquée (cf. art. 89 al. 1 lettres a et b LTF), le recours est dirigé contre un jugement final (cf. <ref-law>) rendu dans une cause de droit public (cf. <ref-law>) par une autorité cantonale supérieure de dernière instance (cf. art. 86 al. 1 lettre d et al. 2 LTF). Il est en principe recevable, puisqu'il a été déposé dans le délai et la forme prévus par la loi (cf. art. 42 et 100 al. 1 LTF) et qu'aucune des exceptions mentionnées par l'<ref-law> n'est réalisée.
1.3 En vertu de l'<ref-law> toutefois, les griefs relatifs à la violation des droits constitutionnels doivent être invoqués et motivés de façon détaillée, sous peine d'irrecevabilité (<ref-ruling>, consid. 2 p. 315).
2. 2.1 Le recourant fait valoir deux griefs qui, dans leur formulation, se recoupent assez largement. Il se prévaut d'abord de la violation du principe de la légalité (art. 5 al. 1 Cst.) en relation avec la prohibition de l'arbitraire (art. 9 Cst.). Il estime en effet que la mesure dont il fait l'objet ne reposerait pas sur une base légale suffisamment claire et que celle retenue par le Tribunal administratif ne saurait sanctionner le comportement d'un architecte dans ses relations avec les autorités, mais uniquement les manquements constatés dans celles entre l'architecte et son mandant. Il se plaint ensuite de la violation de la liberté économique (art. 27 Cst.), restreinte selon lui de manière incompatible avec l'art. 36 Cst. A cet égard, il soutient que la restriction grave à sa liberté économique devrait reposer sur une norme prévoyant explicitement les comportements donnant lieu à une radiation, ce que le Tribunal administratif aurait méconnu.
2.2 Le principe de la légalité figurant à l'art. 5 al. 1 Cst. n'est pas un droit fondamental, mais simplement un principe constitutionnel. Comme le recours en matière de droit public peut être formé pour violation du droit fédéral en général (<ref-law>), il est possible d'invoquer le principe de la légalité, comme d'ailleurs celui de la proportionnalité, directement et indépendamment d'un droit fondamental (<ref-ruling> consid. 4.1 p. 156 s. et les références; arrêts 2C_81/2008 du 21 novembre 2008, consid. 5.1; 2C_444/2007 du 4 avril 2008 consid. 2.2).
Dans la mesure où le recourant fait valoir le défaut de base légale en relation avec la prohibition de l'arbitraire, ce grief n'a pas de portée propre au regard de l'analyse plus large à laquelle le Tribunal fédéral doit procéder en relation avec les art. 27 et 36 Cst.
3. Le recourant considère que la radiation prononcée à son encontre pour une durée d'un an par le Tribunal administratif viole sa liberté économique.
3.1 Selon l'art. 27 al. 1 Cst., la liberté économique est garantie. Elle comprend notamment le libre choix de la profession, le libre accès à une activité économique lucrative privée et son libre exercice (art. 27 al. 2 Cst.). Cette liberté protège toute activité économique privée, exercée à titre professionnel et tendant à la production d'un gain ou d'un revenu (<ref-ruling> consid. 4c/aa p. 29), comme la profession d'architecte en l'espèce.
3.2 Conformément à l'art. 36 al. 1 Cst., toute restriction d'un droit fondamental doit être fondée sur une base légale; les restrictions graves doivent être prévues par une loi; les cas de danger sérieux, direct et imminent sont réservés. Toute restriction d'un droit fondamental doit être justifiée par un intérêt public ou par la protection d'un droit fondamental d'autrui (art. 36 al. 2 Cst.) et proportionnée au but visé (art. 36 al. 3 Cst.).
3.2.1 Sont autorisées les mesures de police, les mesures de politique sociale ainsi que les mesures dictées par la réalisation d'autres intérêts publics (<ref-ruling> consid. 3a p. 326). Se justifient notamment par un intérêt public les mesures qui tendent à sauvegarder la tranquillité, la sécurité, la santé et la moralité publiques, de même que celles qui visent à prévenir les atteintes à la bonne foi en affaires par des procédés déloyaux et propres à tromper le public (<ref-ruling> consid. 4a p. 43 et la jurisprudence citée; cf. arrêt 2P.32/1990 du 28 juin 1991 consid. 3, s'agissant des architectes). Sont en revanche prohibées les mesures de politique économique ou de protection d'une profession qui entravent la libre concurrence en vue de favoriser certaines branches professionnelles ou certaines formes d'exploitation (<ref-ruling> consid. 10a p. 221, 322 consid. 3a p. 326 et la jurisprudence citée).
3.2.2 Les cantons peuvent donc faire dépendre l'autorisation de pratiquer une profession libérale (par exemple médecin, pharmacien, avocat,...) de conditions personnelles, notamment de capacité, d'honorabilité, de loyauté ("Vertrauenswürdigkeit") et de bonne réputation, lorsque le danger que comporte une activité pour le public peut dans une large mesure être diminué en restreignant l'exercice de celle-ci aux seuls professionnels particulièrement qualifiés (<ref-ruling> consid. 2b p. 376; <ref-ruling> consid. 3a p. 356 s.; <ref-ruling> consid. 4b p. 325 et les références citées). Les cantons qui réglementent l'accès à la profession d'architecte ou d'ingénieur le font par voie directe ou indirecte, respectivement par les deux voies. Ils le font de manière directe lorsqu'ils exigent une inscription dans un registre cantonal ou une autorisation spécifique de pratiquer (p. ex. Fribourg, Genève, Neuchâtel ou Tessin). Ils le font de manière indirecte lorsqu'ils permettent à leurs autorités de subordonner la participation à une procédure sélective de marchés publics à une inscription sur une liste permanente (Fribourg, Jura, Neuchâtel, Vaud, Valais ou Berne) ou quand, sans exiger d'inscription ou d'autorisation spécifiques, certaines prestations définies sont assujetties par la police des constructions à la participation d'un architecte ou ingénieur spécialement qualifié au regard de la législation cantonale. Les exigences légales formulées par les différents cantons en ce domaine sont fort disparates et les prestations réservées aux mandataires reconnues vont d'un régime minimaliste - comme c'est le cas en Valais - à un régime très réglementé - comme c'est le cas à Genève. En Suisse allemande, la profession d'architecte et d'ingénieur n'est en règle générale même pas réglementée (cf. JEAN-BAPTISTE ZUFFEREY/ISABELLE ROMY, La construction et son environnement en droit public, 2010, p. 53 ss et 56).
3.3 Lorsque l'atteinte est grave, le Tribunal fédéral examine librement si elle repose sur une base légale formelle. De même, il examine librement si une mesure répond à un intérêt public suffisant (<ref-ruling> consid. 3.3 p. 68 et les références citées) et satisfait au principe de la proportionnalité (<ref-ruling> consid. 4.2.1 et 4.2.2 p. 157 s.).
3.4 En tant qu'elle prononce la radiation provisoire du tableau des mandataires professionnellement qualifiés pour une durée d'un an, la sanction prononcée constitue une atteinte grave à la liberté économique garantie par l'art. 27 Cst. Par conséquent, l'art. 36 Cst. exige qu'elle repose sur une base légale formelle, qu'elle soit justifiée par un intérêt public, ou par la protection d'un droit fondamental d'autrui, et proportionnée au but visé.
4. Le canton de Genève a adopté la loi du 17 décembre 1982 sur l'exercice des professions d'architecte et d'ingénieur (LPAI; RSGE L 5 40). L'art. 1 LPAI prévoit que l'exercice indépendant de la profession d'architecte ou d'ingénieur civil ou de professions apparentées sur le territoire du canton est restreint, pour les travaux dont l'exécution est soumise à autorisation en vertu de la loi sur les constructions et les installations diverses, du 14 avril 1988, aux mandataires professionnellement qualifiés (ci-après : mandataires) reconnus par l'Etat. D'après l'art. 2 LPAI, il est dressé un tableau des mandataires qui est tenu à jour et rendu public. L'art. 5 LPAI prévoit que la radiation a lieu lorsque les conditions d'inscription ne sont plus réalisées, en cas de manquements graves ou réitérés aux devoirs de la profession ou pour d'autres motifs majeurs et qu'elle est décidée par le Conseil d'Etat, sur préavis de la Chambre des architectes et des ingénieurs, sous réserve notamment des dispositions de l'art. 13, alinéa 1, let. c, LPAI qui réserve la compétence de prononcer une radiation provisoire de deux ans maximum à la Chambre.
L'art. 6 LPAI dispose que le mandataire est tenu de faire définir clairement son mandat et de s'acquitter avec soin et diligence des tâches que lui confie son mandant dont il sert au mieux les intérêts légitimes tout en s'attachant à développer, dans l'intérêt général, des réalisations de bonne qualité au titre de la sécurité, de la salubrité, de l'esthétique et de l'environnement.
D'après l'art. 11 al. 1 LPAI, la Chambre a pour mission de conseiller l'autorité compétente, de veiller au respect des devoirs professionnels et de réprimer les infractions à la loi genevoise sur l'exercice des professions d'architectes et d'ingénieurs. Parmi ses attributions principales figurent le devoir de sanctionner les violations de dite loi, les manquements aux usages professionnels et les actes de concurrence déloyale (art. 11 al. 2 let. b LPAI).
5. Le recourant ne nie pas que la sanction infligée est expressément prévue par la loi à l'art. 13 al. 1 let. c LPAI. Il conteste par contre le fait que l'art. 13 al. 1 let. c LPAI soit suffisamment précis. Selon lui, la liste des comportements réprimés devrait être expressément établie par la loi.
5.1 Le principe de la légalité trouve en droit disciplinaire une application différenciée (cf. URSULA MARTI/ROSWITHA PETRY, La jurisprudence en matière disciplinaire rendue par les juridictions administratives genevoises, in RDAF 2007 I 226, 235). Il s'applique en effet strictement aux sanctions en ce sens que l'autorité ne peut pas infliger une sanction qui n'est pas prévue par la loi. En revanche, en ce qui concerne la définition des manquements susceptibles d'entraîner des sanctions, les clauses générales satisfont à l'exigence de légalité (arrêt 2A_191/2003 du 22 janvier 2004, consid. 7.2; DOMINIQUE FAVRE, Les principes pénaux en droit disciplinaire, in Mélanges Robert Patry, Lausanne 1988, p. 331-332). La mesure disciplinaire n'a pas en premier lieu pour but d'infliger une peine, mais de maintenir l'ordre à l'intérieur du groupe de personnes auquel il s'applique et, s'agissant des professions libérales, d'assurer l'exercice correct de la profession et de préserver la confiance du public à l'égard des personnes qui l'exercent (arrêt 2A_448/2003 du 3 août 2004, consid. 1; <ref-ruling> consid. 2b p. 232, 316 consid. 5b p. 321; GABRIEL BOINAY, Le droit disciplinaire dans la fonction publique et dans les professions libérales, particulièrement en Suisse romande, Revue jurassienne de jurisprudence 1998 p. 1 ss, 10).
L'art. 12 let. a de la loi fédérale sur la libre circulation des avocats (Loi sur les avocats, LLCA; RS 935.61) contient par exemple une base légale suffisante selon la jurisprudence en prévoyant une clause générale selon laquelle l'avocat exerce sa profession avec soin et diligence (arrêt 2A_448/2003 du 3 août 2004, consid. 3, avec références). De même, dans le domaine du droit disciplinaire de l'architecte, le Tribunal fédéral a déjà eu l'occasion de dire que, pour savoir ce qui était usuel en matière de publicité autorisée aux architectes, il était possible de se référer aux usages de la profession, en particulier à ceux codifiés par la norme SIA 154 (arrêt 2P.32/1990 du 28 juin 1991 consid. 3b pour la loi genevoise sur les professions d'architecte et d'ingénieur; <ref-ruling> pour la loi vaudoise sur la profession d'architecte). Indirectement, la Haute cour a ainsi reconnu que le droit disciplinaire n'a pas à prévoir expressément toutes les situations susceptibles de fonder une sanction disciplinaire, ce qui se révèlerait d'ailleurs impossible (voir aussi GABRIEL BOINAY, op. cit., p. 18 in initio). Tout agissement, manquement ou omission, dès lors qu'il est incompatible avec le comportement que l'on est en droit d'attendre de celui qui occupe une fonction ou qui exerce une activité soumise au droit disciplinaire, peut provoquer une sanction (GABRIEL BOINAY, op. cit., p. 28). Dans les professions libérales, les règles de comportement applicables ne sont souvent pas écrites et dépendent d'usages locaux ou professionnels. Ceci a pour conséquence que les membres de ces professions sont tenus d'observer une quantité de règles professionnelles qui ne sont pas expressément prévues par une loi (GABRIEL BOINAY, op. cit., p. 30).
5.2 En l'espèce, le canton de Genève a prévu à l'art. 11 al. 2 let. b LPAI, de manière très claire, qu'une des principales missions de la Chambre est de sanctionner les violations de la loi genevoise sur l'exercice des professions d'architectes et d'ingénieurs, les manquements aux usages professionnels et les actes de concurrence déloyale. Cette disposition, très générale, suffit à fonder le droit des sanctions disciplinaires. Le grief doit ainsi être rejeté.
6. Le recourant soutient que seuls les manquements constatés dans les relations contractuelles entre l'architecte et son mandant sont propres à fonder une sanction disciplinaire.
6.1 L'art. 6 al. 2 LPAI, incorporé au chapitre II de la loi intitulé Droits et devoirs prévoit certes l'obligation de l'architecte de s'acquitter avec soin et diligence des tâches que lui confie son mandant dont il doit servir au mieux les intérêts légitimes. Mais cette même disposition précise toutefois qu'il doit agir de la sorte "tout en s'attachant à développer, dans l'intérêt général, des réalisations de bonne qualité au titre de la sécurité, de la salubrité, de l'esthétique et de l'environnement". Le respect du droit public est donc l'un des devoirs incombant à l'architecte (voir aussi Blaise Knapp, La profession d'architecte en droit public, in Le droit de l'architecte, 3ème éd., p. 487 ss, 510) et sa violation susceptible d'aboutir à une sanction disciplinaire.
Si des doutes devaient subsister sur ce point, il suffirait de renvoyer à l'arrêt rendu par le Tribunal administratif, non contesté sur ce point par le recourant, selon lequel il ressort des débats ayant présidé à l'adoption de la loi genevoise sur l'exercice des professions d'architectes et d'ingénieurs que la ratio legis était d'atteindre, par des restrictions appropriées au libre exercice de cette activité économique, un ou plusieurs buts d'intérêts publics prépondérant à l'intérêt privé - opposé - des particuliers. Dans l'arrêt attaqué (consid. 3b), également partiellement cité par le recourant dans la mesure où il s'agit de rapporter les débats du Grand Conseil (MGC 1982/IV p. 5204), le Tribunal administratif a ainsi précisé les objectifs de la loi:
"Il s'agit d'assurer aux mandants, à l'instar des capacités professionnelles exigées des mandataires dans le domaine médical ou juridique, des prestations d'une certaine qualité nécessitée par la nature ou l'importance des intérêts du mandant. Il peut s'agir aussi de l'intérêt social de la communauté dans son ensemble, aux titres de la sécurité, de la santé, de l'esthétique et de la protection de l'environnement, à ce que les constructions ne déparent l'aspect général des lieux. Il peut s'agir notamment de l'intérêt des autorités compétentes à ce que leurs interlocuteurs, lors de la présentation et de l'instruction de dossiers ou de demandes d'autorisations de construire, respectivement lors de l'exécution des travaux, soient des personnes qualifiées, contribuant ainsi, d'une manière générale, à une meilleure application de la loi."
Il s'ensuit que les manquements professionnels de l'architecte concernés par la loi genevoise sur l'exercice des professions d'architectes et d'ingénieurs peuvent aussi être trouvés dans les relations qu'entretient ce dernier avec les autorités administratives, respectivement dans l'exécution scrupuleuse des injonctions qu'elles formulent et d'une manière générale dans le respect des règles juridiques du droit de la construction justifiant l'existence même du tableau des architectes habilités.
6.2 En l'espèce, le jugement attaqué expose que le recourant a été condamné à deux reprises à des amendes administratives suite au non-respect de deux décisions d'arrêt de chantier. Un tel comportement constitue une violation des devoirs professionnels de l'architecte, tels que compris par la loi genevoise sur l'exercice des professions d'architectes et d'ingénieurs, dans la mesure où il ne contribue certainement pas à une meilleure application de la loi et qu'il dénote un certain mépris pour les ordres donnés par l'autorité administrative avec laquelle l'architecte est amené à collaborer de manière étroite. Le comportement réprimé correspond donc à l'un de ceux que le droit disciplinaire de l'architecte a pour but de sanctionner. Le Tribunal administratif n'a par conséquent nullement violé le principe de la légalité et l'arrêt entrepris n'est sous cet angle ni arbitraire ni illégal.
7. Le libre examen par le Tribunal fédéral de la violation grave d'un droit fondamental - comme ici la liberté économique garantie par l'art. 27 Cst. - n'a lieu que dans la stricte limite des griefs invoqués et dûment motivés par le recourant en conformité avec les exigences de l'<ref-law>.
En l'espèce, le recourant ne fait nullement valoir que la mesure serait disproportionnée, de sorte que cette condition à la restriction d'un droit fondamental (art. 36 al. 3 Cst.) n'a pas à être analysée. Au demeurant, il appartient en premier lieu à l'autorité de surveillance compétente de déterminer les mesures disciplinaires à prendre. Si le Tribunal fédéral revoit librement le point de savoir s'il y a eu violation des règles professionnelles, il s'impose en revanche une certaine retenue lors de l'examen de la sanction disciplinaire prononcée. Il n'intervient à cet égard que lorsque l'autorité de surveillance a excédé les limites de son pouvoir d'appréciation, de sorte que la sanction apparaît clairement disproportionnée et confine à l'arbitraire (arrêt 2C_889/2008 du 21 juillet 2009, consid. 3.2 et les références citées). En l'espèce, la mesure prononcée ne saurait souffrir de critique au regard des faits reprochés au recourant, d'autant moins qu'il a fait l'objet de nombreuses amendes administratives et l'objet d'une radiation pour une durée de six mois en 1999, mesure renforcée par une amende de 5'000 fr.
Le Tribunal administratif n'a donc pas violé l'art. 27 Cst. et le grief doit être rejeté dans la mesure où il est recevable.
8. Succombant, le recourant supportera les frais judiciaires (<ref-law>). Il n'est pas alloué de dépens. | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
2. Les frais judiciaires, arrêtés à 3'000 fr., sont mis à la charge du recourant.
3. Le présent arrêt est communiqué au mandataire du recourant, à la Chambre des architectes et des ingénieurs, au Département des constructions et des technologies de l'information et au Tribunal administratif du canton de Genève.
Lausanne, le 18 juin 2010
Au nom de la IIe Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Le Greffier:
Zünd Dubey | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['871976b9-248d-4c56-a4b8-36cb1bc5d46f', 'db054381-8fd6-46db-8e0a-64762ed21ab2', '3eef81d2-1f25-4e04-893a-f2b508cbc320', '114badb0-d5cd-4182-8ab5-78783d1c3d54', '0330fc9a-2d3e-4f70-8b99-6798dfb7d3b3', 'd6e11333-b744-4d1a-8942-a9ab96dfa621', '36c63415-4830-4c7a-aebc-8f09fee76db7', 'b7f40f83-efad-4170-acbe-1293143bbeba', 'bd363434-bdcd-416d-ae47-565d850ee6c1', 'db054381-8fd6-46db-8e0a-64762ed21ab2', '1916a584-7974-40fd-9e8f-3b142f5bbdaa', 'f12bd8d8-2e4a-4761-8d61-ec8affca2079'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
0b6fb49b-1f58-40c2-808f-dc7937f6e0cc | 2,009 | de | Sachverhalt:
A. A.a Die 1977 geborene M._ war von Oktober 1995 bis Ende Juli 2005 bei der Firma X._ als Verkäuferin und im Kundendienst angestellt. Wegen Rückenschmerzen und psychischen Problemen meldete sie sich im April 2005 bei der Invalidenversicherung zum Leistungsbezug an. Auf Grund ihrer Abklärungen medizinischer und erwerblicher Art und insbesondere gestützt auf das Gutachten des Instituts Y._ vom 4. Mai 2006 verneinte die IV-Stelle des Kantons Aargau mit Verfügung vom 14. Juni 2006 einen Anspruch auf berufliche Massnahmen. Mit Verfügung vom 2. November 2006 sprach sie der Versicherten mit Wirkung ab 1. Juli 2005 eine Viertelsrente zu, wobei der Invaliditätsgrad von 45 Prozent in Anwendung der allgemeinen Methode des Einkommensvergleichs ermittelt worden war.
A.b Im Rahmen der revisionsweisen Überprüfung des Leistungsanspruchs klärte die IV-Stelle den medizinischen und erwerblichen Sachverhalt erneut ab und liess die Behinderung im Haushalt durch Erhebungen vor Ort beurteilen, deren Ergebnisse im Bericht vom 1. Februar 2008 und in der ergänzenden Stellungnahme vom 19. Februar 2008 festgehalten wurden. Da M._ nach der Geburt ihrer beiden Kinder, welche im April 2006 und im Juli 2008 zur Welt kamen, auch ohne die gesundheitliche Beeinträchtigung nicht mehr voll erwerbstätig wäre, ermittelte die IV-Stelle den Invaliditätsgrad in Anwendung der gemischten Methode neu. Bei einer Einschränkung von Null Prozent im mit 50 Prozent gewichteten Erwerbsbereich und von 5 Prozent im mit 50 Prozent gewichteten Haushaltbereich (Teilinvaliditätsgrad: 2.5 Prozent), resultierte ein Gesamtinvaliditätsgrad von 2.5 Prozent. Die IV-Stelle verfügte daher am 21. Juli 2008 die Einstellung der Rente auf Ende des der Zustellung der Verfügung folgenden Monats.
B. Die von M._ hiegegen erhobene Beschwerde wies das Versicherungsgericht des Kantons Aargau mit Entscheid vom 12. November 2008 ab.
C. M._ lässt mit Beschwerde die Zusprache einer Invalidenrente basierend auf einem Invaliditätsgrad von 75 Prozent beantragen; eventuell sei die Sache zur Neubeurteilung an die Vorinstanz zurückzuweisen.
D. Das Bundesgericht hat das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege mit Verfügung vom 13. Februar 2009 wegen Aussichtslosigkeit des Rechtsmittels abgewiesen. | Erwägungen:
1. Die Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten (<ref-law>) kann wegen Rechtsverletzung gemäss Art. 95 und Art. 96 BGG erhoben werden. Das Bundesgericht legt seinem Urteil den Sachverhalt zugrunde, den die Vorinstanz festgestellt hat (<ref-law>). Es kann die Sachverhaltsfeststellung der Vorinstanz nur berichtigen oder ergänzen, wenn sie offensichtlich unrichtig ist oder auf einer Rechtsverletzung im Sinne von <ref-law> beruht (Art. 97 Abs. 1 und Art. 105 Abs. 2 BGG; vgl. <ref-ruling> zur auch unter der Herrschaft des BGG gültigen Abgrenzung von Tat- und Rechtsfragen im Bereich der Invaliditätsbemessung nach <ref-law> in Verbindung mit <ref-law> [ab 1. Januar 2004 bis 31. Dezember 2007: <ref-law> in Verbindung mit <ref-law>; bis 31. Dezember 2002: <ref-law>] und Urteil I 708/06 vom 23. November 2006 mit Bezug auf die Frage, in welchem Ausmass die versicherte Person ohne gesundheitliche Beeinträchtigung erwerbstätig bzw. im Aufgabenbereich tätig wäre).
2. Das kantonale Gericht hat die zur Beurteilung des Leistungsanspruchs einschlägigen Rechtsgrundlagen und die dazu ergangene Rechtsprechung zutreffend dargelegt. Darauf wird verwiesen. Es betrifft dies insbesondere die Invaliditätsbemessung bei teilerwerbstätigen Versicherten nach der so genannten gemischten Methode (Art. 28a Abs. 3 in Verbindung mit Abs. 2 IVG und <ref-law> [bis 31. Dezember 2007: Art. 28 Abs. 2ter in Verbindung mit Abs. 2bis IVG, <ref-law> und <ref-law>]).
3. 3.1 Unbestrittenermassen ist die Beschwerdeführerin als teilerwerbstätige Hausfrau zu qualifizieren, sodass die Invaliditätsbemessung nach der gemischten Methode (vgl. E. 2 hievor) zu erfolgen hat. Beanstandet wird jedoch die prozentuale Aufteilung der beiden Bereiche "Erwerbstätigkeit" einerseits (50 Prozent) und "Haushaltführung" andererseits (50 Prozent). Streitig ist auch das Ausmass der leidensbedingten Beeinträchtigung in den einzelnen Tätigkeitsbereichen.
3.2 Die Vorinstanz ging gestützt auf das psychiatrische Gutachten des Instituts Y._ vom 4. Mai 2006 davon aus, dass der Beschwerdeführerin die biserige Tätigkeit als angelernte Schuhverkäuferin bzw. Angestellte im Kundendienst während 6 Stunden pro Tag an 5 Tagen in der Woche zumutbar sei und sie dabei eine Leistung von 75 Prozent erbringen könne. Sie erkannte dieser medizinischen Beurteilung volle Beweiskraft im Sinne von <ref-ruling> E. 3a S. 352 zu. Hinsichtlich dieser Einschätzung des noch vorhandenen Leistungsvermögens ist keine im Sinne von <ref-law> offensichtlich unrichtige Feststellung des rechtserheblichen Sachverhalts ersichtlich, die einer Korrektur durch das Bundesgericht zugänglich wäre, und eine solche wird in der Beschwerdeschrift auch nicht näher begründet. Angesichts der in medizinischer Hinsicht hinreichend dokumentierten Aktenlage besteht kein Anlass für die eventualiter beantragte Rückweisung an die Vorinstanz zur weiteren Abklärung und Einholung eines neuen medizinischen Gutachtens (antizipierte Beweiswürdigung; <ref-ruling> E. 4b S. 94). Dies gilt umso mehr, als die MRI-Untersuchungen vom 19. Dezember 2006 laut Bericht der Klinik Hirslanden, Aarau, vom 20. Dezember 2006 keinen Nachweis einer Nervenwurzelkompression in der Lendenwirbelsäule und keinen Anhaltspunkt für eine ISG-Arthritis zeigten, Dr. med. K._ im Bericht vom 7. August 2007 von einem seit dem 27. Juni 2005 stationär gebliebenen Gesundheitszustand ausging und Frau Dr. med. H._ im Verlaufsbericht vom 4. Oktober 2007 einen seit dem 22. Juni 2005 unveränderten Zustand mit leicht gebesserter depressiver Symptomatik beschrieb. Da die für den Einkommensvergleich herangezogenen Lohndaten nicht beanstandet werden und sich aus den Akten keine Anhaltspunkte ergeben, dass die von der Vorinstanz angenommenen Einkünfte, welche die Versicherte ohne Gesundheitsschädigung mutmasslich erzielen würde (Valideneinkommen) und welche sie trotz ihrer leidensbedingten Behinderung zumutbarerweise erzielen könne (Invalideneinkommen) nicht korrekt ermittelt worden wären, muss es mit der vom kantonalen Gericht bestätigten Invalidität im erwerblichen Bereich von Null Prozent sein Bewenden haben.
3.3 Für die Beurteilung der Einschränkung in der Haushalttätigkeit betrachtete das kantonale Gericht die am 31. Januar 2008 von einer Abklärungsperson der Beschwerdegegnerin vor Ort getätigten Erhebungen, welche diese in einem Bericht vom 1. Februar 2008 festgehalten hat, als zuverlässige Grundlage. Aus diesem ergibt sich eine Verminderung des Leistungsvermögens im Haushalt von 5 Prozent, welchen Wert die Vorinstanz übernommen hat.
3.3.1 Der Abklärungsbericht über die Verhältnisse im Haushalt stellt in der Regel eine geeignete und auch genügende Grundlage für die Invaliditätsbemessung in diesem Tätigkeitsbereich dar. Hinsichtlich seines Beweiswertes sind - analog zur Rechtsprechung zur Beweiskraft von Arztberichten (<ref-ruling> E. 3a S. 352 mit Hinweis) - verschiedene Faktoren zu berücksichtigen, welche die Vorinstanz zutreffend wiedergegeben hat (vgl. auch <ref-ruling>). Erfüllt ein Abklärungsbericht diese Anforderungen, ist die Gewichtung der einzelnen im Haushalt anfallenden Aufgaben eine Ermessensfrage, die von einer Beurteilung der konkreten Gegebenheiten des Einzelfalles abhängt und vom Bundesgericht nur im Hinblick auf eine allfällige Ermessensüberschreitung oder einen Ermessensmissbrauch geprüft werden kann. Die Feststellung der Einschränkung in den einzelnen Aufgabenbereichen der Haushaltführung ist - analog zur Feststellung der Arbeitsunfähigkeit im erwerblichen Bereicht - eine Tatfrage, die einer letztinstanzlichen Überprüfung nur in den sich aus E. 1 hievor ergebenden Schranken zugänglich ist.
3.3.2 Entgegen der Argumentation der Beschwerdeführerin bildet der Abklärungsbericht vom 1. Februar 2008 durchaus eine genügende Grundlage, um die Einschränkungen im Haushalt zu beurteilen. Die in der Beschwerdeschrift erhobenen Einwendungen sind zu allgemein und unpräzis formuliert, um die Zuverlässigkeit dieses invalidenversicherungsrechtlichen Beweismittels in Frage zu stellen. Was die Gewichtung der einzelnen Tätigkeitsbereiche im Haushalt anbelangt, kann nicht von einer Ermessensüberschreitung oder einem Ermessensmissbrauch gesprochen werden. Bezüglich der Feststellung der Einschränkung in den einzelnen Aufgabenbereichen legt die Beschwerdeführerin weder substantiiert dar noch ist sonst wie ersichtlich, in welcher Hinsicht die Sachverhaltserhebung offensichtlich unrichtig sein soll. Auch bezüglich der vorinstanzlich bestätigten Einschränkung im Haushaltbereich von 5 Prozent hat es daher sein Bewenden.
3.3.3 Die beanstandete prozentuale Aufteilung der beiden Bereiche "Erwerbstätigkeit" und "Haushaltführung" betrifft eine von der Vorinstanz für das Bundesgericht verbindlich festgestellte Tatfrage und kann als solche nur in den in Art. 97 Abs. 1 und Art. 105 Abs. 1 und 2 BGG genannten Schranken überprüft werden (<ref-ruling> E. 3.2 S. 507 mit Hinweisen). Das kantonale Gericht stützte sich bei der Bestimmung des hypothetischen Erwerbsanteils auf die ursprünglichen Angaben der Beschwerdeführerin im Rahmen der Haushaltabklärung vom Januar 2008 (Bericht vom 1. Februar 2008), welche in der Stellungnahme zum Haushaltbericht vom 14. Februar 2008 von der Versicherten nicht beanstandet wurden. Weshalb sie erst nach Erlass des für sie negativ ausgefallenen Vorbescheides vom 24. April 2008 auf die Notwendigkeit einer Erwerbstätigkeit von 70 Prozent hingewiesen und auf das angebliche Missverständnis aufmerksam gemacht hat, begründet die Beschwerdeführerin nicht. Dass die Vorinstanz der ersten, gegenüber der Haushaltexpertin gemachten Aussage mehr Glauben geschenkt hat als der erst im Vorbescheidverfahren erhobenen Behauptung der Versicherten, sie würde aufgrund der familiären Einkommensverhältnisse zu mindestens 70 Prozent einer Erwerbstätigkeit nachgehen, kann vor allem auch deshalb nicht als offensichtlich unrichtig oder unvollständig betrachtet werden, weil die Versicherte nach der Geburt ihres ersten Kindes keine Erwerbstätigkeit mehr aufgenommen und sich auch nicht um eine Stelle bemüht hat, obwohl ihr eine Beschäftigung in reduziertem Umfang aus gesundheitlichen Gründen zumutbar wäre.
3.4 Zusammenfassend erweist sich somit die auf die Gesamttätigkeit bezogene Invalidität von 2.5 Prozent als bundesrechtskonform.
4. Die Beschwerde hatte keine Aussicht auf Erfolg, weshalb sie im vereinfachten Verfahren nach <ref-law> - ohne Durchführung des Schriftenwechsels, mit summarischer Begründung und unter Verweis auf den kantonalen Entscheid (Art. 102 Abs. 1 und Art. 109 Abs. 3 BGG) - erledigt wird.
5. Dem Verfahrensausgang entsprechend werden die Gerichtskosten der Beschwerdeführerin auferlegt (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 500.- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Versicherungsgericht des Kantons Aargau und dem Bundesamt für Sozialversicherungen schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 20. März 2009
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin:
Ursprung Hofer | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['d6200880-8937-44c6-a989-931698cc8433', 'd2824fa3-6eee-47da-a609-cf848d2f24cd', 'bc8bcca4-1cac-4769-b39d-08a89df7a98a', 'd2824fa3-6eee-47da-a609-cf848d2f24cd', '44e9fa62-f6dc-4104-ac4c-d74a625b0eb3', 'cba87d3b-2224-4339-9150-a37d499b6ab0'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'fc8edf4f-12ae-4845-936a-f3a15d9c38ba', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '9f26d259-d6e6-4bfa-99b5-f8fded5667bc', 'dfe4a079-8090-463c-84d3-b72b354fdc7b', '04bf6369-99cb-41fa-8aff-413679bc8c18', 'a52eeb9a-ff9f-4ef7-a13a-735d5e1dc1f0', '70d82e7f-fc70-45d6-b607-cd4654badc02', 'acdde36c-bac5-42bb-a53b-e4ff90fbfaab', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'ea2f453b-fc14-40f4-81ea-83272acf5c89', '18eb66aa-f83a-4e6a-8422-39b4549f7f1a'] |
0b6fe32f-40a7-4edb-8ac7-6e852203856b | 2,000 | de | hat sich ergeben:
A.- Der Kläger war ab dem 26. Januar 1998 für die Beklagte als Chauffeur tätig. Psychische Probleme, die unter anderem in den Nachteinsätzen und der bevorstehenden Geburt eines weiteren Kindes gründeten, erschwerten zunehmend seine Arbeitstätigkeit. Vom 22. Dezember 1998 bis 15. Januar 1999 bezog der Kläger Ferien. Als Folge der anhaltenden gesundheitlichen Probleme wurde er danach nicht länger als Chauffeur beschäftigt, sondern im Lager der Beklagten eingesetzt. Die Schwierigkeiten dauerten indes fort, weshalb die Beklagte dem Kläger am 21. Januar 1999 folgendes, mit "Fristlose Auflösung des Arbeitsverhältnisses" betiteltes Schreiben unterbreitete:
" Sehr geehrter Herr A._
Nachdem Sie den Arbeitsvertrag nicht mehr erfüllen
können wird das Arbeitsverhältnis zwischen Ihnen
und der Firma X._ AG im gegenseitigen
Einvernehmen fristlos, per 21. Januar 1999, aufge-
löst.
Es ist der Firma nicht möglich, Sie weiterhin als
Chauffeur zu beschäftigen, da wir die Verantwortung
nicht mehr übernehmen können. Da Sie ihrer Meinung
nach im Lager auch nicht eingesetzt werden können,
sehen wir keine andere Möglichkeit mehr, sie wei-
terhin zu beschäftigen. Dadurch ist eine Auflösung
des Arbeitsverhältnisses unumgänglich. Wir bitten
um Kenntnisnahme."
Nach einer Aussprache mit Personalverantwortlichen der Beklagten unterzeichnete der Kläger das obgenannte Schreiben und erklärte sich mit dessen Inhalt einverstanden.
B.- Am 9. März 1999 belangte der Kläger die Beklagte auf Fr. 17'680.--. Damit forderte er Lohnersatz und eine Entschädigung wegen ungerechtfertigter fristloser Entlassung. Zudem verlangte er die Ausstellung eines verbesserten Arbeitszeugnisses. Mit Urteil vom 15. April 1999 beurteilte das Arbeitsgericht Zürich die gewählte Form der Vertragsauflösung als fristlose, ohne wichtigen Grund erfolgte Entlassung des Klägers und hiess die Klage gut. Das Obergericht (I. Zivilkammer) des Kantons Zürich hiess mit Beschluss vom 13. September 1999 eine - ausschliesslich gegen die erstinstanzlich gesprochenen Ersatzansprüche gerichtete - Appellation der Beklagten teilweise gut und schützte die klägerischen Forderungen lediglich im Umfang von Fr. 2'438.65 brutto. Es hielt dafür, die Parteien hätten den Arbeitsvertrag in gegenseitigem Einvernehmen aufgehoben. Allerdings wahre der Aufhebungsvertrag ausschliesslich die Interessen der Beklagten, weshalb von einem ungültigen Verzicht des Klägers auf Ansprüche aus Kündigungsschutz auszugehen sei. Da er zum Zeitpunkt der Vertragsaufhebung krank gewesen sei, stünde ihm für drei Wochen Lohn zu. Weitergehende Ansprüche verneinte das Obergericht, weil der Kläger nach seiner Genesung seine Arbeitskraft nicht wieder angeboten habe und die Beklagte demzufolge auch nicht in Annahmeverzug habe geraten können.
Die gegen das Urteil des Obergerichts eingelegte Nichtigkeitsbeschwerde wies das Kassationsgericht des Kantons Zürich am 18. März 2000 ab, soweit es darauf eintrat.
C.- Der Kläger hat gegen das obergerichtliche Urteil auch eidgenössische Berufung eingelegt. Darin beantragt er dem Bundesgericht, den angefochtenen Beschluss aufzuheben und die Klage im Betrag von Fr. 17'056.60 gutzuheissen, eventualiter die Sache zur Aktenergänzung an die Vorinstanz zurückzuweisen. Ein Gesuch um Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege mit Beiordnung eines Anwalts hat das Bundesgericht mit Beschluss vom 7. April 2000 gutgeheissen.
Die Beklagte schliesst auf Abweisung der Berufung, soweit darauf eingetreten werden könne. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1.- Nach Auffassung des Klägers ist die Aufhebungsvereinbarung vom 21. Januar 1999 einseitig unverbindlich. Die Beklagte bleibe allerdings an ihre Willenserklärung, das Arbeitsverhältnis fristlos aufheben zu wollen, gebunden. Da wichtige Gründe für eine fristlose Entlassung des Klägers fehlten, dieser vielmehr im Zeitpunkt der Vertragsauflösung krank und damit unverschuldet an der Arbeitsleistung verhindert gewesen sei, müsse die Beklagte den Lohn bis Ablauf der ordentlichen Kündigungsfrist zahlen und eine Poenalentschädigung nach <ref-law> ausrichten.
a) Der Arbeitsvertrag kann durch Abschluss einer Aufhebungsvereinbarung aufgelöst werden. Damit erlischt das Schuldverhältnis für die Zukunft unter Aufrechterhaltung der bis zum Vertragsende entstandenen Forderungen. Da der Aufhebungsvertrag bloss das Entstehen neuer Forderungen verhindert, jedoch keine Aufgabe bestehender Ansprüche bewirkt, kann in einer solchen Vereinbarung keine Umgehung des Verzichtsverbotes nach <ref-law> liegen (Vischer, SPR VII/1,III, S. 186; Rehbinder, Berner Kommentar, N. 3 und 23 zu <ref-law>; Staehelin, Zürcher Kommentar, N. 19 zu <ref-law> und N. 9 zu <ref-law>). Allerdings darf der Aufhebungsvertrag nicht die Umgehung von Kündigungsschutzbestimmungen und damit die Einschränkung zwingend vorgesehener Leistungen des Arbeitgebers ohne gleichwertige Vorteile für den Arbeitnehmer, z.B. Ansprüche bei unverschuldeter Verhinderung an der Arbeitsleistung (<ref-law>) oder bei ungerechtfertigter Entlassung (<ref-law>) bezwecken (<ref-ruling> E. 2a; <ref-ruling> E. 3b; Staehelin, a.a.O., N. 19 zu <ref-law>; Rehbinder, a.a.O., N. 3 zu <ref-law>). Zu prüfen ist, ob die umgangenen Kündigungsschutzbestimmungen nach ihrem Sinn und Zweck auch auf den Aufhebungsvertrag anwendbar sind. Zur Beantwortung dieser Frage ist eine Prüfung und Wertung aller Umstände des Einzelfalles erforderlich, wobei sich auch als Ermessensfrage stellen kann, ob in concreto eine Umgehung zu bejahen oder zu verneinen ist (<ref-ruling> E. 3b).
b) Nach den verbindlichen Feststellungen der Vorinstanz (Art. 63 Abs. 2 OG) wollte die Beklagte das Arbeitsverhältnis in jedem Fall auflösen. Unbewiesen blieb der klägerische Vorhalt, die Beklagte hätte den Kläger bei nicht zustande gekommenem Aufhebungsvertrag auch fristlos entlassen. Die Vorinstanz stellte vielmehr fest, dass die Beklagte, wäre es nicht zur Aufhebungsvereinbarung am 21. Januar 1999 gekommen, den Arbeitsvertrag ordentlich gekündigt hätte. Sie hielt bundesrechtskonform dafür, der Aufhebungsvertrag berücksichtige ausschliesslich die Interessen der Beklagten, indem diese sich damit sämtlicher Pflichten aus dem Arbeitsvertrag entledige, wogegen der Kläger auf Lohnfortzahlung während der Kündigungszeit verzichte. Eine derartige Schlechterstellung des Arbeitnehmers ist, wie das Obergericht zutreffend ausführt, nicht hinzunehmen. Sinn und Zweck der zwingenden Kündigungsschutzbestimmungen erheischen deren Anwendung auch im Falle einer einvernehmlichen Vertragsauflösung, mindestens dann, wenn - wie hier - der Entlastung des Arbeitgebers aus seinen arbeitsvertraglichen Pflichten keinerlei äquivalente Vorteile für den Arbeitnehmer gegenüberstehen.
c) Zu prüfen ist daher, was der Kläger bei ordentlicher Vertragskündigung durch die Beklagte verdient hätte. Nach den verbindlichen Feststellungen der Vorinstanz litt der Kläger seit längerer Zeit an psychischen Störungen. So hatte er anfangs November 1998 als Folge der Nachtarbeit einen Nervenzusammenbruch. Als Folge familiärer Probleme trat - trotz Bezugs von Ferien vom 22. Dezember 1998 bis 15. Januar 1999 - keine Besserung der Situation ein. Wie in Ergänzung des Sachverhalts festzustellen ist (Art. 64 Abs. 2 OG), bezog der Kläger am 19. Januar einen weiteren Ferientag. Am 20. Januar wurde er im Lager eingesetzt, doch verunmöglichten seine gesundheitlichen Probleme einen konzentrierten Arbeitseinsatz. Nach den Feststellungen des Obergerichts war der Kläger zum Zeitpunkt der Auflösung des Arbeitsverhältnisses ab 21. Januar 1999 krankheitsbedingt und damit unverschuldet an der weiteren Arbeitsleistung verhindert. Eine zu diesem Zeitpunkt ausgesprochene ordentliche Kündigung des Arbeitsverhältnisses durch die Beklagte wäre zufolge Nichtigkeit wirkungslos geblieben (<ref-law>). Nach Ablauf der dreissigtägigen Sperrfrist hätte die Beklagte dem Kläger - mangels anderweitiger Vereinbarung - mit einer Frist von zwei Monaten per 30. April 1999 kündigen können (<ref-law>). Gestützt auf den - entsprechend den zwingenden Bestimmungen des Kündigungsschutzes teilweise korrigierten - Aufhebungsvertrag endete das Arbeitsverhältnis somit spätestens am 30. April 1999. Die Beklagte blieb ab 21. Januar 1999 während dreier Wochen zur Lohnzahlung verpflichtet (<ref-law>). Einen weitergehenden Lohnfortzahlungsanspruch kann der Kläger, wie das Obergericht zutreffend ausführt, nur geltend machen, wenn er vor Ablauf der Kündigungsfrist die Arbeitsfähigkeit wiedererlangt und der Arbeitgeberin seine Arbeitskraft angeboten hätte (<ref-ruling> E. 5a). Im Aufhebungsvertrag hat der Kläger - als Aequivalent zum Verzicht auf künftige Arbeitsleistung - auf künftigen Lohn verzichtet, weshalb ihm oblegen hätte, nach erfolgter Genesung seine Arbeitskraft anzubieten, um wiederum Lohnansprüche geltend machen zu können. Dies hat er nach den Feststellungen der Vorinstanz nicht getan, weshalb die Beklagte mangels Annahmeverzugs nicht über den 11. Februar 1999 hinaus zu Lohnzahlungen verpflichtet werden kann.
2.- Die Berufung ist damit abzuweisen. Das Verfahren ist kostenlos (<ref-law>). Der unentgeltlich prozessierende Kläger hat die Beklagte für das bundesgerichtliche Verfahren zu entschädigen (Messmer/Imboden, Die eidgenössischen Rechtsmittel in Zivilsachen, Ziff. 29 S. 40). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.- Die Berufung wird abgewiesen und das Urteil des Obergerichts (I. Zivilkammer) des Kantons Zürich vom 13. September 1999 wird bestätigt.
2.- Es wird keine Gerichtsgebühr erhoben.
3.- Der Kläger hat die Beklagte für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 2'500.-- zu entschädigen.
4.- Dem Rechtsvertreter des Klägers, Christoph Frey, wird aus der Bundesgerichtskasse eine Parteientschädigung von Fr. 2'500.-- ausgerichtet.
5.- Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht (I. Zivilkammer) des Kantons Zürich schriftlich mitgeteilt.
_
Lausanne, 13. Juni 2000
Im Namen der I. Zivilabteilung
des SCHWEIZERISCHEN BUNDESGERICHTS
Der Präsident:
Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['f63b220e-d36c-407a-8a78-fe2fd4f52bea', '1c95d17a-5132-413c-8ef9-057e0cc8183f', '69996c55-28db-409a-b8b3-9ea0052594bc'] | ['7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c'] |
0b714f43-9480-4488-a377-f2ff28a02364 | 2,009 | de | Nach Einsicht
in die Beschwerde vom 2. März 2009 (Poststempel) gegen den Nichteintretensentscheid des Verwaltungsgerichts des Kantons Luzern vom 19. Januar 2009, | in Erwägung,
dass ein Rechtsmittel gemäss Art. 42 Abs. 1 und 2 BGG unter anderem die Begehren und deren Begründung zu enthalten hat, wobei in der Begründung in gedrängter Form darzulegen ist, inwiefern der angefochtene Akt Recht verletzt,
dass nach der Rechtsprechung eine Beschwerdeschrift, welche sich bei Nichteintretensentscheiden lediglich mit der materiellen Seite des Falles auseinandersetzt, keine sachbezogene Begründung aufweist und damit keine rechtsgenügliche Beschwerde darstellt (vgl. <ref-ruling>; <ref-ruling>; ARV 2002 Nr. 7 S. 61 E. 2),
dass der Beschwerdeführer nicht näher darlegt, weshalb die Vorinstanz auf die Beschwerde hätte eintreten sollen, sondern gegenteils behauptet, erst gar nie eine Verwaltungsgerichtsbeschwerde eingereicht zu haben,
dass deshalb im vereinfachten Verfahren nach <ref-law> auf die Beschwerde nicht einzutreten ist und in Anwendung von <ref-law> auf die Erhebung von Gerichtskosten verzichtet wird, | erkennt der Präsident:
1. Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Verwaltungsgericht des Kantons Luzern, Verwaltungsrechtliche Abteilung, und dem Bundesamt für Sozialversicherungen schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 4. März 2009
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber:
Ursprung Grünvogel | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['4eec1ed4-19f8-489c-b178-66bb0b4fbf3a', '58580e3f-6f23-4402-8019-14d50775b9c9'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
0b71653f-83e7-440d-9824-166481f3bc32 | 2,000 | de | Strafverfahren (Wiederaufnahme), hat sich ergeben:
A.- Das Kantonsgericht St. Gallen verurteilte D._ am 23. Februar 1999 in zweiter Instanz wegen Geldfälschung, teilweise des Versuchs dazu, zu 24 Monaten Zuchthaus. Das Bundesgericht trat auf die von D._ dagegen erhobene Nichtigkeitsbeschwerde nicht ein und wies die staatsrechtliche Beschwerde wegen willkürlicher Beweiswürdigung ab, soweit es darauf eintrat.
B.- Am 8. Dezember 1999 ersuchte D._ das Kantonsgericht St. Gallen um Wiederaufnahme des Verfahrens. Er machte geltend, M._, der als Mittäter verurteilt worden war und gegen ihn ausgesagt hatte, habe seine Belastungen am 1. Dezember 1999 in einem Gespräch zwischen G._, M._ und D._ widerrufen. Als Beweismittel reichte er eine Tonbandkassette mit einer Aufnahme dieses Gespräches sowie eine Abschrift davon ein.
Das Kantonsgericht wies das Gesuch um Wiederaufnahme am 17. Januar 2000 ab. Es erwog, M._ habe D._ beim fraglichen Gespräch keineswegs eindeutig entlastet. Er habe vielmehr nur versucht, D._ bei G._, der ihm von ersterem als potentieller neuer Arbeitgeber vorgestellt worden war, in ein gutes Licht zu rücken, um ihm so zu einer Arbeitsstelle zu verhelfen. Vom Untersuchungsrichter am 16. Dezember 1999 zum Gespräch vom 1. Dezember 1999 befragt, habe M._ seine im Strafverfahren gemachten Belastungen gegen D._ denn auch ausdrücklich bestätigt. Das von D._ eingereichte Beweismittel sei daher nicht geeignet, die tatsächliche Grundlage des gegen D._ ergangenen Schuldspruches wegen Geldfälschung und Versuchs dazu zu erschüttern.
C.- Mit staatsrechtlicher Beschwerde vom 7. Februar 2000 wegen Verletzung von Art. 4 aBV beantragt D._ sinngemäss, ihn zu rehabilitieren und den Entscheid des Kantonsgerichts vom 17. Januar 2000 aufzuheben. Ausserdem ersucht er um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung.
Das Kantonsgericht St. Gallen verzichtet auf Vernehmlassung. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1.- a) Beim angefochtenen Entscheid des Kantonsgerichts handelt es sich um einen letztinstanzlichen kantonalen Endentscheid (Art. 86 Abs. 1 OG). Der Beschwerdeführer ist befugt, sich gegen die Ablehnung seines Wiederaufnahmegesuches zur Wehr zu setzen (Art. 88 OG), und er macht die Verletzung von verfassungsmässigen Rechten geltend (Art. 84 Abs. 1 lit. a OG). Auf die form- und fristgerecht eingereichte staatsrechtliche Beschwerde ist daher, unter dem Vorbehalt gehörig begründeter Rügen (Art. 90 Abs. 1 lit. b OG; <ref-ruling> E. 1c; <ref-ruling> E. 1c; <ref-ruling> E. 1b), einzutreten.
b) Die staatsrechtliche Beschwerde ist allerdings, von hier nicht in Betracht fallenden Ausnahmen abgesehen, kassatorischer Natur (<ref-ruling> E. 2b; <ref-ruling> E. 1e).
Die Anträge sind daher unzulässig, soweit der Beschwerdeführer mehr verlangt als die Aufhebung des angefochtenen Urteils.
2.- a) Der Beschwerdeführer sieht sein Recht auf einen unabhängigen Richter verletzt, weil Martin Baumann und Carlo Ranzoni sowohl am Sachurteil vom 23. Februar 1999 (als Präsident bzw. Ersatzrichter) als auch am Revisionsurteil vom 17. Januar 1999 (als Richter bzw. Gerichtsschreiber) mitgewirkt hätten. In einer solchen Zusammensetzung könnte nicht "unabhängig Recht gesprochen werden", da kein Richter gerne bereit sei, ein früher gefälltes Urteil zu revidieren.
b) Nach der in <ref-law> enthaltenen Garantie des verfassungsmässigen Richters, worauf sich der Beschwerdeführer sinngemäss beruft, hat der einzelne Anspruch darauf, dass seine Sache von einem unparteiischen, unvoreingenommenen und unbefangenen Richter ohne Einwirken sachfremder Umstände entschieden wird. Liegen bei objektiver Betrachtungsweise Gegebenheiten vor, die den Anschein der Befangenheit und die Gefahr der Voreingenommenheit zu begründen vermögen, so ist die Garantie verletzt (<ref-ruling> E. 2b).
c) Eine gewisse Besorgnis der Voreingenommenheit und damit Misstrauen in das Gericht kann bei den Parteien immer dann entstehen, wenn einzelne Gerichtspersonen in einem früheren Verfahrensstadium mit der konkreten Streitsache schon einmal befasst waren. Hat ein Gericht aufgrund eines Wiederaufnahmegesuches zu beurteilen, ob ein neu eingebrachtes Beweismittel geeignet ist, die tatsächlichen Grundlagen eines von ihm zuvor gefällten Urteils zu erschüttern, so stellen sich ihm dabei indessen völlig andere Fragen, als es zuvor im Sachurteil zu entscheiden hatte. Es geht daher nicht darum, wie der Beschwerdeführer meint, "sein eigenes Urteil zu revidieren"; wird im Revisionsverfahren aufgrund eines neuen Beweismittels, das der Sachrichter weder kannte noch kennen konnte, das Sachurteil aufgehoben, so stellt dies die Arbeit der Sachrichter in keiner Weise in Frage. Nach der Rechtsprechung gelten daher die am Revisionsurteil mitwirkenden Richter und Gerichtsschreiber nicht schon deswegen als befangen, weil sie bereits am Sachurteil, dessen Revision zur Diskussion stand, beteiligt waren (<ref-ruling> E. 3b; <ref-ruling> E. 3b S. 18 f.; vgl. auch <ref-ruling> E. 2a). Weitere Gründe, die Martin Baumann und Carlo Ranzoni als befangen erscheinen lassen würden, bringt der Beschwerdeführer nicht vor. Ihre Mitwirkung am angefochtenen Urteil verletzte <ref-law> daher nicht, die Rüge ist unbegründet.
3.- Als Verweigerung des rechtlichen Gehörs rügt der Beschwerdeführer, dass weder er noch sein Anwalt Gelegenheit erhalten hätten, an M._ Ergänzungsfragen zu stellen.
Die Rüge ist schon deswegen unbegründet, weil der Beschwerdeführer nicht geltend macht, im kantonalen Verfahren einen entsprechenden Antrag gestellt zu haben.
Im Übrigen lässt sich aus der in <ref-law> verankerten Garantie des rechtlichen Gehörs ohnehin kein unbedingter Anspruch ableiten, im Verfahren um die Zulassung einer Wiederaufnahme Ergänzungsfragen an einen Mitangeklagten (bzw. in der Zwischenzeit verurteilten Mittäter) zu stellen, der im Wesentlichen an seinen im Strafverfahren gemachten Belastungen des Beschwerdeführers festhielt. Der Beschwerdeführer hat zudem in seiner Eingabe vom 27. Dezember 1999 ans Kantonsgericht eingehend zu den Aussagen von M._ Stellung genommen und damit seinen Anspruch auf rechtliches Gehör wahrgenommen. Die Gehörsverweigerungsrüge ist unbegründet.
4.- Der Beschwerdeführer wirft dem Kantonsgericht sinngemäss eine willkürliche Beweiswürdigung vor, indem es davon ausgehe, dass M._ beim Gespräch vom 1. Dezember 1999 keine ihn eindeutig entlastenden Aussagen gemacht habe.
M._ habe klar ausgesagt, dass der Beschwerdeführer mit der Falschgeldsache nichts zu tun gehabt habe.
a) Willkürlich handelt ein Gericht, wenn es seinem Entscheid Tatsachenfeststellungen zugrunde legt, die mit den Akten in klarem Widerspruch stehen. Im Bereich der Beweiswürdigung besitzt der Richter einen weiten Ermessensspielraum.
Das Bundesgericht greift im Rahmen einer staatsrechtlichen Beschwerde nur ein, wenn die Beweiswürdigung offensichtlich unhaltbar ist, mit der tatsächlichen Situation in klarem Widerspruch steht oder auf einem offenkundigen Versehen beruht (<ref-ruling> E. 4a; <ref-ruling> E. 2c; 18 E. 3c je mit Hinweisen).
b) Das Kantonsgericht hat sich im angefochtenen Entscheid mit der Aufzeichnung des Gesprächs vom 1. Dezember 1999 auseinander gesetzt und plausibel dargelegt, weshalb es in den dabei von M._ gemachten Aussagen keinen Rückzug seiner im Strafverfahren gegen den Beschwerdeführer erhobenen Anschuldigungen erkennen kann. Der Beschwerdeführer setzt sich damit nicht auseinander, sondern setzt dem einfach seine eigene Beurteilung entgegen, wonach M._ "klar" ausgesagt habe, er habe mit der Falschgeldsache nichts zu tun. Das genügt den gesetzlichen Anforderungen von Art. 90 Abs. 1 lit. b OG an eine Willkürrüge nicht, weshalb darauf nicht einzutreten ist.
Im Übrigen ist die Beurteilung des Kantonsgerichts ohne weiteres nachvollziehbar. M._ hat im Gespräch vom 1. Dezember 1999 tatsächlich sehr vage und ausweichend geantwortet und jedenfalls seine im Strafverfahren gegen den Beschwerdeführer erhobenen Anschuldigungen an keiner Stelle eindeutig widerrufen. In der untersuchungsrichterlichen Einvernahme vom 16. Dezember 1999 hat M._ diese Belastungen noch einmal ausdrücklich bestätigt. Das Kantonsgericht ist unter diesen Umständen keineswegs in Willkür verfallen, indem es das Gespräch vom 1. Dezember 1999 nicht als erhebliche neue Tatsache anerkannte, die eine Wiederaufnahme des Verfahrens rechtfertigen könnte.
5.- Die Beschwerde ist somit abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist. Bei diesem Ausgang des Verfahrens hat der Beschwerdeführer die Kosten zu tragen (Art. 156 Abs. 1 OG).
Er hat zwar ein Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege gestellt, welches jedoch abzuweisen ist, da die Beschwerde aussichtslos war (Art. 152 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht
im Verfahren nach Art. 36a OG:
1.- Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2.- Die Gerichtskosten von Fr. 1'000.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3.- Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer sowie der Staatsanwaltschaft des Kantons St. Gallen und dem Kantonsgericht St. Gallen, Strafkammer, schriftlich mitgeteilt.
_
Lausanne, 18. April 2000
Im Namen der I. öffentlichrechtlichen Abteilung
des SCHWEIZERISCHEN BUNDESGERICHTS
Das präsidierende Mitglied:
Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_001 | Federation | 90 | 17 | 266 | public_law | nan | ['e777c8e0-3f75-4d09-945c-2d04717b66d8', 'e338d168-255c-4dae-bd20-4281ccf8a1f1', 'fab3947b-a0b0-4b8a-adfa-d8ec7b1ceea4', '3ff05870-1775-46e2-a01f-011bcaf94150', '3c826ef1-dd85-4b34-9d67-0be273e9fbe3', 'd90c0bec-f736-4d59-8df6-f571c5dfb895', 'a89287b4-2804-4df7-a1b9-f62dc6d73af8', '0d213854-019b-4f1f-8784-ee59a38099a4', '16b2d645-5dc0-4939-b9fa-99f1be1a04fd', '7eca9b06-8e9b-43ef-aa6b-aea13f7b045e', 'd8b6a87f-c960-413d-a710-4651f72ad9fe'] | ['53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf'] |
0b719bdd-ad71-4166-b66c-9e794e913a3c | 2,004 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. A.X._ und B.X._ haben in der Gemeinde Z._ am Grundstück Gbbl. Nr. 000 (Y._-strasse 00) Miteigentum je zur Hälfte. Im Rahmen der allgemeinen Neubewertung per 1. Januar 1999 setzte die kantonale Steuerverwaltung den amtlichen Wert der Liegenschaft (Wohnhaus mit Garagenanlage und Hofraum, zuzüglich Eigentumsanteil von einem Drittel an der Anmerkungsparzelle Z._ Gbbl. Nr. 000) auf Fr. 675'000.-- fest. Die dagegen erhobene Einsprache hiess die Steuerverwaltung am 9. August 2000 teilweise gut und reduzierte den amtlichen Wert auf Fr. 621'800.--.
A. A.X._ und B.X._ haben in der Gemeinde Z._ am Grundstück Gbbl. Nr. 000 (Y._-strasse 00) Miteigentum je zur Hälfte. Im Rahmen der allgemeinen Neubewertung per 1. Januar 1999 setzte die kantonale Steuerverwaltung den amtlichen Wert der Liegenschaft (Wohnhaus mit Garagenanlage und Hofraum, zuzüglich Eigentumsanteil von einem Drittel an der Anmerkungsparzelle Z._ Gbbl. Nr. 000) auf Fr. 675'000.-- fest. Die dagegen erhobene Einsprache hiess die Steuerverwaltung am 9. August 2000 teilweise gut und reduzierte den amtlichen Wert auf Fr. 621'800.--.
B. Gegen diesen Entscheid erhoben die Eheleute X._ Rekurs bei der Steuerrekurskommission des Kantons Bern und beantragten sinngemäss, der amtliche Wert sei herabzusetzen. Statt eine Rekursvernehmlassung einzureichen, erliess die Steuerverwaltung am 26. September 2001 einen neuen Einspracheentscheid, in welchem der amtliche Wert auf Fr. 550'600.-- gesenkt wurde.
Dagegen gelangten die Eheleute X._ mit Eingabe vom 23. Oktober 2001 erneut an die Steuerrekurskommission. Sinngemäss beantragten sie die Herabsetzung des amtlichen Wertes. Ihr Rekurs wurde am 26. August 2003 abgewiesen, u.a. gestützt auf die Ergebnisse eines am 10. Januar 2003 durchgeführten Augenscheins. Gegen diesen Entscheid erhoben die Eheleute X._ erfolglos Beschwerde an das Verwaltungsgericht des Kantons Bern (Urteil des Verwaltungsgerichts vom 5. März 2004).
Dagegen gelangten die Eheleute X._ mit Eingabe vom 23. Oktober 2001 erneut an die Steuerrekurskommission. Sinngemäss beantragten sie die Herabsetzung des amtlichen Wertes. Ihr Rekurs wurde am 26. August 2003 abgewiesen, u.a. gestützt auf die Ergebnisse eines am 10. Januar 2003 durchgeführten Augenscheins. Gegen diesen Entscheid erhoben die Eheleute X._ erfolglos Beschwerde an das Verwaltungsgericht des Kantons Bern (Urteil des Verwaltungsgerichts vom 5. März 2004).
C. Am 10. April 2004 haben A.X._ und B.X._ staatsrechtliche Beschwerde beim Bundesgericht eingereicht. Sie beantragen, den Entscheid des Verwaltungsgerichts u.a. wegen Verletzung des rechtlichen Gehörs, des Willkürverbots und des Rechtsgleichheitsgebots aufzuheben. Die Sache sei zwecks Neubeurteilung zurückzuweisen. Auch sei die Praxis des sog. Augenscheins bei der Festsetzung der amtlichen Werte von Liegenschaften als Verstoss gegen den Schutz der Privatsphäre einzustufen, mit der Weisung, inskünftig ein anderes, verfassungskonformes Bewertungsverfahren festzulegen.
Die Steuerverwaltung und das Verwaltungsgericht beantragen die Abweisung der Beschwerde, das Verwaltungsgericht jedoch nur insoweit, als auf die Beschwerde überhaupt einzutreten sei. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Das Bundesgericht prüft die Eintretensvoraussetzungen von Amtes wegen und mit freier Kognition (<ref-ruling> E. 1 S. 339, mit Hinweisen).
1.1 Die staatsrechtliche Beschwerde ist grundsätzlich nur gegen letztinstanzliche kantonale Endentscheide zulässig, gegen letztinstanzliche Zwischenentscheide nur, wenn sie für den Betroffenen einen nicht wieder gutzumachenden Nachteil zur Folge haben können (vgl. Art. 86 und 87 OG). Nach ständiger Rechtsprechung stellt der Entscheid über die Steuerfaktoren keinen Endentscheid dar, solange der Steuerbetrag nicht feststeht (vgl. <ref-ruling> E. 1 S. 3). Fraglich ist, ob der hier angefochtene Entscheid, mit dem das Berner Verwaltungsgericht erst über den amtlichen Wert des fraglichen Grundstückes, nicht aber über die geschuldete Steuer definitiv entschieden hat, einen Endentscheid darstellt.
Im Kanton Bern bildet der amtliche Liegenschaftswert die Grundlage für die Liegenschaftssteuer (Art. 215 ff. des hier noch anwendbaren Gesetzes des Kantons Bern vom 29. Oktober 1944 über die direkten Staats- und Gemeindesteuern; Steuergesetz; aStG/BE; BSG 661.11). Die Festsetzung der amtlichen Werte erfolgt ausserhalb der Steuerveranlagung in einem besonderen und selbständigen Verfahren (vgl. Art. 53 Abs. 1 und Art. 109 aStG/BE; siehe auch Art. 2 ff. des Dekrets vom 22. Januar 1997 über die amtliche Bewertung der Grundstücke und Wasserkräfte; ABD; BSG 661.543). Dieses wird mit der Liegenschaftsbewertung abgeschlossen. Der geschuldete Steuerbetrag ergibt sich unmittelbar aus der Multiplikation des Schätzungswertes mit dem kommunalen Steuersatz (Art. 215 Abs. 2 aStG/BE). Im Zusammenhang mit der entsprechenden Zahlungsaufforderung kann der amtliche Wert nicht mehr in Frage gestellt werden (Art. 218 aStG/BE i.V.m. Art. 6, 7 u. 9 ABD). Der angefochtene Entscheid stellt deshalb einen Endentscheid im Sinne von Art. 87 OG dar, gegen den die staatsrechtliche Beschwerde zulässig ist (in diesem Sinne schon <ref-ruling> sowie das unveröffentlichte Bundesgerichtsurteil 2P.129/1993 vom 5. September 1995 i.S. B.; mit gleichem Ergebnis betreffend die Liegenschaftenschätzung im Kanton Tessin: vgl. Rep. 123/1990 S. 160 E. 2; für den Kanton Graubünden: siehe 2P.190/1994 E. 1 vom 10. Juli 1996 i.S. M. sowie zuvor schon <ref-ruling>34 im Zusammenhang mit der Einleitung des Perimeterverfahrens).
1.2 Gegen den Entscheid des Verwaltungsgerichts steht auch auf Bundesebene kein anderes Rechtsmittel zur Verfügung (Art. 84 Abs. 2 OG). Die Beschwerdeführer wenden sich gegen eine Liegenschaftenschätzung nach kantonalem Recht und rügen die Verletzung verschiedener verfassungsmässiger Rechte. Die direkte Bundessteuer ist nicht Gegenstand dieses Verfahrens. Grundsätzlich ist daher allein die staatsrechtliche Beschwerde zulässig.
Im Bereich der Liegenschaftenschätzung geht es aber auch um den steuerlichen Vermögenswert im Sinne von Art. 14 des Bundesgesetzes vom 14. Dezember 1990 über die Harmonisierung der direkten Steuern der Kantone und Gemeinden (Steuerharmonisierungsgesetz, StHG; SR 642.14), d.h. um eine im zweiten Titel des Gesetzes geregelte Materie. An sich stünde somit gemäss Art. 73 StHG die Verwaltungsgerichtsbeschwerde offen. Das Harmonisierungsgesetz ist aber erst für die Steuerperioden ab dem 1. Januar 2001 direkt anwendbar. Die hier massgebliche amtliche Bewertung ist dagegen schon auf den 1. Januar 1999 erfolgt. Somit liegt sie noch innerhalb der achtjährigen Übergangsfrist ab dem 1. Januar 1993, die der Bundesgesetzgeber den Kantonen in Art. 72 Abs. 1 StHG zur Anpassung ihrer eigenen Gesetzgebung gewährt hat. Deshalb steht die Verwaltungsgerichtsbeschwerde noch nicht zur Verfügung und ist einzig die staatsrechtliche Beschwerde zulässig. Das gilt selbst dann, wenn der Kanton seine Steuergesetzgebung bereits vor Ablauf der Anpassungsfrist harmonisiert hat (vgl. zum Ganzen: <ref-ruling> E. 2d/e S. 593 f.; <ref-ruling> E. 1a/b S. 58 f.; StR 58/2003 S. 432, E. 1.1.1; StR 57/2002 S. 801, E. 1; StE 2002 B 26.27 Nr. 5 E. 5.1; je mit weiteren Hinweisen).
1.3 Die staatsrechtliche Beschwerde ist, von hier nicht in Betracht fallenden Ausnahmen abgesehen, rein kassatorischer Natur (vgl. <ref-ruling> E. 1.5 S. 176, mit Hinweis; grundlegend <ref-ruling> E. 4 S. 332 ff.). Soweit vorliegend mehr als die Aufhebung des angefochtenen Entscheids verlangt wird, ist auf die Eingabe der Beschwerdeführer nicht einzutreten. Das gilt für die geforderte Zurückweisung zwecks Neubeurteilung, aber auch für den Antrag, Weisungen für die Durchführung von Augenscheinen im Rahmen der amtlichen Liegenschaftenschätzung zu erlassen.
1.4 Die staatsrechtliche Beschwerde muss die wesentlichen Tatsachen und eine kurz gefasste Darlegung darüber enthalten, welche verfassungsmässigen Rechte bzw. welche Rechtssätze inwiefern durch den angefochtenen Entscheid verletzt worden sind (vgl. Art. 90 Abs. 1 lit. b OG). Das Bundesgericht untersucht nicht von Amtes wegen, ob ein kantonaler Hoheitsakt verfassungsmässig ist, sondern prüft nur rechtsgenügend vorgebrachte, klar erhobene und, soweit möglich, belegte Rügen; auf nicht substantiierte Vorbringen und rein appellatorische Kritik am angefochtenen Entscheid tritt es nicht ein (vgl. <ref-ruling> E. 1b S. 495, 71 E. 1c S. 76; <ref-ruling> E. 2 S. 3 f.; <ref-ruling> E. 1d S. 201, mit Hinweisen). Wird eine Verletzung des Willkürverbots (<ref-law>) geltend gemacht, genügt es nicht, wenn der Beschwerdeführer bloss den angefochtenen Entscheid kritisiert oder als willkürlich bezeichnet, wie er dies in einem appellatorischen Verfahren tun könnte, bei dem die Rechtsmittelinstanz die Rechtsanwendung frei überprüfen kann. Er muss deutlich dartun, inwiefern der angefochtene kantonale Entscheid offensichtlich unhaltbar ist, mit der tatsächlichen Situation in klarem Widerspruch steht, eine Norm oder einen unumstrittenen Rechtsgrundsatz krass verletzt oder in stossender Weise dem Gerechtigkeitsgedanken zuwiderläuft (vgl. <ref-ruling> E. 1b S. 495; <ref-ruling> E. 5 S. 250; <ref-ruling> E. 4b S. 12).
Ob die vorliegende Beschwerdeschrift diesen Anforderungen genügt, ist in weiten Teilen zumindest fraglich. Zwar ist sie sehr ausführlich und befasst sich detailliert mit zahlreichen Einzelaspekten der streitigen Schätzung. Indessen beschränkt sie sich sie in vielen Punkten darauf, den Ausführungen des Verwaltungsgerichts die Auffassung der Beschwerdeführer entgegenzuhalten. Insofern wird die gerügte Willkür bzw. eine verfassungswidrige Ungleichbehandlung bloss immer wieder behauptet, kaum aber rechtsgenüglich dargelegt. Die Frage kann jedoch offen bleiben, da sich die entsprechenden Vorbringen - auch wenn sie als gerade noch genügend substantiiert betrachtet werden - als materiell unbegründet erweisen.
1.5 Das Verfahren der staatsrechtlichen Beschwerde stellt keine Fortsetzung des kantonalen Verfahrens dar, sondern ein neues Verfahren mit einem selbständigen Streitgegenstand. Es geht um die Prüfung der Frage, ob das kantonale Urteil im Zeitpunkt seiner Fällung verfassungskonform war oder nicht. Das Verfahren der staatsrechtlichen Beschwerde dient nicht dazu, mangelhafte Prozessführung im Kanton (wie etwa ungenügende Mitwirkung bei der Ermittlung des Sachverhalts, unterlassene Einwendungen, lückenhafte Beweise) vor Bundesgericht zu verbessern oder zu ergänzen. Mit der staatsrechtlichen Beschwerde können deshalb grundsätzlich keine neuen Tatsachen und Beweismittel oder neue rechtliche Argumente vorgebracht werden (sog. Novenverbot; vgl. <ref-ruling> E. 6c S. 357; <ref-ruling> E. 1a S. 90; <ref-ruling> E. 5a S. 26; <ref-ruling> E. 2a S. 39; <ref-ruling> E. 2 S. 190 f.; <ref-ruling> E. 2f S. 79; 243 E. 2 S. 246 mit Hinweisen; Walter Kälin, Das Verfahren der staatsrechtlichen Beschwerde, 2. Auflage, Bern 1994, S. 369 ff.).
Vorliegend stellt sich hinsichtlich bestimmter Einwände die Frage, ob die Beschwerdeführer es nicht unterlassen haben, obwohl sie hierzu Gelegenheit gehabt hätten, ihre Vorbringen bereits im kantonalen Verfahren geltend zu machen. Das betrifft in erster Linie die Rüge, der von der Rekurskommission durchgeführte Augenschein habe ihre Privatsphäre verletzt (vgl. zu diesem Punkt schon E. 1.3 hiervor). Vor dem Verwaltungsgericht haben die Beschwerdeführer nur vorgebracht, der Augenschein der Rekurskommission sei unnötig gewesen. Indessen ist zu berücksichtigen, dass die Beschwerdeführer sich weder im kantonalen Verfahren noch vor Bundesgericht haben anwaltlich vertreten lassen. Zudem können schon frühere Eingaben in dem Sinne verstanden werden, dass es ihnen bei der Ablehnung des Augenscheins implizit (auch) um die Wahrung ihrer Privatsphäre ging. Ob das Novenverbot hier mit der üblichen Strenge anzuwenden ist, kann jedoch offen bleiben. Selbst wenn die Vorbringen - mit der oben dargelegten Einschränkung (vgl. E. 1.3) - zugelassen werden, sind sie unbegründet (vgl. dazu E. 3.3 hiernach).
1.6 Gemäss Art. 93 Abs. 3 OG findet ein weiterer Schriftenwechsel nur ausnahmsweise statt. Ein solcher ist von den Beschwerdeführern für den Fall einer behördlichen Vernehmlassung beantragt worden. Eine solche ist zwar eingegangen, ohne dass aber neue Argumente geltend gemacht worden wären. Ein zweiter Schriftenwechsel erübrigt sich somit.
1.6 Gemäss Art. 93 Abs. 3 OG findet ein weiterer Schriftenwechsel nur ausnahmsweise statt. Ein solcher ist von den Beschwerdeführern für den Fall einer behördlichen Vernehmlassung beantragt worden. Eine solche ist zwar eingegangen, ohne dass aber neue Argumente geltend gemacht worden wären. Ein zweiter Schriftenwechsel erübrigt sich somit.
2. Die Beschwerdeführer rügen, die einschlägigen Bewertungsnormen seien bei der Schätzung ihrer Liegenschaft verfassungswidrig angewendet worden. Diese Liegenschaft haben sie wenige Monate vor der amtlichen Bewertung für Fr. 750'000.-- gekauft. Sie erachten es u.a. als Verstoss gegen das Willkürverbot und das Rechtsgleichheitsgebot, dass das Verwaltungsgericht per 1. Januar 1999 einen amtlichen Wert von Fr. 550'600.-- als rechtmässig bestätigt hat.
Sie verlangen, dass ihre ausführlichen abweichenden Berechnungen allesamt bis ins Detail genau geprüft und die jeweiligen Einzelbewertungen zu jedem Punkt auch klar begründet werden (vgl. u.a. S. 3, 6, 17 u. 19 der Beschwerdeschrift vor Bundesgericht). Wenn nämlich nicht nachgeprüft werden könne, ob Willkür vorliegt, sei dies schon Willkür (S. 20). Eine derart weit gehende Prüfungs- und Begründungspflicht müsse ebenfalls für das Verwaltungsgericht (vgl. u.a. S. 7, 18 u. 20) und - soweit ersichtlich (S. 19) - das Bundesgericht gelten. Denn auch die unteren kantonalen Instanzen hätten sich zuerst auf ihren Ermessensspielraum berufen, dann aber anerkennen müssen, falsch geurteilt zu haben. Erst eine genauere Betrachtung habe zu einem gerechteren Resultat und dazu geführt, dass der amtliche Wert von ursprünglich Fr. 675'000.-- auf Fr. 621'800.-- und danach auf Fr. 550'600.-- reduziert worden sei. Dies entspreche aber immer noch nicht einer realistischen bzw. einer gerechten Einschätzung des Werts ihrer Liegenschaft.
Sie verlangen, dass ihre ausführlichen abweichenden Berechnungen allesamt bis ins Detail genau geprüft und die jeweiligen Einzelbewertungen zu jedem Punkt auch klar begründet werden (vgl. u.a. S. 3, 6, 17 u. 19 der Beschwerdeschrift vor Bundesgericht). Wenn nämlich nicht nachgeprüft werden könne, ob Willkür vorliegt, sei dies schon Willkür (S. 20). Eine derart weit gehende Prüfungs- und Begründungspflicht müsse ebenfalls für das Verwaltungsgericht (vgl. u.a. S. 7, 18 u. 20) und - soweit ersichtlich (S. 19) - das Bundesgericht gelten. Denn auch die unteren kantonalen Instanzen hätten sich zuerst auf ihren Ermessensspielraum berufen, dann aber anerkennen müssen, falsch geurteilt zu haben. Erst eine genauere Betrachtung habe zu einem gerechteren Resultat und dazu geführt, dass der amtliche Wert von ursprünglich Fr. 675'000.-- auf Fr. 621'800.-- und danach auf Fr. 550'600.-- reduziert worden sei. Dies entspreche aber immer noch nicht einer realistischen bzw. einer gerechten Einschätzung des Werts ihrer Liegenschaft.
3. Mit dieser Argumentation rügen die Beschwerdeführer vorab verschiedene Verletzungen ihres Anspruchs auf rechtliches Gehör (<ref-law>).
3.1 In erster Linie machen sie geltend, das Verwaltungsgericht habe den Schätzungsentscheid der Rekurskommission zu Unrecht nur auf Ermessensüberschreitung bzw. -missbrauch überprüft.
Ihrer Argumentation kann indessen nicht gefolgt werden. Wenn das kantonale Recht der Vorinstanz einen Beurteilungs- oder Schätzungsermessensspielraum gewährt, kann die letzte kantonale Instanz einen solchen Entscheid mit gebührender Zurückhaltung überprüfen, ohne dabei eine formelle Rechtsverweigerung zu begehen (vgl. <ref-ruling> E. 3b u. 3c S. 273 f.). Es ist deshalb nicht zu beanstanden, dass sich das Verwaltungsgericht im Bereich des vorinstanzlichen Schätzungsermessens Zurückhaltung auferlegt hat und von der Expertenmeinung bzw. vom vorinstanzlichen Schätzungsermessen nicht abgewichen ist, soweit seine Vorinstanz von richtigen Voraussetzungen und von einleuchtenden, rechtlich abgestützten Schätzungsnormen oder allgemein anerkannten Schätzungsmethoden ausgegangen ist, diese Normen bzw. Methoden richtig angewendet hat und gesamthaft gesehen zu einem vertretbaren Ergebnis gelangt ist. Die insoweit beschränkte Prüfungsdichte rechtfertigt sich hier insbesondere, weil die Steuerverwaltung und die Rekurskommission je einen Augenschein durchgeführt haben (vgl. zum Ganzen auch S. 3 f. sowie 8 f. des angefochtenen Entscheids).
3.2 Auch aus einem anderen Grund musste sich der angefochtene Entscheid nicht detailliert mit jeder der zahlreichen Einwendungen der Beschwerdeführer auseinandersetzen: Entgegen deren Vorbringen stützt sich das Verwaltungsgericht zu Recht auf die bundesgerichtliche Rechtsprechung zum Grundsatz des rechtlichen Gehörs: <ref-law> verlangt, dass der Entscheid so begründet wird, dass der Betroffene ihn gegebenenfalls sachgerecht anfechten kann. In diesem Sinne müssen wenigstens kurz die Überlegungen genannt werden, von denen sich die Behörde leiten liess und auf welche sich ihr Entscheid stützt. Dabei muss sich die Begründung nicht mit jeder tatsächlichen Behauptung und jedem rechtlichen Einwand ausdrücklich auseinandersetzen. Es genügt vielmehr, wenn die für den Entscheid wesentlichen Gesichtspunkte genannt werden (vgl. <ref-ruling> E. 2b S. 102 f.; <ref-ruling> E. 2a S. 149; <ref-ruling> E. 2c S. 34; <ref-ruling> E. 2a S. 362 f.; <ref-ruling> E. 2c S. 14 f., je mit Hinweisen). Vor diesem Hintergrund ist nicht ersichtlich, dass das Verwaltungsgericht gegen seine Begründungspflicht verstossen hätte. Im Rahmen seiner Überprüfungsbefugnis hat es sich verfassungsgemäss mit der Argumentation der Beschwerdeführer auseinandergesetzt. Eine formelle Rechtsverweigerung liegt nicht vor.
3.3 Das gilt auch insoweit, als das Verwaltungsgericht die Einwendungen der Beschwerdeführer gegen den von der Rekurskommission vorgenommenen Augenschein verworfen hat. Zu Recht hat es erwogen, dass die Kommission den Sachverhalt von Amtes wegen festzustellen hat und demgemäss grundsätzlich unabhängig von der Auffassung der Parteien darüber befinden kann, ob die entscheidrelevante Sachlage umfassend geklärt ist oder ob zwecks Vervollständigung derselben zusätzliche Beweismittel zu erheben sind. Vorliegend schien die Durchführung eines zweiten Augenscheins schon deshalb angebracht, weil die der Schätzung zugrunde zu legenden tatsächlichen Begebenheiten angesichts der vielen detaillierten Rügen neu festzustellen oder zumindest vor Ort zu überprüfen waren.
Eine Verletzung der Privatsphäre (<ref-law>) ist hier ebenfalls nicht ersichtlich, umso weniger, als die Beschwerdeführer selbst in all ihren Rechtsschriften und mit zahlreichen Einzelheiten ihre Wohnverhältnisse den Behörden beschrieben haben. Ihr Vorwurf ist unbegründet, soweit er sich überhaupt als zulässig erweist (vgl. dazu oben E. 1.3 und E. 1.5).
Eine Verletzung der Privatsphäre (<ref-law>) ist hier ebenfalls nicht ersichtlich, umso weniger, als die Beschwerdeführer selbst in all ihren Rechtsschriften und mit zahlreichen Einzelheiten ihre Wohnverhältnisse den Behörden beschrieben haben. Ihr Vorwurf ist unbegründet, soweit er sich überhaupt als zulässig erweist (vgl. dazu oben E. 1.3 und E. 1.5).
4. In materieller Hinsicht machen die Beschwerdeführer geltend, das Verwaltungsgericht habe die für die amtliche Schätzung der Liegenschaften im Kanton Bern gültigen Bewertungsrichtlinien willkürlich und rechtsungleich angewendet.
4.1 Gemäss der allgemeinen Regel von Art. 52 aStG/BE sind Vermögenswerte grundsätzlich zum Verkehrswert zu bewerten. Art. 54 Abs. 1 aStG/BE präzisiert u.a., dass der amtliche Wert von Grundstücken unter Berücksichtigung des Verkehrs- und des Ertragswertes festzusetzen ist (vgl. im gleichen Sinne Art. 15 ABD; siehe auch Art. 14 Abs. 1 StHG). Art. 16 ABD definiert den Verkehrs-, Art. 17 den Ertrags- und Art. 18 den Realwert. Gemäss Art. 20 Abs. 1 ABD ist bei Wohn- und Geschäftshäusern sowie bei Gastwirtschafts- und Beherbergungsbetrieben für die amtliche Bewertung vom Ertragswert auszugehen. Laut Abs. 2 wird der Realwert nicht besonders ermittelt. Ihm wird mit einem Zuschlag oder Abzug Rechnung getragen.
Im Weiteren sieht das Dekret vor, dass die kantonale Schatzungskommission zuhanden der mit den Schätzungen beauftragten Personen Bewertungsnormen für nichtlandwirtschaftliche Grundstücke aufstellt (Art. 3 Abs. 1 ABD). Massgeblich sind hier die "nichtlandwirtschaftlichen Bewertungsnormen" vom 11. August 1997. Punkt 2.1.1 dieser Normen hält in Übereinstimmung mit dem Grundsatz von Art. 20 Abs. 1 ABD fest, dass bei verschiedenen Objekten oder Objektteilen der amtliche Wert nach dem Ertragswert zu berechnen ist, so bei Wohnungen nach Raumeinheiten und bei Garagen nach Quadratmetern. Punkt 2.1.4 (Bewertungsnormen für Wohn- und Geschäftshäuser) hält als Bewertungskriterien fest: Gebäudeart, Bauqualität, Komfortstufe, Wohnlage/Geschäftslage, Verkehrslage. Punkt 2.1.5 enthält Anleitungen und Kriterien zur Bestimmung des wirtschaftlichen Alters.
4.2 Die Beschwerdeführer rügen eine willkürliche Anwendung dieser Bewertungsnormen bzw. -kriterien.
4.2.1 Willkür in der Rechtsanwendung liegt nach der Rechtsprechung nicht schon vor, wenn eine andere Lösung ebenfalls vertretbar erscheint oder sogar vorzuziehen wäre. Das Bundesgericht weicht vom Entscheid der kantonalen Behörde nur ab, wenn dieser offensichtlich unhaltbar ist, zur tatsächlichen Situation in klarem Widerspruch steht, eine Norm oder einen unumstrittenen Rechtssatz krass verletzt oder in stossender Weise dem Gerechtigkeitsgedanken zuwiderläuft. Vorausgesetzt ist sodann, dass nicht bloss die Begründung des Entscheides, sondern auch das Ergebnis unhaltbar ist (vgl. <ref-ruling> E. 5 S. 280 f., mit Hinweisen).
4.2.2 Davon ausgehend ist hier eine willkürliche Anwendung der einschlägigen Gesetzesbestimmungen und Bewertungsnormen nicht ersichtlich.
Im Wesentlichen beschränken sich die Beschwerdeführer darauf, für zahlreiche Einzelpunkte bzw. -kategorien darzulegen, dass und worin die vom Verwaltungsgericht geschützte Bewertung ihrer Liegenschaft den tatsächlichen Begebenheiten nicht entspreche bzw. zu hoch ausgefallen sei, was sie dann ohne weitere Begründung jeweils als willkürlich bezeichnen. So geben sie z.B. auf S. 17 ihrer Beschwerdeschrift Einwendungen zu einer Detailwertung wieder und fügen folgenden Satz an: "Jede andere Wertung ist rechtsungleich und willkürlich" (ähnlich: S. 12). Soweit eine solche Argumentation überhaupt zulässig ist (vgl. E. 1.4 hiervor), ist sie unbegründet. Die Beschwerdeführer lassen ausser Acht, dass von Willkür nur dann gesprochen werden kann, wenn der angefochtene Entscheid sowohl von der Begründung als auch vom Ergebnis her offensichtlich unhaltbar ist.
Die Beschwerdeführer rügen eine willkürliche Anwendung der Bewertungsnormen, vor allem im Zusammenhang mit Einzel- oder Teilaspekten der Schätzung bzw. des angefochtenen Entscheids, so z.B. für die Unterkategorie "Isolation" (S. 11 f. der Beschwerdeschrift) oder für die Positionen "Ausbau" und "Installationen" (S. 14-18) oder für die "Wohnlage" (S. 19-21). Diese Vorbringen vermögen indessen weder einzeln noch zusammen das Vorgehen bei der oder das Ergebnis der streitigen Bewertung als geradezu unvertretbar erscheinen zu lassen: Das gilt einerseits für die befolgten Schätzungsnormen und -methoden. Ein Verstoss gegen <ref-law> könnte diesbezüglich z.B. dann angenommen werden, wenn gewisse Aspekte völlig ausser Acht gelassen oder auf stossende Weise zu stark oder zu schwach gewichtet worden wären. Das ist aber nicht der Fall. Die vom Verwaltungsgericht bestätigten Bewertungsergebnisse verstossen weder einzeln noch gesamthaft gegen <ref-law>. Das gilt namentlich auch für den Teilaspekt "Wohnlage", für den die Beschwerdeführer von der Note 5 ausgehen, das Verwaltungsgericht hingegen die Note 8 als plausibel eingestuft und dabei die Ausführungen der Rekurskommission zur Auswirkung des Fluglärms oder der Kläranlage als nicht offensichtlich unrichtig erachtet hat (vgl. dazu E. 3.1 hiervor sowie S. 17 des angefochtenen Entscheids). Beim Gesamtergebnis ist eine den tatsächlichen Begebenheiten stossend zuwiderlaufende Bewertung ebenso wenig erkennbar. Dabei ist durchaus wesentlich, dass der Betrag von Fr. 550'600.-- deutlich unter dem betreibungsamtlichen Schatzungswert vom 14. Juli 1998 (Fr. 715'000.--) bzw. dem im gleichen Jahr entrichteten Erwerbspreis (Fr. 750'000.--) liegt (vgl. auch S. 18 des angefochtenen Entscheids).
4.3 Im Übrigen machen die Beschwerdeführer eine Verletzung des verfassungsmässigen Rechtsgleichheitsgebots (<ref-law>) geltend.
4.3.1 Eine Regelung verletzt den Grundsatz der Rechtsgleichheit und damit <ref-law>, wenn sie rechtliche Unterscheidungen trifft, für die ein vernünftiger Grund in den zu regelnden Verhältnissen nicht ersichtlich ist, oder Unterscheidungen unterlässt, die sich aufgrund der Verhältnisse aufdrängen. Die Rechtsgleichheit ist verletzt, wenn Gleiches nicht nach Massgabe seiner Gleichheit gleich oder Ungleiches nicht nach Massgabe seiner Ungleichheit ungleich behandelt wird (vgl. statt vieler <ref-ruling> E. 3 S. 3).
Der Grundsatz der Rechtsgleichheit (<ref-law>) wird im Steuerrecht konkretisiert durch die Grundsätze der Allgemeinheit und Gleichmässigkeit der Besteuerung sowie durch das Prinzip der Besteuerung nach der wirtschaftlichen Leistungsfähigkeit (<ref-law>). Dabei ist zu beachten, dass eine mathematisch exakte Gleichbehandlung jedes einzelnen Steuerpflichtigen aus praktischen Gründen nie völlig erreichbar ist. Eine gewisse Schematisierung und Pauschalisierung des Abgaberechts ist unausweichlich und deshalb auch zulässig. Das führt zwangsläufig dazu, dass bei jeder Regelung gewisse Einzelfälle aufgrund individueller Besonderheiten mehr oder weniger belastet werden, als einer strikten Gleichbehandlung entspräche. Eine generelle Regelung, die eine Vielzahl von Situationen erfassen muss, kann deshalb nicht allein schon deswegen verfassungswidrig sein, weil sie dazu führt, dass in bestimmten Einzelfällen jemand anders belastet wird als andere Steuerpflichtige in vergleichbaren Verhältnissen, wäre doch sonst praktisch überhaupt kein verfassungskonformes Steuergesetz denkbar. Eine Verfassungswidrigkeit kann nur darin liegen, dass die Anwendung eines Erlasses zwangsläufig in einer erheblichen Zahl von Fällen zu einer verfassungswidrigen Ungleichbehandlung bestimmter Steuerpflichtiger führt, oder systematisch bestimmte Gruppen in verfassungswidriger Weise benachteiligt, oder in bestimmt gelagerten Fällen zu krass falschen Ergebnissen führt (vgl. zum Ganzen <ref-ruling> E. 2.3 S. 243; <ref-ruling> E. 2a S. 78; <ref-ruling> E. 3c S. 68; <ref-ruling> E. 3e S. 197;<ref-ruling> E. 4c S. 16; je mit Hinweisen).
4.3.2 Davon ausgehend, ist im vorliegenden Fall ein Verstoss gegen das Rechtsgleichheitsgebot von <ref-law>, oder gegen die Grundsätze von <ref-law>, nicht ersichtlich.
4.3.2.1 Zunächst ist auch in diesem Zusammenhang bei beträchtlichen Teilen der Beschwerdeschrift zu fragen, ob die vorgebrachten Rügen sich nicht bloss in appellatorischer Kritik am angefochtenen Entscheid erschöpfen (siehe dazu E. 1.4 sowie 4.2.2 hiervor). In vielen Einzelpunkten wird wohl eine verfassungswidrige Ungleichbehandlung behauptet, ohne dass aber dargelegt würde, im Vergleich zu wem und inwiefern dies der Fall sein soll. Das trifft insbesondere überall dort zu, wo die Vorwürfe der Willkür und der verfassungswidrigen Ungleichbehandlung einfach gleichgestellt werden (vgl. z.B. das schon dargelegte Beispiel auf S. 17 der Beschwerdeschrift). Insofern genügt es, auf E. 4.2 zu verweisen.
Nähere Ausführungen erübrigen sich ebenfalls im Zusammenhang mit S. 14 f. der Beschwerdeschrift, wo die Beschwerdeführer die Schätzung ihrer Liegenschaft mit derjenigen eines bestimmten Anwesens in derselben Gemeinde vergleichen. Unklar bleibt, ob damit auch die andere Bewertung als verfassungswidrig eingestuft werden soll oder sich der Vorwurf nur gegen die Bewertung der eigenen Liegenschaft richtet. Auf jeden Fall reicht ein solcher Einzelvergleich nicht aus, um eine verfassungswidrige Verletzung des Rechtsgleichheitsgebots zu belegen.
4.3.2.2 Im Wesentlichen argumentieren die Beschwerdeführer (S. 11-15), die Praxis der Berner Behörden zu den Bewertungsnormen sei allgemein rechtsungleich und somit verfassungswidrig, weil die verschiedenen Abstufungen der Bewertungsskala 1-9 nicht linear gehandhabt, sondern bei durchschnittlichem Standard, statt der Note 5, die Bewertungen 7 oder 8, erteilt würden. Diese Praxis stelle eine systematische Benachteiligung aller Kategorien unter der Stufe "überdurchschnittlich" bzw. der Note 9 dar, also vor allem der älteren Liegenschaften. Das stehe im Gegensatz zum früher gültigen System, und sei eine Art "kalte Progression", d.h. ein zunehmendes Verschieben des Mittelwertes nach oben, mit den entsprechenden steuerlichen Mehreinnahmen. Auch laufe es dem Wortlaut der Bewertungsnormen zuwider (vgl. S. 20 der Beschwerdeschrift). Und wenn es schon solche Normen gebe, müsse man ihrem Buchstaben folgen, nicht der Interpretation ihres Buchstabens (vgl. S. 6 der Beschwerde ans Verwaltungsgericht). Im Übrigen müssten Beschlüsse zur Steuererhöhung im Grossen Rat erfolgen und nicht in der Steuerverwaltung (Art. 74 Abs. 1 der Verfassung des Kantons Bern vom 6. Juni 1993; KV/BE; BSG 101.1).
Dieser Argumentation ist indessen zweierlei entgegenzuhalten:
Einerseits stützen sich die Beschwerdeführer vorrangig, wenn nicht ausschliesslich, nur auf die Bewertungsnormen, und zudem lediglich auf deren grammatikalische Auslegung. Wie das Verwaltungsgericht aber zu Recht festgehalten hat (S. 8 des angefochtenen Entscheids), ist es durch diese Normen nicht gebunden. Es kann sie vielmehr im Einzelfall auf ihre Gesetzmässigkeit überprüfen. Die gesetzlichen Vorgaben gehen aber nicht nur vom Ertragswert aus (wie z.B. Punkt 2.1.1 der Bewertungsnormen für Wohn- und Geschäftshäuser), sondern beziehen sich auch auf den Verkehrswert (vgl. § 52 u. 54 Abs. 1 aStG sowie E. 4.1 hiervor; zu Art. 14 StHG siehe u.a. <ref-ruling> S. 248 ff.; <ref-ruling> E. 4a S. 198 f.). Die gerügte Praxis führt - soweit erkennbar - zu Ergebnissen, welche auch den Verkehrswert besser berücksichtigen, und somit den gesetzlichen Vorgaben eher gerecht werden. Gegen eine verfassungswidrige Ungleichbehandlung spricht zusätzlich, dass - wie die Beschwerdeführer selbst hervorheben - die Höherbewertung auf Grund der nicht-linearen Abstufungsskala alle Kategorien betrifft, mit Ausnahme der Kategorie "überdurchschnittlich", deren Bewertung der Vorgabe des Verkehrswertes aber ohnehin am ehesten nahe kommen dürfte. Die gerügte Praxis stellt hier somit keine Anmassung der grossrätlichen Kompetenz zur Gesetzesänderung dar, sondern läuft auf eine angemessenere Umsetzung der Verfassungs- und Gesetzesvorgaben hinaus.
Andererseits beschränken sich die Überlegungen der Beschwerdeführer hauptsächlich auf einen eher kleinen Teil nichtlandwirtschaftlicher Grundstücke. Wenn sie eine "systematische" Benachteiligung zu Lasten gewisser Kategorien von Steuerpflichtigen geltend machen, bezieht sich das zumeist nur auf Wohnliegenschaften, oder noch enger, auf das selbst genutzte, private Grundeigentum, wenn nicht sogar bloss auf derartige Wohnliegenschaften älteren Datums. Die im Sinne von <ref-law> zu gewährleistende Gleichbehandlung erstreckt sich aber nicht nur auf die verschiedenen Kategorien des nichtlandwirtschaftlichen Wohneigentums, sondern ist auch gesamthaft, so insbesondere zwischen Grundeigentümern und Mietern, sowie zwischen beweglichen und unbeweglichen Vermögenswerten, zu erzielen (vgl. u.a. <ref-ruling> E. 2 S. 163 ff.). Gestützt auf die Anforderungen einer übergreifenden Sichtweise, hat die bundesgerichtliche Rechtsprechung vorsichtige Schätzungen von Vermögenswerten zugelassen, um zu vermeiden, dass die Bewertungen im oberen Streubereich den effektiven Marktwert übersteigen (vgl. <ref-ruling> E. 3.3 S. 250 ff.; <ref-ruling> E. 4b S. 199 f.; je mit weiteren Hinweisen); die hier streitige Schätzung liegt, soweit ersichtlich, deutlich unter diesem Wert. Im Weiteren hat das Bundesgericht festgelegt, dass es unzulässig wäre, bei den Bewertungen allgemein nur 70 % des Verkehrswertes anzustreben (vgl. <ref-ruling> E. 3.2 S. 249 f.; <ref-ruling> E. 4a S. 198 f.; <ref-ruling> E. 6c S. 159; je mit weiteren Hinweisen); gemessen an dem kurz vor der Bewertung bezahlten Kaufpreis von Fr. 750'000.--, übertrifft der Schätzungsbetrag von Fr. 550'600.-- diese Untergrenze nur unwesentlich. Auch unter diesen Gesichtspunkten ist somit eine verfassungswidrige Ungleichbehandlung im Sinne von <ref-law> zu verneinen.
Andererseits beschränken sich die Überlegungen der Beschwerdeführer hauptsächlich auf einen eher kleinen Teil nichtlandwirtschaftlicher Grundstücke. Wenn sie eine "systematische" Benachteiligung zu Lasten gewisser Kategorien von Steuerpflichtigen geltend machen, bezieht sich das zumeist nur auf Wohnliegenschaften, oder noch enger, auf das selbst genutzte, private Grundeigentum, wenn nicht sogar bloss auf derartige Wohnliegenschaften älteren Datums. Die im Sinne von <ref-law> zu gewährleistende Gleichbehandlung erstreckt sich aber nicht nur auf die verschiedenen Kategorien des nichtlandwirtschaftlichen Wohneigentums, sondern ist auch gesamthaft, so insbesondere zwischen Grundeigentümern und Mietern, sowie zwischen beweglichen und unbeweglichen Vermögenswerten, zu erzielen (vgl. u.a. <ref-ruling> E. 2 S. 163 ff.). Gestützt auf die Anforderungen einer übergreifenden Sichtweise, hat die bundesgerichtliche Rechtsprechung vorsichtige Schätzungen von Vermögenswerten zugelassen, um zu vermeiden, dass die Bewertungen im oberen Streubereich den effektiven Marktwert übersteigen (vgl. <ref-ruling> E. 3.3 S. 250 ff.; <ref-ruling> E. 4b S. 199 f.; je mit weiteren Hinweisen); die hier streitige Schätzung liegt, soweit ersichtlich, deutlich unter diesem Wert. Im Weiteren hat das Bundesgericht festgelegt, dass es unzulässig wäre, bei den Bewertungen allgemein nur 70 % des Verkehrswertes anzustreben (vgl. <ref-ruling> E. 3.2 S. 249 f.; <ref-ruling> E. 4a S. 198 f.; <ref-ruling> E. 6c S. 159; je mit weiteren Hinweisen); gemessen an dem kurz vor der Bewertung bezahlten Kaufpreis von Fr. 750'000.--, übertrifft der Schätzungsbetrag von Fr. 550'600.-- diese Untergrenze nur unwesentlich. Auch unter diesen Gesichtspunkten ist somit eine verfassungswidrige Ungleichbehandlung im Sinne von <ref-law> zu verneinen.
5. Nach dem Gesagten ist die Beschwerde abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden kann.
Bei diesem Ausgang des Verfahrens werden die Beschwerdeführer kostenpflichtig (Art. 156 Abs. 1 OG in Verbindung mit Art. 153 und 153a OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 3'000.-- wird den Beschwerdeführern unter solidarischer Haftbarkeit auferlegt.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 3'000.-- wird den Beschwerdeführern unter solidarischer Haftbarkeit auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Beschwerdeführern sowie der Steuerverwaltung und dem Verwaltungsgericht des Kantons Bern schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 16. September 2004
Im Namen der II. öffentlichrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['70156617-f41c-4390-be69-cd591ef045ad', '1b013cc4-21db-4ed8-80e5-e19d4efad758', '9b77c1d0-3051-4254-aacf-c2ef69110261', 'de082fb5-1d55-4550-8353-738f50f8b69b', '4b77d104-aea3-4f2d-b7f2-62348dd83c5b', 'e081eff6-d0f9-4612-938e-c2503626c39d', '52e57f1c-4645-429b-9d46-f9367bae6559', '81f44fc6-bc46-4f41-be5f-1f4cadb8454c', '45c27a43-1b79-433a-86e6-58bd7baa3755', '1b013cc4-21db-4ed8-80e5-e19d4efad758', '2e300d95-7451-455a-855a-d8764a13997f', '45c27a43-1b79-433a-86e6-58bd7baa3755', 'cf5fff76-dc57-4dbc-a0d1-4a0fe61f6f9a', '7edfd2f5-2051-4da3-82f9-f5e4a9d260f1', 'ec80664e-93e3-4096-b862-40b97c67a074', '7cd68c11-d475-4140-8fc4-bd0adf66958e', '27300fe1-ae0f-4abb-8675-f0fad354339b', '1b6b5106-14f9-4764-9c38-225809eafe94', 'c54b165a-8b19-4866-b1a4-287ebde13d8e', '8413f34d-674a-43f0-a57c-e68028b2f08a', '0390e3c4-fc0e-4032-958d-c9843aec394c', '219f39d2-a9b0-491b-bbfa-b0757b4bb738', '40f08ec6-7948-446e-811f-a93b88abe1e7', '54b128b7-83af-490d-a019-a06501187d4f', '329f4971-e2a2-4170-a75c-92ca0e3fc5f4', '539e155f-ac44-4271-ac73-929952733166', '06777485-75a7-4158-a0db-0dfe38bbcc0e', 'eb7e86b0-dd12-4028-a952-622669a1ac37', '45bfe2c2-b16c-45e8-97d9-0647013ca1e7', 'a528a2f4-4dd7-40c1-8091-72d18f51112e', 'a1a73922-1f8d-48a1-9cf5-d8ac52abc6b5', '73b7c65c-b2f5-4a9e-a9e6-323ecc65796a', 'dcb8846f-983e-4539-a9e5-5c3fe3ea22cf', '45bfe2c2-b16c-45e8-97d9-0647013ca1e7', '73b7c65c-b2f5-4a9e-a9e6-323ecc65796a', 'fdddefeb-fd3e-4cbe-b936-a7a7a5d1ffd1', '45bfe2c2-b16c-45e8-97d9-0647013ca1e7', '73b7c65c-b2f5-4a9e-a9e6-323ecc65796a', '45bfe2c2-b16c-45e8-97d9-0647013ca1e7', '73b7c65c-b2f5-4a9e-a9e6-323ecc65796a', '00c23a6d-62c9-4821-b9b5-65bf17e243b6'] | ['53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf'] |
0b7243ed-1c26-4bf8-aa37-22a99bb582c4 | 2,003 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Die 1949 geborene T._, für welche seit 8. Mai 2000 eine freiwillige Beistandschaft unter Einschluss der Einkommens- und Vermögensverwaltung besteht, bezieht Ergänzungsleistungen zur Rente der Invalidenversicherung. Diese beliefen sich Anfang September 2001 auf Fr. 2705.- monatlich. Damals hielt sich T._ in der Klinik W._ auf. Am 13. September 2001 musste sie sich im Rahmen eines fürsorgerischen Freiheitsentzugs in die Anstalt X._ begeben. Nachdem sie hiegegen erfolgreich rekurriert hatte und diese Institution am 3. Oktober 2001 wieder verlassen konnte, kam sie zunächst im Haus A._ in B._ unter bis sie mit Hilfe ihres Beistands eine betreute Wohnsituation in der Villa C._ in B._ fand, wo sie am 8. November 2001 eintrat.
Die seit September 2001 erfolgten Wechsel der Aufenthaltsorte meldete der Beistand von T._, der Ausgleichskasse des Kantons Bern am 11. Dezember 2001 im Rahmen eines Gesuchs um Anpassung der Ergänzungsleistungen. Die Kasse nahm in der Folge eine Neuberechnung des Ergänzungsleistungsanspruchs vor und stellte fest, dass T._ für die Zeit ab 1. September 2001 bis 31. Januar 2002 insgesamt Fr. 7540.- zu viel ausbezahlt worden waren. Am 5. Februar 2002 erliess sie eine entsprechende Rückerstattungsverfügung, welche unangefochten in Rechtskraft erwachsen ist.
Ein am 1. März 2002 eingereichtes Gesuch um Erlass der Rückerstattungsschuld lehnte die Ausgleichskasse mit Verfügung vom 23. April 2002 ab, weil der Antragstellerin die Gutgläubigkeit beim Leistungsbezug nicht zugebilligt werden könne.
Ein am 1. März 2002 eingereichtes Gesuch um Erlass der Rückerstattungsschuld lehnte die Ausgleichskasse mit Verfügung vom 23. April 2002 ab, weil der Antragstellerin die Gutgläubigkeit beim Leistungsbezug nicht zugebilligt werden könne.
B. Die gegen die ablehnende Verfügung vom 23. April 2002 gerichtete Beschwerde mit dem Begehren um Erlass der Rückerstatttungsschuld von Fr. 7540.- wies das Verwaltungsgericht des Kantons Bern mit Entscheid vom 30. Oktober 2002 ab.
B. Die gegen die ablehnende Verfügung vom 23. April 2002 gerichtete Beschwerde mit dem Begehren um Erlass der Rückerstatttungsschuld von Fr. 7540.- wies das Verwaltungsgericht des Kantons Bern mit Entscheid vom 30. Oktober 2002 ab.
C. Mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde lässt T._, vertreten durch ihren Beistand, den Erlass der Rückerstattungsschuld im Teilbetrag von Fr. 5364.- beantragen. Auf die Aufforderung des Eidgenössischen Versicherungsgerichts vom 7. März 2003 hin, innert 14 Tagen einen Kostenvorschuss von Fr. 500.- zu bezahlen, verbunden mit der Androhung, im Unterlassungsfall auf das erhobene Rechtsmittel nicht einzutreten, ersucht sie mit Schreiben vom 14. März 2003 um Gewährung der unentgeltlichen Prozessführung.
Die Ausgleichskasse schliesst unter Hinweis auf ihre im vorinstanzlichen Verfahren eingereichten Rechtsschriften und den angefochtenen kantonalen Entscheid auf Abweisung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde. Das Bundesamt für Sozialversicherung verzichtet auf eine Vernehmlassung. | Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
1. 1.1 Streitig und zu prüfen ist, ob der Beschwerdeführerin die rechtskräftig festgestellte Rückerstattungsschuld über Fr. 7540.- erlassen werden kann. Soweit in der Verwaltungsgerichtsbeschwerde die Rückerstattungspflicht als solche oder die Höhe des zurückverlangten Betrages beanstandet wird, kann darauf nicht eingetreten werden, da die diesbezügliche Verfügung vom 5. Februar 2002 rechtskräftig geworden ist, sodass darauf im vorliegenden Verfahren nicht mehr zurückgekommen werden kann.
1.2 Nach ständiger Rechtsprechung geht es bei der Frage nach dem Erlass einer Rückerstattungsschuld nicht um die Bewilligung oder Verweigerung von Versicherungsleistungen im Sinne von Art. 132 OG (<ref-ruling> Erw. 2, 136 Erw. 1, 112 V 100 Erw. 1b, je mit Hinweisen). Das Eidgenössische Versicherungsgericht hat daher lediglich zu prüfen, ob das vorinstanzliche Gericht Bundesrecht verletzt hat, einschliesslich Überschreitung oder Missbrauch des Ermessens, oder ob der rechtserhebliche Sachverhalt offensichtlich unrichtig, unvollständig oder unter Verletzung wesentlicher Verfahrensbestimmungen festgestellt worden ist (Art. 132 in Verbindung mit Art. 104 lit. a und b sowie Art. 105 Abs. 2 OG).
1.2 Nach ständiger Rechtsprechung geht es bei der Frage nach dem Erlass einer Rückerstattungsschuld nicht um die Bewilligung oder Verweigerung von Versicherungsleistungen im Sinne von Art. 132 OG (<ref-ruling> Erw. 2, 136 Erw. 1, 112 V 100 Erw. 1b, je mit Hinweisen). Das Eidgenössische Versicherungsgericht hat daher lediglich zu prüfen, ob das vorinstanzliche Gericht Bundesrecht verletzt hat, einschliesslich Überschreitung oder Missbrauch des Ermessens, oder ob der rechtserhebliche Sachverhalt offensichtlich unrichtig, unvollständig oder unter Verletzung wesentlicher Verfahrensbestimmungen festgestellt worden ist (Art. 132 in Verbindung mit Art. 104 lit. a und b sowie Art. 105 Abs. 2 OG).
2. 2.1 Die gesetzlichen Grundlagen für eine Rückforderung unrechtmässig bezogener Ergänzungsleistungen (vgl. Art. 3a Abs. 7 lit. f ELG in Verbindung mit Art. 27 Abs. 1 ELV und Art. 47 Abs. 1 Satz 1 AHVG) sind im kantonalen Entscheid zutreffend dargelegt worden, worauf verwiesen wird. Richtig sind auch die vorinstanzlichen Ausführungen über die Voraussetzungen für einen Erlass der Rückerstattungsschuld (vgl. Art. 3a Abs. 7 lit. f ELG in Verbindung mit Art. 27 Abs. 1 ELV und Art. 47 Abs. 1 Satz 2 AHVG), insbesondere über die bei der Beurteilung der Erlassvoraussetzung des guten Glaubens zu beachtenden Kriterien (vgl. auch <ref-ruling> Erw. 3, 112 V 103 Erw. 2c, 110 V 180 f. Erw. 3c). Dasselbe gilt hinsichtlich der den Bezügern von Ergänzungsleistungen, ihrem gesetzlichen Vertreter und bestimmten Drittpersonen und Behörden, welchen die Ergänzungsleistung ausbezahlt wird, obliegenden Pflicht, der Durchführungsstelle von jeder Änderung der persönlichen und von jeder ins Gewicht fallenden Änderung der wirtschaftlichen Verhältnisse unverzüglich Mitteilung zu machen (Art. 24 ELV), und der Auswirkungen einer Verletzung dieser Meldepflicht auf die Frage nach dem Erlass einer Rückerstattungsschuld (<ref-ruling> Erw. 2c).
2.2 Zu ergänzen ist, dass das am 1. Januar 2003 in Kraft getretene Bundesgesetz über den Allgemeinen Teil des Sozialversicherungsrechts (ATSG) vom 6. Oktober 2000 im vorliegenden Fall nicht anwendbar ist, da nach dem massgebenden Zeitpunkt des Erlasses der streitigen Verfügung (hier: 23. April 2002) eingetretene Rechts- und Sachverhaltsänderungen vom Sozialversicherungsgericht nicht berücksichtigt werden (<ref-ruling> Erw. 1.2).
2.2 Zu ergänzen ist, dass das am 1. Januar 2003 in Kraft getretene Bundesgesetz über den Allgemeinen Teil des Sozialversicherungsrechts (ATSG) vom 6. Oktober 2000 im vorliegenden Fall nicht anwendbar ist, da nach dem massgebenden Zeitpunkt des Erlasses der streitigen Verfügung (hier: 23. April 2002) eingetretene Rechts- und Sachverhaltsänderungen vom Sozialversicherungsgericht nicht berücksichtigt werden (<ref-ruling> Erw. 1.2).
3. 3.1 Hinsichtlich der Überprüfungsbefugnis des Eidgenössischen Versicherungsgerichts ist praxisgemäss zu unterscheiden zwischen dem guten Glauben als fehlendem Unrechtsbewusstsein und der Frage, ob sich jemand unter den gegebenen Umständen auf den guten Glauben berufen kann oder ob er bei zumutbarer Aufmerksamkeit den bestehenden Rechtsmangel hätte erkennen sollen. Die Frage nach dem Unrechtsbewusstsein gehört zum inneren Tatbestand und ist daher Tatfrage, die nach Massgabe von Art. 105 Abs. 2 OG von der Vorinstanz verbindlich beurteilt wird. Demgegenüber gilt die Frage nach der gebotenen Aufmerksamkeit als frei überprüfbare Rechtsfrage, soweit es darum geht, festzustellen, ob sich jemand angesichts der jeweiligen tatsächlichen Verhältnisse auf den guten Glauben berufen kann (<ref-ruling> Erw. 3, ARV 1998 Nr. 41 S. 237 Erw. 3, je mit Hinweisen).
3.2 Das kantonale Gericht hat zur Frage nach dem Unrechtsbewusstsein des - auch mit der Einkommens- und Vermögensverwaltung betrauten - Beistandes, dessen Verhalten sich die Beschwerdeführerin grundsätzlich anrechnen lassen muss (vgl. bei Vormundschaft: <ref-ruling> f. Erw. 3b und c; bei Beistandschaft: nicht veröffentlichter Entscheid C. vom 12. Juni 2003 [P 20/03]), nicht ausdrücklich Stellung genommen, sondern sich darauf beschränkt, das Vorliegen des guten Glaubens unter dem Gesichtspunkt der groben Fahrlässigkeit zu prüfen. Der angefochtene kantonale Entscheid enthält demnach hinsichtlich des Unrechtsbewusstseins keine für das Eidgenössische Versicherungsgericht verbindlichen Feststellungen, sodass einer freien Überprüfung im letztinstanzlichen Verfahren nichts im Wege steht.
3.2 Das kantonale Gericht hat zur Frage nach dem Unrechtsbewusstsein des - auch mit der Einkommens- und Vermögensverwaltung betrauten - Beistandes, dessen Verhalten sich die Beschwerdeführerin grundsätzlich anrechnen lassen muss (vgl. bei Vormundschaft: <ref-ruling> f. Erw. 3b und c; bei Beistandschaft: nicht veröffentlichter Entscheid C. vom 12. Juni 2003 [P 20/03]), nicht ausdrücklich Stellung genommen, sondern sich darauf beschränkt, das Vorliegen des guten Glaubens unter dem Gesichtspunkt der groben Fahrlässigkeit zu prüfen. Der angefochtene kantonale Entscheid enthält demnach hinsichtlich des Unrechtsbewusstseins keine für das Eidgenössische Versicherungsgericht verbindlichen Feststellungen, sodass einer freien Überprüfung im letztinstanzlichen Verfahren nichts im Wege steht.
4. 4.1 Die Beschwerdeführerin hat in den Monaten September bis November 2001 ihren Wohn- resp. Aufenthaltsort mehrmals gewechselt. Dazu, dass dies jeweils nicht unverzüglich der mit der Durchführung des Ergänzungsleistungswesens betrauten Behörde gemeldet wurde, führt ihr Beistand in der Verwaltungsgerichtsbeschwerde wie schon in der dem kantonalen Gericht eingereichten Beschwerdeschrift aus, die Unterbringungsorte in der Zeit zwischen September und November 2001 seien Versuche oder Übergangslösungen gewesen, bis sich mit dem Eintritt in die Villa C._ am 8. November 2001 wieder eine stabile Wohnlösung abzeichnete; im Wissen um den provisorischen Status habe er der Ausgleichskasse die veränderten Wohnsituationen pauschal im Rahmen eines Revisionsgesuchs vom 11. Dezember 2002 (recte: 2001) gemeldet.
Objektiv betrachtet liegt damit zwar insofern eine Meldepflichtverletzung vor, als der Ausgleichskasse von den verschiedenen Wohnortswechseln nicht jeweils sofort Mitteilung gemacht wurde. Ob dies dem Beistand - entsprechend dem von der Ausgleichskasse im kantonalen Verfahren eingenommenen Standpunkt - bereits als den guten Glauben beim Leistungsbezug ausschliessende grobe Fahrlässigkeit zur Last gelegt werden kann, ist angesichts der bezüglich der künftigen Wohnsituation in den knapp drei Monaten ab September bis November 2001 herrschenden Unsicherheit fraglich, kann doch immerhin davon ausgegangen werden, dass seitens des Beistands immer die Absicht bestand, die eingetretenen Veränderungen in der Lebenslage der Beschwerdeführerin raschmöglichst bekannt zu geben und ihren Anspruch auf Ergänzungsleistungen der neuen Situation anzupassen. Dafür, dass der Beistand davon absah, solange er davon ausgehen musste, dass die jeweiligen Wohnverhältnisse nur vorübergehend Bestand haben und kurzfristig mit erneuten Änderungen zu rechnen ist, kann immerhin ein gewisses Verständnis aufgebracht werden. Ob sich der Vorwurf eines grobfahrlässigen Verhaltens, das der Anerkennung des nunmehr geltend gemachten guten Glaubens beim Leistungsbezug entgegenstehen würde, dennoch rechtfertigen lässt, braucht indessen nicht abschliessend geklärt zu werden.
4.2 Entscheidend ins Gewicht fällt, dass sich der Beistand der Beschwerdeführerin gemäss seinen eigenen Ausführungen in der Verwaltungsgerichtsbeschwerde der Tatsache bewusst war, dass mit dem Verlassen der Klinik W._, deren Kosten einen massgeblichen Bestandteil der Grundlagen für die Festsetzung der ausgerichteten Ergänzungsleistungen bildeten, auch Änderungen dieses Anspruchs verbunden sein können. Tatsächlich räumt er selber ein, mit einer - wenn auch erheblich geringeren - Rückerstattungsforderung gerechnet zu haben. Damit steht aber fest, dass er beim Bezug der Ergänzungsleistungen spätestens ab Mitte September 2001 nicht mehr darauf vertrauen konnte, dass der Beschwerdeführerin die ausgerichteten Beträge in dieser Höhe auch tatsächlich vollumfänglich zustehen. Selbst wenn er, wie ebenfalls geltend gemacht wird, ursprünglich davon ausgegangen sein sollte, mit dem Aufenthalt in der Anstalt X._ erhöhe sich der Leistungsanspruch, muss ihm entgegengehalten werden, bei zumutbarer Sorgfalt die Möglichkeit gehabt zu haben, seinen diesbezüglichen Irrtum entweder selbst zu erkennen oder zumindest durch eine einfache Rückfrage bei der Ausgleichskasse in Erfahrung zu bringen. Da er der durch die häufigen Wohnortswechsel bedingten allfälligen Entwicklung der Anspruchsberechtigung offenbar nicht die notwendige Beachtung schenkte, kann ihm der Vorwurf nicht erspart bleiben, nicht das Mindestmass an Aufmerksamkeit aufgewendet zu haben, welches jedem verständigen Menschen in gleicher Lage und unter den gleichen Umständen als beachtlich hätte einleuchten müssen (<ref-ruling> Erw. 3d mit Hinweisen). Auch unter Berücksichtigung der sich überstürzenden Ereignisse kann dies nicht als bloss leichte Nachlässigkeit gewertet werden. Vielmehr ist von einer groben Pflichtwidrigkeit auszugehen, weshalb der Berufung auf die Gutgläubigkeit beim Leistungsbezug kein Erfolg beschieden sein kann.
Desgleichen musste sich der Beistand der Beschwerdeführerin bei der Entgegennahme der Zahlungen, die nach der am 11. Dezember 2001 erfolgten Meldung der veränderten Verhältnisse noch auf der Basis der von der Ausgleichskasse bis dahin berücksichtigten Ergänzungsleistungsberechnung ausgerichtetet wurden, bewusst sein, dass diese den tatsächlichen Leistungsanspruch überstiegen.
Desgleichen musste sich der Beistand der Beschwerdeführerin bei der Entgegennahme der Zahlungen, die nach der am 11. Dezember 2001 erfolgten Meldung der veränderten Verhältnisse noch auf der Basis der von der Ausgleichskasse bis dahin berücksichtigten Ergänzungsleistungsberechnung ausgerichtetet wurden, bewusst sein, dass diese den tatsächlichen Leistungsanspruch überstiegen.
5. Weil die Frage nach dem Erlass einer Rückerstattungsschuld rechtsprechungsgemäss nicht die Bewilligung oder Verweigerung von Versicherungsleistungen im Sinne von Art. 134 OG betrifft (Erw. 1.2 hievor), ist das Verfahren kostenpflichtig (Umkehrschluss aus Art. 134 OG). Die Gerichtskosten sind grundsätzlich von der unterliegenden Beschwerdeführerin zu tragen (Art. 156 Abs. 1 in Verbindung mit Art. 135 OG). Ihr kann jedoch die beantragte unentgeltliche Prozessführung gewährt werden (Art. 152 in Verbindung mit Art. 135 OG), da die Bedürftigkeit aktenkundig ist und die Beschwerde nicht als aussichtslos zu bezeichnen war (<ref-ruling> Erw. 4a und 372 Erw. 5b, je mit Hinweisen). Es wird indessen ausdrücklich auf Art. 152 Abs. 3 OG aufmerksam gemacht, wonach die begünstigte Partei der Gerichtskasse Ersatz zu leisten haben wird, wenn sie später dazu im Stande ist. | Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 500.- werden der Beschwerdeführerin auferlegt. Zufolge Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege werden sie einstweilen auf die Gerichtskasse genommen.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 500.- werden der Beschwerdeführerin auferlegt. Zufolge Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege werden sie einstweilen auf die Gerichtskasse genommen.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Verwaltungsgericht des Kantons Bern, Sozialversicherungsrechtliche Abteilung, und dem Bundesamt für Sozialversicherung zugestellt.
Luzern, 11. Juli 2003
Im Namen des Eidgenössischen Versicherungsgerichts
Die Vorsitzende der II. Kammer: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | [] |
0b726367-f925-4153-a1f5-417ef29c8e38 | 2,006 | fr | Faits:
Faits:
A. B._ exploitait à Plan-les-Ouates un restaurant à l'enseigne « L._ ». L'exploitation de l'établissement a cessé à fin septembre 2004 en raison du non-renouvellement du bail par le propriétaire des locaux.
A._, épouse du prénommé, a travaillé dans l'établissement comme sous-directrice au service de son mari. Le 29 juillet 2004, celui-ci a résilié les rapports de travail de l'épouse, avec effet au 30 septembre 2004. Selon les formules de salaire établies par l'employeur à l'intention de l'AVS, A._ a perçu une rémunération mensuelle de 2'100 fr. du 1er janvier au 31 décembre 2003, puis de 5'000 fr. du 1er janvier au 30 septembre 2004. Il était indiqué que le taux d'occupation était partiel en 2003 et plein en 2004.
A._ s'est annoncée à l'assurance-chômage. Un délai-cadre d'indemnisation a été ouvert en sa faveur à partir du 1er octobre 2004.
Par décision du 13 décembre 2004, la Caisse cantonale genevoise de chômage a fixé à 3'067 fr. le montant du gain assuré dès le 1er octobre 2004. Elle a considéré que les comptes de l'entreprise démontraient que durant l'exercice 2003 l'employeur avait réalisé un bénéfice d'exploitation. En revanche, le compte caisse, bien qu'excédentaire en janvier et février 2004, présentait un solde négatif à partir du 1er mars 2004. La caisse estimait que l'assurée n'avait pu établir la perception d'un salaire mensuel de 5'000 fr. pour la période du 1er mars 2004 au 30 septembre 2004. Aussi bien a-t-elle calculé une moyenne des six derniers mois de salaires selon elle réellement perçus, soit 4 x 2'100 fr. (8'400 fr.) pour septembre à décembre 2003 et 2 x 5'000 fr. (10'000 fr.) pour janvier et février 2004. Il en résultait un total de 18'400 fr. sur une période de six mois, soit 3'067 fr. par mois.
L'assurée a formé une opposition, que la caisse a rejetée par une nouvelle décision, du 6 juin 2005.
L'assurée a formé une opposition, que la caisse a rejetée par une nouvelle décision, du 6 juin 2005.
B. A._ a recouru contre cette décision devant le Tribunal cantonal des assurances sociales du canton de Genève.
Par jugement du 25 octobre 2005, celui-ci a partiellement admis le recours. Il a annulé la décision attaquée et constaté que le gain assuré devait être fixé à 3'820 fr.
Par jugement du 25 octobre 2005, celui-ci a partiellement admis le recours. Il a annulé la décision attaquée et constaté que le gain assuré devait être fixé à 3'820 fr.
C. La Caisse cantonale genevoise de chômage interjette un recours de droit administratif dans lequel elle conclut à l'annulation du jugement cantonal et au rétablissement de sa décision du 13 décembre 2004 (recte : 6 juin 2005).
L'intimée conclut au rejet du recours, avec suite de dépens; elle requiert l'audition de divers témoins. Le Secrétariat d'Etat à l'économie a renoncé à se déterminer. | Considérant en droit:
Considérant en droit:
1. A teneur de l'<ref-law>, première phrase, est réputé gain assuré le salaire déterminant au sens de la législation sur l'AVS qui est obtenu normalement au cours d'un ou de plusieurs rapports de travail durant une période de référence, y compris les allocations régulièrement versées et convenues contractuellement, dans la mesure où de telles allocations ne sont pas des indemnités pour inconvénients liés à l'exécution du travail.
Par salaire normalement obtenu au sens de l'<ref-law>, il faut entendre la rémunération touchée effectivement par l'assuré (<ref-ruling> consid. 3; Thomas Nussbaumer, Arbeitslosenversicherung, in Schweizerisches Bundesverwaltungsrecht [SBVR], Soziale Sicherheit, p. 115 sv., ch. 302). Le salaire contractuel n'est déterminant que si les parties respectent sur ce point les clauses contractuelles. Il s'agit en effet d'éviter des accords abusifs selon lesquels les parties conviendraient d'un salaire fictif qui, en réalité, ne serait pas perçu par le travailleur : un salaire contractuellement prévu ne sera dès lors pris en considération que s'il a réellement été perçu par le travailleur durant une période prolongée et que s'il n'a jamais fait l'objet d'une contestation (<ref-ruling> consid. 3a/aa; DTA 2001 n° 27 p. 228 consid. 4c, 1999 n° 7 p. 27, 1995 n° 15 p. 79).
Par salaire normalement obtenu au sens de l'<ref-law>, il faut entendre la rémunération touchée effectivement par l'assuré (<ref-ruling> consid. 3; Thomas Nussbaumer, Arbeitslosenversicherung, in Schweizerisches Bundesverwaltungsrecht [SBVR], Soziale Sicherheit, p. 115 sv., ch. 302). Le salaire contractuel n'est déterminant que si les parties respectent sur ce point les clauses contractuelles. Il s'agit en effet d'éviter des accords abusifs selon lesquels les parties conviendraient d'un salaire fictif qui, en réalité, ne serait pas perçu par le travailleur : un salaire contractuellement prévu ne sera dès lors pris en considération que s'il a réellement été perçu par le travailleur durant une période prolongée et que s'il n'a jamais fait l'objet d'une contestation (<ref-ruling> consid. 3a/aa; DTA 2001 n° 27 p. 228 consid. 4c, 1999 n° 7 p. 27, 1995 n° 15 p. 79).
2. Les premiers juges constatent que l'assurée n'a pas pu prouver qu'elle avait réellement reçu le salaire mensuel allégué de 5'000 fr. depuis janvier 2004. Elle n'a pas été en mesure de produire un relevé bancaire ou postal, se contentant d'alléguer que le salaire était versé de main à main. Les témoins entendus en procédure cantonale sont certes venus confirmer que le salaire était versé selon ce procédé, comme il était souvent d'usage dans la restauration. Il a également été établi que l'intéressée touchait un salaire dans les mêmes circonstances que les autres employés. Aucune déclaration n'a pu en revanche être faite sur le montant du salaire.
Les juges cantonaux s'étonnent, par ailleurs, de ce que l'épouse du patron d'un établissement ait reçu un salaire important, alors que l'établissement rencontrait des difficultés financières. Pour le reste, les premiers juges estiment que les explications fournies par l'intéressée pour tenter de démontrer la réalité d'un salaire de 5'000 fr. étaient peu convaincantes. Aussi bien le tribunal retient-il qu'il n'a pas été établi au degré de la vraisemblance prépondérante que ce salaire ait effectivement été payé depuis janvier 2004, ce d'autant moins que l'épouse était rémunérée sur la base d'une activité de 60 pour cent au cours des années 2000 à 2003.
A partir de là, les premiers juges ont considéré que la méthode appliquée par la caisse ne pouvait pas non plus être retenue, car elle ne reposait selon eux sur aucune base légale et devait, partant, être considérée comme arbitraire. Il convenait, bien plutôt, de prendre en considération le salaire minimum prévu par l'accord salarial genevois applicable dans le secteur de l'hôtellerie-restauration en 2004, soit 3'820 fr.
A partir de là, les premiers juges ont considéré que la méthode appliquée par la caisse ne pouvait pas non plus être retenue, car elle ne reposait selon eux sur aucune base légale et devait, partant, être considérée comme arbitraire. Il convenait, bien plutôt, de prendre en considération le salaire minimum prévu par l'accord salarial genevois applicable dans le secteur de l'hôtellerie-restauration en 2004, soit 3'820 fr.
3. Avec les premiers juges on doit admettre que l'intimée n'a pas établi, au degré de vraisemblance requis, le versement d'une rémunération mensuelle de 5'000 fr. Pour autant, la conclusion qu'en tire la juridiction cantonale ne peut pas être confirmée. Ou bien l'assuré établit la réalité d'un salaire soumis à cotisations et ce salaire est pris en compte au titre de gain assuré. Ou bien il n'y parvient pas et le revenu allégué ne peut pas être pris en considération dans le calcul du gain assuré. Comme on l'a vu, le salaire assuré repose sur la notion de revenu effectif. Il n'y a pas de place pour une solution médiane, qui consisterait, en l'absence d'éléments suffisamment probants, à retenir un salaire hypothétique ou fictif en fonction des salaires usuels d'une branche en particulier ou de données statistiques.
3. Avec les premiers juges on doit admettre que l'intimée n'a pas établi, au degré de vraisemblance requis, le versement d'une rémunération mensuelle de 5'000 fr. Pour autant, la conclusion qu'en tire la juridiction cantonale ne peut pas être confirmée. Ou bien l'assuré établit la réalité d'un salaire soumis à cotisations et ce salaire est pris en compte au titre de gain assuré. Ou bien il n'y parvient pas et le revenu allégué ne peut pas être pris en considération dans le calcul du gain assuré. Comme on l'a vu, le salaire assuré repose sur la notion de revenu effectif. Il n'y a pas de place pour une solution médiane, qui consisterait, en l'absence d'éléments suffisamment probants, à retenir un salaire hypothétique ou fictif en fonction des salaires usuels d'une branche en particulier ou de données statistiques.
4. On peut certes se demander si la caisse était fondée à retenir un gain assuré de 5'000 fr. pour chacun des mois de janvier et février 2004. Dans la négative, cela conduirait à modifier le calcul de la caisse au détriment de l'intimée et à retenir uniquement comme base de calcul un gain mensuel de 2'100 fr. Le tribunal y renoncera, tout en relevant que le calcul de la caisse est en définitive très favorable à l'intimée.
Le jugement attaqué doit dès lors être annulé sans qu'il y ait besoin de recueillir les témoignages requis par l'intimée. En effet, dans sa réponse au recours, l'intimée reconnaît que les personnes dont elle demande l'audition (deux serveurs et deux employés de cuisine) n'ont pu voir ce qu'elle gagnait et qu'aucun témoin ne peut certifier le montant du salaire qu'elle a reçu. | Par ces motifs, le Tribunal fédéral des assurances prononce:
Par ces motifs, le Tribunal fédéral des assurances prononce:
1. Le recours est admis et le jugement du Tribunal cantonal des assurances sociales du canton de Genève du 25 octobre 2005 est annulé.
1. Le recours est admis et le jugement du Tribunal cantonal des assurances sociales du canton de Genève du 25 octobre 2005 est annulé.
2. Il n'est pas perçu de frais de justice.
2. Il n'est pas perçu de frais de justice.
3. Le présent arrêt sera communiqué aux parties, au Tribunal cantonal des assurances sociales du canton de Genève, à l'Office cantonal de l'emploi, Groupe réclamations, et au Secrétariat d'Etat à l'économie.
Lucerne, le 28 mars 2006
Au nom du Tribunal fédéral des assurances
Le Président de la IVe Chambre: Le Greffier: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | ['42091394-4ddd-4a72-85d5-64e029398440', '3db79b92-a104-4634-a13b-34bf4824a161', 'a6d7fbfc-ef49-4600-99d3-3245caec87b2'] |
0b726809-8e11-4655-9ac5-c000ac3f791c | 2,006 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Mit Verfügung vom 24. September 2004 verpflichtete die Ausgleichskasse des Kantons Basel-Landschaft (nachfolgend: Ausgleichskasse) die Einwohnergemeinde X._ (nachfolgend: Gemeinde) gestützt auf die Arbeitgeberkontrolle vom 22. Juni 2004 zu nachträglicher Zahlung von Sozialversicherungsbeiträgen in der Höhe von Fr. 339'602.10 für die in der Zeit von Januar 2000 bis Dezember 2003 an die in der Kinder- und Jugendzahnpflege tätigen Zahnärzte ausgerichteten Entgelte. Mit Einspracheentscheid vom 27. Januar 2005 hielt sie an ihrer Verfügung fest.
A. Mit Verfügung vom 24. September 2004 verpflichtete die Ausgleichskasse des Kantons Basel-Landschaft (nachfolgend: Ausgleichskasse) die Einwohnergemeinde X._ (nachfolgend: Gemeinde) gestützt auf die Arbeitgeberkontrolle vom 22. Juni 2004 zu nachträglicher Zahlung von Sozialversicherungsbeiträgen in der Höhe von Fr. 339'602.10 für die in der Zeit von Januar 2000 bis Dezember 2003 an die in der Kinder- und Jugendzahnpflege tätigen Zahnärzte ausgerichteten Entgelte. Mit Einspracheentscheid vom 27. Januar 2005 hielt sie an ihrer Verfügung fest.
B. Die hiegegen erhobene Beschwerde hiess das Kantonsgericht Basel-Landschaft mit Entscheid vom 1. Juni 2005 gut und hob den Einspracheentscheid vom 27. Januar 2005 auf.
B. Die hiegegen erhobene Beschwerde hiess das Kantonsgericht Basel-Landschaft mit Entscheid vom 1. Juni 2005 gut und hob den Einspracheentscheid vom 27. Januar 2005 auf.
C. Die Ausgleichskasse führt Verwaltungsgerichtsbeschwerde mit dem Begehren, der kantonale Entscheid sei aufzuheben; eventualiter sei die Gemeinde anzuweisen, die Entgelte auf subventionierte und nicht-subventionierte Behandlungen aufzuteilen und auf den subventionierten die Sozialversicherungsbeiträge zu bezahlen. Die Gemeinde beantragt auf Abweisung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde. Das Bundesamt für Sozialversicherung verzichtet auf eine Vernehmlassung. | Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
1. Die strittige Verfügung hat nicht die Bewilligung oder Verweigerung von Versicherungsleistungen zum Gegenstand. Das Eidgenössische Versicherungsgericht prüft daher nur, ob das vorinstanzliche Gericht Bundesrecht verletzte, einschliesslich Überschreitung oder Missbrauch des Ermessens, oder ob der rechtserhebliche Sachverhalt offensichtlich unrichtig, unvollständig oder unter Verletzung wesentlicher Verfahrensbestimmungen festgestellt wurde (Art. 132 in Verbindung mit Art. 104 lit. a und b sowie Art. 105 Abs. 2 OG).
1. Die strittige Verfügung hat nicht die Bewilligung oder Verweigerung von Versicherungsleistungen zum Gegenstand. Das Eidgenössische Versicherungsgericht prüft daher nur, ob das vorinstanzliche Gericht Bundesrecht verletzte, einschliesslich Überschreitung oder Missbrauch des Ermessens, oder ob der rechtserhebliche Sachverhalt offensichtlich unrichtig, unvollständig oder unter Verletzung wesentlicher Verfahrensbestimmungen festgestellt wurde (Art. 132 in Verbindung mit Art. 104 lit. a und b sowie Art. 105 Abs. 2 OG).
2. Die Vorinstanz hat die Bestimmungen und Grundsätze über das zeitlich anwendbare Recht (<ref-ruling> mit Hinweisen), den massgebenden Lohn (<ref-law>; <ref-ruling> Erw. 4a, 124 V 101 Erw. 2, je mit Hinweisen) und die Abgrenzung zwischen selbstständiger und unselbstständiger Erwerbstätigkeit (Art. 5 und 9 AHVG; <ref-ruling> Erw. 1 mit Hinweisen) zutreffend dargelegt. Dasselbe gilt für die Verbindlichkeit von Verwaltungsweisungen für das Gericht (<ref-ruling> Erw. 2.3, 130 V 172 Erw. 4.3.1, je mit Hinweisen). Darauf wird verwiesen.
2. Die Vorinstanz hat die Bestimmungen und Grundsätze über das zeitlich anwendbare Recht (<ref-ruling> mit Hinweisen), den massgebenden Lohn (<ref-law>; <ref-ruling> Erw. 4a, 124 V 101 Erw. 2, je mit Hinweisen) und die Abgrenzung zwischen selbstständiger und unselbstständiger Erwerbstätigkeit (Art. 5 und 9 AHVG; <ref-ruling> Erw. 1 mit Hinweisen) zutreffend dargelegt. Dasselbe gilt für die Verbindlichkeit von Verwaltungsweisungen für das Gericht (<ref-ruling> Erw. 2.3, 130 V 172 Erw. 4.3.1, je mit Hinweisen). Darauf wird verwiesen.
3. Die Ausgleichskasse beanstandet in ihrer Verwaltungsgerichtsbeschwerde die von der Vorinstanz vorgenommene Gewichtung der Kriterien gemäss Wegleitung über den massgebenden Lohn (WML), Rz 4105, des Bundesamtes für Sozialversicherung. Nach Ansicht der Ausgleichskasse genügt bereits die Möglichkeit der Verpflichtung von Zahnärzten zur Mitwirkung bei der Kinder- und Jugendzahnpflege sowie die gesetzlich vorgesehene Aufsicht, um eine hoheitliche Funktion der Zahnärzte und damit ihre unselbstständige Erwerbstätigkeit zu begründen. Zudem sei die Rechenschaftspflicht der Zahnärzte gegenüber der Gemeinde nicht marginal.
3. Die Ausgleichskasse beanstandet in ihrer Verwaltungsgerichtsbeschwerde die von der Vorinstanz vorgenommene Gewichtung der Kriterien gemäss Wegleitung über den massgebenden Lohn (WML), Rz 4105, des Bundesamtes für Sozialversicherung. Nach Ansicht der Ausgleichskasse genügt bereits die Möglichkeit der Verpflichtung von Zahnärzten zur Mitwirkung bei der Kinder- und Jugendzahnpflege sowie die gesetzlich vorgesehene Aufsicht, um eine hoheitliche Funktion der Zahnärzte und damit ihre unselbstständige Erwerbstätigkeit zu begründen. Zudem sei die Rechenschaftspflicht der Zahnärzte gegenüber der Gemeinde nicht marginal.
4. 4.1 Im Rahmen der Arbeitsorganisation sind folgende Umstände zu berücksichtigen: Nach dem Kinder- und Jugendzahnpflegegesetz des Kantons Basel-Landschaft vom 19. September 1996 (SGS 902) haben die Kinder bzw. deren Eltern freie Zahnarztwahl (§ 7 Abs. 1). Somit weist nicht die Gemeinde den Zahnärzten eine bestimmte Anzahl von Kindern und Jugendlichen zu. Die Zahnärzte sind auch grundsätzlich nicht verpflichtet, Kinder- und Jugendzahnpflege zu übernehmen (§ 4 Abs. 1). Die Möglichkeit der Verpflichtung eines Zahnarztes besteht nur ausnahmsweise (§ 4 Abs. 2). Die in § 5 statuierte Aufsicht der Volkswirtschafts- und Sanitätsdirektion bezieht sich gemäss Gesetzestext nicht auf die Zahnärzte, sondern auf die Kinder- und Jugendzahnpflege als solche. Zudem wird die Aufsicht nicht durch die Gemeinde als allfällige Arbeitgeberin, wohl aber durch den Kanton ausgeübt. Aus der genannten Norm ist ferner nicht ersichtlich, dass gestützt hierauf disziplinarische Massnahmen gegen einen Zahnarzt denkbar wären. Die Zahnärzte sind nur insofern betroffen, als dass ungeeignete verwarnt und allenfalls von der Schulzahnpflege ausgeschlossen werden können (§ 4 Abs. 3). Letzteres ist kein Kriterium gegen eine selbstständige Erwerbstätigkeit, da auch in der sozialen Krankenpflegeversicherung ungeeignete Ärzte ausgeschlossen werden können (<ref-law>), ohne dass ihr ahv-rechtliches Statut dadurch berührt würde.
4.2 Bezüglich des Unternehmerrisikos ist festzuhalten, dass die Zahnärzte keine Kinder oder Jugendliche zugewiesen bekommen, sondern diese wie die übrigen Patienten zu akquirieren haben. Für eine selbstständige Erwerbstätigkeit spricht insbesondere, dass die Zahnärzte die Behandlungen im Rahmen der Kinder- und Jugendzahnpflege in ihren eigenen Räumlichkeiten mit dem von ihnen angestellten und entlöhnten Personal sowie den selbst angeschafften Instrumenten untersuchen und behandeln (<ref-ruling> Erw. 6a, 122 V 288 Erw. 5b/cc; Käser, Unterstellung und Beitragswesen in der obligatorischen AHV, 2. Aufl., Bern 1996, S. 116). Ein wichtiges Indiz für selbstständige Erwerbstätigkeit ist der Umstand, dass die Zahnärzte für den Erfolg ihrer Arbeit selbst einzustehen haben (vgl. zur Bedeutung der Haftung des Arbeitserfolgs <ref-ruling> Erw. 5b/bb). Gemäss dem Kinder- und Jugendzahnpflegegesetz haften die Zahnärzte für Behandlungsfehler selbst und haben für ihre Tätigkeit in der Kinder- und Jugendzahnpflege eine ausreichende Haftpflichtversicherung abzuschliessen; eine Haftung der Gemeinde, der Schulheime oder des Kantons wird ausdrücklich ausgeschlossen (§ 8 Abs. 2 und 3). Die Abrechnung nach Tarif spricht nicht zwingend für eine unselbstständige Erwerbstätigkeit; so werden die ärztlichen Leistungen im UVG- und KVG-Bereich ebenfalls nach Tarifen abgerechnet, ohne dass die entsprechenden Ärzte als unselbstständigerwerbend gelten würden. Das einzige Kriterium, das gegen eine selbstständige Erwerbstätigkeit spricht, ist die Übernahme des Inkassos durch die Gemeinde, wobei nicht klar ist, ob sich dies nur auf die subventionsberechtigten Tätigkeiten bezieht (so § 14 des Gesetzes) oder aber auf sämtliche Aufwendungen des Zahnarztes (so etwa die Ausführungen in der kantonalen Beschwerde). Das ist zwar ein nicht vernachlässigbarer Teil des Unternehmerrisikos, aber auch nicht allein ausschlaggebend, zumal offen ist, ob die Gemeinde nur das Inkasso oder auch das Inkassorisiko übernimmt (vgl. zu dieser Differenzierung <ref-ruling> Erw. 5b/bb).
4.3 Mit der Vorinstanz ist nach dem Gesagten zu schliessen, dass - im Unterschied zu dem in ZAK 1987 S. 357 beurteilten Fall - die Merkmale für eine selbstständige Erwerbstätigkeit jene für eine unselbstständige sowohl bezüglich der Arbeitsorganisation als auch des Unternehmerrisikos überwiegen.
4.3 Mit der Vorinstanz ist nach dem Gesagten zu schliessen, dass - im Unterschied zu dem in ZAK 1987 S. 357 beurteilten Fall - die Merkmale für eine selbstständige Erwerbstätigkeit jene für eine unselbstständige sowohl bezüglich der Arbeitsorganisation als auch des Unternehmerrisikos überwiegen.
5. 5.1 Da es nicht um Versicherungsleistungen geht, ist das Verfahren kostenpflichtig (Art. 134 OG e contrario). Dem Prozessausgang entsprechend hat die unterliegende Ausgleichskasse die Gerichtskosten zu tragen (Art. 156 Abs. 1 in Verbindung mit Art. 135 OG).
5.2 Obwohl sie in Streitigkeiten nach <ref-law> in ihren Vermögensinteressen berührt ist (vgl. ZAK 1973 S. 373 Erw. 6), steht der obsiegenden Gemeinde mangels Vertretung durch einen frei praktizierenden Anwalt keine Parteientschädigung zu; daran ändert auch der Umstand nichts, dass ihre Rechtsschrift vor dem Eidgenössischen Versicherungsgericht von einem von ihr angestellten Anwalt (Rechtsdienst) verfasst wurde. | Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 8000.- werden der Ausgleichskasse Basel-Landschaft auferlegt und mit dem geleisteten Kostenvorschuss verrechnet.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 8000.- werden der Ausgleichskasse Basel-Landschaft auferlegt und mit dem geleisteten Kostenvorschuss verrechnet.
3. Der Einwohnergemeinde X._ wird keine Parteientschädigung zugesprochen.
3. Der Einwohnergemeinde X._ wird keine Parteientschädigung zugesprochen.
4. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Kantonsgericht Basel-Landschaft, Abteilung Sozialversicherungsrecht, und dem Bundesamt für Sozialversicherung zugestellt.
Luzern, 21. März 2006
Im Namen des Eidgenössischen Versicherungsgerichts
Der Präsident der III. Kammer: Die Gerichtsschreiberin: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['b600c80b-c8e7-4fd9-97c8-1477e8aae5cc'] | ['e10ed709-8b11-47e3-8006-88b26d86e498', '2ef9b20e-bb7c-491f-9391-59ac4f74e3c9', 'b8d4aeef-a8ef-40d9-92a1-090a37538008', 'ad9fc709-869a-45ca-97a8-1cd48f3d782b', 'd57f49bd-e412-4fd5-8970-e933342d1535', '6f969d22-7db8-4b05-976b-fc38c201de88'] |
0b72f3d1-0389-465b-8ffb-b7e40425337d | 2,005 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Die Aktiengesellschaft "zum Berner" ist Eigentümerin der Liegenschaft Freie Strasse 23/Stapfelberg 1 in Basel, in welcher die Füglistaller AG über Jahrzehnte hinweg ein Verkaufsgeschäft für Geschirr, Porzellan und Glaswaren der oberen Preiskategorie betrieben hat. Im Jahr 1999 begann sich die Eigentümerin mit der Idee eines Umbaus auseinanderzusetzen, mit dem Ziel, die nutzbare Verkaufsfläche zu vergrössern. Am 11. Februar 2002 reichte die Füglistaller AG deshalb zwei Baugesuche zur Neugestaltung des Eingangsbereichs sowie zur Realisierung baulicher Veränderungen im Innern des Verkaufslokals ein. Das Projekt war der kantonalen Denkmalpflege zuvor unterbreitet worden. Dabei hatte der Vertreter der Denkmalpflege im Rahmen einer Sitzung vom 1. Februar 2001 darauf hingewiesen, dass der Hof grundsätzlich nur verkleinert werden könne, wenn möglichst viele Teile des bestehenden Innenhofs wieder verwendet würden. Ansonsten sei der Hof substantiell gefährdet und eine Unterschutzstellung müsse ins Auge gefasst werden. Anlässlich einer Sitzung am 2. August 2001 wurde dem Leiter der Denkmalpflege ein neues Vorprojekt vorgestellt. Die Gestalt des bestehenden Hofes sollte demnach vollständig durch ein neues Erscheinungsbild ersetzt werden. Der Leiter der Denkmalpflege erachtete es darum als notwendig, den Denkmalrat zu informieren und abzuklären, ob dem Regierungsrat Antrag auf Unterschutzstellung des Gebäudes zu stellen sei.
A. Die Aktiengesellschaft "zum Berner" ist Eigentümerin der Liegenschaft Freie Strasse 23/Stapfelberg 1 in Basel, in welcher die Füglistaller AG über Jahrzehnte hinweg ein Verkaufsgeschäft für Geschirr, Porzellan und Glaswaren der oberen Preiskategorie betrieben hat. Im Jahr 1999 begann sich die Eigentümerin mit der Idee eines Umbaus auseinanderzusetzen, mit dem Ziel, die nutzbare Verkaufsfläche zu vergrössern. Am 11. Februar 2002 reichte die Füglistaller AG deshalb zwei Baugesuche zur Neugestaltung des Eingangsbereichs sowie zur Realisierung baulicher Veränderungen im Innern des Verkaufslokals ein. Das Projekt war der kantonalen Denkmalpflege zuvor unterbreitet worden. Dabei hatte der Vertreter der Denkmalpflege im Rahmen einer Sitzung vom 1. Februar 2001 darauf hingewiesen, dass der Hof grundsätzlich nur verkleinert werden könne, wenn möglichst viele Teile des bestehenden Innenhofs wieder verwendet würden. Ansonsten sei der Hof substantiell gefährdet und eine Unterschutzstellung müsse ins Auge gefasst werden. Anlässlich einer Sitzung am 2. August 2001 wurde dem Leiter der Denkmalpflege ein neues Vorprojekt vorgestellt. Die Gestalt des bestehenden Hofes sollte demnach vollständig durch ein neues Erscheinungsbild ersetzt werden. Der Leiter der Denkmalpflege erachtete es darum als notwendig, den Denkmalrat zu informieren und abzuklären, ob dem Regierungsrat Antrag auf Unterschutzstellung des Gebäudes zu stellen sei.
B. Mit Schreiben vom 13. März 2002 gelangte die Basler Denkmalpflege an das Erziehungsdepartement und beantragte gestützt auf § 16 Abs. 2 der kantonalen Verordnung zum Denkmalschutzgesetz vom 14. April 1982 (DSchV; SG 497.110) den Erlass einer vorsorglichen Massnahme zur Erhaltung des aktuellen Zustands der betroffenen Liegenschaft. Diesem Antrag entsprach das Departement, indem es am 21. März 2002 im Sinne von § 24 Abs. 1 des Denkmalschutzgesetzes vom 20. März 1980 (DSchG; SG 497.100) die vorsorgliche Erhaltung der Liegenschaft verfügte. Inzwischen hatte der Denkmalrat am 14. März 2002 beim Erziehungsdepartement den Antrag auf Eintragung der Liegenschaft in das Denkmalverzeichnis gestellt. Die Eigentümerin und die Füglistaller AG setzten sich gegen eine solche Massnahme mit Eingabe vom 23. September 2002 zur Wehr. Im verwaltungsinternen Vernehmlassungsverfahren befürworteten das Justiz-, das Bau- wie auch das Erziehungsdepartement die beantragte Unterschutzstellung, während das Finanzdepartement im Hinblick auf allfällige finanzielle Auswirkungen für den Kanton Bedenken zum Ausdruck brachte. Am 9. Juni 2003 stellte das Erziehungsdepartement den Antrag auf integrale Eintragung der Liegenschaft in das Denkmalverzeichnis. Der Regierungsrat folgte diesem Begehren mit Beschluss vom 15. Juli 2003 nur insoweit, als er die Fassade und das Dach des Gebäudes unter Schutz stellte, von einem Eintrag des Gebäudeinnern in das Denkmalverzeichnis jedoch absah.
B. Mit Schreiben vom 13. März 2002 gelangte die Basler Denkmalpflege an das Erziehungsdepartement und beantragte gestützt auf § 16 Abs. 2 der kantonalen Verordnung zum Denkmalschutzgesetz vom 14. April 1982 (DSchV; SG 497.110) den Erlass einer vorsorglichen Massnahme zur Erhaltung des aktuellen Zustands der betroffenen Liegenschaft. Diesem Antrag entsprach das Departement, indem es am 21. März 2002 im Sinne von § 24 Abs. 1 des Denkmalschutzgesetzes vom 20. März 1980 (DSchG; SG 497.100) die vorsorgliche Erhaltung der Liegenschaft verfügte. Inzwischen hatte der Denkmalrat am 14. März 2002 beim Erziehungsdepartement den Antrag auf Eintragung der Liegenschaft in das Denkmalverzeichnis gestellt. Die Eigentümerin und die Füglistaller AG setzten sich gegen eine solche Massnahme mit Eingabe vom 23. September 2002 zur Wehr. Im verwaltungsinternen Vernehmlassungsverfahren befürworteten das Justiz-, das Bau- wie auch das Erziehungsdepartement die beantragte Unterschutzstellung, während das Finanzdepartement im Hinblick auf allfällige finanzielle Auswirkungen für den Kanton Bedenken zum Ausdruck brachte. Am 9. Juni 2003 stellte das Erziehungsdepartement den Antrag auf integrale Eintragung der Liegenschaft in das Denkmalverzeichnis. Der Regierungsrat folgte diesem Begehren mit Beschluss vom 15. Juli 2003 nur insoweit, als er die Fassade und das Dach des Gebäudes unter Schutz stellte, von einem Eintrag des Gebäudeinnern in das Denkmalverzeichnis jedoch absah.
C. Gegen den Regierungsratsbeschluss gelangten die Freiwillige Basler Denkmalpflege und der Basler Heimatschutz an das Appellationsgericht des Kantons Basel-Stadt als Verwaltungsgericht. Sie beantragten, der fragliche Entscheid sei aufzuheben und der Regierungsrat anzuweisen, die Liegenschaft Freie Strasse 23/Stapfelberg 1 integral und ohne Einschränkung ins Denkmalverzeichnis aufzunehmen. Das Appellationsgericht (als Verwaltungsgericht) kam in seinem Urteil vom 22. Oktober 2004 zum Schluss, das Geschäftshaus weise nicht nur in Bezug auf seine Fassade und das Dach, sondern auch hinsichtlich seines Innenraums, welcher mit dem Äusseren zusammenwirke, Denkmalwert auf. In Gutheissung der Rekurse hob es den angefochtenen Beschluss auf und wies die Sache zur unbeschränkten Eintragung der Liegenschaft Freie Strasse 23/Stapfelberg 1 in das Denkmalverzeichnis an den Regierungsrat zurück.
C. Gegen den Regierungsratsbeschluss gelangten die Freiwillige Basler Denkmalpflege und der Basler Heimatschutz an das Appellationsgericht des Kantons Basel-Stadt als Verwaltungsgericht. Sie beantragten, der fragliche Entscheid sei aufzuheben und der Regierungsrat anzuweisen, die Liegenschaft Freie Strasse 23/Stapfelberg 1 integral und ohne Einschränkung ins Denkmalverzeichnis aufzunehmen. Das Appellationsgericht (als Verwaltungsgericht) kam in seinem Urteil vom 22. Oktober 2004 zum Schluss, das Geschäftshaus weise nicht nur in Bezug auf seine Fassade und das Dach, sondern auch hinsichtlich seines Innenraums, welcher mit dem Äusseren zusammenwirke, Denkmalwert auf. In Gutheissung der Rekurse hob es den angefochtenen Beschluss auf und wies die Sache zur unbeschränkten Eintragung der Liegenschaft Freie Strasse 23/Stapfelberg 1 in das Denkmalverzeichnis an den Regierungsrat zurück.
D. Mit Eingabe vom 31. Januar 2005 erhebt die Aktiengesellschaft "zum Berner" staatsrechtliche Beschwerde und verlangt die Aufhebung des Urteils vom 22. Oktober 2004 wegen Verletzung der Eigentumsgarantie und des rechtlichen Gehörs sowie willkürlicher Auslegung des kantonalen Denkmalschutzgesetzes.
Die Freiwillige Basler Denkmalpflege und der Basler Heimatschutz schliessen auf Abweisung der Beschwerde, genauso wie das Appellationsgericht. Demgegenüber beantragt der Regierungsrat des Kantons Basel-Stadt die Gutheissung der Beschwerde.
Die Freiwillige Basler Denkmalpflege und der Basler Heimatschutz schliessen auf Abweisung der Beschwerde, genauso wie das Appellationsgericht. Demgegenüber beantragt der Regierungsrat des Kantons Basel-Stadt die Gutheissung der Beschwerde.
E. Eine bundesgerichtliche Delegation hat am 3. Juni 2005 in Anwesenheit der Parteien, der Vertreterin des Erziehungsdepartementes, des Präsidenten und der Gerichtsschreiberin des Appellationsgerichtes sowie in Gegenwart von Dr. Martin Fröhlich einen Augenschein mit anschliessender Instruktionsverhandlung durchgeführt. Die Beteiligten haben das Augenscheinsprotokoll sowie das Gutachten von Dr. Martin Fröhlich zur freigestellten Stellungnahme erhalten.
In ihrer Stellungnahme zum bundesgerichtlichen Gutachten hält die Beschwerdeführerin an ihren Anträgen fest. Das Appellationsgericht und der Regierungsrat des Kantons Basel-Stadt verzichten auf weitere Bemerkungen. Die Beschwerdegegner sehen davon ab, das Gutachten zu kommentieren oder Ergänzungsfragen zu stellen, behalten sich aber das Recht auf einen weiteren Schriftenwechsel vor. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. 1.1 Beim angefochtenen Urteil handelt es sich um einen letztinstanzlichen kantonalen Entscheid im Sinne von Art. 86 Abs. 1 OG, obwohl das Appellationsgericht die Sache an den Regierungsrat zurückgewiesen hat. Dem Regierungsrat steht grundsätzlich kein Spielraum mehr zu, den aus dem Eintrag ins Denkmalverzeichnis fliessenden Schutzumfang näher zu bestimmen (vgl. <ref-ruling>, nicht publ. E. 1, "Küchlin"). Die Beschwerdeführerin ist als Eigentümerin der betroffenen Liegenschaft legitimiert, sich auf eine Verletzung verfassungsmässiger Rechte zu berufen (Art. 88 OG). Die übrigen Sachurteilsvoraussetzungen sind erfüllt, weshalb auf die Beschwerde einzutreten ist.
1.2 Soweit die Beschwerdegegner um einen allfälligen weiteren Schriftenwechsel ersuchen, rechtfertigt sich die Abweisung des Begehrens mit Blick auf die nachfolgenden Erwägungen.
1.2 Soweit die Beschwerdegegner um einen allfälligen weiteren Schriftenwechsel ersuchen, rechtfertigt sich die Abweisung des Begehrens mit Blick auf die nachfolgenden Erwägungen.
2. Die Beschwerdeführerin macht unter anderem eine Verletzung des rechtlichen Gehörs geltend. Diese Rüge ist aufgrund ihrer formellen Natur vorweg zu prüfen.
2.1 Der in <ref-law> gewährleistete Anspruch auf rechtliches Gehör verlangt, dass die Behörde die Vorbringen des vom Entscheid in seiner Rechtsstellung Betroffenen auch tatsächlich hört, prüft und in der Entscheidfindung berücksichtigt (<ref-ruling> E. 3a S. 51 und 241 E. 2 S. 242, je mit Hinweisen). Die Begründungspflicht und der Anspruch auf Begründung sind nicht bereits dadurch verletzt, dass sich die urteilende Behörde nicht mit allen Parteistandpunkten einlässlich auseinandersetzt und jedes einzelne Vorbringen ausdrücklich widerlegt. Vielmehr kann sie sich auf die für den Entscheid wesentlichen Punkte beschränken (vgl. <ref-ruling> E. 2b S. 102; <ref-ruling> E. 2a S. 149; <ref-ruling> E. 1a S. 181; <ref-ruling> E. 2c S. 34; <ref-ruling> E. 2c S. 57, je mit Hinweisen).
2.2 Weiter ergibt sich aus <ref-law> der Anspruch der Parteien, mit rechtzeitig und formgültig angebotenen Beweisanträgen und Vorbringen gehört zu werden, soweit diese erhebliche Tatsachen betreffen und nicht offensichtlich beweisuntauglich sind (<ref-ruling> E. 3b S. 383; <ref-ruling> E. 2b S. 162, je mit Hinweisen). Keine Verletzung des rechtlichen Gehörs liegt vor, wenn ein Gericht auf die Abnahme beantragter Beweismittel verzichtet, weil es auf Grund der bereits abgenommenen Beweise seine Überzeugung gebildet hat und ohne Willkür in vorweggenommener Beweiswürdigung annehmen kann, dass seine Überzeugung durch weitere Beweiserhebungen nicht geändert würde (<ref-ruling> E. 5b/bb S. 505 f.; <ref-ruling> E. 5b S. 101, je mit Hinweisen).
2.3 Das Verwaltungsgericht hat sich eingehend mit den Vorbringen der Beschwerdeführerin auseinandergesetzt. Es hat dargetan, weshalb es die zu beurteilende Liegenschaft als schutzwürdig erachtet und weshalb das öffentliche Interesse an der Unterschutzstellung stärker zu gewichten sei als die wirtschaftlichen Interessen der Beschwerdeführerin. Wenn es für diese Interessenabwägung auf die Einholung eines betriebswirtschaftlichen Gutachtens verzichtet hat, ist diese antizipierte Beweiswürdigung verfassungsrechtlich nicht zu beanstanden.
2.3 Das Verwaltungsgericht hat sich eingehend mit den Vorbringen der Beschwerdeführerin auseinandergesetzt. Es hat dargetan, weshalb es die zu beurteilende Liegenschaft als schutzwürdig erachtet und weshalb das öffentliche Interesse an der Unterschutzstellung stärker zu gewichten sei als die wirtschaftlichen Interessen der Beschwerdeführerin. Wenn es für diese Interessenabwägung auf die Einholung eines betriebswirtschaftlichen Gutachtens verzichtet hat, ist diese antizipierte Beweiswürdigung verfassungsrechtlich nicht zu beanstanden.
3. Die Beschwerdeführerin rügt eine Verletzung der Eigentumsfreiheit (<ref-law>).
Ein Eingriff in die Eigentumsgarantie bedarf einer hinreichenden gesetzlichen Grundlage. Zudem muss er durch ein öffentliches Interesse gerechtfertigt und verhältnismässig sein (<ref-law>). Kommt die Eigentumsbeschränkung einer Enteignung gleich, ist der Eigentümer voll zu entschädigen (<ref-ruling> E. 4a S. 287 mit Hinweisen). Die Frage, ob es sich bei der umstrittenen Unterschutzstellung allenfalls um eine entschädigungspflichtige materielle Enteignung handelt, ist indes nicht Gegenstand des anhängigen Verfahrens.
3.1 Für einen schweren Eingriff in die Eigentumsgarantie ist eine klare und eindeutige Grundlage in einem formellen Gesetz erforderlich (<ref-law>; <ref-ruling> E. 3c S. 116; <ref-ruling> E. 3a S. 366; <ref-ruling> E. 4a S. 387). Das Bundesgericht prüft insoweit die Auslegung des kantonales Rechts frei (<ref-ruling> E. 2c S. 221 f.; <ref-ruling> E. 3a/bb S. 120 f. mit Hinweisen). Bei einem leichten Eingriff genügt ein Gesetz im materiellen Sinn (vgl. <ref-ruling> E. 2 S. 190; <ref-ruling> E. 3a S. 35; Rainer J. Schweizer, St. Galler Kommentar zu <ref-law> N. 12; Klaus A. Vallender, ebenda, <ref-law> N. 39). Die Auslegung des kantonalen Rechts prüft das Bundesgericht in diesem Fall lediglich unter dem beschränkten Gesichtswinkel der Willkür (<ref-ruling> E. 5c/bb S. 96, 141 E. 3b/dd S. 146 f.).
3.2 Ein schwerer Eingriff in die Eigentumsgarantie liegt in der Regel vor, wenn Grundeigentum zwangsweise entzogen wird oder wenn durch Verbote oder Gebote der bisherige oder künftig mögliche bestimmungsgemässe Gebrauch des Grundstücks verunmöglicht oder stark erschwert wird (<ref-ruling> E. 2a S. 540; <ref-ruling> E. 2a S. 365). Im vorliegenden Fall wird der Beschwerdeführerin der bisherige Gebrauch ihrer Liegenschaft (zu Verkaufszwecken) nicht verunmöglicht. Mit dem Eintrag in das Denkmalverzeichnis hat sie jedoch das Bauwerk so zu unterhalten, dass dessen Bestand dauernd gesichert bleibt (§ 17 Abs. 1 DSchG). Die Beschwerdeführerin hat vor, den Lichthof im Innern der Liegenschaft gänzlich umzugestalten und die Verkaufsflächen massgeblich zu vergrössern, was ihr aufgrund der zitierten Norm verwehrt wäre. Die Frage, ob ein schwerer Eingriff in die Eigentumsfreiheit vorliegt, kann jedoch offen bleiben, da sich die gesetzliche Grundlage auch bei freier Prüfung als hinreichend erweist: § 6 Abs. 1 DSchG sieht vor, dass Denkmäler zu erhalten sind. Ihre kulturellen, geschichtlichen, künstlerischen und städtebaulichen Werte sind zu erforschen und, wenn möglich, in ihrem gewachsenen Zusammenhang zu sichern. § 5 Abs. 1 DSchG bezeichnet als Denkmäler Einzelwerke, Ensembles und deren Reste, die wegen ihres kulturellen, geschichtlichen, künstlerischen oder städtebaulichen Wertes erhaltenswürdig sind. Als solche kommen u.a. namentlich öffentliche und private Bauwerke, wie Kirchen, Wohn- und Geschäftshäuser, Arbeitersiedlungen, Gaststätten, Fabriken, technische Anlagen, Befestigungsanlagen (Abs. 2 Ziff. 1), Fassaden und Dächer sowie Weg-, Gassen-, Strassen- und Platzbeläge (Abs. 2 Ziff. 4) in Betracht. Wie das Bundesgericht schon in <ref-ruling> E. 4a S. 387 f. festgehalten hat, ist diese weite, mit nicht abschliessenden Beispielen präzisierte Begriffsumschreibung als klar und eindeutig zu bezeichnen. Wortlaut und Zweck der Bestimmung erlauben grundsätzlich den umfassenden Schutz einer privaten Geschäftsliegenschaft mit einem Verkaufslokal. Die gesetzliche Grundlage für den Eigentumseingriff wird denn von der Beschwerdeführerin ausdrücklich nicht bestritten.
3.2 Ein schwerer Eingriff in die Eigentumsgarantie liegt in der Regel vor, wenn Grundeigentum zwangsweise entzogen wird oder wenn durch Verbote oder Gebote der bisherige oder künftig mögliche bestimmungsgemässe Gebrauch des Grundstücks verunmöglicht oder stark erschwert wird (<ref-ruling> E. 2a S. 540; <ref-ruling> E. 2a S. 365). Im vorliegenden Fall wird der Beschwerdeführerin der bisherige Gebrauch ihrer Liegenschaft (zu Verkaufszwecken) nicht verunmöglicht. Mit dem Eintrag in das Denkmalverzeichnis hat sie jedoch das Bauwerk so zu unterhalten, dass dessen Bestand dauernd gesichert bleibt (§ 17 Abs. 1 DSchG). Die Beschwerdeführerin hat vor, den Lichthof im Innern der Liegenschaft gänzlich umzugestalten und die Verkaufsflächen massgeblich zu vergrössern, was ihr aufgrund der zitierten Norm verwehrt wäre. Die Frage, ob ein schwerer Eingriff in die Eigentumsfreiheit vorliegt, kann jedoch offen bleiben, da sich die gesetzliche Grundlage auch bei freier Prüfung als hinreichend erweist: § 6 Abs. 1 DSchG sieht vor, dass Denkmäler zu erhalten sind. Ihre kulturellen, geschichtlichen, künstlerischen und städtebaulichen Werte sind zu erforschen und, wenn möglich, in ihrem gewachsenen Zusammenhang zu sichern. § 5 Abs. 1 DSchG bezeichnet als Denkmäler Einzelwerke, Ensembles und deren Reste, die wegen ihres kulturellen, geschichtlichen, künstlerischen oder städtebaulichen Wertes erhaltenswürdig sind. Als solche kommen u.a. namentlich öffentliche und private Bauwerke, wie Kirchen, Wohn- und Geschäftshäuser, Arbeitersiedlungen, Gaststätten, Fabriken, technische Anlagen, Befestigungsanlagen (Abs. 2 Ziff. 1), Fassaden und Dächer sowie Weg-, Gassen-, Strassen- und Platzbeläge (Abs. 2 Ziff. 4) in Betracht. Wie das Bundesgericht schon in <ref-ruling> E. 4a S. 387 f. festgehalten hat, ist diese weite, mit nicht abschliessenden Beispielen präzisierte Begriffsumschreibung als klar und eindeutig zu bezeichnen. Wortlaut und Zweck der Bestimmung erlauben grundsätzlich den umfassenden Schutz einer privaten Geschäftsliegenschaft mit einem Verkaufslokal. Die gesetzliche Grundlage für den Eigentumseingriff wird denn von der Beschwerdeführerin ausdrücklich nicht bestritten.
4. Streitpunkt ist im vorliegenden Fall der Schutzumfang, d.h. die Bestimmung derjenigen Gebäudeteile, die in das Denkmalverzeichnis eingetragen werden dürfen, ohne dass die Eigentumsfreiheit der Beschwerdeführerin in unzulässiger Weise verletzt wird. Das Appellationsgericht hat - im Unterschied zum Regierungsrat - nicht nur der Fassade und dem Dach, sondern auch dem Gebäudeinnern der Liegenschaft Denkmalcharakter zuerkannt. Die Beschwerdeführerin erachtet dies als willkürliche Auslegung von § 5 und 6 DSchG und verneint ein hinreichendes öffentliches Interesse an der integralen Unterschutzstellung.
4.1 Ob eine Eigentumsbeschränkung im öffentlichen Interesse liegt und verhältnismässig ist, prüft das Bundesgericht frei. Insofern kommt der Rüge der willkürlichen Gesetzesauslegung keine selbständige Bedeutung zu. Das Bundesgericht auferlegt sich aber Zurückhaltung, soweit die Beurteilung von der Würdigung der örtlichen Verhältnisse abhängt, welche die kantonalen Behörden besser kennen (<ref-ruling> E. 4.1 S. 344; <ref-ruling> E. 2c S. 222; <ref-ruling> E. 3a S. 366). Dies gilt insbesondere auf dem Gebiet des Denkmalschutzes und selbst dann, wenn das Bundesgericht einen Augenschein durchgeführt hat. Es ist in erster Linie Sache der Kantone, darüber zu befinden, welche Objekte schützenswert sind (vgl. <ref-ruling> E. 3b S. 275; <ref-ruling> E. 4b S. 388 mit Hinweisen).
In diesem Zusammenhang ist - wie das Bundesgericht bereits in <ref-ruling> E. 4b S. 388 ausgeführt hat - von Bedeutung, dass dem Appellationsgericht in Fragen des Denkmalschutzes volle Kognition zukommt, welche die Prüfung der Angemessenheit einer Verfügung mit einschliesst (§ 28 Satz 2 DSchG; vgl. auch Christoph Winzeler, Grundfragen des neuen baselstädtischen Denkmalschutzrechts, BJM 1982, S. 169 ff., 180). Dieser vollen Überprüfungsbefugnis bei der Beurteilung des "kulturellen, geschichtlichen, künstlerischen oder städtebaulichen Werkes" ist Rechnung zu tragen. Das Appellationsgericht hat darum seine Beurteilungskompetenz nicht überschritten, wie die Beschwerdeführerin behauptet. Es hat nicht sein Ermessen an die Stelle desjenigen des Regierungsrates gesetzt, sondern ist - im Rahmen des weiten Beurteilungsspielraums, den ihm das Gesetz einräumt - zu einer anderen Würdigung des Schutzumfanges gelangt als der Regierungsrat. Demzufolge ist - in Respektierung der dem Bundesgericht obliegenden Zurückhaltung - nachstehend zu prüfen, ob die von der regierungsrätlichen Beurteilung abweichenden Schlussfolgerungen des Gerichts verfassungsmässige Rechte der Beschwerdeführerin verletzen.
4.2 Eigentumsbeschränkungen zum Schutz von Baudenkmälern liegen allgemein im öffentlichen Interesse. Wie weit dieses öffentliche Interesse reicht, insbesondere in welchem Ausmass ein Objekt denkmalpflegerischen Schutz verdient, ist im Einzelfall sorgfältig zu prüfen (<ref-ruling> E. 4a S. 275; <ref-ruling> E. 4b S. 309; <ref-ruling> E. 5a S. 388 f.; siehe zum Ganzen auch Andrea F.G. Raschèr, Wann ist ein Interesse der Denkmalpflege ein öffentliches, was bedeutet Verhältnismässigkeit und wie spielen Gutachten hinein?, in: Aktuelle Rechtsfragen der Denkmalpflege, St. Gallen 2004, S. 41 ff.). Der Denkmalschutz erstreckt sich heute auch auf Objekte neuerer Zeit und auf Gebäude, welche für ihre Entstehungszeit charakteristisch sind. Bei der Prüfung der Frage, ob ein Objekt Schutz verdient, hat eine sachliche, auf wissenschaftliche Kriterien abgestützte Gesamtbeurteilung Platz zu greifen, welche den kulturellen, geschichtlichen, künstlerischen und städtebaulichen Zusammenhang eines Bauwerks mitberücksichtigt. Eine Baute soll als Zeuge und Ausdruck einer historischen, gesellschaftlichen, wirtschaftlichen und technischen Situation erhalten bleiben (vgl. <ref-ruling> E. 2e S. 223). Da Denkmalschutzmassnahmen oftmals mit schwerwiegenden Eigentumseingriffen verbunden sind, dürfen sie aber nicht lediglich im Interesse eines begrenzten Kreises von Fachleuten erlassen werden. Sie müssen breiter, d.h. auf objektive und grundsätzliche Kriterien abgestützt sein und von einem grösseren Teil der Bevölkerung bejaht werden, um Anspruch auf eine gewisse Allgemeingültigkeit erheben zu können (<ref-ruling> E. 4a S. 275; <ref-ruling> E. 5a S. 389, je mit Hinweisen).
4.3 Hinsichtlich der Frage, welche Gebäudeteile unter Schutz zu stellen sind, hat das Bundesgericht in seiner Rechtsprechung zum Denkmalschutz stets betont, ein Bauwerk werde nach den praktizierten Grundsätzen der Denkmalpflege grundsätzlich als Ganzes betrachtet, zu dem auch weniger bedeutungsvolle Räume gehören können. Bereits in <ref-ruling> E. 5e S. 393 f., welcher das Theater Küchlin in Basel betraf, hat es festgehalten, der Schutz einzelner Bauteile ohne Rücksicht auf das Zusammenwirken von Innerem und Äusserem entspreche den heutigen Auffassungen über den Denkmalschutz nicht mehr. Im Hinblick auf die Unterschutzstellung des Cafés Odeon in Zürich hat das Bundesgericht zuvor in <ref-ruling> E. 5a S. 261 ausgeführt, die Schutzwürdigkeit des Innern ergebe sich insbesondere auch aus dem Zusammenspiel von Fassaden und Innenraum. Das "Unbehagen über denkmalpflegerische Fassadenmaskeraden vor ausgehöhlten Bauten" (Albert Knoepfli, Schweizerische Denkmalpflege, Zürich 1972, S. 161) lege den Schutz des Intérieurs für das Café Odeon besonders nahe, bei dem die Durchformung von Aussen- und Innengestaltung ein besonderes Anliegen der Architekten gewesen sei. Der Innenraum bilde mit den Fassaden zusammen Teil der architektonischen Substanz des ganzen Gebäudes "Usterhof". Eine Veränderung im Innern würde die Einheit des Hauses weitgehend zerstören sowie die "Lesbarkeit" des Baudenkmals und den Sinn der Unterstellung stark beeinträchtigen. Bei dieser Sachlage ergebe sich unter dem Gesichtswinkel des Denkmalschutzes ein erhebliches öffentliches Interesse an der Unterschutzstellung.
4.4 Unbestritten ist im vorliegenden Fall, dass das Dach und die Fassade der Liegenschaft Denkmalqualität aufweisen. Im Streite liegt, ob auch dem Inneren der Geschäftsliegenschaft diese Eigenschaft zukommt.
Das Geschäftshaus der AG "zum Berner" wurde in den Jahren 1906/1907 von den Architekten Rudolf Suter und Otto Burckhardt auf einem Grundstück von etwa 500 m2 errichtet. Die Gesamtanlage, welche sich im untersten Abschnitt der Freien Strasse, zwischen Rüdengasse und Marktplatz befindet, besteht aus einem Vorder- und Hinterhaus und einem überdeckten Innenhof. Während die zur Freien Strasse gewandte Frontseite aus gelbbraunem Kalkstein fünf Geschosse aufweist, ragt die Rückseite nur mit dem dritten und vierten Geschoss über das Bodenniveau des Stapfelbergs hinaus. Die beeindruckende Fassade zur Freien Strasse hin zeichnet sich durch ihren klaren, symmetrischen Aufbau, die grosszügig dimensionierten Fenster und die Variation weniger ausgewählter Motive aus. Die Struktur der Vorfassade sowie die Neurenaissanceformen beziehen sich auf benachbarte Gebäude in der Freien Strasse. Wie die Basler Denkmalpflege in ihrem erweiterten Inventar (Beilage zum Unterschutzstellungsantrag vom Februar 2002) ausführt und vom bundesgerichtlichen Gutachter bestätigt wird, finden sich Bezüge zur Geltenzunft (1578) und zum Spiesshof (2. Hälfte des 16. Jh.), den beiden einzigen Bauten in Basel mit vollständig erhaltener Renaissancefassade. Die Rückseite des Hauses ist durch die Farbwahl und die Formensprache mit teilweise neugotischer Ausgestaltung in die bestehende Baustruktur der Altstadt integriert. Bei diesen gotischen und Renaissanceformen handelt es sich gemäss dem im bundesgerichtlichen Verfahren eingeholten Gutachten von Dr. Martin Fröhlich um Basler Architekturmotive (Gutachten S. 5) und nicht um "Kopien" solcher Formen aus Europa. Im Innern des Gebäudes ist die dreiteilige Struktur der Anlage auf den für den Verkauf vorgesehenen Flächen aufgehoben, so dass das Vorderhaus und der auf Höhe des dritten Geschosses mit einem von Stuckprofilen eingefassten Glasdach überdeckte Innenhof eine räumliche Einheit bilden. Den beherrschenden Mittelpunkt bildet der eindrückliche Lichthof mit der zentralen, zweiarmigen Treppe und den Galerien in den beiden Obergeschossen. Durch die Stützenstellungen, die Geländer der Galerien und vor allem durch die repräsentative Freitreppe ist auch das Innere des Gebäudes auf Symmetrie ausgelegt. Die zurückhaltende Dekoration des Innern, vornehmlich im Bereich des Lichthofs, orientiert sich gemäss Ausführungen der Denkmalpflege wiederum an klassischen Vorbildern.
Bis heute blieb der Charakter des Gebäudes grundsätzlich erhalten. Einzig der 1965 erfolgte Einbau einer Schaufensteranlage stellte einen grösseren Eingriff in die Originalsubstanz dar. Der Verkaufsbereich erfuhr kleinere Veränderungen durch das Ersetzen des alten Personen- und Lastenaufzuges, die Neuanlage eines Aufzuges und die damit verbundene Modernisierung der vom ersten Geschoss weiterführenden Treppe im Vorderhaus. Das Glasdach über dem zentralen Lichthof wurde 1960 renoviert. Dabei wurde ein Grossteil der Scheiben aus Drahtglas ersetzt. Im Lager- und Verkaufsbereich wurden ähnlich marginale bauliche Neuerungen vorgenommen. Hingegen wurden seit Erlass der vorsorglichen Massnahme vom 21. März 2002 die Pfeiler und Gesimse durch weiss gestrichenen Gipskarton verdeckt, die Felderteilung mit Stuckzierleisten-Rahmung im zweiten Obergeschoss mittels einer untergehängten glatten Decke verkleidet und die Spiegelwand über dem Treppenpodest eingepackt. Diese Änderungen wurden mit der Denkmalpflege abgesprochen, welche sie als moderat empfand, da die Massnahmen reversibel seien. Indes erinnern dadurch nur noch die Geländer und das Glasdach an das Alter des Gebäudes; der Zusammenhang des Äusseren mit dem Inneren wurde unterbrochen. Der bundesgerichtliche Gutachter vergleicht diesen architektonischen Eindruck mit der Wiedergabe eines Musikstückes durch einen Lautsprecher, welcher nur tiefe Bässe und höchste Töne wieder gibt: Das Musikstück sei nicht zu erkennen (Gutachten S. 6). Deshalb hat sich der bundesgerichtliche Gutachter bemüht, Belege für die Farbigkeit der Innenräume zu finden. Er kommt zum Schluss, die Abbildung im Album Basler Geschäftsfirmen lege zusammen mit den Plänen der Architekten für die Ausstattung den überlieferten Eindruck der zurückhaltenden Farbigkeit (naturbraunes Holzwerk, grüner Marmor, helle Decken und gelbweiss gestreifte Salubra-Tapeten) nahe (Gutachten S. 9 f., mit Hinweis auf Beilage 10).
4.5 Von den Parteien nicht bestritten wird, dass das Gebäude dem Typ Kaufhaus - definiert als Grosshandelsgeschäft mit Spezialcharakter - zuzuordnen ist. Die Baugeschichte dieses Typus beginnt mit der Blütezeit der Pariser "Grands Magasins" ab Mitte des 19. Jahrhunderts. Zahlreiche Bauten in ganz Europa wurden inspiriert durch die Pariser Warenhäuser jener Zeit wie das "Au Bon Marché" (1851), das "Printemps" (1865) oder "La Samaritaine" (1869). Wichtiges Element und Merkmal bei den meisten dieser Häuser ist der glasüberdachte, zentrale, sich zu den Verkaufsflächen öffnende Lichthof mit den umlaufenden Galerien und Freitreppen. Das Erziehungsdepartement führte in seinem Antrag vom 9. Juli 2003 zuhanden des Regierungsrates zur Liegenschaft der Beschwerdeführerin denn auch Folgendes aus:
"Mit seinem zentralen gedeckten Lichthof, umlaufenden Galerien und einer grosszügig inszenierten Treppe, verkörpert die Anlage den in der zweiten Hälfte des 19. Jahrhundert zunächst in Frankreich entwickelten Typ des 'Grand Magasin' in vollendeter Weise. Dabei müssen der originale Erhaltungsgrad der zeitgenössischen architektonischen Ausstattung im eigentlichen Sinn als einzigartig betrachtet werden."
Hinzu kommt, dass gemäss dem erweiterten Inventar der Basler Denkmalpflege (Beilage zum Unterschutzstellungsantrag, S. 6) das Gebäude der Beschwerdeführerin nicht nur in Basel, sondern gesamtschweizerisch die letzte noch im Originalzustand erhaltene Innenarchitektur nach dem Vorbild des ersten europäischen Warenhaustypus besitzt. In Basel selber entstand 1903 mit den Magazinen "Zum wilden Mann" an der Freien Strasse 35 das erste von den Pariser Grands Magasins inspirierte Geschäft mit Lichthof und Galerie. Ein Jahr später folgte einerseits das "Au Printemps Paris" an der Freien Strasse 47 mit der charakteristischen Glasfassade, einem sich über vier Geschosse erstreckenden Lichthof und einem separaten Treppenhaus. Ebenfalls 1904 wurde der Gründungsbau des heutigen Globus am Marktplatz erbaut, das Warenhaus Julius Brann. Der rechteckig angeordnete Lichthof erstreckte sich über vier Geschosse, während die Treppenanlage separat erstellt wurde. Schliesslich kamen 1931 die Magazine "Zur Rheinbrücke" - heute Manor AG - hinzu, welche über einen fünfstöckigen, zentralen Lichthof mit Galerien und integrierter Treppenanlage verfügten (Inventar, a.a.O.). Sämtliche dieser vier Warenhäuser wurden inzwischen abgebrochen (die beiden in der Freien Strasse), stark verändert (Manor AG) oder umgebaut (Globus; dazu Beilage 9 der Beschwerdeführerin im Verfahren vor Verwaltungsgericht: Liste verschiedener in- und ausländischer Warenhäuser mit erhalten gebliebenen bzw. abgebrochenen/zerstörten Lichthöfen). Es handelt sich somit bei dem zu beurteilenden Gebäude um das letzte noch intakte Kaufhaus der Epoche in Basel und der gesamten Schweiz.
Wie das Verwaltungsgericht im angefochtenen Entscheid zu Recht festgehalten hat, wird diese Besonderheit gerade durch die Innengestaltung des Hauses sichtbar gemacht, welche auf den ihm zugedachten Zweck hinweist und mit ihrer speziellen Struktur sofort die Aufmerksamkeit des Betrachters auf sich zieht (dazu sogleich E. 4.6 hiernach). Die Beschwerdeführerin hat denn bezeichnenderweise im kantonalen Verfahren auch ausgeführt, es erschienen immer wieder Besucher, welche sich für den Innenausbau interessierten und ihn fotografierten. Nicht von ungefähr dürfte - wie das Verwaltungsgericht im angefochtenen Entscheid ebenfalls bemerkt hat - die Wahl des Firmenlogos rühren, welche die Inhaberin des Verkaufsgeschäftes getroffen hat, zeigt es doch die Freitreppe samt Galerie.
4.6 Für den bundesgerichtlichen Gutachter ist die Bedeutung des Hauses weit grösser, als sie im erweiterten Inventar der Basler Denkmalpflege dargestellt wurde. Er legt besonderen Wert darauf, dass es sich bei dem Gebäude um ein Paradebeispiel für baslerische Reformarchitektur handle. Mit Architekturbezügen zu berühmten Basler Bauten wie der Gelten Zunft und dem Spiesshof (E. 4.4) zeige das Haus eine städtische Form von "Heimatstil". Die Fassaden bildeten "nur" den Auftakt für den Verkaufsraum mit seinem Lichthof und der markanten Freitreppe, welche die Beschwerdeführerin bisher als Signet und Werbeträger benützt habe. Die "Reform", von welcher sich der Begriff "Reformarchitektur" ableite, habe mit ihren Verbesserungen in den meisten Bereichen von Kultur und Gesellschaft einen stark zukunftsgerichteten Aspekt. Dieser finde in der Reformarchitektur des Hauses in den gestalterischen Mitteln des "Jugendstils" Ausdruck. Erst im Verkaufsraum aber zeige sich das gesamte Anliegen der Reform, nämlich einerseits der Bezug zum Ort aufgrund der baslerischen Formzitate an den Fassaden, der Bezug zur Geschichte mit der symmetrischen und damit traditionell repräsentativen Gliederung des ganzen Gebäudes und schliesslich der Bezug zur Zukunft mit der Ausstattung des Verkaufsraums. Ohne den Verkaufsraum wäre der architektonische Gehalt des Gebäudes und damit seine Bedeutung für die Stadt Basel nach Auffassung des bundesgerichtlichen Gutachters entscheidend beeinträchtigt. Zusätzlich ginge der letzte Verkaufsraum mit Lichthof in Basel verloren (Gutachten S. 10).
4.7 Handelt es sich aber bei der Liegenschaft der Beschwerdeführerin um den gesamtschweizerisch letzten Zeugen des Stils "Grand Magasin" und ein herausragendes Beispiel der Basler "Reformarchitektur", rechtfertigt sich der Eintrag im Denkmalverzeichnis ungeachtet der Frage, ob die Liegenschaft an die grossen Warenhäuser ähnlichen Stils in Paris oder New York heranreichen mag. Wie das Bundesgericht in <ref-ruling> E. 5c S. 391 festgestellt hat, kann selbst ein Werk von lokaler Bedeutung geschützt werden, wenn es das noch einzige Zeugnis seiner Stilrichtung und Zwecksetzung ist. Nicht von Bedeutung ist in diesem Zusammenhang auch, dass es in Basel gemäss der Behauptung der Beschwerdeführerin mehrere solche Lichthöfe geben soll und es die Basler Praxis bis anhin unterlassen habe, wesentlich bedeutendere Beispiele des Typs "Kaufhaus der Jahrhundertwende" unter Schutz zu stellen. Diese Vorbringen ändern nichts am denkmalpflegerischen Stellenwert der vorliegend zu beurteilenden Liegenschaft. Fehl geht die Argumentation der Beschwerdeführerin auch insofern, als die Liegenschaft nur Schutz verdiene, wenn auch eine Garantie dafür bestehe, dass weiterhin eine Nutzung als Kaufhaus möglich sei. Das öffentliche Interesse besteht am architektonischen und kulturhistorischen Zeitzeugen als solchem; die Schutzwürdigkeit leitet sich mithin nicht aus der Nutzung der Liegenschaft ab. Die Beschwerdegegner weisen in diesem Zusammenhang zu Recht darauf hin, dass das Café Odeon in Zürich zur Modeboutique umgenutzt (<ref-ruling> E. 5c S. 262) und im Badischen Bahnhof in Basel ein Einkaufsladen eingerichtet wurde (vgl. <ref-ruling> ff.).
4.8 Unter dem Gesichtspunkt der städtebaulichen und kulturhistorischen Bedeutung ist die Unterschutzstellung der gesamten Liegenschaft deshalb nicht zu beanstanden. In Würdigung des Gutachtens von Dr. Fröhlich und der wiedergegebenen Fachmeinungen, welche durch die Eindrücke am Augenschein verdeutlicht wurden, ist dem Verwaltungsgericht darin zuzustimmen, dass ein gewichtiges öffentliches Interesse an der Unterschutzstellung der gesamten Liegenschaft an der Freien Strasse 23/Stapfelberg 1 zweifelsohne zu bejahen ist - zumal dem Verwaltungsgericht wie gesehen eine umfassende Rechts- und Ermessenskontrolle zustand. Die von der Beschwerdeführerin dagegen geltend gemachten Interessen sind ausschliesslich finanzieller Natur und vermögen das öffentliche Interesse an der Denkmalschutzmassnahme im vorliegenden Fall nicht zu überwiegen (vgl. <ref-ruling> E. 2e S. 223). Eine Unterschutzstellung von Bauten, deren Schutzwürdigkeit erwiesen ist, wäre sonst in Stadtzentren oder an guter Geschäftslage illusorisch (vgl. <ref-ruling> E. 5d S. 393; <ref-ruling> E. 5d S. 263). Hinzu kommt, dass die Beschwerdeführerin im Verlaufe des anhängigen Verfahrens eine Mieterin für das Ladengeschäft gefunden hat, was ganz offensichtlich zeigt, dass die wirtschaftliche Lage nicht derart desperat sein kann, wie die Beschwerdeführerin zur Bekräftigung ihrer privaten Interessen glauben machen will.
4.8 Unter dem Gesichtspunkt der städtebaulichen und kulturhistorischen Bedeutung ist die Unterschutzstellung der gesamten Liegenschaft deshalb nicht zu beanstanden. In Würdigung des Gutachtens von Dr. Fröhlich und der wiedergegebenen Fachmeinungen, welche durch die Eindrücke am Augenschein verdeutlicht wurden, ist dem Verwaltungsgericht darin zuzustimmen, dass ein gewichtiges öffentliches Interesse an der Unterschutzstellung der gesamten Liegenschaft an der Freien Strasse 23/Stapfelberg 1 zweifelsohne zu bejahen ist - zumal dem Verwaltungsgericht wie gesehen eine umfassende Rechts- und Ermessenskontrolle zustand. Die von der Beschwerdeführerin dagegen geltend gemachten Interessen sind ausschliesslich finanzieller Natur und vermögen das öffentliche Interesse an der Denkmalschutzmassnahme im vorliegenden Fall nicht zu überwiegen (vgl. <ref-ruling> E. 2e S. 223). Eine Unterschutzstellung von Bauten, deren Schutzwürdigkeit erwiesen ist, wäre sonst in Stadtzentren oder an guter Geschäftslage illusorisch (vgl. <ref-ruling> E. 5d S. 393; <ref-ruling> E. 5d S. 263). Hinzu kommt, dass die Beschwerdeführerin im Verlaufe des anhängigen Verfahrens eine Mieterin für das Ladengeschäft gefunden hat, was ganz offensichtlich zeigt, dass die wirtschaftliche Lage nicht derart desperat sein kann, wie die Beschwerdeführerin zur Bekräftigung ihrer privaten Interessen glauben machen will.
5. Schliesslich erweist sich der Eintrag ins Denkmalverzeichnis nach Auffassung der Beschwerdeführerin als unverhältnismässig.
5.1 Nach dem Gebot der Verhältnismässigkeit müssen staatliche Hoheitsakte für das Erreichen eines im übergeordneten öffentlichen Interesse liegenden Zieles geeignet, notwendig und dem Betroffenen zumutbar sein. Ein Grundrechtseingriff ist namentlich dann unverhältnismässig, wenn eine ebenso geeignete mildere Anordnung für den angestrebten Erfolg ausreicht. Der Eingriff darf nicht einschneidender sein als notwendig (<ref-ruling> E. 2c S. 222; <ref-ruling> E. 3e S. 44 f., mit Hinweisen).
5.2 Der Eintrag im Denkmalverzeichnis ist sicherlich geeignet, die notwendigen Schutzmassnahmen durchzusetzen. Die Eigentumsbeschränkung geht nicht weiter als zur Erreichung der angestrebten Gebäudeerhaltung erforderlich ist. Sie ist der Beschwerdeführerin auch zumutbar. Die Nutzung des Innenraums wird mit dessen Unterschutzstellung keineswegs verunmöglicht. Der Eintrag der gesamten Liegenschaft ins Denkmalverzeichnis schliesst grundsätzlich nicht aus, am Objekt weiterhin Veränderungen vorzunehmen (§ 18 DSchG, § 13 DschV). In Beachtung des Verhältnismässigkeitsprinzips sieht § 6 Abs. 2 DSchG zudem vor, dass bei der Anwendungen der Schutzbestimmungen den Bedürfnissen des Eigentümers Rechnung zu tragen ist, soweit sie den Charakter des Denkmals nicht beeinträchtigen. Der Gutachter unterscheidet denn auch zwischen "harten Zonen", welche für das Verständnis des Ganzen unabdingbar seien, und "weichen Zonen", welche bis zu einem gewissen Grad verändert werden könnten. Als "harte Zone" müsse der Lichthof mit der Freitreppe und allen umlaufenden Galerien bezeichnet werden. Der Gutachter wendet sich darum unmissverständlich gegen das Vorhaben der Beschwerdeführerin, eine Rolltreppe einzubauen, weil dies den Verlust der Freitreppe ins 1. Obergeschoss zur Folge hätte. Auch eine Schliessung oder Verkleinerung des Lichthofs kommen für ihn nicht in Frage (Gutachten S. 7). Hingenen seien in den "weichen Zonen" (je etwa drei Viertel der Geschossflächen des Vorder- und des Hinterhauses) grössere Veränderungen denkbar. In den Obergeschossen könnten sogar Räume hinter der Fassade zur Freien Strasse abgetrennt werden, weil der Lichthof nicht auf einen Durchblick zur Strasse ausgerichtet sei. Auch der Ausbau des Kellergeschosses zur Verkaufsfläche mit einem Zugang unter der Freitreppe sei nicht ausgeschlossen. Damit könne dem Bedürfnis der Eigentümerin nach einer Vergrösserung der Verkaufsfläche Rechnung getragen werden, ohne den Lichthof zu beeinträchtigen oder zu zerstören. Zu den veränderbaren Räumen gehören nach Auffassung des Gutachters auch all jene Teile des Gebäudeinnern, welche vom Publikum nicht betreten werden, wie Lagerräume, Keller, Räume in den Geschossen über dem 2. Stock etc.
5.3 Sofern der Eigentümer die Gründe, die zur Eintragung des Denkmals in das Verzeichnis führten, nicht mehr als gegeben erachtet, kann er beim zuständigen Amt die Streichung im Denkmalverzeichnis beantragen (§ 21 DSchG). Ebenso kann der Regierungsrat ein Denkmal aus dem Verzeichnis streichen, wenn die Gründe, die zur Eintragung führten, nicht mehr gegeben sind oder überwiegende Gründe des öffentlichen Interesses dies verlangen (§ 22 DSchG). Schliesslich hat der Eigentümer die Möglichkeit, gemäss § 21 DschV ein Subventionsbegehren für die Kosten der Erhaltung und Restaurierung zu stellen. Die zitierten kantonalen Normen tragen allesamt zur Zumutbarkeit der Unterschutzstellung bei.
5.4 Zwar könnte die für das Verkaufsgeschäft nutzbare Fläche mit den von der Beschwerdeführerin geplanten Änderungen sicher massgeblich erweitert werden. Indes lassen sich zum Vergleich kaum Zahlen der Flächenproduktivität von Migros oder Coop heranziehen, sprechen die beiden Grossverteiler doch ein ganz anderes Kundensegment an als die bisherige Mieterin. Wie bereits gesehen ist die Nutzung der Liegenschaft im Übrigen nicht verbindlich vorgegeben. Die Aufnahme ins Denkmalverzeichnis verpflichtet die Beschwerdeführerin nicht zur Aufrechterhaltung eines Verkaufsgeschäftes.
5.5 Wenn die Beschwerdeführerin rügt, die Unterschutzstellung sei unverhältnismässig, weil die Basler Praxis es bis anhin unterlassen habe, wesentlich bedeutendere Beispiele des Typs "Kaufhaus der Jahrhundertwende" unter Schutz zu stellen, ist mit dem Verwaltungsgericht darauf hinzuweisen, dass im Zeitpunkt der damaligen Umbau- resp. Neubauprojekte unbestrittenermassen noch nicht die gleichen Rechtsgrundlagen galten, ist doch das heutige Denkmalschutzgesetz erst 1980 in Kraft getreten. Und selbst wenn bereits damals ein vergleichbar strenges Erhaltungsgebot bestanden hätte, hat die Beschwerdeführerin dennoch keinen Anspruch auf Gleichbehandlung im Unrecht. Ein solcher besteht nach bundesgerichtlicher Rechtsprechung nur ausnahmsweise unter der Voraussetzung, dass eine ständige gesetzeswidrige Praxis der rechtsanwendenden Behörde vorliegt, die im jeweiligen Fall zu entscheiden hat, und diese Behörde zu erkennen gibt, dass sie auch in Zukunft nicht von ihrer Praxis abzuweichen gedenke (<ref-ruling> E. 3a S. 2 f. mit Hinweisen; <ref-ruling> E. 2 S. 83 und 3c S. 85). Dies trifft vorliegend nicht zu.
5.6 Macht die Beschwerdeführerin im Zusammenhang mit der Verhältnismässigkeit geltend, die Unterschutzstellung stelle für sie ein unzumutbares Sonderopfer dar, verkennt sie, dass im anhängigen Verfahren nicht darüber zu entscheiden ist, ob der Eingriff in die Eigentumsfreiheit eine allfällige Entschädigungspflicht zur Folge hat. Auf die diesbezüglichen Vorbringen ist nicht einzutreten.
5.7 Die Rüge, der Grundsatz der Verhältnismässigkeit sei verletzt, ist demnach ebenfalls unbegründet.
5.7 Die Rüge, der Grundsatz der Verhältnismässigkeit sei verletzt, ist demnach ebenfalls unbegründet.
6. Daraus ergibt sich, dass die staatsrechtliche Beschwerde abzuweisen ist, soweit darauf einzutreten ist. Bei diesem Verfahrensausgang hat die Beschwerdeführerin die Kosten des bundesgerichtlichen Verfahrens, inklusive der Gutachterkosten von Fr. 5'133.90, zu tragen (Art. 156 Abs. 1 OG). Zudem hat sie die Beschwerdegegner für das bundesgerichtliche Verfahren angemessen zu entschädigen (Art. 159 Abs. 1 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 8'000.-- wird der Beschwerdeführerin auferlegt.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 8'000.-- wird der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Die Beschwerdeführerin hat die Beschwerdegegner, also die Freiwillige Basler Denkmalpflege und den Basler Heimatschutz, für das bundesgerichtliche Verfahren mit insgesamt Fr. 4'000.-- zu entschädigen.
3. Die Beschwerdeführerin hat die Beschwerdegegner, also die Freiwillige Basler Denkmalpflege und den Basler Heimatschutz, für das bundesgerichtliche Verfahren mit insgesamt Fr. 4'000.-- zu entschädigen.
4. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Regierungsrat und dem Appellationsgericht des Kantons Basel-Stadt als Verwaltungsgericht schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 13. September 2005
Im Namen der I. öffentlichrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin: | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['fa17c1e2-de0f-48de-a6c5-62ded0a4b7d5', '0ff7e225-23ba-45e7-bc2c-093a39f27de3', '219f39d2-a9b0-491b-bbfa-b0757b4bb738', '40f08ec6-7948-446e-811f-a93b88abe1e7', '4e80d7aa-453c-47e9-aecb-6ee938f3d774', '54b128b7-83af-490d-a019-a06501187d4f', '597fc0fa-3dc0-47b4-bfe5-64d820fb76d7', '09b5bc1e-74bd-45e5-8e41-fd6d74646320', '807b5d98-aca0-442d-9366-a2f4eee74ba3', '12e73c78-c92e-4983-a570-069fbab4b4f5', 'bfafd682-c9ba-4dbe-83a2-1c463207922d', 'fa17c1e2-de0f-48de-a6c5-62ded0a4b7d5', '953d016d-1d1f-4bd4-a784-fb6e8a82f011', '83a5079c-9841-4b15-b5c3-02a20c2115ac', 'fa17c1e2-de0f-48de-a6c5-62ded0a4b7d5', '09592bb4-3f8b-4855-abdb-9d7e0ade7877', '7f76676d-fd03-4fd9-9c24-7b1cea08dfb9', '1b9b151e-735a-432c-a632-590b87335fd8', '5150892d-51de-463e-92ef-ed2306330fed', '7cd68c11-d475-4140-8fc4-bd0adf66958e', '62aacd53-361b-49ad-89df-c39ae88c2c9b', 'bb292627-5a48-4fe9-8cd4-3a8a1f7fff1e', 'fa17c1e2-de0f-48de-a6c5-62ded0a4b7d5', '70156617-f41c-4390-be69-cd591ef045ad', '09592bb4-3f8b-4855-abdb-9d7e0ade7877', '83a5079c-9841-4b15-b5c3-02a20c2115ac', '182da3dd-ee69-4b8b-88c0-d3fdd4217fee', 'fa17c1e2-de0f-48de-a6c5-62ded0a4b7d5', 'fa17c1e2-de0f-48de-a6c5-62ded0a4b7d5', '182da3dd-ee69-4b8b-88c0-d3fdd4217fee', '278a7c5e-9513-4460-99c9-5d8f6b2b43fe', 'fa17c1e2-de0f-48de-a6c5-62ded0a4b7d5', '09592bb4-3f8b-4855-abdb-9d7e0ade7877', '182da3dd-ee69-4b8b-88c0-d3fdd4217fee', 'fa17c1e2-de0f-48de-a6c5-62ded0a4b7d5', 'fa17c1e2-de0f-48de-a6c5-62ded0a4b7d5', 'f83c3853-4879-4180-9faa-2da7d640f596', 'fa17c1e2-de0f-48de-a6c5-62ded0a4b7d5', 'f83c3853-4879-4180-9faa-2da7d640f596', '182da3dd-ee69-4b8b-88c0-d3fdd4217fee', '09592bb4-3f8b-4855-abdb-9d7e0ade7877', 'fa17c1e2-de0f-48de-a6c5-62ded0a4b7d5', '09592bb4-3f8b-4855-abdb-9d7e0ade7877', '06074c86-769b-4a9c-845a-3cf4e04e4895', '82395a55-9d0c-4d00-9f80-80c977c9afe3', '9d2272f8-d30d-4ab0-bd85-911c91083e23'] | ['53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf'] |
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Faits :
A. A._ a été engagée à partir du 1er août 2003 en qualité de collaboratrice scientifique par le Département de l'action sociale et de la santé du canton de Genève, devenu le Département de l'économie et de la santé (ci-après: le Département cantonal), à un taux d'activité de 70%. Son poste était rattaché à la Direction générale de la santé, section des programmes de prévention et de promotion de la santé.
A la requête de la Direction générale de la santé, l'Office du personnel de l'Etat de Genève (ci-après: l'Office du personnel), par décision du 16 mars 2005, a mis fin aux rapports de service de A._, qui était alors encore en période probatoire, pour le 30 juin 2005. Invoquant une rupture du lien de confiance, il a fait valoir que l'attitude de l'intéressée était de nature à porter préjudice à l'image du service pour lequel elle travaillait et aux relations que celui-ci se devait d'entretenir avec ses partenaires associatifs. Les reproches formulés à l'encontre de A._ tenaient aux liens d'amitié qu'elle avait entretenus avec le Professeur B._ et aux propos qu'elle avait tenus au sujet des deux défenseurs genevois de la lutte contre le tabagisme. Ceux-ci étaient les directeurs d'associations avec lesquelles le Département cantonal collaborait régulièrement et avaient dénoncé des liens occultes du Professeur B._, auteur de publications scientifiques sur le tabagisme passif, avec la société X._.
A la requête de la Direction générale de la santé, l'Office du personnel de l'Etat de Genève (ci-après: l'Office du personnel), par décision du 16 mars 2005, a mis fin aux rapports de service de A._, qui était alors encore en période probatoire, pour le 30 juin 2005. Invoquant une rupture du lien de confiance, il a fait valoir que l'attitude de l'intéressée était de nature à porter préjudice à l'image du service pour lequel elle travaillait et aux relations que celui-ci se devait d'entretenir avec ses partenaires associatifs. Les reproches formulés à l'encontre de A._ tenaient aux liens d'amitié qu'elle avait entretenus avec le Professeur B._ et aux propos qu'elle avait tenus au sujet des deux défenseurs genevois de la lutte contre le tabagisme. Ceux-ci étaient les directeurs d'associations avec lesquelles le Département cantonal collaborait régulièrement et avaient dénoncé des liens occultes du Professeur B._, auteur de publications scientifiques sur le tabagisme passif, avec la société X._.
B. Le 18 avril 2005, A._ a recouru auprès du Tribunal administratif du canton de Genève (ci-après: le Tribunal administratif) contre la décision précitée de l'Office du personnel du 16 mars 2005. Elle a conclu à la reconnaissance du caractère abusif de son licenciement et à sa réintégration, subsidiairement au paiement d'une indemnité correspondant à 18 mois de salaire brut avec intérêts à 5% dès le 1er juillet 2005.
B. Le 18 avril 2005, A._ a recouru auprès du Tribunal administratif du canton de Genève (ci-après: le Tribunal administratif) contre la décision précitée de l'Office du personnel du 16 mars 2005. Elle a conclu à la reconnaissance du caractère abusif de son licenciement et à sa réintégration, subsidiairement au paiement d'une indemnité correspondant à 18 mois de salaire brut avec intérêts à 5% dès le 1er juillet 2005.
C. Dans son arrêt du 30 mai 2006, le Tribunal administratif a partiellement admis le recours de A._. Il a constaté que la résiliation des rapports de service était contraire au droit et a proposé la réintégration de l'intéressée. Il a précisé que si l'autorité compétente refusait de réintégrer A._, l'intéressée ne pouvait prétendre, comme employée en période probatoire, au versement d'une indemnité, celle-ci étant réservée aux seuls fonctionnaires.
Par courrier du 28 juin 2006, le Directeur général de l'Office du personnel a rejeté la proposition de réintégration.
Par courrier du 28 juin 2006, le Directeur général de l'Office du personnel a rejeté la proposition de réintégration.
D. Agissant par la voie du recours de droit public, A._ demande au Tribunal fédéral, avec suite de frais et dépens, d'annuler l'arrêt du Tribunal administratif et de renvoyer la cause à cette autorité pour une nouvelle décision. Elle dénonce la violation des principes de la protection contre l'arbitraire, de l'égalité de traitement et de la force dérogatoire du droit fédéral. En substance, elle critique la législation cantonale dans la mesure où celle-ci ne prévoit pas, pour les employés de l'Etat, de sanction financière en cas de licenciement injustifié alors que les fonctionnaires placés dans la même situation ont droit à une indemnité pouvant osciller entre l'équivalent d'un mois à vingt-quatre mois de traitement brut.
Le Tribunal administratif s'en rapporte à justice quant à la recevabilité du recours et persiste dans les considérants et le dispositif de son arrêt. Le Conseiller d'Etat, Chef du Département des finances du canton de Genève, conclut au rejet du recours dans la mesure où il est recevable. | Le Tribunal fédéral considère en droit:
Le Tribunal fédéral considère en droit:
1. Le Tribunal fédéral examine d'office et librement la recevabilité des recours qui lui sont soumis (<ref-ruling> consid. 1 p. 292 et les arrêts cités).
1.1 L'objet du recours consiste à déterminer si l'absence légale de dédommagement pécuniaire, en cas de licenciement contraire au droit d'une employée non réintégrée, est arbitraire et contraire au principe de l'égalité. Dans cette mesure, la recourante est habilitée à saisir le Tribunal fédéral selon l'art. 88 OJ.
1.2 Sous réserve d'exceptions non réalisées en l'espèce, le recours de droit public ne peut tendre qu'à l'annulation de la décision attaquée (<ref-ruling> consid. 1.5 p. 294; <ref-ruling> consid. 1.3 p. 169). Les conclusions de la recourante qui sortent de ce cadre sont dès lors irrecevables.
1.3 Pour le surplus, déposé en temps utile et dans les formes prescrites par la loi, le présent recours est recevable au regard des art. 84 ss OJ.
1.3 Pour le surplus, déposé en temps utile et dans les formes prescrites par la loi, le présent recours est recevable au regard des art. 84 ss OJ.
2. La recourante reproche à l'autorité intimée d'avoir fait preuve d'arbitraire en lui déniant d'avance une quelconque indemnité, en dépit de l'illégalité de son licenciement, au motif qu'une telle réparation n'était prévue par l'art. 31 al. 3 LPAC qu'en faveur des fonctionnaires et non des employés. Elle se plaint également de la violation du principe de l'égalité, le traitement plus favorable réservé aux fonctionnaires par ladite disposition n'étant pas justifié par des motifs objectifs et fondés.
La recourante met ainsi en cause la constitutionnalité de la disposition susmentionnée.
2.1 La constitutionnalité de la norme critiquée ne peut être examinée qu'à titre préjudiciel, dans le cadre d'un contrôle concret (sur ce type de contrôle et le contrôle abstrait, cf. <ref-ruling> consid. 3b p. 261). Si la norme s'avérait inconstitutionnelle, le Tribunal fédéral pourrait uniquement casser la décision qui l'applique (<ref-ruling> consid. 3 p. 154): il n'aurait pas la possibilité d'annuler la norme qui subsisterait en tant que telle, bien qu'elle devienne ipso facto inapplicable dans le sens critiqué (<ref-ruling> consid. 4 p. 103/104; <ref-ruling> consid. 7a) p. 227 ).
2.2 Le principe de l'égalité (art. 8 Cst.) et celui de l'interdiction de l'arbitraire (art. 9 Cst.) sont étroitement liées (<ref-ruling> consid. 2b p. 13, 132 I 157 consid. 4.1 p. 162/163). Un arrêté de portée générale viole le principe de l'interdiction de l'arbitraire lorsqu'il ne repose pas sur des motifs sérieux et objectifs ou s'il est dépourvu de sens et de but. Il viole le principe de l'égalité lorsqu'il établit des distinctions juridiques qui ne se justifient par aucun motif raisonnable au regard de la situation de fait à réglementer ou lorsqu'il omet de faire des distinctions qui s'imposent au vu des circonstances, c'est-à-dire lorsque ce qui est semblable n'est pas traité de manière identique et lorsque ce qui est dissemblable ne l'est pas de manière différente. Il faut que le traitement différent ou semblable injustifié se rapporte à une situation de fait importante. L'inégalité de traitement apparaît ainsi comme une forme particulière d'arbitraire, consistant à traiter de manière inégale ce qui devrait l'être de manière semblable ou inversement (<ref-ruling> consid. 4.1 p. 162/163; <ref-ruling> consid. 3 p. 3 et les arrêts cités).
2.3 Le statut du personnel du canton de Genève est régi par la loi générale genevoise du 4 décembre 1997 relative au personnel de l'administration cantonale et des établissements publics médicaux (ci-après: LPAC ou la loi relative au personnel de l'administration cantonale) et par le règlement genevois d'application du 24 février 1999 de la loi générale relative au personnel de l'administration cantonale et des établissements publics médicaux (ci-après: RLPAC). Ladite loi distingue le temps d'essai, qui dure trois mois au plus (art. 20 al. 1 LPAC), de la période probatoire, qui est en principe de trois ans (art. 45 al. 1 let. a RLPAC). Selon l'art. 6 LPAC, est un employé le membre du personnel régulier qui accomplit une période probatoire. Est fonctionnaire le membre du personnel régulier nommé pour une période indéterminée après avoir accompli, comme employé, un période probatoire au cours de laquelle il a donné satisfaction (art. 5 LPAC et 45 al. 1 let. a RLPAC). Pendant le temps d'essai et la période probatoire, chacune des parties peut mettre fin aux rapports de service en respectant le délai de résiliation; l'employé est entendu par l'autorité compétente et peut demander que le motif de résiliation lui soit communiqué (art. 21 al. 1 LPAC). Il faut, par contre, un motif objectivement fondé pour mettre fin aux rapports de service du fonctionnaire (art. 21 al. 2 let. b LPAC). Sous le titre "Recours contre une décision de résiliation des rapports de service", l'art. 31 LPAC prévoit:
-:-
"1 Peut recourir au Tribunal administratif pour violation de la loi tout membre du personnel dont les rapports de service ont été résiliés.
2 Si le tribunal retient que la résiliation des rapports de service est contraire au droit, il peut proposer à l'autorité compétente la réintégration.
3 En cas de décision négative de l'autorité compétente concernant un fonctionnaire, le tribunal fixe une indemnité dont le montant ne peut être inférieur à 1 mois et supérieur à 24 mois du dernier traitement brut à l'exclusion de tout autre élément de rémunération."
Le droit cantonal confère donc aux employés et fonctionnaires de l'Etat la faculté de contester la résiliation de leurs rapports de service auprès du Tribunal administratif. Si cette instance constate que le licenciement est contraire au droit, il peut proposer la réintégration du collaborateur concerné. Si l'autorité compétente la refuse, aucune indemnité n'est due à l'employé licencié illégalement, alors que le fonctionnaire placé dans la même situation y a droit - différence voulue par le législateur: cf. Mémorial des séances du Grand Conseil, 53e législature, 1996, no 43/VI, ad. art. 30 p. 6363 -. Il ressort du texte légal, d'une part, que le Tribunal administratif peut renoncer à proposer la réintégration, d'autre part, que l'autorité compétente n'est pas tenue d'y procéder. Dans les deux hypothèses, l'employé de l'Etat, s'il a certes obtenu la reconnaissance du caractère infondé de son licenciement - satisfaction toute symbolique -, est dépourvu de tout moyen d'obtenir réparation. Cette réglementation est insatisfaisante dans la mesure où le défaut de conséquence économique d'un licenciement contraire au droit vide le recours au Tribunal administratif d'une part significative de son sens et le comportement illégal de l'Etat n'est pas sanctionné.
En l'espèce, l'autorité intimée a jugé que le licenciement de la recourante était arbitraire. Il ne ressort toutefois pas du dossier que la recourante ait perçu son salaire au-delà de l'échéance du délai de résiliation des rapports de service. En fait, il a suffi que l'Office du personnel refuse laconiquement la réintégration de la recourante, sans même indiquer, par exemple, s'il avait tenté de trouver un autre poste correspondant aux capacités de l'intéressée, pour que le licenciement arbitraire soit dépourvu de toute réparation pour la recourante et de toute sanction pour l'Etat. Un tel résultat, qui heurte de manière choquante le sentiment de la justice et de l'équité, doit être qualifié d'arbitraire et l'art. 31 al. 3 LPAC, en tant qu'il dénie aux employés de l'Etat tout droit à une réparation, doit être considéré comme inconstitutionnel.
2.4 En principe, lors d'un contrôle concret, le juge constitutionnel ne peut appliquer une loi qu'il a reconnue comme non conforme à la Constitution et doit ainsi annuler la décision attaquée (<ref-ruling> consid. II/3a p. 212; <ref-ruling> consid. 2c p. 313). Il peut cependant, dans certains cas, constater l'inconstitutionnalité de la décision entreprise mais renoncer à l'annuler et rejeter le recours, le cas échéant dans le sens des considérants (<ref-ruling> consid. 6 p. 26/27 s'agissant d'un contrôle abstrait; ZBl 88/1987 p. 306 consid. 5 p. 313/314 et 87/1986 p. 482 consid. 2c p. 485/486 s'agissant d'un contrôle concret). Une telle décision est usuellement nommée "Appellentscheid" (décision incitative), car elle comporte un appel plus ou moins précis et directif à l'égard du législateur afin qu'il élabore une réglementation conforme à la Constitution (Walter Kälin, Das Verfahren der staatsrechtlichen Beschwerde, Berne 1994, 2e éd., p. 403). Une décision incitative a ainsi pour conséquence, d'une part, de maintenir une décision viciée et de débouter un recourant qui obtient gain de cause et, d'autre part, de légitimer les autorités à continuer à appliquer, au moins temporairement, une norme reconnue comme n'étant pas conforme à la Constitution jusqu'à ce que le législateur adopte une nouvelle réglementation (cf. Andreas Auer, L'effet des décisions d'inconstitutionnalité du Tribunal fédéral, in PJA 5/92 p. 559 ss, n. 23, p. 564). Une décision incitative ne peut-elle être admise qu'exceptionnellement et pour de justes motifs (ATF <ref-ruling> consid. 2c p. 313; RDAF 1998 2 148 consid. 3b/aa p. 153/154). L'abandon de la norme jugée inconstitutionnelle ne devrait, ainsi, pas seulement entraîner un manque relativement insignifiant, mais un véritable vide juridique (cf. <ref-ruling> consid. 3c p. 61). Il faut, en outre, d'une part, que l'intéressé ou la collectivité risque de subir un préjudice excessif car, par exemple, toute une réglementation serait bouleversée, une tâche publique importante ne pourrait provisoirement plus être accomplie - du moins plus de façon satisfaisante - ou une règle antérieure également inconstitutionnelle serait remise en vigueur, en raison de l'annulation de la norme en cause. Il faut, d'autre part, que le juge ne puisse pas, dans le cadre de ses compétences, remplacer la norme défectueuse par une réglementation particulière valable jusqu'à ce que le législateur ait agi (arrêt non publié 2P.106/2003 du 23 décembre 2003 consid. 3.2).
2.5 Dans le cas particulier, les conditions au prononcé d'une décision incitative ne sont pas remplies. L'annulation de l'arrêt entrepris n'entraînerait pas de vide juridique important et ne bouleverserait pas l'application de la loi relative au personnel de l'administration cantonale; il n'empêcherait pas l'accomplissement des tâches publiques que cette loi réglemente. En outre, le Tribunal administratif pourrait aisément, dans le cadre de ses compétences, faire de l'art. 31 al. 3 LPAC une application conforme à la Constitution en allouant à la recourante une indemnité pour licenciement non conforme au droit, comme la loi le prévoit pour les fonctionnaires. A cet égard, le principe de l'égalité de traitement ne commande pas que le montant de l'indemnité soit identique. En effet, la loi relative au personnel de l'administration cantonale distingue clairement les employés et les fonctionnaires, dont le statut est différent. Il n'y a donc pas violation du principe de l'égalité dans le fait de traiter différemment deux catégories de collaborateurs présentant des caractéristiques différentes. Bien que l'<ref-law> ne soit pas directement applicable en l'espèce, en vertu de l'<ref-law> - de ce point de vue, le grief du recourant tiré d'une violation du principe de la primauté du droit fédéral est infondé -, le Tribunal administratif pourrait s'inspirer de la réglementation qu'il contient, globalement moins favorable que celle réservée aux fonctionnaires genevois, pour régler la situation des employés illégalement licenciés et non réintégrés. Finalement, dans le cas d'espèce, le Tribunal administratif, en fixant le montant de l'indemnité, devra tenir compte du fait que la recourante a ou non touché son salaire au-delà du 30 juin 2005, date de la fin des rapports de service.
2.5 Dans le cas particulier, les conditions au prononcé d'une décision incitative ne sont pas remplies. L'annulation de l'arrêt entrepris n'entraînerait pas de vide juridique important et ne bouleverserait pas l'application de la loi relative au personnel de l'administration cantonale; il n'empêcherait pas l'accomplissement des tâches publiques que cette loi réglemente. En outre, le Tribunal administratif pourrait aisément, dans le cadre de ses compétences, faire de l'art. 31 al. 3 LPAC une application conforme à la Constitution en allouant à la recourante une indemnité pour licenciement non conforme au droit, comme la loi le prévoit pour les fonctionnaires. A cet égard, le principe de l'égalité de traitement ne commande pas que le montant de l'indemnité soit identique. En effet, la loi relative au personnel de l'administration cantonale distingue clairement les employés et les fonctionnaires, dont le statut est différent. Il n'y a donc pas violation du principe de l'égalité dans le fait de traiter différemment deux catégories de collaborateurs présentant des caractéristiques différentes. Bien que l'<ref-law> ne soit pas directement applicable en l'espèce, en vertu de l'<ref-law> - de ce point de vue, le grief du recourant tiré d'une violation du principe de la primauté du droit fédéral est infondé -, le Tribunal administratif pourrait s'inspirer de la réglementation qu'il contient, globalement moins favorable que celle réservée aux fonctionnaires genevois, pour régler la situation des employés illégalement licenciés et non réintégrés. Finalement, dans le cas d'espèce, le Tribunal administratif, en fixant le montant de l'indemnité, devra tenir compte du fait que la recourante a ou non touché son salaire au-delà du 30 juin 2005, date de la fin des rapports de service.
3. Vu ce qui précède, le recours doit être admis dans la mesure où il est recevable et l'arrêt entrepris annulé.
Il n'est pas perçu de frais judiciaires (art. 156 al. 2 OJ). Le canton de Genève doit verser à la recourante une indemnité pour ses dépens (art. 159 al. 1 OJ). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est admis dans la mesure où il est recevable et l'arrêt du Tribunal administratif du canton de Genève du 30 mai 2006 est annulé.
1. Le recours est admis dans la mesure où il est recevable et l'arrêt du Tribunal administratif du canton de Genève du 30 mai 2006 est annulé.
2. Il n'est pas perçu d'émolument judiciaire.
2. Il n'est pas perçu d'émolument judiciaire.
3. Le canton de Genève versera à la recourante une indemnité de 2'000 fr. à titre de dépens.
3. Le canton de Genève versera à la recourante une indemnité de 2'000 fr. à titre de dépens.
4. Le présent arrêt est communiqué en copie au mandataire de la recourante, à l'Office du personnel et au Tribunal administratif du canton de Genève.
Lausanne, le 28 novembre 2006
Au nom de la IIe Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le président: La greffière: | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['36d0d0b3-147f-4596-ac5b-f3a4ad427203', '36d0d0b3-147f-4596-ac5b-f3a4ad427203', '1509079f-d4f5-438f-9452-259cf60c5834', '81fa203f-ba00-4c62-9d1a-dc76ad8a10fd', '52de806d-966d-4614-bbe3-8c8922f6fb1a', '7d755f72-f2b4-49cc-88ba-9c3703245168', '42a89464-cedc-4c42-9f37-cb6d5dd29055', 'b80d3eb5-2f4f-45fb-998b-33e2127f6ef9', '6e87938d-a605-4a00-a6db-27daebe2f16c', 'eb7e86b0-dd12-4028-a952-622669a1ac37', '9b9493dc-415d-48a2-b934-0bf9cc064292', 'af5cca7a-4875-45ea-9cd7-abd540975eef', 'b80d3eb5-2f4f-45fb-998b-33e2127f6ef9', 'af5cca7a-4875-45ea-9cd7-abd540975eef', '385f86cf-4c44-459c-b93b-864b814e42ca'] | ['7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c'] |
0b7484ee-8416-4d2f-88ab-3fd6bbd04169 | 2,012 | de | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Der Gesuchsteller wandte sich am 10. Mai 2012 an die Schweizerische Bundesversammlung, den Schweizer Bundesrat und an das Bundesgericht und stellte den Antrag, das Antirassismusgesetz sei mindestens teilweise aufzuheben, und sämtliche unter dieser Strafnorm gegen ihn ergangenen Urteile seien zu annullieren (act. 1).
Das Generalsekretariat des Bundesgerichts teilte dem Gesuchsteller am 15. Mai 2012 mit, dass sich das Bundesgericht mit einem Begehren um Aufhebung eines Bundesgesetzes nicht befassen könne und die Voraussetzungen für die Eröffnung eines Verfahrens zur "Annullierung" der gegen ihn ergangenen Urteile offensichtlich nicht gegeben seien (act. 3).
Mit Eingabe vom 24. Mai 2012 beantragte der Gesuchsteller, es seien das Schreiben des Generalsekretariats in Wiedererwägung zu ziehen und seine Eingabe vom 10. Mai 2012 als Revisionsbegehren zu behandeln (act. 4).
Gestützt darauf nimmt die Strafrechtliche Abteilung des Bundesgerichts die Eingabe vom 10. Mai 2012 als Revisionsgesuch gegen die Urteile 6P.132/2002 und 6S.698/2001 entgegen.
2. Die zulässigen Revisionsgründe gegen ein Urteil des Bundesgerichts sind in den Art. 121, 122 und 123 BGG abschliessend aufgezählt.
Der Gesuchsteller beruft sich auf den General Comment Nr. 34 des UNO-Menschenrechtsausschusses vom 21. Juli 2011. Offenbar sieht er in diesem Comment eine (neue) Tatsache, die nach seiner Verurteilung aufgetaucht ist und die nun den Anlass für eine Revision der früheren Urteile sein soll. Der Comment stellt indessen weder eine neue Tatsache noch ein neues Beweismittel im Sinne von <ref-law> in Verbindung mit <ref-law> dar, das Anlass für eine Revision der erwähnten Urteile bilden könnte. Das Gesuch ist abzuweisen.
3. Die Gerichtskosten sind dem Gesuchsteller aufzuerlegen (<ref-law>). Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege ist in Anwendung von <ref-law> abzuweisen, weil die Rechtsbegehren aussichtslos erschienen. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Das Revisionsgesuch wird abgewiesen.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege wird abgewiesen.
3. Die Gerichtskosten von Fr. 500.-- werden dem Gesuchsteller auferlegt.
4. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Kassationsgericht des Kantons Zürich und dem Bundesamt für Polizei (fedpol) schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 25. Juni 2012
Im Namen der Strafrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Mathys
Der Gerichtsschreiber: Monn | CH_BGer_011 | Federation | null | null | null | null | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'c0730338-7fbb-4486-9e57-201f62440bc0', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '09200a94-c90a-48da-a4db-840a951e3cec', '629b13cd-cf95-4caf-b21d-8e8c9a7dcffa'] |
|
0b75560b-d824-4703-ad02-d788fc56da11 | 2,014 | de | Sachverhalt:
A.
A._ nahm per 1. Dezember 2009 im Kanton Bern Wohnsitz, wo er ordentlich besteuert wurde. Für das Steuerjahr 2009 wurde er zusätzlich zu Unrecht durch seinen damaligen Arbeitgeber im Kanton Neuenburg an der Quelle besteuert. Die entrichtete Steuer wurde versehentlich an die Behörden des Kantons Freiburg überwiesen.
A._s Bemühungen um eine Rückerstattung dieser entrichteten Steuerbeträge blieben zunächst ohne Erfolg; auf dem Kontoauszug der Steuerverwaltung des Kantons Bern vom 19. April 2012 betreffend Kantons- und Gemeindesteuer 2009 war die Quellensteuerzahlung für das Jahr 2009 nicht berücksichtigt. Auf Nachfrage erhielt A._ von einer Mitarbeiterin der Steuerverwaltung des Kantons Bern die Auskunft, dass der entsprechende Betrag nicht an den Kanton Bern überwiesen worden sei und sie in dieser Sache nichts unternehme. Seine Arbeitgeberin wurde durch eine andere Mitarbeiterin der Steuerverwaltung des Kantons Bern darüber informiert, dass das Geld einem Berner Quellensteuerkonto gutgeschrieben und per Ende April 2012 auf das reguläre Steuerkonto von A._ umgebucht werde. Diese Umbuchung erfolgte nicht, worauf A._ am 8. Mai 2012 zusätzlich zu der bereits für ihn aktiven Arbeitgeberin einen Rechtsanwalt mit der Wahrung seiner Interessen betraute.
Mit Veranlagungsverfügung vom 18. Mai 2012 hielt die Steuerverwaltung des Kantons Bern fest, dass A._ Anspruch auf Rückerstattung der bezahlten Quellensteuer habe. Mit anschliessender Verrechnungsanzeige wurde der ihm zustehende Betrag mit bestehenden Steuerforderungen verrechnet und die Überweisung des Restbetrags in Aussicht gestellt. Im Zusammenhang mit der Abwicklung der Rückerstattung gelangte der Rechtsanwalt nochmals an die Steuerbehörden, worauf A._ nach eigenen Angaben anfangs Juni 2012 Kenntnis der Auszahlung erhielt.
B.
Am 19. September 2012 gelangte A._ mit einem Begehren auf Schadenersatz im Umfang der ihm durch die Mandatierung des Rechtsanwalts für die Zeit vom 8. Mai bis 7. Juni 2012 entstandenen Kosten in der Höhe von Fr. 2'268.-- an die Finanzdirektion des Kantons Bern. Mit Verfügung vom 13. Mai 2013 wies die Finanzdirektion den Antrag ab. Eine dagegen gerichtete Beschwerde wies das Verwaltungsgericht des Kantons Bern mit Urteil der Einzelrichterin vom 26. Mai 2014 ebenfalls ab.
C.
Mit Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten und subsidiärer Verfassungsbeschwerde vom 2. Juli 2014 beantragt A._, das Urteil der Einzelrichterin des Verwaltungsgerichts des Kantons Bern vom 26. Mai 2014 sei unter Kosten- und Entschädigungsfolge aufzuheben und es sei ihm vom Kanton Bern ein Betrag von Fr. 2'268.-- zuzüglich Zins von 5 % seit 19. September 2012 als Schadenersatz zu bezahlen. Eventuell sei das Urteil der Einzelrichterin des Verwaltungsgerichts des Kantons Bern vom 26. Mai 2014 aufzuheben und die Sache zu neuer Beurteilung an die Vorinstanz zurückzuweisen. Die Kosten des vorinstanzlichen Verfahrens seien entsprechend Verfahrensausgang anders zu verteilen.
Die Vorinstanz und die Finanzdirektion schliessen auf Abweisung der Beschwerden, soweit darauf einzutreten sei. In einer weiteren Eingabe hält der Beschwerdeführer an seinen Anträgen fest. | Erwägungen:
1.
1.1. Der Beschwerdeführer hat fristgerecht (Art. 100 Abs. 1 BGG) eine Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten und subsidiäre Verfassungsbeschwerde eingereicht. Die Beschwerden richten sich gegen einen Entscheid einer letzten oberen kantonalen Instanz (Art. 86 Abs. 1 lit. d und Abs. 2 BGG) auf dem Gebiet der Staatshaftung.
1.2.
1.2.1. Vorbehältlich der medizinischen Haftung (Art. 72 Abs. 2 lit. b BGG; Art. 31 lit. d des Reglements für das Bundesgericht vom 20. November 2006; SR 173.110.131) unterliegen Entscheide auf dem Gebiet der Staatshaftung der Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten an das Bundesgericht (Art. 82 lit. a BGG), sofern das Streitwerterfordernis von Fr. 30'000.-- (Art. 85 Abs. 1 lit. a BGG) erfüllt ist (<ref-ruling> E. 1.1 S. 331). Wird der Streitwert nicht erreicht, kann die Beschwerde dennoch zulässig sein, wenn sich eine Rechtsfrage von grundsätzlicher Bedeutung stellt (Art. 85 Abs. 2 BGG). Hängt das Eintreten auf die Beschwerde vom Vorliegen einer Rechtsfrage von grundsätzlicher Bedeutung ab, hat der Beschwerdeführer in seiner Beschwerdeschrift aufzuzeigen, dass diese Voraussetzung erfüllt ist (Art. 42 Abs. 2 BGG; <ref-ruling> E. 2.1 S. 235; <ref-ruling> E. 1.2 S. 269).
1.2.2. Die Rechtsprechung nimmt das Vorliegen einer Ausnahme vom Streitwerterfordernis gestützt auf Art. 85 Abs. 2 BGG nur zurückhaltend an. Eine Rechtsfrage von grundsätzlicher Bedeutung stellt sich, wenn ein allgemeines Interesse besteht, eine umstrittene Frage im Sinne der einheitlichen Anwendung und Auslegung des Bundesrechts höchstrichterlich zu klären, und damit Rechtssicherheit herzustellen (<ref-ruling> E. 2.3 S. 236; <ref-ruling> E. 1.2 S. 399 f.). Hängt der Verfahrensausgang von der Anwendung und Auslegung einer nicht frei überprüfbaren kantonalen Norm - wozu auch das auf Grund einer Verweisung in einer kantonalen Rechtsgrundlage zur Anwendung gelangende Bundesrecht zählt (Urteil 2C_795/2013 vom 16. Juni 2014 E. 2.1; 2C_692/2012 vom 10. Februar 2013 E. 2.2) - ab, kann kein Grundsatzurteil gefällt werden. Der Rügegrund der Verletzung verfassungsmässiger Rechte rechtfertigt in aller Regel kein Abweichen vom Streitwerterfordernis gemäss Art. 85 Abs. 1 BGG, können diese Rügen doch bereits mit dem Rechtsmittel der subsidiären Verfassungsbeschwerde vorgebracht werden (<ref-ruling> E. 2.3 S. 236, mit zahlreichen Hinweisen).
1.2.3. Nach der Darstellung des Beschwerdeführers beschränkt sich der vorliegende Rechtsstreit auf die Frage, ob der Kanton Bern für die unerlaubte Handlungsweise der Steuerverwaltung des Kantons Bern in Form einer Falschauskunft hafte. Zur Begründung seines Schadenersatzanspruches stützt sich der Beschwerdeführer auf Art. 71 der Verfassung des Kantons Bern vom 6. Juni 1993 (KV/BE; BSG 101.1) und auf Art. 100 ff. des Personalgesetzes des Kantons Bern vom 16. September 2004 (PG/BE; BSG 153.1). Die Vorinstanz habe diese Bestimmungen und den als ergänzendes kantonales Recht zur Anwendung gelangende Art. 41 OR (Art. 105 PG/BE) willkürlich angewandt und somit in krass falscher Weise das Vorliegen eines widerrechtlichen Verhaltens der Steuerverwaltung des Kantons Bern verneint. Die Falschauskunft der Mitarbeiterin der Steuerverwaltung verstosse zudem gegen die kantonalem Recht vorgehenden (Art. 49 BV) verfassungsrechtlichen Bestimmungen von Art. 5 Abs. 3 BV, Art. 8 BV und Art. 9 BV, welche im Falle ihrer Verletzung einen eigenständigen, direkt auf die erwähnten Verfassungsbestimmungen gestützten Entschädigungsanspruch begründen würden. Aus diesem Grund seien im vorliegenden Verfahren insbesondere die Rechtsfragen von grundsätzlicher Bedeutung zu beantworten, ob direkt gestützt auf Bundesrecht oder die Kantonsverfassung ein Haftungsanspruch bestehe.
1.2.4. Es mag zutreffen, dass in der Rechtsprechung bis anhin nicht sämtliche Fragen im Zusammenhang mit der Einstufung von verfassungsmässigen Rechten als Rechtsgrundlage einer staatlichen Entschädigungspflicht oder als Schutznormen bei reinen Vermögensschäden restlos geklärt sind. Die vom Beschwerdeführer zur Begründung eines Schadenersatzanspruches erhobenen Rügen betreffen jedoch durchwegs die Verletzung von kantonalem Recht (Art. 71 KV/BE; Art. 100 ff. PG/BE) oder von als subsidiäres kantonales Recht (allenfalls) zur Anwendung gelangendem Bundesrecht (Art. 41 OR in Verbindung mit Art. 105 PG/BE) sowie von verfassungsmässigen Rechten, weshalb die durch eine subsidiäre Verfassungsbeschwerde (Art. 113 ff. BGG) nicht herbeiführbare einheitliche Auslegung von Bundesrecht nicht in Frage steht. Die sich stellenden Rechtsfragen sind damit nicht von grundsätzlicher, eine Ausnahme vom Streitwerterfordernis rechtfertigender Bedeutung im Sinne der bundesgerichtlichen Rechtsprechung (oben, E. 1.2.2). Auf die Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten ist nicht einzutreten (Art. 85 Abs. 2 BGG).
1.3. Offen steht dagegen die subsidiäre Verfassungsbeschwerde (Art. 113 BGG; <ref-ruling> E. 2.1 S. 231; Urteil 2D_36/2013 vom 20. Januar 2014 E.2). Mit subsidiärer Verfassungsbeschwerde kann ausschliesslich die Verletzung von verfassungsmässigen Rechten gerügt werden (Art. 116 BGG). Die Verletzung von Grundrechten prüft das Bundesgericht nur insoweit, als eine solche Rüge in der Beschwerde präzise vorgebracht und begründet worden ist; es gilt eine qualifizierte Rügepflicht (Art. 106 Abs. 2 in Verbindung mit Art. 117 BGG; <ref-ruling> E. 2.2 S. 232; <ref-ruling> E. 2.2 S. 246; <ref-ruling> E. 1.4.2 S. 254; Urteil 2D_34/2012 vom 26. Oktober 2012 E. 1.2). Nicht einzutreten ist zum Vorneherein auf die mit subsidiärer Verfassungsbeschwerde nicht zulässige Rüge der Verletzung von einfachem kantonalem Gesetzesrecht (Art. 107 Abs. 3 VRPG/BE; Art. 194 Abs. 3 StG/BE).
1.4. Zur Verfassungsbeschwerde legitimiert ist, wer ein rechtlich geschütztes Interesse an der Aufhebung oder Änderung des angefochtenen Entscheids hat (Art. 115 lit. b BGG). Die massgeblichen rechtlich geschützten Interessen können sich unmittelbar aus bundesverfassungsrechtlichen Verfahrensgarantien oder aus einem als verletzt gerügten speziellen Grundrecht ergeben, sofern es auf dem Gebiet liegt, das die betreffende Verfassungsbestimmung beschlägt (<ref-ruling> E. 3.2 S. 235, Urteil 2D_36/2013 vom 20. Januar 2014 E. 2.2). Der Beschwerdeführer erachtet sich auf Grund einer willkürlichen Verletzung von Art. 71 KV/BE, einer willkürlichen Anwendung von Art. 100 PG/BE und einer willkürlichen Anwendung von verfassungsmässigen Grundrechten und Verfahrensgrundsätzen (Art.9 BV) in seiner vertrauensschutzrechtlichen Ausprägung und Art. 29 BV als materiell beschwert. Auf die subsidiäre Verfassungsbeschwerde ist, vorbehältlich der Erfüllung der qualifizierten Rügepflicht (Art. 106 Abs. 2 BGG), einzutreten.
1.5. Das Bundesgericht legt seinem Urteil den Sachverhalt zu Grunde, den die Vorinstanz festgestellt hat (Art. 118 BGG). Es kann die Sachverhaltsfeststellung der Vorinstanz von Amtes wegen berichtigen oder ergänzen, wenn sie auf einer Rechtsverletzung im Sinne von Art. 116 BGG beruht (Art. 118 Abs. 2 BGG). In der Beschwerdeschrift - und damit innert der gesetzlichen Beschwerdefrist (Art. 100 BGG) - ist darzulegen, dass die Vorinstanz den Sachverhalt unter Verletzung verfassungsmässiger Rechte (Art. 118 BGG i.V.m. Art. 116 BGG) nicht oder unrichtig festgestellt hat. Neben der Erheblichkeit der gerügten Tatsachenfeststellung für den Ausgang des Verfahrens ist klar und detailliert darzutun, inwiefern diese verfassungswidrig, insbesondere willkürlich ist (Art. 9 BV), d.h. mit der tatsächlichen Situation in klarem Widerspruch steht, auf einem offenkundigen Versehen beruht oder sich sachlich in keiner Weise rechtfertigen lässt (<ref-ruling> E. 7.1 S. 398).
2.
Die Beschwerdeschrift enthält weitschweifige Ausführungen zur angeblich unrichtigen oder unvollständigen oder willkürlichen vorinstanzlichen Sachverhaltsfeststellung, zeigt jedoch nicht auf, inwiefern bei einer nach Ansicht des Beschwerdeführers korrekten Ermittlung des Sachverhalts ein anderer Entscheid in der Sache möglich wäre und die Behebung dieses Mangels somit wesentlich für den Verfahrensausgang sein könnte (vgl. zu dieser Anforderung auch bei einer Anwendung von Art. 118 BGG <ref-ruling> E. 7.1 S. 398; zum Inhalt SCHOTT, Basler Kommentar zum Bundesgerichtsgesetz, 2. Aufl. 2011, N. 23 zu Art. 97 BGG). Insbesondere wird nicht mit Aktenhinweisen aufgezeigt, dass für den natürlichen Kausalzusammenhang relevante Umstände prozesskonform in das vorinstanzliche Verfahren eingebracht, von der Vorinstanz in Verletzung verfassungsmässiger Rechte nicht berücksichtigt worden und bei einer Berücksichtigung dieser Umstände ein anderer Verfahrensausgang möglich gewesen wäre. Ebensowenig wurde dargetan, dass der Beschwerdeführer keine Veranlassung hatte, diese Tatsachen bereits in das vorinstanzliche Verfahren einzubringen, sondern erst der angefochtene Entscheid Anlass zu entsprechenden Vorbringen gab (Art. 99 Abs. 1 BGG; vgl. MÜNCH/LUCZAK, Beschwerde in Zivilsachen, in: Prozessieren vor dem Bundesgericht, 3. Aufl. 2011, N. 2.69). Auf die Rüge der unter Verletzung von verfassungsmässigen Rechten erstellten Sachverhaltsfeststellung ist bereits aus diesem Grund und ohne nähere Prüfung der Erfüllung der qualifizierten Rügepflicht (Art. 118 BGG i.V.m. Art. 116 BGG und Art. 106 Abs. 2 BGG) sowie ihrer novenrechtlichen Zulässigkeit (Art. 99 Abs. 1 BGG) nicht einzutreten und sind die eingereichten Beweisanträge nicht abzunehmen.
Steht nicht fest, dass bei einer Abnahme angeblich durch die Vorinstanz nicht berücksichtigter Beweisanträge - insbesondere einer Befragung der betreffenden Mitarbeiter der Steuerverwaltung - ein anderer Verfahrensausgang zu erwarten gewesen wäre, liegt darin keine Verletzung des verfassungsmässigen Rechts auf Beweis (Art. 29 Abs. 2 BV; <ref-ruling> E. 5.3 S. 148). Indem die Vorinstanz nicht entscheiderhebliche rechtliche Vorbringen des Beschwerdeführers unberücksichtigt liess, hat sie das rechtliche Gehör des Beschwerdeführers (Art. 29 Abs. 2 BV) insbesondere in seiner Ausprägung als Begründungspflicht, nicht verletzt (<ref-ruling> E. 5 S. 248 ff.; Urteil 1C_534/2012 vom 16. Juli 2013 E. 2.5; Urteil 2C_588/2013 vom 20. November 2013 E. 3.2; EHRENZELLER, Basler Kommentar zum Bundesgerichtsgesetz, 2. Aufl. 2011, N. 7 zu Art. 112 BGG).
3.
Die Vorinstanz hat den Entschädigungsanspruch des Beschwerdeführers auf Grund des fehlenden Konnexes zwischen einer Auskunft der Steuerverwaltung des Kantons Bern und des vermeintlichen Schadens in Form der Honorarforderung eines mandatierten Anwalts verneint. Sie führte aus, Ursache der Mandatierung des Anwalts sei nicht eine angebliche Zusicherung der Steuerverwaltung des Kantons Bern, sondern das als schleppend empfundene Verfahren auf Rückerstattung der entrichteten Quellensteuer sowie der Umstand, dass die Steuerverwaltung des Kantons Bern nicht entsprechend ihren eigenen Zusicherungen gehandelt habe.
Der Beschwerdeführer rügt, die Vorinstanz habe in willkürlicher Art und Weise und damit entgegen Verfassungsgrundsätzen das Vorliegen eines adäquaten Kausalzusammenhangs zwischen dem in Frage stehenden prozessbezogenen Verhalten der Behörde und dem entstandenen Schaden verneint. Unter dem Gesichtspunkt der adäquaten Kausalität könne es keinen Unterschied machen, ob er nach monatelanger Desinformation durch die Steuerverwaltung das Vertrauen verloren oder infolge von Zusicherungen Dispositionen getätigt habe. Wesentlich sei einzig, ob die Falschauskünfte der Steuerverwaltung als adäquate und damit als haftungsbegründende Ursache der als Schaden empfundenen Honorarforderung des mandatierten Anwalts zu gelten habe. Ohne die Falschauskunft über den Verbleib der entrichteten Steuer hätte er nach dem gewöhnlichen Lauf der Dinge und der allgemeinen Lebenserfahrung sehr wahrscheinlich keinen Anwalt beigezogen, da er in diesem Fall korrekt darüber informiert worden wäre, dass sich das Geld bereits im Kanton Bern befinde. In diesem Falle hätte die Steuerverwaltung des Kantons Bern sehr wahrscheinlich schon im Oktober 2011, nach der ersten Anfrage der Vertreterin des Beschwerdeführers, eine Abrechnung erstellt und ihm die bezahlte Quellensteuer entweder zurückerstattet oder bei der Begleichung seiner Steuerschulden innert nützlicher Frist angerechnet.
3.1. Die Feststellung der Vorinstanz, die angeblichen Zusicherungen der Steuerverwaltung seien nicht ursächlich für die Mandatierung eines Anwalts, betreffen den natürlichen Kausalzusammenhang und damit eine Tatfrage ( MEYER/DORMANN, Basler Kommentar zum Bundesgerichtsgesetz, 2. Aufl. 2011, N. 34c zu Art. 105 BGG; MÜNCH/LUCZAK, a.a.O., N. 2.55). Die natürliche Kausalität ist gegeben, wenn ein Handeln Ursache im Sinn einer conditio sine qua non für den Eintritt eines Schadens ist. Rechtsfragen sind hingegen die mit dem Rechtsbegriff der Adäquanz in Zusammenhang stehenden Fragen, mithin ob das als Ursache des Schadens ermittelte Ereignis nach dem gewöhnlichen Lauf der Dinge und der allgemeinen Lebenserfahrung geeignet war, einen Schaden der eingetretenen Art herbeizuführen (<ref-ruling> E. 2.2 S. 718; MEYER/DORMANN, a.a.O., N. 35b zu Art. 105 BGG).
Vorliegend ist weder dargetan noch ersichtlich, dass die Vorinstanz den Rechtsbegriff der Adäquanz verkannt hätte. Die Rügen des Beschwerdeführers zielen denn auch nicht auf die der Adäquanztheorie inhärente Begrenzungsfunktion auf rechtserhebliche Tatsachen ( TSCHANNEN/ZIMMERLI/MÜLLER, a.a.O., S. 602), sondern richten sich vielmehr dagegen, dass die Vorinstanz überhaupt einen natürlichen Kausalzusammenhang zwischen den angeblich erteilten Falschauskünften und der Mandatierung des Anwalts verneint hat. Die erhobenen Rügen betreffen damit eine Tatfrage und die vorinstanzliche Beweiswürdigung.
3.2. Das Bundesgericht greift in die Beweiswürdigung des Sachgerichts nur ein, wenn diese willkürlich ist (<ref-ruling> E. 2.1 S. 9; Urteil 4A_56/2013 vom 4. Juni 2013 E. 2; MÜNCH/LUCZAK, a.a.O., N. 2.67 ff.). Willkür liegt nicht schon dann vor, wenn eine andere Lösung ebenfalls in Betracht zu ziehen oder gar vorzuziehen wäre, sondern nur, wenn der angefochtene Entscheid offensichtlich unhaltbar ist, mit der tatsächlichen Situation in klarem Widerspruch steht, eine Norm oder einen unumstrittenen Rechtsgrundsatz krass verletzt oder in stossender Weise dem Gerechtigkeitsgedanken zuwiderläuft (<ref-ruling> E. 5.1 S. 22; <ref-ruling> E. 4.1 S. 133; <ref-ruling> E. 2.1 S. 211). Dies ist insbesondere dann der Fall, wenn das Sachgericht offensichtlich unhaltbare Schlüsse zieht, erhebliche Beweise übersieht oder solche willkürlich ausser Acht lässt (vgl. <ref-ruling> E. 2.1 S. 9; <ref-ruling> E. 4b S. 40). Inwiefern die vorinstanzliche Beweiswürdigung willkürlich sein soll, ist in der Beschwerde klar und detailliert aufzuzeigen (BGE <ref-ruling> E. 2.2 S. 246; <ref-ruling> E. 1.3 S. 262). Insbesondere ist im Einzelnen darzulegen, dass und weshalb die im angefochtenen Entscheid enthaltene Beweiswürdigung unter gar keinen Umständen zutreffen kann ( MÜNCH/LUCZAK, a.a.O., N. 2.69). Namentlich genügt es nicht, einzelne Beweise anzuführen, die anders als im angefochtenen Entscheid gewichtet werden sollen, und dem Bundesgericht in appellatorischer Kritik die eigene Auffassung zu unterbreiten, als ob diesem freie Sachverhaltsprüfung zukäme (vgl. <ref-ruling> E. 2b S. 88).
3.3. Der Beschwerdeführer legt nicht im Sinne der für die Verletzung von verfassungsmässigen Rechten (Art. 118 BGG i.V.m. Art. 116 BGG und Art. 106 Abs. 2 BGG) vorausgesetzten qualifizierten Rügepflicht dar, inwiefern der Schluss der Vorinstanz, nicht die angeblichen Falschauskünfte der Steuerverwaltung des Kantons Bern, sondern die versehentliche Überweisung der zu Unrecht entrichteten Quellensteuer an die Steuerverwaltung des Kantons Freiburg und die anschliessend als schleppend empfundene Rückerstattung seien ursächlich für die Mandatierung eines Anwalts gewesen, eindeutig unhaltbar etwa in dem Sinn wäre, dass die Vorinstanz offensichtlich nicht vertretbare Schlüsse gezogen, erhebliche Beweise übersehen oder solche willkürlich ausser Acht gelassen hätte. Er hat mithin nicht aufgezeigt, dass diese vorinstanzliche Beweiswürdigung unter keinen Umständen zutreffen kann. Dass die dem Bundesgericht unterbreitete eigene Auffassung des Beschwerdeführers über den natürlichen Kausalzusammenhang ebenfalls in Betracht zu ziehen oder gar vorzuziehen wäre, lässt die vorinstanzliche Beweiswürdigung noch nicht als willkürlich erscheinen. Die Beschwerde erweist sich in diesem Punkt als unbegründet.
4.
4.1. Ungeachtet dessen, ob die Entschädigung für enttäuschtes Vertrauen in behördliche Zusicherungen (Art. 9 BV) direkt gestützt auf diese verfassungsrechtliche Bestimmung oder auf das kantonale öffentliche Entschädigungsrecht ausgerichtet wird, ist unbestritten, dass die Entschädigung anstelle der Rechtsfolge der Bindung an die Vertrauensgrundlage tritt und somit nur entrichtet werden kann, wenn die Voraussetzungen für den Vertrauensschutz überhaupt vorliegen (Urteil 2C_502/2013 vom 30.September 2013 E.2.1, Urteil 8C_542/2007 vom 14. April 2008 E. 4.2; WEBER-DÜRLER, a.a.O., S. 16 ff.). Eine Berufung auf den Grundsatz von Treu und Glauben (Art. 9 BV) unter diesem Aspekt hängt insbesondere von einer nicht ohne Nachteil rückgängig machbaren Disposition im Vertrauen auf die Richtigkeit der behördlichen Auskunft (Urteil 8C_542/2007 vom 14. April 2008 E. 3; WEBER-DÜRLER, a.a.O., S. 3; TSCHANNEN/ZIMMERLI/MÜLLER, a.a.O., S. 177) und damit von einem Konnex zwischen der unzutreffenden Auskunft und dem erlittenen Nachteil ab. Ein solcher Konnex wird in Form eines natürlichen Kausalzusammenhangs zwischen dem schädigenden Ereignis und dem erlittenen Schaden durchwegs auch für Schadenersatzansprüche gegen den Staat vorausgesetzt ( TSCHANNEN/ZIMMERLI/MÜLLER, a.a.O., S. 584, 602; WICHTERMANN, in: Müller/Feller [Hrsg.], Bernisches Verwaltungsrecht, 2.Aufl. 2013, S. 127 f.). Steht auf Grund der für das Bundesgericht verbindlichen vorinstanzlichen Sachverhaltsfeststellung fest, dass ein solcher Konnex zwischen der angeblichen Falschauskunft der Steuerverwaltung des Kantons Bern und dem Eintritt eines Schadens in Form der Honorarforderung eines mandatierten Anwalts nicht besteht, erweist sich die Beschwerde wegen Verletzung von Art. 9 BV oder von Art. 5 Abs. 3 BV oder willkürlicher Anwendung von Art. 71 KV/BE oder Art. 100 ff. PG/BE zum Vornherein als unbegründet. Die Beschwerde ist in diesem Punkt abzuweisen.
4.2. Eine Verletzung des Rechtsgleichheitsgebots (Art. 8 BV) ist weder in rechtsgenügender Weise dargetan (Art. 106 Abs. 2 BGG) noch ersichtlich, weshalb auf diese Rüge nicht eingetreten werden kann.
5.
Die subsidiäre Verfassungsbeschwerde ist abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist. Die Gerichtskosten sind dem Beschwerdeführer aufzuerlegen (Art. 66 Abs. 1 BGG). Parteientschädigungen sind nicht auszurichten (Art.68 Abs.1 und 3 BGG). Der Verfahrensausgang rechtfertigt keine Neuverlegung der vorinstanzlichen Kosten- und Entschädigungsfolgen (Art. 67 BGG und Art. 68 Abs. 5 BGG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.
Auf die Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten wird nicht eingetreten.
2.
Die subsidiäre Verfassungsbeschwerde wird abgewiesen, soweit darauf eingetreten wird.
3.
Die Gerichtskosten für das bundesgerichtliche Verfahren von Fr. 2'000.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
4.
Dieses Urteil wird den Verfahrensbeteiligten und dem Verwaltungsgericht des Kantons Bern, Einzelrichterin, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 24. Oktober 2014
Im Namen der II. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Zünd
Die Gerichtsschreiberin: Mayhall | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['483b92a7-d444-44f2-9a87-528432654c27', 'b1ada977-c35a-4b6f-bc4d-46e84223723d', '77a75692-9c2f-4555-8eae-b7f7d27acc3a', 'b1ada977-c35a-4b6f-bc4d-46e84223723d', 'a281decf-3da2-458a-8b88-808de3119587', 'b1ada977-c35a-4b6f-bc4d-46e84223723d', 'd3698f9d-c99e-4acc-b18d-eed5e016ebf0', '070fda92-ebf1-43db-a3d2-ba17e346472e', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', 'd3698f9d-c99e-4acc-b18d-eed5e016ebf0', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', '4c850f4c-dd43-49cd-8bda-54c7a0cc5680', 'a4f45f61-a822-4f90-9cbb-411737f59975', '1b6325db-4962-40dc-ad9c-77efc5b117f6', 'c985477b-8e83-4525-8e04-28850a2530e0', '9db51c71-66cb-465d-9c22-342829ab7fa2', '582bc9a7-cdb9-4d93-baa3-4ea80a63d3f3', 'cffa8fe1-650d-4111-bc5c-8e25fc64fc41', 'c985477b-8e83-4525-8e04-28850a2530e0', '9660cb38-fdff-41a5-9955-724e26c56ec2', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '391e8936-301d-4327-a143-59fec33dfe22', 'e9d02d04-fb13-4f05-8878-a7e19eca94a5'] | [] |
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Sachverhalt:
A. G._, geboren 1970, arbeitete teils selbstständig erwerbend als Landwirt und teils unselbstständig erwerbend für die Sägerei- und Holzhandels-Firma X._. Er litt seit Jahren an Rückenschmerzen, weshalb bereits 1990 die Rekrutenschule abgebrochen werden musste. Nach einem Bandscheibenvorfall vom April 2001 meldete er sich am 14. Januar 2002 bei der Invalidenversicherung zum Leistungsbezug an. Die im Auftrag des Hausarztes Dr. med. R._ am 30. Mai 2001 im Radiologischen Institut Y._ für das Spital Q._ erstellte Computertomographie zeigte eine links mediolaterale Diskushernie L5/S1 mit wahrscheinlich irritierter Nervenwurzel S1 sowie eine breitflächige exzentrische mediolaterale Protrusion L4/5 mit nur minimaler neuroforaminaler Einengung. Der behandelnde Facharzt für Rheumatologie und Innere Medizin FMH Dr. med. L._ diagnostizierte ein lumboradikuläres Syndrom links ohne sensomotorische Ausfälle bei Diskushernie L4/5 (bis intraforamina) und mediolateral links L5/S1 sowie einen Status nach zweimaliger Periduralinfiltration und einen Status nach lumbalem Morbus Scheuermann (Bericht vom 28. November 2001). Gestützt auf die weiteren medizinischen und erwerblichen Abklärungen sprach die IV-Stelle Uri G._ mit Wirkung ab 1. April 2002 eine ganze Invalidenrente zu (Verfügungen vom 4. Juni und 9. September 2003). Nachdem der Versicherte die im Mai 2003 im Spital Z._ vorgesehene neurochirurgische Abklärung mittels Magnetresonanztomographie nicht mehr hatte durchführen lassen, beauftragte die IV-Stelle Dr. med. L._ mit der Erstellung eines Gutachtens. Basierend auf dessen Bericht vom 15. November 2004 hob die IV-Stelle die Invalidenrente bei einem Invaliditätsgrad von 0 % mit Verfügung vom 28. Februar 2005 auf und hielt daran mit Einspracheentscheid vom 25. August 2005 fest.
A. G._, geboren 1970, arbeitete teils selbstständig erwerbend als Landwirt und teils unselbstständig erwerbend für die Sägerei- und Holzhandels-Firma X._. Er litt seit Jahren an Rückenschmerzen, weshalb bereits 1990 die Rekrutenschule abgebrochen werden musste. Nach einem Bandscheibenvorfall vom April 2001 meldete er sich am 14. Januar 2002 bei der Invalidenversicherung zum Leistungsbezug an. Die im Auftrag des Hausarztes Dr. med. R._ am 30. Mai 2001 im Radiologischen Institut Y._ für das Spital Q._ erstellte Computertomographie zeigte eine links mediolaterale Diskushernie L5/S1 mit wahrscheinlich irritierter Nervenwurzel S1 sowie eine breitflächige exzentrische mediolaterale Protrusion L4/5 mit nur minimaler neuroforaminaler Einengung. Der behandelnde Facharzt für Rheumatologie und Innere Medizin FMH Dr. med. L._ diagnostizierte ein lumboradikuläres Syndrom links ohne sensomotorische Ausfälle bei Diskushernie L4/5 (bis intraforamina) und mediolateral links L5/S1 sowie einen Status nach zweimaliger Periduralinfiltration und einen Status nach lumbalem Morbus Scheuermann (Bericht vom 28. November 2001). Gestützt auf die weiteren medizinischen und erwerblichen Abklärungen sprach die IV-Stelle Uri G._ mit Wirkung ab 1. April 2002 eine ganze Invalidenrente zu (Verfügungen vom 4. Juni und 9. September 2003). Nachdem der Versicherte die im Mai 2003 im Spital Z._ vorgesehene neurochirurgische Abklärung mittels Magnetresonanztomographie nicht mehr hatte durchführen lassen, beauftragte die IV-Stelle Dr. med. L._ mit der Erstellung eines Gutachtens. Basierend auf dessen Bericht vom 15. November 2004 hob die IV-Stelle die Invalidenrente bei einem Invaliditätsgrad von 0 % mit Verfügung vom 28. Februar 2005 auf und hielt daran mit Einspracheentscheid vom 25. August 2005 fest.
B. Die hiegegen erhobene Beschwerde des G._ hiess das Obergericht des Kantons Uri, Verwaltungsrechtliche Abteilung, mit Entscheid vom 12. Mai 2006 gut, hob den Einspracheentscheid vom 25. August 2005 auf und stellte fest, dass der Versicherte weiterhin Anspruch auf eine ganze Invalidenrente habe.
B. Die hiegegen erhobene Beschwerde des G._ hiess das Obergericht des Kantons Uri, Verwaltungsrechtliche Abteilung, mit Entscheid vom 12. Mai 2006 gut, hob den Einspracheentscheid vom 25. August 2005 auf und stellte fest, dass der Versicherte weiterhin Anspruch auf eine ganze Invalidenrente habe.
C. Mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde beantragt die IV-Stelle sinngemäss die Aufhebung des angefochtenen Gerichtsentscheids.
Während G._ auf Abweisung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde schliesst, verzichtet das Bundesamt für Sozialversicherungen (BSV) auf eine Vernehmlassung. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. 1.1 Am 1. Januar 2007 ist das Bundesgesetz über das Bundesgericht vom 17. Juni 2005 (BGG; SR 173.110) in Kraft getreten (AS 2006 1205, 1243). Damit wurde das Eidgenössische Versicherungsgericht und das Bundesgericht in Lausanne zu einem einheitlichen Bundesgericht (an zwei Standorten) zusammengefügt (Seiler/von Werdt/Güngerich, Bundesgerichtsgesetz [BGG], Bern 2007, S. 10 Rz 75) und es wurde die Organisation und das Verfahren des obersten Gerichts umfassend neu geregelt. Dieses Gesetz ist auf die nach seinem Inkrafttreten eingeleiteten Verfahren des Bundesgerichts anwendbar, auf ein Beschwerdeverfahren jedoch nur dann, wenn auch der angefochtene Entscheid nach dem Inkrafttreten dieses Gesetzes ergangen ist (Art. 132 Abs. 1 BGG). Da der kantonale Gerichtsentscheid am 12. Mai 2006 und somit vor dem 1. Januar 2007 erlassen wurde, richtet sich das Verfahren nach dem bis 31. Dezember 2006 in Kraft gestandenen Bundesgesetz über die Organisation der Bundesrechtspflege (OG) vom 16. Dezember 1943 (vgl. <ref-ruling> E. 1.2 S. 395).
1.2 Der angefochtene Entscheid betrifft Leistungen der Invalidenversicherung. Nach Art. 132 Abs. 1 OG in der Fassung gemäss Ziff. III des Bundesgesetzes vom 16. Dezember 2005 über die Änderung des IVG (in Kraft seit 1. Juli 2006) kann in Verfahren um die Bewilligung oder Verweigerung von Versicherungsleistungen in Abweichung von Art. 104 und 105 OG auch die Unangemessenheit der angefochtenen Verfügung beurteilt werden, wobei das Gericht an die vorinstanzliche Feststellung der Sachverhalts nicht gebunden ist. Gemäss Art. 132 Abs. 2 OG gelten diese Abweichungen nicht, wenn der angefochtene Entscheid Leistungen der Invalidenversicherung betrifft. Nach Ziff. II lit. c des Bundesgesetzes vom 16. Dezember 2005 ist indessen auf die im Zeitpunkt des Inkrafttretens der Änderung beim Eidgenössischen Versicherungsgericht anhängig gemachten Beschwerden bisheriges Recht anwendbar. Da die hier zu beurteilende Beschwerde am 1. Juli 2006 beim Eidgenössischen Versicherungsgericht hängig war, richtet sich die Kognition des nunmehr urteilenden Bundesgerichts nach der bis Ende Juni 2006 gültigen Fassung von Art. 132 OG, welche dem neuen Abs. 1 entspricht.
1.2 Der angefochtene Entscheid betrifft Leistungen der Invalidenversicherung. Nach Art. 132 Abs. 1 OG in der Fassung gemäss Ziff. III des Bundesgesetzes vom 16. Dezember 2005 über die Änderung des IVG (in Kraft seit 1. Juli 2006) kann in Verfahren um die Bewilligung oder Verweigerung von Versicherungsleistungen in Abweichung von Art. 104 und 105 OG auch die Unangemessenheit der angefochtenen Verfügung beurteilt werden, wobei das Gericht an die vorinstanzliche Feststellung der Sachverhalts nicht gebunden ist. Gemäss Art. 132 Abs. 2 OG gelten diese Abweichungen nicht, wenn der angefochtene Entscheid Leistungen der Invalidenversicherung betrifft. Nach Ziff. II lit. c des Bundesgesetzes vom 16. Dezember 2005 ist indessen auf die im Zeitpunkt des Inkrafttretens der Änderung beim Eidgenössischen Versicherungsgericht anhängig gemachten Beschwerden bisheriges Recht anwendbar. Da die hier zu beurteilende Beschwerde am 1. Juli 2006 beim Eidgenössischen Versicherungsgericht hängig war, richtet sich die Kognition des nunmehr urteilenden Bundesgerichts nach der bis Ende Juni 2006 gültigen Fassung von Art. 132 OG, welche dem neuen Abs. 1 entspricht.
2. Streitig ist, ob die gemäss rechtskräftigen Verfügungen vom 4. Juni und 9. September 2003 seit 1. April 2002 ausgerichtete ganze Invalidenrente auf Ende des der Zustellung der Verfügung vom 28. Februar 2005 folgenden Monats - d.h. ab 1. Mai 2005 - aufzuheben ist.
2.1 Ändert sich der Invaliditätsgrad eines Rentenbezügers erheblich, so wird gemäss Art. 17 ATSG die Rente von Amtes wegen oder auf Gesuch hin für die Zukunft entsprechend erhöht, herabgesetzt oder aufgehoben (Abs. 1). Die Frage der wesentlichen Änderung in den tatsächlichen Verhältnissen beurteilt sich durch Vergleich des Sachverhalts, wie er im Zeitpunkt der unangefochten in Rechtskraft erwachsenen Verfügung vom 9. September 2003 bestanden hat, mit demjenigen zur Zeit der Neubeurteilung (<ref-ruling> E. 3.5.2 S. 351, 125 V 368 E. 2 [mit Hinweis] S. 369; siehe auch <ref-ruling> E. 2b S. 372 und 387 E. 1b S. 390) bei Erlass des Einspracheentscheides vom 25. August 2005 (<ref-ruling> E. 1 S. 169, SVR 2006 IV Nr. 10 S. 38 E. 2.1, I 457/04, mit Hinweisen). Eine bloss unterschiedliche Beurteilung eines im Wesentlichen gleich gebliebenen Sachverhalts stellt praxisgemäss keine revisionsbegründende Änderung dar (<ref-ruling> E. 2b S. 372 mit Hinweisen; SVR 2004 IV Nr. 5 S. 13 E. 2, I 574/02; Urteile I 817/05 vom 5. Februar 2007, E. 3.2.1, und I 49/06 vom 4. Oktober 2006 ,E. 2.1).
2.2 An der Massgeblichkeit der altrechtlichen, zu Art. 41 IVG (aufgehoben auf den 31. Dezember 2002; nachfolgend: Art. 41 aIVG) entwickelten Grundsätze hat das Inkrafttreten des Bundesgesetzes über den Allgemeinen Teil des Sozialversicherungsrechts (ATSG) vom 6. Oktober 2000, der dazugehörenden Verordnung über den Allgemeinen Teil des Sozialversicherungsrechts (ATSV) vom 11. September 2002 sowie der damit in Zusammenhang stehenden Revisionen auf Gesetzes- und Verordnungsstufe auf den 1. Januar 2003 hin nichts geändert (<ref-ruling> E. 3.5 S. 349 ff.). Gleiches gilt hinsichtlich der seit 1. Januar 2004 in Geltung stehenden 4. IV-Revision (Bundesgesetz über die Invalidenversicherung vom 21. März 2003, Verordnung über die Invalidenversicherung vom 21. Mai 2003), bei welcher namentlich Art. 17 ATSG (Revision der Invalidenrente und anderer Dauerleistungen) sowie Art. 87 Abs. 3 und 4 IVV unverändert geblieben sind. Dies trifft nicht zu auf Art. 28 IVG, worin die massgebende Invalidität neu umschrieben wird. Die auf den 1. Januar 2004 geänderte Rechtslage betreffend die Invaliditätsbemessung (Art. 28 IVG) sowie die sachbezüglichen Schlussbestimmungen der Änderung vom 21. März 2003 (4. IV-Revision), insbesondere lit. d-f zur Besitzstandswahrung, sind auch bei der Rentenzusprechung im Wege der Revision beachtlich (SVR 2006 IV Nr. 10 S. 39 Erw. 2.2 in fine, I 457/04; Urteile I 817/05 vom 5. Februar 2007, E. 3.2.2, und I 49/06 vom 4. Oktober 2006 ,E. 2.2).
2.2 An der Massgeblichkeit der altrechtlichen, zu Art. 41 IVG (aufgehoben auf den 31. Dezember 2002; nachfolgend: Art. 41 aIVG) entwickelten Grundsätze hat das Inkrafttreten des Bundesgesetzes über den Allgemeinen Teil des Sozialversicherungsrechts (ATSG) vom 6. Oktober 2000, der dazugehörenden Verordnung über den Allgemeinen Teil des Sozialversicherungsrechts (ATSV) vom 11. September 2002 sowie der damit in Zusammenhang stehenden Revisionen auf Gesetzes- und Verordnungsstufe auf den 1. Januar 2003 hin nichts geändert (<ref-ruling> E. 3.5 S. 349 ff.). Gleiches gilt hinsichtlich der seit 1. Januar 2004 in Geltung stehenden 4. IV-Revision (Bundesgesetz über die Invalidenversicherung vom 21. März 2003, Verordnung über die Invalidenversicherung vom 21. Mai 2003), bei welcher namentlich Art. 17 ATSG (Revision der Invalidenrente und anderer Dauerleistungen) sowie Art. 87 Abs. 3 und 4 IVV unverändert geblieben sind. Dies trifft nicht zu auf Art. 28 IVG, worin die massgebende Invalidität neu umschrieben wird. Die auf den 1. Januar 2004 geänderte Rechtslage betreffend die Invaliditätsbemessung (Art. 28 IVG) sowie die sachbezüglichen Schlussbestimmungen der Änderung vom 21. März 2003 (4. IV-Revision), insbesondere lit. d-f zur Besitzstandswahrung, sind auch bei der Rentenzusprechung im Wege der Revision beachtlich (SVR 2006 IV Nr. 10 S. 39 Erw. 2.2 in fine, I 457/04; Urteile I 817/05 vom 5. Februar 2007, E. 3.2.2, und I 49/06 vom 4. Oktober 2006 ,E. 2.2).
3. Die IV-Stelle hat im Einspracheentscheid vom 25. August 2005 die massgebenden Bestimmungen und Grundsätze zu den Voraussetzungen und zum Umfang des Anspruches auf eine Rente der Invalidenversicherung (bis 31. Dezember 2003: Art. 28 Abs. 1 und Abs. 1bis aIVG in der bis 31. Dezember 2003 gültig gewesenen Fassung; ab 1. Januar 2004: Art. 28 Abs. 1 IVG in der seit 1. Januar 2004 geltenden Fassung) sowie zur Invaliditätsbemessung bei Erwerbstätigen nach der allgemeinen Methode des Einkommensvergleichs (bis 31. Dezember 2002: Art. 28 Abs. 2 aIVG in der bis 31. Dezember 2002 gültig gewesenen Fassung; ab 1. Januar 2003: Art. 16 ATSG; <ref-ruling> E. 1 S. 30, 104 V 135 E. 2a und b S. 136; vgl. auch <ref-ruling> E. 3.4 S. 348) zutreffend dargelegt. Gleiches gilt in Bezug auf die Aufgabe des Arztes oder der Ärztin im Rahmen der Invaliditätsbemessung (<ref-ruling> E. 4 S. 261, AHI 2002 S. 70, I 82/01). Darauf wird verwiesen.
3. Die IV-Stelle hat im Einspracheentscheid vom 25. August 2005 die massgebenden Bestimmungen und Grundsätze zu den Voraussetzungen und zum Umfang des Anspruches auf eine Rente der Invalidenversicherung (bis 31. Dezember 2003: Art. 28 Abs. 1 und Abs. 1bis aIVG in der bis 31. Dezember 2003 gültig gewesenen Fassung; ab 1. Januar 2004: Art. 28 Abs. 1 IVG in der seit 1. Januar 2004 geltenden Fassung) sowie zur Invaliditätsbemessung bei Erwerbstätigen nach der allgemeinen Methode des Einkommensvergleichs (bis 31. Dezember 2002: Art. 28 Abs. 2 aIVG in der bis 31. Dezember 2002 gültig gewesenen Fassung; ab 1. Januar 2003: Art. 16 ATSG; <ref-ruling> E. 1 S. 30, 104 V 135 E. 2a und b S. 136; vgl. auch <ref-ruling> E. 3.4 S. 348) zutreffend dargelegt. Gleiches gilt in Bezug auf die Aufgabe des Arztes oder der Ärztin im Rahmen der Invaliditätsbemessung (<ref-ruling> E. 4 S. 261, AHI 2002 S. 70, I 82/01). Darauf wird verwiesen.
4. 4.1 Die Beschwerde führende IV-Stelle vertrat gestützt auf die ausschlaggebende medizinische Beurteilung des behandelnden Rheumatologen Dr. med. L._ vom 15. November 2004 sowie unter Mitberücksichtigung der Stellungnahmen des regionalen ärztlichen Dienstes der IV (RAD) vom 18. August 2005 und 22. Mai 2006 die Auffassung, der Gesundheitszustand des Versicherten habe sich wesentlich verbessert. Sei er ab April 2001 voll arbeitsunfähig gewesen, so seien ihm nunmehr gemäss Einschätzung des Dr. med. L._ leichte bis mittelschwere, rückenschonend und wechselbelastend ausführbare Tätigkeiten ohne Heben schwerer Lasten und ohne vornübergeneigte unphysiologische Positionen bei vollem Zeit- und Leistungspensum zumutbar. Durch die erwerbliche Verwertung einer solchen angepassten Tätigkeit erleide er trotz körperlicher Einschränkungen keine invaliditätsbedingte Erwerbseinbusse, weshalb die mit Einspracheentscheid vom 25. August 2005 bestätigte Aufhebung der Invalidenrente rechtens und der vorinstanzliche Gerichtsentscheid aufzuheben seien.
4.2 Demgegenüber ist laut angefochtenem Entscheid im massgebenden Vergleichszeitraum zwischen der Zusprechung der ganzen Invalidenrente mit rechtskräftiger Verfügung vom 9. September 2003 und dem Erlass des strittigen Einspracheentscheids vom 25. August 2005 (E. 2.1 hievor) keine erhebliche Verbesserung des Gesundheitszustandes eingetreten, welche zu einer anspruchsrelevanten Änderung des Invaliditätsgrades geführt hätte. Der von der IV-Stelle eingenommene Standpunkt entspreche lediglich der abweichenden Beurteilung eines im Wesentlichen unverändert gebliebenen Sachverhalts. Hätte der Beschwerdegegner im Vergleich mit seiner angestammten Tätigkeit als teils selbstständig erwerbender Bauer und teils unselbstständig erwerbender Sägereimitarbeiter von Anfang an trotz seines Leidens in einem anderen Beruf ein höheres Einkommen erzielen können, so hätte dies die Beschwerdeführerin bei der erstmaligen Zusprechung der Invalidenrente berücksichtigen müssen.
4.2 Demgegenüber ist laut angefochtenem Entscheid im massgebenden Vergleichszeitraum zwischen der Zusprechung der ganzen Invalidenrente mit rechtskräftiger Verfügung vom 9. September 2003 und dem Erlass des strittigen Einspracheentscheids vom 25. August 2005 (E. 2.1 hievor) keine erhebliche Verbesserung des Gesundheitszustandes eingetreten, welche zu einer anspruchsrelevanten Änderung des Invaliditätsgrades geführt hätte. Der von der IV-Stelle eingenommene Standpunkt entspreche lediglich der abweichenden Beurteilung eines im Wesentlichen unverändert gebliebenen Sachverhalts. Hätte der Beschwerdegegner im Vergleich mit seiner angestammten Tätigkeit als teils selbstständig erwerbender Bauer und teils unselbstständig erwerbender Sägereimitarbeiter von Anfang an trotz seines Leidens in einem anderen Beruf ein höheres Einkommen erzielen können, so hätte dies die Beschwerdeführerin bei der erstmaligen Zusprechung der Invalidenrente berücksichtigen müssen.
5. Fest steht und unbestritten ist, dass dem Versicherten die Ausübung der angestammten Tätigkeit seit der erheblichen Verschlimmerung seiner vorbestehenden Rückenbeschwerden im April 2001 aus gesundheitlichen Gründen nicht mehr uneingeschränkt zumutbar ist, weshalb ihm die IV-Stelle mit Wirkung ab 1. April 2002 bei einem Invaliditätsgrad von 77 % eine ganze Invalidenrente zugesprochen hat.
5. Fest steht und unbestritten ist, dass dem Versicherten die Ausübung der angestammten Tätigkeit seit der erheblichen Verschlimmerung seiner vorbestehenden Rückenbeschwerden im April 2001 aus gesundheitlichen Gründen nicht mehr uneingeschränkt zumutbar ist, weshalb ihm die IV-Stelle mit Wirkung ab 1. April 2002 bei einem Invaliditätsgrad von 77 % eine ganze Invalidenrente zugesprochen hat.
6. Zunächst ist zu prüfen, ob im Vergleichszeitraum zwischen 9. September 2003 und 25. August 2005 (E. 2.1 hievor) eine anspruchsbeeinflussende erhebliche Änderung des Gesundheitszustandes eingetreten ist.
6.1 Dr. med. L._ hielt zur Anamnese im Bericht vom 28. November 2001 fest, der Beschwerdegegner sei heute nur noch als Landwirt tätig. Die Arbeit im Sägereibetrieb habe er aus gesundheitlichen Gründen nicht mehr aufnehmen können. Die Schmerzen seien stark positionsabhängig, vor allem das Bücken oder längeres Sitzen (zum Melken) seien schmerzauslösend. Zur Behandlung sei er regelmässig in der Physiotherapie. Medikamente benötige er derzeit keine. Der Rheumatologe schlug nach zwei von ihm verabreichten "nicht gross wirksamen Periduralinfiltrationen" vor, aus seiner Sicht sollte nun "eine operative Sanierung angestrebt werden". Er empfahl dem Hausarzt Dr. med. R._, den Versicherten angesichts des "klaren Befundes" bei anhaltenden Beschwerden im Frühjahr 2002 an einen Neurochirurgen zu überweisen. Im Vergleich dazu hielt derselbe Dr. med. L._ in seiner Beurteilung vom 15. November 2004 (S. 5 unten) fest, die geklagten Schmerzen würden spondylogenen Ausstrahlungen entsprechen und verstärkt bei körperlichen Arbeiten auftreten. Im radiologischen Verlauf zeigten sich zwischen den Verhältnissen vom Mai 2001 und jenen vom Mai 2003 anhand der Tomogramme keine wesentlichen Unterschiede. Auf den konventionellen Aufnahmen seien aktuell keine Veränderungen seit den Vorbildern von 1990 sichtbar. Daraus ist zu schliessen, dass sich die chronischen Rückenschmerzen sowohl im November 2004 wie bereits im November 2001 bei gleichen radiologischen Befunden unverändert belastungsabhängig verstärkten. Soweit Dr. med. L._ am 15. November 2004 ausführte, die Arbeitsfähigkeit habe sich seit April 2001 "sicher verbessert", so dass dem Beschwerdegegner jetzt - auch ohne Diskushernienoperation und trotz ausdrücklich als unverändert bezeichneten radiologischen Befunden - eine angepasste Industrie- und Gewerbearbeit ohne Einschränkungen in zeitlicher oder leistungsmässiger Hinsicht zumutbar sei, fehlt es an einer nachvollziehbaren Begründung dieser Aussage. Im Gegensatz dazu berichtete Dr. med. A._ von der Klinik W._ am 6. September 2005, dass sich die Beschwerdesymptomatik, nachdem der Vater des Versicherten am 16. April 2005 verstorben sei, sogar noch weiter verschlechtert habe und eine zunehmende Schmerzausstrahlung sowie Hypästhesien im Bereich der linken unteren Extremität zu beklagen seien. Die Rückenschmerzen und die radikuläre Schmerzsymptomatik sei objektivierbar durch die zwei grossen Diskushernien L4/L5 und L5/S1 mit radiologisch sichtbarer Kompression der linken Nervenwurzel S1.
6.2 Während Dr. med. L._ im Zeitpunkt der Untersuchung des Beschwerdegegners am 2. November 2004 einzig herkömmliche Röntgenbilder zur Kontrolle der aktuellen Verhältnisse an der Lenden- und Brustwirbelsäule anfertigte, datierten die letzten, im Schnittbildverfahren erstellten und insbesondere zur Beurteilung von Diskushernien aussagekräftigen bildgebenden Abklärungsergebnisse (Kernspintomogramm der LWS) vom 22. Mai 2003. Diese stammen somit aus dem Zeitraum vor Zusprechung der Invalidenrente und gehörten zu den damals bei Bejahung des Rentenanspruchs massgebend gewesenen medizinischen Grundlagen. Auch der Kurzbericht des Dr. med. K._ vom 17. Mai 2004 enthält entgegen der Beschwerdeführerin keine revisionsrechtlich bedeutsame Anhaltspunkte, welche die behauptete wesentliche Veränderung des Gesundheitszustandes seit Rentenzusprache belegen würden. Denn der genannte Assistenzarzt berichtete darin einzig über die im Mai 2003 durch einen anderen, nicht namentlich bezeichneten Arzt erfolgte Untersuchung im Spital Z._. Von einer "neurologischen Begutachtung" durch Dr. med. K._ am 17. Mai 2004 kann daher entgegen dem Einspracheentscheid vom 25. August 2005 (S. 3) keine Rede sein. Zudem ist der von Dr. med. L._ in seinem Bericht vom 15. November 2004 (S. 4) mit Blick auf das Kernspintomogramm vom 22. Mai 2003 erwähnte "schriftliche Befund" des Dr. med. J._ bei den Akten ebenso wenig auffindbar, wie ein Bericht des Dr. med. V._, welcher gemäss Angaben des Dr. med. L._ den Versicherten offenbar im Mai 2004 neurologisch behandelte.
6.3 Im Rahmen der Beweiswürdigung (<ref-ruling> E. 6.5 S. 108 mit Hinweisen) ist sodann mit Blick auf den ausführlichen Bericht des behandelnden Rheumatologen vom 15. November 2004 sowie der Stellungnahmen des RAD-Arztes Dr. med. S._ vom 18. August 2005 und 22. Mai 2006 der Tatsache Rechnung zu tragen, dass weder Dr. med. L._ noch der RAD-Arzt über die erforderliche Sachkunde eines Neurologen oder Neurochirurgen verfügten. Denn die fachliche Qualifikation eines Arztes ist hinsichtlich des Beweiswertes seiner Aussagen von erheblicher Bedeutung (Urteil I 362/06 vom 10. April 2007, E. 3.2.1 mit Hinweis). Zudem hat die IV-Stelle nicht beachtet, dass behandelnden Ärzten im Hinblick auf den möglichen Zielkonflikt zwischen ihrer Stellung als Therapeuten einerseits und als begutachtende Mediziner anderseits in umstrittenen Fällen mit Vorteil keine Begutachtungsaufgaben übertragen werden sollten (Urteile I 598/06 vom 7. März 2007, E. 5.1, und I 29/04 vom 17. August 2004, E. 2.2, unter Hinweis auf Meyer-Blaser, Das medizinische Gutachten aus sozialrechtlicher Sicht, in: Adrian M. Siegel/Daniel Fischer [Hrsg.], Die neurologische Begutachtung, Zürich 2004, S. 101, sowie Meyer-Blaser, Der Rechtsbegriff der Arbeitsunfähigkeit und seine Bedeutung in der Sozialversicherung, namentlich für den Einkommensvergleich in der Invaliditätsbemessung, in: Schaffhauser/Schlauri [Hrsg.], Schmerz und Arbeitsunfähigkeit, St. Gallen 2003, S. 51). Dies um so mehr, als Dr. med. L._ in seinem Bericht vom 28. November 2001 selber ausdrücklich die Überweisung an einen Neurochirurgen empfohlen hatte und eine solche abschliessende Untersuchung - soweit ersichtlich - bisher nicht erfolgt ist. Trotz der im Frühjahr 2003 geplant gewesenen, neurologisch fundierten Abklärung mit allenfalls anschliessender Durchführung einer Diskushernienoperation (Berichte der Pro Infirmis vom 3. Januar 2003 sowie des Dr. med. R._ vom 20. Februar 2003), brach der Beschwerdegegner - offenbar aus Angst vor einer in Aussicht gestellten Rückenoperation - nach dem zweiten Untersuchungstermin vom 19. Mai 2003 die Fortsetzung der spezialärztlichen Abklärung im Spital Z._ ab (Bericht des Dr. med. K._ vom 17. Mai 2004). Soweit die Beschwerdeführerin diesbezüglich die Auffassung vertritt, der Versicherte habe sich dadurch einer zumutbaren medizinischen Untersuchung und somit der Ermittlung des effektiven Gesundheitszustandes entzogen, ist festzuhalten, dass ihn die Verwaltung nie schriftlich auf die ihm obliegenden Mitwirkungspflichten (vgl. z.B. Art. 43 Abs. 2 ATSG) hingewiesen oder das Mahn- und Bedenkzeitverfahren eingeleitet hat (Art. 43 Abs. 3 ATSG; vgl. <ref-ruling> E. 4 S. 99).
6.4 Nach dem Gesagten hat das kantonale Gericht im angefochtenen Entscheid unter Mitberücksichtigung des Berichts der Klinik W._ vom 6. September 2005 und der Magnetresonanz-Untersuchung des Dr. med. J._ im Spital Z._ vom 30. August 2005 gestützt auf die eingehende Würdigung der vorhandenen medizinischen Unterlagen zutreffend erkannt, dass nicht mit dem im Sozialversicherungsrecht geltenden Beweisgrad der überwiegenden Wahrscheinlichkeit (<ref-ruling> E. 3.1 S. 181 mit Hinweisen) auf eine zwischen 9. September 2003 und 25. August 2005 eingetretene (E. 2.1 hievor) anspruchsbeeinflussende erhebliche Verbesserung des Gesundheitszustandes zu schliessen ist. Was die IV-Stelle mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde im Übrigen hiegegen vorbringt, ist unbegründet.
6.4 Nach dem Gesagten hat das kantonale Gericht im angefochtenen Entscheid unter Mitberücksichtigung des Berichts der Klinik W._ vom 6. September 2005 und der Magnetresonanz-Untersuchung des Dr. med. J._ im Spital Z._ vom 30. August 2005 gestützt auf die eingehende Würdigung der vorhandenen medizinischen Unterlagen zutreffend erkannt, dass nicht mit dem im Sozialversicherungsrecht geltenden Beweisgrad der überwiegenden Wahrscheinlichkeit (<ref-ruling> E. 3.1 S. 181 mit Hinweisen) auf eine zwischen 9. September 2003 und 25. August 2005 eingetretene (E. 2.1 hievor) anspruchsbeeinflussende erhebliche Verbesserung des Gesundheitszustandes zu schliessen ist. Was die IV-Stelle mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde im Übrigen hiegegen vorbringt, ist unbegründet.
7. Rechtsprechungsgemäss ist die Invalidenrente nicht nur bei einer wesentlichen Veränderung des Gesundheitszustandes, sondern auch dann revidierbar, wenn sich die erwerblichen Auswirkungen des an sich gleich gebliebenen Gesundheitszustandes erheblich verändert haben (<ref-ruling> E. 3.5 S. 349 f., 113 V 273 E. 1a S. 275 mit Hinweis). Mit zutreffender Begründung hat die Vorinstanz richtig erkannt, dass auch in erwerblicher Hinsicht keine anspruchsbeeinflussende erhebliche Änderung der tatsächlichen Verhältnisse eingetreten ist. Den Akten sind keine entsprechenden Anhaltspunkte zu entnehmen, was die Beschwerdeführerin mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde zu Recht nicht bestreitet.
7. Rechtsprechungsgemäss ist die Invalidenrente nicht nur bei einer wesentlichen Veränderung des Gesundheitszustandes, sondern auch dann revidierbar, wenn sich die erwerblichen Auswirkungen des an sich gleich gebliebenen Gesundheitszustandes erheblich verändert haben (<ref-ruling> E. 3.5 S. 349 f., 113 V 273 E. 1a S. 275 mit Hinweis). Mit zutreffender Begründung hat die Vorinstanz richtig erkannt, dass auch in erwerblicher Hinsicht keine anspruchsbeeinflussende erhebliche Änderung der tatsächlichen Verhältnisse eingetreten ist. Den Akten sind keine entsprechenden Anhaltspunkte zu entnehmen, was die Beschwerdeführerin mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde zu Recht nicht bestreitet.
8. Das Verfahren ist kostenlos (Art. 134 OG). Dem Prozessausgang entsprechend hat der Beschwerdegegner Anspruch auf eine Parteientschädigung zu Lasten der Beschwerdeführerin (Art. 135 in Verbindung mit Art. 159 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Die Beschwerdeführerin hat dem Beschwerdegegner für das Verfahren vor dem Bundesgericht eine Parteientschädigung von Fr. 1500.- (einschliesslich Mehrwertsteuer) zu bezahlen.
3. Die Beschwerdeführerin hat dem Beschwerdegegner für das Verfahren vor dem Bundesgericht eine Parteientschädigung von Fr. 1500.- (einschliesslich Mehrwertsteuer) zu bezahlen.
4. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Obergericht des Kantons Uri und dem Bundesamt für Sozialversicherungen zugestellt.
Luzern, 1. Mai 2007
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['d6200880-8937-44c6-a989-931698cc8433', '13e71396-cc1e-42ff-bad5-5a514c116618', '6dc4debc-6427-46e4-9e11-d0991fbb4099', 'e086eb5e-b631-42d6-a896-32adcc86974a', '6dc4debc-6427-46e4-9e11-d0991fbb4099', '13e71396-cc1e-42ff-bad5-5a514c116618', 'ebeeac29-802e-4d8c-b463-8903cecf3f9a', '13e71396-cc1e-42ff-bad5-5a514c116618', '6d188d46-1a3f-4a8d-a210-0817211af5d7', 'b45326e6-3588-48e6-94ef-0c75ad0f9b7c', 'b45326e6-3588-48e6-94ef-0c75ad0f9b7c', 'de90b734-4d91-4946-bed6-50dc2e63cd6a', '13e71396-cc1e-42ff-bad5-5a514c116618'] | [] |
0b77f707-47f7-4b83-bc16-b85374bb821c | 2,008 | de | Sachverhalt:
A. Die Kontrollstelle zur Bekämpfung der Geldwäscherei (Kontrollstelle GwG) erhebt Gebühren für ihre Verfügungen und Dienstleistungen. Das Bundesgesetz vom 10. Oktober 1997 zur Bekämpfung der Geldwäscherei im Finanzsektor (Geldwäschereigesetz, GwG; SR 955.0) sieht vor, dass die Selbstregulierungsorganisationen (SRO; <ref-law>) und die direkt durch die Kontrollstelle GwG beaufsichtigten Finanzintermediäre (DUFI; <ref-law>) zur Deckung der nicht individuell zurechenbaren Kosten eine jährliche Aufsichtsabgabe zu entrichten haben (<ref-law> in der Fassung gemäss Ziff. I 17 des Bundesgesetzes vom 19. Dezember 2003 über das Entlastungsprogramm 2003, in Kraft seit 1. Januar 2006 [AS 2004 1647]). Der Bundesrat hat deren Einzelheiten in der Verordnung vom 26. Oktober 2005 über die Aufsichtsabgabe und die Gebühren der Kontrollstelle für die Bekämpfung der Geldwäscherei geregelt (Gebührenverordnung Kontrollstelle, GebV Kst; SR 955.033.2).
B. Am 7. September 2006 legte die Kontrollstelle GwG die vom PolyReg Allg. Selbstregulierungs-Verein (im Weiteren auch: PolyReg) geschuldete Aufsichtsabgabe für das Jahr 2006 auf Fr. XXX.-- fest. Der Betrag war in eine für alle SRO gleiche Grundabgabe von Fr. 41'038.-- und eine nach Bruttoertrag und Anzahl der jeweils angeschlossenen Finanzintermediäre berechnete Zusatzabgabe aufgeteilt. Diese machte beim PolyReg Fr. XXX.-- aus (Bruttoertrag: Fr. XXX.--; angeschlossene Finanzintermediäre: XXX). Das Bundesverwaltungsgericht legte auf Beschwerde hin am 7. November 2007 unter Berücksichtigung einer Verminderung sämtlicher Bruttoerträge sowie der zu deckenden Aufsichtskosten die vom PolyReg zu leistende Aufsichtsabgabe auf Fr. XXX.-- fest. Es reduzierte den von der Kontrollstelle GwG den Berechnungen zugrundegelegten Bruttoertrag des PolyReg um Fr. XXX.-- (Zinsen/Erträge [Fr. XXX.--] bzw. Bussenerträge [Fr. XXX.--]) und bestimmte die geschuldete Abgabe unter Ausklammerung der in Art. 7 GebV Kst vorgesehenen Grundabgabe ausschliesslich nach den Kriterien für die Zusatzabgabe. Das Bundesverwaltungsgericht begründete dieses Vorgehen damit, dass der Bundesrat mit Art. 7 GebV Kst den ihm in <ref-law> eingeräumten Ermessensspielraum überschritten, dem Legalitätsprinzip zu wenig Rechnung getragen und die verschiedenen SRO in gesetzwidriger Weise rechtsungleich behandelt habe.
C. C.a Die Eidgenössische Finanzverwaltung ist am 14. Dezember 2007 gegen den Entscheid des Bundesverwaltungsgerichts an das Bundesgericht gelangt (Verfahren 2C_733/2007). Sie beantragt, (Ziff. 1) diesen aufzuheben und (Ziff. 2) festzustellen, dass die Grundabgabe gestützt auf Art. 7 GebV Kst zu Recht erhoben worden sei. Die Aufsichtsabgabe 2006 des PolyReg sei (Ziff. 3) auf Fr. XXX.-- festzulegen (Grundabgabe: Fr. 43'899.--; Zusatzabgabe: Fr. XXX.--). Die Eidgenössische Finanzverwaltung macht geltend, die Ausgestaltung der Aufsichtsabgabe, bestehend aus einer fixen Grundgebühr und einer variablen Zusatzgebühr, sei sachlich gerechtfertigt und treffe keine rechtsungleichen Unterscheidungen. Die Vorinstanz habe die geschuldete Abgabe zudem insofern falsch berechnet, als sie zwar den bereits bezahlten Betrag von Fr. XXX.-- einer nicht beschwerdeführenden SRO von den Kosten abgezogen, es jedoch unterlassen habe, auch die Zahl von deren Mitgliedern (XXX) sowie ihren Bruttoertrag (Fr. XXX.--) von den jeweiligen Gesamtwerten in Abzug zu bringen, was dazu führe, dass Fr. 11'527.-- der abzugeltenden Kosten ungedeckt geblieben seien. Der PolyReg Allg. Selbstregulierungs-Verein beantragt, die Beschwerde der Finanzverwaltung in Ziffer 1 und 2 der Anträge gutzuheissen; Ziffer 3 sei "dahingehend gutzuheissen", dass eine Neuberechnung zu erfolgen habe und die Sache zur Festlegung der Aufsichtsabgabe an die Vorinstanz zurückzuweisen sei.
C.b Am 17. Dezember 2007 ist der PolyReg Allg. Selbstregulierungs-Verein seinerseits mit dem Antrag an das Bundesgericht gelangt, das Urteil des Bundesverwaltungsgerichts aufzuheben und die Sache zu neuem Entscheid an die Vorinstanz, eventuell an die Kontrollstelle für die Bekämpfung der Geldwäscherei zurückzuweisen (Verfahren 2C_740/2007). Es sei festzustellen, "dass die Aufsichtsabgabe gemäss <ref-law> verfassungswidrig ist und insbesondere gegen Art. 3, Art. 127, Art. 128 und Art. 164 Abs. 1 Bst. d. der Bundesverfassung verstösst". Eventuell sei das angefochtene Urteil aufzuheben und die für das Jahr 2006 geschuldete Aufsichtsabgabe auf maximal Fr. XXX.-- festzusetzen. Die Eidgenössische Finanzverwaltung, Kontrollstelle GwG, beantragt, die Beschwerde abzuweisen, festzustellen, dass die Erhebung der Aufsichtsabgabe gemäss <ref-law> und der Verordnung des Bundesrats rechtens sei, und die Aufsichtsabgabe 2006 für den PolyReg Allg. Selbstregulierungs-Verein auf Fr. XXX.-- festzulegen.
D. Das Bundesverwaltungsgericht hat in beiden Verfahren darauf verzichtet, eine Vernehmlassung einzureichen. Mit Verfügung vom 17. Januar 2008 hat der Abteilungspräsident die Verfahren 2C_733/2007 und 2C_740/2007 vereinigt. Am 27. Februar 2008 legte er der Beschwerde des PolyReg antragsgemäss aufschiebende Wirkung bei. | Erwägungen:
1. Aufsichtsrechtliche Entscheide der Kontrollstelle GwG können beim Bundesverwaltungsgericht und hernach mit Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten beim Bundesgericht angefochten werden (vgl. <ref-law>; Art. 31, 32 i.V.m. Art. 33 lit. d VGG [SR 172.32] bzw. Art. 82, Art. 83 i.V.m. 86 Abs. 1 lit. a BGG; <ref-ruling> E. 1 [zum OG]). Die Kontrollstelle GwG wird durch die Eidgenössische Finanzverwaltung geführt (<ref-law>); der angefochtene Akt ist geeignet, die Bundesgesetzgebung (GwG) in deren Aufgabenbereich zu beeinträchtigen. Die Eidgenössische Finanzverwaltung ist deshalb befugt, gegen das angefochtene Urteil an das Bundesgericht zu gelangen (vgl. <ref-law> und Art. 5 der Organisationsverordnung vom 11. Dezember 2000 für das Eidgenössische Finanzdepartement; OV-EFD; SR 172.215.1). Dasselbe gilt gestützt auf <ref-law> für den PolyReg Allg. Selbstregulierungs-Verein. Auf die frist- und formgerecht eingereichten Beschwerden ist unter Vorbehalt der jeweiligen Feststellungsbegehren einzutreten: Über die dem Bundesgericht unterbreiteten Fragen kann ein Leistungsentscheid ergehen, weshalb die Parteien kein schutzwürdiges Interesse an ihren Feststellungsbegehren haben (<ref-ruling> E. 2c; Urteil 2C_729/735/2007 vom 25. Juni 2008 E. 1).
2. Der PolyReg. Allg. Selbstregulierungs-Verein macht in formeller Hinsicht geltend, das Bundesverwaltungsgericht habe seinen Anspruch auf rechtliches Gehör verletzt; er habe während des gesamten vorinstanzlichen Verfahrens nie Gelegenheit gehabt, sich in einer regulären Rechtsschrift in Kenntnis einer ausreichenden Begründung zu den Argumenten der Kontrollstelle GwG zu äussern. Seine Ausführungen überzeugen nicht (zum Anspruch auf rechtliches Gehör: <ref-ruling> E. 4.1 mit Hinweisen): Die Verfügung der Kontrollstelle GwG war unbestrittenermassen ungenügend begründet; es fehlten ihr wesentliche Hinweise zur Art und zu den Grundlagen der Berechnung der Aufsichtsabgabe. Die Verletzung ist indessen im Verfahren vor dem Bundesverwaltungsgericht geheilt worden (vgl. <ref-ruling> E. 5.1). Die Kontrollstelle hat dort die entscheidwesentlichen Daten und Überlegungen nachgereicht, wobei sich der PolyReg. Allg. Selbstregulierungs-Verein zu diesen sowie zu dem vom Instruktionsrichter eingeholten Amtsbericht vom 9. März 2007 "Kostenrechnung der Kontrollstelle für das Jahr 2005" äussern konnte. Mit Schreiben vom 7. September 2007 teilte der Instruktionsrichter dem PolyReg Allg. Selbstregulierungsverein mit, dass und auf welcher Basis das Bundesverwaltungsgericht eine reformatio in peius ins Auge fasste; auch hierzu konnte er Stellung nehmen. Eine Einsicht in die Verfahrensakten bzw. die Geschäftsdaten der anderen Selbstregulierungsorganisationen war hierfür nicht nötig; die entscheidwesentlichen Faktoren konnten dem Schreiben vom 7. September 2007 entnommen werden. Im Übrigen wird die Kontrollstelle GwG die geschuldeten Abgaben im Sinne der Erwägungen neu zu berechnen und in diesem Rahmen wiederum das rechtliche Gehör zu gewähren haben, wobei sie alle für die Berechnung relevanten Zahlen (allenfalls in geeignet "anonymisierter" Form) wird offenlegen müssen.
3. 3.1 Nach <ref-law> deckt die von den SRO und DUFI zu erhebende Aufsichtsabgabe die "Aufsichtskosten, soweit sie nicht aus dem Ertrag der Gebühren gedeckt sind"; die Abgabe wird auf der Grundlage der Kosten erhoben, die der Kontrollstelle im Vorjahr entstanden sind. Bei den Selbstregulierungsorganisationen bemisst sich die Abgabe "nach dem Bruttoertrag und der Anzahl Mitglieder" und bei den direkt unterstellten Finanzintermediären nach dem "Bruttoertrag und der Betriebsgrösse" (<ref-law>). Der Bundesrat regelt die Einzelheiten, "namentlich die Gebührenansätze, die anrechenbaren Aufsichtskosten und die Aufteilung der Aufsichtsabgabe unter die Selbstregulierungsorganisationen und die der Kontrollstelle direkt unterstellten Finanzintermediäre" (<ref-law>).
3.2 Die Aufsichtsabgabe setzt sich aus einer Grund- und einer Zusatzabgabe zusammen (Art. 1 Abs. 2 GebV Kst). Sie wird auf der Basis der nicht individuell zurechenbaren Kosten erhoben, die der Kontrollstelle durch die Aufsicht über die Selbstregulierungsorganisationen bzw. über jene der DUFI entstehen, sowie aufgrund des allgemeinen Aufwands (Art. 1 Abs. 3 GebV Kst). Von diesem sind 25 Prozent der Gruppe der direkt unterstellten Finanzintermediäre zuzuordnen (Art. 5 Abs. 1 lit. a GebV Kst); die restlichen 75 Prozent werden "im Verhältnis der Anzahl Selbstregulierungsorganisationen zu Kontrollstelle auf die Gruppe der Selbstregulierungsorganisationen und die Gruppe der direkt unterstellten Finanzintermediäre aufgeteilt" (Art. 5 Abs. 1 GebV Kst).
3.3 Die von den Selbstregulierungsorganisationen zu tragenden Kosten umfassen deren Anteil an den Kosten für den allgemeinen Aufwand nach Art. 5 GebV Kst und die nicht individuell zurechenbaren Kosten, die der Kontrollstelle durch die Aufsicht über die Selbstregulierungsorganisationen entstehen (Art. 6 GebV Kst). Die Grundabgabe beträgt nach Art. 7 Abs. 1 GebV Kst 25 Prozent der Kosten gemäss Art. 6 GebV Kst; diese werden "gleichmässig" auf alle Selbstregulierungsorganisationen verteilt (Art. 7 Abs. 2 GebV Kst). Die Grundabgabe wird durch die Zusatzabgabe ergänzt, die 75 Prozent der Kosten nach Art. 6 GebV Kst deckt und sich nach der Anzahl Finanzintermediäre, die der jeweiligen SRO angeschlossen sind (Faktor 0.75), und ihrem Bruttoertrag (Faktor 0.25) berechnet (Art. 8 i.V.m. Art. 11 GebV Kst).
3.4 Der Bruttoertrag umfasst sämtliche Einnahmen aus Leistungen und Lieferungen nach <ref-law>, abzüglich der Erträge aus: (a) Schulungen, welche die Selbstregulierungsorganisationen anbieten und (b) Revisionen nach dem Geldwäschereigesetz, soweit externe Revisionsgesellschaften mit der Revision der angeschlossenen Finanzintermediäre beauftragt werden und die Abrechnung über die Selbstregulierungsorganisationen erfolgt (Art. 10 Abs. 1 GebV Kst). Bei Selbstregulierungsorganisationen, die keine getrennte Rechnung führen, wird der Bruttoaufwand anstelle des Bruttoertrags zur Berechnung der Aufsichtsabgabe beigezogen (Art. 10 Abs. 3 GebV Kst). Nach Art. 11 GebV Kst bestimmt sich die Zusatzabgabe demnach wie folgt: Anzahl der Finanzintermediäre der Selbstregulierungsorganisation geteilt durch die Summe aller Finanzintermediäre, die Selbstregulierungsorganisationen angeschlossen sind, mal 0.75; hierzu ist der Bruttoertrag der jeweiligen Selbstregulierungsorganisation geteilt durch die Summe der Bruttoerträge aller Selbstregulierungsorganisationen mal 0.25 zu addieren und dieser Wert hernach mit den durch die Abgabe zu deckenden Kosten zu multiplizieren.
4. 4.1 Der PolyReg Allg. Selbstregulierungs-Verein macht geltend, die Aufsichtsabgabe gemäss <ref-law> sei eine (Kostenanlastungs-)Steuer und entbehre als solche der erforderlichen verfassungsmässigen Grundlage. Die durch die Kontrollstelle beaufsichtigten Selbstregulierungsorganisationen bzw. Finanzintermediäre profitierten in keiner Weise von einer individuell zurechenbaren Gegenleistung des Staates. Die Tätigkeit der Kontrollstelle als Aufsichtsbehörde werde nicht durch die Existenz der Selbstregulierungsorganisationen verursacht, sondern entspringe dem Bestreben des States, "den Justizapparat zu stärken und Verbrechen wirksamer zu bekämpfen". Es bestehe weder eine Individual- noch eine Gruppenäquivalenz, weshalb es sich bei der Aufsichts- um keine Kausalabgabe, sondern um eine Steuer handle. Das Bundesverwaltungsgericht habe die entsprechende Problematik zu Unrecht nicht vertieft. Im Übrigen sei die Abgabe, was es ebenfalls verkannt habe, insofern verfassungswidrig, als die gesetzliche Grundlage nicht den Anforderungen von <ref-law> (Grundsätze der Besteuerung) genüge.
4. 4.1 Der PolyReg Allg. Selbstregulierungs-Verein macht geltend, die Aufsichtsabgabe gemäss <ref-law> sei eine (Kostenanlastungs-)Steuer und entbehre als solche der erforderlichen verfassungsmässigen Grundlage. Die durch die Kontrollstelle beaufsichtigten Selbstregulierungsorganisationen bzw. Finanzintermediäre profitierten in keiner Weise von einer individuell zurechenbaren Gegenleistung des Staates. Die Tätigkeit der Kontrollstelle als Aufsichtsbehörde werde nicht durch die Existenz der Selbstregulierungsorganisationen verursacht, sondern entspringe dem Bestreben des States, "den Justizapparat zu stärken und Verbrechen wirksamer zu bekämpfen". Es bestehe weder eine Individual- noch eine Gruppenäquivalenz, weshalb es sich bei der Aufsichts- um keine Kausalabgabe, sondern um eine Steuer handle. Das Bundesverwaltungsgericht habe die entsprechende Problematik zu Unrecht nicht vertieft. Im Übrigen sei die Abgabe, was es ebenfalls verkannt habe, insofern verfassungswidrig, als die gesetzliche Grundlage nicht den Anforderungen von <ref-law> (Grundsätze der Besteuerung) genüge.
4.2 4.2.1 Ob es sich bei Aufsichtsabgaben der vorliegenden Art wegen der fehlenden "Individualäquivalenz" um eine Sonderanlastungssteuer oder wegen der "Gruppenäquivalenz" um eine Sonderform einer Kausalabgabe handelt, ist in Praxis und Literatur umstritten: Der Bundesgesetzgeber hat verschiedene ähnliche Abgaben als (besondere) Kausalabgaben betrachtet, die keiner eigenen verfassungsrechtlichen Grundlage bedürfen (vgl. <ref-law> [SR 935.52; BBl 1997 S. 195]; Art. 83 des Kernenergiegesetzes [SR 732.1; BBl 2001 S. 2796]; <ref-law> [SR 952.0; BBl 2002 S. 8076 ff.] usw.). Das Bundesamt für Justiz geht davon aus, dass es sich bei Aufsichtsabgaben um eine Sonderform von Kausalabgabe handelt, falls eine "qualifizierte Gruppenäquivalenz" besteht; es sieht in diesem Fall die verfassungsrechtliche Grundlage für die Abgabe als in der jeweiligen Sachkompetenz des Bundes enthalten (VPB 2000 S. 337 ff. Nr. 64.25; THOMAS BRAUNSCHWEIG, Verfassungsrechtliche und gesetzliche Anforderungen an die Erhebung von jährlichen Pauschalabgaben zur Finanzierung allgemeiner Aufsichtstätigkeit, in: LeGes 2000/2 S. 9 ff.). In der Doktrin sind OBERSON/HOTTELIER anderer Meinung: Mangels einer individuellen Äquivalenz sei die Aufsichtsabgabe von <ref-law> als Steuer zu behandeln, die einer eigenen Verfassungsgrundlage entbehre und sich deshalb als verfassungswidrig erweise (OBERSON/ HOTTELIER, La taxe de surveillance perçue auprès des organismes d'autorégulation en matière de lutte contre le blanchiment d'argent: nature juridique et constitutionnalité, in: AJP 2007 S. 51 ff.).
4.2.2 Wie es sich damit verhält, kann dahingestellt bleiben: Nach <ref-law> sind Bundesgesetze für das Bundesgericht verbindlich. Es kann ihnen die Anwendung nicht versagt werden. Zwar handelt es sich bei <ref-law> nicht um ein Prüfungsverbot (<ref-ruling> E. 5a/aa S. 93 mit Hinweisen; YVO HANGARTNER, in: Ehrenzeller/Mastronardi/ Schweizer/Vallender, Die schweizerische Bundesverfassung, St. Galler Kommentar, 2. Aufl., Zürich/Basel/Genf 2008, Bd. 2, N. 8 zu <ref-law>), doch besteht im vorliegenden Fall kein Anlass, auf die Frage der Verfassungsmässigkeit der umstrittenen Aufsichtsabgabe näher einzugehen (vgl. das Urteil 2C_729/735/2007 vom 25. Juni 2008 E. 3): Der Gesetzgeber hat sich mit der Problematik intensiv befasst und die Verfassungsmässigkeit von <ref-law> bejaht (vgl. AB 2003 S 845 [Votum Frick]; AB 2003 N 1706 [Votum Kaufmann]). Er hat diese Auffassung jüngst bestätigt und <ref-law> in das Bundesgesetz vom 22. Juni 2007 über die Eidgenössische Finanzmarktaufsicht (Finanzmarktaufsichtsgesetz, FINMAG; BBl 2007 S. 4625 ff.) übernommen. Das Erfordernis der verfassungsrechtlichen Grundlage zur Erhebung von Steuern dient in erster Linie dazu, die Steuerhoheiten von Bund und Kantonen abzugrenzen; es ist verfassungsrechtlich nicht zum Vornherein und offensichtlich ausgeschlossen, die Kompetenz zur Erhebung von Aufsichtsabgaben in der entsprechenden Sachzuständigkeit des Bundes zu sehen, falls die Voraussetzungen von <ref-law> (Grundsätze der Abgabenerhebung auf Gesetzesstufe) erfüllt sind (vgl. Urteil 2C_729/735/2007 vom 25. Juni 2008 E. 3).
4.2.3 <ref-law> bezeichnet den Kreis der Abgabepflichtigen (SRO/DUFI); Gegenstand der Abgabe bilden die Aufsichtskosten, die der Kontrollstelle im Vorjahr entstanden sind und nicht durch den Gebührenertrag gedeckt werden konnten (<ref-law>). Als Bemessungskriterien nennt das Gesetz für die Selbstregulierungsorganisationen den Bruttoertrag sowie die Anzahl der Mitglieder (<ref-law>). Zwar können die einzelnen Pflichtigen gestützt hierauf ihre konkret geschuldete Abgabe nicht zum Voraus detailliert berechnen, doch ist deren Umfang gestützt auf die gewählten Kriterien (Zahl der Finanzintermediäre/Bruttoertrag) für sie doch absehbar. Die abzugeltenden Kosten können durch den formellen Gesetzgeber nicht ein für alle Mal umschrieben werden, da sie vom jeweiligen tatsächlich angefallenen Aufsichtsaufwand abhängen. Die korrekte Führung der Bücher und die sachadäquate Verwendung der Mittel wird im Rahmen des Budgets und der Jahresrechnung durch das Parlament überwacht; der Bundesrat regelt seinerseits die Einzelheiten der Abgabe, namentlich die Gebührenansätze, die anrechenbaren Aufsichtskosten und die Aufteilung der Aufsichtsabgabe unter die SRO und die DUFI (<ref-law>). Er ist dabei wiederum an die gesetzlichen und abgaberechtlichen Vorgaben (Äquivalenzprinzip, Rechtsgleichheit, Willkürverbot usw.) gebunden. <ref-law> bildet deshalb eine hinreichende gesetzliche Grundlage, um die hier umstrittene Abgabe zu erheben.
5. Der PolyReg. Allg. Selbstregulierungs-Verein bestreitet in verschiedenen Punkten die Verfassungs- und Gesetzmässigkeit der bundesrätlichen Regelung. Zu Unrecht:
5.1 Aus den Materialien zu <ref-law> und den Regelungen in anderen Bereichen der Finanzmarktaufsicht ergibt sich, dass der Begriff der durch die Aufsichtsabgabe zu deckenden Kosten weit zu verstehen ist (vgl. das Urteil 2C_729/735/2007 vom 25. Juni 2008 E. 4). Bereits in der Botschaft vom 22. Oktober 2003 zum Entlastungsprogramm für den Bundeshaushalt (EP; BBl 2003 S. 5615 ff.) war davon die Rede, dass über <ref-law> "sämtliche" Kosten der Kontrollstelle GwG überwälzt werden sollten, die nicht durch Gebühren gedeckt werden können; die Beaufsichtigten hätten "die gesamten Kosten der Kontrollstelle" zu tragen (BBl 2003 S. 5774). Hiervon ging auch das Parlament aus, wenn in seinen Beratungen davon gesprochen wurde, dass darunter auch die Kosten für "Abklärungen allgemeiner Art", die "Marktrecherchen", die "Infrastruktur", das "Personal", die "Büros" bzw. die "Konferenzbesuche im Ausland" und die "allgemeine staatliche Tätigkeit" fielen (AB 2003 S 845 f. [Voten Lauri, Frick und BR Villiger], AB 2003 N 1706 [Votum Kaufmann]). Der Gesetzgeber hat den Beaufsichtigten somit sämtliche Kosten und nicht nur die Aufsichtskosten im engeren Sinn auferlegen wollen. Dabei spielt keine Rolle, ob diese durch die "direkte" (DUFI) oder "indirekte" (SRO) Aufsicht verursacht sind. Dem entsprechenden Unterschied hat der Verordnungsgeber insofern Rechnung getragen, als 25 Prozent der Kosten für den allgemeinen Aufwand zum Vornherein zulasten der DUFI gehen (Art. 5 Abs. 1 lit. a GebV Kst). Der Nationalrat lehnte bei den Beratungen des Finanzmarktaufsichtsgesetzes mit deutlichem Mehr einen Minderheitsantrag ab, der die überwälzbaren Kosten auf die "reinen Aufsichtskosten ohne allgemeine staatliche Tätigkeit der FINMA" beschränken wollte (AB 2007 N 81 ff.); der Ständerat schloss sich dieser Auffassung diskussionslos an (AB 2007 S 411 f.). Zum allgemeinen Aufwand gehören entgegen der Kritik des PolyReg deshalb auch die Kosten für "die Vorbereitung der Rechtsetzung (vorliegend Fr. 51'000.-- [...])" und die "internationale Zusammenarbeit" (Fr. 202'000.--). Die entsprechenden Verordnungsbestimmungen (Art. 1 Abs. 3 und Art. 4 GebV Kst) sind durch das Gesetz gedeckt, auch wenn über die politische Frage diskutiert werden kann, ob sich eine so weitgehende Überwälzung von Kosten rechtfertigt, die letztlich nicht nur im Interesse der Finanzintermediäre anfallen, sondern dem schweizerischen Finanzplatz schlechthin dienen (vgl. das Urteil 2C_729/735/2007 vom 25. Juni 2008 E. 4.3).
5.2 Entgegen den Ausführungen des PolyReg Allg. Selbstregulierungs-Vereins kann auch nicht gesagt werden, der Kontrollstelle GwG fehle für die von ihr praktizierte Marktaufsicht und die internationale Zusammenarbeit die erforderliche materiellrechtliche Grundlage; diese Aktivitäten bilden Teil der ihr übertragenen Aufgaben und Zuständigkeiten (vgl. Art. 18 ff. und 30 ff. GwG, vgl. auch <ref-ruling> ff.). Wenn der Gesetzgeber in <ref-law> die hiermit verbundenen Kosten auf die Beaufsichtigten überwälzt hat, ist er davon ausgegangen, dass diese Aktivitäten in den gesetzlichen Tätigkeitsbereich der Kontrollstelle fallen. Unbegründet ist auch die Kritik, bei den zu deckenden Aufsichtskosten seien zu Unrecht Revisionskosten von Fr. 158'000.-- dem allgemeinen Aufwand zugerechnet und den SRO zu 68,75 % belastet worden. Hierbei handelt es sich um residuelle Ausgaben, die der Sektion Revision der Kontrollstelle GwG durch interne Sitzungen, Mitarbeiterbetreuung, Weiterbildung oder andere übergreifende Arbeiten entstanden sind. Wenn das Bundesverwaltungsgericht angenommen hat, dass wegen deren Natur eine detailliertere, verursachergerechtere Aufschlüsselung kaum möglich bzw. wenig sinnvoll sei, ist dies vertretbar; es handelt sich dabei um einen allgemeinen Aufwand, der pauschalisiert werden darf.
5.3 Gemäss <ref-law> bestimmt sich die Aufsichtsabgabe bei den Selbstregulierungsorganisationen nach dem Bruttoertrag und der Anzahl Mitglieder. Dies schliesst eine unterschiedliche Gewichtung der beiden Kriterien auf Verordnungsstufe jedoch nicht aus: Die bundesrätliche Lösung bewertet die Zahl der angeschlossenen Finanzintermediäre zum Bruttoertrag im Verhältnis drei zu eins. Richtig ist, dass eine Selbstregulierungsorganisation, der viele Intermediäre angeschlossen sind, durch diese Vorgabe gegenüber jener benachteiligt ist, die bei wenigen angeschlossenen Intermediären einen hohen Bruttoertrag ausweist. Die entsprechende Ungleichbehandlung lässt sich jedoch sachlich rechtfertigen und hält sich im Rahmen des dem Bundesrat zustehenden Ermessens: Die Mitgliederzahlen der verschiedenen SRO bleiben mehr oder weniger stabil, womit deren etwas höhere Gewichtung die geschuldete Aufsichtsabgabe berechenbarer macht. Tendenziell verursacht eine SRO mit vielen Finanzintermediären der Kontrollstelle mehr Aufwand als eine kleinere, auch wenn diese mehr Bruttoertrag ausweisen sollte. Dessen Umfang hängt weitgehend von der internen Organisation der jeweiligen Selbstregulierungsorganisation ab und ist deshalb weniger stabil und leichter beeinflussbar als die Zahl der angeschlossenen Mitglieder (vgl. die Erläuterungen zur Verordnung über die Aufsichtsabgabe und die Gebühren der Kontrollstelle für die Bekämpfung der Geldwäscherei, Ziff. 5.5, S. 20, und das Urteil 2C_729/735/2007 vom 25. Juni 2008, E. 6.3).
5.4 Als Finanzintermediäre gelten natürliche oder juristische Personen, die berufsmässig Finanzgeschäfte tätigen (vgl. <ref-law>). Die Kontrollstelle GwG hat am 31. März 1999 die im Bereich Interne Revision der Schweizerischen Post angesiedelte Organisationseinheit SRO Post als Selbstregulierungsorganisation anerkannt; sie ging davon aus, dass die Post als Ganzes einen Finanzintermediär bilde und ihre Agenturen Hilfspersonen gleichzusetzen seien; diese Auffassung ist vertretbar, weshalb der PolyReg zu Unrecht einwendet, es müsse für die SRO Post von insgesamt XXX Finanzintermediären ausgegangen werden. Entgegen seiner Kritik liegt in der entsprechenden Praxis der Kontrollstelle keine gesetz- oder verfassungswidrige Rechtsungleichheit, nachdem der Gesetzgeber selber in <ref-law> für die Post und die SBB eine Sonderregelung getroffen und deren speziellem Status Rechnung getragen hat. Soweit der PolyReg geltend macht, die Formel in Art. 11 GebV Kst sei so anzuwenden, wie sie publiziert worden sei, d.h. ohne Berücksichtigung der fehlenden Multiplikation mit den zu deckenden Kosten, kann seinen Ausführungen zum Vornherein nicht gefolgt werden: Wie bereits das Bundesverwaltungsgericht festgehalten hat, handelt es sich dabei um ein offensichtliches Versehen. Die einzelnen bei der Berechnung zu berücksichtigenden Faktoren werden im Gesetz und in der Verordnung genannt - ebenso die Aufteilung und Gewichtung der verschiedenen Kriterien; massgebend ist der Gesetzestext, nicht dessen missglückte bzw. offensichtlich unvollständige Umsetzung in der mathematischen Formel von Art. 11 GebV Kst.
6. 6.1 Das Bundesverwaltungsgericht hat in seinem Urteil die Gesetzmässigkeit der Grundabgabe in Frage gestellt, was sowohl der PolyReg als auch die Eidgenössische Finanzverwaltung als bundesrechtswidrig beanstanden. Es kam in seinem Urteil zum Schluss, "dass 1. die in Art. 7 GebV Kst geregelte Grundabgabe einer gesetzlichen Grundlage entbehrt, 2. die Verordnung vorsieht, einen relativ hohen Anteil (25 %) durch Grundabgaben zu finanzieren, 3. die Höhe der Grundabgabe - im Gegensatz zu allen übrigen Rechtsgebieten - nicht nach Grösse der SRO differenziert wird, und 4. die Grundabgabe im Fall der kleinsten SRO über 80 % der Aufsichtsabgabe ausmacht"; hieraus werde "ersichtlich", dass der Verordnungsgeber beim Erlass von Art. 7 GebV Kst das ihm in <ref-law> eingeräumte Ermessen überschritten habe. Diese Beurteilung bzw. der damit verbundene Verzicht darauf, die Grundabgabe gemäss Art. 7 GebV Kst zu erheben, und die Aufsichtsabgabe stattdessen ausschliesslich nach den in <ref-law> genannten Kriterien und der (berichtigten) Formel von Art. 11 GebV Kst zu berechnen, ist nicht bundesrechtswidrig (vgl. zur richterlichen Überprüfung von unselbständigen bundesrätlichen Verordnungen: <ref-ruling> E. 3.2 S. 566 130 I 26 E. 2.2.1 S. 32 mit Hinweisen):
6. 6.1 Das Bundesverwaltungsgericht hat in seinem Urteil die Gesetzmässigkeit der Grundabgabe in Frage gestellt, was sowohl der PolyReg als auch die Eidgenössische Finanzverwaltung als bundesrechtswidrig beanstanden. Es kam in seinem Urteil zum Schluss, "dass 1. die in Art. 7 GebV Kst geregelte Grundabgabe einer gesetzlichen Grundlage entbehrt, 2. die Verordnung vorsieht, einen relativ hohen Anteil (25 %) durch Grundabgaben zu finanzieren, 3. die Höhe der Grundabgabe - im Gegensatz zu allen übrigen Rechtsgebieten - nicht nach Grösse der SRO differenziert wird, und 4. die Grundabgabe im Fall der kleinsten SRO über 80 % der Aufsichtsabgabe ausmacht"; hieraus werde "ersichtlich", dass der Verordnungsgeber beim Erlass von Art. 7 GebV Kst das ihm in <ref-law> eingeräumte Ermessen überschritten habe. Diese Beurteilung bzw. der damit verbundene Verzicht darauf, die Grundabgabe gemäss Art. 7 GebV Kst zu erheben, und die Aufsichtsabgabe stattdessen ausschliesslich nach den in <ref-law> genannten Kriterien und der (berichtigten) Formel von Art. 11 GebV Kst zu berechnen, ist nicht bundesrechtswidrig (vgl. zur richterlichen Überprüfung von unselbständigen bundesrätlichen Verordnungen: <ref-ruling> E. 3.2 S. 566 130 I 26 E. 2.2.1 S. 32 mit Hinweisen):
6.2 6.2.1 Die Beschwerdeführer bestreiten die vom Bundesverwaltungsgericht seinem Entscheid zugrunde gelegten Zahlen zu den Konsequenzen der Grundabgabe nach Art. 7 GebV Kst nicht: Bei der SRO mit dem höchsten Bruttoertrag und der höchsten Mitgliederzahl macht sie 10 Prozent der gesamten Aufsichtsabgabe aus, bei der kleinsten indessen 82 Prozent. Diese bezahlt nach dem bundesrätlichen System 2,8 Prozent sämtlicher Aufsichtsabgaben; ohne die Grundabgabe betrüge ihr Anteil hieran 0,6 Prozent. Die grösste SRO trägt demgegenüber 22 Prozent der Aufsichtsabgaben; ohne die Grundabgabe müsste sie jedoch 27 Prozent hiervon übernehmen. Relativ grosse Unterschiede bestehen auch hinsichtlich der Kosten, die von den einzelnen SRO - als nicht lukrative Organisationen - auf die ihnen angeschlossenen Finanzintermediäre überwälzt werden müssen: Diese variieren - bei einem Gesamtdurchschnitt von rund Fr. 300.-- pro Finanzintermediär - zwischen Fr. 240.-- und Fr. 1'264.--.
6.2.2 Solche Unterschiede sind geeignet, zu einer relevanten Marktverzerrung unter den SRO und den durch diese beaufsichtigten Finanzintermediären zu führen (vgl. die Erläuterungen zur Verordnung über die Aufsichtsabgabe und die Gebühren der Kontrollstelle für die Bekämpfung der Geldwäscherei, Ziff. 5.5, S. 20); sie sprengen deshalb den Delegationsrahmen und die gesetzliche Grundlage von <ref-law>. Das Gesetz teilt die Aufsichtsabgabe selber nicht in eine Grund- und Zusatzabgabe auf; als Berechnungskriterien nennt es ausschliesslich den "Bruttoertrag" und die "Anzahl Mitglieder" der einzelnen SRO. Wenn der Bundesrat gestützt hierauf ein Berechnungsmodell entwickelt hat, bei dem sich in gewissen Fällen die gesetzlichen Kriterien nur gerade (noch) hinsichtlich eines Fünftels der geschuldeten Aufsichtsabgabe auswirken, überschritt er - wie das Bundesverwaltungsgericht ohne Verletzung von Bundes(verfassungs)- recht annehmen durfte - den ihm in <ref-law> eingeräumten Gestaltungsspielraum (vgl. das Urteil 2C_729/735/2007 vom 25. Juni 2008 E. 5).
6.2.2 Solche Unterschiede sind geeignet, zu einer relevanten Marktverzerrung unter den SRO und den durch diese beaufsichtigten Finanzintermediären zu führen (vgl. die Erläuterungen zur Verordnung über die Aufsichtsabgabe und die Gebühren der Kontrollstelle für die Bekämpfung der Geldwäscherei, Ziff. 5.5, S. 20); sie sprengen deshalb den Delegationsrahmen und die gesetzliche Grundlage von <ref-law>. Das Gesetz teilt die Aufsichtsabgabe selber nicht in eine Grund- und Zusatzabgabe auf; als Berechnungskriterien nennt es ausschliesslich den "Bruttoertrag" und die "Anzahl Mitglieder" der einzelnen SRO. Wenn der Bundesrat gestützt hierauf ein Berechnungsmodell entwickelt hat, bei dem sich in gewissen Fällen die gesetzlichen Kriterien nur gerade (noch) hinsichtlich eines Fünftels der geschuldeten Aufsichtsabgabe auswirken, überschritt er - wie das Bundesverwaltungsgericht ohne Verletzung von Bundes(verfassungs)- recht annehmen durfte - den ihm in <ref-law> eingeräumten Gestaltungsspielraum (vgl. das Urteil 2C_729/735/2007 vom 25. Juni 2008 E. 5).
6.3 6.3.1 Soweit die Finanzverwaltung geltend macht, dass auch bei den Kosten im Bereich der Eidgenössischen Bankenkommission eine Grund- und eine Zusatzabgabe erhoben werden, verkennt sie, dass dies dort formellgesetzlich so verankert ist (<ref-law> [SR 952.0]); zudem wird die Höhe der fixen Grundabgabe in diesem Bereich für die verschiedenen Gruppen von Abgabepflichtigen abgestuft und nicht - wie hier - ohne Unterschied pro Kopf berechnet (vgl. Art. 4 EBK-GebV [SR 611.014]). Mit der Grundabgabe wird zwar der Aufwand für die "Sockel"-Aufsicht abgegolten, wie er regelmässig unabhängig von der jeweiligen Unternehmensgrösse für alle Beaufsichtigten allein aufgrund ihrer Tätigkeit im entsprechenden Wirtschaftsgebiet anfällt; die Grundabgabe muss sich indessen dennoch am Äquivalenzprinzip ausrichten, d.h. die einzelnen pauschalen Abgaben dürfen im Vergleich zum allgemeinen Aufsichtsaufwand der betroffenen Gruppe bzw. zur Abgabe der anderen Gruppenmitglieder nicht in einem Missverhältnis stehen, sondern haben sich insgesamt in einem vernünftigen, verursacheradäquaten Rahmen zu bewegen (vgl. HANS-PETER SCHAAD, in: BSK Bankengesetz, Basel/Genf/München 2005, N. 15 und 17 zu Art. 23octies). Dies gilt auch hier. Obwohl gewisse Pauschalisierungen aus Praktikabilitätsgründen erforderlich und zulässig sind, trägt die bundesrätliche Regelung in Art. 7 GebV Kst den Besonderheiten der verschiedenen SRO bei der Grundabgabe zu wenig Rechnung: Der Bruttoertrag der grössten SRO ist fast 12mal höher als jener der kleinsten; die Zahl der angeschlossenen Mitglieder schwankt ihrerseits zwischen einem und 1'680, was eine ausgeglichenere Abstufung der Grundabgabe nötig macht.
6.3.2 Das Bundesverwaltungsgericht hat - zu Recht - nicht die Zulässigkeit der Sockelabgabe als solche in Frage gestellt. Das Geldwäschereigesetz schliesst diese nicht aus; sie darf jedoch im Einzelfall nicht ohne sachlichen Grund in rechtsungleicher, wettbewerbsverzerrender Art einen erheblichen Teil der gesamten Aufsichtsabgabe einer SRO ausmachen, soll den gesetzlichen Vorgaben von <ref-law> angemessen Rechnung getragen werden (vgl. E. 6.8 des angefochtenen Entscheids). Die Aufteilung in eine fixe Grund- und in eine variable Zusatzgebühr muss insgesamt zu einem sachgerechten Ergebnis führen, was bei den hier festgestellten Unterschieden nicht mehr der Fall ist. Das Bundesverwaltungsgericht durfte deshalb die Kostenverteilung für das Jahr 2006 nach den gesetzlichen Kriterien von <ref-law> (in Verbindung mit Art. 11 GebV Kst) berechnen und damit die Unterschiede in einem verfassungs- und gesetzesrechtlich zulässigen Rahmen halten (Urteil 2C_729/735/2007 vom 25. Juni 2008 E. 9). Dem Verordnungsgeber steht es frei, künftig eine andere Regelung zu treffen, soweit er diese verfassungs- und gesetzeskonform ausgestaltet. Es wird am Bundesrat sein, darüber zu befinden, wie er das System neu verursachergerechter aufbauen will. In der Zwischenzeit kann nicht gesagt werden, die vom Bundesverwaltungsgericht vorgenommene Kostenverteilung in Anwendung der gesetzlichen Kriterien sei bundesrechtswidrig.
6.3.3 Nichts anderes ergibt sich aus dem von der Finanzverwaltung angerufenen Bundesgesetz vom 22. Juni 2007 über die Eidgenössische Finanzmarktaufsicht : Dessen Art. 15 Abs. 3 sieht zwar vor, dass der Bundesrat die Aufsichtsabgabe in eine fixe Grundabgabe und eine variable Zusatzabgabe aufteilen kann; die Regelung steht indessen noch nicht in Kraft und setzt wiederum voraus, dass die Verteilung der Aufsichtskosten trotz der linearen Grundabgabe insgesamt verursachergerecht, rechtsgleich und verhältnismässig erfolgt. Soweit der PolyReg. Allg. Selbstregulierungs-Verein einwendet, dass dieses Ziel - vollkommen im Einklang mit dem Wortlaut des Gesetzes - auch dadurch hätte erreicht werden können, dass die beiden Kriterien der Anzahl Mitglieder und der Bruttoerträge je mit dem Faktor 0.5 genau gleich gewichtet worden wären, weshalb der Bundesrat mit der Grundabgabe sein Ermessen nicht überschritten habe, verkennt er, dass in der GebV Kst eben gerade eine andere (gewichtete) Lösung gewählt worden ist, was zu den beanstandeten Verzerrungen geführt hat. Auch wenn es sachgerechter hätte sein können, den Faktor des Bruttoertrags gleich stark zu gewichten wie die Zahl der angeschlossenen Finanzintermediäre, um insofern die mit dem Dahinfallen der Grundabgabe verbundene Bevorzugung kleinerer Selbstregulierungsorganisationen etwas auszugleichen, ist die vom Bundesverwaltungsgericht gewählte Lösung doch vertretbar: Wenn es sein Ermessen in diesem Punkt nicht an die Stelle jenes des Bundesrats gesetzt hat, verletzt dies kein Bundes(verfassungs)recht, da für die in Art. 8 in Verbindung mit Art. 11 GebV Kst vorgesehene Gewichtung als solche - wie dargelegt - hinreichende sachliche Gründe bestehen (vgl. oben E. 5.3).
7. 7.1 Die Beschwerden sind indessen insofern begründet, als das Bundesverwaltungsgericht bei der Berechnung der verschiedenen Aufsichtsabgaben übersehen hat, dass wegen der Rechtskraft einer der Verfügungen der Kontrollstelle die von ihm verwendete Berechnungsformel den Umständen nicht mehr angemessen war. Durch die unvollständige Berechnungsweise wurden entgegen dem Willen des Gesetzgebers (vgl. das Urteil 2C_729/735/2007 vom 25. Juni 2008 E. 4.3) nicht alle Kosten der Kontrollstelle berücksichtigt; zudem erfolgte die Berechnung der Abgabe der SRO, welche ihre Aufsichtsgebühr akzeptiert hatte, anders als für die zehn anderen, was sich auf deren Kostenanteil auswirkt und wiederum zu einer rechtsungleichen Behandlung führt (vgl. das Urteil 2C_729/735/2007 vom 25. Juni 2008 E. 9): Die von den SRO für das Jahr 2006 geschuldeten Aufsichtsabgaben müssen für alle Selbstregulierungsorganisationen - unter Einschluss derjenigen, die nicht Beschwerde geführt hat - nach denselben Regeln neu berechnet und auf die einzelnen SRO verteilt werden. Resultiert dabei für die an den Beschwerdeverfahren unbeteiligte SRO ein Betrag, der vom anerkannten abweicht, kann die Differenz wegen der Rechtskraft der entsprechenden Verfügung indessen weder nachgefordert noch erstattet werden; die Kontrollstelle GwG wird zudem berücksichtigen müssen, dass der Betrag der Aufsichtsgebühr den von ihr selber beantragten (Fr. XXX.--) nicht übersteigen darf (vgl. <ref-law> und das Urteil 2C_729/735/2007 vom 25. Juni 2008 E. 10.1).
7.2 Die Beschwerden sind in diesem Punkt gutzuheissen, der angefochtene Entscheid aufzuheben und die Sache zur Neuberechnung der einzelnen Abgaben an die Eidgenössische Finanzverwaltung (Kontrollstelle GwG) zurückzuweisen; das Bundesverwaltungsgericht wird allenfalls über eine Neuverteilung seiner Verfahrenskosten zu befinden haben. Für das bundesgerichtliche Verfahren wird die Eidgenössische Finanzverwaltung im Rahmen ihres Unterliegens kostenpflichtig, da sie mit ihrer Beschwerde Vermögensinteressen des Bundes wahrgenommen hat (<ref-law>). Der PolyReg. Allg. Selbstregulierungs-Verein obsiegt im Vergleich zu den von ihm erhobenen Rügen in untergeordneter Weise; er hat deshalb ebenfalls als weitgehend unterliegend zu gelten (vgl. <ref-law>). Es rechtfertigt sich demnach, die Gerichtskosten von Fr. 5'000.-- im Umfang von Fr. 4'000.-- dem PolyReg. Allg. Selbstregulierungs-Verein und mit Fr. 1'000.-- der Eidgenössischen Finanzverwaltung aufzuerlegen. Es sind weder dieser noch dem PolyReg. Allg. Selbstregulierungs-Verein Parteientschädigungen zuzusprechen (vgl. <ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerden 2C_733/2007 und 2C_740/2007 werden teilweise gutgeheissen, soweit darauf einzutreten ist; das Urteil des Bundesverwaltungsgerichts vom 7. November 2007 wird teilweise aufgehoben und die Sache zur Neuberechnung im Sinne der Erwägungen an die Eidgenössische Finanzverwaltung, Kontrollstelle zur Bekämpfung der Geldwäscherei, zurückgewiesen.
2. Die Gerichtskosten von insgesamt Fr. 5'000.-- werden mit Fr. 4'000.-- dem PolyReg. Allg. Selbstregulierungs-Verein und mit Fr. 1'000.-- der Eidgenössischen Finanzverwaltung auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Bundesverwaltungsgericht, Abteilung II, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 2. Oktober 2008
Im Namen der II. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber:
Merkli Hugi Yar | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['07f56ad3-294f-4247-9f2f-6b702f457211', '89ca5d5e-872c-4784-a53a-75c516050cf9', '1298d694-2d15-4670-9cf4-9d692a11fdf1', '2e693ead-6f6d-47d6-a9b9-7fa7a28a9f1e', '07f56ad3-294f-4247-9f2f-6b702f457211', '50ec9340-cff9-455e-b4d3-f0578efa4798'] | ['b1a272c3-50e3-4e50-ba27-6d1ac58991fc', '75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '1bd029d9-2665-4706-a5c6-47f7d2b132dd', '0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'e649b166-8cd1-4632-ad0f-652f6b83e6f2', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '487d8cf3-0a7c-41f1-aeb8-5ff9ce813049', 'd9e41f52-f1bd-4afc-95e9-fbf259287d2a', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d', '7cf6ef27-5f96-4095-ac0b-483619717e84'] |
0b78d4c5-d474-403a-abd0-18ea2b4bea4d | 2,009 | fr | par ces motifs, vu l'<ref-law>, la Présidente prononce:
1. Le recours est irrecevable.
2. Les frais judiciaires, arrêtés à 300 fr., sont mis à la charge du recourant.
3. Le présent arrêt est communiqué aux parties et à la Chambre d'appel en matière de baux et loyers du canton de Genève.
Lausanne, le 6 novembre 2009
Au nom de la Ire Cour de droit civil
du Tribunal fédéral suisse
La Présidente: Le Greffier:
Klett Huguenin | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
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0b793248-2d9b-4a73-bea2-2a61df98379f | 2,012 | fr | Faits:
A. A._, né en 1951, s'est annoncé à l'Office de l'assurance-invalidité pour le canton de Vaud (ci-après: l'office AI) en octobre 2008 dans la mesure où des troubles affectant sa colonne lombaire et cervicale, ainsi que ses deux genoux l'empêchaient d'exercer son travail de dessinateur depuis décembre 2007.
Entre autres mesures d'instruction, l'administration a recueilli l'avis des médecins traitants, s'est procuré le dossier médical de l'assureur perte de gain, dont un rapport d'expertise établi par le docteur S._ le 3 juin 2009, et a réalisé un examen clinique rhumatologique par l'intermédiaire de son service médical régional (ci-après: le SMR; cf. rapport des docteurs S._ et M._ établi en juin 2010).
Sur la base des conclusions du SMR, l'office AI a informé l'assuré qu'il envisageait de lui allouer une rente entière pour la période allant du 1er décembre 2008 au 31 mars 2010 et une demi-rente par la suite, puis a nié son droit à des mesures d'ordre professionnel dès lors qu'il pouvait mettre en valeur une capacité de travail et de gain de 50% dès le mois de janvier 2010 dans l'activité totalement adaptée de dessinateur (projet de décision du 8 juillet 2010). L'intéressé a contesté l'impartialité du docteur S._ en raison de sa double intervention à titre d'expert pour l'assureur perte de gain et de médecin examinateur pour le SMR, ainsi que la façon dont son invalidité avait été évaluée (absence de référence à la méthode statistique et à un abattement supplémentaire du revenu d'invalide). L'administration a réfuté ces objections (courrier du 15 février 2011), puis confirmé son intention première (décisions du 1er avril 2011).
B. Saisie d'un recours de A._ qui reprenait la même argumentation que précédemment et concluait au renvoi du dossier à l'office AI pour qu'il complète l'instruction au sens des considérants et rende une nouvelle décision ou subsidiairement au maintien d'une rente entière à compter du 1er avril 2010, la Cour des assurances sociales du Tribunal cantonal du canton de Vaud l'a rejeté (jugement du 25 mai 2012).
C. L'assuré interjette un recours en matière de droit public contre ce jugement. Il en requiert l'annulation et conclut sous suite de frais et dépens au renvoi du dossier à l'administration pour instruction complémentaire portant sur l'évaluation du revenu d'invalide et nouvelle décision.
Le Tribunal fédéral a renoncé à procéder à un échange d'écritures. | Considérant en droit:
1. Saisi d'un recours en matière de droit public (<ref-law>), le Tribunal fédéral exerce un pouvoir d'examen limité. Il applique le droit d'office (<ref-law>) et statue sur la base des faits retenus par l'autorité précédente (<ref-law>). Il peut néanmoins rectifier ou compléter d'office l'état de fait du jugement entrepris si des lacunes ou des erreurs manifestes lui apparaissent aussitôt (<ref-law>). Il examine en principe seulement les griefs motivés (<ref-law>) et ne peut pas aller au-delà des conclusions des parties (<ref-law>). Le recourant ne peut critiquer la constatation des faits importants pour le sort de l'affaire que si ceux-ci ont été établis en violation du droit ou de façon manifestement inexacte (<ref-law>).
2. Le litige porte en l'occurrence sur le maintien de la rente entière à partir du mois d'avril 2010, en particulier sur l'évaluation du revenu d'invalide. L'acte attaqué expose correctement les dispositions légales et les principes jurisprudentiels applicables à la solution du cas. Il suffit donc d'y renvoyer.
3. Pour l'essentiel, le recourant fait grief aux premiers juges d'avoir déterminé son revenu d'invalide sans avoir eu recours aux données de l'Enquête suisse sur la structure des salaires ni avoir procédé à un abattement dudit revenu en raison des circonstances personnelles et professionnelles particulières. Il considère plus particulièrement que cette façon de faire viole l'<ref-law> et la jurisprudence s'y rapportant dans la mesure où la juridiction cantonale fait totalement fi des modalités de mise en ?uvre de la capacité résiduelle de travail (deux heures le matin et deux heures l'après-midi), de l'absence d'exercice d'une activité lucrative depuis 2007 et des avantages salariaux que son ancienneté lui avait permis d'acquérir dans son ancien poste.
4. Cette argumentation ne remet pas en cause le jugement attaqué. En premier lieu, le recourant ne prétend pas que la rémunération qui a été la sienne dans sa dernière activité comme dessinateur de machines n'aurait pas été représentative des salaires usuels de la branche ou qu'il aurait bénéficié auprès de son dernier employeur d'une rémunération s'en écartant à la hausse de manière notable. Par ailleurs, contrairement à ce qu'il prétend, les premiers juges ont bel et bien comparé le revenu obtenu avant l'atteinte à la santé avec celui réalisable à 50% dans la même activité, décrite comme parfaitement adaptée aux limitations fonctionnelles, même s'ils n'ont pas précisément chiffré ces revenus, de sorte qu'on ne saurait leur reprocher d'avoir violé l'<ref-law>. Ils n'ont pas non plus contrevenu à la jurisprudence applicable en la matière en appréciant concrètement le revenu d'invalide, plutôt que statistiquement et forcément approximativement étant donné le nombre et la diversité des données nécessaires à la réalisation de statistiques salariales suisses (sur la méthode d'établissement des statistiques, cf. l'Enquête suisse sur la structure des salaires 2008, n° 5.3 p. 19), puisque cette jurisprudence permet mais n'oblige pas le recours à l'Enquête suisse sur la structure des salaires pour les situations où les éléments concrets font défaut (cf. <ref-ruling>), ce qui n'était assurément pas le cas en l'espèce (capacité de travail de 50% dans la profession usuelle considérée par les médecins du SMR, dont les conclusions sur ce point n'ont jamais été contestées, comme parfaitement adaptée aux limitations fonctionnelles observées). De plus, la référence au cours ordinaire des choses ne permet pas de démontrer qu'un employeur rétribuerait moins celui de ses employés qui répartit son mi-temps à raison de deux heures par demi-journée par rapport à celui qui l'accomplit de façon continue, d'autant moins que deux employeurs sollicités par l'office intimé ont attesté que la profession de dessinateur était réalisable à la tâche et conciliable avec une répartition du temps de travail telle que décrite et qui avait en outre l'avantage d'assurer une présence durant toute la journée. Enfin, la mention de l'impossibilité de récupérer le poste qu'il avait perdu en 2007, ainsi que les avantages salariaux y afférents n'est d'aucune utilité au recourant dès lors que ces derniers sont seulement allégués de manière générale mais ne sont nullement détaillés et que des avantages dus à l'ancienneté peuvent être négociés auprès du nouvel employeur au titre de l'expérience acquise.
5. Vu l'issue du litige, les frais judiciaires sont mis à la charge de l'assuré (<ref-law>) qui ne peut prétendre des dépens (<ref-law>). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est rejeté.
2. Les frais judiciaires arrêtés à 500 fr. sont mis à la charge du recourant.
3. Le présent arrêt est communiqué aux parties, au Tribunal cantonal du canton de Vaud, Cour des assurances sociales, et à l'Office fédéral des assurances sociales.
Lucerne, le 3 décembre 2012
Au nom de la IIe Cour de droit social
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Meyer
Le Greffier: Cretton | CH_BGer_009 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['ddded7bf-303f-4658-95df-92f86b004784'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '04bf6369-99cb-41fa-8aff-413679bc8c18', '70d82e7f-fc70-45d6-b607-cd4654badc02', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'ea2f453b-fc14-40f4-81ea-83272acf5c89'] |
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